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Riassunto "Storia della moda XVIII-XXI secolo", Sintesi del corso di Costume E Moda

Riassunto con immagini dei capitoli "L’affermazione della moda borghese", "Charles Fredrick Worth" e "Antimode e abiti d’artista" del libro "Storia della moda XVIII-XXI secolo" di Enrica Morini.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 07/04/2024

giuliagaraa
giuliagaraa 🇮🇹

8 documenti

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Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto "Storia della moda XVIII-XXI secolo" e più Sintesi del corso in PDF di Costume E Moda solo su Docsity! L’affermazine della mda brghese La nuova cultura del lusso Durante la Restaurazione (dal 1814 circa) vengono eliminate le gerarchie ereditarie e viene ridistribuita la ricchezza, e veniva ancora sancita l’uguaglianza dei cittadini, che però non eliminava le differenze; il principio era basato sul denaro, che faceva capire lo stato sociale di una persona e quanto quella persona fosse acculturata, ma senza la politica dello sfarzo precedente, la morale dell’uomo borghese era basata sulla sobrietà, sul risparmio e sul controllo. L’uomo borghese lavorava e poi poteva lasciarsi andare ad attività di piacere nella città, che erano aperte a tutti senza distinzioni sociali; questo era diverso da ciò che poteva fare la donna, che doveva stare a casa. Il comfort Dal modello inglese, nasce il comfort, basato su oggetti legati alla comodità funzionale. Era sempre un tipo di lusso, ma un lusso funzionale, legato alla nuova civiltà tecnologica che si stava formando grazie alla Rivoluzione Industriale. I veri lussi della borghesia erano quindi l’acqua, la corrente e il gas. Questo tipo di lusso era però destinato a scomparire in fretta, diventando semplicemente un abitudine. Il mito dell’eleganza Andava diffondendosi anche la teoria dell’eleganza, non solo legata al modo di vestire, ma proprio al modo di essere. L’eleganza infatti non era intesa come un qualcosa di esteriore, bensì si parlava proprio di stile di vita elegante che i borghesi andavano a creare con le loro doti come l’educazione, oppure alcuni giovani nascevano con l’eleganza intrinseca nel loro essere. Le possibilità per raggiungere uno stile di vita elegante non erano però raggiungibili da tutti, perché le persone facenti parte della media-bassa borghesia molto spesso non venivano cresciuti con i modi aristocratici (che alla fine sono quelli che portano all’eleganza). Però bisognava fare attenzione a non lasciarsi andare a l'ostentazione dello spreco tipica dell’Ancien Régime, ma bisognava rispettare i principi della sobrietà e della ragionevolezza, che venivano espressi anche nel modo di vestire. L’abito della borghesia L’abito rappresentava da un lato la posizione e il lavoro di chi lo stava indossando, dall’altro l’occasione. Attenzione, l’abito non è segno di eleganza, ma è il modo di portarlo ad esserlo, però comunque indossare l’abito giusto era segno di educazione. Abbigliamento maschile: l’uomo indossava la divisa di Lord Brummel, indossando abiti solo di colore nero o bianco. Il principio egualitario voleva che gli abiti indossati non ostentassero nessuna differenza gerarchica e nessuna forma di lusso, ma le distinzioni si notavano nei particolari come il nodo della cravatta o i tessuti. Abbigliamento femminile: gli abiti della donna dovevano mostrare le sue virtù. Il campo d’azione delle donne borghesi era limitato alla casa e alla famiglia, e dato che l’uomo non poteva ostentare, lo faceva attraverso la propria donna. Si assistette a un progressivo irrigidimento dell’abito e occultamento del corpo della donna, la gonna assunse la forma di una campana lasciando però visibili i piedi, e il punto vita tornò alla posizione normale, anche attraverso un corsetto steccato, che serviva anche ad ottenere una vita di vespa. Le scollature potevano averle solo gli abiti da sera, per le altre occasioni il vestito doveva essere accollato. La novità erano le maniche, esageratamente gonfiate e decorate. Le acconciature presentavano boccoli ed erano decorate con nastri e gioielli, e venivano coperte da ampi cappelli. Sopra l’abito venivano indossate giacche o pellicce. Le donne erano l’unico modo attraverso cui gli uomini potevano mostrare la propria ricchezza e la propria differenza durante le feste o i balli. La moda revival introdusse la sua prima innovazione: presentare i capi usando una commessa del reparto come modella. Mentre vendeva gli articoli, si rese conto che anche le donne si stavano iniziando a interessare agli abiti già fatti, per questo presto nei magazzini fecero la comparsa i nouveautés confectionnées, che divennero di tendenza qualche anno dopo. Nel 1858 Worth creò una società insieme a uno svedese, Otto Bobergh, che offriva diversi servizi: principalmente vendeva stoffe, ma soprattutto abiti esclusivi progettati da Worth, con diverse varianti di colori e tessuti, che venivano confezionati su misura secondo il volere del couturier⇒ la scelta non era più in mano alla signora, ma alla creatività del couturier. La società del secondo impero (dal 1851) = società di borghesi che cercavano di arricchirsi il più possibile con azioni al limite della legalità governata da una corte di aristocratici. Una società del genere vuole un modo che metta in risalto il più possibile i propri trionfi, e l’adozione di un modello politico e sociale conservatore. La borghesia cercava il lusso e voleva mascherare il proprio passato. La moda si adeguò a questa nuova società, aumentando le dimensioni degli abiti: la crinolina diventò sempre più grande, e di conseguenza lo divenne anche la stoffa necessaria alla realizzazione di abiti. La moda di Worth Worth si inserì nel mondo della moda proponendo abiti più semplici, in particolare la sua fama iniziale è dovuta ad un abito da sera che presentava la gonna ricoperta di tulle di seta e di un clore candido; l’abito era sempre lussuoso dato il tessuto necessario, ma allo stesso tempo suggeriva un’idea difrivolezza e di leggerezza, come se la gonna fosse una nuvola. Da qui, il couturier iniziò a ricevere sempre più clientela fino all’anno della svolta, il 1860, quando fornì un abito alla principessa Pauline von Metternich, moglie dell’ambasciatore austriaco, che era momentaneamente a Parigi. L’abito che Worth creò per la principessa fu indossato dalla stessa davanti all’imperatrice, che si interessò ai suoi abiti, e da qui Worth iniziò a lavorare per la corte. Una volta raggiunto il successo, poté iniziare ad apportare cambiamenti nella foggia dell’abito femminile, e presentò un coprispalle in merletto ridotto rispetto a quelli precedenti, e un cappello che lasciava intravedere l'acconciatura. Dal 1864 Worth divenne il fornitore ufficiale degli abiti dell’imperatrice, e quindi a questo punto, una volta raggiunta la fama massima, poté iniziare ad apportare cambiamente innovativi. Per prima cosa, dato che all’imperatrice piaceva camminare ma avea difficoltà a farlo con i grossi e ingombranti abiti dell’epoca, Worth le propose un modello dove la gonna si fermava alle caviglie, e composto da una sottoveste corta e una sopravveste drappeggiata. La seconda proposta fu intervenire sulla forma della crinolina, riducendola sul davanti, e quindi riducendo il diametro delle gonne, e spostando l’ampiezza sul dietro, che divenne come uno strascico⇒ passaggio tra il Secondo Impero e la Terza Repubblica. La diminuzione di tessuto nella gonna fu compensata dall’aggiunta della tunica, una sopragonna lunga fino al ginocchio. Qualche anno dopo la crinolina si ridusse, diventando una tournure, che sosteneva solo la parte dietro della gonna. Dal Secondo Impero alla Terza Repubblica La Maison di Worth chiuse solo durante la guerra prussiana, e per poco tempo. Dopo la guerra, la situazione era che la borghesia voleva nuove forme di lusso per mostrare il denaro conquistato e altri revival. La quantità enorme di tessuto usata per creare i vestiti veniva usata con una scusa "patriottica", cioè che li facevano così perché in questo modo l’industria tessile poteva continuare a prosperare. Di conseguenza, Worth ridusse il busto creando un effetto di vita alta, che prese il nome di Joséphine, per lasciare più spazio alla gonna e alle sue decorazioni. La sopragonna iniziò a presentare alcuni effetti di drappeggio sui fianchi e fu decorata con fiori, balze, etc etc. Nello stesso periodo Worth propose un modello, chiamato Princess, realizzato in un solo pezzo, quindi senza la divisione tra busto e gonna; questo modello non diventò molto famoso, si diffuse principalmente tra gli abiti da casa. Dalla struttura dell’abito Princess si diffuse nel 1875 circa la moda della corazza, cioè un busto steccato che si allungava davanti e dietro; data la sua forma, la sopragonna doveva essere aperta al centro in modo che i due lembi potessero essere ripresi sul dietro a formare uno strascico, e sul davanti la sottogonna divenne completamente visibile, oppure veniva coperta con una specie di grembiule. La moda della corazza è stato uno dei primi elementi di mascolinità introdotti da Worth, mettendo più in risalto le forme del corpo femminile ma senza sfociare nella nudità. Perché si diffonde la figura di una donna più mascolina? Questa figura deriva dalla femme fatale, una donna forte e terribile che va contro gli uomini, nata da alcune eroine mitiche che La caratteristica comune dei movimenti di quel tempo era legare la riforma dell’abito al processo di emancipazione della donna, in particolare la presenza del busto spesso poteva compromettere la gravidanza, e questo timore era condiviso anche dalla società borghese, perché per loro il principale ruolo della donna è quello di fare la madre; per questo molti movimenti cercarono di tenere conto più degli aspetti legati alla salute piuttosto che all’estetica. I preraffaelliti Durante la fine del 1840, i preraffaelliti (gruppo di artisti seguaci di Raffaello Sanzio) creavano degli abiti per le modelle che intendevano dipingere, e il più delle volte erano abiti morbidi, con le maniche larghe e drappeggiati sul corpo; le donne della loro confraternita venivano ritratte con i capelli sciolti e questi vestiti, che non comprendevano né il busto né la crinolina. Con William Morris nasce il movimento di Arts and Crafts, che aveva l’intento di ridiscutere il modello di produzione degli oggetti artistici, che ormai erano diventati quasi tutti di produzione industriale, per tornare all’artigianale. Secondo il loro ideale, l’artigianale doveva ritrovare una posizione preminente all’interno di un contesto in cui le persone convivono secondo principi di fratellanza, forza ideale e coesione sociale. In un contesto del genere, l’abito femminile che era nato apposta per poter mostrare le differenze sociali, perdeva di significato, le donne dovevano trovare una nuova bellezza. La ricerca di un nuovo canone di bellezza facilitata dall’esplosione della cultura giapponese e della moda che ne seguì. Da qui nacque l’abito estetico, prodotto dagli artisti per le loro modelle, e divenne il segno di riconoscimento delle signore che facevano parte della cerchia intellettuale che ruotava intorno agli artisti d’avanguardia. Il Kunstlerkleid Nel giro di pochi decenni in tutta Europa si andarono a formare diversi gruppi di artisti che perseguivano l’utopia dell’Arts and Crafts, e dove il vestito estetico divenne un simbolo. Il loro progetto era finalizzato a modificare la forma degli oggetti d’uso in chiave estetica per indurre l’abitudine a un gusto più colto e raffinato che costringesse la società borghese a operare un salto culturale, in modo che poi il loro metodo di produzione, quello industriale, venisse messo in discussione origine del design moderno.⇒ Quando il movimento Arts and Crafts parlava di oggetti, intendeva anche i capi d’abbigliamento, per questo nel 1900 Friedrich Denken organizzò una mostra dedicata all’abbigliamento d’artista, elevando gli indumenti a opere d’arte per la prima volta. Rispetto a tutti gli artisti che a questa mostra presentarono i loro abiti, quello che ebbe più successo fu Gustav Klimt, che disegno sia per sé che per la sua compagna, Emilie Floge, dei modelli ispirati all’Oriente, che risultavano semplici nella linea e raffinati nei tessuti e negli schemi decorativi. L’abito alla greca Nel 1870 Schliemann aveva portato alla luce Troia, Micene e Tirinto, facendo esplodere la moda alla greca. L’esponente di questo filone fu Mariano Fortuny, un veneziano che reinventò il modello del chitone creando una tunica chiamata Delphos, e creò anche la sciarpa Cnossos in onore della scoperta della civiltà minoica. Ma oltre a creare dei nuovi modelli di abbigliamento, Fortuny ricercò anche dei nuovi tessuti adatti alla creazione di indumenti etnici, con tecniche di colorazione e stampa che sapevano rendere al meglio gli effetti dei disegni. Fortuny riuscì a creare qualcosa che davvero poteva sostituirsi all'abito col busto e le sottogonne, anche se comunque era un vestito elitario, quindi non poteva entrare immediatamente nell’uso comune, ma la sua esistenza condizionò certamente le trasformazioni vestimentarie successive. I futuristi Nel primo decennio del nuovo secolo si diffusero le avanguardie, dei gruppi di artisti che andavano contro la cultura borghese attraverso degli interventi violenti e provocatori. Miti futuristi: metropoli, macchina e tecnologia rottura totale con le estetiche del revival.⇒ Giacomo Balla realizzò degli abiti innovativi con forme geometriche astratte, che meglio rappresentavano il paesaggio urbano moderno, e ritmi cromatici che dovevano suggerire effetti dinamici. Nel 1914 fu pubblicato “Le vetement masculin futuriste. Manifeste”, che presentava degli abiti che non dovevano essere la moda, ma dovevano rappresentare una vera e propria forma estetica adeguata al mondo del futuro che coinvolgeva l’apparire sociale e individuale della nuova società. L’abbigliamento doveva seguire delle regole generali, ma poi ognuno era libero di modificarne l’aspetto esteriore attraverso “i modificanti”, cioè degli elementi geometrici di tessuto da applicare a piacere. Dopo l’attentato di Sarajevo del 1914, il testo venne ripubblicato sotto il titolo “il vestito antineutrale”, per indicare il loro appoggio all’interventismo. Nonostante queste proposte, la collaborazione tra i futuristi e le case di moda fu praticamente assente; le realizzazioni più interessanti furono gli assemblage, progettati da Balla e da Depero, che però ebbero comunque scarsissima diffusione. Costruttivismo e rivoluzione russa Il sogno della Russia prerivoluzionaria era quello di creare un mondo e una società completamente nuovi. Dopo la rivoluzione, l’obiettivo diventò quello di creare un abbigliamento che non comunicasse più le distinzioni sociali, il che in automatico porta a un ripensamento di tipo produttivo, perché non ci si poteva più affidare ai sarti che producevano pochi capi per un élite, ma serviva la produzione industriale in serie, e la Russia ancora non era sviluppata dare una nuova forma estetica alla società.⇒ Nel 1919 si iniziarono a formare i primi laboratori e le prime scuole, dove si potevano elaborare i progetti del nuovo modo di vestire e formare i professionisti che avrebbero potuto mettere in atto la produzione. Nel 1923 nacque il primo atelier di moda, chiamato Atel’e mod, che presentava i suoi modelli attraverso una rivista, che nel primo volume parlava dell’importanza della creatività degli artisti. Sonia Delaunay Era la moglie di Robert Delaunay, l’artista cubista, e con lui si era dedicata alla ricerca artistica, in particolare prendeva spunto dalle teorie sul colore di Chevreul. Inizialmente iniziò a creare vestiti per suo figlio, ma poi iniziò a creare vestiti per se stessa, caratterizzati da un contenuto eccentrico e provocatorio. Durante la prima guerra mondiale fuggì in spagna, e al suo ritorno a Parigi nel 1920 iniziò a realizzare abiti simultanei e robes-poèmes, cioè abiti decorati con testi e poesie di artisti che spesso conosceva; i suoi abiti venivano realizzati per un ristretto gruppo di intellettuali, che rappresentavano un elite di riferimento per il dopoguerra. Nel 1924 Sonia aprì l’Atelier Simultané per dare professionalità al suo lavoro. Il tessuto era la vera forma espressiva di quest’artista, su di esso svolgeva la ricerca sui colori, come se stesse dipingendo un quadro. La forma dritta e semplice dell’abito degli anni venti era perfetta per questo tipo di ricerca, permetteva ai colori di creare nuovi effetti dinamici e non tagliava i disegni. La chiusura della sua Maison fu segnata da una crisi nel 1929, ma la sua ricerca sulla decorazione tessile fu significativa, e modificò in modo sostanziale i disegni e i colori di indumenti e oggetti d’arredo, principalmente attraverso la stampa, ma anche attraverso il ricamo.
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