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riassunto storia della sociologia, Appunti di Storia Della Giustizia

riassunto storia della sociologia

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 18/12/2023

valentina-bello-6
valentina-bello-6 🇮🇹

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Scarica riassunto storia della sociologia e più Appunti in PDF di Storia Della Giustizia solo su Docsity! Mx Marx è stato un filosofo, un pensatore e un politico che ha fondato la Prima Internazionale (associazione internazionale dei lavoratori). Nasce nel 1818, segue studi di diritto e di filosofia, prende conoscenza della filosofia idealista di Hegel. Si trasferisce a Parigi, dove incontra Engels, con il quale stringe amicizia e insieme pubblicano nel 1840 il “Manifesto del partito comunista”. L’opera più importante è il “Capitale” che influenzerà gli eventi rivoluzionari russi del 1917, con la conquista del potere da parte dei bolscevichi di Lenin e la dittatura del Partito Comunista in Unione Sovietica. Pur non avendo elaborato una teoria sociologica in senso stretto, Marx ha influenzato la sociologia successiva. L’idea di scienza in Marx è simile a quella di Comte, ma anziché ispirarsi all’idea comtiana di progresso come sviluppo unilineare, Marx adotta il modello dialettico di Hegel (tesi-antitesi-sintesi), secondo cui la storia evolve attraverso contraddizioni e conflitti. - Hegel arriva a una sintesi finale: superamento delle contraddizioni e auto- realizzazione dello spirito assoluto - Marx non arriva a una sintesi Marx pensa che la storia sia determinata dalle contraddizioni oggettive legate alla disponibilità delle risorse materiali e ai rapporti di produzione. Mediante successive contraddizioni si arriva alla fine del capitalismo e all’avvento della società comunista (società egualitaria) -> storia come processo in continua trasformazione (modello diacronico) e le forze motrici della storia sono di natura socio-economica (materialismo dialettico) -> questa è la legge scientifica o teoria dialettica. Le contraddizioni emergono nel modo di produzione tra strutture materiali e determinati rapporti sociali Strutture materiali = insieme delle forze (risorse materiali) + mezzi di produzione (conoscenze e strumenti tecnici: macchine) + Rapporti di produzione = rapporti sociali (rapporti di proprietà dei mezzi di produzione, relazioni umane) = Modo di produzione = sistema dominante di produzione di una determinata società, è la struttura portante del sistema sociale ed è specifica per ogni tipo di società (es. sistema antico, feudale, borghese) La struttura determina la sovrastruttura: insieme delle rappresentazioni culturali (mito, religione, filosofia) e dei sistemi normativi (leggi, istituzioni) presenti nel sistema sociale e si riflette nei contenuti della coscienza individuale e collettiva (valori, percezione del Sé, dell’altro…). Cambiamento sociale = risultato dell’esplodere delle contraddizioni createsi tra struttura e sovrastruttura. I protagonisti dei processi storici di trasformazione sociale sono le classi: insieme degli individui che si trovano oggettivamente nella stessa posizione. L’appartenenza di classe è determinata dalla nascita e dai processi di socializzazione (dall’infanzia all’istruzione…) e poi dalle scelte che l’individuo fa riguardo alla sua attività lavorativa. Si distingue tra ➢ la classe in sé: è un dato oggettivo e indipendente dalla coscienza del singolo di farne parte ➢ la classe per sé: il risultato di un processo di consapevolezza da parte di un individuo così come di molti individui di far parte di una classe sociale. Si sviluppa la coscienza di classe, la classe può diventare un soggetto politico capace di agire e di promuovere cambiamenti anche rivoluzionari dell’ordine sociale. Lotta di classe tra: - Capitalisti: coloro che hanno la proprietà dei mezzi di produzione - Proletari: coloro che hanno solo la forza-lavoro. Tale antagonismo è la forza motrice dei processi di trasformazione dei sistemi sociali e l’azione rivoluzionaria che si fondano su: ➢ condizioni oggettive del contrasto di interessi ➢presa di coscienza soggettiva di una comune appartenenza di classe. Marx sviluppa una critica delle ideologie In Marx, il termine ideologia indica: rappresentazioni e razionalizzazioni illusorie della realtà che servono a occultare le contraddizioni di quest’ultima e a legittimare il potere costituito (per es. religione, filosofia, teorie politiche, morali etc. che incanalano le frustrazioni degli individui verso ideali astratti (aldilà, razionalità) allentando le tensioni e mantenendo il consenso) => è una falsa coscienza. All’ideologia Marx contrappone il sapere scientifico, ovvero la sua stessa teoria, fondata sull’analisi empirica oggettiva. Un altro concetto importante è quello di alienazione: • Hegel: è il momento in cui l’idea esce da sé e si oggettiva nella natura, si fa altro, per poi ritornare a sé stessa come spirito • Feuerbach: l’uomo proietta le proprie qualità in Dio, al quale si sottomette. Occorre prendere coscienza di questa proiezione e riappropriarsi di ciò che era suo • Marx: si riferisce al lavoro estraniato. Nel capitalismo l’uomo produce una merce che non ha più un valore d’uso, di impiego legato ai bisogni dell’individuo, ma un valore di scambio con altre merci. Il problema della solidarietà viene affrontato nella prima opera: “La divisione del lavoro sociale” • Solidarietà meccanica: caratterizza le società tradizionali, nelle quali gli individui sono simili tra loro, condividono valori e norme e svolgono la stessa attività. Prevale la coscienza collettiva • Solidarietà organica: caratterizza le società moderne e industriali, in cui prevale la divisione del lavoro che consiste nella differenziazione delle attività. Ogni individuo matura interessi edonistici (individualismo) che rappresentano l’inizio dell’anomia. Nell’opera “Il suicidio”, uno dei primi esempi di ricerca empirica in sociologia, Durkheim analizza i dati statistici relativi ai casi di suicidio in vari paesi europei, si osserva un andamento costante (il suicidio è un fatto sociale) interrotti solo da determinate stagioni, crisi sociali o eventi bellici. Il suicidio varia al variare del grado di integrazione degli individui nel sistema sociale. 4 tipi di suicidio: 1. Suicidio egoistico: deriva da una scarsa integrazione sociale tra gli individui. Suicidio per motivi personali Contesto sociale: società moderne 2. Suicidio altruistico: deriva da un eccesso di integrazione sociale. Sacrificio della propria vita per la collettività (es soldato che muore per la patria, capitano che affonda con la nave per onore). Contesto sociale: società pre-moderne, esercito nelle società contemporanee 3. Suicidio anomico: scarsa regolazione sociale, deriva da un rapido cambiamento o passaggio degli individui da un contesto sociale a un altro che crea disorientamento (es contadino che si trasferisce in ambiente urbano). Contesto sociale: società nel cambiamento, in particolare quelle moderne 4. Suicidio fatalistico: eccesso di regolazione sociale, eccessiva pressione delle norme (es prigionieri, schiavi) Durkheim dimostra che il suicidio, un atto individuale, non dipende esclusivamente da fattori individuali, ma le cause sono sociali. L’assenza di norme spiega il moltiplicarsi della devianza e il diffondersi di disorientamento che favoriscono l’aumento dei suicidi -> Durkheim non coglie l’ambivalenza del problema dell’integrazione, che può produrre effetti sia negativi sia distruttivi. Con l’ultima opera “Le forme elementari della vita religiosa” Durkheim fonda, insieme a Weber, la sociologia della religione Durkheim studia il fenomeno religioso a partire dalla società primitiva degli aborigeni australiani strutturata in clan, la cui religione è definita totemismo. Il clan si identifica con un simbolo sacro: il totem, una scultura al centro del villaggio rappresentante un animale o una pianta, è la società che si autorappresenta come unità e forza soprannaturale. Ogni clan si identifica con un totem Le cerimonie e i rituali servono a rafforzare il sentimento di appartenenza al clan Weber Uno dei padri della sociologia, fonda la sociologia politica, del diritto, della religione, economica. Nel 1903 fu nominato condirettore della rivista “Archivio per le scienze sociali”. “Etica protestante e lo spirito del capitalismo”: sostiene che il protestantesimo abbia influenzato l’affermarsi dell’economia capitalista in Europa e negli USA. Interesse per i rapporti tra economia e sociologia -> “Economia e società” incompiuta e pubblicata postuma dalla moglie Marianne. Doveva definite metodo (interpretare l’agire sociale) e oggetto (l’agire sociale) della sociologia. La sua teoria è definita individualismo metodologico che considera la società il risultato dell’agire degli individui (opposto a Durkheim). Critica le teorie che considerano la società come sistema autonomo rispetto agli individui. La sociologia, rispetto alle scienze naturali, oltre a determinare le leggi, deve comprendere l’atteggiamento degli individui in società (agire sociale). -> comporta che si ottengono risultati parziali, ipotetici, non si arriva a una teoria generale Le azioni sono il prodotto di una razionalità cosciente, occorre capire il senso intenzionato del singolo individuo in base al quale si determina il comportamento. La sociologia come scienza che deve interpretare l’agire sociale e individuarne le cause e gli effetti. Agire sociale: qualunque atteggiamento, attivo o passivo, interno o esterno, che sia connesso a un senso soggettivo. Non è agire un atto reattivo o istintivo • riferito, secondo il senso soggettivamente intenzionato di colui che agisce, all’atteggiamento di altri individui; • è con- determinato in base a questo riferimento dotato di senso; • può essere spiegato in modo razionale in base a questo senso (soggettivamente) intenzionato. Socialità: risultato delle azioni individuali dotate di senso quando si determinano reciprocamente e ciascun attore tiene conto dell’agire dell’altro Non è sociale: - L’agire uniforme (es. aprire l’ombrello quando piove) - L’agire passivamente influenzato dall’agire di altri (es. uomo nella folla) Senso = ogni significato (rappresentazione, valore, norma, sentimento) che orienta l’azione ed è elaborato dal soggetto cosciente (individuo relativamente autonomo, dotato di consapevolezza e razionalità, mosso da motivazioni e capace di scelta) Le rappresentazioni comuni orientano in modo omogeneo l’agire, consentendo il coordinamento delle diverse azioni-> fondamentali per la prevedibilità dell’agire Gli attori sociali orientano il loro agire in base ad aspettative reciproche (forme codificate di senso) -> origine del concetto di doppia contingenza formulato da Parsons (che tradusse e introdusse Weber nella riflessione sociologica USA). Il senso intenzionato è sempre connesso alle forme simboliche codificate del “senso comune”. Il senso non è mai solo puramente soggettivo, ma già da sempre anche sociale. Conta il senso attribuito alla realtà, non la realtà in sé! Non si può quindi analizzare l’agire sociale in termini di leggi immutabili, ma solo in quelli di uniformità empiriche (comportamenti uniformi), di costanti statistiche dell’agire, da verificare a volta a volta. C’è il punto di vista dell’osservatore che non è mai l’unico possibile Weber rifiuta spiegazioni mono-causali (contro l’idea positivista della conoscenza come rispecchiamento oggettivo e neutrale della realtà). Per questo, Weber sottolinea l’avalutatività della sociologia (assenza del proprio punto di vista nella ricerca) 1. Momento iniziale della ricerca: formulazione di ipotesi, influenzate da valori e interessi dello scienziato; 2. Momento successivo: verifica delle ipotesi Riferimento ai valori (1) non conduce a giudizi di valore (2) È impossibile risalire al significato attribuito da tutti gli uomini a tutte le loro azioni, quindi dobbiamo ricorrere a una semplificazione -> Tipi ideali: astrazione concettuale, non esistono nella realtà, ma servono per comprenderla. È un concetto-limite ideale, a cui la realtà deve essere comparata 4 tipi ideali di azione: 1. Razionale rispetto allo scopo: scopi perseguiti razionalmente, secondo la relazione fra mezzi e fini (es. agire economico). Il più evidente per l’osservatore, si devono conoscere i fini e i mezzi per raggiungerli (es. ingegnere vuole costruire un ponte, è evidente che seguirà determinate regole tecniche) 2. Razionale rispetto al valore: comportamento dettato da valori morali (es. capitano che affonda con la nave per onore, console romano che si uccide per aver perso la legione in battaglia). Difficile da comprendere, è essenziale la conoscenza simpatetica con il valore a cui si ispira il soggetto che osserviamo (per chi non crede in Dio, può essere difficile comprendere l’agire di chi preferisce morire piuttosto che abiurare la sua fede) 3. Tradizionale: agire determinato da abitudini acquisite, comportamento passivo (es. regole della buona educazione, prendersi cura di sé). Può essere compreso solo in base alla conoscenza dei modelli culturali codificati (in Giappone le forme di cortesia sono diverse da quelle della società occidentale) 4. Affettivo: agire determinato da sentimenti, emozioni (es. persona innamorata o chi agisce impulsivamente). Il più difficile da comprendere, importante la capacità di rivivere le esperienze Rapporto tra idee e strutture sociali: influenza reciproca Conoscenza: attività costruttiva dell’individuo conoscente, non è il rispecchiamento oggettivo della realtà. Nasce all’interno di condizionamenti sia naturali sia sociali, ma è anche il risultato di un’attività soggettiva autonoma. L’individuo conserva una sua autonomia, di fronte alla complessità del reale compie delle riduzioni per determinare i significati che non sono falsi o illusori (come pensava Marx), ma forme parziali di conoscenza La sociologia deve costruire il suo oggetto (forme dell’interazione) e studia i comportamenti degli individui determinati dall’interazione che si sviluppa all’interno del gruppo. Attraverso il processo sociazione le interazioni si consolidano in forme (forme sociali) che mutano nel tempo, messe in discussione da nuove interazioni. • Forma = i diversi modi attraverso i quali gli individui singoli stabiliscono le loro interazioni secondo i contenuti volta a volta presenti • Contenuto = tutto ciò che negli individui, nei luoghi concreti di ogni realtà storica è presente come impulso, interesse, scopo, inclinazione, situazione psichica e movimento L’origine delle forme dell’interazione sociale non si trova in particolare nelle azioni individuali, bensì nella struttura stabile delle relazioni. Individui = risultato delle relazioni sociali e quindi parti di unità più ampie. “La filosofia del denaro” (1900) Un saggio sulla crisi della società moderna Analizza gli effetti sociali e culturali provocati dallo sviluppo dello scambio economico fondato sul denaro, considerato forma di interazione sociale. Denaro = migliore dimostrazione del carattere simbolico del sociale, ovvero del fatto che il sociale è fondato su credenze collettivamente condivise, sulla fiducia Gli oggetti del desiderio hanno valore solo in base al denaro, il valore viene cristallizzato in una forma oggettiva, il valore di scambio, non spiegabile attraverso motivazioni psicologiche individuali. Conseguenze della preminenza del denaro nella società moderna: • il carattere astratto e anonimo dei rapporti intersoggettivi • la presa di distanza nei confronti delle cose e della natura • l’accelerazione dei ritmi di vita • sentimento di insicurezza degli individui (non hanno controllo delle conseguenze delle loro azioni) • l’affermarsi di individualismo, l’oggettivazione dei rapporti • la percezione della mancanza “di qualcosa di definitivo nel centro dell’anima” • il denaro mette in crisi la relazione tra desiderio e oggetto. Caratteristica della vita quotidiana moderna: “intensificazione della vita nervosa” - uso dell’intelletto: permette di gestire più attività contemporaneamente, adattandosi ai ritmi frenetici della modernità (predominio del calcolo) - anziché della ragione: riflettere sul mondo, dargli un senso confrontandosi con le emozioni provate Gli abitanti delle metropoli diventano “granelli di polvere” bombardati di stimoli, impegni, informazioni che compromettono le loro capacità di relazionarmi, emozionarsi -> nascita dell’uomo blasé: non avverte differenze tra valori Rapporto individuo-società -> tensione L’individuo non può mai essere completamente integrato nell’ordine sociale, é intrappolato in un dualismo dell’individualità: essere per sé (tende a rinchiudersi in sé stesso) è l’essere sociale (sente il richiamo sociale) Critica la modernità = epoca nella quale la situazione di crisi assume un carattere di “normalità”. Si verifica una sorta di “epifania della condizione umana”, si rivela la tensione del rapporto tra individuo e società, tra il suo bisogno di auto realizzazione e il suo essere sociale la grande città crea le premesse per l’indifferenza assoluta tra gli esseri umani - Individualismo estremo - Relazioni sociali impersonali - Il tempo sociale soppianta il tempo vissuto - Lo straniero e il blasé come figure emblematiche L’eredita’ di Weber e di Simmel La loro eredità è stata raccolta da: • Tönnies noto per la distinzione tra comunità e società - Società pre-industriale: caratterizzata dalla volontà organica, ovvero dal predominio dei vincoli naturali connessi alla vita biologica, all’istinto, al piacere e al sostrato inconscio dei sentimenti. Ruolo centrale della famiglia + costume, tradizione, religione. - Società industriale: prevale la volontà convenzionale, ovvero il prodotto delle intenzionalità individuali di tipo egocentrico, orientate dalla razionalità di tipo strumentale (razionalità in vista di uno scopo – Weber), dagli interessi e dal principio della concorrenza. Relazioni artificiali, basate su contratto e diritto, scambio di mercato, denaro. Prevalgono separazione dei beni, valori utilitaristici, calcolo. La famiglia perde il suo primato e viene sostituita dall’individualismo. • Sombart critica il mondo capitalistico e la borghesia industriale e finanziaria. Ruolo della tecnica + cultura oggettiva influenzano la costruzione della cultura soggettiva e personale dell’individuo • Mannheim ha sviluppato la sociologia della conoscenza Ogni individuo, in quanto appartenente a una classe o gruppo sociale determinato, tende e interpretare la realtà secondo un punto di vista che esprime gli interessi, la cultura di quel gruppo stesso. La verità non è una certezza che si possiede, ma è qualcosa verso cui si deve tendere. • Elias analizza il processo di civilizzazione che ha caratterizzato la modernità: la violenza è stata estromessa dalla vita civile grazie allo sviluppo delle “buone maniere”. Parla di Super Io a livello sociale poiché la società impone al singolo regole di comportamento e di espressione emotiva: si è costretti a controllare o reprimere le proprie manifestazioni emotive nella vita pubblica e professionale, l’attore sociale si distacca dalla propria interiorità e sacrifica i propri affetti per omologarmi a comportamenti emotivi prescritti dal contesto sociale. Peto Economista e sociologo italiano Isolamento dell’autore rispetto alla cultura filosofica e sociologica del tempo: nessun riferimento a Durkheim, Weber, Simmel, nemmeno a Freud... etc. È arrivato alla sociologia solo nell’ultima fase della sua vita È stato professore di economia politica all’università di Losanna succedendo a Walras “Corso di economia politica” in cui adotta il modello di sistema in equilibrio di Walras: ogni sistema economico tende al proprio mantenimento e a ricostruirlo se compromesso “I sistemi socialisti”: critica del socialismo per le sue componenti utopiche e non scientifiche 1907: abbandona l’insegnamento universitario “Trattato di sociologia generale” attira Mussolini che lo nomina senatore del Regno nel 1923. Nel trattato formula la metodologia sociologica: • Adotta un modello sociologico sistemico, ma riconosce importanza agli elementi psicologici non razionali o irrazionali presenti negli attori sociali. -> metodo di stampo neo-positivistico: logico-sperimentale + osservazione empirico-sperimentale + rifiuto di intromissione di valori ideologici o presupposti extra-scientifici. • la sociologia non ricerca verità assolute, lo scopo è ricercare la verità sperimentale applicando i metodi della fisica, chimica, biologia • la sociologia (come le altre scienze fisiche e biologiche) è fondata sull’esperienza e sull’osservazione diretta dei fatti • la sociologia deve attenersi a considerazioni di tipo quantitativo e statistico, non qualitativo! per garantire la maggiore obiettività possibile • i fatti (le fonti) sono un fenomeno oggettivo mentre la loro interpretazione è un fatto soggettivo - integrità dell’individuo (=> proprietà privata, difesa di sé, sottrarsi alla diseguaglianza... cioè uguaglianza!) - residui sessuali (libertà sessuale o repressione) I residui costituiscono la base reale soggiacente alle derivazioni, ovvero alle varie manifestazioni culturali (rappresentazioni, teorie non scientifiche, ideologie) che ne sarebbero solo il rivestimento apparentemente razionale. La cultura è la copertura sovrastrutturale di una realtà più profonda e i residui sono gli elementi più importanti per capire la realtà sociale. Nella dinamica del sistema sociale il ruolo più importante è svolto dai residui: sono le forze reali, soggiacenti all’agire e rappresentati dalle derivazioni. Psons Figlio di un pastore protestante e influenzato dallo spirito puritano, dopo l’università studia alla London School of Economics, dove insegnano anche Malinowski e Radcliffe-Brown, da cui fu attratto. Al rientro negli USA diventa professore all’Università di Harvard, dove nel 1931 viene creato il Dipartimento di Sociologia. Tra le sue opere: “La struttura dell’azione sociale”, “Il Sistema sociale” e “Verso una teoria generale dell’azione sociale” La produzione di Parsons viene distinta in tre periodi: 1. Recupera la tradizione sociologica e antropologica europea dell’inizio 900 (Weber, Durkheim, Pareto, Malinowski, Radcliffe-Brown) e sviluppa la teoria volontarista dell’azione sociale 2. Formula la teoria generale dell’azione sociale, in cui individua i quattro imperativi funzionali di ogni sistema sociale e le variabili del modelli 3. Applica il suo schema teorico a vari settori della realtà sociale (economico, della personalità, socializzazione, famiglia, politica...). Sviluppa un’analisi evolutiva della società. Parsons formula la teoria struttural-funzionalista, riprendendo lo stesso concetto di funzione di Durkheim, tratto dalla biologia e riferito alle attività necessarie per la sopravvivenza degli organismi viventi. Il concetto di funzione viene ripreso nell’antropologia culturale da: • Malinowski Cultura = “apparato strumentale” funzionale a soddisfare i bisogni sociali. Funzione = «attività in cui gli esseri umani cooperano, usano prodotti e consumano beni» per «soddisfare un bisogno». Per Malinowski esistono due classi di bisogni: - imperativi biologici primari (nutrizione, riproduzione, igiene, riparo dalle intemperie ecc.). Per soddisfare questi le società si organizzano e creano istituzioni culturali, che a loro volta assumono la forma di organismi sociali con propri bisogni (bisogni «derivati» o «culturali») prodotti dall’ambiente sociale artificiale - imperativi strumentali e integrativi: attività economiche di produzione, attività sociali di controllo e formazione educativa, attività politiche per il funzionamento delle istituzioni • Radcliffe-Brown Funzione = non è più legata alla biologia, ma al sistema sociale “è il contributo di un’attività parziale all’attività totale di cui è parte” -> concezione ripresa da Parsons Non parla di cultura, ma di struttura sociale = insieme delle relazioni sociali Critica il concetto di bisogno in senso causale dalla natura alla cultura, a favore di una interpretazione in senso di interdipendenza e relazione circolare tra fattori naturali e fattori culturali La teoria generale dell’azione sociale Impostazione teorica e metodologica del realismo analitico: (da Kant) la conoscenza empirica procede da concetti: non vi è una conoscenza come semplice rispecchiamento della realtà I concetti sono però intesi come universali, immutabili (contrario di Weber) => rigidità del suo schema concettuale. Parsons critica: • il modello behaviorista o comportamentista, che analizza l’agire umano secondo il modello stimolo-risposta e assenza di considerazione delle motivazioni soggettive • l’utilitarismo che considera l’uomo mosso da calcolo razionale dei suoi interessi • il marxismo e il suo determinismo economico / materiale che considera l’agire individuale come riflesso dei condizionamenti economici La sua teoria dell’azione è volontarista: condizioni ambientali oggettive + componenti psicologiche e motivazionali. Azione come capacità di scelta relativamente autonoma fondata non solo sul calcolo degli interessi, ma anche sui valori di tipo morale ed estetico. Riprende il concetto di azione sociale di: - Weber in quanto agire dotato di senso che tiene conto dell’agire altrui (gire considerato in base all’intenzionalità del soggetto, alle sue motivazioni, secondo un modello di razionalità orientato allo scopo) - Durkheim: agire individuale mosso da desideri egoistici > importanza del controllo e dell’orientamento in base a valori culturali condivisi e interiorizzati L’azione sociale prevede 4 elementi: 1. il soggetto o attore sociale: individuo o gruppo 2. la finalità dell’azione: risultato futuro verso cui si orienta l’azione 3. la situazione: condizioni oggettive + mezzi (ambiente naturale, risorse economiche e tecniche) 4. l’ordine simbolico: insieme delle rappresentazioni, modelli, regole culturali che orientano l’agire (dimensione culturale dell’agire) -> cultura (da Durkheim e dall’antropologia): sistema delle credenze, delle rappresentazioni, dei valori, delle norme e delle istituzioni che all’interno del sistema sociale produce consenso, controllando le spinte disordinate dell’agire individuale Sistema dell’azione = rapporti tra attore, situazione materiale, forme simboliche e altri attori La stabilità dei rapporti di interazione tra attore e ambiente e tra i diversi attori sociali è assicurata dai modelli di comportamento (regole, norme), che vengono interiorizzati dagli attori tramite il processo di socializzazione (apprendimento- educazione). Questi processi permettono di regolare le aspettative reciproche degli attori sociali in una situazione di doppia contingenza, ciascun attore, mentre si aspetta che l’altro si comporti in un certo modo, deve tener conto anche delle aspettative che l’altro ha nei suoi confronti. Sistema: insieme delle relazioni di interdipendenza tra elementi che consentono di distinguere questo insieme di elementi da un altro insieme e sistema. (Es. nazione, gruppo). Riprende il modello del sistema in equilibrio di Pareto: ogni sistema tende alla propria conservazione e al mantenimento dell’equilibrio nel rapporto con l’ambiente esterno (= ambiente naturale e altri sistemi) Distingue tra: - Dimensione strutturale del sistema = relazioni stabili tra elementi che sono essenziali per la costituzione del sistema come unità, nonché le relazioni codificate (istituzioni) che si trovano all’interno del sistema - Funzioni = attività che assicurano il mantenimento del sistema Riprendendo l’idea di Malinowski, Parsons definisce i 4 imperativi funzionali, cioè le funzioni fondamentali di un sistema AGIL: Adaptation / Goal / Integration / Latency Definisce i processi di cambiamento presenti nelle società contemporanee: - universalizzazione dei valori di base (es. il modello democratico, i diritti dell’uomo, parità dei sessi) - differenziazione strutturale delle funzioni sociali (divisione del lavoro) - incremento adattivo tra i diversi sottosistemi Fiducia nella capacità delle attuali società complesse di superare le crisi e le difficoltà e le deformazioni... Il processo evolutivo, per Parsons, porterebbe all’aumento della libertà individuale e dell’uguaglianza sociale Lo strutturalismo STRUTTURA: insieme di relazioni relativamente stabili che fondano le caratteristiche di un oggetto o di un organismo (ogni oggetto costituisce una struttura). Le relazioni sono stabili, cioè invarianti, mentre gli elementi sono variabili ->insieme di elementi in relazione che hanno un senso solo se considerati nella posizione che occupano nell’insieme Il concetto di struttura è connesso a quello di sistema SISTEMA: insieme di elementi variabili e invariabili, in cui la struttura è l’elemento invariante • Il concetto di struttura si applica a tutti gli aspetti della realtà: -livelli macroscopici (automobile, corpo umano, linguaggio, sistema sociale) -livelli microscopici (struttura delle viti, delle molecole, delle parole, dei piccoli gruppi) • Il concetto di struttura viene usato nelle scienze matematiche, in fisica, biologia, nelle scienze sociali (psicologia, antropologia culturale, etnologia, sociologia), nella linguistica… PROBLEMA: le strutture sono il risultato delle nostre operazioni conoscitive (in questo caso sono create da noi o sono categorie proprie del pensiero?) o esistono nella realtà? -> non c’è soluzione Struttura= forma di riduzione della complessità dell’esperienza, strumento di conoscenza parziale, non può essere assolutizzato. Strutturalismo in psicologia (Psicologia della forma, Lewin, Piaget) I modelli strutturalistici in psicologia sono stati adottati dalla psicologia della Gestalt: studia la percezione umana e sostiene che l’esperienza percettiva è un processo dinamico attivo, organizzato secondo principi strutturali propri. La percezione non può essere scomposta in sensazioni elementari, ma è un tutto -> es. Percezione visiva tra figura e sfondo di un’immagine: gli elementi singoli vengono raggruppati e percepiti come unico elemento, la variazione di un elemento comporta una modificazione dell’insieme Lewin applica il concetto di campo all’analisi dei rapporti interpersonali nei piccoli gruppi -> teoria del campo Il comportamento individuale dipende dallo stato della persona e dall’ambiente psicologico in cui si trova ed è determinato dalle esperienze, vissuti, bisogni, relazioni. Piaget fonda la teoria psicogenetica dello sviluppo cognitivo La struttura non è un insieme di relazioni statiche (sincronia), ma è in continua trasformazione (diacronia). Le strutture cognitive non sono né a priori, né innate, ma sono un processo di costruzione per gradi. La conoscenza procede dall’azione attraverso processi di: • Assimilazione: assimilare attraverso l’esperienza nuove informazioni e conoscenze • Accomodamento: i nuovi apprendimenti si posizionano accanto a quelli vecchi costruendo e integrando il repertorio di informazioni Strutturalismo in linguistica In linguistica le origini dello strutturalismo risalgono all’opera di De Saussure “Corso di linguistica generale”. Il linguaggio è l’insieme di fonemi (suoni) e di segni (relazione tra parola e oggetto), ovvero come una struttura indipendente ed esterna all’individuo che si impone agli individui, i quali non possono né crearlo né modificarlo. Egli distingue tra: • Langue: momento statico della lingua, prodotto sociale non modificabile a piacere • Parole: momento dinamico e creativo, uso che ogni individuo fa delle lingua a scopo comunicativo Il linguaggio è un sistema arbitrario (immotivato) di segni: i significanti (immagini acustiche) non hanno nessuna relazione con i significati (concetti) cui essi rinviano. Il rapporto significante-significato è casuale -> es. L’idea di bue non è legata con la sequenza di suoni, la stessa idea potrebbe essere rappresentata da una qualunque altra sequenza, come è provato dal diverso modo di dire “bue” nelle diverse lingue Lo strutturalismo in etnologia La linguistica strutturale di De Saussure fonda l’antropologia strutturale di Lévi- Strauss. Esiste una struttura inconscia dietro le relazioni sociali Metodo di analisi: modello deduttivo astratto di tipo a-storico, analogo a quello matematico La ricerca antropologica non deve cercare elementi comuni alla diverse culture, ma la forma logica invariante “Le strutture elementari della parentela” -> analizza i rapporti di parentela nelle varie forme di società e individua la legge universale più importante che è propria di tutte le culture, la proibizione dell’incesto (segna il passaggio dell’uomo dalla natura alla cultura) : ovvero il divieto di unirsi sessualmente con parenti stretti; esso rende obbligatoria l'esogamia, una regola matrimoniale che impone di sposarsi con persone non appartenenti al proprio gruppo. La proibizione di rapporti sessuali tra consanguinei obbliga allo scambio delle donne tra gruppi sociali diversi -> rete di rapporti più vasti di quelli legati ai vincoli biologici • Aspetto positivo e prescrittivo: il divieto presuppone di rendere disponibili le donne del proprio gruppo per i membri di un altro gruppo, i quali seguiranno lo stesso precetto • Sistemi di parentela = sistemi di comunicazione e di scambio tra i gruppi Lo scambio derivante dall’esogamia è un sistema simbolico, proprio come il linguaggio che consente la comunicazione con gli altri gruppi, la proibizione dell’incesto favorisce lo scambio e la comunicazione con altri gruppi nel segno di reciprocità Reciprocità = struttura mentale inconscia e già data, soggiacente a tutte le relazioni di scambio: il matrimonio fra cugini incrociati e l’organizzazione dualista ne sono la rappresentazione più semplice. Capovolgimento del modello di Durkheim: Mentre in Durkheim l’ordine sociale doveva essere difeso dalle spinte asociali dell’individuo, in Foucault è l’ordine sociale a rappresentare la forma di dominio che deve essere destrutturata. L a teoria critica 1920-> La scuola di Francoforte raggruppò una serie di studiosi (Adorno, Horkheimer, Marcuse…) che si raccolsero intorno all’istituto per la ricerca sociale creato a Francoforte, in Germania, ed elaborarono la teoria critica. L’istituto fu chiuso nel 1933 dal regime nazista e gli autori furono costretti a emigrare. Contesto storico: affermazione regime totalitario di Stalin, società tecnologica e capitalista, regime fascista in Italia e nazista in Germania, fino ad arrivare alla seconda guerra mondiale La scuola di Francoforte rifiuta la concezione positivista di sociologia come descrizione neutrale dei fenomeni, ma ritengono che essa deve assumersi la piena responsabilità critica nei confronti dell’esistente e porsi come elemento di trasformazione sociale (teoria critica). Horkheimer -> la ricerca sociale deve rivolgersi alla società come totalità, esaminandone le relazioni tra i diversi ambiti (economici, psicologici, culturali...) e il rapporto tra società e i modi di essere psicologici e sociali degli individui. La rivoluzione sarà possibile solo con la maturazione della coscienza di classe, liberandola dai meccanismi di repressione e manipolazione. Denuncia la ragione strumentale affermatasi nelle società industriali. Riprende il concetto di reificazione (disumanizzazione dei rapporti sociali). “Dialettica dell’Illuminismo” è l’opera scritta da Horkheimer e Adorno che analizza criticamente il processo di razionalizzazione caratteristico della società industriale. L’origine di questo processo è rintracciato nell’Illuminismo. Dell’Illuminismo gli autori approvano l’atteggiamento teorico, ma ne criticano le involuzioni razionalistiche. Il progetto illuminista era di liberare il mondo dalla superstizione e accedere a una forma di conoscenza in grado di controllare il mondo. L’Illuminismo è andato affermandosi come ragione strumentale che ha finito per ritorcersi sull’Illuminismo stesso -> il dominio universale sulle cose diventa «dominio sull’essere e sulla coscienza degli uomini». Il principio del calcolo utilitarista e strumentale diventa principio generale, regolando non solo il rapporto tra uomini e natura, ma la società tutta. In questa dominazione appare il carattere totalitario dell’Illuminismo (elimina tutto ciò che non serve per l’efficienza produttiva: solidarietà, bontà, felicità…). L’oppressione della società industriale sugli individui si manifesta anche nel modo in cui impiegano il tempo libero. Il tempo libero viene organizzato dall’industria culturale che produce film, musica, libri e altri passatempi che distraggono gli uomini dal prendere coscienza della realtà sociale, paralizzandone la capacità immaginativa e creativa. Veicolano inoltre falsi bisogni che alimentano il consumismo. -> collegamento “L’uomo a una dimensione” L’industria culturale controlla il tempo libero degli individui in modo funzionale alle finalità di conservazione della società capitalista. Adorno utilizza il concetto di Dialettica Negativa per riferirsi alla modalità d’azione necessaria per opporsi al razionalismo strumentale della società moderna. La dialettica negativa opera attraverso la negazione, che mette in luce i limiti del sapere, restituendo all’oggetto il carattere di alterità e irriducibilità che l’Illuminismo aveva dimenticato. Per Adorno la dialettica non deve mirare ad un’impossibile superamento totale delle contraddizioni (dialettica positiva di Hegel), ma deve mostrare l’irriducibilità della realtà nel pensiero. Essa manifesta che «la cosa non è identica al concetto», anche se il pensiero spera di raggiungere tale identità. Herbert Marcuse Nell’opera “Eros e Civiltà”, che ha avuto notevole influenza sui movimenti di contestazione giovanili della fine degli anni 60 del 900, Marcuse critica la razionalità strumentale, e ne propone la sostituzione con una nuova concezione estetica della vita che concili principio di piacere e principio di realtà. La realizzazione dell’uomo dovrebbe avvenire tramite la liberazione delle forze libidiche interiori (forza dell’istinto), resa possibile in una società non più repressiva, capace di far riguadagnare una nuova innocenza libera dal senso di colpa. La nuova forma di esistenza si presenta come «unione erotica dell’uomo e della natura nell’atteggiamento estetico, dove l’ordine è bellezza, il lavoro è gioco» -> nuovo modello di produzione lavorativa basata sulla creatività istintuale propria dell’uomo che la società capitalistica ha represso. Freud: • La distruttività è posta dentro la stessa natura dell’uomo (istinto di morte) • Contrapposizione del principio di piacere e principio di realtà Marcuse: • La distruttività deriva dall’eccesso di repressione causato da un ordine culturale basato sul principio dell’efficienza produttiva e sfruttamento • Conciliazione del principio di piacere e principio di realtà (lavoro) attraverso forme di mediazione simbolica fondate sui valori della contemplazione, del gioco, della liberazione sessuale… -> trasformazione del lavoro in piacere estetico Prospettiva rivoluzionaria di tipo utopico, affidata non più alla classe operaia, ma a quelle forze sociali emarginate che sono rimaste estranee al sistema di potere costruito (come in Foucault). La critica della ragione dialettica Sartre rivendica, contro Hegel, il primato dell’esistenza (irriducibile a un sistema di idee) rispetto al pensiero. Vuole riformulare una teoria dialettica del sociale e della storia che tenga conto del rapporto tra le dimensioni strutturali oggettive e l’agire soggettivo. La dialettica, per Sartre, è legata alla condizione esistenziale dell’uomo. L’esistenzialismo di Sartre rifiuta ogni idealismo e riconosce la realtà concreta dell’esistenza => convergenza con il marxismo MA non totale, poiché Sartre critica il dogmatismo marxista: i marxisti hanno fatto dei loro principi un sapere assoluto che non ammette discussioni, cadendo in una nuova forma di idealismo. Sartre tenta di conciliare il marxismo e il suo determinismo, legato al materialismo storico, con l’esistenzialismo. Propone di utilizzare un metodo progressivo-regressivo Considera l’azione dell’uomo come un progetto condizionato dalle circostanze concrete • Momento analitico regressivo: analisi dei dati storici oggettivi all’origine di ogni agire, l’individuo viene ricollocato nel suo ambiente socio-economico (in accordo con il materialismo storico) • Momento analitico progressivo: considera l’unità attuale dell’agire, pur conservando le determinazioni precedenti, trasforma dialetticamente il mondo. (In accordo con l’esistenzialismo) Sartre sviluppa la sua analisi della dinamica sociale secondo un modello dialettico che vede contrapporsi il momento pratico-inerte e della serialità al momento attivo della prassi e della reciprocità. I rapporti tra gli uomini sono sempre mediati dal rapporto con le cose e viceversa. Il bisogno costringe il soggetto a istituire un rapporto con il mondo oggettivo: questo rapporto assume la forma del lavoro come mezzo per soddisfare quel bisogno, ma comportando un rapporto materiale con le cose, impone a l’uomo di farsi egli stesso oggetto. La scarsità di beni materiali per soddisfare i bisogni umani, rende questo rapporto una lotta dell’uomo con l’uomo, sottomettendosi così al dominio del pratico-inerte. Gli uomini formano una “pluralità di solitudini”, senza alcun rapporto di reciprocità ma di conflitto, caratterizzata dalla serialità, in cui ogni individuo esercita mansioni impostegli dall’esterno, diventano numeri anonimi di una serie. Teoria dell’evoluzione sociale riferita alle società del tardo capitalismo. Secondo Habermas, il capitalismo ha prodotto un divario tra la società come "sistema" e la società come "mondo della vita". • Il sistema è caratterizzato dall'agire strumentale: esso trova i suoi elementi caratterizzanti nel denaro (sfera economica) e nel potere (sfera politica, burocratica, statale). Distinzione tra strutture del potere e strutture della famiglia; economia di mercato. • Il "mondo della vita", concetto che egli riprende da Husserl: è caratterizzato dall'agire comunicativo, da valori condivisi, da spontaneità, da tradizioni. All’interno si sviluppano le comunicazioni intersoggettive e i processi dell’agire volto alla comprensione. Allo stesso tempo, il mondo della vita è il grande contenitore in cui si conservano e si trasmettono i risultati delle interpretazioni delle generazioni precedenti. Il mondo della via è pervaso dalla razionalità, ma non da quella strategica, bensì da quella comunicativa. Quando i meccanismi di monetizzazione e burocratizzazione della sfera economica e amministrativa intervengono nella sfera della trasmissione culturale, della socializzazione e dell’identità individuale, propria del mondo della vita, essi compromettono la libertà dell’agire comunicativo. Habermas ritiene che i mali delle società del tardo capitalismo derivano dall’intrusione dei meccanismi sistemici nel mondo della vita e dalla sostituzione della razionalità comunicativa con i modelli propri del funzionamento del sistema. Riferendosi a Marx, spiega questa tendenza come prodotto dei processi di accumulazione del capitale. Nelle società di capitalismo, il controllo delle contraddizioni presenti a livello economico viene mantenuto spostando le tensioni in altre sfere della vita sociale. Secondo Habermas la società deve indicare i problemi da affrontare e le istituzioni politiche devono trovare soluzioni. Habermas conia il concetto di sfera pubblica: spazio di incontro e argomentazione tra soggetti liberi, che hanno uguali diritti di parola, che affrontano problemi di interesse collettivo. Teorie dei sistemi sociali: Luhmann Idea di un paradigma comune alle diverse scienze. La teoria generale dei sistemi si è arricchita con la teoria biologica dei sistemi viventi, cibernetica, teoria dei giochi e delle decisioni… Critica al funzionalismo di Parsons: - Modello degli organismi viventi - Concetto biologico di funzione: attività volta al soddisfacimento di bisogni del sistema - Schema causale unilineare (causa-effetto): dati gli imperativi funzionali o bisogni del sistema, se ne deducevano causalmente le attività necessarie al soddisfacimento degli imperativi Teoria generale dei sistemi: - Concetto matematico di funzione: relazione di interdipendenza tra variabili diverse - Modello di circolarità: ogni elemento del sistema condiziona l’altro e viceversa Sistema: insieme di elementi in reciproca relazione Elementi da considerare: • Dimensione del confine del sistema (distinzione tra relazioni interne e relazioni esterne al sistema) • Dimensione temporale (stabilità delle relazioni) • Ambiente (esterno al sistema) Teoria funzionalista -> sistema come entità già formata Teoria dei sistemi -> sistema come strumento operativo a carattere astratto che implica la presenza di colui che analizza (interpretazione dell’ osservatore che seleziona determinate relazioni da cui deriva il sistema) La teoria dei sistemi, in un primo tempo, ha analizzato le dinamiche in atto nei sistemi aperti: hanno rapporti di scambio con l’ambiente che li circonda • Scambio/sottrazione di energia all’ambiente (es. Organismo vivente sottrae ossigeno e nutrimento) => trasformazione di energia (trasforma l’energia in attività) • Ricezione di informazioni: stimoli-riposta (Organismo vivente interpreta gli stimoli nell’ambiente, ad esempio minacce di pericolo) => elaborazione dell’informazione (li elabora internamente producendo risposta, ad esempio grido) -> rapporto di circolarità tra azioni e retroazioni Il sistema è capace di correzione e controllo, ovvero di autoregolazione contrastando le tendenze entropiche (perdita di energia conseguente a ogni trasformazione di energia in attività) attraverso meccanismi reattivi di tipo neghentropico (ricostituzione di energia). L’autoregolazione comporta retroazioni negative (feedback), quando il sistema è interessato solo a mantenere il suo equilibrio al variare delle condizioni esterne dell’ambiente (principio dell’omeostasi) Le retroazioni positive sono quelle risposte a stimoli, interni o esterni, che danno luogo a cambiamenti del sistema Il sistema si caratterizza per mutevolezza e instabilità come capacità di continuo adattamento passando da situazioni di squilibrio e disordine a situazioni di equilibrio e ordine e viceversa. Squilibrio e disordine non sono più visti come elementi patologici, come nel funzionalismo, ma come condizioni normali del funzionamento del sistema => equilibrio dei sistemi: equilibrio per fluttuazioni Maturana e Varela sottolineano l’autonomia dei sistemi e la loro autorefenzialità, rifacendosi al concetto di chiusura operativa: i sistemi si costruiscono in modo autonomo rispetto al loro ambiente e si sviluppano secondo una loro logica interna. Le modificazioni del sistema sono indipendenti dalle condizioni iniziali esterne, per cui non si può stabilire un rigido determinismo tra stimolo e risposta: condizioni in partenza uguali possono dar luogo a risultati diversi, come condizioni diverse possono dare luogo a risultati uguali. Ne derivano le caratteristiche di equifinalità e equifunzionalità. Il carattere circolare delle interazioni mostra la difficoltà di distinguere tra causa ed effetti, uno stesso elemento è allo stesso tempo causa ed effetto (es. Gioco a scacchi) Luhmann considera insuperabile la situazione di assenza di fondamenti assoluti che caratterizza il nostro sapere. La sua teoria si colloca nel relativismo scientifico. Ogni forma di sapere presenta una dimensione di autoreferenzialità: essa stessa determina i criteri in base ai quali le sue analisi sono corrette. Il sapere procede attraverso la selezione degli aspetti rilevanti della complessità del reale, ogni teoria deve essere considerata parte dell’oggetto che studia. Il concetto di riduzione di complessità va compreso all’interno del rapporto sistema-ambiente-mondo Mondo: complessità indeterminabile, insieme delle illimitate possibilità. Comprende: - Ambiente: insieme delle possibilità determinabili presenti in una situazione concreta - Sistema: prodotto determinato, costituito dalla selezione delle possibilità dell’ambiente L’ambiente e il sistema sono livelli progressivi di riduzione di complessità del mondo => non si può circoscrivere l’intera realtà Il senso Weber -> senso legato alla soggettività: senso intenzionato dal soggetto stesso Schütz -> distingue il senso soggettivo nel vissuto interiore individuale e senso oggettivo nel mondo della vita Luhmann -> il senso è la funzione di riduzione di complessità La funzione del senso è aperta ad altre possibilità e può continuamente trasformarsi, o sostituendo una forma di riduzione con un’altra o aumentando il Attraverso l’empatia (immedesimazione) l’altro si presenta non solo come corpo, ma anche come un’interiorità psichica simile alla propria, avente una sua esistenza autonoma diversa dalla propria. Husserl critica il carattere riduttivo della scienza positivista, che minaccia di ridurre a semplice cosa l’uomo, provoca l’allontanamento dai problemi esistenziali dell’uomo, riduce il sapere a una verifica di fatti e alla lettura in chiave matematica della natura. Secondo Husserl bisogna recuperare l’intenzionalità che era alle origini della filosofia e ritrovare il senso intersoggettivo in grado di orientare la storia, è necessario, quindi, tornare al mondo della vita, ovvero l’esperienza pre- scientifica. Schütz, padre della sociologia fenomenologica, fu influenzato dalla filosofia di Husserl e del pensiero di Weber. Fa riferimento alla teoria dell’azione sociale di Weber. Nella sua opera “La fenomenologia del mondo sociale” critica Weber per: ● aver identificando il significato dell’azione con il motivo dell’azione (agire razionale rispetto allo scopo) ● non aver distinto tra agire nel suo decorso e agire come azione compiuta ● non aver distinto il senso dell’azione propria e quello dell’azione altrui ● non aver distinto tra auto-comprensione ed etero-comprensione. Secondo Schütz si deve distinguere tra il significato che l’agire ha: - per l’agente, - per l’interlocutore (a cui è rivolto) - per un osservatore esterno o “disinteressato” (es. scienziato sociale non coinvolto nel rapporto tra agente e interlocutore) Occorre distinguere anche l’orizzonte temporale dell’azione. Ci sono differenze nel comprendere il nesso tra azione e significato a seconda che l’azione sia relativa: - al proprio contesto sociale (es. famiglia, amici…) - al contesto sociale dei contemporanei - dei predecessori o di coloro che verranno in futuro. Schütz distingue tra: • Comportamento: consiste in riflessi automatici, involontari, comportamenti reattivi a stimoli esterni • Azione: è come un progetto e implica consapevolezza e volontarietà. L’azione si sviluppa: - 1 FASE: anticipazione o protensione di ciò che si sta per fare - 2 FASE: costituita dal vissuto durante il corso attuale dell’azione - 3 FASE: si trova l’azione compiuta, suscettibile di diverse interpretazioni da parte dell’agente, degli interlocutori e degli osservatori. Ciascuna fase dell’azione pone problemi interpretativi. Occorre distinguere, secondo Schütz, tra motivi a causa dei quali si è posta in essere l’azione, e motivi ai fini dei quali si è orientata l’azione. Non bisogna confondere motivi causali e motivi finali. Il significato di un’azione, una volta compiuta, non è quasi mai lo stesso di quello dell’azione progettata. Anche quando l’agire si è svolto secondo il piano prestabilito, mi posso pentire di quell’azione… Un’azione, per esempio, può essere motivata dall’azione dell’altro già compiuta, oppure essere finalizzata a provocare un agire dell’altro futuro. Schütz distingue tra: • Senso soggettivo: inaccessibile alla comprensione da parte di terzi, in quanto posso comprendere l’azione altrui solo in base alla mia esperienza • Senso oggettivo L’incomprensibilità del senso soggettivo dell’azione emerge anche considerando la natura progettuale dell’azione. L’osservatore esterno, nell’atto di indagare il senso, non ha un criterio oggettivo per fissare dove un’azione inizia e dove finisce, per cui fissa arbitrariamente il punto iniziale e finale dell’azione, offrendone un’interpretazione distorta. L’interpretazione del senso soggettivo dell’azione dipende sempre da una mediazione, che si manifesta in segni e sistemi di segni, i quali funzionano sia come schemi espressivi per chi li manifesta (un gesto per comunicare qualcosa: es. sorrido), sia da schemi interpretativi (per chi osserva l’agire: l’altro interpreta il mio sorriso come segno della mia benevolenza per lui o della mia ironia aggressiva ecc.) Segni: azioni o prodotti che non sono interpretati in base all’osservazione diretta di vissuti attuali, ma in base a schemi interpretativi già codificati da vissuti precedenti (es. testo scritto, un’opera d’arte che testimoniano dell’agire umano) Fondamento del mondo sociale, per Schütz, come per Husserl, è il rapporto intersoggettivo che unisce il singolo agli altri. Mondo sociale: incontro di sfere di esperienza diverse e del sovrapporsi di diverse aree di significato. Schütz distingue tra: • Mondo ambiente: insieme dei rapporti diretti che il soggetto stabilisce con i suoi simili (familiari, amici) -> relazione io-tu-egli • Mondo dei contemporanei: rapporti più ampi che il soggetto stabilisce con gli altri membri della società -> relazione noi-voi-loro Nel mondo sociale, quindi, i vissuti dell’altro sono colti attraverso la mediazione di modelli di significato già codificati, che Schütz chiama tipizzazioni: insieme degli schemi interpretativi assimilati nell’ambiente sociale in base ai quali si comprende l’agire sociale. I nessi soggettivi tra azione sociale e significato sono sostituiti, nel contesto sociale, da nessi oggettivi che connettono l’azione a schemi interpretativi codificati, schemi precostituiti in base ai quali si articolano aspettative e si orienta l’agire. Le tipizzazioni riducono la complessità dell’azione. Questa semplificazione non impedisce di cogliere il senso dell’azione sociale, posso formulare ipotesi sul comportamento e le motivazioni dei miei contemporanei, che saranno tanto più valide quanto più solidi sono i sistemi di tipizzazione vigenti che orientano l’agire sociale. Riprendendo Husserl, per Schütz, il quotidiano mondo della vita viene inteso come il mondo che è proprio dell’uomo che ha un atteggiamento spontaneo, in quanto fondato su esperienze vissute. Mentre lo scienziato sociale si situa a un livello diverso da quello dell’osservatore comune e assume un atteggiamento critico, sottoponendo a riflessione critica ciò che nella vita di tutti i giorni viene dato per scontato. Wittgenstein “Primo” Wittgenstein -> linguaggio e mondo hanno la stessa forma logica Atomismo logico: le proposizioni linguistiche sono il prodotto del collegamento tra nomi e gli oggetti corrispondenti, che costituiscono il significato di quei nomi Il mondo è inteso come totalità di fatti (stati di cose) Il linguaggio è una totalità di proposizioni che significano i fatti A ogni fatto, ossia a ogni elemento della realtà, corrisponde una parola che lo designa, ossia un elemento del linguaggio. Le proposizioni i cui elementi hanno corrispondenza diretta con l’oggetto sono sensate “Secondo” Wittgenstein -> il linguaggio quotidiano dimostra che il significato delle proposizioni dipende dal suo uso concreto. Riconosce la presenza di una pluralità di linguaggi comuni. Il significato di una parola varia in relazione al contesto in cui è inserita. “Il significato di una parola è il suo uso nel linguaggio”. Nuovi tipi di linguaggio, nuovi giochi linguistici, si affermano mentre altri invecchiano e vengono dimenticati. L’espressione “gioco linguistico” evidenzia il fatto che parlare un linguaggio fa parte di un’attività, o di una forma di vita. Per comprendere il significato delle parole bisogna conoscere le regole del gioco all’interno del quale vengono usate e tali regole dipendono dalle forme di vita e dai contesti socioculturali (regole condivise da una comunità umana). Importanti sono i processi sociali di apprendimento, in base ai quali i soggetti imparano a fare uso dei giochi linguistici, interiorizzandone le regole e adeguando i loro comportamenti alle forme socialmente stabilite del senso. Dopo Wittgenstein le regole dei giochi linguistici tendono a diventare oggetto di studio della sociologia. Lo stadio finale ha luogo quando l’individuo assume il ruolo “dell’altro generalizzato”, cioè l’atteggiamento dell’intera comunità (gruppo sociale considerato come totalità). Mead distingue tra: - Coscienza: si riferisce al campo dell’esperienza - Autocoscienza: non riguarda solo l’atteggiamento verso il proprio Sé, ma l’insieme degli atteggiamenti verso gli altri e la comunità. Il Sé (identità complessiva) comprende due momenti distinti: • Il Me (identità sociale): insieme degli atteggiamenti degli altri che un individuo assume avendoli interiorizzati (leggi, costumi, aspettative della società). Si sviluppa durante l’interazione con gli altri • L’Io (identità personale): risposta dell’organismo agli atteggiamenti degli altri, la reazione individuale al Me organizzato, ossia alle attese degli altri. Componente attiva: la risposta è attiva Società umana= fenomeno di comunicazione mediante forme simboliche codificate dell’agire che garantiscono l’ordine sociale Istituzioni= forme di attività sociale organizzata che consentono ai singoli individui di agire assumendo atteggiamenti generalizzati comuni Ruolo= punto di incontro tra individuo e società, è l’insieme dei modelli di comportamento organizzati in vista del compimento di funzioni sociali (cfr. Parsons) Mead fonda la sua concezione di società ideale= comunità democratica, pluralistica e cooperativistica in cui gli individui sono membri di numerosi gruppi sociali differenziati funzionalmente all’interno di una stessa società. Affinché sia non conflittuale e non competitiva deve esserci un’adeguata organizzazione degli atteggiamenti comuni Goffman Caratteristico di Goffman è l’approccio drammaturgico Viene eliminata ogni dialettica tra interno ed esterno e il soggetto viene considerato come maschera di una messa in scena sociale. La maschera rappresenta il nostro vero Io, l’Io che vorremmo essere Goffman utilizza la metafora teatrale per analizzare le interazioni sociali: il mondo sociale viene considerato come la scena di un teatro e gli individui come attori che mettono in scena una rappresentazione. L’individuo è considerato come: • Attore: fabbricante di impressioni, immerso nel compito di mettere in scena una rappresentazione. Insieme di fantasie e sentimenti, timori e speranze, la cui natura psico-biologica sia l’informazione materia prima disponibile per la creazione di qualunque ruolo gli venga imposto • Personaggio: figura dotata di carattere positivo, il cui spirito, forza e altre qualità debbano essere evocati dalla rappresentazione. Abbandona la distinzione tra Io e Me di Mead e afferma che il Sé non ha origine nella persona del soggetto, ma è il prodotto di una scena e non una sua causa autonoma -> individuo come prodotto sociale Interazione sociale come sistema di comunicazione che utilizza gli individui per dare luogo alla scena sociale. Ogni individuo per preservare una sua autonomia, non si identifica totalmente con il proprio ruolo mantenendo la distanza da esso Goffman fa ricorso anche a nozioni della psicologia cognitiva di Bateson, il quale ha mostrato come nelle interazioni tra individui siano presenti anche meta- comunicazioni che riguardano il modo con il quale il messaggio deve essere interpretato. Il tono della voce, la mimica facciale, la gestualità indicano se un contenuto verbale deve essere preso sul serio oppure in modo scherzoso (es. un insulto può essere segno di aggressività quando è espresso con ira, ma se espresso in un altro modo può diventare un segno di affetto). Lo sguardo, la presenza o l’assenza di un sorriso, l’intonazione della voce indicano come deve essere interpretato il messaggio. Nella teoria di Goffman la devianza, in quanto comportamento non conforme a ciò che viene considerato normale dalla maggioranza dei membri di una società o di un gruppo, non è espressione della volontà del soggetto, ma è un comportamento indotto da una situazione. “Asylums” Un'istituzione totale può essere definita come il luogo di residenza e di lavoro di gruppi di persone che, tagliate fuori dalla società per un periodo di tempo, si trovano a dividere una situazione comune, trascorrendo parte della loro vita in un regime chiuso e amministrato (es. prigioni) Questo libro tratta il problema delle istituzioni totali in generale e degli ospedali psichiatrici in particolare, con lo scopo di mettere a fuoco il mondo dell'internato. Istituzione totale: caratteristiche principali • Controllo del tempo di coloro che da essa dipendono • Spazi chiusi • Controllo totale della vita di chi è al suo interno • Un medesimo luogo per tutte le sfere della vita • Ogni fase dell’attività giornaliera si svolge a contatto di un gruppo di persone trattate nello stesso modo e che fanno le stesse cose • Routine delle attività • Un gruppo di controllori e un gruppo di controllati: limitata interazione, dialogo e limitata mobilità e grande distanza sociali. Il mondo dell’internato • Mortificazione del sé • La privazione del corredo per la propria identità • La mortificazione corporea e la privazione dell’aspetto abituale • La violazione della difesa del proprio mondo privato • La contaminazione fisica: cibo, igiene, cura di sé, affollamento, etc. Etnometodologia Garfinkel principale esponente dell’etnometodologia. L’etnometodologia ha per oggetto le procedure in base alle quali la realtà sociale viene costruita. Il termine etnometodologia indica che l’oggetto della nuova disciplina scientifica sono i metodi usati dagli individui sociali nel definire e determinare praticamente la realtà. Ogni azione risponde a due requisiti: essa ha senso in base al contesto, cioè il gruppo di cui l’attore è membro (indicalità). Il secondo requisito è la riflessività, secondo cui gli attori attribuiscono un senso al loro agire sulla base del proprio essere membri e portatori di un determinato orizzonte interpretativo. Garfinkel utilizza degli «esperimenti di rottura», mirati a rompere l’ordine scontato della vita quotidiana, violando le aspettative dei soggetti per studiare ciò che avviene quando gli individui si trovano di fronte a comportamenti imprevisti. Gli esperimenti vengono condotti anche in situazioni ordinarie, per esempio chiedendo con insistenza chiarimenti rispetto a comunicazioni il cui senso viene solitamente dato per scontato (es. “Cosa intendi dire quando mi chiedi come stai?”). L a sociologia delle emozioni A partire dal 600 viene riconosciuto il rapporto che c’è tra ragione ed emozione. Negli anni Settanta del 900 si è sviluppata una nuova branca della sociologia, la sociologia delle emozioni negli Stati Uniti. La nuova disciplina ha lo scopo di studiare e interpretare le relazioni sociali quotidiane. Le emozioni diventano doppi strumenti: necessari per studiare i comportamenti collettivi e individuali nella realtà sociale e fondamentali nel processo di scoperta di sé. La sociologia riconosce le emozioni come prodotto sociale, esse vengono definite all’interno delle interazioni che prendono forma nella società, è come se la scena sociale in cui ci si trova ad agire indicasse ai soggetti quali emozioni manifestare (Goffman). Le emozioni vengono analizzate da diverse prospettive: • Drammaturgico-culturale (Hochschild): discende dall’approccio drammaturgico di Goffman, il quale considerava l’individuo come attore che mette in scena la propria performance, la quale dipende dai copioni culturali, • Durata: quando non si riesce a controllare il tempo in cui l'emozione deve essere provata Le quattro condizioni strutturali che possono produrre emozioni o manifestazioni espressive devianti da quelle attese in una data situazione sono: 1. Copertura di ruoli multipli: riguarda il ricoprimento di differenti ruoli sociali che quotidianamente svolgiamo nella vita contemporanea. Il passare da un ruolo all’altro implica un cambio di comportamenti emotivi che sono in contrasto con quelli messi in atto in precedenza. 2. Marginalità subculturale: devianza emozionale viene a generarsi a causa della molteplice appartenenza di un soggetto a due o più gruppi in antitesi tra loro. I comportamenti previsti nell'uno saranno così non richiesti se non addirittura vietati nell'altro. 3. Le transizioni di ruolo, azioni di devianza emozionale scaturite dal proprio cambiamento di ruolo sociale, nel quale nella maggior parte dei casi non ci si riconosce. - transizioni normative: si tratta di fasi dell'esistenza legate all'aumentare dell'età anagrafica, in cui si passa a recitare un altro ruolo sociale (diploma, laurea, matrimoni, lutti) - transizioni non normative: mancanza di chiarezza sui comportamenti emotivi attesi e si rivela così facile cadere in forme di devianza emozionale 4. La presenza di regole rigide atte a governare i ruoli e i rituali cerimoniali. I nomi che vengono dati alle emozioni e le loro espressioni sono culturalmente codificati: dipendono cioè dalle abitudini di socializzazione e di interazione che vigono all'interno di un determinato contesto storico-sociale. La specifica cultura di appartenenza di un ambiente (gruppo, città, nazione, ecc.) influenza così sia le credenze che le persone nutrono nei confronti delle emozioni, sia le norme che regolano la loro espressione. Tale cultura emozionale viene appresa dai soggetti nel corso delle loro esperienze di socializzazione, dall'infanzia ai percorsi esistenziali che si vivono in età adulta. Susan Shott La sociologa Shott ha un approccio interazionista simbolico, e afferma che l’esperienza emotiva è composta da due momenti: 1. l’attivazione fisiologica del sentire 2. la conseguente definizione del sentire Se si prova un sentire di eccitazione, l’individuo è aiutato a definirlo (gioia, rabbia, ansia) dalla situazione sociale in cui è posto. L’autrice, partendo dalla teoria dell’altro generalizzato di Mead, parla delle emozioni prese in carico, ovvero quel procedimento che attua un soggetto nel riconoscersi emotivamente nei confronti dell’interlocutore. Questo procedimento empatico genera solidarietà sociale e permette all’individuo una piena integrazione nell’organizzazione sociale di cui è parte. Esempio emblematico sono le emozioni che nascono da giudizi negativi verso sé stessi, come il senso di colpa, o dagli altri, come la vergogna; compromettono l’identità sociale dell’individuo e lo costringono a rimediare all’azione compiuta e all’immagine trasmessa. Shott distingue due tipi di emozioni prese in carico: • le riflessive, cioè rivolte verso sé stessi: imbarazzo, senso di colpa, orgoglio, vergogna • le empatiche, cioè rivolte verso gli altri, come: solidarietà, compassione, pietà L’empatia è un processo dove l’individuo “prende in carico” le emozioni altrui, cercando di ricreare lo stato d’animo dell’altro attingendo dalle proprie esperienze. Collins Formula la teoria rituale delle emozioni, nella quale le emozioni svolgono un ruolo duplice: generano rituali sociali e diventano un prodotto degli stessi. Collins parte da “Le forme elementari della vita religiosa” di Durkheim e sostiene che la società esiste grazie ai rituali che la riproducono (in forme, norme, ideali comportamenti) i quali sono prodotti attraverso la condivisione delle emozioni individuali. La società è costruita su catene di interazioni rituali (conversazioni, situazioni sociali condivise, cerimonie) che garantiscono la coesione sociale e la solidarietà tra i membri. Le emozioni mettono in contatto gli individui che partecipano al rituale attraverso - la vicinanza fisica e reciproca consapevolezza delle azioni messe in atto - concentrazione dell’attenzione sulla stessa cosa e maturazione di un sentire comune - coordinazione sincronizzazione di gesti azioni - formazione di un’energia emotiva che rafforza l’identità del gruppo contribuendo a simbolizzarlo ossia costituirli intorno dei simboli che lo caratterizzano e che sono utilizzati dai membri anche quando non saranno fisicamente presenti (immagini, bandiere, canti). Eva Illouz Individua un legame tra emozioni e sviluppo del capitalismo. Secondo Illouz la cultura capitalista da una parte conferisce alla razionalità il ruolo principale nell’ambito dell’agire umano, dall’altra comporta un’intensificazione della vita emotiva. Anche la sfera intima-personale dell’individuo (emotiva) segue le norme e i modelli di interazione e relazione imposti da un mercato razionale, efficiente e produttivo, nonché da una ragione strumentale. Illouz ha parlato di «capitalismo emotivo», ossia di una cultura in cui la vita emotiva segue la logica dei rapporti economici e dello scambio.  Il capitalismo emotivo razionalizza le emozioni e le mercifica, donando un prezzo, un valore di scambio a ogni singolo stato emotivo a seconda del contesto sociale in cui ci si trova ad agire. Ciò si traduce, nelle interazioni intime e private, in una forte razionalizzazione dei legami emotivi (reificazione dell’emozione). Le emozioni dunque si vendono e si acquistano sul mercato come qualsiasi altra merce: si configurano come beni di consumo e merci, come emodity (neologismo coniato da Illouz). Gli interpreti della società contemporanea I Bourdieu Sostiene che la sociologia studia le relazioni sociale. Usa il concetto di campo, identificando uno spazio sociale abitato da soggetti in relazione l’uno con l’altro, che si trovano costretti ad agire (definiti “agenti”) e che sono in lotta tra loro. Chi detiene l’autorità rappresenta il leader e può imporre agli altri la propria visione del mondo. Per agire all’interno dei campi del sociale, i soggetti utilizzano il capitale: • Economico, l’insieme delle risorse materiali detenute (denaro, mezzi di produzione…) • Sociale, riguarda i rapporti intrattenuti dall’agente (persone e luoghi frequentati, gruppi…) • Culturale, le competenze e le conoscenze detenute. Può essere incorporato (conoscenze e cultura soggettiva), oggettivato (libri, dischi) e istituzionalizzato (lauree, master) • Simbolico, l’insieme delle caratteristiche che rendono ogni agente diverso dall’altro (lingua, religione, etnia, nazionalità) e comprende tutte le altre forme di capitale Accanto alle azioni razionali e alle reazioni di tipo meccanico, esistono azioni che sono ragionevoli senza essere prodotto di un calcolo razionale, abitate da una sorta di finalità oggettiva. Per spiegare tale categoria di azioni, Bourdieu riprende da Aristotele il concetto di habitus, cioè l’insieme di predisposizioni e schemi di pensiero che si sono formati nell’esperienza della vita sociale, frutto di condizionamenti sociali, che media le scelte degli individui. Boudon Propone di sostituire il concetto di razionalità calcolante con quello di buone ragioni: non si riduce né al modello del calcolo razionale degli interessi, né al tipo ideale dell’agire razionale da scopo di Weber, ma comprendere anche i casi in cui entrano considerazioni di valore, preferenze etiche o religiose ecc. Giddens Formula la teoria della strutturazione. Il punto centrale del pensiero di Giddens è il riconoscimento che così come le azioni individuali sono limitate dalle strutture,
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