Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

La Chiesa, lo Stato e la Politica: Da Machiavelli a Savonarola, Sintesi del corso di Storia delle Traduzioni

Storia della Filosofia PoliticaStoria della politica europeaStoria della Religione e dello Stato

La relazione tra la Chiesa, lo Stato e la politica, attraverso l'analisi di autori come Machiavelli e Savonarola. Machiavelli, interprete del realismo politico, considerava la Chiesa come garante dello Stato e il primo dovere dello stesso. Savonarola, invece, sosteneva il primato dei diritti individuali e la necessità di un patto sociale per creare lo Stato. una ricca analisi di testi classici della politica europea.

Cosa imparerai

  • Che sono i principali testi di Machiavelli sulla politica?
  • Come Savonarola giustifica il primato dei diritti individuali?
  • Che ruolo attribuisce Machiavelli alla Chiesa nello Stato?
  • Come Machiavelli giustifica la necessità di un governo forte?
  • Che concezione di stato ha Savonarola?

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 02/11/2021

mariuxi-castillo
mariuxi-castillo 🇮🇹

2 documenti

1 / 29

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica La Chiesa, lo Stato e la Politica: Da Machiavelli a Savonarola e più Sintesi del corso in PDF di Storia delle Traduzioni solo su Docsity! Programma di Storia delle dottrine politiche 2020/2021 La democrazia Ateniese: risponde ad un’epoca dinamica, dove i nuovi ricchi sono intraprendenti e rivendicano un ruolo nella politica, mentre gli aristocratici perdono il potere territoriale. Atene è la culla della democrazia e della Grecia (Tuciride la definisce “la scuola dell’Ellade”), attraverso la riforma di Cristene 508/507 a.C. dove con una riorganizzazione territoriale per non far più coincidere il potere con le suddivisioni territoriali: emerge il soggetto politico “il demos” presente in tutti i territori. Tale Costituzione rappresenta un ordinamento dalla struttura rigorosa razionale che ritrova il suo fondamento nel demos L’accontato (giudici) dal 458/457 a.C. viene concessa sia agli aristocratici che ai zeugiti, divenendo carica pubblica con un compenso giornaliero: dal 407 a.C. gli strateghi (magistratura più potente) vengono eletti dall’assemblea, ossia il luogo dove il demos parla e dove ottiene la legittimazione del potere. Gli. aristoi/agatoi sono i migliori, che guardano al bene della polis. Il popolo è diventato padrone della costituzione perché è diventato padrone delle sentenze La potenza marittima che è Atene porta alla creazione di nuovi ceti: i commercianti, iniziano a rivendicare il potere economico-politico: questi nuovi ricchi vogliono escludere le altre classi per conservare i poteri, ricorrendo alle figure stipendiate diventando un ceto di professionisti in politica/amministrazione, muovendosi verso la demogogia (la contraddizione tra il bene della polis e il bene dei pochi, ossia la degenerazione della democrazia, dove il dibattito si sostituisce a propaganda lusingatrice. La democrazia contiene una contraddizione tra quantità (potere del numero) e qualità: per contenere la degenerazione quantitativa si introducono concetti come isegoria (uguaglianza del diritto di parlare), isonomia (uguaglianza dinanzi alla legge), erunomia (buon governo). Il valore centrale della giustizia dike che difende gli oppressi rispetto a la sopraffazione hybris. Socrate: Atene e Sparta lottano insieme contro i Spartani, fino a quando non si contrappongono per il processo a Socrate: egli non lascia scritti (la verità si testimonia, non viene scritta, perché sennò si cristallizza e si allontana da noi), è l’inventore di una conoscenza limitata, risalta il carattere individuale dell’animo umano, non si accontenta della superficie, spronando a ricercare sempre nella coscienza del limite. Il daimon (la divinità, la forma embrionale di coscienza) lo porta a disobbedire compiendo un’obiezione di coscienza, poiché tale sentimento riguarda il bene comune della polis, mettendo in discussione il nomos in virtù di un bene più grande. La virtù è conoscenza, si commette il male per ignoranza: la politica, parte della virtù, si fonda sulla conoscenza criticamente consapevole di sé stessa. Egli si oppone ai sofisti: sostiene che politica-saggezza- giustizia siano correlate, la verità si deve far strada nella politica, ed pone un’etos (la metafisica della polis, il modo di vivere della polis che ha come scopo finale la ricerca filosofica) più grande rispetto ai sofisti (si credono più forti). Verrà condannato da un’assemblea democratica che assimila il suo insegnamento come volto alla distruzione dell’etos: egli invece testimoniò che l'essenza della democrazia sta nella ricerca della verità e che il dovere, l’obbligo di obbedire alle leggi scaturisce dall'impegno di ogni individuo di conoscere se stesso e di vivere secondo verità: l'individuo deve tutto alle leggi, che sono ispirate al principio del continuo perfezionamento. Platone: 420 a.C.-347 a.C. continua la impostazione socratica: vuole fondare una nuova ontologia politica, facendo coincidere quello che è l’essere umano nella sua interiorità e ciò che è il mondo esterno e la politica. Egli riconosce il primato dell’esperienza rispettò all'impostazione teorica, che permette di congiungere la teoria alla prassi: la gnoseologia permette di progredire eticamente (relazione tra etica-conoscenza) ed avvicinarsi all’idea (“vedere”: colui che conosce l’idea progredisce, è più saggio), come possibilità per preservare la polis. Per conoscere è necessaria l’anamnesi ossia conoscenza come ricordare attraverso la memoria: le anime prima di cadere nei corpi hanno visto le idee originali, ma ne avranno un ricordo parziale/limitato, ma con la maieutica socratica di stabilisce un fondamento della conoscenza, un’origine, trovando l’essenza e la sua forma astratta. Egli si pone in antitesi con il mondo, sostenendo che la degenerazione della polis democratica è dovuta al fatto della prevalenza del mondo sensibile, degli egoismi individuali. I miti di Platone esaltano l'incidenza individuo-polis, come le idee costituiscono la polis in confronto agli egoismi e i sensi del popolo: il mito della caverna vede il cittadino come prigioniero del mondo sensibile, mentre l’anima si eleva e si disvincola da esso (egli individua una nuova gerarchia di tipo etico-religioso, ossia coloro che sanno utilizzare meglio la ragione grazie all’anamnesi , i più forti e razionali); nel mito del carro e dell’auriga l’anima razionale (cocchiere) deve gestire l’anima irascibile (bianco) e l’anima concupiscibile (nera): la prima possiede sapienza, la seconda promuove il miglioramento attraverso il sevizio della polis, come un guerriero che difende la città, la terza crea un male profondo poiché punta al guadagno personale: se posta al servizio della polis può essere positiva poiché scopre la virtù della temperanza. Nella Repubblica (dialogo, 10 libri: scritto e modificato molteplici volte/// giustizia, rapporto tra cose-idee, la teoria della conoscenza, Stato e Famiglia, immortalità dell’anima) spiega la struttura basata sui principi, di mitigare in ragione del bene nella polis: inizia trattando il concetto di giustizia come l’utile per riscoprire la loro origine, allontanandosi da se, divenendo meno ignoranti, riferendosi alla difesa degli interessi e fare ciò per cui si è portati: essa di realizza come ordine interiore che informa e sostiene tutte le attività del soggetto, ossia essa è il principio ideale, l’anima dello Stato. La politica è utile quando ogni individuo rivedere se stesso nel miglioramento della polis, occupando una posizione adatta alla sua indole permettendo un continuo dinamismo basato sull’etica e sulla filosofia, una continua pedagogia (selezionare, razionalizzare e rendere migliori i più bravi: esse, insieme al concetto di giustizia, creano una visione dello Stato organicistico); è necessario fare una selezione dei migliori/saggi a governare la polis, ma ai quali si oppongono ostacoli come la famiglia che viene abolita come elemento di divisione e come proprietà privata poiché non sono utili al miglioramento etico dell’individuo (comunismo/collettivismo platonico di tipo etico: l’oberarli da quegli interessi che possono distoglierli dal loro servizio). Viene regolamentato tutto per essere subordinato alla polis: la degenerazione di essa inizia quando i filosofi commettono errori a livello eugenetico (compromettono la specie): dal governo dei filosofi aristocrazia, alla timocrazia coni guerrieri, oligarchia con pochi, democrazia/oclocrazia con la maggioranza degli stolti e la tirannide dove ci si allontana dall’ideale (migliore la democrazia poiché fa meno danni della tirannide). Nella migliore forma i filosofi non scrivono la legge e lo stato diventa ideografia ossia potere sull’idea poiché i filosofi hanno intrinsechi sapienza/virtù (verranno reintegrate tali leggi, scritte in le leggi, un dialogo per dare una costituzione, il giudizio della ragione su ciò che è bene-male). Nel Politico (un dialogo) l’arte regia è la politica, l’arte basa sulla capacità di riconoscerne il primato: il politico/architetto deve progettare la polis ed esserne in grado di dare disposizioni affinché sia realizzabile, basandosi necessariamente sul filo d’oro della giustizia: il suo scopo fondamentale consiste nel creare e stabilire vincoli saldi, in modo che ne risulti un tutto armonico. Aristotele: 384 a.C.- 322 a.C. è allievo di Socrate/Platone, ma se ne discosta diventando il critico dell’impostazione platonica (analisi della politica) poiché le idee che coincidono con tutto sono deleterie/pericolose per quanto riguarda l'elemento che caratterizza la polis, ossia l'elemento di differenziazione: la polis è un insieme di fattori il cui insieme inducono in lui un'analisi scientifica in cui l’idea finale è un approdo che deve contenere pluralità; da ciò si discosta anche per il metodo di indagine, ossia è induttivo (persino i testi hanno la stessa dialettica opposta a quella di Platone). La politica (148 costituzioni greche) vede l’idea di scienza politica impegnata nel realismo: l’uomo è un animale politico mosso da una tendenza alla socializzazione, poiché nasce da una relazione, quindi, è un essere relazionale che gente anche a differenziarsi, con l’obbiettivo di unificarsi: la stessa esperienza nasce dall’utero, frutto di socializzazione. Il concetto di unità articolata e differenziata, ricavati dalla considerazione della natura, deve essere applicato alla comunità politica poiché anche essa è per natura. L’ordine, ossia la disposizione delle cose terrene per rendere la pace, nell’ambito politico è necessario l’ordine perché l’uomo è antropologicamente maligno, ed l’ordine ha un carattere dinamico perché scaturisce dagli intenti degli individui, innovando così la concezione politica dell’epoca ponendo in primo piano le intenzioni degli individui. Gli individui devono interrogarsi su se stessi perché sono i cambiamenti etici quelli che sistemano lo stato, e tale riforma etica deve riguardare i cristiani (alcune res sono buone/corrotte agli intenti): la corruzione/demanderà degli Stati inizia quando il bene provato viene anteposto al bene pubblico. Ogni stato corrotto, se riesce a mantenere qualche forma di ordine, non deve essere abbattuto. Egli vuole difendere Il Cristianesimo volendo dimostrare che esso non è correlato con la decadenza, sostenendo che sono le corruzioni a causare tale decadenza: i cristiani, nonostante portino a casa ricchezze e vittorie, arano il campo con umiltà ed quando l’imperatore diventa Cristiano loro hanno già sostituto l’amore per la gloria con il desiderio di arricchimento e sete di dominio, quindi non riguarda lo stato ma gli individui stessi: sono i presupposti a rendere ogni res una comunità di intenti. Come Cicerone lo stato esiste perché su fonda sul popolo, ma varia in base agli intenti: alla politica però non si può esigere la salvezza dell’anima, spronando così ogni individui a essere il protagonista del suo tempo. La proprietà privata e la schiavitù sono elementi che possono contribuire alla redenzione degli individui perché l’uomo è segnato dalla colpa e nel suo stato primordiale, senza ordine, si vive in lotta di tutti contro tutti: egli è coscio dell’esistenza di una gerarchia (signore>re che emana le leggi giuste proibendo peccati) e tutto ciò che viene fatto viene fatto per amore divino e non di Cesare; per il Cristiano la proprietà privata può essere impegnata per un bene pubblico, ed la schiavato non garantisce la salvezza perché è una condizione originata dal peccato ma indirizzata alla redenzione, rendendo consapevole l’uomo del suo limiti e del suo male (abolendo questi due elementi non si risolve la questione del peccato). Le due città (civitas dei/civitas terrena) non coincidono con lo stato o la città degli dei: esse si fondano su oggetti-intenti-finalità-obbiettivi: la prima si fonda sull’amore divino fino al disprezzo di se, la seconda l’amore per se stessi fino al disprezzo divino (egli suggerisce anche una duplice cittadinanza per i cristiani, ossia urano-politi). San Tommaso d’acquino 1226-1274 vuole cristianizzare Aristotele attraverso i suoi commenti, esponendo la nuova opportunità per la ragione dell’uomo, ed ricerca una giustificazione della politica stessa alla luce del magistero della chiesa e dell’insegnamento dei padri della chiesa poiché il valore della politica su può misurare un collegamento con la ragione umana e la sua capacità di comprendere/conoscere: questa rivalutazione è parziale perché se quest'ultime vengono rielaborate, il fine ultimo dello sviluppo va oltre le due, infatti è necessaria la ricerca di in armonia di valori umani e soprannaturali per poter fare questa elaborazione teologica/politica: possiamo avvicinarci a Dio con la ragione-politica con un particolare rapporto con istituzioni/mediatori. Le istituzioni politiche sono ingiuste, possono essere interpretate come un rimedio al peccato dell’uomo, una via di redenzione, anche se il peccato umani non annulla il valore della natura umana: lo stato non è una conseguenza del peccato e della comunità corrotta (S. Agostino), ma le degenerazioni e le sue malvagità sono il prodotto del peccato. “La grazia non elimina la natura” (nemmeno la natura elimina la necessità della grazia). Intendere natura umana e ragione attraverso il fine/il telos che è intrinseca nella stessa natura umana: nella creazione vive il fine buono ossia l’utilizzo corretto del logos: persino l'universo stesso ha un logos perché è stato creato: l’uomo possiede tale ragione con la quale può esprimere se stesso e conoscere il fine che Dio ci ha trasmesso, creando l’uomo libero ossia poter essere capace di conoscere il telos dell'universo, però potendo anche disattendere e non seguire tali impulsi. La gerarchia delle leggi prevede la ragione di Dio a cui corrisponde la legge eterna che determina la creazione del mondo, la legge di natura dalla legge eterna che permette all’uomo di seguire il bene: l’uomo cresce e si sviluppa attraverso la socialità, poiché l’uomo è un animale sociale cui attraverso relazioni può soddisfare sia bisogni materiali, sia etici-spirituali poiché la stessa socializzazione è voluta da Dio ed tutte le relazioni sociali relazionali sono fondamentali perché arricchiscono l’uomo. Lo stato/ la polis prevede il culmine delle società umane, dove la scienza positiva è la più alta perché deve dirigere tutte le altre, non distaccandosi mai dalla morale: il bene comune è fondamentale, ma il suo privilegio non prevede che vengano annullate le relazioni che lo precedono, poiché si punta ad un tutto che prosperi dove le sue singole parti funzionanti e l’unità d’ordine non deve pensare ad annullarle: esse sono autonomamente libere di volersi avvicinare alla perfezione, la personalità dei singoli viene difesa perché creata e pensata per garantire una pluralità dello Stato (meglio uno stato meno unito che troppo). Il bene divino non coincide con lo stato ma esso si configura come il mezzo per il raggiungimento del bene divini, senza però obbligarlo: gli uomini hanno il compito di rendere concreta e tradurre la legge morale e la legge natura, poiché unico elemento che la contraddistingue da quella divina è Ja coattività (la massa tenderebbe a trasgredire le leggi morali): essa obbliga moralmente quando è ritenuta giusta per il primato del bene e del fine rispetto alla legge umana, il bene è quello che corrisponde ad una certa inclinazione della natura per intendere giusto-sbagliato, si può conoscere con la ragione il telos; essa può contrasterà è il bene umano e quindi avere un obiezione di coscienza amando essa impone cose che non giovano alla comunità i quando qualcuno impone tali obblighi non potendo od oneri distribuiti in maniera diseguale. Non si possono tollerare leggi positive in contrasto con il bene divino perché non è compito della legge di redimente l’umanità (viene imposta solo per quei crimini che de non fossero proponiti metterebbero a rischio la convivenza civile), ma il suo compito è rendere gli uomini virtuosi, permettendo lo sviluppo della vita morale (buon cittadino-uomo buono sempre correlati dalla virtù). Necessaria la ricerca della giustizia, essenza della virtù civile da cui tutte le virtù discendono (come la carità). La miglior forma di governo/stato è misto: la ricerca della pace sociale e dell’armonia al suo interno, giustificano sempre l’uso della guerra: un organo legittimato muove guerra, coloro che la subiscono devono meritarsela, essa deve essere retta in mira del bene anche per coloro che la subiscono: il telos deve essere la preservazione della pace. Dante 1265-1321 pone antipodi rispetto alla concezione che risalta la Chiesa, sostenendo che le due debbano bilanciarsi nella reciproca autonomia: egli sostenne la chiesa (guelfo), ma non il suo primato (bianco) e per questo fu perseguitato. Va oltre il medioevo, getta le basi di una visione moderna dello stato e della monarchia universale nel quale tutto possono convivere, introducendo il principio di laicità dello stato, che va oltre le fazioni e consente a tutti di vivere nelle medesime condizioni. Egli scandisce il principio dell’autonomia reciproca tra Impero-Papato dove il bene supremo è la pace. Lo stato è l'impero romano (con Giustiniano e la sua importanza del diritto, della libera ricerca e virtù) diventano il modello a cui adattarsi , adeguandosi alle esigenze degli altri popoli, ma il capolavoro oltre le opere ingegneristiche/ponti/strade è la matrice d'insegnamento di Cicerone (libertà e giustizia) dove ogni guerra combattuta è stata giusta. La chiesa istituzionale ha valenza negativa e causa dissidi/lotte (colloca all’inferno numerosi papi), dovrebbe essere quella che era in origine con gli insegnamenti evangelici, una chiesa povera che dovrebbe limitarsi a indicare il percorso della salvezza ultraterrena// San Francesco d’Assisi, figura controversa per l’attenzione alla sequela di Cristo; Il Veltro sarà il papà angelico che porterà la chiesa alla sua origine). La monarchia è l’esercizio del potere politico che assume carattere universale per garantire la pace ed la politica è frutto della condivisione di un telos, che garantisce tutela agli individui che ricercano la verità ed la pace è il terreno su cui si deve sviluppare il telos, che abita ogni fluoro ed è il fondamento della legittimazione dello stesso obbligo politico, poiché l’uomo obbedisce al marca che sa garantirgli la possibilità di credere nella ricerca della verità: egli non deve reprimere le comunità minori ma permettergli di prosperare per creare un impero federale di popoli. L’imperatore deve consentire lo sviluppo del telos che abita in ogni uomo in quanto monarca universale deve essere estraneo alla cupidigia, in sintonia con la ragione divina da cui scaturisce e permettere la libera ricerca della virtù e della verità, deprimere le controversie che compongono lo Stato, garantire le libera perché ogni uomo nasce libero, permettendogli di vivere senza condizionamenti, egli deve essere giusto/superpartes. L’autonomia tra Papato-Impero si basa su sole-luna ed la luna riceve lice dal sole: se ciò è vero gli astri sono entrambi regolamentati da leggi celesti che vengono prima sia della chiesa che dell’impero e dalla stessa volontà di Dio (il papà non può designare il re poiché lo designa Dio, e quando il papà lo consacra esso è stato scelto); egli sottolinea all’importanza dell’unificazione dei popoli: ciò che lacera è il prodotto di corruzione etica/spirituale quando prevale la cupidigia (come a Firenze con lacerazioni causate da Guelfi e Ghibellini) dove Firenze viene definita “donna malata”. Marsilio da Padova 1275/1343 ha una visione mercantile del mondo contro la chiesa istituzionale, lo stato si legittima in ragione delle capacità che ha di garantire le libertà, rifiuta però l’idea che l’imperatore debba garantire la possibilità agli individui di crescere con virtù e coscienza: non vi è nulla di spirituale perché il potere dell’imperatore è potere materiale: la pace è un bene materiale che ha a che fare con il perseguimento del proprio interessi dell’imperatore che tiene uniti gli individui; la chiesa è elemento di divisione ed è la causa di lotte (verrà dichiarato eretico): il defensor paci deve ottenere la pace solo se la chiese viene riportata all'interno dei confini (confini dello spirituale). Lo stato e l’imperatore possono granante la pace nella quale giovano due elementi: causa materiale (insieme di attività che permettono di conseguire i beni degli individui) e causa efficiente (il legislatore umano che sa armonizzare gli interessi economici della comunità permettendo che tali interessi si sviluppino in armonia), creando un unita di tipo organicistico (Platone). La legge umana votata dal legislatore è dotata di coattività, dove la chiesa non deve intromettersi, dovendosi occupare della salvezza umana senza ricorrere alla coattività perché è pericoloso per l'ordine civile: la gestione politica della città viene esercitata nel rispetto della legge e chi governa e va oltre deve poter essere deposto: nessun natura spirituale dell’uomo o che la coltivi, ciò che garantisce la libertà è il primato delle leggi che consentono stabilità. La chiesa deve essere un’associazione di credenti con un legislatore fedele che opera solo nell’ambito della spiritualità: la chiesa stabilisce eretici/esiliare ma deve comunque essere il legislatore umano; la chiesa deve essere regolata da un’autorità nei suoi rapporti interni nella dottrina cristiana, delimitando il suo potere, riunendosi in un concilio generale con una figura che è al di sopra dello stesso papà, rappresenta la comunità dei fedeli come Chiesa e come comunità dei cittadini: la chiesa è subordinata al legislatore umano perché il concilio generale è presieduto dall’imperatore, decidendo cosa fare/fissare norme della convocazione per rendere esecutive le decisioni: le confessioni possono essere esercitate dalla Chiesa, ma colui che nasconde un reato può essere accusati di concorso. Machiavelli 1469-1527 è un autore politico, interprete del realismo politico: le sue opere più importanti sono il principe (1513, testo-opera scritto in concomitanza con autori idealisti*) ed i discorsi *Thomas More, Utopia è un atto di accusa nei confronti della società del tempo, sostenendo uno stato che dovrebbe essere rispetto a quello che è (combriccola di ricchi, nuovi stati moderni/nazionali che hanno una nuova etica di potenza statale, in contrasto con la presunta armonia della comunità medievale: egli rimanda ad un posto mai esisto riprendendo la prospettiva socratico-platonico. Egli si inserisce e fa propria questa etica di potenza poter mantenere il più possibile l'ordine. La Politica coincide con il regno della ragione strumentale e il buon politico è colui che sa calcolare al meglio le conseguenze delle sue azioni: lo studio della storia è uno strumento da mettere al servizio del sapere politico, leggera così Tucidite**-Polibio-Erodoto che lo aiutano ad indagare le cause profonde dell’agire politico, la storia come laboratorio di indicazioni. **Tucidite analizza analizza il rapporto tra gli uomini, ciò che dicono e ciò che fanno: si concentra tra i nessi tra cause ed effetto che permettono di riscoprire una costante antropologica negativa dell’uomo che pieno di paura/timore ha una logica antagonistica creando continuamente una lotta. polarizzazione perché si richiama alla concezione stoica della natura ossia che il genere umano può conoscere la legge morale/naturale che viene scolpita da Dio nel cuore degli uomini. Il peccato originale rende l’uomo incapace di comprendere del tutto le verità soprannaturali giungendo a verità parziali. L’autorità politica può pervenute solo a verità parziali relativizzando l’autorità politica, la coscienza dell’uomo diventa un tempio delimitato da una soglia che non può oltrepassare, ma affinché si stimoli la ricerca della verità è necessario dialogo tra gli individui, perché Dio stesso salvaguardia la libertà di coscienza, unico limite che le autorità pubbliche non dovranno superare, ma con possibile resistenza attiva se i credenti pensano di poter contestare tale autorità: richiamandosi a corpi intermedi che si pongono a garanzia e la dottrina dell’eroe manifesto (eroe che lui in nome di una investitura contestare il potere costituito): entrambe non resistono all’’autorità politica, ma solo al mandato divino che vede chiesa è stato eguali. I calvinisti (ugonotti) fanno proprio il principio di resistenza attiva, destinati a scontrarsi e ad alimentare una guerra civile con i cattolici in Francia dove verrà collocata la sua elaborazione teorica (1582: massacro della notte)// Calvino ed i suoi seguaci diventano protagonisti di una stagione politica dove l’autorità del re viene contestata (monarcomachi) evidenziano il nesso tra la posizione di Calvino e le teorie politiche medievale, che sancivano il primato delle comunità, parte dell’attività legislativa attraverso un contratto/patto. Gli ugonotti vogliono limitare il potere monarchico con una costituzione, creando i corpi intermedi/stati generali come organismi di consultazione per il parere delle comunità. Essi elevano gli uffici della corona sotto i controlli del poter del re, nel caso del tiranno ab esercitio non esso non nasce tiranno, i corpi intermedi intervengono per tutelare il poter e del re, o tiranno a titulo ossia un usurpatore che si autoproclama senza alcun titolo per farlo senza sottoscrivere un patto con le comunità minori che possono intervenire per deporlo. Hobbes 1588-1679 vive una vita lunga e pericolosa durante la rivoluzione puritana* e le teste rotonde, da monarchia a repubblica con la decapitazione dei re, commonwealth. *La rivoluzione puritana culmina nel 1649 con la decapitazione, compaiono “dissidenti religiosi” sulla scia dell’insegnamento di Calvino che contestano la chiesa anglicana dopo la riforma, dove al suo interno si trovano gruppi/sette (la setta degli indipendenti, uniti nell’intento di estirpare dal protestantesimo ogni traccia di Papismo ed essere purificata: essi vengono definiti puritani (Purus) anche se ribaltano l’accusa di essere una setta, con principalmente nobiltà di campagna da cui provengono membri della ‘house of commonwealth’; da un intervento spirituale-religioso arrivano ad essere una forza di opposizione in politica nei confronti della monarchia (court party VS country party, due visioni della riforma protestante) ma che hanno un equilibrio basato sulla commonlaw, la legge consuetudinaria basando il rapporto sulla contrattazione affinché i territori sussistono con armi/eserciti e ricchezze con rappresentanti che possono contrattare, culminando infine nella scrittura della legge comune: il monarca dovrà essere equilibrato (primus inter partes), perché saggio. **Giacomo I Stuart nel 1603 adotta sul suolo inglese il modello della monarchia francese, dove il potere del Re è legittimato da Dio, sostenendo di essere colui che era legittimato a fare la legge positiva, scritta e sopraordinaria a quella consuetudinaria: muore nel 1625 quando le lacerazioni sono insanabili, così per salvare lo stato viene finanziato dal re di Francia stesso; con Carlo I nel 1628 accoglie la petition of rights (imposta dalla camera dei comuni dove scioglie il parlamento e guida lo stato da solo fino al 1640, convoca il parlamento corto/lungo fino al 1653, si scatena la guerra civile con la vittoria dei puritani e la sua decapitazione: si abolisce la monarchia, si istituisce la repubblica in Scozia-Irlanda sotto il Commonwealth con Oliver Cromwell. Nel 1640 è a Parigi: nel 1651 esce “il leviatano*” (leviathan or the matter forme and power of a common wealth ecclesiastic and civil), interrompe un progetto di ricerca che si ispira al metodo deduttivo delle scienze matematiche di Cartesio; l’umanità viene pensata come sistemi compaginati in ogni loro parte alla cui base sta il principio del moto, ossia ogni realtà politica-sociale a partire del moto, la chiave che può spiegare il mondo fisico/umano: ha una visione epicurea del mondo, un intreccio di moti meccanicistici come una macchina , moti di piacere/disgusto (moti positivi-negativi) che stanno alla base del mondo, tutto è materia e non esiste anima, tutto ciò che facciamo non è frutto della libertà ma siamo predeterminati psichicamente/fisicamente negando l’esistenza di Dio. La ragione è strumentale e al posto di parlare di uomini parla di individui, in riferimento alla tendenza di generalizzare esperienze che in realtà sono confinate nella singola individualità: generalizzando i sentimenti e le azioni si provocano conflitti (ideologici se viene imposto ciò che si crede giusto); i due conflitti, imposizioni ideologica e perseguire i desideri, innescano la lotta contro tutti contro tutti /stato ferinità, “bellum omnium contra omnes”). Queste condizioni rendono l’uomo conscio di questa guerra totale, priva di regole, rendendo quasi impossibile ogni attività relazionale in modo sicuro perché la ragione induce a ricercare la tranquillità/sicurezza che è il bene essenziale. La ragione suggerisce agli umani ad abbandonare lo stato di natura, così permettendo agli uomini di comprendere che le leggi di natura (fare agli altri quando vorremmo esser fatto a noi) ossia la necessità che qualcuno garantisca la sicurezza. Necessario qualcuno che garantisca la sicurezza contenendo la faziosità degli istinti malsani degli uomini, sentendo la necessità di affidarsi ad un uomo sociale o leviatano ossia lo stato/repubblica formato dalla moltitudine degli individui che cedono la propria persona ad u singolo in cui tutti si riconoscono. Gli individui, cedendo tali diritti, sottoscrivono un contratto ossia un pactum societatis e il pactum subiectionis da cui scaturisce il pactum unione: nel patto con cui si crea la società è implicito il patto di soggezione, irrevocabile perché senza il leviatano non esisterebbe lo stato a causa dei continui conflitti (i due patti coesistono, senza il sovrano non esisterebbe la società che esercita il mandato), ed il leviatano risulta vincitore nei conflitti garantendo la sicurezza (nessuno obbligo di fedeltà ad una ideologia politica, si obbedisce a chi garantisce sicurezza). Si ispira ad un modello razionale dove lo stato viene creato dai singoli individui spinti dall’istinto di sopravvivenza, poiché senza di esso ognuno compierebbe reati non garantendo sicurezza individuale (capitalismo autoritario): ritiene infatti che il leviatano non possa condividere il potere legislativo unico ed indivisibile con altri, rifiutando lo stato misto: non è ammissibile l’obbiezione di coscienza, se non quando lo Stato obbliga un individuo a mutilarsi. Jhon Locke 1632-1704 è il capo della scuola del liberalismo politico difendendo i diritti degli individui; giusnaturalista e contrattualista (giusnaturalismo moderno), riservando attenzione ai diritti/individualità. Vive dopo la rivoluzione puritana, dopo la fine dell’esperienza repubblicana Carlo II viene nominato Re, regnando in contrasto con la camera dei comuni richiamandosi al modello francese>: i re sono tali per diritto divino (legibus sulutus) e ne parla nelle sue opere “i due trattati sul governo” dove propone una legge per escludere Giacomo dalla successione (diversi tentativi per rovesciarlo); The fondamental constitution of Carolina è una carta che sottolinea l’importanza dei diritti individuali; intanto espatria in Olanda dove vivono molti dissidenti: quando Giacomo II supera il segno, le due camere chiedono l’intervento di Guglielmo d'Orange sposato con la principessa inglese che sostituisce Giacomo con la gloriosa rivoluzione 1688-1689, con un re che deve essere saggio-mediatore garantendo l’unione. La lettera sulla tolleranza deve essere praticabile nei confronti di tutti tranne cattolici-atei (inaffidabili) ed il saggio sull’intelletto umano dove introduce importanti risvolti politici tramite politica di centralità dell’individuo: in questo saggio sostiene che non possiamo conoscere tutto, ma solo ciò che riguarda la condotta della nostra vita accettando la nostra limitazione ammettendo la nostra ignoranza (l’intelletto limitato è come lo scandaglio, serve per vedere fino a che punto le navi possono andare in profondità): il suo scopo è quello di consentire la vita di ognuno in modo sicuro, orientando e collegando la stessa conoscenza all’esperire. La mente umana è come un foglio di carta bianco che viene riempito dal frutto dell’esperienza che la ragione limitata consente di scoprire navigando nell’esperienza: non pone idee innate, ma idee/principi scoperti empiricamente. La libertà di pensiero è una possibilità di migliorare la vita dell’uomo perla convivenza civile rendendolo il paladino del liberalismo politico (le idee innate/ dogmatismo connaturato è funzionale al regime autoritario). L’equilibrio tra poteri della storia britannica era fondato sull’esistenza della sfera del re limitato dalla legge consuetudinaria, ma in circostanze particolari, in cui gioca la salvezza del regno è sciolto dalla legge, ma tale crisi ha a che fare con la volontà del re di fare legge scritta, sottolineando come la sfera dello iuris dixio debba prevalere negli affari dello Stato. La sua intera concezione del liberalismo politico parte dai diritti individuali (primato iuris dixio), dove essi nello stato di natura scoprono i propri diritti individuali e le leggi di natura, una situazione pre-politica dove tale scoperta viene fatta in uno stato di minima pace e dove vengono scoperti il diritto alla vita-libertà fondamentale-alla proprietà (sintetizzati nella nascita di una continua contrattazione ed l’ultimo può includere i primi due perché i partecipanti della camera dei comuni la possono usare per evitare che il re ne usufruisca// no taxation without rapresentation) scoperti tramite l’intelletto e una volta scoperti pretendono di essere garantiti e tutelati, dove se non giungono si vive in uno stadio di guerra di tutti contro tutti (degenerazione della natura umana): avviene tale degenerazione con la mancanza della tutela dei diritti, partendo dalla degenerazione del diritto di proprietà un diritto fondato- legittimato è non-contestabile perché fondata sul lavoro, inizialmente la terra veniva data in proprietà all’umanità che iniziavano a farla fruttare, dalla condizione di comunità il lavoro legittima il diritto alla proprietà per la fruttività, ma successivamente degenera con l’invenzione della moneta, venendo meno la fondamentale equazione su cui si basava il diritto di proprietà, creando la figura del capitalista finanziario che si arricchisce non lavorando, ma investendo/prestando denaro. Esistono due proprietà, una legittimata e l’altra no, due economiche che portano ad un cortocircuito, l'economia reale (coloro che lavorano la terra) ed economia finanziaria (vive speculando e prestando denaro), ma ciò che lo rende negativo è l’affermazione di una vana ambizione di avere una degenerazione antropologica per la quale l’avere prevale sull’essere (cupidigia), quando il capitalismo finanziario contro l’economia reale dove vanificano i tre diritti: nello stato di natura degenerato con il capitalismo mancano tre funzioni, ossia manca una legge fissa che possa distinguere bene e male (potere legislativo), un giudice competente ed imparziale (una magistratura), una forza coercitiva che possa far applicare le sentenze del giudice (potere esecutivo). Si passa dallo stato di natura al contratto attraverso un patto sottoscritto tra individui liberi/eguali perché nessuno può essere tolto dalla condizione naturale senza il proprio consenso, unanime e indispensabile per la garanzia del contratto per dare vita alla costituzione dello stato (pactum societatis), successivamente con il pactum subiectionis (basta la maggioranza) si ha la scelta del tipo di governo (mandato fiduciario con il quale gli uomini hanno costituito la società) ossia una fase del mandato con limiti definiti per la tutela dei tre diritti (può essere esercitato il diritto di resistenza nel caso in cui il mandato agisca contro uno dei tre diritti, permettendo al popolo di riprendersi il mandato ed affidarlo ad altri, ed è possibile perché egli scinde in due patti che permettono di ritornare alla società, che portano alla società civile). Con il mandato fiduciario si costituisce il potere esecutivo/legislativo (il secondo è la legge fondamentale delle repubbliche nelle mani del popolo che danno vita ad un organo rappresentativo, coincidendo con la camera dei comuni che è eletta dal popolo alla meglio espressione del libero consenso/// l’esecutivo troverà riscontro nel governo al quale si accompagna il potere federativo in rapporto con l’estero): egli sostiene che il potere legislativo dovrebbe essere condiviso perché supremo tra re-pochi-molti con la teoria dello stato misto, dove al re spetta oltre agli altri due poteri anche il terzo potere e la prerogativa (la sfera gubernaculum: uscire dalla legge quando viene messa in forse la sopravvivenza dello stato agendo in vista del pubblico bene). Il potere giudiziario è il potere autonomo ed imparziale che si basa sui tre diritti, è incarnato assieme al potere legislativo che viene interpretato dalla camera dei comuni e dalla sentenza e dal potere esecutivo esercitato dal re (sommo giudice nello iuris dixio): il monarca incama il giudice di ultima istanza per risolvere una controversia per un parere definitivo, quasi come una corte costituzionale che fa da garanzia dell'autonomia del potere giudiziari rispetto agli altri poteri. Benedetto Spinoza 1632-1677 è ebreo di origine portoghese, Amsterdam dove nel 1656 entra in conflitto con la comunità ebraica ed espulso-scomunicato dalla sinagoga (ritirata nel 1977 al fine di una interpretazione libera delle sacre scritture), quasi assassinato: crea un conflitto con la comunità ebraica mettendo in discussione “il potere dei mediatori” ponendosi come unico interprete della volontà divina. Ha tutto; ne “la scienza nuova” il suo compito è di porre in primo piano una ragione storica che scaturisce dalla storia e non la nega. Si domanda che cosa ci celi dietro la parola? Non concepibile coi sensi, irrazionale, il mondo della fantasia ossia l’immaginazione che non sappiamo comprendere con la ragione ed è la base di ciò che dovrebbe essere la politica; lo studio della cultura umanistica ci permetterebbe di avvicinarci a tale mondo che la ragione non comprende, ed è la battaglia per il recupero dei valori derivanti dal passato (etica, religione, immaginazione), quando essa viene svalutata aumenta il disinteresse nella politica (conoscenza delle cose probabili, idea di prudenza), basata sulla prudenza ed la violenza in essa è del tutto negativa perché non accetta l’idea che si basi su un concetto razionale che si estranea dalla realtà per modificarla dall’alto ricorrendo alla violenza: esse deve concentrarsi su ciò che può conoscere (cose probabili) senza fare violenza, mentre la giurisprudenza è il principale risultato dello studio politico, ossia l'esercizio della prudenza in politica, ossia come le comunità governano se stesse. La ragione scientifica non può essere impiegata per rivoluzionare la comunità politica: la ragione storica deve indagare tra il vero ed il fatto, una scienza basata sulla storia (solo dio possiede una vera scienza della natura) e la storia, creata dagli uomini, può rivendicare lo statuto di scienza, il cui studio costituisce il patrimonio che gli uomini hanno creato con religioni/lingue/tradizioni: la ragione storica deriva dalla conoscenza della storia connessa con l’umanità. L'unica parte che può conoscere è il certo, il politico sano lo conosce, una guida per la politica. L’uomo, a immagine e somiglianza, possiede tre facoltà armonicamente conciliate: sapienza, volontà e potenza, ma nell’uomo non si armonizzano ed una assoggetta le altre due: ciò causa la degenerazione dell’umanità che causa la degenerazione politica con una svalutazione degli studi umanistici; la cultura scientifica-umanistica devono conciliarsi, ma la prima tende a prevalere, causando il decadimento della politica. Si ha una visione antropocentrica dell’uomo con la scienza per migliorare, però la volontà porta alla cupidigia, rendendosi schiavo dei sensi, diventando il metro ultimo del giudizio delle cose, causando l’allontanamento dalla potenza: colui che usa la cultura scientifica per appagare sé stesso diventa volontà incapace di essere sapiente, divenendo infelice perché allontanato dal vero (appagando se stessi si cerca di affermarsi, andando contro la mia vera natura di umanità), non essendo né sapienti (non si domandano/ricercano la verità) ne potenti, sprofondando nei sensi. La sapienza è cercare di convertire la storia nel vero: esso ricerca la verità, “vis veri” in via verso la verità, senza giungere a quella assoluta; la vera potenza/forza che abita nell’uomo è qualcosa che si costruisce riflettendo la potenza di Dio, interiore, che non si alimenta dai sensi e non viene delimitata: i latini chiamavano bruto colui che era senza forza, privo di un principio autonomo di movimento che sa resistere ai sensi e ricerca la sua verità: i bruti reagiscono con l’istinto ed usano la violenza perché vede in essa lo strumento per affermare se stessi/rinnegare la sua umanità. L’essenza della società può essere analizzata secondo la genesi storica/umana: nell’uomo primitivo la ragione è rinserrata all’interno del corpo, sono entità impenetrabili rinchiusi nel modo dei sensi rinchiusi nella loro bestialità: i fattori che fanno uscire l’uomo da questa condizione sono la religione/la fantasia- terrore psicologico (il fulmine) dove gli uomini sono indotti, sperimentando una forza al di là della propria, pongono fine alla loro vita bestiale stabilendo un legame con un'entità divina: da qui nasce una disciplina del comportamento umano dal terrore religioso cui attraverso riti cercano di comunicare con le divinità, portando ad emergere il sentimento del pudore, facendo nascere la prima forma di amicizia attraverso cui si arriva a contrarre matrimoni, rendendo possibile l’identificazione della prole, fondamentale per la creazione della società: da timore a pudore si arriva ad un sentimento di unità con l'umanità e i defunti, frutto della fantasia e della religiosità. La religione e il timore di Dio sono il fondamento della società, mentre la ragione deve riformulare ciò che l’esperienza religiosa ha trasmesso con la fantasia, ossia il moto della storia che è la possibilità primaria che ci permette di pensare a Dio. La crisi antropologica della politica è frutto di una ragione che si chiude in se stessa (rifiuta l'origine dalla fantasia) dichiarandosi autosufficiente ed estranea alla fantasia, incentivata dalla volontà: tale crisi rende i popoli schiavi della ricerca del tutto ciò che è dettato dalla volontà di possesso generando violenza che porta all’annientamento della società. [Esalta il Medioevo, il periodo in cui si è consapevoli dell’importanza del legame tra ragione e fantasia/religiosità, a differenza del periodo dell’oscurantismo e la notte della ragione]. L’autorità monastica è tipica dell’uomo che vive con figli-compagna, un embrione di società, che scendono verso le pianure, coltivano la terra e fanno nascere l’agricoltura: le genti maggiori e le genti minori (vivono nello stato felino attaccando le genti maggiori spinti dalla fame) vivono insieme, ma i primi hanno la meglio (o li uccidono o li usano per coltivare la terra). Si aggiunge il rapporto servo-padrone, ma si arriva ad un’altra forma di autorità in cui i soggetti non sono uniti dal vincolo di sangue ma da rapporti clientela-servitù con il pater familia; le genti maggiori si uniranno mettendo in comune le proprie forze, nominandosi autorità dello stato. Con la creazione dello Stato e l’autorità monarchica non vengono attenuati i conflitti, ma accrescono tra i due ceti, dai quale nascerà un nuovo ordinamento politico istituzionale in cui viene meno la contrapposizione, di tipo repubblicano in cui si riconosce il diritto ad essere rappresentati, ottenendo anche la cittadinanza piena della plebe costituendo così la nascita della repubblica romana. Burke 1729-1797 è attivo nella politica nella camera dei comuni (whigs) con un atteggiamento conservatorismo (reazionario o progressista): questi due filoni si contrappongono, più carico di conflittualità con la Rivoluzione francese e l’illuminismo che segna uno spartiacque tra i due mondo. Questo conflitto (conservatorismo reazionario- progressismo) è importante per il valore attribuito all’elemento comunitario, l’identificazione con una comunità su elementi identitari, ossia il rapporto con la trascendenza che rafforza l’appartenenza alla comunità: gli illuministi si basano sull’individuo, come i progressisti (uso della ragione e creare un mondo), mentre gli altri si basano sul comunitarismo (controrivoluzionari). “Riflessioni sulla rivoluzione francese” del 1790 sviluppa ideologie filosofiche-politiche, criticando anche l’illuminismo come filone antistorico che provoca la degenerazione della società: si dibatte su ciò che ha provocato la rivoluzione, interrompendo nello scenario europeo/inglese come uno spartiacque. Vico e Burke sostengono che la ragione storica nasce dal trascendente, la comunità scaturisce dalla trascendenza e religione dove ogni civiltà ha il suo valore intrinseco, mentre Burke sostiene che il progresso viene visto come una forma di imposizione di un ordine che verrebbe imposto (sostiene le comunità indiane), infatti sostiene che l’impero britannico dovrebbe riconoscere il suo ruolo guida senza opprimere/sfruttare le colonie, negando libertà e principi (si affianca alle colonie americane). Quando le comunità sono in pace, essa è frutto di una intuizione, dove ogni volta che si opprime, prevale l’amministrazione e non la politica, frutto di compromessi (es. Re Giorgio tenta di trasformare la camera dei comuni in “king’s friends” offrendo loro vantaggi): bisogna ridare dignità alla politica rispetto all’amministrazione, dove i membri dovrebbero rilegarsi con la propria terra/identità, rendendoli rappresentanti ed indipendenti dal Re per una dialettica politica (conservatorismo liberale): se il conflitto viene regolamentato, vi è un compromesso positivo per garantire sopravvivenza/progresso, che può scaturire da un dialogo tra Whigs-Tories. «Il saggio di un sommario di storia inglese” ritiene che la rivoluzione sia inaccettabile dall’ottica dei Whigs- primato della commonlaw come frutto della contrattazione, perché sarebbe illuminista/iconoclasta (critico- irriverente coi principi-credenze comuni) ed antistorica: la glorious revolution 1688-1689 è giustificabile perché il re era venuto meno alla volontà del popolo e la tradizione della commonlaw, così tentando di ricostruire ciò che il re aveva violato, mentre la rivoluzione francese 1789 introduce un modello storico nuovo che risveglia tutti gli elementi irrinunciabili, come l’orrore per l’astrazione e la metafisica, o l’interesse per il particolare. La natura dell’uomo può essere ridotta alla ragione: egli oppone alla natura/ragione degli illuministi un’autentica natura (asseconda la crescita libera e autonoma delle comunità, che asseconda la dimensione storica producendo beni-miglioramenti) ed un’autentica ragione (si forma nei secoli, un capitale di saggezza cumulata nel tempo trasmessa alle generazioni future): l’articolarsi della natura come fattore storico è arricchito dalle circostanze: consuetudinarie, un’imitazione della natura, ed le libertà come unità di cose che si possono fare, non sono astratte perché può giustificare l’oppressione quindi libertà concrete, ossia scelta del lavoro-dissentire (le libertà astratte sono fonte di oppressione e assimilazione forzata// la convivenza e la tolleranza sono un sentire comunitario o particolarità e diritti degli individui?); Inorridito dalla libertà assoluta con la pretesa di emancipare gli illuministi, bisogna elogiare il pregiudizio, ossia ciò che viene prima del giudizio e che la ragione non riesce a comprendere (danneggerebbe il sentire comunitario): va sempre mantenuto il rapporto con i morti che arricchisce le nostre vite. Il termine “contratto” intende il legame inscindibile con il mondo dei morti, tutelare il frutto del legame con le generazioni passate, custodi di un patrimonio da tutelare perché la nostra esistenza è limitata, mentre tale rapporto è eterno: egli sostiene che una volta che la R.F. e l’attitudine iconoclasta sarà annientata a livello socio-economica, la Francia diventerà preda di colui che riuscirà a impadronirsi e governare l’unica istituzione che sopravviverà, ossia l’esercito (chi controlla l’esercito, controlla la Francia: napoleone). Montesquieu 1689-1755 inaugura il parallelo tra esperienza costituzionale inglese ed esperienza costituzionale francese, due modelli dove il primo esalta il principio della libertà, il secondo è incline a degenerare: una monarchia costituzionale atipica all’interno di un contesto di rilevanza mondiale e una di tipo continentale più vicina al continente europeo; l’evoluzione dei ceti è differente tra i due modelli: il modello inglese ha un re ed una camera dei comuni (opposizione maggiore al monarca), sciolto dalle leggi di natura/ fondamentali del regno, mentre quello francese prevede tre “stati”, ossia nobiltà, clero e borghesia (non hanno potere decisionale sulle leggi positive, ma solo su quelle fondamentali del regno): dal 1673 i parlamenti non possono più opporsi alle leggi del re perché non vengono più convocati). “Lo spirito delle leggi” 1748, contesto di aperta degenerazione della monarchia francese offrendo un’alternativa: per frenare la degenerazione indaga lo spirito/l’origine delle leggi, come nascono e come possono non corrompersi: sono frutto dello spirito dei tempi, non un risultato di un capriccio del legislatore, rispecchiando un insieme di fattore, cause, che ne determinano le caratteristiche quando intrattengono rapporti: è necessario scoprire perché esse sono diverse in base ai contesti, a causa di: clima, religione, leggi esistenti, massime di governo, esempi delle cose passate, costumi e maniere. Si hanno leggi delle genti (rapporto tra uomini), leggi del diritto pubblico (governato-chi governa), leggi del diritto civile (rapporto tra cittadini) dalle quali deve emergere una ragione storica. Quando si parla di forme di Stato e governo il degenero è in riferimento o alla struttura o al principio (le passioni che fanno muovere le cose) mettendo in mostra i principi etici: il governo monarchico prevede il potere legislativo in una sola persona ed il principio è l’onore (il pregiudizio di ogni persona e situazione, preferisce se stesso e cerca maggiori privilegi per se, favorendo il bilanciamento delle parti), il governo dispotico è una forma a sé stante dove la monarchia è già degenerata ed il principio è la paura (se i sudditi sono eguali nella schiavitù non vi è possibilità di rispondere al despota, corrotta perché la paura prevale), il governo repubblicano prevede la democrazia-aristocrazia dove il principio è la virtù-l1a moderazione; questi principi permettono di distinguere le forme di stato/governo moderate (accetta limiti e non ricorre alla violenza-paura, sta in una logica conflittuale conducendo una dialettica regolamentata dalle leggi, il dissenso può esprimersi diventando anche forma di arricchimento che può comportare cambiamenti positivi) e non moderate (non bilanciamento tra le forze politiche sociali-economiche, mancanza di elementi antagonistici agli interessi di chi detiene il potere): all’interno dei moderati sono rinvenibili i corpi intermedi ossia forze con rilevanza, una natura sociale che si contrappone tra monarca e popolo, senza i quali si giungerebbe al dispotismo perché importanti come anticorpi (es. Il clero, i parlamenti, le città etc..). Nella sua opera viene anche descritta la miglior forma di monarchia esistente (modello inglese): una monarchia limitata al cui interno è prevista la possibilità che i corpi intermedi diventino effettive controforze, nonostante ci sia una chiara distinzione tra potere esecutivo-legislativo permettendo che prevalga il principio dell'onore perché quando esso funziona diventa garanzia di libertà di libera espressione per manifestare il dissenso: il popolo non ha potere assoluto (il potere viene diviso in due camere, dove il monarca è comunque giudice di ultima istanza), le qualità civili sono più apprezzate di quelle militari (nel dispotismo lo stato diventa una caserma), permettendo convivenza civile e sociale. (il modello francese 1. Vuole sottolineare il conflitto in Europa tra il proletariato e la borghesia che conduce alla rivoluzione verso l’eguagliamento, senza poter difendere i valori dell’ Ancien Regime: paragona l’esperienza statunitense a quella francese/europea, dove il primo richiama ideali di eguaglianza, introducendo il diritto innato e inalienabile alla felicità a cui è corrisposta una società in cui prevale la classe media, uno stato sociale democratico con distinzioni di reddito, ma il prodotto dello stato stesso; 2. Necessaria una nuova scienza politica che indaghi realisticamente il fenomeno dell’uguaglianza indagando la democrazia dove l’uguaglianza è un fattore di riferimento a cui l'umanità sta giungendo, alla quale si sta aggiungendo un’altra soggettività politica, la massa ossia le folle, un pericolo della libertà: se la democrazia è il destino dell’umanità, si avrà liberale o una tirannia democratica.: le masse/folle è un indice che travolge la società e la rivoluzione democratica (avvento uomo-massa) si illude di arrivare ad essere libero, giungendo ad una uguaglianza conformista, diventando sempre più schiavo. Il raggiungimento dell’uguagliamento è un dato di fatto, con un bivio tra le due democrazie, le contrapposizioni tenderanno a distinguersi, trovando una società più omogenea, dove le passioni sono guidate dall’egoismo umano ed il bene comune: con l’egoismo e le masse si spegne la spinta rivoluzionaria facendo prevalere il particolarismo con difesa delle minoranze con meccanismi tra organi, come “anticorpi”. 3. Il dispotismo paterno deriva dalle masse che concedono il potere uniforme che concentra in sé gli affari politico-economici, convinte che sia legittimato, levando ai singoli “il fastidio di pensare e la fatica di vivere”: l’unico modo affinché si sviluppi un decentramento è che risorgano le energie morali, che si alimentino e garantiscano, riconoscendo la centralità della coscienza individuale proteggendola necessaria libertà religiosa, separazione della sfera politico-religiosa. Necessario garantire l’avvento della democrazia liberale eliminando l’accentramento amministrativo, causa dello spirito costante rivoluzionario ed incompetenza delle libertà (Francia): è diseducativo perché insegna a seguire un ordine centrale non permettendo esercitare potere autonomo, ripagando solo coloro che partecipano all’amministrazione; uno stato assistenzialistico deriva dall’accentramento, dove i cittadini sono passivi, annullati in virtù della tirannide democratica che si legittima basandosi sull’accoglimento della idea di sovranità popolare. Kant 1724-1804 sostiene che la politica debba sottostare alla morale, come meta da raggiungere, come qualcosa che si realizza attraverso l’agire dell’uomo-la politica con o senza volontà umana, perché destinato a essere così: egli ha fede nel progresso, alla meta del dover essere (in parte scelto, voluto e raggiunto); la politica deve uniformarsi al diritto pubblico, poiché se il diritto viene occultato è ingiusto, trasmettendo la malvagità delle azioni, smonta dall’interno il comportamento politico, mentre essa deve essere il luogo dove si relazionano gli uomini, affinché sia possibile la convivenza, creando una sana vita di relazioni sociali basando tale convivenza su regole, con il tempo l’umanità accoglierà sempre di più il mondo basato sulle regole, meno sulla violenza (una tendenza storica che avviene in lui, con lui e dopo lui: un disegno nella natura umana che pur crei conflitti, quando si risveglia da tali elementi, torna a darsi regole che migliorino la convivenza affinché gli individui si emancipino, consapevoli di liberare la cultura, un elemento che apre il cuor di ogni uomo agli altri/alla speranza, liberandosi da ogni tipo di pregiudizio nei confronti degli altri che noi stessi creiamo e poniamo come ostacolo, impedendoci di vedere la nostra vera natura). L’illuminismo una corrente che avviene attraverso la cultura, l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a sé stesso, portatrice di verità in cui porta allo sviluppo della natura racchiudendo in sé il male (residuo di violenza che l'umanità si porta dietro da cui non sa emanciparsi): la rivoluzione è positiva (idea di uguaglianza) e negativa (negatività per le manifestazioni violente), aspetti negativi ma seme di qualcosa di buono il cui telos è la “de-politicizzazione”, uno stato modello a cui si tende a modello di natura, basato su regole e principi puri del diritto, uno Stato di diritto: permette la convivenza pacifica tra gli individui che permangono diversi, di rispetto reciproco con opinioni/stili di vita distinti; la salvezza dell’umanità dipende dall’avvento dello stato di diritto, con distinzione dei poteri con un potere sovrano (legislativo), distinto da esecutivo-giudiziario, il primo appartenente al popolo nella volontà collettiva. La sottomissione alla morale si limita a garantire la convivenza tra i diversi, garantendola universalmente senza tramite di alcune religioni/opinione morale: le norme devono disciplinare il lato esterno delle azioni, non interno ossia i motivi del perché agiscono, occupandosi di disciplinare gli aspetti delle libertà reciproche: non subito si ha il diritto al voto, le prerogative per averlo sono libertà, uguaglianza, indipendenza, non in base al censo ma dalla capacità di essere indipendenti del giudizio politico (influenzato da chi gli dà il lavoro), rischiando che il soggetto sia sotto influenze esterne, diventando “merce”. Il potere esecutivo affidato ad un organo che sceglie ministri e dichiara decreti in base al volere del popolo sottoposto al potere legislativo e oggetto di controllo politico, il potere giudiziario spetta ai nominati dal popolo, indipendenti dagli altri due poteri; l’anti paternalismo prevede non la moralizzazione dei singoli/credo morale-religioso/felicità ma garantire gli spazi. Con queste prerogative si giunge alla società civile attraverso un contratto in cui le volontà dei singoli si uniscano agli altri, dando vita a una volontà comune ai fini di una legislazione giuridica, da una vita di lotta contro tutti a una società civile basata su norme. L’imperativo categorico (agire come se la massima volontà del singolo valesse come principio di legislazione universale) prevede un ordine morale che si espliciterà in modo definitivo, un percorso etico- psicologico-antropologico dove i cittadini si avvicinano alla società civile con il contratto: tale imperativo verrà scoperto con cultura-emancipazione-liberazione giudizio, accetta il patto e vive una vita regolamentata: la ragione presiede tale percorso ed è l’origine, la quale si scontrerà con il residuo di male; l'umanità si contraddice perché ha bisogno di un imperativo, quindi la ragione intraducibile in volontà perché la moralità si ricollega all’imperativo. Alla base delle azioni c’è una massima universale dove l’individuo è invitato ad agire in modo da trattare l’umanità come un fine e non come un mezzo) e per la pace perpetua relazioni internazionali svolgersi in sintonia con i presupposti. Gli eserciti permanenti devono sparire perché sottintendono di usare uomini come mezzi/macchine per uccidere, non conciliandosi con il diritto dell'umanità insito nella persona (art.6 ripudiata la guerra; fiducia nella disposizione dell’animo del nemico finendo in una guerra di sterminio e non pace: essa non è eliminabile, ma deve basarsi su regole concedendo minima fede al nemico). Hegel 1770-1830 elabora una dialettica intrisa di storia, rifiuta il dualismo kantiano perché essa può essere un percorso interpretativo se sviluppato e accolto con tesi, antitesi e sintesi: accusato di sostenere un pensiero “conservatore-reazionario” con la frase “ciò che è razionale è reale e viceversa”. 1. Il rapporto tra reale-razionale è acquiescenza (condiscendenza palese, remissività)? La ragione si manifesta attraverso i fatti, alcuni eventi si esplica in maniera più piena dove emergono attraverso le medesime modalità rapporto linguaggio-grammatica (la seconda presuppone il primo, è il suo risultato, ma senza di essa non si esplica). Un equilibrio, dove i fatti modificano la realtà se razionali, fatti che determinano il progredire della storia: lo sviluppo dei popoli è legato allo sviluppo della ragione nella storia, creando un terreno di condivisione tra gli uomini, una liberazione dell’umanità attraverso l’allargamento di tale territorio con gli eventi storici che portano alla liberazione/emancipazione umanità. 2. Lo stato organicistico, uno stato unitario che tende a reprime le autonomie ? L’individuo si realizza nello stato, al di fuori conduce una vita povera/limitata senza sviluppare la propria personalità, uno strumento basato sul primato della legge, garantendo la tolleranza religiosa senza dogmi religiosi, accettando le sue particolarità con una pluralità di elementi autonomi. 3. Il giudizio sulla R.F. e l’Illuminismo? Hanno svolto una funzione di liberazione del popolo, ma lo strumento dell’illuminismo (l’intelletto) è inadeguato a costruire qualcosa di strutturato perché arrestati in una fase di negazione senza contribuire alla costruzione del mondo nuovo: nonostante i due abbiano avuto importanza, hanno necessità di un completamento che li possa trascendere: critica anche l’importanza del popolo e la sua centralità che ha in senso lo spirito dei tempo, ma non sa più cosa vuole così necessita una guida che trascenda la sua tendenza a vivere nell’immediatezza, a chiudersi nei sensi, necessarie quindi istituzioni che esprimano lo spirito del popolo. 4. L’elaborazione costituzionale, lo Stato, coincide con l’ingresso di Dio nel mondo? Lo Stato si pone come elemento di regolazione di ciò che lo precede, ma presuppone una serie di momenti come il diritto astratto (regolamenta gli aspetti privati del singolo nel contesto sociale), la moralità (l’azione di una coscienza capacità di razionalità individuale in contesto sociale) la famiglia (primo embrione di società) e la società civile. La società civile è un mondo di bisogni regolamentato da regole dove gli individui ricercano appagamento individuale, incontrando istituzioni che razionalizzano le irrazionalità/disuguaglianze, l’ami razione della giustizia, la polizia e la corporazione (non abbandonano gli individui a sé stessi) e vi sono tre classi: la classe sostanziale dei proprietari terrieri-essenziali, la classe dell’industria con commercianti-capitalisti che perseguono interesse personale, ed la classe generale con burocrati che devono rispettare concetti quali universalità-particolarità-individualità. La giustizia ha la funzione di difendere la persona/proprietà così da produrre disuguaglianze, che interviene la polizia provvedendo ai bisogni dei bisognosi, coloro che non sanno inserirsi nei processi della società; la corporazione è un’associazione di mestiere e riprende l’idea dell’istituzione che difende gli interessi di determinate categorie fornendo sostegno ai consociati, consentendo di riconoscersi in qualcosa che supera l’individualità ed orgoglioso, portandoli ad attenuare comportamenti egoistici che sfociano nel lusso. La società civile può causare ingiustizie/disparità accresciute da divisione del lavoro e squilibrio tra produzione-consumo: la prima tende a far sì che alcuni si specializzino, rendendoli incapaci nel processo, mentre la seconda prevede che se le produzioni crescono, essa sovrabbonda e si pone il problema di come venderlo, creando un esercito ai margini della società con una sovrapproduzione; la guerra è ineliminabile dalla storia, insieme alla povertà e sovrapproduzione che la causano: con la filosofia del progresso c’è la possibilità che tali irrazionalità vengano rimosse, allargando la solidarietà. Marx 1818-1883 ed Engels 1820-1895 con la frase “il modo di produzione condiziona il processo sociale- politico-spirituale" (1a sovrastruttura trova la sua genesi nella struttura, che la condiziona ed è intrinseco alla condizione economica// Engels sostiene non solo un rapporto di causa-effetto, ma la base economica è determinante); nel “Manifesto” 1848 e Il Capitale studia il rapporto tra i vari fenomeni storici sulla base economica, un filone di studio storico marxista; Riprende la condizione di Feuerbach integrandola con la base economica; dallo scritto l’essenza del cristianesimo sostiene che ogni credenza religiosa sia una irrazionale alienazione dell’uomo (ateismo antropologico) capovolgendo la visione teologica dell’uomo creato da Dio, ma l’uomo lo crea a sua immagine frutto di insoddisfazione/incompletezza: accetta la centralità dell’uomo, ma tale incompiutezza è dovuta all’oppressione economico-politica. La società capitalistica non è l’ultima società, ma è necessaria l'emancipazione dell’umanità in quanto tale, in base al suo socialismo/comunismo scientifico: egli indaga la fenomenologia dello spirito, ossia la possibilità che uscendo dagli schematismi si possa creare una nuova concezione dell’uomo affinché la ricchezza sia al servizio dell’uomo; tale concezione si compone con due passaggi, ossia la teoria del valore e la legge di sviluppo della società capitalistica, basandosi sullo studio di economisti classici come David Ricardo: ® Lateoria del valore: all’interno del mercato circola una sola merce, il lavoro e colui che vende- compra lavoro crea uno sbilanciamento poiché esso è frutto dell’attività di un essere umano che pone le proprie capacità definite forza lavoro; il valore del lavoro viene definito quantitativamente in base generale della rivoluzione”, “la filosofia del progresso”, “la rivoluzione sociale dimostrata con il colpo di stato”. Il suo socialismo rifiuta l'intervento statale nell'economia, dedito a garantire la dittatura del proletariato: dopo un colpo di stato tenta di coinvolgere la borghesia; nel 1853 inizia a sviluppare le sue teorie, affiancandosi sempre di più ad una concezione di federalismo mutualistico- socioeconomico basato sulla classe proletaria, che elabora la sua ideologia separata da quella borghese, un momento sociale ed economico per inaugurare l’avvento di una nuova società: le classi proletarie, in virtù della separazione dell’ideologia, elabora una visione distinta di società per avvicinarsi alla rivoluzione; mentre esalta tali capacità escono “la giustizia nella rivoluzione nella chiesa” e “la capacità politica della classe operaia”, agganciandosi alla visione anarchica distaccata da S. Simone (rivoluzione dal basso), e Marx (dittatura proletariato) poiché non guarda allo stato ma alla società creando mutualità dal crearsi e dall’alimentazione creazione del tessuto per le relazioni solidali. 1. La confutazione delle dottrine precedute/contemporanee: il lavoro non ha per sé stesso alcun potere di appropriazione sennò saremmo indotti ad affermare l'uguaglianza della proprietà: bisogna pensarla non attribuendola allo stato (frutto di una visione utopistica del socialismo), ma come un furto, cristallizzazione di un potere che si esercita opprimendo, levando la possibilità ad altri di esercitarlo (condanna lo statalismo di Marx), perché essa non può diventare sociale-comune, così la società comune diventerebbe una parte di stato e il comunismo produrrebbe la contraddizione dell’economia: solo l’organizzazione del lavoro può porre fine al capitale e al potere (umanità come uomo ubriaco, barcolla tra due abusi, la proprietà e la comunità-statalismo). 2. Un socialismo scientifico basandosi sulla sociologia, creando un socialismo scientifico che combatte ogni forma di utopismo e uso della ragione che progetti il destino dell’umanità, fondamentale quindi l’elemento della sociologia che risolva antinomie/contraddizioni che non possono essere negate, ma integrate con una propria ideologia: tale socialismo non nega la natura antinomica e contradditoria della realtà. 3. La struttura della società futura dovrebbe consistere in una autogestione operaia fondata sulla comproprietà federativa che copre ogni ambito produttivo (agricolo-industriale), una gestione cooperativa delle proprietà: chi dice federalismo dice libertà, perché presuppone il primato del momento economico rispetto al momento politico-sociale; attraverso la riorganizzazione del lavoro si può rivoluzionare la proprietà e come si intende il potere, una democrazia industriale e una repubblica agricola basate sull’attribuzione dello strumento di produzione ad ogni gruppo di lavoratori: da qui si esplica l’autogestione operaia. 4. I mezzi per la realizzazione di tale società si prevede la vera rivoluzione proletaria della classe operaia, la cui capacità politica è collegata a quella economica: il proletario deve separarsi consciamente per creare tale società, promuovendo il diritto economico a spese del diritto politico: attraverso l’autogestione intaccando le produzioni della società capitalista che garantisce le ideologie della borghesia-capitalismo (possono contribuire anche sindacati e cooperative). Sostiene che con il tempo con lo sviluppo di legami di solidarietà ci sarà necessariamente tale passaggio, dove la classe operaia avrà un ruolo guida in tale rivoluzione: il mantenimento del capitalismo intacca la stessa sopravvivenza del globo, descrivendolo come un avversario vicino alla sconfitta; nel 1870 alla comune di Parigi saranno i Proudhoniani ad assumere il ruolo di guida del processo all’instaurazione della comune stessa. Owen 1771-1858 vede l’industria come comunità, alimenta un dibattito tra l'Io (individuo) e le circostanze (the force of circumstances) con due posizioni che marcano il confine tra le due ideologie: L’individualità è il prodotto delle circostanze che favorisce la loro formazione, dove ognuno è determinato dalle circostanze, lo stato deve incrementare la formazione di un’ umanità migliore attraverso il suo intervento per creare condizioni favorevoli allo sviluppo (quelli sfortunati non lo sono per causa loro); nel 1813 scrive “a new way of society: il principio della formazione del carattere umano” con una nuova visione dell’industria, sostituendo alla libera concorrenza il principio della comunità: modificando la via all’interno della fabbrica, possibile estenderla nella società. L'individuo produce/influenza le circostanze dove il soggetto è responsabile della sua posizione di precarietà, come colui che cede all’alcolismo/depressione: l’uomo è povero è povera per colpa sua e non lo stato che non è chiamato a intervenire (epoca vittoriana). Introduce nella fabbrica il principio della cooperazione e della comunità, un modello che partecipa alla vita della comunità, raccoglie e distribuisce gli stipendi più elevati rispetto alla minima sopravvivenza (principio valore-lavoro dove ognuno viene pagato in quanto contribuisce alla fabbrica), introducendo una scolarizzazione della fabbrica affinché diventi il centro di una polis per svilupparla, interrompendo la catena di sfruttamento/oppressione ritenuta inevitabile. Essa diventa una fabbrica modello dove si produce e si vende con successo nel mercato, alcuni imprenditori iniziano a studiare tale esperienza da imitare; ritiene che dopo aver assimilato la corrente dell’utilitarismo (Bentham, no intervento statale) per cui la massima felicità è la possibilità a tutti di emanciparsi con l’intervento statale, senza neanche distinguere il lavoro manuale/intellettuale perché ogni individuo può voler cambiare mestiere. Il dibattito sull’intervento statale in economia: se l’uomo si afferma rispetto alle circostanze tende a rifiutarlo in virtù di una visione liberista// gli individui succubi delle circostanze// new liberalism contemporaneo, inizio XX secolo, a tutti gli individui spetta la “self-realization” la parte che sfugge al determinismo, definito energia spirituale-psichica tipica di ogni individuo: lo Stato per permettere tale realizzazione, ognuno deve essere uguale parlando di libertà ugualmente riconosciuta: tutti sono liberi, lo stato non deve superare tale linea ossia la personalità umana di realizzare sé stesso. Tale visione premia la diversificazione fra i caratteri (meglio bizzarri che omologati), rigettando ogni forma di autoritarismo o paternalismo, negando la presenza di tale energia, imponendo agli individui una certa visione: il new liberalism è contro ogni forma di discriminazione di razza-genere perché imporre una visione a spese del carattere diverso si crea impoverimento della società, rendendola meno aperta (aperti all’esterno dicendo NO al protezionismo e SI alla diversificazione) ossia i liberi scambisti. Critica alla democrazia rappresentativa che deve essere liberale, perché può evolversi in una democrazia autoritaria (il principio della volontà generale: maggioranza tirannica che frena la formazione di personalità discordanti) parlando cosi di libertà negativa (i diritti dell’uguaglianza di fronte alla legge) e positiva (possibilità che tali diventino lettera morta), in una democrazia liberale c’è dialettica tra le due libertà e il passaggio da una all’altra inizia con i diritti politico (voto, organizzarsi, partiti..); coloro che partecipano alla vita politica aumentano il consenso che si allarga includendo la working class con l'estensione del diritto al voto, iniziando a sollevare problemi ì7rivendicazioni riguardo l'eguaglianza economica/sostanziale. La libertà positiva viene offerta a tutti tramite l’intervento statale per porre pari opportunità, rimuovendo ostacoli dando più spazio alle libertà, garantendo la pluralità sociale con la diversificazione. La felicità è l’unico valore etico al quale mirare, dando priorità alla felicità generale rispetto a quella individuale per le differenze di piaceri: alcuni mirano alla qualità (tanto desiderabili da ledere ad altri), mentre le tendenze altruistiche e morali portano a condotte disinteressare e si preoccupano della felicità degli altri. Jhon Stuart Mill 1806-1870 fa confluire vari filoni: l’edonismo psicologico (ricerca e massimazione del piacere), economia politica e democrazia rappresentativa, utilitarismo, riporta la centralità dell’uomo coniugandola con l’edonismo psichico. Il primato dell’utilità è la base della sua ideologia combattendo per il suffragio universale per realizzare un governo rappresentativo abbracciando così più fasce (1832: reform bill) affinché la libertà si svincoli dal passato con l’individuo al primo piano che si autodetermina contro il protezionismo (1839: dazi sul grano e farina, creando il movimento del libero scambismo tra le classi più umili); I suoi seguaci sono definiti radicali democratici in difesa dell’individuo con riscontro nei principi formulati contro una giurisprudenza censoria che pone obblighi non tollerabili: la legge deve imporre la pena/sanzione affinché sia scoraggiato a compiere reati, senza accanimento/persecuzione dallo stato (ergastolo-pena di morte), affinché il singolo possa reinserirsi. L'individuo deve liberamente svilupparsi, punito solo se damneggia/priva libertà altrui. A metà della sua vita racconta di una crisi spirituale che lo induce a realizzare l’insufficienza della concezione quantitativa della vita umana, avvicinandosi a romantici, riscoprendo l’importanza di Gesù e le sacre scritture, diventando conscio dell’importanza degli elementi qualitativi che influenzano lo sviluppo capitalistico (calcolo felicistico): nel 1830 fa una revisione dei principi dell’utilitarismo, modificando il principio di Bentham introducendo la considerazione della qualità dei piaceri a fianco del calcolo felicistico, una visione analitica-sperimentale integrata con la cultura dei sentimenti con una mediazione tra Illuminismo e Romanticismo. “Lo spirito del tempo” differenzia le epoche “organiche” (preordinato dai principi dell’alto) da quelle “di transizione” (emerge ruolo individuo): per trovare lo sviluppo/progresso bisogna ricollegare le due epoche negli aspetti migliori. Il liberalismo ha un’aspirazione morale, diffidando del sistema senza limiti come quello capitalistico, facendo emerge le masse come nuovo individuo politico; si distingue la legge di produzione/ di distribuzione della ricchezza ossia come si crea ricchezza, domanda-offerta, dove lo stato interviene per riequilibrare la distribuzione di ricchezza attraverso la tassazione (indiretta: IVA// diretta: bene immobile, terreni) redistribuendo il reddito. Il suo modello economico si basa sulla difesa della proprietà e abolizione della rendita fondiaria (che non deriva dall’individuo), incentivando un progressivo associazionismo: bisogna incamerare e distribuire la ricchezza che è dovuta alle circostanze, dove il governo rappresentativo diventa un sistema di sviluppo delle associazioni introducendo un legislatore che preveda ogni tipo di associazione, affinché l’interesse coincida con il collettivo; la lotta ai regimi del monopolio viene sanzionato, perché va a danni di tutti chiudendosi in sé stesso, migliorando la libera concorrenza. La teoria dello stato stazionario prevede uno stato connotato dalla stagnazione produttiva dovuta alla progressiva caduta del saggio di profitto, fino a non consentire ulteriori investimenti: in alcune circostanze può portare al risveglio culturale, da cui può ripartire la ripresa economica capovolgendo la gerarchia; l’elemento quantitativo/qualitativo è un contrasto della democrazia rappresentativa perché il popolo degenera nelle masse, diventando irrazionale: con l’intelligenza politica si rispettano le minoranze sviluppando l’individualità il cui limite è non nuocere ad altri: il voto plurimo era una legge elettorale che concedeva la possibilità ai lavoratori intellettuali di votare più volte, concesso dopo un esame; vuole incentivare il ruolo delle commissioni parlamentari, come il governo dovrebbe essere riservato, per bilanciare il potere delle maggioranze. Nel 1865-1868 si giunge al voto per le donne con il fenomeno delle suffragette, associando al suo scritto “The subjection of women” sottolineando il problema dell’emancipazione che non verrebbe risolto con il suffragio perché rimane una condizione antropologica-sociale: tale emancipazione porterebbe uno sviluppo della condizione della società. Mazzini 1805-1872 è un autore europeo che confronta7dibatte sul problema della democrazia (in esilio: Francia, Londra) discutendo sulla necessità di allargare il voto ed una maggiore partecipazione; importanti elementi come il progresso facilitato dal voto ampliato, mentre alcuni sostengono che debba essere una élite a guidarli, eccezionali ed indipendenti, eroi che agiscono per il popolo, incapace di agire da solo. Nasce il dibattito tra un popolo che necessita eroi e un popolo che deve emanciparsi da solo, ma il popolo diventato massa ragiona d’istinto: divaricazione tra one nacion tories con gli eroi come unici salvatori, e new liberalism dove il popolo possiede gli elementi per autogovernarsi in maniera razionale con l’educazione dove c’è mobilità sociale. Nel 1830 è incarcerato a Savona, dove inizia il manifesto della giovine Italia (1831) con i suoi scopi: la scelta repubblicana e la distruzione dell’alta gerarchia del clero con una diffusione dell’istruzione antidogmatica esplicitando la dichiarazione a favore dei diritto dell’uomo, elaborando l’idea di un popolo- nazione con alla base elementi illuministici, mentre ciò che viene preso dai romantici non sono elementi ma
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved