Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto Storia Medievale - Provero/Vallerani, Sintesi del corso di Storia Medievale

Riassunto PRIMA PARTE del libro "Storia medievale" di Provero e Vallerani, per esame di Storia Medievale con Provero.

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 15/01/2018

Josiane.Peano
Josiane.Peano 🇮🇹

4.4

(25)

12 documenti

1 / 27

Toggle sidebar
Discount

In offerta

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto Storia Medievale - Provero/Vallerani e più Sintesi del corso in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! Introduzione parte prima: LE TRASFORMAZIONI DEL MONDO ROMANO. 1) L’idea di Medioevo nasce quando convenzionalmente quel periodo finisce, intorno al XV secolo. Nasce con una connotazione alquanto negativa in quanto fu coniata dagli umanisti che rivendicavano le proprie origini classiche e consideravano il Medioevo come un periodo di barbarie e di declino linguistico e culturale che li separava dall’età classica. Questa opinione influenzò non solo la sfera culturale ma mise anche la società e la politica sotto una prospettiva non certo fiorita. 2-3) Il Medioevo più che un periodo è un concetto che sta ad indicare un periodo connotato da grandi trasformazioni a livello sociale e a livello politico che comprendono la fase di trasformazione del mondo romano, compresa tra il IV e il VI secolo e la nascita dell’Europa moderna. 4) Si terranno conto in questo libro di quattro principali linee di cambiamento: • Il Cristianesimo da religione minoritaria divenne religione dominante. • I barbari fecero il loro ingresso nel mondo romano senza violenza ma riconosciuti e anzi diventando parte integrante del popolo romano, militarmente parlando. • Si formarono i regni romano barbarici. • Cambiò completamente il sistema economico. 5) Per porre un inizio a questo periodo convenzionale si sono proposte molte date, ognuna dettata da una diversa interpretazione delle diverse trasformazioni che hanno dato il via a questo periodo: • 476. Interpretazione politica. • 410. Interpretazione etnico-militare. • 324. Interpretazione territoriale. • 313. Interpretazione religiosa. 6-7) Il fatto che ci siano così tante date in base all’interpretazione che si vuole dare a questo periodo rende evidente che quando si parla di Medioevo non sia possibile riferirsi ad un mutamento unico e fluido ma che sia connotato da diversi fattori. La cosa fondamentale del Medioevo è che si sia arrivato ad una profonda trasformazione di quello che fu il mondo romano e che si arrivò alla formazione di tante dominazioni che andarono a definire una situazione sociale, economica e politica molto frammentaria e diversificata. 8) I quattro capitoli che compongono questa parte propongono l’analisi del mutamento attraverso quattro chiavi di interpretazione: a. Impero tardoantico e Cristianesimo. b. Regni romano-barbarici. c. Il Regno Franco. d. Rottura del quadro mediterraneo unitario tardoromano. PAGE \* MERGEFORMAT22 Capitolo 1 L’IMPERO CRISTIANO 1) Il tardoantico non è più indicativo di quei secoli di declino dell’Impero Romano ma è rappresentazione di quell’equilibrio che lega la dimensione regionale, il potere politico centrale, l’arrivo di nuove popolazioni all’interno del territorio romano e l’affermarsi di nuove religioni. Per capire al meglio i caratteri dei primi secoli del Medioevo in questo capitolo si andranno ad analizzare: • Principali strutture di potere e di prelievo. • La componente germanica all’interno dell’esercito romano. • L’affermarsi del Cristianesimo. • La nascita di figure quali il vescovo e i monaci. 2-3) Il tardoantico è caratterizzato dallo scontro fra diverse società e diverse religioni che fanno sì che anche le fonti da cui si attingono le informazioni devono essere considerati ma con riserva in quanto tutto o quasi tutto ciò che si sa dei Germani arriva da fonti scritte romane e lo scontro fra paganesimo e cristianesimo sono tutte affrontate da un punto di vista prettamente cristiano quindi è evidente che sono fonti attendibili ma fino a un certo punto in quanto forniscono un punto di vista unilaterale. Indi per cui le ricostruzioni storiche sono spesso incerte in quanto molto soggettive e ancora oggi si cerca di metter luce su queste questioni, avvalendosi anche dell’aiuto di fonti archeologiche. 1. Il sistema imperiale tardoromano: potere e prelievi 1) L’Impero tardoantico si fa coincidere con il raggiungimento da parte dell’Impero Romano della sua massima espansione, intorno alla fine del II secolo d.C., delimitato nella parte europea dai limes del Reno e del Danubio. 2) Popolazioni diverse con differenti lingue, costumi e tradizioni erano riunite sotto lo stesso e unico potere dell’Impero, organizzato con un’efficientissima struttura statale, politica e militare che subì una crisi intorno al III secolo, dovuta a problemi di successione che portarono anche ad avere più di un imperatore in carica. Questa crisi durò finché Diocleziano non si impose e non instituì, nel 285, una diarchia gestita da lui e da Massimiano: una condivisione di responsabilità, sebbene la supremazia fosse in mano a Diocleziano. Questa diarchia non si tradusse in una divisione territoriale ma in una gestione di territori differenti: Diocleziano agì sull’Oriente mentre Massimiano sulla Gallia. Per tutto il IV secolo non ci fu mai una vera e propria divisione dell’Impero ma erano spesso presenti due imperatori. Già durante questa diarchia cominciò ad emergere un’antitesi tra Oriente ed Occidente che andò accentuandosi quando da una diarchia si passò ad una PAGE \* MERGEFORMAT22 mutevolezza di questa stessa percezione che è in continuo divenire e in continuo rinnovamento. 5) Bisogna quindi capire bene ed identificare il concetto di identità e il concetto di popolo. L’identità era legata probabilmente a gruppi piccoli e ristretti mentre un popolo riprende lo stesso concetto ma su una scala più ampia ed ha saputo in alcuni casi imporsi e perdurare anche per lungo tempo. Spesso questi popoli erano un insieme di tante piccole identità etniche che venivano riuniti da un re o un capo militare per fare scorribande o ottenere bottini e quando lo stesso re o capo che sia moriva la solidarietà di popolo non si scioglieva ma ricercava una nuova figura da seguire. 6) Questo discorso serve per inquadrare bene il fatto che all’interno di uno stesso popolo convivessero gruppi etnici molto differenti l’uno dall’altro e che non erano uniti da una stessa discendenza etnica o ereditaria ma erano nuclei mobili che potevano unirsi o divedersi, seguendo altri comandanti considerati più valenti o abili a procacciarsi bottini. Da questo si possono analizzare ed interpretare meglio le fonti archeologiche dei corredi funebri: il fatto che vi fossero elementi di questo o quell’altro popolo non deve essere inteso subito come prova dell’appartenenza del defunto al popolo ma anzi, si deve prendere in considerazione l’idea che magari il defunto aveva avuto una tradizione etnica della famiglia o che si volesse identificare egli stesso in quel determinato gruppo etnico. 7) In questo panorama di gruppi etnici che si spostavano laddove più era conveniente entra in gioco l’Impero Romano: era una fonte attrattiva piuttosto forte, pieno di ricchezze e con un esercito continuamente in necessità di uomini tanto da essere pronto a pagare e a promuovere soldati, senza considerare la lingua o l’etnia di provenienza. Per popoli mobili di guerrieri ben addestrati che si spostavano laddove vedevano una possibilità l’Impero rappresentava l’occasione perfetta, non solo per il guadagno, ma anche per l’opportunità di usare e mostrare le proprie capacità e forze. Già dal III secolo e poi di più nel IV individui e anche gruppi barbari si spostarono nelle fila dell’esercito romano, con un muto accordo di guadagno in cambio di forza militare. 8) L’inserimento di individui barbari e soprattutto di interi gruppi etnici all’interno di una struttura politica ben definita come quella romana fece sì che quel processo di etnogenesi subisse una forte accelerazione. 9) Riprendendo il discorso, i popoli al di là del limes non si potevano considerare del tutto estranei al sistema romano, anzi, l’Impero riusciva a condizionare persino la politica interna dei gruppi barbari, per esempio facilitando la crescita politica dei loro capi, instaurando quindi un legame con i popoli anche oltre il limes. 10) Tra il III secolo e la prima metà del IV la penetrazione barbara non implicò alcun crollo del limes o comunque grandi conflitti con l’Impero ma a partire dalla fine del IV le cose iniziarono ad evolversi, in un certo senso in modo negativo che partì dagli Unni la cui migrazione avviò un processo di pressione sul limes, in special modo dei Visigoti che ottennero, nel 375, di poter occupare un grosso stanziamento entro i confini romani. Ma i Visigoti cominciarono ben presto a rappresentare una minaccia per l’Impero in quanto PAGE \* MERGEFORMAT22 erano un popolo su cui esso non aveva controllo e questo fatto sfociò nella battaglia di Adrianopoli, guidata dall’imperatore Valente che comportò una pesante sconfitta romana e la morte dell’imperatore stesso, nel 378. 11) La sconfitta di Adrianopoli cambiò radicalmente il quadro politico. I provvedimenti che l’Impero poteva prendere riguardo ai popoli barbari erano limitati in quanto avevano bisogno della loro presenza militare ma in Oriente cominciarono ad avviare una politica di ridimensionamento: non venivano più inseriti gruppi compatti all’interno delle fila dell’esercito ma venivano smistati e i barbari non potevano più accedere alle cariche più elevate all’interno della gerarchia militare. Il cambiamento non fu immediato in quanto non si potevano permettere di perdere la forza militare costituita dai gruppi barbari e Teodosio I stesso sancì un foedus con i Visigoti; in Occidente un ridimensionamento del genere non fu possibile in quanto il potere dell’Impero d’Occidente era sempre più indebolito. Nel corso del V secolo le differenze tra Oriente ed Occidente divennero sempre più lampanti, consolidate definitivamente con la divisione dell’Impero tra Onorio e Arcadio, nel 395. 12) All’inizio del V secolo la situazione in Occidente cominciò a mutare: gli eserciti erano ormai completamente misti, per lo più guidati da barbari in una gerarchia di base romana. Ciononostante era evidente che l’Impero non riuscisse ad esercitare un fermo controllo in quanto i capi barbari spesso e volentieri agivano esclusivamente in base al proprio interesse. Ciò ben presto portò alla rottura del limes del Reno permettendo, tra il 406 e il 407 la penetrazione di nuovi gruppi barbari. 13) Il caso più eclatante di questa situazione fu il sacco di Roma del 410 condotto da Alarico, fatto piuttosto incisivo che sancì l’indebolimento sempre maggiore del potere imperiale e pose le basi della formazione futura dei regni romano-germanici. 14) Furono diversi gli scontri tra barbari e Impero e ricordiamo solamente tre capi germanici per chiarire bene i rapporti fra germanici e Impero: 15) Arbogaste: da comandante supremo dell’esercito romano di Valentiniano II, nel 392 uccise l’imperatore e nominò al suo posto Eugenio. Nel 394 entrambi furono uccisi da Teodosio. 16) Stilicone: comandante supremo dell’esercito romano di Onorio, sconfisse Alarico a Pollenzo nel 402 e Radagaiso a Fiesole nel 406 ma fu accusato di tradimento e fatto uccidere egli stesso da Onorio nel 408 a Ravenna. 17) Alarico: re dei Visigoti e capo dell’esercito Romano nell’Illirico. Guidò una ribellione nel 396 che fu contrastata duramente da Costantinopoli tanto da costringere a Visigoti a spostarsi in Italia dove vennero fermati da Stilicone nel 406 ma poi, nel 409, fece un nuovo tentativo che lo portò prima ad assediare Roma ed in seguito a saccheggiarla (410). Alarico pose le basi per la formazione del regno visigoto. 18) Quindi in sostanza la base della formazione dei regni romano-germanici fu che l’esercito romano era costituito essenzialmente da capi e gruppi barbari che seguivano principalmente i propri interessi e i propri capi o aspiranti al trono. 3. La cristianizzazione dell’Impero PAGE \* MERGEFORMAT22 1) Per quanto riguarda la religione all’interno dell’Impero vi era una sorta di pluralità composta da: • Paganesimi: non solo quello che era stata la religione pagana ma in aggiunta anche nuovi elementi come i culti salvifici che avevano in qualche modo arricchito la religione preesistente. • Culti salvifici: un'altra religione che professava la salvezza dopo la morte • Cristianesimi: vi erano molte e varie interpretazione delle Sacre Scritture che portarono anche a duri scontri. • Organizzazione ecclesiastica: il Papato non deteneva ancora il primato, la figura più importante era rappresentata dal vescovo di Roma mentre l’organizzazione ecclesiastica era sostenuta dalle sedi vescovili. 2) Inizialmente in Cristianesimo era una religione poco diffusa e minoritaria. I gruppi dominanti cominciarono ad aderire a questo culto attirati dalla sua concezione del potere imperiale, attuando quindi non una conversione religiosa in senso stretto quanto una trasformazione politica in senso cristiano e da religione minoritaria il Cristianesimo divenne la religione dominante e ideologia ufficiale dell’Impero. 3) Facendo alcuni passi indietro, inizialmente il Cristianesimo era una religione perseguitata, a partire dall’imperatore Decio (250). Le persecuzioni erano una novità in un Impero che fino ad allora aveva sempre condotto una politica di tolleranza religiosa: evidentemente il potere imperiale stava mutando, assumendo una forma assolutistica e intollerante verso ciò che era discordante con la figura imperiale. 4) In seguito alla grande persecuzione del 303-304 la situazione cominciò a mutare. Dal 311-313 quando i Cristiani ebbero piena libertà di professare il proprio culto fino al 380 quando il Cristianesimo fu assunto come religione ufficiale. Ma andando per ordine: 5) 313, Editto di Milano: forse è una conferma, sancita da Costantino, dell’editto promulgato da Galerio nel 311 che concedeva la libertà di culto ai cristiani. La conversione non fu immediata né tanto meno omogenea, non furono resi illegali gli altri culti né ci furono persecuzioni. Il Cristianesimo fu visto sotto una luce essenzialmente politica, in quanto in esso fu vista la possibilità di unificare un enorme territorio molto vario e frammentato quindi un’occasione per affermare maggiormente il potere imperiale. Quindi il Cristianesimo non fu tanto scelto per la sua grande diffusione quanto per la sua linearità con il pensiero romano. 6) 325, concilio di Nicea: fu indetto per porre i punti sui quali doveva basarsi l’unità teologica del Cristianesimo, in special modo per quanto riguardava la natura divina di Cristo. Fu deciso dai vescovi cristiani che il Figlio fu generato dal Padre e quindi fosse divino ed eterno e di conseguenza fu messo al bando quella succursale del Cristianesimo: l’arianesimo secondo il quale il Figlio fosse stato creato dal padre e quindi non divino e non eterno. 7) La questione della natura divina di Cristo era molto importante perché su essa si basava il principio salvifico del Cristianesimo. PAGE \* MERGEFORMAT22 10) I cenobiti, a differenza degli eremiti, erano molto meno ‘ostentati’. Si riunivano in comunità strutturate in una forma minima di gerarchia, in modo da mantenere un controllo e una sorta di organizzazione, al cui vertice era posto l’abate, il padre della comunità. Vi erano regole scritte che stabilivano i comportamenti che i monaci doveva tenere reciprocamente e soprattutto rispetto all’abate. Queste comunità erano connotate soprattutto da una condivisione di tutto. 11) Il monachesimo basiliano, condotta da Basile di Cesarea ha dei caratteri che tendono a discostarsi molto da quelli che caratterizzavano gli eremiti anche se hanno degli aspetti in più che non vengono ritrovati nelle forme di monachesimo più diffuse in Occidente come per esempio la collaborazione con i vescovi o l’assistenza ai più deboli. 12) Il monachesimo si muove quasi di pari passo con la profonda trasformazione che colpì il mondo romano, con la caduta dell’Impero e la perdita quindi dell’organizzazione imperiale e la formazione dei regni romano-barbarici con cui i monaci intrattennero diversi rapporti. San Gerolamo -> Italia; Sant’Agostino -> Tunisia; San Martino in Francia. Capitolo 2 BARBARI E REGNI 1) Convenzionalmente l’inizio del Medioevo si fa coincidere con la caduta dell’Impero romano mettendo questo avvenimento al centro di tutta quella trasformazione che ha portato alla nascita dei regni romano-barbarici. 2) Ma non ci fu un cambiamento solo nella sfera militare e istituzionale. Avvennero trasformazioni anche in campo religioso, economico e culturale quindi bisogna un po’ circoscrivere l’importanza dell’espansione militare germanica. 3) Ora, chiarito questo fattore, ci si può concentrare nella definizione di questo fenomeno, che sebbene non fosse l’unica causa della trasformazione del mondo romano, ebbe sicuramente una sua rilevanza. 1. Mobilità degli eserciti 1) Riprendiamo il punto sulla caduta del limes del Reno (406-407) che fu una chiara espressione del debole controllo che l’Impero esercitava sui gruppi germanici all’interno dell’esercito. Dal momento che l’economica non era sufficiente per stipendiare sempre i soldati, i germani cercavano pagamento in altro modo con scorrerie e accumulo di conseguenti bottini. 2) L’indebolimento del potere imperiale fece sì che cominciarono a dilagare vari conflitti, di piccola o media rilevanza. La mobilità degli eserciti e dei popoli portò sempre più spesso ad un modo rapido di far carriera dei soldati che era legato più al costume germanico che a quello romano, basandosi su arricchimenti provenienti da bottini conquistati in modo non esattamente congruo al costume romano. PAGE \* MERGEFORMAT22 3) Ciononostante alcuni gruppi o popoli germanici riuscirono a mantenere una propria identità anche per più generazioni arrivando a creare e mantenere un regno con confini definiti. 4) Visigoti. È un caso significativo per quanto riguarda il mantenimento dell’identità in quanto, in seguito alla morte di Alarico, poco dopo il sacco di Roma del 410, questo popolo germanico non si disgregò, anzi, mantenne la propria unità politica e militare. Lasciò l’Italia e nel 414-418 formò il proprio regno nel Sud della Francia per poi spostarsi in penisola iberica dove rimasero per oltre tre secoli. 5) Vandali e Genserico. I Vandali si spostarono inizialmente nella penisola iberica, nel 417 per poi migrare, nel 429, nella parte occidentale dell’Africa. Nel 439 conquistarono le province dell’Africa Proconsolare e della Byzacena fondando un regno che durò un secolo, fino al 534. I Vandali si contraddistinsero dai Visigoti in quanto erano un regno del tutto indipendente, senza alcun legame con il mondo romano e si affermarono come un’aristocrazia fondiari e etnicamente distinta. 6) Unni. Erano un popolo germanico con una forte identità etnica, ma poco strutturati. La loro situazione cambiò quando nel 445 Attila prese il potere come re e li guidò in varie spedizioni nel territorio imperiale fino alla decisiva data del 451 quando fu sconfitto da Ezio nei campi Catalaunici. Quella sconfitta e in aggiunta la morte di Attila due anni dopo disgregò la forza militare unna rendendo evidente come la politica di questo popolo fosse ben poco solida e strutturata e la loro forza fosse tutta nelle mani del re e comandante. 7) Ezio era al pari di Stilicone e alla sua morte e quella del suo imperatore Valentiniano nel 454 riaprì le scorrerie barbare in territorio imperiale fino all’ennesimo sacco di Roma da parte dei Vandali nel 455 che evidenziò ancora una volta come il potere imperiale fosse debole contro le popolazioni germaniche. 8) L’Impero durante il V secolo si indebolì sempre di più e divenne da una parte un obiettivo ambito dall’altro un controllo da quale sfuggire. Perse sempre di più territori senza riuscire ad esercitare un rigido controllo. 9) Infine l’ultima tappa dell’Impero d’Occidente furono gli imperatori-fantoccio che erano controllati dai generali barbari. L’ultimo fu Romolo Augustolo che fu dimesso da Odoacre nel 476 che rinviò le insegne imperiali in Oriente. 10) Nonostante la rilevante che ha per noi moderni la data del 476 in quanto è il segno della fine dell’Impero Romano d’Occidente, per i contemporanei l’avvedimento passò per lo più inosservato in quanto non si discostava di molto da ciò che avveniva ormai da tanti anni. 11) Odoacre mandò le insegne imperiali ad Oriente in quanto ormai era evidente che fosse l’unica parte dell’Impero che ancora detenesse il potere e le sue intenzioni erano quelle di stabilire in Italia una forza armata indipendente ma sotto un riconoscimento imperiale che però non gli fu mai accordato da Zenone che lo fece rimpiazzare dall’ostrogoto Teodorico qualche anno più tardi. 12) Premettiamo una cosa: Teodorico andò ad occupare solamente l’Italia in quanto era tutto ciò che rimaneva sotto il diretto controllo di quello che fu l’Impero d’Occidente. PAGE \* MERGEFORMAT22 13) Quindi in pratica l’Europa era strutturata così: • L’Italia: Odoacre e poi Teodorico. • La Gallia: Franchi, Burgundi e Visigoti. • Penisola Iberica: Visigoti e Svevi. • Tunisia, Sicilia e Corsica: Vandali • Isole Britanniche: Celti, Angli e Sassoni. 14) Nonostante ciò erano legati tutti questi regni da problemi comuni basati sulla convivenza tra germani e romani. 2. I nuovi regni 1) Se si considera il quadro tra il V e il VI secolo si può notare da una parte una sorta di semplificazione dettata dal sostanziale impoverimento dell’economia e dall’altra una continuità con quello che fu la tradizione imperiale. 2) Sia la continuità politica che il crollo economico sono da intendersi come un ridimensionamento della su scala regionale e un crollo di quella unità europea e mediterranea che aveva contraddistinto l’Impero. 3) In sostanza ci fu un ribaltamento di potere che portò i popoli germani a detenere il controllo sul territorio, pur mantenendo in parte la struttura imperiale, specialmente dal punto di vista istituzionale e amministrativo attuando però una semplificazione del sistema. Questo mantenimento o continuità che dir si voglia è dato dal fatto che il sistema romano aveva una sua efficacia e stabilità ed è anche grazie alla presenza dei vescovi che erano per la maggior parte facenti parte dell’aristocrazia romana, che si è riuscito a mantenere gran parte delle tradizioni romane. 4) In questo modo nasce un nuovo tipo di sistema politico che vede la compresenza di caratteri romani e germanici che fu comune un po’ a tutti i regni romano-germanici, con alcune differenze tra l’uno e l’altro. 5) La prima sostanziale differenze che si ebbe con i regni romano-barbarici fu il crollo del sistema fiscale. Nell’Impero la riscossione delle tasse su cui si basava la circolazione economica era volta principalmente al sostegno economico della burocrazia, delle capitali imperiali e dell’esercito. Con i regni romano-barbarici ciò non era più necessari in quanto non avevano capitali, gli eserciti erano composti dal popolo stesso e venivano ricompensati in terre e la burocrazia era decisamente alleggerita rispetto a quella romana. Il fatto che i soldati venissero ricompensati con terre è un’ideologia che affonda le radici nella tradizione romana perché proprio a questa appartiene la convinzione che la ricchezza derivasse dal possesso di molte terre. 6) L’abbandono del sistema fiscale ebbe ripercussioni sia sugli scambi commerciali sia sulla produzione di prodotti. Crollò la concezione di interdipendenza e quella linea di commercio che scambio che percorreva il Mediterraneo. 7) I regni romano-barbarici erano quindi caratterizzati da una sostanziale povertà, sia del re che dell’aristocrazia che comunque rimaneva sempre in svantaggio rispetto al re. L’aristocrazia per tutti questi secoli non cercò mai di distaccarsi dal re, anzi agiva in modo opposto, cercando di ottenere posti a PAGE \* MERGEFORMAT22 1) Il dominio romano sulle isole britanniche si limitò solamente alla Britannia meridionale e durò solamente fino al 410, ma ebbe comunque una certa influenza, sebbene misera, su questi territori, a livello sia sociale che economico. Si ebbe un crollo economico e sociale sul quale probabilmente affonda le radici anche il crollo politico di questi territori. 2) In seguito al 410 cominciarono varie incursioni da parte dei sassoni per tutto il III secolo fino ad arrivare, al V secolo alla formazione dei primi insediamenti anglosassoni. In tutto il territorio britannico si andò a stabilire una politica di potere piuttosto frammentaria caratterizzata da forti conflitti e da un’aristocrazia povere che di poco si discostava dai ceti medio-inferiori. 3) Gli insediamenti anglosassoni erano concentrati nella parte orientale. In quella occidentale vi erano ancora stanziate le popolazioni celtiche almeno per il primo periodo, in seguito i sassoni riuscirono a confinarle in Scozia meridionale, nel Galles e nell’Inghilterra sudoccidentale. Una conseguenza significativa del dominio anglosassone fu la perdita di potere da parte della Chiesa cristiana che fu di molto ridimensionata ma non persa del tutto fino a che nel VI secolo non fu avviato un processo di rievangelizzazione. 4) Sul piano politico si ebbe una frammentazione piuttosto pronunciata che si trascinò per lungo tempo, almeno fino al VI-VII secolo quando cominciò ad incentrarsi sui regni maggiori, come la Northumbria e la Mercia. 5) L’Irlanda invece rimase sempre distaccata dalle questioni britanniche, sia in periodo romano che sassone, rimanendo un territorio a sé stante diviso in tantissimi regni con ognuno un proprio re, privi comunque di un potere legislativo. 6) La frammentazione politica che caratterizzata le Isole Britanniche si riflesse anche sulla cristianizzazione del territorio che si sviluppò molto lentamente e diversamente da regno a regno. Ad ogni modo la cristianizzazione si formò intorno ai monasteri che ebbero in questo modo più o meno la stessa funzione che ebbero le diocesi nei territori continentali. 7) Alla fine la frammentazione politica sfociò nella creazione di regni più potenti di altri, comandanti da re detti overkings, che assunsero un ruolo egemone su quelli più piccoli, lasciando comunque ad ognuno di essi la propria identità che si affermò meglio intorno all’VIII secolo. 4.2. Vandali 1) Nel periodo in cui il Nordafrica fu in mano all’Impero fu una delle province più ricche e necessarie al sostentamento dell’Impero, da cui proveniva la parte più consistente delle tasse, vista la ricca produzione agraria e olearia, fondamentali per il mantenimento di tutte le principali istituzioni imperiali. 2) I Vandali arrivarono nel 429, guidati da Genserico, dalla penisola Iberica, dove si era insediati nel 417. Il lungo regno di Genserico, durato fino al 477, e in generale del regno vandalo ebbe una fondamentale caratteristica: si dichiarò autonomo rispetto all’Impero con cui ruppe i legami diventando un territorio a sé stante. 3) Il distaccamento più incisivo dei Vandali rispetto all’Impero Romano si ebbe sul piano religioso. Si instaurò un regime di intolleranza che portò a violente PAGE \* MERGEFORMAT22 persecuzioni della parte cattolica del territorio che si espressero maggiormente con saccheggi della Chiese, anche perché esse possedevano enormi ricchezze. 4) Un’altra importante differenza rispetto all’Impero fu sul piano fiscale ovvero, pur mantenendo lo stesso sistema fiscale romano basato su tasse sulla produzione agraria e olearia, esse non andavano a sostenere le istituzioni imperiali in quanto il regno vandalo si era dichiarato indipendente dall’Impero, quindi le tasse non venivano impiegate al di fuori del regno né per grandi spese statali in quanto non erano così ingenti come all’interno dell’Impero, per esempio per stipendiare l’esercito visto che si seguiva il modello barbaro delle ricompense in terre. In questo modo il regno vandalo finì per accumulare grandi ricchezze. 5) Il dominio vandalo ebbe ripercussioni pesanti sull’Impero che, in seguito, si riversarono sul regno vandalo stesso. In special modo, per quanto riguarda il sistema fiscale l’Impero Romano andò in crisi in quanto, privato delle tasse africane che erano la fonte maggiore di sostentamento, si ritrovò a dover far fronte a diverse mancanze che portarono ad un crollo del sistema imperiale stesso; la conseguenza più evidente fu la crisi militare in quanto spesso l’Impero non sapeva come stipendiare i soldati germani. Ma la crisi imperiale ebbe conseguenze anche sull’economia vandala in quanto il calo della domanda portò ad un calo produttivo e il regno vandalo dovette riformare l’economia della regione. 6) Nonostante la ricchezza del regno vandalo, ebbe sempre un punto debole ovvero la poca integrazione fra i vari popoli che lo componevano che contribuì in maniera rilevante al crollo del regno stesso tra 534-535. 4.3. Visigoti 1) Si possono individuare tre fasi insediative: • V secolo: Sud della Gallia e penisola iberica • Prima metà del VI secolo: sconfitta dei Franchi e ritiro a nord dei Pirenei • Seconda metà del VI secolo: consolidamento e rinnovamento dell’insediamento nella penisola iberica 2) Per quanto riguarda la prima fase si può iniziare a parlare del loro stanziamento nella Gallia meridionale dal 418 come federati dell’Impero romano. La successiva espansione nella penisola iberica avvenne intorno al 456 e si concluse nel 480, sebbene alcune zone rimasero sotto il dominio imperiale e quello svevo quindi il regno goto si stabilì principalmente in Gallia meridionale, tra Narbona e Tolosa. Fu caratterizzato il loro regno da una forte impronta romana che si esemplificò con la stesura di alcune leggi, sotto il regno di Eurico, che valevano per tutti, senza alcuna distinzione di etnia. 3) La seconda fase può essere fatta coincidere con la sconfitta di Vouillé, subita dai Visigoti dai Franchi guidati da Clodoveo nel 507. Ciò ebbe due conseguenze: il regno dei Visigoti si ritirò a Nord dei Pirenei e finì sotto l’egemonia del re Teodorico fino alla sua morte, in quanto troppo debole per imporsi. PAGE \* MERGEFORMAT22 4) Le cose cominciarono a mutare intorno alla seconda metà del VI secolo, sotto il regno di Leovigildo che durante il suo dominio annesse al suo regno quello svevo e buona parte del territorio bizantino arrivando ad avere quasi tutto il controllo della penisola iberica, arrivando a designare Toledo come capitale. 5) Leovigildo arrivò a capire che la religione aveva un ruolo fondante per il dominio di un territorio e soprattutto era la chiave per raggiungere l’unità del regno. Inizialmente pensò di imporre a tutti i sudditi l’Arianesimo in quanto era la religione del suo popolo ma ben presto fu evidente l’impossibilità di tale intento vista l’inferiorità ariana rispetto a quella cattolica. 6) Fu con il re Reccaredo che si ebbe una svolta: avviò un processo di conversione dell’intero popolo al Cattolicesimo che fu piuttosto rapido visto la grande diffusione di questa religiose rispetto all’Arianesimo. Reccaredo diede alla religione anche un’impronta politica facendo di Toledo il centro di concili e dunque instaurando un solido rapporto fra Stato e Vescovi che contribuì in maniera decisiva al consolidamento del potere regio e al sicuro controllo dei sudditi. Capitolo 3 LA SIMBIOSI FRANCA Il regno dei Franchi fu un regno particolare in quanto riuscì in ciò che tutti gli altri domini romano-barbarici fallirono ovvero riuscì a creare una perfetta simbiosi tra il mondo romano e tutti i popoli che componevano il suo regno, ragion per cui nell’arco di due secoli divenne il regno più potente nello scenario europeo. 1. Clodoveo 1) Il punto di partenza per capire al meglio il potenziamento del regno franco è Clodoveo, re che conquisto, tra il V e il VI secolo gran parte della Gallia. 2) La Gallia tardoantica fu il teatro dell’unione tra aristocrazia e vescovi. Se da una parte le cariche ecclesiastiche e le sedi vescovili, con l’aumento della loro posizione sociale e le loro ricchezze, attirò l’attenzione di quelle aristocrazie senatoriali che vedevano in loro un’occasione per aumentare il prestigio della loro posizione e accrescere le proprie ricchezze, dall’altra il potere vescovile crebbe maggiormente proprio perché entrarono nei suoi ranghi gli esponenti delle maggiori famiglie aristocratiche. 3) Inizialmente i Franchi non erano composti da una unità etnica e non avevano un sistema territoriale come quello romano. Divergevano all’interno del popolo stesso anche in ambito religioso, con un’ampia diffusione del Paganesimo e pochi tratti dell’Arianesimo. 4) Le diverse tribù all’interno del popolo franco subirono un processo di romanizzazione ben prima della conquista della Gallia. Alcuni gruppi erano già integrati all’interno del sistema romano: facevano parte dell’esercito romano e aiutarono l’Impero contro i Vandali e gli Alani e contro gli Unni. PAGE \* MERGEFORMAT22 2) La prima grande affermazione della ripresa dei modelli politico-istituzionali romani fu la redazione scritta delle leggi che regolano il regno, detta Lex Salica, nel 510, sotto comando di Clodoveo. 3) La caratteristica peculiare di queste leggi è il fatto che il re non viene messo in primo livello, cedendo il posto al popolo e all’aristocrazia. Dal prologo di queste leggi traspare anche che il centro dei sistemi politico c’è il mallus, l’assemblea degli uomini liberi difatti il regno franco, nonostante la Lex Salica, non riprese del tutto il sistema di governo imperiale e tutti il potere non era nelle mani del re. 4) Il sistema territoriale franco era suddiviso in distretti regolati da un comes (conte), sistema di chiara impronta romana, che però non comprendeva tutto il territorio franco. Oltre a questo tra il re e l’aristocrazia vi era un rapporto clientelare basato sulla fiducia reciproca e soprattutto sulla capacità organizzative e militari del re. 5) Con la caduta dell’Impero e con la formazione dei regni romano-barbarici tra i mutamenti evidenziati vi è anche il metodo di retribuzione adottato dal re. Non era più basato sul sistema fiscale (che fu ben presto abbandonato fra il VI e il VII secolo) ma sulla distribuzione delle terre. Di conseguenza alla fine i Merovingi erano sì più poveri di quanto fu l’Impero, cosa che li indeboliva e rendeva l’approvazione dell’aristocrazia molto più necessario, ma di contro va detto che i Merovingi erano più ricchi rispetto agli altri regni barbari e anche rispetto alle altre famiglie aristocratiche franche cosa che fece sì che si formassero un sistema politico polarizzato intorno al re. 6) Cambiarono anche quei sistemi politici che avevano caratterizzato gran parte dei popoli germani: le assemblee dell’esercito persero la loro influenza all’interno dell’assetto politico e furono ridimensionate e affiancate dalle assemblee regionali. Le assemblee dell’esercito mantennero le principali funzioni politiche e militari mentre quelle regionali assunsero più doveri di amministrazione locale e dei distretti. 7) Questo nuovo assetto politico non portò alla frammentazione del regno come fece invece la questione della successione che non era più compito dell’assemblea dell’esercito quanto invece si stabilì una politica di padre-figlio. Dal momento che la corona e il re erano patrimonio del re essi venivano equamente divisi fra i vari figli cosa che portò alla formazione di intra-regni quali: Austrasia, Neustria, Burgundia e Aquitania. Ad ogni modo per lunghi secoli la successione avvenne sempre all’interno della stirpe merovingia, per quanti fossero i discendenti. 8) Nonostante ciò il regno franco si allargò enormemente arrivando alla sua massima espansione con la dinastia Carolingia, nell’VIII secolo. Capitolo 4 LA ROTTURA DEL MEDITERRANEO ROMANO 1. Produzione e scambi in Occidente PAGE \* MERGEFORMAT22 1) Le fonti archeologiche assunsero un’importanza sempre più primaria in quanto sono le uniche a fornire dati certi, a differenza delle altre fonti che spesso erano contradditorie e vaghe. 2) La ceramica è la fonte archeologica più determinante in quante è possibile capire le dinamiche economiche tramite l’analisi dei materiali con cui è stata fatta da cui se ne trae la provenienza. Da una parte per esempio la ceramica da tavola che sicuro rispondeva alla domanda aristocratica, dall’altra le anfore che erano il principale mezzo di scambio agricolo. 3) La fine dell’espansione imperiale romana portò ad un rallentamento delle entrate provenienti da bottini di guerra e si arrivò ad una stabilizzazione economica. 4) Rispetto a ciò il Medioevo non può essere letto come una frattura totale con il passato ma più come un mutamento che andrà a comportare diverse conseguenze. 5) Il mutamento economico può essere analizzato da quattro punti vista: • Città • Reti di scambio • Forme di produzione • Società contadina 1.1 Città 1) Per tutto ciò che fu il sistema imperiale il fulcro del potere politico ed economico risiedeva nelle città, nelle mani delle élite cittadine nelle curiae. Con il crollo del sistema imperiale crollarono anche le funzioni legate alle città e il fulcro del potere si spostò dal fisco alle terre per cui sempre di più l’élite cittadina abbandonava le città per andare nelle campagne. Ciò porto anche ad un calo della popolazione urbana, fatto testimoniato dai reperti archeologici che evidenziavano come le case fossero sempre più semplici e la loro ubicazione frammentaria. 2) Esempio più esemplificativo del crollo della popolazione urbana fu proprio Roma, da sempre centro politico e simbolico dell’Impero e proprio per questo motivo fulcro della popolazione che si polarizzava in questa città. Ma con il crollo dell’Impero e con il conseguente crollo fiscale che permetteva a Roma di sostenere tutta la popolazione fu necessaria la riduzione della popolazione romana. 3) La riduzione della popolazione non significò un totale crollo delle città che continuarono a mantenere alcune funzioni, soprattutto grazie al potere dei vescovi. 4) Principalmente il mutamento urbano è da leggere sotto la lente degli scambi commerciali interregionali e di produzione e scambio. 1.2 Reti 1) Il vero fulcro dello scambio commerciale sono i beni di massa e di consumo che possono far capire, in base a come sono prodotti e dove, i rapporti economici che intercorrevano fra le varie regioni. 2) Il sistema imperiale era tutto basato su un sostentamento che arrivava dalle tasse per cui per favorire il circuito fiscale si era provveduto a creare PAGE \* MERGEFORMAT22 infrastrutture tramite le quali potessero avvenire più velocemente e agevolmente il fisco. Ciò ebbe un considerevole risvolto commerciale in quanto sulle stesse infrastrutture su cui si muoveva il fisco cominciarono anche a passare i beni commerciali aiutando così a far nascere e a mantenere rapporti commerciali fra le diverse regioni. 3) Il primo crollo si ebbe quando avvenne la rottura dell’asse Roma-Cartagine nel 439 per mano vandala che ebbe conseguenze su tre principali fattori: • Reti di scambio • Città di Roma • Strutture produttive nordafricane 4) Da fiscale lo scambio divenne commerciale e l’afflusso di grano verso Roma divenne molto meno consistente e molto più pesante per le finanze dell’Impero. Roma dovette ridurre drasticamente la sua popolazione urbana e anche nel Nordafrica si ebbe un calo della produzione con un conseguente abbandono delle officine e dei laboratori. 1.3 Produzione 1) All’interno del sistema di produzione bisogna mettere al centro i caratteri che accomunavano gran parte del Mediterraneo: la domanda dell’aristocrazia che comunque non era sufficiente per compensare la caduta fiscale e la produzione agricola incentrata sullo stesso tipo di prodotto (grano, olio e vino). 2) Le differenze nascevano da quattro fattori: • La specializzazione produttiva non si inquadrava nel nuovo assetto di isolamento e ridotta circolazione che colpì alcune regioni. • Le ricchezze dell’aristocrazia variavano di regione in regione quindi variava la domanda e ciò influenzava la produzione. • La quantità dei danni variava anch’essa di regione in regione. • In alcune regioni venne mantenuto per maggior tempo il sistema fiscale romano. 3) In Nordafrica invece era iniziato un declino economico, in seguito alla rottura dell’asse Roma-Cartagine del 439 che non si arrestò nemmeno con la riconquista bizantina del 534. La causa di questo declino non è solo imputabile alla conquista vandala ma anche al crollo della domanda in tutto il Mediterraneo dato l’impoverimento delle aristocrazie inoltre il sistema fiscale reintrodotta dal nuovo dominio bizantino era più mirato al mantenimento di Costantinopoli e della difesa della regione stessa. 4) Un esempio chiaro della frammentazione economica che caratterizzò i territori dell’Impero Romano è l’Italia. Nel V secolo la domanda dell’aristocrazia era troppo bassa per sostenere un’economia di scambio e produzione ma nel VI secolo la situazione precipitò dapprima con la guerra greco-gotica durata ben venti anni e in seguito con l’invasione longobarda che spezzò i già precari equilibri. PAGE \* MERGEFORMAT22 primo obiettivo fu l’Africa dei Vandali per due principali motivi: difendere le navigazioni nel Mediterraneo e riprendere il controllo delle grandi produzioni agrarie e artigianali che erano state la fonte maggiore di sostentamento dell’Impero nei secoli precedenti. Non fu difficile la conquista africana, anche grazie alla poca stabilità del regno la cui maggiore debolezza fu proprio la scarsa integrazione con la parte di popolazione romana. 10) Le altre campagne militari furono molto meno semplici e molto meno proficue. In Spagna non riuscirono ad estendersi più di tanto rimanendo confinati sulla costa mentre in Italia la campagna fu molto sofferta e lunga, durando vent’anni, dal 535 al 553. 11) La riconquista della penisola si può dividere in due fasi: • 535-540: Dalla Sicilia, sotto la guida di Belisario, risalirono fino a Ravenna. Accordo di spartizione con i Goti che si stabilirò a Nord del Po. • 541-553: Totila sale al trono e rompe gli accordi costringendo Giustiniano a rispondere con una campagna guidata da Narsete che portò alla totale conquista del territorio italiano. 12) L’Italia uscì da questa guerra molto provata i cui danni maggiori li subì l’aristocrazia senatoria. Per sanare almeno questo punto Giustiniano promulgò la Prammatica sanzione nel 554 per restituire all’Italia le condizioni in cui era prima della salita al potere di Totila, in special modo per quanto riguardava la ricchezza dell’aristocrazia su cui si fondava gran parte del regno imperiale, sia dalla parte politica che da quella finanziaria. Ravenna fu elevata ancora una volta a sede imperiale in cui risiedeva l’esarca, funzionario fulcro del nuovo regno. Giustiniano lasciò fuori Roma in quanto l’Impero era troppo debole per affrontare anche un conflitto con i pontefici. 13) Con l’arrivo dei Longobardi, nel 568, fu evidente la debolezza dell’Italia infatti il nuovo popolo germanico trovò poca resistenza, sebbene la sua conquista fu piuttosto discontinua che però arrivò comunque a riguardare l’intera Italia, ad esclusione della zona di Ravenna. 14) Si formarono in questo modo due Italie sebbene con una percentuale di territorio piuttosto differente. • Longobardi: • Pianura Padana • Tuscia • Ducati di Benevento e Spoleto • Bizantini: • Lazio • Zona di Ravenna • Laguna veneta • Marche • Liguria • Puglia e Calabria • Grandi isole 15) Alla fine quindi l’espansione militare guidata da Giustiniano fu poco incisiva o, dove riuscì, breve. PAGE \* MERGEFORMAT22 16) Giustiniano tentò anche di riportare una sorta di unità religiosa, anche se dovette scontrarsi con le realtà locali, ormai piuttosto radicate. 3. Dibattiti teologici e identità locali 1) La questione religiosa aveva avuto la sua importanza all’interno dei processi di integrazione tra popolazione romana e popolazioni germaniche, portando a vere e proprie separazioni anche a livello territoriale. 2) Tra il V e il VI secolo si è aperta una nuova questione: la convivenza all’interno di Cristo di una natura divina e una umana, la prima necessaria per legittimare la morte e la reincarnazione, la seconda per riconoscere una vera sofferenza della carne. La questione si concentra proprio sulla possibile che nature opposte possano convivere in un’unica persona. 3) Il dibattito che ne nacque al centro della comunità interna dei fedeli poiché incideva su due punti fondanti: l’idea di redenzione e il culto di Maria, molto diffuso tra i cristiani. Il ruolo di Maria era il punto focale da cui partirono tutte le formulazioni, in primis il Nestorianesimo che prende il nome dal fondatore Nestorio, nato ad Antiochia e vescovo di Costantinopoli nel 428. Egli affermava che in Cristo convivessero due persone distinte e toglieva a Maria il titolo di <<Madre di Dio>> dandole invece quello di <<Madre di Cristo>>. Questa ipotesi fu considerata eretica e fu condannata dal concilio di Efeso nel 431. 4) Il Nestorianesimo aveva un problema di fondo che quindi rendeva il suo pensiero inconsistente: fondava in modo insufficiente le due nature di Cristo infatti se le due nature di Cristo erano due cose veramente distinte allora al momento della morte la parte umana non coinvolgeva del tutto la parte divina e quindi l’efficacia salvifica della morte e della resurrezione veniva compromessa. La cosa peculiare delle questioni teologiche che venivano affrontate in questo periodo fu che mise l’una contro l’altra le tre maggiori sedi ecclesiastiche (Antiochia contro Roma ed Alessandria). Alla fine, quando il Nestorianesimo fu dichiarato eretico, fu seguito solamente nelle regioni dell’Impero dei Sassanidi, conservandosi fino al VII secolo. 5) L’antitesi del Nestorianesimo fu il Monofisismo, sviluppato ad Alessandria. Si basa sulla teoria secondo la quale la natura divina e quella umana formano una cosa sola, in questo modo Cristo ha la caratteristica sia di soffrire concretamente come un uomo, sia di redimersi in quanto anche Dio. Ma anche questa corrente fu condannata nel 451 nel concilio di Calcedonia indetto da Marciano con l’accusa di offuscare le specificità delle due nature, necessaria per una piena redenzione. A sto punto fu introdotta una nuova corrente, il Diofisismo che ammetteva la netta distinzione tra natura divina e natura umana ma entrambe erano unite nella persona di Cristo. 6) Di nuovo ci fu uno scontro fra le sedi ecclesiastiche: Roma, Antiochia e Costantinopoli contro Alessandria. L’unica differenza fu che Costantinopoli ebbe un ruolo centrale; con il consiglio di Calcedonia affermò la sua superiorità rispetto alle altre sedi patriarcali, arrivando ad occupare un posto di parallelismo con Roma e continuando così quell’ascesa che, da residenza imperiale, la portò ad essere capitale dell’Impero. PAGE \* MERGEFORMAT22 7) L’aspetto geo-politico ebbe risvolti sia positivi sia negativi. Da una parte aiutò l’ascesi di Costantinopoli, dall’altra invece fece sì che ciò che venne detto durante il consiglio non venne riconosciuto da Alessandria in quanto ciò avrebbe riconosciuto la superiorità di Costantinopoli di conseguenza il diofisismo non fu adottato da molti territori intorno ad Alessandria. 8) Ciò riconduce al vero problema per l’Impero: ristabilire una unità ecclesiastica e teologica. Non era possibile dividere Stato e Chiesa in quanto erano l’uno dipendente dall’altro e i conflitti teologici rischiavano di danneggiare il potere imperiale stesso. 9) Giustiniano, nel tentativo di stabilire questa necessaria unità, azzardò il gesto di condannare i Tre capitoli, testi diofisiti, con l’obiettivo così di accattivarsi i monofisiti d’Egitto ma non ottenne il risultato sperato: le Chiese d’Occidente rifiutarono le posizioni imperiali e si aprì uno scisma con importanti province ecclesiastiche, ad eccezione del vescovo di Roma che aderì all’orientamento imperiale nel concilio di Costantinopoli del 553. 10) Un nuovo tentativo di riavvicinare i monofisiti fu avviato da Eraclio che fondò un nuovo orientamento detto Monoteismo basato sulla unicità della volontà e dell’attività di Cristo connessa alla sua unità come persona ma ancora una volta il tentativo fallì. Il Monoteismo fu condannato nel 681 in un altro concilio di Costantinopoli. Ad ogni modo la necessità imperiale di una unità ecclesiastica perse importanza in quanto oramai in tutto l’Impero si era affermato il Diofisismo e gli altri orientamenti erano ormai confinati nei territori all’infuori dell’Impero. PAGE \* MERGEFORMAT22
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved