Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

La Pedagogia: Condorcet, Rousseau e l'educazione nazionale, Sintesi del corso di Storia Della Pedagogia

Questo documento indaga sulla pedagogia, dalla riflessione sull'educazione di rousseau al progetto di organizzazione dell'istruzione pubblica di condorcet. Esploriamo il significato e lo scopo dell'educazione secondo rousseau, il progetto di condorcet per l'istruzione pubblica e l'influenza di pestalozzi sull'educazione elementare. Vengono inoltre presentate diverse iniziative educative del primo 1900.

Tipologia: Sintesi del corso

2016/2017

In vendita dal 28/12/2017

youriko
youriko 🇮🇹

4.6

(49)

32 documenti

1 / 31

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica La Pedagogia: Condorcet, Rousseau e l'educazione nazionale e più Sintesi del corso in PDF di Storia Della Pedagogia solo su Docsity! EDUCAZIONE, SCUOLA E PEDAGOGIA NEI SOLCHI DELLA STORIA Parte I: EDUCAZIONE, SCUOLA E PEDAGOGIA NEL "SECOLO DEI LUMI" I termini educazione, scuola e pedagogia si riferiscono a realtà diverse sebbene collegate tra loro. L’educazione è un fatto umano, perché attraverso essa, l’adulto conduce il fanciullo ad apprendere il mestiere di uomo. La scuola si pone tra l’educazion e la pedagogia perché è legata all’esperienza: ha lo scopo di educare e ampliare la cultura mediante programmi di studio precisi. La pedagogia indaga sul fatto educativo così com’è, come può o dev’essere, è riflessione sull’educazione. Premessa Con “secolo dei lumi” s’intende il ‘700 europeo, mentre con “illuminismo” s’intende un movimento culturale caratterizzato dalla fiducia di poter risolvere i problemi, mediante i lumi della ragione, senza il bisogno della religione o della tradizione, tale fenomeno, nato in Europa, ha ripercussioni sull'educazione e sulla scuola. CAPITOLO 1: IL CONTESTO: MOVIMENTO ILLUMINISTA La nuova mentalità illuminista affonda le radici nel pensiero critico dell'umanesimo rinascimentale che pone in rilievo la libertà individuale e combatte i pregiudizi e le forme di fanatismo religioso nello sviluppo della scienza sperimentale, nell'empirismo di Locke, nel razionalismo cartesiano. Il movimento illuminista non è opera di una classe sociale determinata: vi prendono parte aristocratici, ecclesiastici e anche persone appartenenti ai ceti più modesti. Dispotismo illuminato L'espressione dispotismo illuminato indica la configurazione del governo del 18° secolo, un tipo di governo diverso da quello della monarchia assoluta che aveva raggiunto l'apice nel secolo precedente. Il sovrano è un principe che non solo accetta le idee dell'Illuminismo ma vuole metterle affinchè lo Stato sia efficiente e i sudditi possano beneficiarne; egli considera che tutto può essere riformato e migliorato; il timore dell'innovazione si trasforma in fiducia nella possibilità di raggiungere un futuro migliore per la cui realizzazione il sovrano ha bisogno degli illuministi che vengono chiamati a partecipare ai compiti di governo. Istruzione, progresso e felicità Si afferma il potere assoluto della ragione e viene esaltata la natura come fonte di esperienza, il diritto ad essere felici, il miglioramento dell'uomo attraverso l'educazione, si va quindi alla ricerca del progresso e della felicità dei sudditi mediante la diffusione dell’istruzione. Si dà importanza alla scuola: l'istruzione dilaga e per risolvere i problemi ad essa legata si cercano soluzioni che vanno in contrasto con la tradizione cristiana precedente. Deismo ed educazione Rilevante è il numero dei deisti, cioè coloro che ammettono l'esistenza di Dio ma postulano un culto basato sulla ragione naturale. Gli illuministi sono convinti della necessità dell'educazione per aprire le vie del progresso. I contrasti nascono però quando si cerca di indicare i destinatari dell'istruzione: da una parte troviamo i fisiocrati che considerano l'agricoltura come la vera fonte di ricchezza da cui derivano le altre, essi vogliono quindi un'istruzione generale, gratuita e obbligatoria per promuovere le nuove tecnologie agricole nei territori rurali. Dall'altra parte troviamo i filosofi che ritengono che le scienze non sono adeguate al popolino. CAPITOLO 2: PROGETTI DI ORGANIZZAZIONE DELL'ISTRUZIONE PUBBLICA I tempi stanno cambiando. La consapevolezza del senso di Nazione maturata grazie ai sovrani illuminati e la convinzione ottimistica della forza dell’educazione, fanno emergere l'esigenza di un sistema di educazione nazionale e di un'istruzione pubblica aperta a tutti i ceti sociali. Lo stato e l’insegnamento nella proposta di Filangieri La sua opera, "La scienza della legislazione", è importante poiché emergono alcune tematiche. Secondo Filangieri lo Stato è obbligato a garantire un'educazione universale ma non uniforme: il popolo è diviso tra coloro che servono la società attraverso il lavoro manuale (artigiani, agricoltori) e coloro che servono la società con la mente come magistrati, militari, medici; mentre i primi hanno diritto a un’istruzione di base con un ampio programma di educazione fisica, i secondi necessitano di una maggiore educazione morale e scientifica. Dunque l’educazione pubblica, per essere universale, richiede che tutte le classi ed ordini possano accedervi, ma non allo stesso modo. Viene quindi superata, anche se di poco, una concezione classista dell’istruzione pubblica. Filangieri propone per le ragazze una “educazione domestica”, poiché l'educazione pubblica le renderebbe meno “familiari” e più “sociali”. La proposta di un’educazione pubblica trova resistenze nei circoli ecclesiastici, ma attecchisce in Francia. Il progetto Condorcet per l’organizzazione dell’istruzione pubblica Lo scritto più rilevante di Condorcet è il Rapporto sull'istruzione pubblica, una sintesi di 5 precedenti memorie sull'educazione nazionale, lo scritto è un documento giuridico, ma al contempo rivoluziona il campo dell’istruzione. 1° Memoria La società deve dare al popolo un'istruzione pubblica, perché solo la diffusione delle conoscenze può garantire uguaglianza di diritti e indipendenza tra uomini. L'istruzione deve essere gratuita per tutti, ma non obbligatoria, perché l'istruzione, come la libertà, non va imposta. I cittadini vanno piuttosto invogliati alla ricerca della felicità e del progresso mediante lo sviluppo dei lumi e della ragione. Condorcet distingue inoltre tra Istruzione, che considera competenza dello stato, ed Educazione, affidata alla famiglia e alle chiese. Propone un piano articolato in 5 gradi: 1) primario o elementare; 2) scuole secondarie di formazione professionale; 3) ciclo intermedio impartito negli istituti; 4) istruzione superiore impartita nei licei; 5) "Società nazionale delle scienze e delle arti", organo che si occupa dell'insegnamento e della ricerca. Nel progetto Condorcet la scuola è aperta a ragazzi e ragazze e, inoltre, i contenuti culturali devono essere uguali per entrambi i sessi. Il progetto non viene esaminato dall'Assemblea costituente ma molti piani di riforma scolastica si ispirano a quello di Condorcet. L’illuminismo e l’educazione della donna L'illuminismo cercò di liberare attraverso la ragione il sesso femminile, ma non vi furono grandi innovazioni. L'insegnamento femminile rimase nelle mani delle istituzioni scolastiche private. Nelle scuole popolari ragazze e ragazzi sono istruiti insieme, ma queste ultime ricevono una preparazione nei lavori considerati femminili. CAPITOLO 3: ROUSSEAU E IL NATURALISMO PEDAGOGICO Il contesto in cui vive ed opera Rousseau è quello illuminista. Rousseau (1712-1778) cresce orfano di madre, il padre affida la sua educazione a dei parenti. Nel 1728 fugge in Savoia dove si converte dal calvinismo al cattolicesimo. Si sposta poi a Parigi dove entra in contatto con i filosofi illuministi (Diderot, Voltaire), ma sentendosi a disagio nei circoli, prende le distanze dall'aristocrazia, entrando in conflitto coi filosofi e accusando il sapere scientifico-filosofico. Il pensiero pedagogico È errato pensare che il pensiero pedagogico di Rousseau sia contenuto nell' Emilio, nonostante ciò l'Emilio rappresenta l'atto di nascita della pedagogia moderna e il cuore della produzione rousseauiana, del suo pensiero. Genesi dell'Emilio Rousseau veniva spesso consultato su problemi di morale e pedagogia da alcune signore, egli stesso afferma che l'Emilio nacque per compiacere una buona madre. Quest'opera è un trattato sulla bontà originaria dell'uomo in cui si vuole dimostrare come il vizio e l'errore si introducano nell'uomo dall'esterno alterandolo in tutti i suoi aspetti. Si tratta più di un trattato sulla bontà naturale dell'uomo che di un trattato d'educazione. Lo scopo dell'opera è quello di indicare una via, un metodo grazie a cui si può conservare la bontà naturale e restare indenni alla corruzione della società. Nell'Emilio è evidente anche una finalità pratico-educativa. segretari, copisti e vengono retribuiti, così da capire il valore del denaro e del risparmio. Nonostante la proposta abbia subito critiche da parte dei contemporanei poiché non raggiunse gli obbiettivi educativi sperati, presenta punti positivi dall'educazione fisica al lavoro manuale. Parte II: ISTITUZIONI EDUCATIVE E PEDAGOGIA IN CLIMA ROMANTICO Il Romanticismo è un movimento culturale e spirituale che si diffonde in Europa tra ‘700 e ‘800. Si sviluppa dopo la Rivoluzione francese, e c'è un distacco dagli ideali illuministi che non avevano portato a compimento i principi proclamati durante la Rivoluzione (libertà, uguaglianza, fraternità) travolti invece dall’imperialismo Napoleonico. Si sostituisce l'idea di progresso con quella di storia: davanti alla ragione illuministica, livellatrice ed astratta, il Romanticismo fa valere la ragione storica, attenta ai dettagli, alle differenze, alle tradizioni dei singoli popoli. In quest’ottica l'individuo non è più mosso solo dalla ragione, ma anche dalle passioni, dagli impulsi, dai sentimenti. Per i romantici la vita è drammatica perché contesa tra ragione e passione, tra finito ed infinito, vengono poste domande esistenziali, sul senso della vita umana. Ciò ha risvolti anche in campo educativo. CAPITOLO 1: PESTALOZZI E L'EDUCAZIONE POPOLARE Il contesto entro cui si colloca la vita e l'attività di Pestalozzi (1746-1827) è caratterizzato dal clima romantico, dalla Rivoluzione Francese e dalla rivoluzione industriale. Nasce a Zurigo, rimane presto orfano di padre e viene educato dalla madre e dalla domestica. Nel 1769 apre un istituto per fanciulli poveri insegnando loro a coltivare i campi nella buona stagione, a filare e tessere il cotone e, al contempo, li istruisce con l'insegnamento di elementi di lettura, scrittura e calcolo. Tenta di far fronte al mantenimento degli allievi con i proventi del loro lavoro ma il progetto non va a buon fine per problemi amministrativi. Continua a voler aiutare il popolo ad uscire dall'ignoranza e dalle sue riflessioni nascono opere importanti: La veglia di un solitario, Sulla legislazione e l'infanticidio, Leonardo e Gertrude. Apre una scuola per i figli dei borghesi dove sviluppa il suo metodo. Azione educativa e pensiero pedagogico Pestalozzi è insieme educatore e pedagogista e si interessa all'educazione di bambini appartenenti a ceti sociali umili. In Leonardo e Geltrude propone un modello alternativo di società. Scopo del libro è mostrare la vita di un villaggio di contadini nella sua realtà e la forza positiva svolta nell'educazione familiare e scolastica. La riflessione pedagogica di Pestalozzi nasce dalla realtà concreta della vita e si sviluppa entro le difficoltà della vita stessa. Problema fondamentale affrontato Il problema fondamentale che sta alla base di tutta l'attività pratica e teorica di Pestalozzi è l'educazione del popolo, intesa come educazione elementare, formazione professionale e strettamente connessa con l'educazione intellettuale e morale attraverso la guida dell'educatore, attento ai valori e ai contenuti culturali tipici del popolo. La formazione professionale delle classi più disagiate è impostata in chiave di educazione integrale, secondo il metodo dell'educazione elementare dell'intelletto, del cuore, della mano. Egli ricorre anche al mutuo insegnamento perché il maestro, da solo, deve far fonte alle esigenze del singolo allievo. L'educazione pubblica deve avere come modello quella domestica e l'educatore deve essere forza paterna e materna. E' un amore pedagogico che mira solo al benessere degli allievi. Educazione e sua finalità Per Pestalozzi lo scopo dell’educazione è quello di preparare alla vita, indipendentemente dal ceto, senza limitare la possibilità di sviluppare le facoltà proprie dell'alunno. Dunque per lui educare vuol dire abilitare l'uomo al pieno uso delle sue facoltà, e al perfezionamento etico. Ha una concezione dell'uomo simile a quella Rousseau: all'inizio l'uomo è ingenuo ma poi, con l'esperienza, passa dallo stato di natura a quello della vita sociale, dove spesso l'individuo si arena e difficilmente raggiunge un'autonomia etica. Quindi passa da una visone positiva a una negativa. La differenza con Rousseau sta in questo: l'uomo ha l'esigenza di approdare a valori metanaturali. Metodo educativo Il metodo prediletto da Pestalozzi è quello naturale: non bisogna pensare a cosa trasmettere all'alunno, ma a cosa egli ha già in sé, non come facoltà già sviluppate, ma come facoltà suscettibili di sviluppo. È necessario scoprire l'ordinamento elementare e graduale dell'educazione così da sviluppare in modo armonico tutte le facoltà del singolo soggetto, dando all'educazione i caratteri dell'elementarità, gradualità e integralità. Il principio dell'integrità esige che la formazione dell'educando comprenda l'esercizio dell'attività conoscitiva (mente), della volontà e del sentimento (cuore), dell'abilità manuale (mano). Ha grande importanza anche l'intuizione perché, attraverso essa, il bambino coglie l'oggetto nel suo insieme. Ambienti educativi: famiglia e scuola L'ambiente che ha incide nell'educazione del fanciullo è la famiglia. Nell'ambiente familiare la madre ha un ruolo fondamentale: attraverso la madre si sviluppano nel bambino i germi dell'amore, della fiducia, della riconoscenza, della socialità. Dopo la famiglia, la scuola continua il processo iniziato dalla famiglia e permette al fanciullo di ampliare le sue esperienze di vita. Non a caso le istituzioni di Pestalozzi non si chiamano “Istituto” ma “Casa”. L'educazione della donna Pur affermando che la madre non necessiti di grandi studi (poiché nello svolgimento del suo compito educativo è guidata da un istinto naturale), insiste sulla necessità dell'educazione femminile perché la madre dovrà essere capace di trasmettere conoscenze al figlio. INFLUSSO E RISONANZA È conosciuto nel mondo come promotore della "scuola popolare". Il suo pensiero ha influenzato tutto il contesto educativo. Gli siamo debitori, e molti pedagogisti si ispirano a lui. Con lui il maestro non trasmette solo nozioni, scopre le potenzialità e le sviluppa; lui scopre il popolo; dà importanza ai primi anni di vita, al rapporto madre-figlio. CAPITOLO 2: HERBART E LA PEDAGOGIA COME SCIENZA Herbart (1776-1841) ha un ruolo decisivo, in quanto affronta problemi ancor oggi vivi: la fondazione e la sistematizzazione scientifica della pedagogia e l'aspetto educativo dell'istruzione. Il contesto entro cui si snoda la vita di Herbart è caratterizzato dalla Rivoluzione Francese, dall’imperialismo napoleonico e dal tentativo di restaurazione con il Congresso di Vienna. Nell’ambito della pedagogia, subisce l’influsso del clima romantico, ma anche di alcuni movimenti pedagogici come il Filantropismo, il Neoumanesimo, il Pietismo. Nasce in Germania, si sposta poi a Jena per gli studi universitari dove diventa il primo discepolo di Fichte. Vuole dotare la pedagogia di basi scientifiche, che attingano alla teoria e all’esperienza. L’interesse pedagogico si concretizza nei primi saggi di critica pedagogica tra cui troviamo Idee su un piano pedagogico per gli studi superiori, Pedagogia generale e Lettere pedagogiche. Il pensiero pedagogico Herbart è ritenuto il fondatore della pedagogia scientifica. La pedagogia come scienza Egli distingue tra pedagogia come scienza ed arte educativa. La pedagogia, come scienza dell'educazione, è un complesso unitario di conoscenze, che si rifà a principi comuni da cui si sviluppa attraverso un metodo deduttivo. Inoltre è scienza pratica applicata perché implica un riferimento all'esperienza. La pedagogia, in quanto scienza, si fonda: sull'etica, che è filosofia pratica capace di indicare i fini generali dell'educazione; sulla psicologia, che è metafisica applicata capace di indicare quale metodo usare per raggiungere i fini dell'educazione. Psicologia Herbartiana Secondo Herbart l'anima umana, in origine una tabula rasa, è uno dei reali che a contatto con gli altri reali, produce le rappresentazioni. Queste costituiscono tutto il contenuto dell'anima a cui viene attribuita una massa consolidata (l'io) a cui si possono aggiungere nuove mappe di rappresentazioni e costituirne un ampliamento. Le rappresentazioni consolidate formano le masse appercipienti, nel senso che possono percepire nuove rappresentaz, e le nuove rappresentaz si chiamano masse appercepite. Affichè lo sviluppo delle facoltà sia omogeneo e possa formare il carattere morale (che è il fine dell’educazione), è necessario l'intervento dell'istruzione educativa. L'istruzione fornisce arricchimento e stimolo alimentando il motore dell'interesse. Importante è quella forma di interesse che si chiama attenzione appercettiva, grazie a cui si fondono organicamente le nuove conoscenze e quelle già possedute. Educazione e sua finalità L’educazione che si distingue dalla pedagogia, è arte, l’arte di educare. Essa risulta da un complesso di abilità che ha per scopo la formazione del soggetto. L'arte dell'educazione si apprende con l'esercizio, cioè attraverso l'azione, in tal modo l’agire non è routine ma esperienza significativa. Secondo Herbart lo scopo dell'educazione è prima la moralità e, poi, lo sviluppo armonico di tutte le forze dell'educando, la formazione del carattere, la pluralità dell'interesse e la virtù. Governo, insegnamento e "coltura" morale Il processo educativo è imperniato sul rapporto educatore-educando che Herbart suddivide in: 1) Governo (disciplina), è il punto di partenza dell’opera educativa, il primo presupposto dell’educare. Si attua come disciplina esterna, richiesta dall'iniziale incapacità di auto-governo del bambino, che nei primi anni è privo di ogni volere. 2) Insegnamento (istruzione), può avvenire attraverso l'influsso dell'ambiente, dell'esperienza e attraverso la forma organizzata dell'Istruzione (apprendimento). L’insegnamento ha lo scopo di suscitare le attività del soggetto a cui spetta la formazione di sé stesso. 3) Coltura morale (educazione), ha per scopo la formazione del carattere, della personalità dell'educando. La coltura morale ha in comune con l’insegnamento il fatto che entrambi operano per la formazione, quindi per l’avvenire dell’educando, mentre il governo si cura del presente. Ambienti educativi: famiglia e scuola Tra le istituzioni più significative per l'educazione del singolo, Herbart pone la famiglia e la scuola. La famiglia è l'ambiente educativo naturale perché completamente al servizio del bambino. La scuola va ad integrare il lavoro svolto nell’ambiente familiare ed è indispensabile per assicurare l'istruzione a tutti. L’unico limite è quello di non potersi dedicare singolarmente ai ragazzi, specialmente, quando le classi sono troppo numerose. Influsso risonanza Il pensiero di Herbert trova risonanza in tutto il mondo, viene apprezzato soprattutto per: il rapporto interpersonale docente-allievo, primato della famiglia. Le critiche più ricorrenti riguardano l’esagerato moralismo, intellettualismo e un eccessivo individualismo. CAPITOLO 3: IDEALI EDUCATIVI ROMANTICI PADRE GIRARD E L'EDUCAZIONE DEL POPOLO Padre Girard (1765-1850) nasce in Svizzera. L'ambiente familiare e la figura della madre hanno importanza per il suo pensiero. È organizzatore delle scuole popolari e insegnante. Lo influenza una visita all'Istituto di Pestalozzi, e si convince che la scuola deve continuare l'insegnamento materno. Introduce il mutuo insegnamento nelle sue scuole. Le sue opere sono: Corso di lingua, Insegnamento regolare della lingua materna. Azione educativa e pensiero pedagogico Costata il degrado del popolo senza istruzione sostenendo che bisogna umanizzare tali uomini attraverso l'istruzione. In "Progetto di educazione pubblica" troviamo il suo pensiero pedagogico: per lui l'educazione è un'arte ministeriale a servizio della natura, bisogna riconoscere la natura del fanciullo e guidarlo nella sua realizzazione, fino alla piena maturità. Non deve essere solo istruzione ma educazione morale, della volontà e del sentimento. Come Pestalozzi è per il metodo naturale: sviluppare le capacità in armonia e in modo graduale. È conosciuto per il metodo d'insegnamento misto: il maestro tiene lezioni a tutti gli allievi, poi la stessa lezione viene ripetuta dai "monitori" (allievi più preparati) agli allievi, in gruppi distinti, in base a età e capacità. La famiglia è indispensabile e la scuola deve creare lo stile familiare per rapportarsi agli allievi. La figura materna è cruciale: la madre sa come interagire col bambino, spinta dall'amore; così dovrebbe agire ogni educatore. La sua opera ha risonanza in Europa, specie in Italia. Il sistema inglese d'istruzione Le classi di Lancaster sono graduate: 8 di lettura, 8 di scrittura e 12 di aritmetica. Ogni classe ha un monitore, non ci sono libri, ma cartelloni ai muri e sui banchi viene usata la sabbia per scrivere lettere. Si raccolgono in semicerchio davanti al monitore, i banchi gli vengono frontali. Invece Bell li colloca faccia al muro. C'è un libro nero dove si registrano le mancanze; un registro d'ingresso con nome, età; e un libro di scuola per ciascun monitore, dove il maestro segna classe, nome del monitore, tempo degli esercizi. Sono bandite le punizioni corporali, ma il regime è quasi militare, con isolamenti (in uno stanzino) ed espulsioni. LE "SCUOLE DI MUTUO INSEGNAMENTO" IN FRANCIA E ITALIA I metodi di Lancaster e Bell si diffondono soprattutto in Francia e Italia, come metodi combinati. In Francia Dopo lo sbarco di Napoleone in Francia, il ministro interno, stimolato da scritti sull'argomento, emana un decreto, secondo cui in tutti i capoluoghi bisogna adottare il nuovo metodo. Sebbene la disposizione non viene attuata ovunque, si diffondono molti istituti. Si accusano però i sostenitori del metodo di favorire la sovversione, dando ai ragazzi un potere che non hanno. In Francia c'è forte scarto tra le necessità di istruzione e i mezzi disponibili per farlo. In Italia Le prime esperienze si hanno a Napoli, poi in Sicilia. A Milano, Bagutti dirige la prima scuola che consiste nella divisione degli alunni per classi, nella scelta di uno o più fanciulli della scuola ad istruire ciascuna classe. Nello Stato pontificio vengono create e poi abolite. A Firenze si diffondono per opera di Ridolfi. Va precisato che il metodo mutuo sistematicamente organizzato è opera di Bell e Lancaster, ad essi si richiamano tutte le esperienze d’insegnamento reciproco realizzate nella prima metà del 19° sec: il mutuo insegnamento mette in moto nell’educazione l’attività del bambino, il sentimento d’onore, la molla dell’emulazione. VANTAGGI: esercizi in serie graduata, apprendimento combinato di leggere e scrivere, rappresenta un’operazione didascalica poco costosa, l’uso di materiale didattico prima ignorato, come lapis, lavagne, tabelle, cartelloni; SVANTAGGI: tecnica didattica complicata, piena di prescrizioni che riducono la libera spontaneità dello spirito. Attualmente esistono dei modelli di ritorno al mutuo insegnamento, come il Learning by Teaching (imparare insegnando), secondo cui un insegnamento individualizzato in cui è presente un’assistenza tutoriale, permette di migliorare l’apprendimento dell’allievo e del tutor che, insegnando, impara a guidare l’apprendimento. CAPITOLO 2: LA "SCUOLA INFANTILE" NEL 19° SECOLO OWEN E LA "INFANT SCHOOL" IN GRAN BRETAGNA Owen (1771-1858) assume la direzione della Filanda di cotone di New Lanark nel 1800 dove decide di mettere in atto le sue idee riformatrici. Il miglioramento delle condizioni igieniche, i cambiamenti introdotti nelle tecniche di produzione e i rapporti più umani con gli operai all'interno della fabbrica danno lentamente risultati positivi. 2 delibere sono considerate importanti: la decisione di non impiegare i ragazzi nel lavoro industriale prima dei 10 anni e la creazione di una scuola infantile per bambini e bambine dai 2 ai 5 anni. Educare per una nuova società Secondo Owen l'uomo dipende dalle circostanze in cui si trova a vivere, circostanze che influiscono sul suo carattere. La consapevolezza di questa verità, secondo Owen, basterebbe per creare relazioni di carità, tolleranza e giustizia tra industriali e operai nella nuova società prospettata. A tale scopo sollecita il governo ad organizzare un sistema per educare ed istruire tutti. Il "Nuovo Istituto per la formazione del carattere" presso la filanda di New Lanark Riconoscendo i limiti del mutuo insegnamento, più attento alle trasmissione di conoscenze che all'educazione, fonda il nuovo Istituto per la formazione del carattere a new Lanark ponendo l'accento più sull'educazione che sulla trasmissione di conoscenze. Oltre a dare importanza all'istruzione e all'educazione, Owen comprende anche il valore dei primi anni di vita per la formazione dell'individuo. Fonda quindi l'asilo infantile che, inizialmente, consiste in un semplice campo di gioco dove i bambini dai 2 ai 5 anni sono accolti e sorvegliati da persone qualificate. Per tutti i ragazzi dai 6 ai 12 anni viene svolto un programma di cultura elementare: lettura, scrittura, cucito, aritmetica, storia naturale, geografia, storia, principi morali pratici, canto e danza. I bambini dai 2 anni in su si esercitavano nel canto e nella danza e i genitori erano incoraggiati ad assistere a qualsiasi lezione. I ragazzi venivano istruiti senza punizioni. Owen confessa di aver abbandonato ogni fede religiosa, introduce l'insegnamento della religione solo a seguito delle richieste dei genitori. LA SCUOLA INFANTILE IN ITALIA Aporti e i primi "asili infantili” Il primo esperimento di scuola infantile in Italia ha inizio a Cremona nel 1828 grazie ad Aporti (1791-1858). Molte scuole inizieranno percorsi analoghi. Nella scuola infantile è fondamentale l'educazione religiosa: si inizia la scuola del mattino e quella del pomeriggio con la preghiera cristiana nella lingua materna. Occupa un posto centrale anche l'educazione morale. Aporti tiene in considerazione il forte spirito imitativo dei bambini a cui vanno presentati modelli esemplari. I bambini vengono stimolati, più che a coltivare la memoria, all'osservazione delle cose e alla riflessione attraverso il metodo intuitivo che Aporti preferisce chiamare dimostrativo. Come nella infant school inglese, i contenuti svolti nella scuola infantile aportiana sono: apprendimento dell'alfabeto, lettura e scrittura, operazioni aritmetiche, frazioni semplici. Aporti non accetta il mutuo insegnamento. Non sono ammesse le punizioni corporali e la privazione di cibo. Viene consigliato l'uso dei premi. LIMITI: scarsa attenzione psicologica, macchinosità dei metodi, contaminazione della scuola infantile con la scuola elementare a causa di una istruzione eccessivamente ampia. La scuola infantile verrà sostituita dai giardini d’infanzia froebeliani. LA SCUOLA INFATILE IN ALTRI PAESI EUROPEI: DALLA "SALLE D'ASILE" AL "KINDERGARTEN" Prima di Owen, Comenio e Campanella (17° secolo) avevano già anticipato il modello delle scuole d'infanzia. Oberlin e le prime "Salles d'asile" Oberlin (1740-1826), pastore evangelico, fondò in Francia un'istituzione in cui ai bambini più piccoli venivano offerte cure fisiche, istruzione ed educazione allo scopo di migliorare la situazione dei più poveri. L'organizzazione scolastica riflette il modello della vita militare. Gli alunni più grandi sono responsabili dell'andamento della scuola attraverso l'esercizio di diverse cariche: le guardie, che sono responsabili dell'ordine e della pulizia della scuola; i comandanti di un plotone (6-7 ragazzi) che devono promuovere lo spirito di lavoro; il giurato che sta a capo delle guardie; l'anziano che è responsabile di tutte le cariche e che fa capo al maestro. Mediante questa gerarchia Oberlin vuole che gli allievi si responsabilizzino sia verso sé stessi che verso la comunità. Asiles per i più piccoli Il piano di insegnamento prevede 2 gradi: elementare e medio. Oberlin avviò una sorta di scuola materna per i figli dei contadini che sono raccolti in sale chiamate Asiles; gli asiles sono gestiti da "conduttrici dell'infanzia" che li lasciano giocare liberamente, in sintonia con l'ambiente rurale in cui i bambini stessi vivono. Le conduttrici avevano anche il ruolo di insegnar loro alcune regole di pulizia, l’orrore alla menzogna, il rispetto verso i poveri. Questa formazione morale doveva essere data mediante il racconto di storie edificanti e soprattutto attraverso l'esempio delle conduttrici. Oberlin è definito precursore delle scuole materne. CAPITOLO 3. STATO, CHIESA, EDUCAZIONE NELLA PRIMA META’ DEL 19° SECOLO All'inizio del 19° secolo, in Europa, lo Stato è assente nell'educazione, ad occuparsene sono iniziative private, legate alla Chiesa, che offrono un’educazione elementare; l’offerta culturale di tali iniziative è però limitata e i collegi erano riservati in particolare ai giovani dei ceti benestanti. Nel corso dell’800 la situazione cambia, perché lo Stato scopre la scuola anche come strumento di dominio politico, per controllare l’educazione. Subentra quindi il tema della "libertà d'insegnamento". ORDINAMENTI DELL'ISTRUZIONE PUBBLICA Riforme francesi Per la scuola primaria citiamo la Legge Guizot (1833): ogni comune deve aprire scuole in locali adatti, garantendo retribuzione al maestro; ogni comune deve disporre di una scuola per la formazione dei maestri; bisogna prevedere l'insegnamento della religione. Nel ’48, grazie a un progetto di Carnet, si afferma un'istruzione laica, gratuita e obbligatoria e si sancisce libertà d'insegnamento. Per la scuola secondaria citiamo la Legge Falloux (1850): sancisce libertà d'insegnamento anche nelle scuole secondarie e prevede scuole per adulti e apprendisti. In Italia: dalla Costituzione della Repubblica Cisalpina alla legge Boncompagni Nella prima fase del dominio francese in Italia (1797) viene costituita la Repubblica cisalpina in cui regna il principio di obbligatorietà d'insegnamento popolare, di laicità e gratuità. Nella seconda fase di dominazione francese (1800-1814), l’influsso di Napoleone sull’ordinamento pubblico dell’insegnamento diviene sempre più forte tanto che con la legge del 1802, l’istruzione del regno italico viene articolata in 3 ordini di scuola: 1) Università (Bologna, Padova, Pavia), 2) licei e scuole secondarie, 3) scuole primarie. Nel 1807 Bonaparte introduce nel regno di Napoli i collegi Reali. La politica napoleonica, che cerca di centralizzare l’insegnamento, trova una formulazione importanti negli interventi legislativi di Murat, Re delle 2 Sicilie, che col decreto del 1811 sottrae la giurisdizione scolastica all’autorità ecclesiastica. L’istruzione veniva data solo all’università di Napoli, nei licei, nei collegi, e nelle scuole primarie (gratis), ogni comune aveva la sua scuola femminile e scuole di arti e mestieri. Durante la restaurazione sono fortemente presenti personalità ecclesiastiche nell'insegnamento. 2 ordinamenti importanti del periodo sono: 1) Il Regolamento per le scuole fuori dalle università: approvato da Carlo Felice si propone di richiamare le scuole fuori dall'università e richiede che venga inserito l’insegnamento di educazione morale e scientifica. L’esigenza di unificare gli istituti scolastici, le dottrine sull’educazione e le proposte di rinnovamento porta alla fondazione della Segreteria di Stato per l'istruzione pubblica (poi Ministero della pubblica istruzione). Viene quindi elaborata la 2) Legge Boncompagni (1848) firmata da Carlo Alberto, che stabilisce la presenza di 3 ordini: scuole elementari inferiori, scuola secondaria classica, università. Da questa legge nacque poi la Legge Casati che rimase in vigore fino alla riforma Gentile (1923). CONGREGAZIONI RELIGIOSE PER L'EDUCAZIONE DEI GIOVANI I protagonisti di questo vasto rinnovamento sono gli istituti religiosi, dediti all’insegnamento e all’educazione. Nei primi decenni del 19° secolo vengono ripristinati gli istituti soppressi dalla rivoluzione e sorgono nuove congregazioni di insegnanti. La Chiesa si fa più presente nell'istruzione e tra il 1800 e il 1860 nascono molti istituti maschili e femminili. Istituti religiosi per ragazzi 1) I fratelli Cavanis aprono la prima scuola di carità per ragazzi poveri a Venezia. Si occupano di: lettura e scrittura, grammatica italiana e latina, scienza e istruzione morale. L'istruzione è gratuita; 2) Lodovico Pavoni: è un sacerdote e fonda un istituto per la gioventù povera. Istruisce i ragazzi secondo la fede e la pietà. Si cura anche dell’educazione dei poveri sordo muti, creando stabilimenti dove questi ragazzi possono essere raccolti, gratuitamente mantenuti ed addestrati nelle arti meccaniche se in città, nell’agricoltura se in campagna. 3) Champagnat e i fratelli Maristi: fondano istituti in Francia, essi danno importanza alla prevenzione, alla presenza del maestro tra gli allievi e alla centralità religiosa. Istituti religiosi per ragazze 1) Canossiane: fondato a Verona da Maddalena di Canossa per le ragazze abbandonate. La fondatrice aveva sensibilità pedagogica e fonda anche le Scuole per maestre rurali. 2) Figlie del Sacro cuore di Gesù: fondato dalla Verzeti per l'istruzione di ragazze di LAMBRUSCHINI: L'INTERLOCUTORE DI PEDAGOGISTI E EDUCATORI Lambruschini (1788-1873) è definito il Girard d'Italia perché dà importanza all'educazione del popolo e dà importanza alla religione e al rapporto con gli allievi. Fonda a San Cerbone un istituto per ragazzi di famiglie signorili, ma si dedica anche all'educazione dei contadini. Fonda con Ridolfi il Giornale agrario toscano. Dirige e scrive la Guida dell'Educatore, prima rivista pedagogica del 19° secolo. Ha rapporti con pedagogisti italiani ed europei. L’istituto di San Cerbone accoglie pochi ragazzi, per una educazione integrale, dallo studio al lavoro nei campi. L'educazione religiosa è importante, non per le pratiche o i riti, ma affinché si instauri un rapporto con Dio, il quale si incontra nella natura. Scrive 2 articoli importanti in Guida dell'Educatore: 1) Autorità e libertà= Bisogna rispettare la libertà dell'educando; non bisogna esercitare l'autorità per tornaconti propri, ma in funzione dell'autonomia dell'educando. L'autorità è un servizio, l'educatore è un "cooperatore". 2) Metodo didattico= Promuove il metodo globale e graduale: va dal complesso alle parti, dalle parole alle sillabe, dall'intuizione al ragionamento. I bambini conoscono più per intuizione. CAPITOLO 3: PEDAGOGISTI ED EDUCATORI CATTOLICI IN PIEMONTE In Piemonte il problema educativo viene affrontato soprattutto a partire dal 1940. Nel ‘48 la politica scolastica diventa nazionale con il primo Codice dell'istruzione per opera di Boncompagni. ROSMINI: PER UNA FILOSOFIA CON VALENZA PEDAGOGICA E PER UNA PEDAGOGIA CHE SI ISCRIVE NELLA FLOSOFIA Rosmini (1797-1855) è un grande filosofo ed educatore dell'800. Coinvolto sia nella politica, che nell'istituzione di istituti (Suore della provvidenza, Collegio degli Educatori e dei Missionari). Favorevole all'indipendenza dell'Italia, entra in contrasto con le politiche del tempo. Per capire il suo pensiero pedagogico bisogna far riferimento a quello filosofico. L'educazione è per lui perfezione dello spirito umano. Vuole trovare i mezzi per migliorare la condizione dell'uomo e della società. In Sull'unità dell'educazione emerge il fine che secondo lui deve avere l’educazione: la formazione armonica di tutto l'uomo; educare tutte le facoltà all'unità; non dare solo sapere, ma sapienza e valori. Ha una visone ontologica e antropologica e si fa promotore di una pedagogia della verità: l'uomo, attraverso la verità, deve raggiungere l'ordine gerarchico e prendersi il suo posto in quest'ordine, non può piegare la realtà a suo piacimento, ma deve adeguarsi. Questa è l'educazione. Studia il problema del metodo in modo nuovo e scientifico. In Del principio supremo della metodica troviamo 1) la ricerca di un principio regolativo in riferimento alla didattica; 2) la descrizione della vita psicologica dell'uomo nelle sue tappe di sviluppo, fino a giungere ad un'educazione unitaria. Il problema del metodo trova sistemazione nella "Logica". Viene beatificato nel 2007. RAYNERI: SISTEMAZIONE PEDAGOGICA E POLITICA SCOLASTICA Rayneri (1810-1867) è stato influenzato da Rosmini da cui trae ispirazione il suo metodo. Secondo Rayneri le nostre cognizioni sono tra loro collegate, le une servono per acquisire le altre, si deve passare dal noto all'ignoto. Presenta la seconda legge didattica: negli esercizi mentali, bisogna guidare l'alunno dal facile al difficile. Il maestro deve conoscere non solo la materia, ma anche gli alunni. L'insegnamento deve essere chiaro e graduato. Per lui l'educazione è l'arte di rendere libero l'uomo. L'educatore deve operare secondo le leggi dell'universalità e dell'armonia. L'educazione nazionale deve essere: una, universale, armonica, graduata e conveniente ai bisogni di tutte le classi. DON BOSCO E IL "SISTEMA PREVENTIVO" Bosco (1815-1888) è conosciuto come il sacerdote amico dei giovani. Frequenta le carceri di Torino dove entra in contatto con i giovani carcerati per i quali apre l'Oratorio festivo (riunioni domenicali, catechismo, giochi, canti). La sua notorietà deriva dallo scritto Il sistema preventivo nell'educazione della gioventù. Al centro della sua attività troviamo la religione e l'educazione religiosa. Rifiuta il sistema repressivo, ovvero infliggere un castigo a chi commette atti sbagliati, e adotta invece un sistema preventivo in cui l’educando viene messo a conoscenza dei regolamenti di un istituto e viene controllato. Il rispetto delle regole viene osservato dai direttori o dagli assistenti che, come padri amorevoli, guidano l’educando correggendolo laddove sbaglia. 0L'educazione si fonda su ragione, religione e amorevolezza. L'educatore è sempre presente tra i giovani, non basta amare i giovani, ma amare ciò che loro amano: le loro attitudini, attività. C'è ampio spazio per le relazioni interpersonali. L'educatore è padre, fratello, amico. Per attirare ragazzi usa: giochi, regali, divertimento. Ci sono colloqui personali con i ragazzi nel cortile, paroline all'orecchio. Si instaura un clima di familiarità, dove il dialogo, la corresponsabilità di tutti, e l’impegno civile regnano sovrani. L'EDUCAZIONE DELLA DONNA NELL'800 L'istruzione del popolo è collegata a quella della donna. Tra le istituzioni troviamo prevalentemente quelle religiose. Nell'800 l'istruzione è obbligatoria anche per le donne, ma aleggia ancora l'idea che l’istruzione sia per ragazzi. Per le ragazze è prevista un’educazione elementare, seguita da norme di comportamento che le preparino al ruolo di mogli e madri, insegnando loro i mestieri di casa. E' più un'educazione delle buone maniere. Ma già è un passo verso la successiva uguaglianza. PARTE V: PEDAGOGIA TRA SCIENZA E FILOSOFIA: IL DISCORSO PEDAGOGICO DEL POSITIVISMO E DELL'IDEALISMO Il Positivismo è un movimento che tra ‘800 e ‘900 domina tutti gli aspetti della cultura europea nei suoi vari aspetti filosofici, politici, letterari, scientifici, religiosi e pedagogici. In questo contesto la pedagogia incontra difficoltà nel trovare il suo statuto epistemologico: il positivismo la riduce a scienza del fatto educativo, mentre l’idealismo di Gentile la riduce a filosofia. I tratti del Positivismo sono: affermazione del primato della scienza (applicabile a tutti gli ambiti) e del suo metodo conoscitivo; negazione di ogni realtà non osservabile e non sperimentabile; applicazione del metodo induttivo (dal particolare al generale) a tutti i fenomeni (naturali, morali, culturali, sociali, religiosi); nascita della psicologia e della sociologia come scienza. In Italia il più grande esponente è Ardigò. In filosofia abbiamo l'Idealismo di Hegel e in Italia di Croce e Gentile. CAPITOLO 1: IL POSITIVISMO PEDAGOGICO SPENCER: PEDAGOGISTA DELL'EVOLUZIONE Il contesto entro cui vive Spencer 1820 1903 è quello dell'800 inglese, caratterizzato dal pieno decollo della rivoluzione industriale. Evoluzione e scienza dell'educazione Spencer introduce nel lessico filosofico e scientifico il termine evoluzione. Egli parla di evoluzione come legge universale valida anche per la società umana. L'evoluzione ha caratteristiche proprie: passaggio da una forma meno coerente a una forma più coerente, dall’omogeneo all’eterogeneo, dall’indefinito al definito. L'evoluzione dell'universo è un processo necessario ed è sviluppo verso il meglio. Proprio qui troviamo il suo positivismo. Egli considera, in chiave evoluzionista, il problema educativo delle nuove generazioni, come problema di adattamento delle nuove generazioni alle esigenze dell’individuo e della società. L'educazione è un fatto e ad essa si applica il metodo scientifico. La natura è grande educatrice e bisogna seguirla. Fine dell'educazione Il fine dell’educazione per Spencer è la preparazione a una vita completa, intesa come capacità di soddisfare le diverse attività della vita umana in base all’ordine gerarchico in cui si presentano. L'educazione deve preparare l'uomo a soddisfare le diverse attività proprie della vita: attività che servono alla propria conservazione; attività che provvedono alle necessità della vita; attività che hanno per fine l'allevamento della prole; attività che riempiono il tempo libero della vita. Metodo educativo Propone di seguire il processo che si ha nell'evoluzione della natura e della specie umana: bisogna procedere dal semplice al complesso. I fanciulli devono essere spinti a fare da sé le proprie ricerche, traendone proprie conclusioni. Inoltre Spencer insiste affinché i genitori non siano autoritari, evitino punizioni, lasciando che siano le reazioni naturali a rendere consapevoli i fanciulli della loro buona/cattiva condotta. Le Scuole nuove s’ispirano alla teoria di Spencer. ARDIGO' E L'EDUCAZIONE COME ACQUISIZIONE DI ABITUDINI Ardigò (1828-1920) è il maggiore esponente del positivismo italiano. In quegli anni il problema dell’istruzione è legato alla risoluzione di problemi di varia natura come la questione meridionale, la questione sociale, l’analfabetismo; si affacciano poi dei nuovi problemi come il movimento operaio, la politica coloniale, il problema dell’irredentismo. La natura come unica realtà è l’idea centrale del pensiero ardigoniano. In tale ambito, l’unica conoscenza valida è quella scientifica che parte dal fatto, come dato certo ed inconfutabile. Si va dall'ignoto al noto: la natura è conoscibile, l'ignoto è ciò che non è ancora noto, ma che può diventarlo. Si va dall'indistinto al distinto: tutta la realtà è natura e la natura è soggetta all'evoluzione, non in senso fisico come sosteneva Spencer ma a livello psichico. L'evoluzione è un processo di auto distinzione che parte dall'indistinto originario che è la sensazione. La volontà umana non è libera, è sottoposta alle leggi della natura. Le norme morali sono le reazioni degli uomini agli eventi dannosi. E' una morale di tipo sociologico. Pedagogia: scienza dell'educazione Per lui la pedagogia è scienza dell'educazione e non ha un fine, ma ha degli effetti. Per lui l'educazione è formazione naturale di abitudini acquisite, cioè formazione di abitudini acquisite attraverso fattori ambientali. Il processo educativo ha 4 momenti: attività, esercizio, abitudine, educazione. L'educazione è l'ultimo anello. Siamo di fronte ad una pedagogia biologico-sociologica, meccanicistica. Tra le Matrici (o fattori) che devono agire sull'educazione (cioè quei fattori esterni che educano facendo acquisire abitudini) troviamo: società, famiglia, educatori di professione, maestranze professionali e istituzioni speciali. Metodo Le lezioni fatte servendosi solo delle parole, sono dette formali, quelle fatte per mezzo di cose reali viene definito metodo reale. Si tratta di un metodo intuitivo (sperimentale) che eccita il fanciullo attraverso il contatto con le cose che lo circondano. Anche il metodo deduttivo (a priori, sintetico) e quello induttivo (a posteriori, analitico) possono essere usati in base alle esigenze. GABELLI: PER UN'EDUCAZIONE VIVA E SOCIALE Gabelli (1830-1891), diventa direttore di una scuola e da allora inizia a fare riflessioni pedagogiche. Osservare la realtà: punto di partenza per una riflessione sull'educazione Per cambiare la direzione dell'educazione bisogna partire dalla realtà dei fatti, in linea col pensiero positivista, ma c'è una differenza: bisogna coniugare le esigenze dell'educando con quelle della società, quindi è un positivismo metodologico più che sistematico. Il suo è un positivismo non chiuso e non definito in un sistem, è invece un metodo di esperienza e sperimentazione, sempre pronto a nuove esperienze. Educazione: formazione dell'uomo nella realtà concreta storica Il fine dell'educazione non va cercato fuori dall'uomo, ma nel suo essere, nelle sue esigenze storiche e sociali, personali, così da formare persone padrone di sé, utili alla società, alle esigenze storiche. Quindi è un fine pratico. Fine dell'istruzione: formare uomini dalla "testa chiara" (con l'esercizio, la riflessione), capaci di adeguarsi alla realtà storica. Scuola che non solo istruisce, ma educa: Scuola educatrice. Vuoi cambiare la scuola? Inizia dal metodo Cambiare metodo vuol dire cambiare gli uomini. Il metodo d'insegnare è relativo al modo di pensare del paese. Partire dalle esigenze del fanciullo. Bisogna capire le sue esigenze e partire da quanto già conosce grazie all'esperienza, tenere conto del suo mondo fantastico, del gioco (Frobel), del suo bisogno di conoscere. È questo il metodo intuitivo o naturale grazie a cui si legge la realtà e non solo i libri. famiglia. L'educazione è compito esclusivo della famiglia. Egli cerca di organizzare una scuola antiautoritaria in cui non vengono contemplati orari, programmi fissi o compiti da svolgere. Mutamenti nel contesto sociale Nella seconda metà del 19° sec il problema dell'insegnamento e dell'educazione acquista connotazioni inedite. Vi intervengono numerosi fattori: diffusione della rivoluzione industriale, urbanesimo, nascita di nuovi regimi politici, mutamenti della vita collettiva, progresso della scienza. Tali fattori danno un forte impulso all'alfabetizzazione e provocano significativi mutamenti nell'impostazione della scuola e nel rinnovamento dei metodi didattici. LE SCUOLE NUOVE INGLESI La scuola di Abbotsholme Reddie (1858-1932) fonda la scuola di Abbotsholme, inizialmente una comunità agricola, che poi divenne una scuola per i figli della classe dirigente. Con questa scuola Reddie vuole raggiungere un obiettivo: lo sviluppo armonico di tutte le facoltà dell'allievo. La struttura di scuola-internato in campagna risponde allo scopo di preservare i giovani dalla corruzione contribuendo così alla rigenerazione sociale. La scuola è concepita come una monarchia costituzionale in cui il direttore della scuola è il capo, i maestri e i capitani (alunni scelti tra i migliori) sono i magistrati e i ministri, gli allievi e gli impiegati sono i cittadini. L'orario scolastico contempla al mattino le discipline abituali nelle altre scuole, al pomeriggio si dà spazio agli esercizi fisici e alle attività manuali. A tutti i ragazzi viene offerta inoltre la possibilità di dedicarsi a occupazioni libere. L'educazione religiosa è curata negli incontri nella Cappella dell'Istituto. Vengono privilegiati il contatto con la natura, le attività pratiche, la ricerca personale di conoscenze e la discussione su oggetti raccolti nell'ambient. Abbotsholme fu oggetto di critiche per la sua impostazione autoritaria. La scuola di Bedales Badley (1865-1967) non condivide il sistema dei Capitani o Prefetti: lo considera poco adatto a garantire la partecipazione degli alunni all'andamento della scuola. Per promuovere la partecipazione viene organizzato il Parlamento scolastico, questa struttura deve accordare la libertà e l'ordine. Questo tipo di organizzazione risponde alla consapevolezza degli impulsi educativi dell'ambiente in cui vengono a trovarsi i ragazzi. A Badales si pratica la coeducazione cioè l'educazione comune dei 2 sessi in tutti i gradi. ALTRE ESPERIENZE E MOVIMENTI EDUCATIVI: LO SCAUTISMO Nei paesi britannici nascono altre esperienze educative. Molto significativa è l'opera di Baden-Powell (1857-1941), creatore dello scautismo. Lo scopo dell'educazione per lui è quello di migliorare la qualità dei nostri futuri cittadini. Egli stesso segnala i 4 punti della formazione scout: carattere, salute e forza fisica, abilità manuale, servizio al prossimo. Nel farlo Baden-Powell ha rispettato alcuni interessi del ragazzo: gusto per il rischio e l'avventura, bisogno di esercizio fisico, di gioco, di attività di gruppo, ricerca di felicità, amore per la natura e la vita all'aria aperta. IL MOVIMENTO DI RIFORMA PEDAGOGICA IN GERMANIA Lietz e le prime case di educazione in campagna Lietz (1868-1919) critica il sistema scolastico tedesco e fonda le sue idee pedagogiche sul modello di Abbotsholme. Fonda case di educazione in campagna, improntate ad un tenore di vita sereno, igienico e sobrio allo scopo di aiutare i ragazzi a formare il loro carattere in modo armonico, in contatto con la natura. Le lezioni si alternano con le attività manuali, i giochi e lo sport. Ogni giorno hanno luogo le funzioni religiose. Lietz insiste sul fatto che allievi ed educatori devono vivere, giocare e lavorare insieme. Tra i suoi collaboratori abbiamo Geheeb. Paul Geheeb e la "Odenwaldshul" Geheeb (1870-1961), nelle sue riflessioni pedagogiche, parte dal bambino in qualità di soggetto attivo, il bambino non è qualcosa che bisogna plasmare in quanto è dotato di una sua individualità. L'individuo diventa uomo in continuo collegamento psichico con l'ambiente che lo circonda. Per caratterizzare la struttura della scuola dell'Odenwald, Geheeb parla di Colonia pedagogica, in cui viene ricreato il sistema familiare. Successivamente tale sistema viene sostituito con il sistema degli assistenti così strutturato: i ragazzi sono divisi in gruppi da 25. Ogni gruppo forma una comunità domestica. In ogni comunità i ragazzi più grandi scelti dai compagni assumono una carica di responsabilità nei diversi settori della casa. Quando sorge qualche questione importante, di carattere intellettuale o disciplinare, ha luogo l'assemblea della comunità scolastica. Il mattino è dedicato al lavoro teorico mentre il pomeriggio al lavoro manuale e ad altre attività. Non esiste un piano didattico generale: ogni ragazzo lavora per conto proprio, assistito da esperti insegnanti secondo il suo piano personale. Gli allievi dopo aver discusso con l'assistente di studio e col maestro della materia, possono scegliere ogni mese due corsi a cui partecipare. Negli ultimi giorni del mese ha luogo un'assemblea di comunità in cui viene presentata la situazione di ogni corso. Il "movimento della gioventù tedesca" Mentre Geheeb e Lietz organizzano i loro istituti, gli studenti tedeschi organizzano un movimento di opposizione alla cultura tradizionale e al mondo degli adulti. Viene proposta l'iniziativa "uccello migratore" in cui gruppi di giovani si riuniscono per fare passeggiate in campagna. I giovani sentono il bisogno di abbandonare le grandi città, di prendere contatto con la natura e con la gente semplice degli ambienti contadini. Il movimento è sempre più orientato al rifiuto del mondo adulto e all'affermazione dell'autonomia della gioventù. Kenchensteiner e la "scuola lavoro" Kenchensteiner cerca di inserire, negli ultimi anni della scuola popolare, il lavoro manuale. Nascono così officine scolastiche per il lavoro del legno e dei metalli, e vengono introdotti il laboratorio di fisica e chimica. Scopo fondamentale dell'educazione è la promozione dell'individualità e l'autonomia morale. Questo traguardo può essere raggiunto attraverso la partecipazione ai valori storici tramandati, il culmine viene raggiunto quando l'individuo diviene cittadino utile allo Stato. Kenchensteiner sostiene che la scuola ha 3 scopi: preparare gli allievi al lavoro; abituare il cittadino a lavorare non solo per il suo sostentamento ma per il bene dello Stato; aiutare il cittadino a costruire uno Stato etico. Il cittadino dà il suo contributo al bene dello Stato attraverso l'esercizio della professione. Secondo Kenchensteiner i gradi del processo logico che garantiscono la valenza pedagogica del lavoro sono: scoperta e delimitazione delle difficoltà; ipotesi di soluzione; esame del valore di queste; verifica del lavoro. In relazione all'ultimo punto, ogni lavoro proposto all'alunno deve essere oggetto di autoesame. Mediante la partecipazione alle attività comuni, la scuola si trasforma in vera comunità di lavoro. Il lavoro manuale consente di evidenziare i rapporti di interdipendenza che esistono tra gli interessi di ognuno dei membri con gli interessi della comunità. IL RINNOVAMENTO DELLA SCUOLA IN SPAGNA Giner e l' "Istituzione libera d'insegnamento" Tale istituzione viene fondata nel 1876 a Madrid. Nonostante sia nata come centro di ricerca e scuola privata di studi superiori, si trasforma presto in centro di insegnamento secondario ed elementare con annesso giardino di infanzia. A promuovere l'iniziativa fu il filosofo e pedagogista Giner (1839-1915). Giner definisce l'uomo come un essere di unione: composto organico di 2 sfere, corpo e spirito, in intima connessione e azione reciproca. Attraverso lo strumento del corpo l'uomo entra in contatto con le altre realtà finite. È compito dell'uomo fare in modo che tutti gli esseri dispieghino le loro forze in unità, proporzione e armonia, in cui si fonda la salute di ogni sfera del mondo. Tale impegno esige nell'uomo stesso, in primo luogo la propria realizzazione, che è l'educazione per antonomasia. La scuola deve situarsi in mezzo alla vita e in mezzo all'ambiente naturale della campagna. All'autore interessano in modo particolare gli aspetti educativi: formazione del gusto artistico, ricchezza di esperienza, clima di serenità e libertà. La struttura della scuola deve trasformarsi fino a fare di essa un laboratorio di ricerca personale in cui il fanciullo scopra le cose da sé e per sé stesso. Si verifica una rivoluzione dei metodi: i metodi usati sono quelli intuitivi e socratici, personali e attivi. La scuola all'aria aperta di Manjòn Manjon (1846-1923) sosteneva 3 idee madre: l'educazione deve iniziare dalla culla, deve essere morale, religiosa e libera. Spinto dai ragazzi, iniziò a fare scuola all'aria aperta. L'amore per la natura va unito a un profondo senso religioso. Manjon vede il bambino come un essere attivo, perciò introduce dei laboratori e orticelli curati dai ragazzi. Bisogna rinnovare la scuola con metodi attivi e usare sussidi intuitivi (cose, strumenti, carte geografiche, musei, quadri). Alcune critiche: estrema attenzione alla dimensione religiosa della scuola; la attenzione per il rinnovamento didattico lo porta a trascurare il rinnovamento dei contenuti da proporre. CAPITOLO 2: ESPERIENZE DI "SCUOLE NUOVE" IN ITALIA In Italia le scuole nuove prenderanno il nome di Scuola materna o Casa dei fanciulli (sorelle Agazzi), e Casa del bambino (Montessori). Tali scuole saranno presenti dal 1870 al 1900. In questo periodo l’Italia vive una crisi legata ai problemi dei lavoratori. Si discute di questo, in rapporto all'educazione, nel Congresso pedagogico del 1898, cui prendono parte le sorelle Agazzi e Maria Montessori. LE SORELLE AGAZZI E L'ASILO DI MOMPIANO Rosa e Caterina Agazzi nascono a Cremona. Iniziano l'attività educativa a Brescia. Stimolate dal direttore didattico Pietro Pasquali, frequentano il corso di lavoro manuale e il corso frobeliano. Si trasferiscono prima a Brescia e poi a Mompiano dove applicano il metodo Agazzi. Verso il superamento del metodo frobeliano Nel primo intervento pubblico tenuto durante il congresso pedagogico Torinese del '98, Rosa Agazzi condanna la situazione decadente in cui versano gli asili d'infanzia in Italia. L'esperienza educativo-didattica agazziana si caratterizza per l'attenzione ai bisogni del bambino e per la semplicità dei metodi che vengono spogliati di ogni convenzione. Per tale ragione sostituiscono i numeri, usati per contraddistinguere le proprietà dei bambini, con dei contrassegni (oggetti naturali vari, utensili, figure geometriche) che rispecchiano qualcosa di noto per il bambino. I contrassegni, oltre a facilitare le operazioni di spostamento degli oggetti, arricchiscono la conoscenza linguistica dei bambini. Particolare importanza viene data al museo didattico che comprende umili cose raccolte con l'aiuto dei ragazzi, utili per l'esercizio quotidiano del maneggio delle cose. Riconoscono dei meriti al metodo di Frobel, ciononostante non usano il materiale formalistico, usano piuttosto degli oggetti comuni. Il metodo Pasquali-Agazzi Le sorelle Agazzi, spronate da Pasquali, sono donne d'azione. Gli oggetti raccolti nel museo didattico sono dei mezzi d'informazione e di educazione. Il bambino è concepito come essere attivo, come germe vitale che aspira al suo completo sviluppo. Qualunque esercizio diventa un'esercitazione di intelligenza, senza perdere mai di vista l'interezza del bambino (l'ambiente in cui vive, la sua storia). Il tutto viene svolto attraverso l'esercizio fisico: contatto con la terra, col sole nel giardino. Vengono inoltre introdotti anche altri mezzi di educazione, come gli esercizi di vita pratica (lavare, lavarsi, rimboccarsi le maniche, soffiarsi il naso, disporre sedie). L'ambiente è familiare, rispecchia una grande famiglia e accoglie bambini provenienti da diverse classi sociali. Tra gli esercizi di vita pratica troviamo l'assistenza dei maggiori ai minori, al fine di favorire il senso di solidarietà. MONTESSORI E LE "CASE DEI BAMBINI" Maria Montessori (1870-1952) inizia a Roma il suo esperimento pedagogico più noto, "le case dei bambini". Nuclei tematici fondamentali di cui si occupa sono: l'apporto della scienza al rinnovamento dei metodi educativi; la centralità del bambino in quanto essere attivo; l'importanza dell'ambiente dal punto di vista pedagogico didattico. Pensiero pedagogico Secondo la Montessori è urgente il rinnovamento dei metodi educativi e didattici e la preparazione di nuovi maestri, capaci di fare uno studio metodico dell'educando Programma di idee associate Decroly delinea un programma di "idee associate" che abbraccia 2 domini fondamentali di conoscenza: 1) il fanciullo e i suoi bisogni, 2) il fanciullo e il suo ambiente. Lo studio segue poi 3 tappe attraverso 3 esercizi: osservazione, associazione, espressione attraverso attività manuali o col linguaggio. Tutto parte però dall'interesse. DEVAUD E LA SCUOLA ATTIVA SECONDO L'ORDINE CRISTIANO Dévaud (1876-1942) nasce in Svizzera. Si laurea in Lettere e diviene professore universitario. Si fa promotore della scuola rurale, a contatto con la natura. Devaud rivendica la supremazia dell'intelligenza sulle altre facoltà umane. L'intelligenza è la facoltà che ci fa conoscere il vero. L'uomo però impara non solo per il piacere di imparare ma per vedere chiaro nella sua esistenza. Abbiamo bisogno della verità non solo per conoscerla ma per vivere meglio e per essere meglio. In questo contesto emerge l'esigenza di una scuola afferratrice di vita. L'autore auspica una sintesi tra la verità e le istanze più feconde della scuola attiva. Dal punto di vista educativo e didattico l'attività del maestro è ordinata all'attività dell'alunno, ma l'attività di questi è ordinata alla verità e a Dio. Devaud critica Claparede e Decroly: dire che l'interesse deriva da bisogni biologici è riduttivo perché non dà spazio all'intelligenza. CAPITOLO 4: LE "SCUOLE PROGRESSIVE" NEGLI STATI UNITI In America del Nord il movimento di riforma pedagogica prende il nome di Scuola progressiva. I maggiori esponenti usano anche i termini New School o New Education. DEWEY E LA SCUOLA COME ISTITUZIONE SOCIALE Dewey (1859-1952) è ritenuto il massimo rappresentante e teorico della scuola progressiva. Nel 1896 presenta la scuola aperta sotto gli auspici del Dipartimento pedagogico dell'Università di Chicago come un laboratorio di pedagogia e indica l'ipotesi soggiacente all'esperimento: la scuola è un'istituzione sociale, dunque deve riprodurre in maniera ridotta e semplice le idee e i fatti della società più ampia e complessa. Uno dei principi più importanti nel suo pensiero è l'apprendere attraverso l'esperienza e l'azione (Learning by doing). Pensiero pedagogico I tratti più importanti della concezione filosofica deweyana sono: tendenza a guardare la realtà in maniera unitaria, considerazione della realtà stessa in continuo divenire, rilevanza dei legami tra individuo e società. 2 temi fondamentali della sua pedagogia sono: 1) L'esperienza: è il punto di partenza per l'educazione e denota tutto ciò che avviene nel mondo, tutto ciò che è esperimento, è una realtà onninclusiva. Secondo Dewey l'esperienza non è un fatto esclusivamente soggettivo ed è qualcosa di diverso dalla coscienza; comprende ciò che è razionale e logico, ma anche ciò che è irrazionale e inconscio. Da ciò ne consegue che l'esperienza è cosa attiva ed è valida quando conduce a percepire le connessioni tra le attività del soggetto e le conseguenze che ne risultano. 2) Pensiero e ricerca: a differenza della tradizione che vede la conoscenza come un mondo statico e compiuto (da lui chiamata dottrina del pensiero come spettatore), Dewey concepisce la conoscenza come previsione e modificazione del reale attraverso il pensiero. La conoscenza concepita come rispecchiamento della realtà, falsifica la realtà stessa; la conoscenza concepita come previsione e modificazione del reale mediante il pensiero, coglie il ruolo attivo dell’individuo pensante .Il processo del pensiero inizia sempre da una situazione problematica, che viene risolta attraverso un processo di ricerca che segue diverse tappe: disagio e perplessità dell'individuo di fronte a un problema; osservazione degli elementi che aiutano a chiarire il problema; formulazione ed elaborazione razionale di una conclusione; prova sperimentale attiva in cui la conclusione suggerita deve essere provata e bisogna agire in base ad essa; se la soluzione proposta produce certe conseguenze viene accettata come valida, altrimenti si modifica e si fa un altro tentativo. Esperienza e educazione Affermare che ogni educazione autentica proviene dall'esperienza, non vuol dire che tutte le esperienze siano educative. Vi sono esperienze diseducative che arrestano lo svolgimento di esperienze ulteriori, tutto dipende dalla qualità dell'esperienza che si fa. Per distinguere le esperienze educative, da quelle diseducative, vengono individuati 2 criteri o principi generali: 1) il principio della continuità, secondo cui ogni esperienza fatta o subita modifica l'individuo, e influisce anche sulle esperienze future. Tocca all'educatore, attraverso la comprensione simpatica dell'individuo, rendersi conto se la direzione seguita promuove o ritarda la crescita. 2) il principio dell'interazione, secondo cui ogni esperienza è una transazione tra l'individuo e l'ambiente, inteso come l'insieme delle condizioni che interagiscono con i bisogni, i desideri e le capacità personali. L'esperienza dunque ha un aspetto attivo che modifica in qualche modo le condizioni sotto cui si compie l’esperienza stessa (l'ambiente). Nell'unione reciproca di questi 2 principi si esprime il valore educativo di ogni esperienza. L'esperienza è il mezzo e il fine dell'educazione. L'educazione si definisce dunque come cambiamento qualitativo delle esperienze dell'individuo, nell'attuazione di valori intesi come scelte fatte all'interno del mondo dell'esperienza. La scuola come comunità di vita La scuola deve essere una comunità di vita e quindi una istituzione sociale. L'educazione è un processo di vita. Non è semplice preparazione per vivere il futuro, ma per un vivere reale e democratico, in relazione con la società, per questo ha importanza il lavoro manuale. Bisogna conoscere gli interessi del fanciullo attraverso l’osservazione continua e basare i metodi su questi. Non bisogna né negare né reprimere tali interessi. Reprimere un interesse significa sostituire l’adulto al fanciullo e indebolire, per conseguenza, la curiosità e la prontezza intellettuale, mortificando l’interesse. INNOVAZIONI METODOLOGICHE: KILPATRIK, PARKURST, WASHBURNE Kilpatrik e il metodo dei progetti Kilpatrik (1871-1965), nasce in Georgia. Come Dewey sostiene che tutto inizia dall'esperienza. Il suo metodo dei progetti poggia su questi principi: il principio dell'esperienza secondo cui la scuola deve stimolare esperienze reali, affinché siano veramente educative; tale esigenza conduce all'affermazione della scuola come luogo di vita, che stimola attività tendenti ad uno scopo; il processo di apprendimento inizia da una situazione problematica che suscita negli alunni l'intenzione di superarla. Gli interessi entrano in gioco solo se stimolati da un'attività profondamente sentita che nasce in un ambiente sociale, cioè da un progetto. Il progetto è dunque un'attività intenzionale che un individuo o un gruppo di individui si propone di compiere, il lavoro non può essere eseguito senza l'acquisto di particolari abilità. Kilpatrick distingue 4 tipi di progetti: Progetto del produttore, il cui scopo è di produrre, non solo con le mani (es. una rappresentazione teatrale); Progetto del consumatore, il cui scopo è la fruizione estetica (es. andare al museo); Progetto dei problemi, il cui scopo è risolvere un problema; Progetto di apprendimento specifico, il cui scopo è esercitarsi in qualche attività e acquisire un'abilità. L'applicazione dei progetti eseguita da quattro tappe fondamentali: l'intenzione di realizzare l'attività proposta dal progetto; la preparazione del progetto stesso; l'esecuzione; la valutazione dei risultati. Parhkrust e il "Piano di laboratorio Dalton" La fama di Parhkrust è legata al suo metodo, noto col nome Dalton plan. I principi basilari su cui poggia il piano Dalton sono: cultura ed esperienza; l'incontro della libera iniziativa del singolo con l'opera di tutti nell'ambito della comunità scolastica. Scopo del piano Dalton è quello di fornire al ragazzo i mezzi affinché prosegua e organizzi i propri studi a modo suo. Il tema Dalton è concepito come una forma di riorganizzazione educativa che intreccia l'attività dell'insegnamento con quella dell'apprendimento. Le linee essenziali sono queste: il programma di ogni materia viene diviso in 10 parti corrispondenti ai mesi dell'anno scolastico. Ogni parte mensile viene divisa a sua volta in 4 parti (quante le settimane di un mese). Ciascuna parte settimanale infine è suddivisa in unità di lavoro calcolate in base al tempo che un alunno medio impiega. Ogni scolaro viene assegnato ad una classe e per ogni classe il maestro elabora un piano di studi. All'inizio del Lavoro l'alunno accetta il programma come se si trattasse di un contratto. Ciascun alunno organizza il lavoro come meglio ritiene. L'adeguato funzionamento del piano postula l'istituzione di laboratori dove vengono raccolti i sussidi necessari per lo studio. Il principale compito del maestro è quello di rispondere alle questioni poste dagli alunni. Vantaggi del piano Dalton: l'allievo lavora con maggiore soddisfazione e senso di responsabilità, il maestro riesce a conoscere meglio i suoi allievi. Washburne e le scuole di Winneka Nella città di Winneka mette in atto il suo esperimento pedagogico. A differenza del Piano Dalton, questo si basa su ricerche, ovvero investigazioni sulle capacità degli alunni, per adeguare l'insegnamento alla loro età mentale. Il programma è diviso in 2 parti: la prima comprende le conoscenze necessarie per ottenere un comune livello tra tutti gli allievi; la seconda comprende gli stimoli e le occasioni che favoriscono un lavoro creativo che interessa la collettività. Gli obiettivi sono scelti in base alle esigenze della collettività. Il materiale è stato concepito in modo che sia autoeducativo e autocorrettivo. Esistono poi dei test di controllo che il ragazzo può usare per comprendere quali siano i suoi punti deboli e accertare la propria preparazione per eseguire un vero e proprio test. Per evitare il rischio dell'individualismo viene favorito il lavoro creativo in una cornice sociale. Washburne immagina le sue scuole come un laboratorio di educazione in cui si sperimentano nuovi metodi e in cui i risultati sono accuratamente misurati. Con questa finalità esistono all'interno dell'organismo scolastico 2 sezioni: la sezione di indagine, per la ricerca sui problemi scolastici; la sezione consultiva dell'educazione, responsabile dell'orientamento infantile. Entrambe le sezioni esercitano influenzano l'andamento delle scuole. PARTE VII: EDUCAZIONE, SCUOLA E PEDAGOGIA TRA COLLETTIVISMO E PERSONALISMO Nel 20° secolo il problema educativo acquista maggiore rilevanza, perché da esso dipendono la crescita culturale, civile, politica di un paese. In questo panorama troviamo da un lato la pedagogia del collettivo, che, coi contributi di Marenko, Gramsci e Freinet, rimanda alla concezione marxista- leninista dell’uomo; dall'altro troviamo la pedagogia personalista, che si oppone sia all’ individualismo borghese sia al collettivismo sovietico e che trova tra i suoi promotori Maritain, Stefanini e don Milani. Nel collettivismo l’uomo è educato in funzione del gruppo, nel personalismo l'attenzione è posta sulla persona e le sue potenzialità, che si devono esprimere anche nella società. CAPITOLO 1: PEDAGOGIA E EDUCAZIONE SOVIETICA. MAKARENKO: COSTRUTTORE DELL'UOMO NUOVO NEL "COLLETTIVO" Il contesto in cui vive Makarenko (1888-1939) è ricco di eventi storici rilevanti. Con la rivoluzione bolscevica del febbraio 1917 si ha la caduta del regime zarista e con la Rivoluzione di Ottobre la presa del potere dei bolscevichi. Assiste alla guerra civile del 1918 e all'ascesa al potere di Stalin, che instaura una dittatura e apre campi di concentramento. In questo contesto numerosi sono i bambini orfani. Lui dirige un istituto per questi bambini. Da questa esperienza nasce il suo "Poema pedagogico". Tra le altre opere abbiamo "La marcia dell'anno '30", "Bandiere sulle torri". Dall'esperienza educativa alla teoria dell'educazione Tutti i suoi scritti sono una riflessione sulla sua azione educativa ed offrono i concetti fondamentali della sua teoria pedagogica. Critica le teorie pedagogiche del suo tempo, quali la pedologia, connessa alla pedagogia scientifica e sperimentale, che pone l’accento sull’influsso dell’ereditarietà nell’educazione. Makarenko dirige l'istituto per ragazzi abbandonati a Poltava, istituto che egli denomina colonia Gor'kij. L'educazione non è mai applicazione di una forma, che mette al sicuro da errori, ma è sofferta ricerca di una vita che porta a maturazione umana l'educando. È convinto della validità della sua pedagogia basata su una concezione marxista-leninistica, questa si oppone alla tradizionale pedagogia religiosa e anche alle pedagogie ispirate a teorie occidentali e individualistiche. Dà credito ai ragazzi e, in tema con L'educazione: formazione dell'uomo in quanto persona Per Maritain il fine dell'educazione è legato al concetto di uomo: guidare l'uomo nello sviluppo dinamico durante il quale egli si forma in quanto persona umana. Il mezzo per ottenere questo risultato è di sviluppare tutte le capacità umane in tutte le loro possibilità, attraverso un'educazione liberale in cui trovano spazio discipline filosofico-storico-letterarie e matematico-tecnico-scientifiche. Maritain non è per una cultura elitaria ma per una cultura che, in quanto umana, deve essere per tutti. Si tratta di un'educazione orientata alla saggezza che tende a sviluppare nella persona la capacità di pensare rettamente, di godere della bellezza e della verità. Autorità dell'adulto e libertà del bambino Maritain ritiene che l'educazione si attua nel rapporto educativo, cioè nel rapporto intenzionale tra educando ed educatore. Maritain imposta il rapporto educativo in termini di libertà e responsabilità. L'educando è l'agente principale della sua educazione e l'educatore è colui che, conoscendo la natura umana e la perfezione a cui essa può e deve giungere, aiuta e guida il fanciullo a raggiungere la vita della ragione e della libertà. Il fanciullo quindi ha il diritto di essere educato perché non è ancora pienamente conscio della sua realtà umana, e l'educatore ha il dovere di guidarlo alla sua libertà di uomo. Il bambino va assecondato è promosso in quelle che Maritain chiama disposizioni fondamentali della natura umana che sono: l'amore alla verità, l'amore al bene e alla giustizia, l'impulso a esistere volentieri, il senso del lavoro ben fatto, il senso sociale di cooperazione. Metodo educativo o alcune regole per l'educatore Nell’opera educativa è altrettanto importante sapere come intervenire, cioè come procedere affinché l’azione educativa raggiunga il suo scopo. A tale scopo Maritain suggerisce alcune regole: Incoraggiare e favorire le disposizioni fondamentali, occuparsi dell'interiorizzazione dell'azione educativa, l'educatore deve unificare e non disperdere, l'insegnamento deve liberare l'intelligenza, non sovraccaricarla. Istituzioni educative La famiglia, pur restando la prima e principale istituzione educativa, va integrata all'azione della scuola, che opera per la formazione intellettuale e culturale; della Chiesa che si impegna nella formazione morale e religiosa; dello Stato che si preoccupa della formazione civica e politica. Maritain parla di "carta democratica" che è costituita da un certo numero di dati fondamentali (la dignità della persona umana, i diritti dell'uomo, l'uguaglianza umana, la libertà, la giustizia, il rispetto della legge) su cui la democrazia presuppone un comune accordo. La scuola e lo Stato hanno il compito di insegnare la carta democratica. L'educazione della donna La cultura riguarda la dimensione umana dell'intelligenza per cui non può essere un privilegio solo del sesso maschile. Pur nella diversità, l'intelligenza maschile e femminile sono fatte per comprendersi e completarsi. STEFANINI E IL PERSONALISMO EDUCATIVO Stefanini (1891-1956) nasce a Treviso ed è considerato il maggior esponente del personalismo italiano. Diventa professore universitario a Messina, Padova e Venezia. Centralità della persona Stefanini afferma il primato metafisico, cosmico, sociale e morale della persona umana, precisando il concetto di personalismo: l'essere nel suo principio è personale, e tutto ciò che nell'essere non è personale è derivato dalla persona, come mezzo di manifestazione della persona e di comunicazione tra le persone. La persona è definita come sostanza spirituale, razionale, responsabile, incarnata e mondanizzata. Il cosmo fisico e il cosmo umano devono essere visti in funzione di un Assoluto personale che li contiene. Quando questa unione viene meno l'uomo perde il rispetto della persona in sé e negli altri. Stefanini parla di un legame di libertà, che implica autonomia e teonomia, ovvero concrescita della legge interiore. Più l'uomo si sente compreso in una Volontà suprema, più sarà responsabile verso sé e verso gli altri. L'ordine personale e spirituale viene prima dell'ordine materiale e economico. Il fine dell'educazione e la "maieutica della persona" L'educazione è il processo attraverso cui la persona prende possesso di sé, si eleva dal piano dell'individualità empirica a quello del valore, in cui appunto consiste la persona. L'educazione è un rapporto di uomo ad uomo, di maestro a scolaro. Elementi di una pedagogia personalistica E' una pedagogia incentrata sulla persona. Si fa riferimento alla singolarità che comporta l'esigenza di individualizzazione-personalizzazione. La persona non può essere identificata col particolarismo delle cose sensibili, le quali entrano in un tutto e si permutano l'un l'altra, secondo un determinato valore (prezzo). L'uomo non ha un prezzo, ma una dignità. L'educatore Il maestro non è conduttore neutro di sapere, per tale ragione non deve aver paura di contaminare il sapere con il sentimento, lo sforzo e la gioia personale, perchè è solo attraverso questi ultimi che l'educazione risulta efficace. DON MILANI E LA SCUOLA DELLA PAROLA Don Lorenzo Milani (1923-1967), nasce a Firenze. Vive nel periodo del fascismo, della guerra, della ricostruzione e del boom economico degli anni '60. Dedica la sua vita all'educazione- evangelizzazione dei ragazzi di S. Donato e Barbiana, servo di Dio e di nessun altro. La scuola di S. Donato fresco di ordinamento sacerdotale don Milani viene mandato a San Donato. La condizione sociale di quella gente è modesta. La popolazione è formata da contadini e operai inseriti in una realtà caratterizzata da: sfruttamento minorile del lavoro, disoccupazione, abusi di proprietà. Tuttavia ciò che colpisce maggiormente don Milani è la profonda ignoranza. La comunicazione, che permette la crescita umana, è impossibile di fronte a tanta ignoranza. Questa situazione secondo don Milani impedisce ai giovani della parrocchia l'accesso agli interessi umani. Don Milani cerca gli interessi di quei ragazzi, li segue e cerca di entrare nel loro mondo, di comprenderlo e da lì partire insieme a loro alla conquista della loro piena umanità. La scuola di Barbiana Una situazione diversa, ma per molti aspetti simile, a quella di San Donato è quella di Barbiana. La vita a Barbiana è quella dura e faticosa dei montanari e dei contadini. Gente che lavora sodo ma non possiede la Parola. Di fronte ai ragazzi di Barbiana, che vede incapaci di comunicare, don Milani apre una scuola nelle stanze della canonica. La sua è una scuola esigente perché egli sa quanto sia importante per quei ragazzi l'uso della parola. La scuola dura tutta la giornata e tutti i giorni dell'anno. La scuola però non è priva di quel rapporto interpersonale in cui allievo e maestro procedono verso la meta della perfezione umana insieme. L'attenzione alla persona, è amore per la sua crescita, tanto che chi era lento o svogliato veniva accolto come il primo della classe, finché egli non capiva gli altri non andavano avanti. Educazione integrale Don Milani, attraverso la scuola della parola, tende a sviluppare tutte le dimensioni della persona: la dimensione intellettuale, morale, sociale, religiosa. La dimensione fisica, che appare la più trascurata, trova spazio nelle lezioni all'aperto e nella piscina costruita dagli stessi ragazzi. Don Milani educa e cresce quei ragazzi per se stessi e per gli altri, sicuro che il mezzo migliore per cambiare la società è educare l'uomo portandolo alla sua pienezza umana. Egli insiste sulla parola perché è la parola che differenzia l'uomo dall'animale.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved