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Riassunto Storia della letteratura spagnola Vol.2 - Alvar, Mainer, Navarro - XVIII secolo, Sintesi del corso di Letteratura Spagnola

Riassunto Storia della letteratura spagnola Vol.2 - Alvar, Mainer, Navarro - XVIII secolo

Tipologia: Sintesi del corso

2014/2015

Caricato il 11/12/2015

BarbaraDNT
BarbaraDNT 🇮🇹

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Scarica Riassunto Storia della letteratura spagnola Vol.2 - Alvar, Mainer, Navarro - XVIII secolo e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Spagnola solo su Docsity! Storia della Letteratura Spagnola. L’età contemporanea Il XVIII secolo Fino a non molto tempo fa il XVIII secolo era il parente povero di tutte le storie della letteratura spagnola. Alcuni lo vedevano offuscato dalla luce creativa della centuria precedente, come se la sua creatività artistica successiva al 1650 fosse discutibile e vittima involontaria del gallicismo francese. Ma gli studiosi liberi da decrepiti pregiudizi nazionalisti apprezzano questo secolo spagnolo e non fanno a meno di confrontare la modestia delle realtà culturali iberiche con l’abbagliante creazione della Repubblica delle Lettere nell’Illuminismo francese o con la libertà creativa del secolo britannico che inizia con Locke e Hume o la vitalità italiana che produce nomicome Vico, Goldoni e Beccaria. Goya, Moratìn, padre Antonio Soler furono grandi autori, molto ammirati nel XVIII secolo e la Spagna anche in questo periodo continuò quindi ad essere un paese di un certo spessore, in cui i demografi avvertono un notevole incremento della popolazione ed anche un miglioramento nell’economia, mentre si definisce uno stato politicamente unitario e socialmente più coerente. I sudditi valenciani, aragonesi, catalani dei Borboni, così poco influenti nell’Età dell’oro, adesso si impegnano in compiti intellettuali ed amministrativi. Il rinnovamento ovviamente non avvenne all’alba del 1701, ma, per quanto sia identificabile con la nuova dinastia borbonica, il movimento di rinascita vero e proprio ebbe inizio sotto il regno di Carlo II. Matematici, astronomi, medici, fisici, prenderanno il nome di novatores, innovatori, dal nome dl reazionario vescovo Palanco, autore del Dialogusphysico-theologicus contra philosophiaenovatores del 1714. Il termine anche se in origine segnato da connotazioni negative ebbe fortuna. Non riguarda solo scienziati, ma tutti coloro che sulle orme del gruppo di gesuiti bollandisti o i benedettini maurinos, rinnovano la storiografia smontando leggende e superstizioni e poggiando le proprie affermazioni su documenti e fonti affidabili. Il loro successo non fu immediato: nonostante la Censura de historiasfabulosas di Nicolàs Antonio, la Sinopsishistorica-cronologica de Espana di Juan de Ferreras, dava ancora credito a delle leggende ed era tuttavia già considerato un testo moderno. La passione per i novatores , per l’autonomia della scienza e della storia non va confusa con l’Illuminismo. Buona parte degli umanisti novatores si sentono continuatori dell’umanesimo rinascimentale dei maestri del XVI secolo, di fronte alle esagerazioni e ai vizi dell’età barocca. L’esempio più rilevante è quello di Gregorio Mayans, le cui prime opere rappresentano l’elogio agli umanisti del XVI secolo, contro la moltitudine dei ridicoli scolastici. Egli non andò molto d’accordo con le autorità ecclesiastiche e in particolare gesuite: come critico e riformista non apprezzò i cortigiani e scrisse uno dei più significativi esempi di una retorica moderna e un serio attacco all’oratoria religiosa convenzionale. Egli è un chiaro esempio di una continuità culturale tra la riforma umanistica e le posteriori idee illuministe, così come rappresenta uno dei due principali tentativi di conciliare le innovazioni internazionali con il carattere e la tradizione spagnola. Quando si parla di “siglo ilustrado”o del “siglo de la Enciclopedia” si mescolano elementi diversi e poco simili a quelli presenti in Francia. Il regalismo, o predominio dell’autorità del re su quella della Chiesa, fu in Spagna molto precoce, perché legato alla tradizione di governo dei Borboni. Nel 1767 i gesuiti vengono espulsi perché accusati di essere vincolati a una potenza straniera dal loro quarto voto (obbedienza al papa) e con la espansione del giansenismo, si diffonde il desiderio da parte dello stato di controllare le questioni ecclesiastiche, la necessità di riforma della religiosità e una violenta critica alla cultura non clericale. Jovellanos è un giansenista che vuole dimostrare il proprio orrore rispetto alla rivoluzione francese, si ribella contro i vescovi perché ritiene che un vescovo debba istruire il clero, ma anche promuovere l’istruzione del popolo, reputando necessaria qualche riforma di censura laica e governativa. La stampa di “papelesperiòdicos” riflette in modo unitario e rivelatore la volontà riformista e divulgatrice. Quando si dice che il XVIII è il secolo delle accademie, si esprime una verità che deve essere accettata con riserva. Effettivamente la loro esistenza riflette il desiderio di norme e di organizzazione, di associazioni e di lavoro collettivo, di controllo di idee, ma non si deve dimenticare che ci sono pure accademie private sotto forma di associazioni letterarie e che non tutte hanno la stessa fortuna. Quelle di fondazione reale sono le più conosciute: l’Accademia della lingua ad esempio pubblica per la lingua spagnola delle ortografie fonetiche ragionate e nel 1771 e 1780 nascono le due opere per le quali l’istituzione è ancora oggi conosciuta, la Gramaticae il DIccionario. La Real Academia de la Historia inizia la sua attività nel 1736 per depurare la storia ella Spagna dalle favole che la offuscano, proposito che però non si realizza. Invidie politiche cancellano anche l’Academia Valenciana di Mayans, ma in cambio prospera invece l’Academia de BuenasLetras di Barcellona, il cui primo obiettivo è quello di redigere una storia della Catalogna e di Siviglia. Parlando sempre di istituzioni, da citare anche le SociedadesEconòmicas forse il frutto più originale di questo spirito associativo che cercava di tenere occupati i nobili e i proprietari terrieri, spesso inclini all’ozio, per infondere loro il gusto per la lettura di opere utili e moltiplicare le loro idee economico-politiche. L’obiettivo principale delle Sociedadeseconòmicas, qualcuna come quella di Siviglia si chiamò patriòtica, è quello di promuovere le riforme tecnologiche nell’agricoltura e di incentivare proprietari e contadini in anni che sono d’incremento demografico e produttivo. I protagonisti di tale sforzo non sono borghesi, ma chierici secolari, militari in carriera, funzionari reali, nobili e hidalgos progressisti. Per questa e per altre ragioni finiscono per conoscere il fallimento. Spesso le scuole navali, le giunte di commercio, le accademie militari e alcuni collegi privati sono centri molto più aperti alla sperimentazione e alle novità rispetto alle arcaiche università. Il grande nemico e l’ossessione dei riformisti è la filosofia aristotelica che intrappola l’autonomia delle scienze e la solidità dell’argomentazione nella pratica della deduzione e del sillogismo. La ribellione contro l’aristotelismo inizia presto: Manuel Lanz de Casafonda scrive i Dialogos de Chindulza, indirizzati contro le pratiche dei colegiosmayores dominati dalla nobiltà e sedi di ogni crudele scherno contro la scienza e che vengono bollati di infamia dai riformatori manteistas (studenti poveri che, non potendosi permettere la cappa, portavano il mantello). Nel 1772 il governo istituisce un’ispezione nei colegios e cinque anni dopo inizia un piano generale e i primi decreti di riforma per la soppressione delle arcaiche istituzioni, ma il miglioramento delle accademie non è facile. Tutti i movimenti di riforma, timidi e vacillanti, nuotano in un oceano di pregiudizi che spesso disanimano i riformisti. Il XVIII secolo spagnolo è quello che vede nascere il toreo a pie (senza l’uso del cavallo) come spettacolo popolare, che applaudisce polos e tiranas (antiche canzoni popolari) e si trraveste da manola e da chipero, personaggi popolari andalusi e madrileni, inventando un senoritismopopulachero e diverse divozioni popolari stimolate dagli ordii religiosi presi in giro dagli illuministi. La polemica proibizione degli autossacramentales nel 1775 non obbedisce a criteri puramente letterari, né religiosi, ma a ragionamenti di indole morale. I legislatori illuministi si sentono offesi dai concetti e dai ridicoli simbolismi di molti autos, dalle licenze storiche pittoresche delle commedie agiografiche e soprattutto dalla mediocrità della loro rappresentazione (Jovellanos ricorda ad esempio di aver visto la Vergine interpretata da una attrice dalla nota vita irregolare). La proibizione degli autossacramentales da parte del governo è uno degli episodi più significativi del vincolo della letteratura settecentesca al potere politico. Tuttavia ciò non deve essere interpretato come un segnale di debolezza dell’aspetto artistico, né come un sopruso di quello politico, ma come una parziale coincidenza negli interessi pedagogici. un’enorme varietà metrica che possiedono l’originalità di riferirsi a questioni letterarie. Non solo la necessità filosofica delle regole, ma i principi e i vizi osservabili nella via degli scrittori compaiono nella querelle tra antichi e moderni, La contienda de losmosquitos. La necessità di unire il divertimento con l’utilità è presente neEljardinero y su amo; la convenienza di apprezzare la letteratura spagnola e la difesa del buon castigliano contro l’invasione dei gallicismi e l’obbligo di scrivere con metodo e regole al margine dell’improvvisazione sono altri argomenti da lui trattati. Sia MoratìncheIriarte si dedicano al teatro con l’intenzione di diffondere la buona novella dell’ordine morale e delle regole poetiche. Il primo scrive la commedia La petimetra, preceduta da una Disertaciòn. Iriarte si distingue nella commedia satirica di costume, Elsenorito mimato e La senoritamalcriada. Laguardia pubblica delle Fabulas in due volumi e nonostante la dedica sia rivolta a Iriarte i due hanno rapporti pessimi. Egli è un hidalgo che trascorre la sua vita nei paesi baschi e nell’ambiente illuminista della Real SociedadEconomicas de Amigos del Paìs. Viene denunciato all’inquisizione perché possiede dei libri proibiti e passa anni molto duri. E’ un sincero e ardente illuminista e scrive delle Fabulas sulla scia di Esopo, fedro e La Fontaine per educare gli alunni del Seminario di Vergara. Il suo stoicismo è laico e mitiga con ironia la critica ai vizi abituali come la vanità, la sventatezza e la fretta, ma non mancano le parabole politiche sulla necessità dello sforzo collettivo. Cadalso e Jovellanos Cadalso rappresenta il collegamento tra i primi impulsi classicisti e la maturità della cosiddetta escuela poetica salmantina. Completa i suoi studi in Francia e in Spagna, si arruola nell’esercito e muore durante l’assedio di Gibilterra. Presuntuoso e indisciplinato, è molto comunicativo e simpatico, meraviglia il conte di Aranda con le sue satire ingegnose che lo rendono subito famoso. Raccoglie le sue opere in Ocios de mi juventud. In molte si giustifica per non voler scrivere su argomenti impegnati. Cadalso si mostra più vicino agli ideali riformisti nel teatro dove contribuisce al progetto di creare una tragedia nazionale con Don Sancho Garcìa che non manca di vigore o forza morale nella rappresentazione tra amore e ragione di stato. Solo dal 1982 conosciamo la sua tragedia Solaya o loscircasianos, proibita dall’Inquisizione, che mette a confronto un amore colpevole con l’onore che, a differenza del Don Sancho, qui riveste la forma di dovere patriottico piuttosto che dinastico. Nello stesso ambiente della tertulia della duchessa de Benavente, Cadalso concepisce le Cartasmarruecas, precedute da un opuscolo contro la visione spagnola delle Lettrespersannes di Montesquieu, in cui egli mostrava già di voler elaborare una critica costruttiva sul proprio paese. Nelle Cartas egli crea uno scambio epistolare tra il pessimista spagnolo Nuno e i mori Gazel, curioso ed impulsivo e Ben Beley, anziano e ponderato che commentano con il pessimismo del misantropo, l’innocenza del viaggiatore e la riflessione dell’esperto, le condizioni della sua terra. Nuno ha pensato di scrivere una storia di Spagna, una riflessione patriottica della storia gloriosa passata e quella negativa di quella presente. Cadalso passa dall’irritazione contro la mancanza di cultura, il perseverare della scolastica, l’ozio e la vanità dei nobili a una sorta di disinganno stoico e pessimista contenuto nel testo più attrattivo della Protesta literariadel editor che chiude il volume delle Cartas. Pubblicate dopo la sua morte sono le Nocheslugubres, dialoghi in prosa stampati su carta nera e lettere gialle, influenzati dallo stile lugubre di Young, con scenografie di tombe notturne e un’atmosfera di disperazione che si fondono con l’animo sofferente del protagonista Tediato. Jovellanos sembra riassumere le principali carattristiche dell’illuminismo spagnolo. Pronuncia nella Sociedad Economica un Elogio a Carlos III, manifesto della politica del gruppo illuminista, ma a causa della sua lealtà al conte de Cabarrùs, viene esiliato. Fonda l’Istituto Asturiano de nautica y Mineralogia, centro modello di insegnamento per il quale scrive diversi testi. La Memoria para elarreglo de la policia de losespectaculos è uno studio sull’immagine illuminista dell’elemento popolare e sulle ragioni che hanno provocato le polemiche nel teatro della seconda metà del secolo. La Description del Castillo de Bellver è ricca di elementi gotici e medievaleggianti cui gli illuministi non furono mai devoti. Le conseguenze della rivolta di Aranjuez nel 1808 gli portano la libertà, ma anche un nuovo problema, la difficile scelta tra giurare fedeltà al governo imposto da Napoleone (afrancesamiento), unirsi al movimento costituzionalista di Cadice o appoggiare una Giunta centrale di continuità, che è alla fine la sua opzione, presa con fermezza, ma non senza angoscia e timore. Il suo regalismo giansenista è evidente nei Diarios, scritti tra il 1791 e il 1804, dove ammette il proprio fastidio alla vista di tutti i paesi presidiati dal campanile della chiesa. Non è un rivoluzionario, ma la sua idea filosofica dell’identità del genere umano lo porta ad apprezzare il gesto di un contadino che rifiuta di riparare la carrozza dei senores, perché l’uomo, sospirando sempre per recuperare la sua naturale uguaglianza, guarda con gusto la sofferenza di coloro che la alterano. Nelle sue latrillas, nei romances, negli idilli o nelle odi saffiche appare la convinzione anacreontica, ma anche il fermo sentimento dell’amicizia e la ricerca della pace. Le migliori sono le epistole in versi: quella scritta A suo amigos de Salamanca include un programma di riforma illuminista della tematica poetica; le cinque scritte dall’esilio maiorchino sono splendide e malinconiche riflessioni sulla vita, sulla natura, la contemplazione e il destino. Come Cadalso partecipa alla creazione di una tragedia nazionale con il Pelayo. L’opera più originale è però il dramma moralizzatore in prosa Eldelincuentehonrado vicino alla moda francese della comèdielarmoyante. Tra illuminsmo e reazione Fornerè un uomo odiato da tutti per il suo carattere e senza alcuna predisposizione per la creazione poetica e teatrale, offende tutti con crudeltà, soprattutto la famiglia Iriarte, contro la quale scrive una lunga satira intitolata Los gramàticon. Historiachinesca. Fu sostenitore della corona ed illuminista; unisce a un nazionalismo difensivo, una certa tensione di ortodossia cattolica. L’atteggiamento antiaristotelico e gli elogi a Carlos III sono mescolati agli attacchi alle finzioni sistematiche del pensiero straniero e a una smisurata difesa della filosofia morale sulla ricerca scientifica. Un’altra figura che resta prigioniera nella lotta intestina tra reazionarismo e illuminismo è il catalano Antonio de Capmany che ha un ruolo importante nella costituzione di una scienza produttiva illuminista. Il suo principale lascito letterario è una moderna e utile retorica Filosofia de la elocuencia e soprattutto un’eccellente antologia critica della prosa spagnola, Teatro historico- critico de la elocuencia castellana con un valido e realistico prologo storico. I gesuiti espulsi nel 1767, molti dei quali sono famosi intellettuali, continuano il loro lavoro nelle terre italiane che li accolgono. Sono logicamente antigiansenisti, antienciclopedisti, ma cerano di adattare alla tradizione spagnola una veste erudita e universale che, in mano ai frati incolti e superficiali, non ha mai avuto. La lirica: tra il classico e la sensibilità La lirica è una passione degli scrittori illuministi del XVIII secolo e più di un critico si è stupito del divario fra tale entusiasmo e la scarsità di risultati estetici. Ma ciò significa non comprendere cosa si aspettano dalla poesia e cosa intendono per poesia gli uomini di quel secolo. Dedicarsi alla ritualizzazione degli ambienti bucolici dell’anacreontica, alla finzione di amori petrarcheschi, alla comunicazione amichevole di sentimenti nell’epistola o alla riflessione morale e filosofica delle odi presuppone molto più che ozi di gioventù o riposi della maturità; in queste composizioni si plasma la dimensione emozionale che si sente come inseparabile dalla costruzione di una valida personalità. Ma fare poesia è attraverso l’attenta imitatio, un riconoscimento della bellezza e della complessità di un mondo che vedono sempre più strettamente legato alla grande catena dell’essere. E inoltre la più insignificante composizione è retta dal principio oraziano di mescolare l’utile al dilettevole, per cui morale e piacere estetico si riuniscono in uno stesso atto creativo. Ma in quell’ambito sorgono anche sentimenti nuovi: la poesia bucolica si trasforma in franca e moderna sensualità, la contemplazione del paesaggio artificioso cambia in percezione della natura come referente della vita umana e l’osservazione dei vizi e delle virtù diventa riflessione filosofica e politica. A proposito della poesia del XVIII secolo si parla di poesia borghese, filosofica ed illuminista. Altri hanno voluto vedere una prima tappa di decorativismo rococò cui ne segue un’altra di restaurazione classicista e, in mezzo, una corrente preromantica e ora si vuole denominare romantica, anche se conviene non confondere con il romanticismo del 1830 la scoperta della malinconia o l’inquietudine e l’apprezzamento per elementi ambientali, la notte, l’asprezza del paesaggio, l’aspetto sepolcrale, l’esotismo, che corrispondono pienamente ai nuovi ambiti della sensibilità illuminista. Juan MelèndezValdès è il miglior poeta dell’epoca. Extremeno, ottiene il premio accademico e insegna all’Università, ma in seguito intraprende la carriera forense. E’ sostenitore di Godoy, in guerra è patriota, ma poi si afrancesa seguendo il destino della corte di Giuseppe Bonaparte. Perduta la guerra non torna più in Spagna e muore esiliato. Melèndezè il migliore degli anacreontici e il più audace in materia erotica, oltre ad essere il più innovatore, come dimostra il ritorno alla forma narrativa in romance. Tra le sue epistole sono molto significative El filosofo en el campo per le idee fisiocratiche. La mendiguez o La beneficencia per il tono di fervente umanitarismo. Tra le odi filosofiche sono molto belle quelle che riflettono il suo deismo o le sue convinzioni liberali, in cui parla dei sacrifici degli antichi egizi e indù e dell’islamismo, oltre all’ode funebre En la desgraciadamuerte del coronelCadalso, dalla ricca scenografia lugubre. In una di queste odi, A Jovinoel melancolico, Melèndez parla del fastidio universal, termini in cui si è vista una denominazione spagnola del dolor romantico; ma tale inquietudine, ombra pertinace del mondo dei Lumiilluministi, ricorre in tutta la sua opera e si avverte nei poemi dell’esilio semplici e belli, come El naufrago e Los suspiros de un proscrito. Accanto a Melèndez si deve citare un altro poeta della escuelasalmantina, frate Diego TadeoGonzalez, Delio nei suoi versi, più fortunato nell’anacreontica che nel poema filosofico. Cienfuegos non viene considerato un membro della scuola, ma con Melèndez è il miglior poeta del secolo, benchè i puristi lo disprezzino per i neologismi e il tono alterato e drammatico. E’ contrario all’invasione francese e ordina la soppressione di un poema dedicato a Napoleone. Due temi dominano la sua breve opera: l’esaltazione dell’amicizia e un’acuta sensibilità per compenetrarsi con il paesaggio. NeLa primavera, EL otono, appare l’idea di malinconia cosmica presente già in Melèndez. Quintana dedica le sue Poesìas a Cienfuego elogiandone il valore civico, ma scrive anche una biografia dell’afrancesadoMelèndez dove sostiene con generosità la sua decisione politica. Il patriottismo progressista è il grande motore della cita e della lirica di Quintana, i cui poemi cantano avvenimenti come la battaglia di Trafalgar e l’armamento delle province spagnole contro i francesi. Questo liberalismo pugnace è ancora più evidente in poemi come A lainvenciòn de la imprenta e anche il romance A una negrita protegida por la duquesa de Alba che diventa una requisitoria contro la schiavitù. Questa stessa linea di pedagogia storica popolare si manifesta nelle nove Vidas de espanolescelebres, scritte in prosa nobile e che trattano di eroi ribelli e incompresi dal potere come il Cid, Pizarro. Quintana è uno dei dittatori del gusto poetico spagnolo nella turbolenta epoca di Carlos IV, che vede la nascita di un altro interessante gruppo di poeti sivigliani, nati tra il 1765 e il 1775, che hanno letto con attenzione le opere del gruppo di Salamanca e si sono riuniti intorno
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