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La Rivoluzione Industriale e Europea: Libertà, Economia e Sviluppo, Sintesi del corso di Storia Economica

Storia industrialeStoria Economica EuropeaTeoria economica

Della rivoluzione industriale in Europa, dalla condivisione di elementi tra paesi, al rapido scambio di informazioni, e le teorie economiche attrattive. Esplora il ruolo della teoria di Rostow, il ruolo dello Stato e la politica economica, il percorso della Germania, e la crisi economica del 1929. una panoramica storica e teorica del processo di industrializzazione europeo.

Cosa imparerai

  • Che teoria economica propone stadi incrementali dello sviluppo economico?
  • Come ha influenzato la Germania il suo ritardo nell'industrializzazione rispetto all'Inghilterra?
  • Come ha influenzato la crisi economica del 1929 il gold standard?
  • Che eventi hanno portato alla crisi economica del 1929?

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 23/11/2022

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Scarica La Rivoluzione Industriale e Europea: Libertà, Economia e Sviluppo e più Sintesi del corso in PDF di Storia Economica solo su Docsity! Dalla rivoluzione industriale alla rivoluzione europea. Di Vera Zamagni. I°. Perché l’Europa generò la rivoluzione industriale e la Gran Bretagna fu prima. Gli studiosi hanno definito facilitativi al processo industriale elementi quali: il clima, la localizzazione geografica, le risorse naturali, la visione filosofico-religiosa (tre principi fondativi  1. La persona umana come valore sacro ed inviolabile; 2. L’esaltazione dello spirito come razionalità; 3. La superiorità dell’uomo sulla natura.) del mondo e l’organizzazione della società. Ma, ciò che ha reso l’Europa culla dell’industrializzazione è ben altro. Le libertà individuali e la pluralità di istituzioni, assieme alle loro tutele in epoca preindustriale, hanno favorito la nascita di realtà economiche, di processi di scambio di moneta e di nascita della concorrenza tra i mercati nascenti. Nello specifico il periodo fiorente fu dopo l’umanesimo e il rinascimento. (Nascevano metodi di tassazione delle masse e rappresentanti in politica, la banca e le pratiche bancarie, la partita doppia, l’assicurazione, il servizio postale, la commenda, la borsa, il brevetto, il codice di commercio.). Fra tutti i paesi europei la Gran Bretagna ospitò per prima la rivoluzione industriale. Perché? Riuscì a riunire tutti quegli elementi su descritti nel modo più veloce e naturale possibile, così da ospitare i primi meccanismi economici. Politicamente la monarchia inglese divenne meno assoluta a partire dalla Magna Charta del 1215 (molte clausole limitavano il potere del re nei confronti di chiesa, baroni e popolo). Successivamente la monarchia rimase il simbolo di unità della nazione, ma non governò più. Dal punto di vista del diritto, invece, la Gran Bretagna sviluppa la Common law: legiferava e amministrava casi esaminati realmente, da consuetudine del fatto, non si basava su leggi generali. Inoltre si rafforzò l’interesse verso la privatizzazione delle terre, in prima battuta e poi delle risorse. Le esplorazioni vennero incentivate e finanziate, dalla stessa Gran Bretagna, come elogio alla sua potenza marittima e conquistatrice, divenendo il primo impero coloniale più vasto. E questo determino la creazione del commercio internazionale. Il Calico Act bloccava l’importazione dei cotoni stampati indiani a favore dell’importazione di cotoni grezzi dalle colonie, poi da vendere e raffinare nel territorio nazionale della monarchia. Le banche finanziavano il tutto. Nuovi processi industriali e meccanici nascevano, le scoperte ampliavano l’utilizzo di molti macchinari e le invenzioni davano la spinta alla società. L’insieme di queste cose portò la Gran Bretagna a diventare il paese leader della prima rivoluzione industriale. II°. Modelli di imitazione della rivoluzione industriale inglese e ruolo dello stato. I fattori che hanno determinato il processo di imitazione della rivoluzione industriale inglese da parte degli altri paesi europei, sono essenzialmente tre: 1. Condividere con la Gran Bretagna molti elementi che hanno portato al processo industriale; 2. Passaggio rapido delle informazioni tra paesi; 3. Spirito di competizione che animava le nazioni europee da sempre. Molti hanno avanzato teorie economiche avvincenti. §. Teoria di Rostow che propone un modello di ciclo economico detto Teoria degli stadi, propone interpretazioni incrementali dello sviluppo economico, ci parla di 5 stadi. 1°. La società tradizionale (industriale o pre-industriale, proto industria: il contadino, nei periodi di riposo dal lavoro della terra, iniziava a fare un altro tipo di attività alternativa per guadagnare un plus, così che in tempi di raccolto meno florido o di infertilità della terra avesse un cuscinetto economico); 2°. Fase di transizione in cui si determina una classe imprenditoriale, si crea la capacità di avere una dotazione economica che possa permettere di aprire una piccola attività, oltre l’attività contadina; 3°. Fase di decollo (take off) che in 20/30 anni trasforma la struttura economica di un paese da un’economia tessile ad un’economia d’industria, in cui vi è un livello di produzione alto; 4°. Fase di maturità, le innovazioni tecnologiche si diffondono a macchia d’olio in molti altri settori; 5°. Età dei consumi di massa che permette ad un paese di conformarsi al primo paese che ha avviato lo stadio dei consumi di massa (es. Stati Uniti). §. Teoria di Gerschenkron (catching up= agganciare). Cerca di capire i meccanismi che hanno portato i paesi ritardatari o follower a svilupparsi, focalizzando la sua analisi su questo. Sostiene che i paesi ritardatari siano quei paesi che godano dei vantaggi dell’arretratezza (posseduti dai paesi che non devono subire dei costi così alti per raggiungere il loro grado di sviluppo economico), così da avviare una politica di imitazione più che di creazione, per avviare il processo di sviluppo, o comunque ad un prezzo non alto. Maggiore è il livello di arretratezza, maggiore è lo sforzo da fare per raggiungere un certo livello di sviluppo industriale. L’arretratezza la interpreta secondo la qualità e quantità dei pre-requisiti dello sviluppo economico relativamente ai requisiti che la Gran Bretagna aveva nel suo periodo di crescita. Quando si raggiunge un maggior sviluppo industriale c’è maggior ruolo degli agenti interessati, maggiore produzione dei beni strumentali, minore crescita agricola a vantaggio del settore industriale, attraverso una maggiore importazione di innovazione e tecniche e di capitali stranieri. §. Teoria di Pollard rispetto agli altri si focalizza su un’unità di analisi differente: si preoccupa di portare il livello di analisi da una dimensione macro (nazionale) ad una micro (regionale). Non si può guardare alla crescita economica di un paese senza osservare le differenze tra regioni. Il livello di analisi va esteso così da non perdere di vista altri fattori importanti. §. Teoria del ruolo dello stato di Paul David (Path dependece), il percorso seguito dal paese leader per diventare tale non può essere seguito alla lettera dal paese follower, perché dietro ci sono shock tecnologici ed istituzionali importanti. Il ruolo dello Stato come soggetto motore del cambiamento strutturale è fondamentale per permettere al paese l’appellativo di leader. §. Un altro teorico è Douglass North che riconosce il ruolo dello Stato, dice che la fase di trasformazione dell’economia è dipendente alla trasformazione dello Stato stesso, esempio la prima rivoluzione industriale in Inghilterra. §. Tra le più interessanti c’è la teoria del ciclo economico di Shumpeter che ci parla di un ciclo economico classico che oscilla tra i 7 e gli 11 anni, ogni ciclo viene poi ripartito in 4 stadi: recessione, depressione, ripresa e boom. Questa teoria è legata al fatto che tra un ciclo e l’altro si mette in evidenza l’invenzione (finanziata dai governi, alto tasso di rischio e tempi lunghi) e l’innovazione (è endogena al sistema economico di riferimento, nasce da un’idea dell’imprenditore in campo di tecnologie produttive. Non rimangono isolate, ma si diradano a grappolo). §. In contrapposizione c’è la teoria di Kondratiev che aveva individuato una fase ascendente e una fase discendente, ogni ciclo era molto più lungo tendeva ad accorpare gli andamenti che vedeva nel corso della storia, duravano dai 45-50 anni. Il ruolo dello stato qual è? Si individua un sistema di risposte tripartito. Si considerano i seguenti modelli: - Lo stato minimale: che garantisce law and order, una minima difesa che stabilisca le regole del mercato, difesa dalla concorrenza. Beni pubblici: la moneta e la posta. - Lo stato ad economia mista: produce molti altri beni pubblici e assume ruoli di supplenza nel privato. Si ha un’organizzazione economico-sociale capitalista gestita dallo stato sotto forma di monopoli. - Lo stato massimale: si assume tutte le responsabilità produttive. (modello fallimentare perché elimina sia le radici del capitalismo che la libertà di mercato e d’impresa). 2. La prepotente ascesa degli Stati Uniti Lo sviluppo industriale degli Stati Uniti non iniziò rapidamente (da colonia inglese dichiarata indipendenza nel 1776 e con la guerra di secessione che abolì la schiavitù e determinò la vittoria degli stati del nord contro quelli del sud), ma fu travagliato. L’80-90% del lavoro era concentrato in agricoltura con elevata produttività ed elevata remunerazione pro capite. Le prime industrie vennero fondate a fine ‘700, ma solo ad inizi ‘800 si ampliarono modernizzandosi: i salari erano elevati e la tendenza alla meccanizzazione era forte, sia per mancanza di manodopera sia per il suo alto costo. Furono le ferrovie che dopo la metà del secolo segnarono il vero decollo degli USA, unificando ed ampliando il mercato. L’abbondanza di risorse segnò molto la mentalità degli americani, che non dovevano cercarle in nessun altro paese, ma che anzi dovevano impegnarsi a sfruttarle al meglio, poiché non scarseggiavano. (la condizione di scarsità genera guerre per la loro ricerca, quindi un susseguirsi di costi e mancanze successive e conseguenti). La popolazione era costituita da emigranti: persone mobili che considerano normale andare a cercare lavoro piuttosto che star fermi e morire di fame, hanno più spirito di adattamento. La nazione americana quindi è fatta di gente che non si accontenta di quello che ha, ma va sempre alla ricerca di quel qualcosa in più. Un altro elemento fondamentale fu la legge: l’ambiente americano fu fin da subito democratico ed adattivo alle esigenze socio-culturali degli americani, vale a dire che non si doveva lottare contro gli interessi di chi approvava la legge precedente. I compromessi erano molteplici e necessari, ma efficaci. Questi furono tutti elementi che determinarono lo sviluppo e l’importanza della grande impresa americana. Come detto prima, nacquero prima le ferrovie, dopo i telegrafi e i telefoni, fu poi l’avvento dell’acciaio e la costruzione di impianti sempre più imponenti ed efficienti, assieme ad un’organizzazione manageriale esaustiva e precisa. (già a fine ‘800 il reddito pro capite superò quello inglese e l’economia americana divenne quella più prosperosa a livello globale). 3. Perché il Giappone fu l’unico paese di cultura non europea a decollare nell’ottocento Il Giappone era basato sulla cultura confuciana di lealtà, rettitudine, decoro ed armonia, influenze della Cina che lo segnarono. Ma a differenza di questa aveva un imperatore “costituzionale” che non esercitava direttamente un potere, ma era frammentato localmente dando origine ad un sistema multicentrico simile al sistema feudale europeo. Tuttavia come la Cina si era chiuso alla cultura occidentale, limitando i suoi cittadini e il commercio del paese stesso. Solo con Mutsuhito, un giovane imperatore eletto si ebbe una svolta: vennero abolite le caste, i samurai non ricevettero più uno stipendio così da spingersi verso gli affari, la burocrazia e il sistema educativo vennero modernizzati e resi più efficienti. I giovani vennero mandati in occidente a studiare e prepararsi per poter consigliare poi al governo giapponese le cose di tendenza. Su questa base istituzionale il Giappone vide l’avvento del processo industriale. Le risorse erano scarse e l’ascesa fu lenta e difficile: fu la seta grezza che aprì le porte all’industria commerciale e alle esportazioni con l’estero e il mondo intero. VI°. Tecnologia e cambiamenti socioeconomici. L’andamento dl sistema economico internazionale è segnato da cicli di lungo periodo caratterizzati da regimi tecnologici diversi. Ecco perché si parla di più rivoluzioni industriali e non di una sola. La 1° rivoluzione industriale (iniziò nel ‘700 e durò fino a metà ‘800) è stata caratterizzata dalla caldaia a vapore, dall’acciaio, dalla ferrovia e da macchinari più meccanizzati per la produzione in fabbrica (elemento che determino l’urbanizzazione dei centri piuttosto che la dispersione della popolazione nelle campagne). La chimica inorganica non era particolarmente innovata (si scoprirono solo metodi ed elementi sbiancanti come il cloro o la soda). Questa prima rivoluzione non necessitò di livelli di istruzione alti, i laboratori erano poco attrezzati e la conoscenza si basava sulla sperimentazione dei processi. Le imprese erano di piccole dimensioni, disperse e poco integrate verticalmente, questo le rendeva facilmente gestibili dal proprietario (nacquero le organizzazioni dei lavoratori su modelli inglesi e francesi e con esse i primi sindacati). La 2° rivoluzione industriale (nata nella seconda metà dell’800 continuò fino a metà ‘900) fu caratterizzata dall’elettricità, motore a scoppio (che utilizza petrolio e benzina, non carbone) utilizzato per le automobili e aeroplano e per esperimenti di chimica organica, la radio. Sono innovazioni che dal punto di vista scientifico rappresentano maggiore ampliamento della conoscenza e dell’innovazione: ciò implica livelli di istruzione più alti e una buona diffusione delle conoscenze. Le università e le imprese approntano laboratori di ricerca per perfezionare continuamente prodotti e processi. La conseguenza più grande della seconda rivoluzione è la crescente richiesta di capitali di finanziamento: da un lato si forzò sui finanziamenti privati e dall’altro sull’ampliamento delle imprese per arrivare ad un certo controllo di mercato e per sfruttare al meglio le economie di scala. Risulta evidente che lo sviluppo della popolazione mondiale è iniziato con la rivoluzione industriale che ha permesso tassi di crescita annui più consistenti ed un innalzamento nella speranza di vita che prima si attestava sotto ai 30 anni. Ma solo dopo il 1950 la popolazione mondiale ebbe un netto miglioramento (a fronte di sussidi dati post-guerra). Perché? Il tasso di mortalità passa dal 4% a meno dell’1%, anche il tasso di natalità si sposta dal 4% a meno del 2%, secondo quel processo definito “transizione demografica”. Quali sono le motivazioni del tasso di mortalità? Sono essenzialmente tre: i miglioramenti della scienza medica, la migliore nutrizione e la migliore igiene. La vita media più lunga ha permesso di ridurre il dispendio di energia della prole familiare, curricula di studi più lunghi, un conseguente innalzamento di capacità tecnologiche, comportamenti di progettualità di lungo periodo. La crescita della popolazione ha portato alla specializzazione del lavoro e delle economie di scala. Ovviamente non si può che non assistere anche ad eventi negativi: agglomerati di popolazione, tassi di invecchiamento elevati e maggiori costi di assistenza, debiti pubblici e soprattutto l’inquinamento. La proprietà delle grandi imprese nate sta in mano a pochi o è frammentata, solo in alcuni casi resta presente un’azionista che è un fondatore o un discendente. Nasce così la distinzione tra proprietà e controllo con le figure annesse di imprenditore e manager, CEO, recruiter, etc. (Secondo Chandler il first mover, che è l’impresa che nasce per prima in un mercato, presenta un vantaggio competitivo difficile da raggiungere o erodere da parte dei concorrenti nuovi entranti). VII°. L’economia internazionale tra fine ottocento e primi novecento: l’affermazione del gold standard. L’industrializzazione ha determinato il commercio internazionale: il primo paese fu l’Inghilterra, tallonata dalla Germania e seguita dagli Stati Uniti. I due periodi fiorenti furono tra il 1820/70 e tra il 1950/92, quando seguirono numerosi processi di liberalizzazione del commercio. L’incidenza del commercio internazionale ebbe influenze sul PIL che aumentò (in misura tanto maggiore quanto un paese era piccolo e poteva specializzarsi in una gamma ristretta di prodotti). Avanzò un processo di multilateralizzazione del commercio: i paesi non avevano bisogno di bilanciare esportazioni e importazioni con ogni partner commerciale, perché le compensazioni potevano effettuarsi sull’aggregato, così da permettere maggiore flessibilità di uso di risorse mondiali. Il commercio internazionale è stato visto, dai classici come Adam Smith e David Ricardo, come un’estensione del commercio nazionale, specializzato ed ampliato che aumenta la produttività globale del sistema economico mondiale. È un veicolo di modernizzazione, facilita legami commerciali e di partnership, facilitando l’esportazione di prodotti e processi manufatturieri e non (per questo motivo gli economisti suggerivano di lasciare il commercio libero). Tra i paesi grandi, solo la Gran Bretagna era liberista. Mentre paesi come Russia e USA erano protezionisti. Perché? Perché avrebbero potuto sviluppare innovazioni di processo e avviare nuovi settori industriali con successo, ingrandendo e potenziando il loro mercato interno. I piccoli paesi, per lo più protezionisti, dipendevano comunque dal commercio di altre zone più industriali e sviluppate. Tutti concordano che un protezionismo troppo elevato ha effetti negativi, mentre le nuove teorie del commercio avanzano che un giusto e moderato protezionismo di mercato può rafforzare le capacità competitive. Il funzionamento di un’economia internazionale così in espansione fu garantito grazie al gold standard, un sistema monetario internazionale dal regime aureo. Per arrivare a questo sistema monetario, va ricordato che fin dal medioevo il sistema economico sviluppato era basato su scambio di metalli/moneta e baratto. Alcuni paesi utilizzavano un sistema bimetallico, utilizzando oro e argento; altri un sistema monometallico, o solo oro o solo argento. Poiché la Gran Bretagna, primo paese a svilupparsi, scelse il sistema monometallico basato solamente sull’utilizzo dell’oro, il sistema si definì perciò aureo. Con la nascita delle banche si svilupparono poi sistemi monetari, cambiali ratte e pratiche finanziarie; il diritto di convertibilità di carta-moneta in metallo prezioso rimase (si pensi ai pagamenti/scambi in lingotti d’oro): serviva ad impedire l’eccessiva emissione, a una parità fissata, che doveva mantenersi ad un multiplo fissato precedentemente dalla consuetudine e poi dalle leggi, nei confronti di riserva di quelle risorse di metalli preziosi, in un dato paese. Si applicavano delle regole di gioco e quando un paese usciva dalla convertibilità si definiva il processo come corso forzoso (il pubblico era forzato a detenere moneta cartacea). -Come funzionava il gold standard? Quando in un paese le cose non vanno bene ed emerge un deficit nella bilancia dei pagamenti, il paese ha difficoltà ad avere sufficienti quantità di moneta estera e tende ad offrire più unità di moneta nazionale, portando alla sua svalutazione. Per il principio di convertibilità, chiunque arrivi alla svalutazione della propria moneta, preferisce ricevere oro che mantiene un valore prefissato che poi non si svaluterà con la moneta che sceglierà a cui convertirsi. (evitando qualunque perdita sul cambio) Scattano le regole del gioco: il paese deve diminuire la circolazione cartacea, con una restrizione del credito e un innalzamento del tasso di interesse. A sua volta queste manovre fanno restringere la domanda interna, quindi anche quella di importazione, mentre i tassi di interesse più alti attirano capitali dall’estero. Tutto questo riequilibra la bilancia dei pagamenti del paese in questione impedendo di fatto la svalutazione della moneta. Il meccanismo del gold standard funziona anche in caso contrario di avanzo di circolazione di moneta e oro. I paesi in avanzo che non stanno alle regole del gioco, subiscono la sterilizzazione: evitano di allargare la circolazione monetaria creando maggiori difficoltà ai paesi in deficit, che si trovano costretti a sostenere da soli tutto il procedimento di aggiustamento monetario. (Un sistema di gold standard molto interessante fu quello di Bretton Woods, nominato tale per il posto in cui è stato deciso: fu sostenuto dal dollaro statunitense e fu una versione depotenziata dell’originale gold standard, in quanto molti paesi non avevano sufficienti riserve di oro, ma di dollari. Questo generava problemi nel cambio). Si giunse alla conclusione che il gold standard non mantiene il livello dei prezzi fissi: quando c’è poco aumento dell’oro anche la moneta in circolazione aumenta poco mentre le attività economiche aumentano e i prezzi diminuiscono (deflazione); di contro, quando c’è una forte immissione di oro e la moneta cartacea aumenta più delle attività economiche, il livello dei prezzi tende ad alzarsi (inflazione). 1. Poiché la deflazione non è favorevole all’attività economica, la scarsità di oro venne vista come inutile fattore limitante ed interferente alle attività economiche. 2. La necessità di una disciplina esterna venne ridimensionata alla consapevolezza e correttezza dalle autorità monetarie dei paesi che contavano. VIII°. Le conseguenze sociali ed economiche della prima guerra mondiale e della pace di Versailles. La prima guerra mondiale fu lunga e distruttiva in termini di capitale umano e fisico: quasi 9 mln di soldati morti, malattie come la spagnola uccisero circa 40 civili. Per quanto fu definita una guerra di posizione (Guerra di trincea) ci furono anche incursioni aeree e occupazioni territoriali (in Francia, Polonia e Veneto). L’industria si seppe adattare ad una richiesta massiccia di acciaio, esplosivi ed armi da fuoco dal conflitto, questo comportò perdite finanziarie da parte degli stati, tassi di indebitamento ed inflazione. La fuoriuscita Tradizionalmente la grande crisi è stata fatta incominciare dalla caduta della borsa di New York, a partire da una serie di giornate nere dal 24 ottobre del 1929. La situazione economica di molti paesi precipitò fino al 1932 con la contrazione dl settore industriale e del commercio internazionale, che collasso a ¾ del suo volume. I due paesi più colpiti furono Germania e Stati Uniti. Ma come mai successe? Le possibili cause sono cinque: - I mutamenti strutturali avvenuti negli anni Venti hanno martoriato gli Stati e la loro economia interna, devastandone anche i rapporti commerciali esteri; - Il sistema monetario internazionale aveva sì reintrodotto il gold standard ma a condizioni molto squilibrate; - Il ruolo della caduta della borsa di New York come fattore scatenante è stato enfatizzato troppo: ci sono state crisi di borsa sia prima che dopo il 1929; - Ciò che resa la crisi così seria fu la politica monetaria statunitense, restrittiva e che produsse fallimenti e caos a catena; - La trasmissione della crisi agli altri paesi avvenne proprio per influenza del gold standard. In Europa la crisi si diffuse (1931) a partire dalla banca viennese del Creditanstalt che ripercosse i suoi problemi sulla Germania. A quel punto l’America corse in aiuto dei tedeschi accordando una moratoria dei pagamenti di guerra. La crisi tedesca diffuse panico in tutta Europa con una corsa all’oro che mise in allarme l’Inghilterra. La crisi giunse anche in Italia, dove nel 1931 i direttori delle tre banche più grandi andarono a far visita a Mussolini per chiedere aiuto. Mussolini incaricò Alberto Beneduce di gestire la situazione: istituì IMI ed IRI, istituto mobiliare italiano ed istituto di ricostruzione industriale; così facendo gestì la situazione in due tempi emanando poi una legge che aboliva la banca mista in Italia. L’unico paese europeo risparmiato dalla crisi fu la Francia che possedeva delle interessanti riserve d’oro. L’assenza di cooperazione internazionale rese il gold standard una camicia di forza che limitava molte operazioni di salvataggio (tanto che paesi come la Gran Bretagna per un periodo non lo adottarono più). D’altro canto le politiche interne ai paesi non fecero che peggiorare. Ben presto tra confusione e disarticolazione il mondo precipitò verso il secondo conflitto mondiale. XII°. Ripresa economica e riarmo nell’Europa degli anni trenta. Gran Bretagna  La sterlina nel corso del 1932 si svalutò del 30% rispetto al dollaro e al franco francese. Ben presto l’abbandono del gold standard garantì una politica monetaria interna espansiva, con tassi di interesse bassi che incentivavano investimenti, soprattutto nell’edilizia. Un altro beneficio fu l’abbassamento della disoccupazione. Solo a partire dal 1938 la Gran Bretagna intraprese una politica di riarmo nei confronti della Germania, contando sull’appoggio degli Stati Uniti. Di fatti non si può dire che in questo secondo conflitto mondiale abbia coperto un ruolo d’importanza l’Inghilterra, in quanto anche sta volta fu soltanto grazie agli aiuti degli USA che si poté giungere ai trattati di pace. La Gran Bretagna rimase definitivamente una potenza di secondo rango. Germania  I governanti tedeschi dovevano far fronte a numerose difficoltà dopo il primo conflitto mondiale, oltre che a pagare per i crimini di guerra, dovevano far fronte alla loro situazione economica interna. Intanto nel 1932 il partito nazista ottenne buoni voti e pian piano si fece strada Hitler che una volta salito al potere si dedicò al riarmo (per urlare al mondo che una frustrazione economica in Germania non faceva altro che alimentare l’ego della nazione) e ad una pulizia etnica che generò il più grande genocidio sulla terra. Il nazismo, si può dire, utilizzò l’arma economica per i suoi scopi, pur senza risultati efficienti o efficaci, ma mettendo in moto una macchina da guerra potentissima. Italia  nonostante gli interventi di Beneduce di poter garantire un sistema bancario interno stabile che finanziava numerosi istituti nascenti, il regime fascista non considerava la svalutazione della lira: questo rese la politica monetaria molto restrittiva. Vennero formulati due interventi, 1. Bonifica integrale (che mano mano divenne una stancante routine per i privati, mal visti dal regime) e 2. Corporazioni (dovevano essere lo strumento di superamento della conflittualità tra capitale e lavoro). Venne istituita la camera delle Corporazioni come mezzo di discussione, utilizzato come terza via per gestire al meglio la situazione socio- economica all’interno del paese. Purtroppo l’influenza di Hitler arrivò a Mussolini che si fece suo seguace più fedele: ciò portò l’Italia nel baratro della guerra e verso il colonialismo di Africa, promettendo fedeltà al regime nazista e manovre parallele a quelle hitleriane. Francia  Svalutò il franco e cadde anch’essa in una spirale deflazionistica. Cambiarono i governi dopo il 1936: Lèon Blum guidato da partiti comunisti e socialisti (provenienti dal Fronte popolare). Cosa fecero? Decisero di aumentare i salari e di diminuire le ore di lavoro, gli imprenditori iniziarono a temere il peggio ed esportarono capitali, cosa che rese la svalutazione del franco inevitabile. La Francia si affacciò per un annetto circa ad un susseguirsi di governi intenti al ripristino economico interno, ad una paralisi politica. Nel maggio 1938 si incaricò Edouard Daladier che chiamò Reynaud a governare l’economia. Vennero varati incentivi agli investimenti, promossa la ricerca e venne iniziato un massiccio programma di riarmo. La produzione industriale risalì, ma la Francia si trovò comunque per terra nell’affrontare il conflitto coi tedeschi sempre più agguerriti. XIII°. Le conseguenze sociali ed economiche della seconda guerra mondiale e la ricostruzione. La seconda guerra mondiale consumò nel fuoco della battaglia un ingente quantitativo di risorse economiche, di persone e di materie prime. Il coinvolgimento degli USA nel conflitto fu talmente elevato che si può notare dal piano di aiuti che dovettero mandare dal 1943 al 1947: URNNA (united nation relief and rehabilitation administration) portò in Europa circa 4 miliardi di dollari in beni alimentari. Bisognava ridisegnare un’Europa che desse più garanzie di quelle mancate dopo lo svolgimento del primo conflitto mondiale. Dopo il 1947, sempre l’America dovette decidere se lasciare l’Europa in fin di vita economica oppure se aiutarla con un nuovo piano: scelse la seconda alternativa (e per fortuna!). il piano si chiamò European Recovery Program o meglio noto come Piano Marshall: l’obiettivo era quello di ricoprire i disavanzi nella bilancia dei pagamenti dei vari paesi europei, così da permettere loro il riavvio del processo produttivo senza brutti contraccolpi. Il meccanismo di distribuzione degli stessi fu lodevole, gestivano tutto gli americani, se c’era qualche mancanza o richiesta provvedevano loro. Il piano Marshall fu promotore, inoltre, della convivenza tra stati europei: si determino l’OECE, un organismo di cooperazione economica europeo che venne ben presto sostituito (per mancanza potere decisionale che gli stati custodivano gelosamente) dall’OCSE , organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, all’interno della quale vennero annessi altri paesi con stesso obiettivo e forza di ricrescita. I francesi restavano intimoriti dai tedeschi, erano mal fidati. Per ripristinare l’economia europea però, si doveva pensare ad un piano ottimale per tutti, con fiducia di tutti verso tutti. Il 18 Aprile del 1951 venne firmata la CECA, comunità europea per il carbone e l’acciaio, che creò un mercato comune per le risorse industriali ed insieme all’UEP (unione europea pagamenti) poterono gestire la bilancia dei pagamenti con gli altri stati e sostentarsi, pian piano da soli. Successivamente si istituirono concordati come: la GATT (general agreement tariffs and trade), FMI (fondo monetario internazionale) e la Banca Mondiale (che divenne ben presto uno strumento di sviluppo per i paesi arretrati; poi la NATO (attivismo internazionale di tipo militare) e l’ONU (attivismo internazionale di tipo politico). Insomma, il secondo dopoguerra fu un periodo di rinascita, o meglio un periodo per ritrovare la speranza e le modalità di rinascita. XIV°. L’età dell’oro dello sviluppo e il processo di integrazione europea. (Capitolo volto a ripercorrere i precedenti con occhio a determinati fatti.) §. Miracoli economici. Bisogna dire che l’Europa di cui tanto si è parlato è limitata all’Europa occidentale, in quanto l’Unione Sovietica (quindi un po' tutta la parte orientale) ha sempre posto una cortina di ferro, nei riguardi degli altri paesi, per non venire contaminata. Per quello che riguardano i tassi di crescita, prendendo in esame il paese leader (gli USA) si evidenzia un processo di catching up da parte dell’Europa occidentale e ancora di più del Giappone: i tassi di crescita europei e giapponesi sono stati in media superiori a quelli statunitensi. Purtroppo però gli Stati Uniti ci hanno saputo fare dopo: mentre Europa e Giappone si adagiavano ai loro tassi relativi al 1950, non progredendo, gli USA invece li hanno superati (anno di riferimento il 1996) di gran lunga, assegnandosi il nome di paese leader mondiale. Comunque sia gli anni post bellici in Europa sono stati riclassificati come gli anni “dell’età dell’oro”. Perché? - Creazioni di istituzioni nuove, adatte alle esigenze socioeconomiche e politiche; - L’esistenza di una vasta riserva di forza di lavoro sotto-occupata che senza pretese si affacciava all’industria sempre più avanti; - I vantaggi dell’arretratezza (come detto da Gerschenkron) che permisero l’americanizzarsi dell’Europa; - La progressiva liberalizzazione del commercio; - Bassa crescita dei prezzi delle materie prime; - Bassi livelli di speculazione finanziaria dovuti ai tassi di cambio fissi; - Politiche economiche interne espansive. §. Miracoli istituzionali. L’Europa provò a costruire una Comunità europea di difesa (CED), ma fu un insuccesso che rese ancor più evidente la convinzione che l’economia è l’unico campo fertile di unione tra paesi. Nel 1957 vennero firmati a Roma: CEE= comunità economica europea MEC= mercato comune europeo EURATOM= comunità europea dell’energia atomica Vennero abolite le barriere doganali e i dazi interni, firmando accordi di comune scambio commerciale. La CEE divenne sempre più importante per il commercio internazionale. Si determinò, nel 1978, il SME= sistema monetario europeo. Con tutta questa serie di trattati, nasce l’UE, l’Unione europea nel 7 febbraio del 1992.
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