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Riassunto storia moderna, Appunti di Storia Moderna

Riassunto capitolo storia moderna

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 29/06/2023

francescaa_21
francescaa_21 🇮🇹

4.7

(3)

12 documenti

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Scarica Riassunto storia moderna e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Adriano Di Gregorio Il Settecento e il Dispotismo illuminato L'Illuminismo fu un'importantissima corrente letteraria che nacque in Francia – nel Settecento la prima potenza europea era proprio la Francia – e che si diffuse in poco tempo in tutta Europa e in nord America. L'Illuminismo cambiò la cultura europea dalle radici e investì qualunque campo del sapere, dalla scultura alla musica, dalla poesia alla filosofia. Anche se il centro di diffusione fu la Francia, le radici filosofiche sono da ricercare nella cultura inglese della seconda metà del Seicento. Nacque in Francia anche perché l'assolutismo di Luigi XIV aveva suscitato un ampio movimento di opposizione, facendo nascere un acceso dibattito culturale. I punti fermi degli intellettuali illuministi erano: una ferrea fede nella ragione, nel progresso e nell'educazione, capaci di migliorare le condizioni dell'uomo moderno; considerare la storia come un continuo incivilimento (dalle caverne alle case); una lotta ai dogmi della Chiesa, ritenuti dei pregiudizi; un'esaltazione del cosmopolitismo (cittadino del mondo) contro ogni nazionalismo; rifiuto del principio di autorità (prima si diceva “Se lo ha detto Aristotele o la Bibbia, vorrà dire che è vero”); lotta contro tutte le superstizioni. Dal punto di vista politico, gli illuministi furono dei fermi oppositori della monarchia assoluta, considerata irrazionale. Luigi XV, re di Francia, per questo motivo non autorizzò la pubblicazione di molti testi degli illuministi francesi. Considerando irrazionale la monarchia assoluta, di origine divina, gli illuministi – come ad esempio Montesquieau – esaltavano il modello inglese basato sulla monarchia costituzionale e sul Parlamento, ritenuto più razionale. Per introdurre anche in Francia il modello inglese, era necessaria la separazione dei poteri – legislativo, esecutivo e giudiziario – inesistente nella monarchia assoluta. Se non c'era la separazione dei poteri, non c'era libertà, scriveva Montesquieau. Dal punto di vista economico, gli intellettuali illuministi erano contrari al protezionismo, ai dazi e alle barriere doganali e si rifacevano al liberismo e alla libertà economica teorizzata dal grande economista scozzese Adam Smith. L'opera che più di tutte divenne il simbolo degli ideali illuministi fu l'Enciclopédie; fu un'opera colossale composta da 33 volumi e fu pubblicata tra il 1751 e il 1772; in realtà fu sospesa parecchie volte per mancanza di fondi e per problemi con la censura regia. Alla stesura dell'Enciclopedia parteciparono moltissimi intellettuali francesi, ma i direttori di quest'opera grandiosa furono Diderot e D'Alambert. Gli ideali illuministi – qui soltanto brevemente accennati – influenzarono anche i governanti di tutta Europa e la loro azione politica, che da allora in poi fu indirizzata al raggiungimento della felicità pubblica. (Per approfondire l'illuminismo europeo e quello italiano, si rimanda alla lezione n. 9 della letteratura italiana). I potenti d'Europa che si fecero influenzare dalle idee dell'Illuminismo furono chiamati “Despoti illuminati” e il periodo “Dispotismo illuminato”. Cosa vuol dire Dispotismo illuminato? I sovrani agirono sì in maniera dispotica, cioè da monarchi assoluti, ma cercarono in tutti i modi di migliorare le condizioni di vita del popolo e di modernizzare lo Stato. Queste riforme erano state attuate soltanto perché i sovrani volevano farle e non perché i popoli avevano alzato la voce, tramite una sommossa popolare: per il popolo, ma non attraverso il popolo. I sovrani che più di tutti si distinsero nel portare avanti questi programmi riformatori e illuminati furono Maria Teresa e Giuseppe II d'Austria, Federico II di Prussia, Caterina di Russia e Carlo III di Napoli. L'azione riformatrice, per prima cosa, fu indirizzata alla riduzione del potere della Chiesa e degli ordini religiosi. Fu sottratto alla Chiesa il monopolio dell'istruzione e della sanità; inoltre fu abolito il privilegio di asilo in tutti i luoghi ecclesiastici (bastava entrare in una chiesa e non si poteva più essere arrestati), il privilegio di essere giudicati in tribunali ecclesiastici anche per reati comuni e furono ridotti i privilegi fiscali degli ecclesiastici. Durante questa azione di laicizzazione furono espulsi i gesuiti, furono chiusi alcuni conventi e furono nazionalizzati i beni della Chiesa. Per fare tutte queste cose lo Stato ovviamente aveva bisogno di soldi e per questo motivo riformò la finanza pubblica; fu avviata la redazione di un catasto, cioè un registro nel quale si scrivevano le proprietà che ognuno possedeva, per essere tassate in maniera uniforme. Il Catasto fu fortemente ostacolato dai ricchi, che avrebbero perso il loro privilegio di non pagare le tasse. Federico II di Prussia, soprannominato il “re filosofo”, era un grande amico di Voltaire ed era considerato uno dei sovrani più apertamente “illuministi”: soppresse la tortura, fece redigere un codice penale nel quale tutti gli uomini erano uguali davanti alla legge, istituì la libertà religiosa e la libertà di stampa, istituì l'istruzione elementare obbligatoria e favorì l'apertura di alcune accademie di scienze. In politica estera, però, aveva un atteggiamento molto aggressivo, decisamente lontano dalle idee illuministe. Maria Teresa d'Austria – altro grande sovrano illuminista – incoraggiò l'industria, favorì con ogni mezzo la diffusione dell'insegnamento, rese obbligatoria l'istruzione primaria e abolì l'Inquisizione Alla sua morte, nel 1780, divenne imperatore suo figlio Giuseppe II, che detestava ferocemente ogni forma di fanatismo e di superstizione. Giuseppe II soppresse molti ordini religiosi, chiuse i conventi non dediti all'assistenza dei poveri (ne chiuse quasi 700), accordò la libertà di culto e di stampa, migliorò la condizione degli ebrei, escluse il latino da ogni ramo della burocrazia e introdusse un nuovo Codice penale, nel quale fu abolita la tortura. La sua più grande riforma, però, fu l'introduzione di un Catasto, cioè un registro nel quale si dovevano iscrivere tutte le terre possedute; in questo modo avrebbe potuto tassare le terre senza distinzioni di classe sociale e finalmente anche i nobili avrebbero pagato le tasse. Questa proposta fu fortemente ostacolata dalle classi sociali privilegiate – clero e nobiltà – che fino ad allora non avevano mai pagato le tasse. La sua azione riformatrice fu chiamata “giuseppinismo”. Anche Caterina I in Russia, dopo aver fatto arrestare e uccidere suo marito, portò avanti una politica di tipo illuministico. La sua azione, però, fu ostacolata perché la Russia a metà del Settecento era una delle nazioni più arretrate d'Europa. L'Illuminismo si diffuse pure in Italia, sebbene con caratteristiche più moderate. Le aree nelle quali le riforme si diffusero più velocemente furono soprattutto la Lombardia e la Toscana – possedimenti austriaci e quindi governati da Giuseppe II – e il regno di Napoli. A Napoli l'azione riformatrice fu portata avanti dal re Carlo di Borbone, il quale, divenuto re di Spagna, lasciò la reggenza a Bernardo Tanucci. Anche a Napoli fu introdotto un catasto, ma la resistenza nobiliare fu molto forte. Fin qui abbiamo esaminato le influenze che la cultura settecentesca ha avuto sui modelli politici; adesso invece parliamo di ciò che nel Settecento avviene dal punto di vista politico- economico. Come abbiamo già detto, dalla metà del Seicento – precisamente dalla pace di Westfalia in poi – la Francia era la prima potenza d'Europa, ma piano piano l'Inghilterra – soprattutto dopo aver risolto i problemi con gli Stuart – si era messa in testa di scalzarla e di diventare la prima potenza d'Europa. Come era accaduto nello scontro tra Spagna e Francia (le due potenze litigano dalla metà del Cinquecento e alla metà del Seicento), anche questa volta i due pretendenti, Francia e Inghilterra, si fanno la guerra quasi ininterrottamente dai primi decenni del Settecento fino alle guerre napoleoniche, tanto che qualche storico ha definito questo periodo una “Seconda guerra dei Cento anni”. All'inizio Francia e Inghilterra si allearono contro il nemico comune, l'Olanda, ma quando questa entrò in crisi, le due potenze si scontrarono per chi doveva prendere il posto della grande potenza commerciale olandese: il porto di Amsterdam, che nel Seicento era il centro del commercio
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