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Riassunto Storia del Giappone - F. Gatti, R. Caroli, Sintesi del corso di Storia dell'Asia

Riassunto di Storia del Giappone dalle origini fino alla fine del periodo Azuchi-Momoyama

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 24/06/2020

aiznicB
aiznicB 🇮🇹

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Scarica Riassunto Storia del Giappone - F. Gatti, R. Caroli e più Sintesi del corso in PDF di Storia dell'Asia solo su Docsity!  PERIODO JOMON (10.000 a.C.-300 a.C) Il problema delle origini etniche e della cultura preistorica dell’arcipelago giapponese sono oggetto di continue indagini, in particolare, a destare molti dubbi è come e quando la regione sia stata popolata. L’ipotesi più accreditata è quella del popolamento in epoche remotissime, quando le isole erano ancora attaccate al continente, la tesi è avvalorata anche dal fatto che la lingua giapponese appartiene al gruppo delle lingue altaiche. Se ci sono dubbi sulla fase preceramica, più sicuro è il momento del passaggio alla fase ceramica, intorno al 10.000 a.C., con la produzione delle ceramiche Jomon, caratterizzate da decorazioni a corda. Si riscontra in questo periodo anche la produzione di manufatti in terracotta, “dogu”, che rappresentano in maniera elementare e approssimativa delle figure a cavallo a metà tra il mondo animale e quello umano caratterizzate da seni e ventri abbondanti, ciò fa pensare a invocazioni e richiami alla fertilità e all’abbondanza. Parlare di cultura Jomon per un periodo così lungo significa riscontrare una certa continuità, sebbene di recente sia stato possibile individuare delle fasi, riguardanti in particolare le variazioni climatiche ed ambientali che hanno portato alla specializzazioni di alcune attività come la pesca. Tra il terzo e il quarto secolo a.C. contatti con la penisola coreana hanno portato all’introduzione dell’irrigazione per la risicoltura, determinando la fine dell’epoca Jomon e l’inizio dell’epoca Yayoi.  PERIODO YAYOI (300 a.C.-250 d.C.) Questo periodo prende il nome dal quartiere di Tokyo in cui sono state ritrovate le ceramiche di nuovo tipo. Il passaggio non fu rapido e uniforme, si verificò un progressivo superamento di una cultura di cacciatori e raccoglitori in favore di una cultura agricola che vedrà gruppi di persone stanziarsi e che porterà allo sviluppo di una organizzazione socio-politica basata su comunità locali legate al territorio, nelle quali si riscontrerà un modello economico-sociale, una tradizione culturale e rituale, un corredo spirituale e una nuova percezione del tempo scandita dalla ciclicità delle stagioni. Oltre la tecnica delle risicoltura, furono importati dal continente, in particolar modo dalla Cina, oggetti in bronzo, legno, pietra e ferro. Gruppi di famiglie si stanziarono nelle zone più facilmente irrigabili, la vitalità delle singole comunità è testimoniata dalla produzione di una ceramica assai varia e diversificata, in cui pare rispecchiarsi la stessa autonomia politica ed economica che caratterizzava la vita locale. Altrettanto vari e diversificati risultano essere i culti e i riti che prendono forma dall’esperienza comunitaria, che si sarebbero uniformati solo con il successivo processo di centralizzazione del potere. Prende forma in questo periodo il nucleo primitivo dello shintoismo, basato sul culto di divinità legate alla natura, i kami. Intorno al 100 a.C. si riscontrano forme stabili di scambi commerciali tra le varie comunità, si avviava dunque una lenta trasformazione grazie a cui prendeva forma una stratificazione sociale sempre più marcata. C’erano comunità che godevano di condizioni più favorevoli, ciò avrebbe determinato una differenziazione di forza economica e militare. Da alcune fonti cinesi derivanti da missioni diplomatiche nella zona, sappiamo che presero forma dei regni e che si verificarono anche scontri militari.  PERIODO KOFUN (250-538) A partire dal terzo secolo prende avvio nella pianura Yamato l’utilizzo di grandi monumenti funerari, chiamati Kofun, con forme varie e corredati di sculture di terracotta o oggetti che fossero legati al defunto e alle sue attività. Questi monumenti erano simbolo della posizione delle classi dominanti. Si era andata infatti a perfezionare la stratificazione sociale, vi erano delle famiglie o clan dominanti, chiamati uji, che esercitavano il controllo su un territorio, vi erano poi dei gruppi di mestieri chiamati be e infine i servitori e domestici dell’uji, chiamati yatsuko. In questo periodo la vita quotidiana risulta essere strettamente legata ai ritmi della natura e ai kami, grazie a cui si aveva la pace e l’equilibrio. Il mantenimento del benessere era uno scopo primario, e a questo fine infatti avevano luogo delle pratiche di purificazione. Il clan Yamato andò consolidando il proprio potere, grazie anche all’attività militare, per avviare il processo di centralizzazione. Nel corso di questo periodo vi fu un'intensificazione dei contatti d'oltremare, specie in Corea.  PERIODO ASUKA (538-710) Il 538 è l’anno preso come riferimento per l’introduzione del Buddhismo nell’arcipelago Giapponese. Si narra che il sovrano coreano inviò a Kinmei, capo della confederazione Yamato, una statua ed alcune scrittura buddhiste, insieme ad messaggio che spiegava i vantaggi derivanti dalla dottrina. Kinmei consultò allora altri importanti capi uji, il legame con il clan Yamato era infatti sancito da un sistema di titoli onorifici, il kabane. Ciascun clan aveva funzioni precise, alcune legate ai culti, è in questo contesto che si inseriscono gli scontri che ebbero luogo sul futuro della nuova dottrina. Nel 587 il clan Soga vinse, e iniziò a favorire la nuova dottrina. Le turbolenze che accompagnarono l'introduzione del Buddhismo ebbero evidenti riflessi sull'attività militare nella penisola coreana, dove il Giappone cominciò a perdere il proprio controllo a partire dal 532, quando le truppe inviate per sostenere la difesa di Paekche contro l'attacco di Siila riportarono una pesante sconfitta. Ciò dimostra come il clan Yamato avesse ormai un potere solo formale. La vittoria dei Soga, portò una serie di cambiamenti, furono costruiti vari tempi, che andarono a rappresentare l’indipendenza dal clan Yamato, primo dei quali lo Asukadera. Grazie all’uso politico della nuova religione i Soga poterono sfidare il potere imperiale, e nel 592 divenne imperatrice Suiko, affiancata dal reggente (“sessho”) Shotoku Taishi. La figura di Shotoku Taishi occupa una posizione di rilievo nella storia ufficiale giapponese; le cronache più antiche gli riservano un trattamento privilegiato come fervente buddhista che svolse un ruolo essenziale nella diffusione della nuova religione, così come nell'adozione delle idee, la cultura e le istituzioni cinesi. A lui sono attribuite azioni prodigiose, che tuttavia sembrano essere più il frutto di un'idealizzazione che della realtà. A Shotoku è attribuita la stesura della “Costituzione dei diciassette articoli”, che rilancia l’autorità imperiale rafforzandola, con la figura del “tenno”. Nel 645 con un colpo di stato fu spazzato via il potere dei Soga, e prese avvio il periodo delle riforme Taika. L’editto Taika era costituito di norme politiche ed amministrative, che intendevano gettare le basi per uno stato imperiale centralizzato, con lo scopo di subordinare le terre e i capi locali all'autorità imperiale, contenere il potere di importanti famiglie vicine alla Corte e provvedere un sistema economico atto a sostenere le nuove istituzioni statali. Le terre passarono sotto il controllo del sovrano, e assegnate in base a età, sesso e status. Il territorio fu diviso in provincie, a loro volta divise in distretti. Furono creati registri di censo per le tasse e un Consiglio di Stato. Dopo una disputa, nel 673, salì al trono l’Imperatore Tenmu, che basò il suo potere sulla forza militare.  PERIODO NARA (710-794) Nel 694 fu sperimentata la prima capitale permanente a Fujiwara, dove rimase per sedici anni, quando nel 710 fu trasferita a Nara. In questo periodo fu redatto il codice Ritsuryo, un insieme di norme penali ed amministrative. Il sistema gerarchico in esso stabilito, prevedeva il superamento della realtà degli uji, e la creazione di una massa di «sudditi», intesi come «persone pubbliche» sottoposte all'Imperatore e classificati sulla base del rapporto che li legava al sovrano. Al di sotto dell'Imperatore e della sua famiglia stavano i sudditi liberi ("ryomin"), che potevano essere funzionari ("kannin") e coltivatori delle terre dello Stato ("komin"), mentre alla base di questa gerarchia figuravano i sudditi non liberi ("senmin"). Questo periodo fu caratterizzato da numerosi scambi culturali. Un’altra particolarità fu l’ingerenza del Buddhismo nelle questioni politiche, come testimonia il caso dell’Imperatrice Koken e del monaco buddhista Dokyo. Salita al trono nel 749, dopo aver abdicato per ritirarsi a vita monastica nel 758, affidò sempre più potere al monaco buddhista Dokyo, considerato da lei il suo guaritore. Il monaco ottenne titoli sempre più importanti e nel 764 si tentò di ostacolarlo con un intervento armato, che venne sventato. Il risultato fu che Koken era ancora sul trono, questa volta con il nome di Shotoku. Da questa posizione la donna elevò ulteriormente il rango del monaco Dokyo, concedendogli il titolo di hoo, normalmente riservato agli imperatori che abdicavano per ricevere i voti. Addirittura più avanti Dokyo pretese di essere fatto imperatore ma l’imperatrice si rifiutò di abdicare in suo favore. Tuttavia il monaco mantenne il suo potere fino alla morte della donna nel 770. In questo clima, l'Imperatore Kanmu, che regnò dal 781 all'806, decise di allontanare la Corte dai grandi templi che, in gran numero, erano stati edificati nel perimetro di Nara e, nel 784, diede ordine di trasferire la capitale a Nagaoka, per poi trasferirla nel 794 ad Heiankyo.  PERIODO HEIAN (794-1185) Per il Giappone, la Cina fu un modello da cui trarre ispirazione per edificare lo Stato imperiale, ciò nonostante il sistema politico continuò ad essere influenzato dalla struttura degli uji, su cui il governo imperiale non riuscì mai a  RESTAURAZIONE KENMU Verso la fine del XII secolo il potere degli Hojo cominciò ad essere messo in crisi e proprio in questo periodo prese forma il progetto chiamato Restaurazione Kenmu, finalizzato a riportare la guida del governo nelle mani dell’imperatore cercando di eliminare i privilegi feudali. L’ideatore di questo progetto fu Go Daigo, che divenne imperatore nel 1318. Nel 1321 egli fece abolire il sistema degli insei. Per realizzare il suo progetto era necessario andare contro al governo di Kamakura, quindi Go Daigo cercò l’appoggio militare di tutti coloro che desideravano la fine della supremazia degli Hojo. Come risposta Kamakura reagì punendo gli esponenti più importanti e inviando uomini armati a Kyoto. Go Daigo scappò dalla capitale ma venne subito catturato e riportato a Kyoto. Qui venne deposto e condannato all’esilio. Nonostante questo i suoi alleati resistettero alle truppe di Kamakura e nel 1333 Go Daigo evase dall’isola in cui era stato esiliato. Kamakura inviò due truppe guidate da due generali, uno dei quali, Ashikaga Takauji, si rivoltò contro il potere degli Hojo alleandosi con Go Daigo. In questo modo finì il bakufu di Kamakura. Iniziò l’era Kenmu a Kyoto e Go Daigo iniziò il suo progetto di restaurazione del potere. Tre anni dopo però Takauji si ribellò al sovrano e lo depose, sostituendolo con un imperatore della linea principale. Takauji stabilì la sede del suo governo a Kyoto e nel 1338 ottenne la carica di shogun.  PERIODO MUROMACHI (1336-1573) Il periodo che vide quindici membri del clan Ashikaga avvicendarsi alla carica di shogun prende il nome dal quartiere di Kyoto in cui fu istituita la sede del bafuku. Sebbene lo shogunato Ashikaga sia rimasto in vita per circa due secoli e mezzo, il suo potere si andò frammentando in una serie di guerre civili. Alla continuità del governo militare non corrispose un andamento regolare degli sviluppi sociali, economici e culturali. Takauji si ispirò al modello del precedente bafuku, poggiandosi sui suoi organismi, cui fu aggiunto un Ufficio per le ricompense (Onshogata). La carica più elevata era quella di kanrei, o capo dell’amministrazione, affidata a tre importanti vassalli dello shogun. Buona parte delle responsabilità amministrative furono delegate al fratello di Takauji, Todayomi. A livello locale furono mantenute le cariche su shugo e jito, mentre fuori da Kyoto l’autorità del bafuku era rappresentata dai delegati regionali, mentre il controllo della Corte era dato dalla vicinanza. La natura dei rapporti vassallatici appariva mutata rispetto a Kamakura, gli shugo infatti avevano spesso lo stesso potere dello shogun. All'indomani della conquista della capitale, Takauji si trovò impegnato ad assicurarsi il controllo del Paese e a ricomporre il conflitto apertosi tra le due «Corti imperiali del Sud e del Nord» (Nanbokucho). Poco dopo essere stato deposto, infatti, Go Daigo era riuscito a fuggire nuovamente dalla capitale e a rifugiarsi a Yoshino, una località a circa un centinaio di chilometri a sud di Kyoto, portando con sé le insegne imperiali. Ebbe così inizio una contesa per la legittimità del potere tra i due rami della dinastia regale, quello principale cui apparteneva il sovrano di Kyoto e quello cadetto ritiratosi a Yoshino, che servì ancora una volta da pretesto a molti capi militari per perseguire i propri interessi, schierandosi con l'una o con l'altra fazione. La contesa, accompagnata da ripetuti e spesso sanguinosi scontri armati, si sarebbe protratta sino al 1392, anno in cui l'ultimo sovrano della Corte meridionale rinunciò alle proprie pretese, sanando la frattura interna alla famiglia imperiale e consentendo agli Ashikaga di estendere il controllo su tutto il Paese. Alla sua morte Takauji lasciò un’eredità instabile, anche se la maggior parte degli shugo apparivano fedeli poiché legati da vincoli di parentela, e dunque appartenenti al “primo cerchio” o “ichimon”, al di fuori del quale stavano i “signori esterni” o “tozama”. Il terzo shogun, Yoshimitsu, tentò di consolidare il suo governo, rafforzando il controllo sulle casate guerriere e sedando le rivolte. Inoltre, impose ad un certo numero di shugo di risiedere nella capitale, come misura di sorveglianza. Dopo aver sanato la frattura tra le due corti, lasciò la guida del bafuku a suo figlio Yoshimochi, ottenendo la carica di Gran ministro di Stato. Nel 1401 stabilì rapporti commerciali con la Cina, accettando la condizione di tributario, che dopo la sua morte sarebbe però stata annullata da suo figlio. Il sesto shogun, Yoshinori, riuscì a rafforzare brevemente l’autorità del bafuku, sconfiggendo il governatore del Kanto e riasserendo un controllo sulle regioni orientali. Egli fu ucciso da uno dei suoi più influenti vassalli, ciò rappresentò un’aperta sfida al governo degli Ashikaga, che ne uscì indebolito. Sotto l’ottavo shogun, l’autorità del bafuku fu completamente dispersa. Dal punto di vista del governo locale, erano state eliminate le forme di controllo istituite sotto lo Stato Imperiale, rappresentate dai governatori provinciale, così gli shugo avevano potuto rafforzare il proprio potere sulle province, detenendo il potere militare, civile e amministrativo e potendo disporre di proprie truppe. Esisteva una marcata differenziazione tra i domini controllati dai rispettivi shugo, che in alcuni casi riuscirono a consolidare la propria autorità in diverse province, dovuta anche alla capacità di estendere o difendere i propri diritti di fronte a ingerenze esterne. Nel 1467, primo anno dell'era Onin, le tensioni e le contese tra i vassalli presero la forma di un'aspra guerra, che scaturì da una disputa tra gli Hosokawa e gli Yamana legata alla successione shogunale. Destinata a perdurare sino al 1477, essa vide i grandi shugo schierarsi a sostegno dell'una o dell'altra fazione e affrontarsi nella zona di Kyoto distruggendo buona parte della capitale. La guerra Onin segnò l'inizio di un lungo periodo di guerre civili (detto appunto Sengoku o «dei territori belligeranti»), che durò circa un secolo. Anche se a livello formale le cariche di imperatore e shogun furono mantenute come rappresentazione di uno Stato unificato, esso fu di fatto diviso in una serie di realtà autonome, in cui emersero capi militari locali, i “sengoku daimyo”. Questo processo, fu reso possibile dalle trasformazioni avvenute a livello locale, il potere di molti shugo fu minato dallo sforzo bellico, che li costrinse a distogliere lo sguardo dalle province sotto la loro giurisdizione. Nelle province, presero il controllo le grandi famiglie residenti, dando vita al “gekokujo”, o rovesciamento dell’ordine gerarchico, caratterizzato dall’abbandono dei vincoli di fedeltà e dalla redistribuzione del potere in favore dei daimyo. I sengoku daimyo non obbedivano a un governo centrale ed estendevano i propri territori grazie al loro potere militare senza più badare ai confini degli antichi shoen, che andavano dissolvendosi sostituiti da feudi in cui il daimyo dominava tutto il territorio. Inoltre il daimyo provvedeva a emanare un codice di leggi, detto bunkokuho, e a controllare la vita nelle città castello, dette jokamachi, e nei villaggi, detti mura, dotati di sistemi amministrativi autonomi e organi di autodifesa.La spinta verso il frazionamento del potere, che determinò la completa eliminazione degli ultimi residui del sistema imperiale e l'affermazione di un feudalesimo decentrato, sarebbe stata capovolta solo nella seconda metà del Cinquecento, quando alcuni energici e potenti daimyo sarebbero emersi sugli altri per portare a compimento il processo di riunificazione nazionale sotto un'unica e forte autorità, restituendo al Paese la pace e la stabilità interna. Nonostante i conflitti interni, nel periodo Muramachi ci furono molti progressi: nell’ambito dell’agricoltura, ad esempio, l’impiego di fertilizzanti migliori, di tecniche di irrigazione più avanzate e di animali da lavoro consentì di effettuare in alcune zone il doppio raccolto annuo di riso e cereali. Grazie ai commerci con la Cina vennero introdotti nuovi prodotti pregiati e tecniche di lavorazione della seta, oltre che monete di rame. Dalla Corea, invece, si apprese la lavorazione del cotone. Venne introdotta anche l’usura e si crearono corporazioni dette za, che acquistavano il monopolio della lavorazione di determinati prodotti, sotto la protezione di templi e santuari. La promiscuità tra kuge e bushi favorì nuove forme culturali e una maggiore diffusione della cultura tra le classi popolari. I templi Zen accoglievano i guerrieri e istruivano i loro figli; inoltre, promuovevano nuovi stili architettonici e artistici. Nel 1543 arrivarono i primi mercanti portoghesi, interessati non solo al commercio ma anche all’evangelizzazione. I gesuiti ottennero l’appoggio di alcuni daimyo, come Oda Nobunaga, interessati in realtà più al commercio che alla religione. A livello popolare, invece, la conversione al Cristianesimo fu più disinteressata, ma in realtà esso non ebbe un impatto minimamente paragonabile a quello avuto dal Buddhismo secoli prima. Nel Cinquecento poi gli europei introdussero l’archibugio, una sorta di pistola. L’introduzione delle armi da fuoco favorì notevolmente i daimyo, che erano i soli a possedere le risorse economiche per acquistarle e per costruire castelli fortificati in grado di resistere all’impatto. Gli scambi con gli europei portarono altri prodotti oltre alle armi da fuoco, come il tabacco. Già nel 1587 si verificarono i primi episodi di intolleranza verso il Cristianesimo, che portarono all’isolamento del Giappone, il quale continuò i traffici commerciali solo con gli olandesi  PERIODO AZUKI-MOMOYAMA (1568-1600) Il superamento dello stato di decentramento scaturito dalle aspre contese del periodo Sengoku fu dovuto all’opera di tre daimyo, i quali dopo aver consolidato una base nei propri territori estesero il controllo sull’area di Kyoto e quindi sul resto del paese. Il crescente ricorso ad un’avanzata tecnologia militare fece emergere alcuni importanti capi regionali, che potendo contare sull’appoggio di daimyo minori assoggettati, presero a nutrire l’ambizione di acquisire un potere più esteso. I mutamenti economici, avuti dall’espansione dell’attività commerciale interna ed estera, fecero emergere una nuova ricchezza non più legata solamente alla terra. Il pericolo dato dalla presenza degli europei in un territorio privo di un’autorità centrale fece emergere il progetto di unificazione del paese. Oda Nobunaga con il suo esercito conquistò Kyoto nel 1568, egli si dedicò a consolidare il potere attraverso alleanze e matrimoni e raggiunse un prestigio tale da attirare l’attenzione dell'Imperatore, che si appellò a lui per pacificare la zona della capitale, nonché di Ashikaga Yoshiaki, desideroso di assicurarsi la successione alla guida del bakufu. Ergendosi a difensore della nobile causa, egli conquistò Kyoto e garantì a Yoshiaki la carica di quindicesimo shogun della dinastia Ashikaga, pur non rinunciando a privarlo delle sue prerogative al fine di assumere poteri sempre più estesi. Lo shogun iniziò così a cospirare per eliminare il suo ex protettore, il quale reagì costringendolo, nel 1573, a lasciare la carica e segregandolo lontano dalla capitale, anche se Yoshiaki rinunciò formalmente al titolo solo quindici anni dopo. Questi avvenimenti segnarono la fine del bakufu degli Ashikaga, ovvero del periodo Muromachi. Per consolidare il suo potere egli ricorse a metodi violenti sia verso i daimyo rivali che verso la resistenza monastica, si servì dell’impiego delle nuove tecnologie militari e inaugurò la tradizione dei castelli fortificati, concentrando così gli eserciti e separando i guerrieri dal resto della popolazione, cui fu proibito il possesso di armi. L’attività di oda Nobunaga fu prettamente di carattere militare, ma nei territori conquistati egli diede avvio ad una riorganizzazione amministrativa, introducendo innovazioni che posero le basi per la successiva unificazione politica riducendo il potere indipendente delle province. Portò avanti la riorganizzazione delle zone rurali in villaggi e l'imposizione della consegna dei registri catastali relativi ai territori assoggettati. Fu ucciso nel 1582 da un suo vassallo, per i suoi rapporti con gli europei fu il primo ad essere nominato nella storia occidentale. L’opera di unificazione del Giapponeproseguì sotto Toyotomi Hideyoshi, un giovane di umili origini che riuscì ad emergere grazie alle sue qualità politiche e militari, grazie alle quali ereditò la posizione di Oda e nel 1584 stabilì la sua base ad Osaka, da dove concluse alleanze con importanti daimyo, come Tokugawa Ieyasu. Nel 1585 Toyotomi Hideyoshi ottenne la carica di kanpaku, reggente imperiale, e nel 1590 riuscì a terminare la riunificazione del Giappone, divenendo il capo assoluto del paese e riuscendo a mantenere il potere grazie a una serie di alleanze garantire dalla presenza di un famigliare nel suo castello di Osaka, che fungeva da ostaggio. L’importanza di ciascun daimyo dipendeva dal suo grado di fedeltà a Hideyoshi e dalla rendita delle terre nel suo han. Nel 1582 Toyotomi Hideyashi avviò una riorganizzazione amministrativa, conosciuta come taikoo kenchi, che uniformò il sistema fiscale, calcolando le tasse non sull’estensione del terreno, ma sulla sua produttività, misurata in koku di riso e annotata sui registri catastali. I contadini erano raggruppati nei mura o villaggi, a capo dei quali c’era uno showa, ossia un capo villaggio incaricato di riscuotere le tasse sulla base di quanto segnato nei registri catastali. Questi villaggi divennero l’unità fiscale di ciascun han o feudo. I contadini in questo modo erano strettamente legati alla loro terra, tanto che un editto emanato da Hideyoshi nel 1587 prevedeva che non fossero utilizzati per altri scopi dalle famiglie facoltose, forse anche per eliminare le differenze di status fra le famiglie del villaggio. I daimyo avevano tutti i diritti sui loro han, da cui prelevavano le tasse calcolate in koku di riso. Hideyoshi aveva la rendita più alta e pagava in koku i guerrieri, che ora vivevano nelle città castello, dette jokamachiIn tal modo i samurai rimanevano separati dalla classe contadina, detta hyakusho. Tutto ciò allontanò i samurai dalle campagne e li trasformò in amministratori delle terre del daimyo, le cui risorse erano costituite dai koku di riso che ricevevano dal loro signore per il lavoro svolt. Hideyoshi favorì il libero scambio abolendo le corporazioni e stimolando la nascita di attività commerciali e artigianali nelle città-castello, che popolandosi rapidamente diedero vita in seguito ai centri urbani. Le risorse del sottosuolo furono meglio utilizzate. Cercò anche di imporre la propria autorità nei commerci con l’estero tramite un sistema di autorizzazioni, che però non servì ad eliminare la pirateria. I suoi rapporti con l’estero però non furono puramente commerciali: infatti, nel 1592 e nel 1597 mandò due spedizioni in Corea con l’intento di conquistare la Cina. Tuttavia nel 1598 morì e l’esito della missione fu compromesso. Prima di morire Toyotomi Hideyoshi aveva ideato un consiglio composto da cinque grandi anziani, che garantisse la successione del suo giovane erede, ma uno dei cinque anziani, Tokugawa Ieyasu, riuscì a prevalere sugli altri e imporsi come colui che avrebbe completato la riunificazione del Giappone e diede inizio a quello che viene denominato periodo Edo.
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