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Marx e Engels: Le Classi Sociali - Borghesi e Proletari, Sintesi del corso di Storia

La teoria di marx e engels sulla divisione in classi sociali, con un focus particolare sui borghesi e i proletari. Il documento illustra come i borghesi, come imprenditori e industriali, hanno avuto un ruolo rivoluzionario nella storia, distruggendo le condizioni di vita feudali e creando una società basata sulla produzione continua e sull'interdipendenza universale tra le nazioni. Il testo inoltre introduce i proletari, l'insieme degli operai, e descrive come la borghesia e il proletariato siano due classi in asprissima lotta tra di loro.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 21/01/2020

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Scarica Marx e Engels: Le Classi Sociali - Borghesi e Proletari e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! 11. Le classi sociali Borghesi e proletari Nell’Europa dell’800 gli eroi per eccellenza erano i borghesi, in particolare gli imprenditori, coloro i quali impiantano le fabbriche tessili, le miniere di carbone, le acciaierie, le linee ferroviarie. Sono loro gli individui che catturano l’immaginazione di tutti. Come ne parlano sul Manifesto del partito comunista di Karl Marx e Friedrich Engles. Karl Marx, filosofo tedesco, con Engles elabora, alla metà degli anni 40 dell’800, una teoria materialistica della storia le cui implicazioni politiche sono esplicitate nel manifesto del partito comunista (1848). Friedrich Engles, figlio di un imprenditore di Barmen, dal 1842 al 1844 lavora a Manchester in un’azienda del padre. Lì ha occasione di osservare direttamente gli effetti sociali della rivoluzione industriale, descritti in la situazione della classe operaia in Inghilterra (1845). Nel 1844 incontra Marx, col quale stringe una solidissima amicizia e una collaborazione. Nessuno ha cantato le lodi della borghesia imprenditoriale con più convinzione di Marx e Engles, i quali nel loro manifesto del partito comunista (1848) l’hanno descritta come uno dei più rivoluzionari soggetti sociali mai apparsi nella storia dell’umanità. Il manifesto del partito comunista viene pubblicato a Londra nel febbraio del 1848 e presenta per la prima volta in modo molto chiaro i fondamenti essenziali di una visione filosofica. La borghesia ha avuto nella storia una parte rivoluzionaria. Dove ha raggiunto il dominio, la borghesia ha distrutto tutte le condizioni di vita feudali, patriarcali, idilliche. Solo la borghesia ha dimostrato che cosa possa compiere l’attività dell’uomo. La borghesia non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione, i rapporti di produzione, dunque tutti i rapporti sociali. Prima condizione di esistenza di tutte le classi industriali precedenti era invece l’immutato mantenimento del vecchio sistema di produzione. Il continuo rivoluzionamento della produzione, l’ininterrotto scuotimento di tutte le situazioni sociali, l’incertezza e il movimento eterni contraddistinguono l’epoca dei borghesi fra tutte le epoche precedenti. Il bisogno di uno smercio sempre più esteso per i suoi prodotti sospinge la borghesia a percorrere tutto il globo terrestre. Con lo sfruttamento del mercato mondiale la borghesia ha dato un’impronta cosmopolitica alla produzione e al consumo di tutti i paesi. Vengono soppiantate da industrie nuove, la cui introduzione diventa questione di vita o di morte per tutte le nazioni civili, da industrie che non lavorano più soltanto materie prime del luogo, ma delle zone più remote, e i cui prodotti non vengono consumati solo nel paese stesso, ma anche in tutte le parti del mondo. Ai vecchi bisogni, subentrano bisogni nuovi. All’antica autosufficienza e all’antico isolamento locali e nazionali subentrano tra uno scambio universale, una interdipendenza universale fra le nazioni. E come per la produzione materiale, così per quella intellettuale. I prodotti intellettuali delle singole nazioni divengono bene comune. Con il rapido miglioramento di tutti gli strumenti di produzione, con le comunicazioni infinitamente agevolate, la borghesia trascina nella civiltà tutte le nazioni, anche le più barbare. La borghesia ha assoggettato la compagna al dominio della città. Ha creato città enormi, ha accresciuto su grande scala la cifra della popolazione urbana in confronto con quella rurale. La borghesia ha reso i paesi barbari e semibarbari dipendenti da quelli incivili, i popoli di contadini da quelli borghesi, l’Oriente dall’Occidente. Durante il suo dominio di classe appena secolare la borghesia ha creato forze produttive in massa molto maggiore e più colossali. Il sistema economico costruito dalla borghesia ha due elementi di grande debolezza: in primo luogo le crisi interne di sovrapproduzione, che porteranno prima o poi il sistema al crollo. Sono crisi determinate da un eccesso nell’offerta di beni rispetto alle capacità di assorbimento dei consumatori, eccesso che fa sì che le merci restino invendute, che le risorse finanziarie investite o prestate non fruttino, che posti di lavoro e risorse vadano perduti nel tentativo di riportare l’offerta al livello della domanda. Un secondo elemento indebolisce a loro parere il funzionamento complessivo del sistema capitalistico: ovvero la nascita di un proletariato di fabbrica. Col termine proletario i due autori vogliono indicare l’insieme degli operai che lavorano nelle nuove imprese produttive, a tecnologia avanzata; usano quella parola per sottolineare che possiedono solo un'unica cosa: i figli, la prole appunto. È una società duale, dominata da due grandi classi, la borghesia e il proletariato, in aspra lotta tra loro. È una descrizione un po’ stilizzata del mondo delle città industriali, ma in termini molto generali non è un’immagine sbagliata. Sin dalla fine del 700 in Gran Bretagna sono iniziate le prime forme di protesta, che inizialmente hanno assunto l’aspetto dell’attacco o del sabotaggio alle macchine (si tratta dei moti luddisti, 1799 e 1811- 13). A questa protesta, hanno fatto seguito i primi tentativi di organizzazione, che in Gran Bretagna hanno preso forma di società di mutuo soccorso (associazioni i cui aderenti si impegnano ad aiutarci reciprocamente nel caso di bisogno) e poi dei veri e propri sindacati (Trade Unions), organizzazioni che cercano di orientare i lavoratori e di difenderne gli interessi. Una forma di protesta adottata per contrastare tagli nei salari o per contestare orari e condizioni di lavoro è lo sciopero, cioè l’astensione dal lavoro, volontaria o collettiva, così da bloccare il funzionamento della fabbrica. Tanto le organizzazioni sindacali quanto gli scioperi, sono inizialmente considerati illegali: in Gran Bretagna nel 1824 una legge abolisce il divieto di coalizione sindacale, dando così un primo riconoscimento legale indiretto alle Trade Unions, mentre una legge dell’anno successivo ammette gli scioperi purché siano attuati senza alcuna forma di coercizione o violenza da parte degli scioperanti; nel continente europeo, le organizzazioni sindacali diventano legali solo a partire dagli anni 70 dell’800. Nell’analisi di Marx ed Engels, di errato è l’idea che borghesia e proletariato siano gruppi sociali in un certo senso naturalmente compatti al loro interno. I processi sociali non danno
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