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La Seconda Rivoluzione Industriale e l'Età Giolittiana, Schemi e mappe concettuali di Storia

La Seconda Rivoluzione Industriale, avvenuta tra il 1870 e il 1914, e l'Età Giolittiana in Italia. Vengono analizzati i fattori che hanno portato alla rivoluzione industriale, come la tecnologia e l'organizzazione delle imprese, e le conseguenze sociali ed economiche. Viene inoltre descritto il periodo della storia d'Italia che va dall'inizio del Novecento alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, chiamato Età Giolittiana, con i movimenti politici principali e le riflessioni sulla violenza, lotta di classe e riforme graduali.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2023/2024

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Scarica La Seconda Rivoluzione Industriale e l'Età Giolittiana e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia solo su Docsity! Storia Il Novecento L’età della Seconda Rivoluzione Industriale e dell’Imperialismo (1870-1914) LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE Tra il 1870 e il 1914, in Europa occidentale, negli Stati Uniti e in Giappone si sviluppò la Seconda Rivoluzione Industriale, causa di profonde trasformazioni socio-economiche, alla cui base furono: 1) Il rinnovamento tecnologico, favorito da numerose scoperte scientifiche, applicate sistematicamente nella siderurgia, nell’industria elettrica nei settori della chimica, farmacologia, medicina, nel comparto dei trasporti e delle comunicazioni. 2) L’introduzione di metodi scientifici nell’organizzazione e nella gestione delle imprese, ispirati al taylorismo (teorizzò la divisione delle attività lavorative al fine di razionalizzare l’organizzazione del sistema fabbrica) e al fordismo (avviò le catene di montaggio), che aumentarono la produttività, ma determinarono anche alienazione nei lavori. 3) Il processo di concentrazione economica e il protezionismo. Il sistema economico passò da una fase di libera concorrenza ad una monopolista, caratterizzata da un processo di concentrazione capitalista. Rispetto alla Prima, la Seconda rivoluzione industriale diffuse i suoi effetti su un’area più vasta, modificando profondamente i comportamenti di centinaia di milioni di persone: il tenore di vita migliorò e si diffusero beni di consumo durevole di massa. Tra le conseguenze, la cosiddetta “grande depressione”, caratterizzata da una prolungata caduta dei prezzi, soprattutto nel settore agricolo, dovuta ad una crisi di sovrapproduzione che danneggiò i produttori. bici, auto, telefoni La RUSSIA era il paese più arretrato d’Europa. Ogni principio di riforma fu abbandonata a favore dell’autocrazia, secondo cui il potere dell’imperatore derivava direttamente da Dio. Al tempo stesso si modificava anche il panorama delle correnti politiche: Partito socialrivoluzionario Partito socialdemocratico Menscevichi Bolscevichi MaggioritariMinoritari Guidati da Lenin Pensavano che la soluzione rivoluzionaria doveva realizzarsi sulla base di un’alleanza tra operai e contadini senza attendere l’industrializzazione Pensavano che la dittatura del proletariato avrebbe potuto essere instaurata solo dopo una fase capitalistico- borghese La sconfitta della Russia contro il Giappone fu la goccia a far traboccare il vaso: nel 1905 esplose la Rivoluzione, a cui seguì la Domenica di sangue, con scioperi, rivolte e ammutinamenti militari. Da ottobre nacquero i soviet, i primi organismi rivoluzionari. Alla fine del secolo gli STATI UNITI invece, al contrario della Russia, furono interessati da un’espansione economica favorita dal basso costo della forza lavoro, dall’abbondanza di materie prime, ecc. La prima svolta in ambito sociale avvenne con l’elezione di Roosevelt, che condusse una politica fondata su due pilastri: 1) Difesa degli interessi americani nel mondo. 2) Politica di riforme sociali e politiche. Dopo Roosevelt venne eletto Wilson che invece era interessato a: 1) Ripresa delle politiche sociali. 2) Lotta contro i monopoli. 3) Ideali democratici. 4) Ridurre il protezionismo. L’Italia giolittiana (1900-1914) Il periodo della storia d’Italia che va dall’inizio del Novecento alla vigilia della Prima Guerra Mondiale si chiama “Età giolittiana”, da Giovanni Giolitti, ministro degli Interni e poi primo ministro. Durante l’Età giolittiana il decollo industriale si concentrò solo nella zona nord- occidentale del Paese. I movimenti politici principali durante l’Età giolittiana: Partito socialista italiano (PSI) Movimento cattolicoMovimento nazionalista Riformisti (di Turati e Bonomi) Massimalisti Sindacalisti- rivoluzionari Conservatori Democratici cristiani Riflessioni sulla violenza, lotta di classe, riforme graduali Riforma fiscale, suffragio universale Esaltazione della violenza e della guerra, superiorità razziale L’ENTRATA IN GUERRA DELL’ITALIA Inizialmente l’Italia aveva dichiarato la sua neutralità, presto però inizio a prendere corpo l’ipotesi di un intervento contro l’Austria per liberare le terre irredente. A favore dell’interventismo furono i nazionalisti, liberali conservatori e gli irredentisti democratici. I neutralisti comprendevano i liberali di Giolitti, i cattolici, i socialisti. Il 26 aprile 1915 Salandra e Sonnino firmarono con la Gran Bretagna, la Francia e la Russia il Patto di Londra, con il quale l’Italia si impegnava ad entrare in guerra. In caso di vittoria l’Italia avrebbe ottenuto il Trentino, l’Alto Adige, la Venezia Giulia, l’Istria (non la città di Fiume). Nel maggio 1916 ebbe luogo l’unico vero scontro sul mare, la battaglia navale dello Jutland, tra la forza tedesca e quella britannica. La Prima Guerra Mondiale fu la prima guerra totale e di massa della storia, perché coinvolse non solo milioni di uomini al fronte, ma anche l’intera vita civile dei paesi che vi presero parte. Per affrontare la guerra si formarono nei diversi paesi dei governi di unità nazionale che mobilitarono anche le popolazioni civili Utilizzando sempre più strumenti della propaganda. Un’importante novità riguardo il fronte interno: le donne per la prima volta furono mobilitate nei luoghi di lavoro per sostituire gli uomini partiti per il fronte. Dopo la rivoluzione del febbraio 1917, che portò alla caduta dello zarismo, i governi provvisori russi continuarono nell’impegno bellico, mentre la rivoluzione di ottobre, con la conquista del potere da parte dei bolscevichi di Lenin, porterà la Russia a uscire dal conflitto. Il 1917 fu un anno drammatico anche per l’Italia: gli austriaci, sostenuti dei tedeschi, sfondarono le linee italiane a Caporetto. L’esercito italiano dovette abbandonare precipitosamente le sue posizioni riuscendo tuttavia due settimane dopo ad arrestare ironicamente l’avanzata nemica sul Piave. Il ritiro della Russia e l’ingresso degli Stati Uniti dettero maggiore omogeneità alle potenze dell’intesa. Nel 1918 Wilson espose un suo programma in 14 punti, che accesero tante speranze per una futura età di pace. L’ULTIMO ANNO DI GUERRA E LA PACE DI PARIGI (1919) Gli italiani sconfissero gli austriaci il 24 ottobre 1918. In Germania scoppiarono insurrezione e in Austria Carlo I andò in esilio. Il bilancio della guerra era spaventoso: quasi 9 milioni di uomini caduti al fronte. Il 18 gennaio 1919 si aprì a Versailles la Conferenza di pace, a cui parteciparono 27 paesi, con l’intento di ricostruire l’equilibrio europeo sconvolto dalla guerra. > Con il trattato di Versailles (pace di Parigi) alla Germania fu imposto di restituire l’Alsazia e la Lorena alla Francia, dovette cedere alla Cecoslovacchia la regione dei suddetti e alla Polonia la sona dell’alta Slesia. Alla Germania, ritenuta responsabile della guerra, fu imposto il risarcimento di tutte le spese di guerra. > Con il trattato di Saint Germain l’Austria fu smembrata. > Con il trattato di Neuilly la Bulgaria cedette la Tracia alla Grecia. > Con il trattato di Sevres la Turchia venne ridotta ad un piccolo Stato. L a Rivoluzione rua e la nascita dell’Ur La Rivoluzione russa del 1917 si svolse in due fasi: 1) La Rivoluzione di febbraio, che portò al crollo del regime zarista. 2) La Rivoluzione di ottobre, che sancì la presa del potere da parte dei bolscevichi di Lenin. La rivoluzione scoppiò a Pietrogrado il 23 febbraio 1917, in seguito alla quale nacquero due comitati, uno della Duma, favorevole ad una monarchia costituzionale, l’altro del soviet di Pietrogrado. Il clima politico cambiò decisamente quando Lenin formulò le sue celebri Tesi di aprile, in cui sosteneva i seguenti punti: > Nessuna collaborazione con il governo provvisorio. > Cessazione immediata della guerra. > Nazionalizzazione delle terre. > Rifiuto della Repubblica Parlamentare. > Tutto il potere ai soviet. Nel mese di ottobre, mentre la situazione precipitava rapidamente, Lenin, con l’appoggio di Trotzkij, decise di dar vita ad un tentativo insurrezionale per conquistare il potere. Nella notte tra il 24 il 25 ottobre le guardie rosse, lavoratori armati, e i soldati bolscevichi occuparono i punti della capitale e il Palazzo d’inverno, sede del governo, che si dette alla fuga. Il nuovo governo bolscevico, con a capo Lenin, Trotzkij e Stalin, però i decreti sulla pace e sulla terra che prevedevano: > Negoziati per una pace senza annessioni né indennità. > Confisca senza risarcimenti di tutte le proprietà terriere e la loro distribuzione le famiglie contadine. > Controllo operaio delle fabbriche e diritto all’autodeterminazione di tutti i popoli. AUSTRIA, UNGHERIA, GERMANIA In Austria un tentativo di rivoluzione comunista fu sconfitto nel 1920 dalla coalizione tra socialdemocratici e cattolici. In Ungheria la profonda crisi seguita alla fine della guerra favorì lo scoppio di una rivoluzione bolscevica. In Germania la fine della guerra coincise con l’esplosione di moti rivoluzionari a Berlino e nelle città principali del paese. In seguito alle elezioni del 1919 venne costituita un’Assemblea che elaborò una nuova carta costituzionale di stampo democratico, detta Costituzione di Weimar: la Repubblica veniva istituita in Stato federale, formata da zone dotate di larghe autonomie. Questa Repubblica rivelò presto le sua fragilità. Contribuirono al discredito della Repubblica le durissime condizioni del Trattato di Versailles, che, principalmente per volontà francese, addosso alla Germania la responsabilità di aver scatenato la guerra. Nel 1923 veniva firmato il Trattato di Locarno, che prevedeva da parte della Francia, del Belgio e della Germania l’inviolabilità delle frontiere comuni. Nel 1929 il crollo della borsa di Wall Street in primis determinò il ritiro dei capitali statunitensi, da cui dipendeva l’economia tedesca. La grande crisi ebbe effetti disastrosi in Germania. CINA E GIAPPONE Dopo il colpo di stato militare del 1919 in Cina si era creata una situazione di anarchia politica il cui potere, dal 1925, era sotto la guida di Chiang Kai-shek, il quale nel 1928 riuscì ad unificare il paese alleandosi inizialmente con il partito comunista cinese (fondatore: Mao Tse-tung). L’Italia dallo Stato liberale al fascismo Dopo il primo conflitto mondiale l’Italia, pur vittoriosa, dovette affrontare una grave crisi. Sul piano economico pesavano le difficoltà del processo di riconversione bellica, l’inflazione e l’aumento della disoccupazione. Il quadro sociale era dominato da fortissime tensioni (la classe operaia avanzava rivendicazioni salariali, i contadini chiedevano l’attuazione della riforma agraria promessa durante la guerra). Nell’immediato dopo guerra importanti novità caratterizzarono il quadro politico italiano: 1) Nel 1919 Don Luigi Sturzo fondò il primo partito italiano cattolico, il Partito Popolare Italiano (PPI), che contemplava una riforma agraria a favore dei contadini, il decentramento amministrativo, il sistema elettivo proporzionale e l’allargamento del voto alle donne. 2) La crescita delle organizzazioni sindacali e del PSI, dominato dalla corrente massimalista di Menotti Serrati, che si dichiarò a favore di una rivoluzione bolscevica in Italia sul modello sovietico, senza però porre mai in atto alcune iniziative per realizzarla concretamente. 3) La fondazione nel 1919 a Milano da parte di Benito Mussolini dei fasci italiani di combattimento, il cui programma si proponeva finalità sia di ispirazione progressista che socialista (rivendicazioni a favore del suffragio universale proporzionale, voto ed eleggibilità per le donne e giovani di 18 anni, lotta ai profittatori di guerra, politica fiscale fortemente progressiva, giornata lavorativa di attore). IL GOVERNO NITTI (1919-1920) Nel corso della conferenza di pace di Parigi le richieste italiane (acquisizione della Dalmazia e della città di Fiume) non furono soddisfatte. L’insuccesso determinò le dimissioni e la sostituzione da parte di Nitti, che dovette affrontare l’impresa fiumana di Gabriele D’Annunzio e l’ondata di agitazioni sociali. In questo quadro di conflittualità si tennero le prime elezioni con il sistema proporzionale, che videro il trionfo dei partiti di massa. La guida del governo passò a Giolitti, quasi ottantenne, che costituì il suo quinto ministero. IL GOVERNO GIOLITTI (1920-1921) L’intento di Giolitti seguì tre direttrici: 1) Politica estera: Con il trattato di Rapallo la Jugoslavia ebbe la Dalmazia, mentre l’Italia ottenne Zara e l’Istria. Fiume fu dichiarata città libera. 2) Politica finanziia: Giolitti abolì il prezzo politico del pane colpendo le classi popolari senza riuscire ad introdurre la tassazione dei titoli azionari e dei profitti di guerra a carico dei ceti più abbienti. 3) Politica interna: Nel paese esplodeva dal 1920 in tutto il centro nord l’occupazione armata delle fabbriche da parte degli operai. Si innescò così la crisi del socialismo italiano giudicato incerto, seguita dalla scissione del PSI, che dette vita al partito comunista d’Italia. Nel centro nord, tra il 1920 e il 1921, in opposizione al sistema delle leghe contadine, si sviluppò il fascismo agrario. La fine dell’occupazione delle fabbriche e l’affermazione del fascismo agrario segnarono la conclusione del cosiddetto biennio rosso. L’Italia fascista Con la promulgazione delle leggi fascistissime ebbe avvio la costruzione del regime fascista. La propaganda, che si avvalse dei moderni mezzi di comunicazione di massa e della mobilitazione delle masse per veicolare l’indottrinamento ideologico e celebrare il culto del duce, fu diretta dal 1937 dal Ministero per la Cultura Popolare (Minculpop). Il fascismo esercitò uno stretto controllo sulla scuola e sulla cultura accademica. Dal punto di vista sociale il regime fascista tentò di opporsi ai processi di urbanizzazione di crescita dei lavoratori del settore industriale e penso ad iniziative assistenziali e provvedimenti volti a favorire l’incremento demografico. Il processo di avvicinamento di Mussolini alla chiesa cattolica trova il suo compimento nei patti lateranensi firmati nel 1929 da Mussolini e dal cardinale Gasparri. Questi patti risolvevano il contrasto tra la Santa sede lo Stato italiano: Mussolini si procurava l’appoggio della chiesa, la quale conseguiva significativi vantaggi e rafforzava il suo ruolo nel paese. I patti si componevano di: 1) Un trattato internazionale che istituiva lo stato di città del Vaticano e con il quale la chiesa riconosceva il regno d’Italia con Roma capitale. 2) Una convenzione finanziaria con la quale la chiesa veniva indennizzata delle perdite territoriali subito con l’unificazione italiana. 3) Un concordato che stabiliva il cattolicesimo quale religione ufficiale dello Stato, il riconoscimento civile del matrimonio religioso, l’obbligo dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole. Il consolidamento del regime fascista avvenne anche mediante la repressione del dissenso: gli oppositori quando non eliminati, furono costretti al carcere, all’esilio, alla clandestinità, al silenzio. Nel 1927 fu fondata a Parigi da socialisti repubblicani italiani Concentrazione Antifascista. La politica economica del fascismo può essere distinta in quattro fasi: 1) Nella fase liberista (1922-1925) il ministro delle finanze De Stefani adottò misure volte a stimolare l’iniziativa privata e a favorire il rilancio del paese, che però andò di pari passo all’incremento dell’inflazione. 2) Con il ministro Volpi di Misurata vi fu una svolta in senso statalista, protezionista e deflattivo, diretta quindi ad ostacolare l’aumento dei prezzi. La lira fu rivalutata al cambio. Il protezionismo fu attuato elevando le barriere doganali soprattutto nel settore cerealicolo (battaglia del grano). 3) Dopo la crisi del 1929 vi fu un’accentuazione della politica di intervento di controllo statale sull’economia: furono varati ampi programmi di lavori pubblici. 4) L’ultima fase è quella che parte dal 1935 e fu caratterizzata dalla battaglia per l’autarchia (autosufficienza), apertasi con la guerra d’Etiopia e l’adozione di sanzioni da parte della Società delle Nazioni. La politica estera fascista può essere distinta in due fasi: 1) Nel corso degli anni venti Mussolini fu favorevole ad una politica di buoni rapporti con la Gran Bretagna. Mussolini si oppose alle mire di Hitler sull’Austria con l’invio di divisioni al Brennero, così come di fronte al riarmo tedesco convocò la Conferenza di Stresa tra Francia, Inghilterra e Italia, in funzione antitedesca. 2) La guerra contro l’Etiopia causò una svolta. L’aggressione nei confronti dell’Etiopia fu voluta per motivi ideologici ed economici. Spinto dal successo etiopico, Mussolini sostenne Franco nella guerra di Spagna e stipulò con la Germania hitleriana un patto di amicizia (Asse Roma-Berlino) seguito nel 1939 da un’alleanza militare (Patto d’Acciaio), che aggiogò l’Italia fascista alla Germania nazista. Nel 1938 furono promulgate le leggi razziali: le persone di razza ebraica furono espulsi dalle scuole, università, mondo del lavoro, amministrazione civile e militare. Venivano proibiti i matrimoni misti e la proprietà di aziende e terreni. L a Germania nazista e l’Ur di Stalin LA GERMANIA NAZISTA Nel 1925 Hitler pubblica il Mein Kampf, in cui presentò il proprio programma politico: 1) Distruzione della Repubblica parlamentare e riorganizzazione dello Stato in senso totalitario. 2) Rifiuto del modello capitalista e lotta contro il bolscevismo. 3) Creazione di una grande Germania comprendente tutto il popolo tedesco. 4) Instaurazione di un nuovo ordine mondiale che avrebbe sottomesso gli altri popoli, ritenuti razze inferiori e esaltazione della razza ariana tedesca (feroce antisemitismo). Strumento decisivo per l’ascesa al potere per la lotta contro gli oppositori del nazismo sarebbero state le SA (reparti d’assalto) e le SS (squadre di difesa), costituite nel 1925. La grande crisi del 1929, la disoccupazione e la povertà portarono alla radicalizzazione della vita politica di cui profittarono in particolare i nazisti. Nelle elezioni del 1930 i nostalgici dell’antica politica tedesca votarono per il partito nazionalsocialista. Nel 1933 Hitler divenne cancelliere e la Repubblica di Weimar finì. Nelle settimane successive furono sciolti tutti i partiti con l’eccezione di quello nazista e venne istituita la Gestapo (polizia segreta di Stato). Dopo la Notte dei lunghi coltelli, il 30 giugno 1934, Hitler si proclamò führer (capo) del Reich tedesco (terzo). L’instaurazione dello Stato totalitario, basata sulla repressione e sul consenso, fu realizzata tramite il rigido controllo dello Stato della società tedeschi, l’inquadramento dei lavoratori nelle organizzazioni naziste del fronte del lavoro, l’accordo con le chiese protestanti e il concordato con la chiesa cattolica, un efficace propaganda che si servì dei moderni mezzi di comunicazione di massa, l’asservimento della scuola, dell’università, con i roghi dei libri degli autori di razza ebraica, il sistematico ricorso alla violenza e alla repressione, la persecuzione e l’eliminazione degli oppositori e degli ebrei nei campi di concentramento. L’avvicinamento della Germania all’Italia fascista, suggellato dall’asse Roma-Berlino del 1936 e rinsaldato con la guerra di Spagna, spinse Hitler accelerare il suo programma. Approfittando della debolezza francese e della politica inglese Hitler procedette all’annessione dell’Austria. Nel 1939 Hitler dette ordine di occupare la Boemia e la Moravia mentre la Slovacchia diveniva un protettorato tedesco. L’Italia siglò con la Germania il patto d’acciaio, un’alleanza militare con la quale si stabiliva che, nel caso una delle due potenze fosse stata impegnata in un conflitto, l’altra sarebbe stata obbligata ad intervenire in suo appoggio. Nel 1939, il ministro degli esteri tedesco Ribbentrop e il ministro degli esteri sovietico Molotov, firmarono un patto di non aggressione accompagnato da un protocollo segreto con il quale si concordava la spartizione della Polonia tra Germania e Urss. L a Seconda Guerra Mondiale Nel 1939 > La Germania invade la Polonia. > Francia e Inghilterra dichiarano guerra alla Germania. > Mussolini proclama la non belligeranza dell’Italia. Nel 1940 > Le truppe tedesche attaccano la Francia. Caduta la terza Repubblica e costretta all’armistizio la Francia viene divisa in due zone: settentrionale (tedesca) e centro meridionale (Vichy). > Hitler si trova occupato nell’operazione “leone marino” per l’invasione delle isole britanniche. L’Inghilterra riuscì a sventare gli attacchi della Germania. > Mussolini dichiara guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. Nel 1941 > La Germania attacca l’Urss (operazione Barbarossa) nonostante il patto di non aggressione tedesco-sovietico. La resistenza russa impedisce ai tedeschi di conseguire una rapida e decisiva vittoria (operazione terra bruciata). > Il Giappone sferra un bombardamento aereo sulla base navale americana di Pearl Harbour e gli Stati Uniti entrarono in guerra. > Germania e Italia dichiararono guerra agli Stati Uniti. > Roosevelt e Churchill sottoscrivono la Carta Atlantica in cui venivano precisati i principi di un nuovo ordine democratico post bellico. Nel 1942 > I tedeschi sottopongono i paesi conquistati ad un brutale sfruttamento delle risorse umane e materiali e prende avvio ufficialmente la soluzione finale, lo sterminio degli ebrei (Shoah). Vengono sterminati più di 6 milioni di ebrei e costretti ai campi di sterminio e di concentramento. > La resistenza assume caratteri differenti da paese a paese e si sviluppa il collaborazionismo (regimi collaborano con i fascisti per paura). > Battaglia di Stalingrado: l’esercito sovietico costringe alla resa quello tedesco e le truppe dell’Asse furono costrette ad una lunga e drammatica ritirata. Nel 1943 > Gli Alleati sbarcarono in Sicilia, la quale venne conquistata. > Nella notte tra il 24 il 25 luglio il gran consiglio del fascismo approva a maggioranza un ordine del giorno con cui si chiedeva al re di assumere la guida politica e militare del paese. Mussolini venne arrestato e ma il capo del governo Badoglio annuncia che la guerra continua. Sciolto il partito fascista, ma non riconosciuti quelli antifascisti, nel corso dei “Quarantacinque giorni” Badoglio intrecciò trattative segrete con gli Alleati, che intensificarono i bombardamenti aerei sull’Italia. > L’8 settembre fu firmato l’armistizio mentre il re e Badoglio abbandonarono Roma. I tedeschi intanto avevano provveduto a rafforzare la loro presenza militare e si impadronirono delle regioni centro settentrionali del paese (linea Gustav). > Il centro nord passò sotto la Repubblica Sociale Italiana (Repubblica di Salò), costituita da Mussolini, il quale era stato liberato. La Repubblica sociale italiana, subordinata alla Germania aveva il compito di combattere contro le formazioni partigiane della resistenza. > L’Italia viene divisa tra: Nord: Rsi, tedeschi. Sud: Stato monarchico, angloamericani. > Sei partiti antifascisti (democrazia cristiana, partito comunista italiano, partito socialista di unità proletaria, partito d’azione, partito liberale Italiano, democrazia del lavoro) diedero vita ai comitati di liberazione nazionale e si formarono le prime brigate partigiane. > A dicembre, a Teheran, vi fu l’incontro tra Roosevelt, Stalin e Churchill che discussero dei futuri assetti territoriali della Germania e a come coordinare l’azione bellica in vista dello sbarco angloamericano in Francia. Nel 1944 > Il leader comunista Palmiro Togliatti propose un governo di unità nazionale una volta sconfitti i nazifascisti (svolta di Salerno). Si costituì un nuovo governo Badoglio, il primo di unità nazionale, a cui parteciparono sei partiti antifascisti. > Roma venne liberata dagli anglo-americani e Badoglio venne costretto alle dimissioni. > Mentre si rafforzava il movimento resistenziale, i tedeschi si attestarono sulla linea Gotica. > Sbarco in Normandia: invasione degli Alleati per aprire un secondo fronte in Europa, dirigersi verso la Germania nazista e alleggerire il fronte orientale. Furono sfondate le difese tedesche mentre gli anglo americani entravano a Parigi. Il primo banco di prova della nuova strategia politica americana fu la crisi di Berlino (1948-1949). Quando le potenze occidentali decisero di integrare nel piano Marshall le zone della ex-capitale tedesca sotto il loro controllo, i sovietici bloccarono le vie terrestri di accesso alla città. Gli americani allora organizzarono un gigantesco ponte aereo che rifornì la città d’inno alla fine del blocco, nel 1949. Nelle zone della Germania controllate da USA, Gran Bretagna e Francia fu costituita la Repubblica federale tedesca (RFT). Nelle zone della Germania controllate dai sovietici fu costituita la Repubblica democratica tedesca (RDR). La crisi di Berlino favorì la nascita di un’alleanza militare occidentale, il patto Atlantico, tra USA, Canada, Gran Bretagna, Francia, Italia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Norvegia, Danimarca, Islanda, Portogallo, che si impegnavano per una difesa reciproca. Quale strumento militare del patto fuistituita la Nato. Sul fronte opposto, nel 1955, in risposta all’ingresso della Repubblica federale tedesca nel patto Atlantico, lo Stato sovietico darà vita al patto di Varsavia. Gli aiuti del piano Marshall assicurarono all’Europa occidentale la rinascita economica e stabilità politica. ~ In Francia nel 1946 fu approvata una costituzione che istituì una Repubblica parlamentare, la quarta Repubblica. ~ In Gran Bretagna i laburisti attuarono una politica di riforme rivolte a realizzare un Welfare State (stato di benessere). ~ La Germania dell’ovest, grazie agli aiuti americani, visse un miracolo economico che le rese una delle prime potenze economiche mondiali. La tragedia della guerra dette impulso in Europa occidentale al movimento europeista, che sosteneva il superamento degli egoismi nazionali e la pacifica cooperazione tra i popoli. Atto di nascita dell’europeismo può essere considerato il manifesto di Ventotene per un’Europa unita e libera, redatto seguendo le tesi del federalismo, secondo il quale gli Stati avrebbero dovuto rinunciare a quote della loro sovranità a favore di istituzioni federali europee. Prende invece il nome di funzionalismo la linea che sosteneva la costituzione di istituzioni sovranazionali che si occupassero di specifiche questioni di interesse comune. Una prima cappa nel processo di integrazione europea fu la costituzione dell’OECE, poi l’OCSE. Nel 1949 venne creato il consiglio d’Europa, il cui scopo fu quello di promuovere i diritti dell’uomo e della democrazia. Nel 1951 nasce la CECA (comunità europea del carbone e dell’acciaio), per coordinare le politiche economiche nel settore carbosiderurgico. Nel 1957 con i trattati di Roma i sei paesi fondatori della ceca istituirono la CEE (Comunità Economica Europea), il cui fine era la costituzione di un mercato comune europeo, l’adozione di una politica agricola comune, la libera circolazione delle merci e persone, l’Euratom. LA DECOLONIZZAZIONE La decolonizzazione è stata uno dei fenomeni più rilevanti del secondo dopo guerra: nell’arco di due decenni in Asia e in Africa sono scomparsi quasi completamente i grandi imperi coloniali europei e sono sorte decine di nuovi Stati. Tra i fattori che hanno favorito la decolonizzazione sono stati: il rafforzamento dei movimenti nazionalisti e indipendentisti locali, l’accresciuta consapevolezza della propria importanza da parte delle colonie, lo sviluppo dei ceti borghesi autoctoni, il ridimensionamento politico, militare, economico, la diffusione degli ideali di libertà e autodeterminazione dei popoli. Generalmente gli Stati africani usciti dal processo di decolonizzazione sono state condizioni di cronica povertà e di carestie, debolezza economica, rinnovata dipendenza dall’ex potenze coloniali (neocolonialismo), dalla fragilità delle istituzioni e da forte instabilità politica. I confini dei nuovi Stati ricalcarono quelli tracciati a suo tempo dai colonizzatori europei. Dall’inizio degli anni seanta alla fine della “Guerra Fredda” Tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio degli anni sessanta proseguirono gli sforzi di una coesistenza pacifica tra USA e URSS. I protagonisti di questa fase furono il sovietico Kruscev e l’americano Kennedy. Il nuovo clima di distensione internazionale fu favorito dal pontificato di Giovanni XXIII che attuò un rinnovamento nella chiesa cattolica aprendola ai problemi del mondo contemporaneo. La svolta si incarnò nel concilio Vaticano II, con il quale fu introdotta la messa in volgare per avvicinare i fedeli alla liturgia, indetto nel 1962 e chiuso da Paolo VI. Kennedy rinunciò l’obiettivo di una nuova frontiera sociale, spirituale, culturale e scientifica. Egli si adoperò per una politica di difesa dei diritti civili e dell’integrazione etnica. Nel 1961, per frenare le fughe verso la zona occidentale, i tedeschi orientali con il sostegno sovietico costruirono un muro che isolò completamente Berlino ovest: il muro di Berlino divenne il simbolo della divisione della Germania e della Guerra Fredda. Dopo che nel 1963 USA e URSS siglare un trattato per la messa al bando degli esperimenti nucleari nell’atmosfera Kennedy fu ucciso in circostanze mai completamente chiarite. A Kennedy successe Johnson, che attivò ampie iniziative sociali a favore dei ceti meno abbienti e della popolazione di colore. IL CONFLITTO ARABO-ISRAELIANO Nel 1967, in Medioriente, si era consumata una terza guerra arabo israeliana, la cosiddetta guerra dei sei giorni. Una quarta guerra arabo israeliana era scoppiata nel 1973 quando Israele venne attaccata di sorpresa. L’esito del conflitto era stato ancora una volta favorevole ad Israele. Tra le conseguenze della guerra del Kippur fu la crisi petrolifera del 1973, allorché i paesi arabi i principali produttori del petrolio duplicarono i prezzi del greggio. USA e URSS Le difficoltà incontrate da Carter ne determinano la sconfitta adopera del repubblicano di destra Reagan, deciso a rilanciare il ruolo degli USA nel mondo attuando una svolta nella politica economico-sociale. Gorbaciov, nuovo leader sovietico dal 1985 al 1991 divenne segretario. Due i termini chiave della politica di Gorbaciov: ristrutturazione e trasparenza. La ristrutturazione comportò l’introduzione di elementi di economia di mercato nel sistema della pianificazione. La trasparenza invece riguardo la circolazione delle informazioni e il riconoscimento della libertà di espressione. GERMANIA Il 9 novembre 1989 fu annunciata l’apertura delle frontiere con la Repubblica federale tedesca, mentre a Berlino una folla festosa si impadroniva nuovamente della sua città: il crollo del muro di Berlino rappresentò il simbolo della fine dell’epoca della divisione del mondo. URSS Il crollo del blocco dell’est ebbe ripercussioni anche all’interno dell’URSS. I primi a separarsi dall’unione sovietica furono i paesi baltici dal 1990. Gorbaciov fallì sia sul piano politico che sul piano economico. Al suo posto salì Eltsin. Nel 1991 tutte le repubbliche si dichiaravano indipendenti e veniva decretata la fine dell’URSS. L’Italia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale alla crisi del sistema dei piti L’Italia post bellica era in condizioni drammatiche: in calo le produzioni industriale e agricola, devastante le reti di comunicazioni, danneggiato il patrimonio edilizio, inflazione e disoccupazione. Antifascismo e democrazia furono i valori a cui si ispirarono le forze politiche dell’Italia del dopoguerra. Tre i grandi partiti di massa: 1) Democrazia Cristiana (guidata da Alcide De Gasperi): sostegno della chiesa. 2) Partito Comunista Italiano (guidato da Togliatti). 3) Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (guidato da Pietro Nenni). Nel maggio 1946 Vittorio Emanuele III abdicò a favore del figlio, nel tentativo di favorire le sorti della monarchia in vista del referendum per la scelta tra monarchia e repubblica e delle elezioni per l’Assemblea Costituente. Il 2 giugno 1946, nelle prime elezioni dopo la dittatura fascista - e prime elezioni a cui parteciparono anche le donne - venne stabilita la vittoria della Repubblica. Le elezioni per l’Assemblea Costituente videro il successo dei tre grandi partiti di massa. Elaborata dall’Assemblea la Costituzione della Repubblica Italiana entrò in vigore il 1 gennaio 1948 (139 articoli, 3 sezioni). Nelle elezioni del 1948 i partiti socialista e comunista si riunirono nel Fronte popolare. Le elezioni, condizionate dal clima della Guerra Fredda, furono vinte da Democrazia Cristiana. Riforme di DC: > Riforma agraria: esproprio e frazionamento di aree appartenenti alle grandi proprietà. > Cassa per il Mezzogiorno: favorisce la realizzazione di infrastrutture nel Sud e l’’industrializzazione delle aree depresse. > Ripresa produttiva. > Adesione al Patto Atlantico. > Adesione alla NATO. > Legge elettorale modificata. Tra gli anni cinquanta e sessanta si verificò in Italia il miracolo economico, che trasformò l’Italia da paese agricolo ad uno dei paesi più industrializzati del mondo. Lo sviluppo economico portò alla riduzione della disoccupazione, all’aumento delle esportazioni, alla stabilizzazione monetaria, all’ampliamento del mercato interno. Avvenne anche un importante emigrazione dal sud del Paese verso il Nord Italia soprattutto nelle città del triangolo industriale (Genova, Milano, Torino). Alla fine degli anni sessanta vi fu una radicalizzazione dello scontro sociale, i cui protagonisti furono prima gli studenti e poi gli operai. Si ebbero da parte degli studenti l’occupazione di molte università , manifestazioni in piazza e scontri con la polizia. Dal Sessantotto partì il periodo delle grandi riforme e novità: > Introduzione del divorzio. > Legge sull’interruzione volontaria di gravidanza. Nel periodo successivo al Sessantotto iniziò il periodo degli anni di piombo, stagione insanguinata da formazioni terroriste di estrema destra e sinistra, miranti a destabilizzare le istituzioni democratiche (terrorismo nero e terrorismo rosso). Gli attentati più importanti furono quello in Piazza Fontana a Milano nel 1969, la strage di Piazza della Loggia a Brescia nel 1974 e quella della stazione di Bologna nel 1980. Nella prima metà degli anni settanta il quadro socio economico presenta sintomi di una crisi sempre più profonda: calo della produzione, aumento della spesa pubblica e costo del lavoro, crescita dell’inflazione, aumento della disoccupazione, crisi del centro sinistra.
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