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Transizione dal Feudalesimo all'Industrializzazione in Europa: Miniere, Stati e Religione , Sintesi del corso di Storia Moderna

Storia europea modernaStoria religiosaStoria Economica

La transizione dal feudalesimo all'industrializzazione in europa, con un focus sulla miniera, gli stati e la religione. Come le chiese e la feudalità persistettero e si evolsero durante questo periodo, con un particolare riguardo alla giurisdizione, al potere di banno e all'obbligo di pagare tasse. Vengono anche discusse le cerimonie e le tradizioni pagane che si mescolarono con la religione, e come il potere magico era attribuito ai preti e alle reliquie. Inoltre, il testo discute dell'ascesa degli olandesi come dominatori del mare e della crescente pressione fiscale e della taglia come cause delle rivolte popolari in francia. Infine, vengono presentate le riforme statali in spagna, toscana e danimarca, e il rapido sviluppo economico negli stati uniti.

Cosa imparerai

  • Come la feudalità si evolse durante la transizione dal feudalesimo all'industrializzazione in Europa?
  • Come la pressione fiscale e la taglia contribuirono alle rivolte popolari in Francia?
  • Come le cerimonie e le tradizioni pagane si mescolarono con la religione durante questo periodo?
  • Come le riforme statali in Spagna, Toscana e Danimarca influenzarono il loro rispettivo paese?
  • Come gli olandesi divennero dominatori del mare?

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 17/07/2019

antonella.gazzillo97
antonella.gazzillo97 🇮🇹

4.5

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Scarica Transizione dal Feudalesimo all'Industrializzazione in Europa: Miniere, Stati e Religione e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! STORIA MODERNA Carlo Capra 1. LA POPOLAZIONE E LE STRUTTURE FAMILIARI Fon� e metodi Gli studi sulla popolazione e sui meccanismi che ne regolando l’andamento nel tempo hanno conosciuto nell’ul�mo mezzo secolo uno straordinario sviluppo, dovuto ai �mori di una crescita demografica incontrollata e al crescente interesse per la storia della società e della sua cellula elementare, la famiglia. Malthus a fine 1700 manifestò la sua preoccupazione in merito allo squilibrio tra popolazione e risorse alimentari, nato dal fa�o che la popolazione, se non controllata, cresceva in progressione geometrica, mentre le risorse alimentari crescevano in progressione aritme�ca; a frenare questo processo intervenivano freni repressivi (cares�e, guerre e epidemie) e freni preven�vi (limitazione di matrimoni e fecondità). La sta�s�ca (raccolta sistema�ca dei da� rela�vi alla popolazione) nasce nell’età moderna: al XVII/inizio XIX sec risalgono i primi censimen� modernamente imposta�. Una miniera di da� è quella data dalle fon� ecclesias�che, dis�nguibili in fon� rela�ve allo stato (stato delle anime, cioè l’elenco degli abitan� di una parrocchia) e fon� rela�ve al movimento della popolazione (registri parrocchiali, cioè gli even� fondamentali della vita religiosa dei parrocchiani); ques� documen� sono importan� per ricostruire la composizione della popolazione per sesso e per età, per conoscere le stru�ure familiari e le forme di convivenza di una comunità i primi e per determinare per i rela�vi anni gli indici di natalità, mortalità e nuzialità i secondi. I registri parrocchiali sono diventa� delle fon� privilegiate dello studio della popolazione a par�re dal 1950, quando dai demografi francesi venne elaborato il metodo di spoglio della ‘ricostruzione nomina�va delle famiglie’, che permise di ricostruire, tramite la redazione di schede di famiglia, i comportamen� demografici, sociali e mentali delle popolazioni del passato; tu�avia il lavoro è molto lungo e in mol� casi poco reddi�zio. A questo esperimento si affiancano tecniche e metodi diversi, come la costruzione di piramidi delle età e di tavole di mortalità. La popolazione europea nell’età moderna Per il periodo dal tardo 1400 agli inizi del 1800 si hanno s�me abbastanza a�endibili della popolazione mondiale divisa per con�nen�: ♥ In Asia viveva più della metà della popolazione mondiale ♥ In America e in Asia vi fu una vera e propria catastrofe demografica dovuta alla colonizzazione europea (esportazione degli schiavi neri nelle Americhe) ♥ In Europa si delineano tre grandi fasi: 1. una crescita demografica generale e con�nua tra la metà del 400 e gli inizi del 600 2. un forte rallentamento nel XVII secolo, risultato di comportamen� demografici diversifica� per grandi aree (espansione). 3. una rinnovata tendenza espansiva nel 700 che andrà avan� poi fino al XIX secolo. Si discute ancora se ques� da� siano il fru�o di uno squilibrio tra popolazione e risorse (Malthus) oppure se sia dovuto ad altri fa�ori che causano l’aumento della mortalità (epidemie, cares�e, guerre e clima sfavorevole) che causa a sua volta la diminuzione dei matrimoni e della natalità. Nell’età moderna erano pressoché sconosciute le pra�che contracce�ve, che iniziarono a diffondersi solo nel tardo 700 dalla Francia; in questa situazione di fecondità naturale ogni coppia avrebbe dovuto me�ere al mondo un gran numero di figli, ma nella realtà ciò non accadeva per tre mo�vi: 1. In gran parte dell’Europa le donne si sposavano rela�vamente tardi (tra i 24 e i 26 anni) e quindi gran parte della loro vita feconda restava inu�lizzata ai fini della riproduzione 2. Gli intervalli tra i par�, dopo il primo che avveniva circa un anno dopo le nozze, tendevano ad allungarsi tra i 2 e i 3 anni a causa dell’alla�amento prolungato che in mol� casi induce alla temporanea sterilità nella donna 3. Era molto frequente la ro�ura del matrimonio prima che la donna terminasse il proprio ciclo fecondo a causa della morte di uno dei coniugi In linea di massima un matrimonio durava tra i 12 e i 15 anni durante i quali nascevano circa 5 o 6 figli, numero abbastanza proficuo per garan�re un raddoppio della popolazione, se solo non si fosse tenuta in considerazione l’alto tasso di mortalità infan�le e giovanile. La storia della famiglia Il comportamento demografico delle coppie di sposi rappresenta solo un aspe�o della storia della famiglia: un grande successo ha avuto la classificazione elaborata dal Gruppo di Cambridge per lo studio della popolazione dire�o da Peter Lasle�, che ha dis�nto cinque �pi di aggrega�: 1. Famiglia nucleare, composta solo dai due coniugi e dai loro eventuali figli (�po predominante durante il periodo dell’An�co Regime) 2. Famiglia estesa, dove ai coniugi e agli eventuali figli si aggiunge almeno un altro convivente (fratello o genitore di uno dei due coniugi) 3. Famiglia mul�pla, cara�erizzata dalla compresenza di almeno due nuclei 4. Famiglie senza stru�ura, alla cui base non c’è un rapporto matrimoniale 5. I solitari (single) Successivamente Lasle� e Hajnal dis�nsero due diversi modelli matrimoniali e familiari: ♥ Il modello dei Paesi dell’Europa nord-occidentale, basato su tre regole: uomini e donne si sposavano abbastanza tardi ed un numero consistente di entrambi non si sposava affa�o; gli sposi seguivano la regola della residenza neolocale dopo il matrimonio (me�evano su casa per conto loro) dando origine a una famiglia nucleare; prima del matrimonio un gran numero di uomini e di donne passava qualche anno fuori casa al servizio di un’altra famiglia. ♥ Il modello dei Paesi dell’Europa orientale e meridionale, che prevedeva un matrimonio abbastanza precoce e una residenza patrilocale (convivenza degli sposi con i genitori del marito) escludendo il servizio prenuziale presso altre famiglie. Bisogna anche considerare che la famiglia non rappresentava, dal pdv economico, solo un’unità di consumo, ma era prima di tu�o un’unità di produzione: ciò è visibile nelle famiglie contadine che assumevano stru�ure diverse a seconda dei meccanismi ereditari: la divisione del patrimonio in par� uguali tra i figli maschi tendeva a favorire la formazione di famiglie nucleari, mentre la successione al podere di un solo figlio tendeva a favorire la formazione di una famiglia ceppo. Il problema legato all’eredità era presente anche nelle élites: tra il XVI e il XVIII secolo le famiglie aristocra�che conservavano la propria ricchezza servendosi di strumen� giuridici come il fedecommesso (disposizione mediante la quale chi fa testamento obbliga l'erede a trasme�ere l’eredità a un'altra persona per discendenza maschile dopo la morte dell'erede designato) e la primogenitura o maggiorasco (concentrazione della maggior parte dell’eredità nel primogenito maschio). Per le donne la dote fungeva da eredità an�cipatoria ed era commisurata al pres�gio della famiglia; ma solo una tra le figlie era des�nata a sposarsi, mentre le altre prendevano la via del convento oppure rimanevano a vivere in famiglia. 2. L’ECONOMIA DELL’EUROPA PREINDUSTRIALE L’agricoltura: risposta estensiva e risposta intensiva Gran parte degli ogge� di uso quo�diano con�nuava ad essere prodo�a da ar�giani che lavoravano da soli o con un ristre�o numero di collaboratori nelle proprie abitazioni o in laboratori che fungevano anche da bo�eghe. I se�ori più importan� erano quelli della lavorazione del legno, dei metalli, del cuoio e dei pellami, i diversi rami del tessile, la confezione di indumen�, l’alimentazione e l’edilizia; ognuno di ques� se�ori era a sua volta suddiviso in varie specializzazioni, i cui adde� con�nuarono ad essere organizza� in corporazioni; ciascuna di queste ar� controllava la mobilità della forza lavoro, difendeva gelosamente il proprio monopolio, risolveva al suo interno i confli� di lavoro e disciplinava la concorrenza tra affilia� tramite norme statutarie. La novità principale che presentarono i secoli XV-XVIII nell’organizzazione produ�va sta nella diffusione del sistema noto come ‘industria a domicilio’ o ‘protoindustria’: tale sistema era basato sulla figura centrale del mercante-imprenditore, che acquistava la materia prima e l’affidava ad operai che la lavoravano nella propria abitazione ed erano retribui� a co�mo. Le lavorazioni potevano restare nell’ambito ci�adino quando si richiedevano elevate capacità tecniche o quando il valore della materia prima lo gius�ficava; ma, nel caso dell’industria laniera il desiderio di abba�ere i cos� e di sfuggire alle limitazioni imposte dalle corporazioni portò spesso al decentramento delle fasi principali della lavorazione nelle campagne circostan� la ci�à; i panni così prodo� venivano poi rifini� nei laboratori ci�adini sempre su commissione del mercante che poi provvedeva alla loro vendita sui merca� nazionali e internazionali. Il se�ore tessile rimase per molto tempo il se�ore predominante dell’industria europea. I vecchi centri di produzione dei pannilana, l’Italia centro-se�entrionale e le Fiandre, registrarono una notevole ripresa dopo le difficoltà dei primi decenni del XVI secolo. A differenza dei tessu� italiani quelli fiamminghi erano di lana meno fine e non cardata, quindi più leggeri e economici, in grado di rivolgersi a un mercato più ampio; quando l’industria fiamminga entrò in crisi presero il suo posto gli olandesi e inglesi. Accanto alla lana, molta importanza avevano i tessu� di lino (prodo� nella Francia se�entrionale), di lino misto cotone (Cremona o Augusta) e di seta (Lione, Firenze, Milano, Granada) grazie alla diffusione del gelso e della filatura serica. L’epoca tra 1500 e 1750 viene considerata un periodo di sviluppo tecnologico ma non di rivoluzioni tecnologiche; tu�avia: ♥ Nell’ambito della meccanica si ebbero perfezionamen� nell’orologeria, nella costruzione di strumen� nau�ci e armi da fuoco ♥ Nell’estrazione mineraria l’introduzione di pompe idrauliche e di tecniche per il drenaggio delle gallerie e dei pozzi permise di sfru�are giacimen� pos� in profondità ♥ Nella siderurgia furono notevoli i progressi compiu� grazie alla diffusione di al�forni Moneta, prezzi, mercato Tra XVI e XVIII secolo l’economia monetaria era ormai universalmente diffusa. A par�re dal XIII secolo ovunque vigeva un regime di bimetallismo: erano oro e argento a determinare i valori di scambio anche per le monete divisionali fabbricate in rame. Il quadro era complicato dall’esistenza di monete di conto non effe�vamente coniate ma che servivano da misuratori delle monete in circolazione e dal frequente ricorso dei governi alla pra�ca dello svilimento delle monete da essi ba�ute; la svalutazione delle monete divisionali, concepite come frazioni delle monete di conto, trascinava con sé la svalutazione di queste ul�me, in cui erano espressi di norma i pagamen�. Per eliminare gli effe� delle manipolazioni monetarie gli studiosi di storia economica trasformarono i prezzi nominali in prezzi espressi in grammi d’argento, ma i prezzi aumentarono comunque alla fine del XV secolo: perché? M: mass monetaria in circolazione in una determinata area ed epoca V: velocità di circolazione P: il livello dei prezzi Q: quan�tà di beni acquistabili Formula di Fisher MV = PQ oppure P= MV/Q Il prezzo è il rapporto tra il prodo�o della massa e della velocità di circolazione della moneta e la quan�tà dei beni disponibili; se quest’ul�ma aumenta in misura minore di M e V i prezzi salgono. Alla pressione esercitata sui prezzi da questo squilibrio, si aggiunse nel 1500 il rapido aumento della massa dei mezzi di pagamento e della loro velocità di circolazione. L’aumento della produzione industriale e la crescente richiesta di generi di prima necessità come grano legno e sale, portarono, tra tardo 1400 e inizio 1600, ad una grande espansione dei traffici; il trasporto via acqua, più rapido ed economico, con�nuò ad essere privilegiato sopra�u�o per le merci più ingombran� nonostante le tempeste, i pira� e le barriere daziarie lungo i fiumi navigabili. La navigazione ha compiuto progressi più rapidi grazie al perfezionamento degli strumen� nau�ci e alla costruzione di navi più maneggevoli e ada�e al commercio (caravella, fluyt olandese). Il Mediterraneo mantenne più a lungo di quanto si pensasse il suo ruolo di crocevia degli scambi tra Oriente e Occidente, tra Europa e Africa; un’importanza crescente vennero assumendo gli scambi tra Europa centro-occidentale e orientale a�raverso gli stre� che me�ono in comunicazione il mare del Nord con il Bal�co. Accanto a ques� scambi, acquistarono una grande importanza i rappor� commerciali con il Nuovo Mondo scoperto da Colombo; i coloni, che in numero sempre maggiore si stabilivano oltreoceano, avevano bisogno di tu�o e potevano pagare le importazioni con l’oro e l’argento estra� dai fiumi e dal suolo. Cara�ere diverso ebbe l’interscambio tra Europa ed Asia, dominato nel XVI secolo dai portoghesi; l’impero portoghese non si basava sulla colonizzazione di grandi territori, ma sul possesso di scali e faitoras e su accordi con i poten� locali. Nel XVII secolo ai portoghesi subentrarono gli olandesi, che si impadronirono delle isole della Sonda e delle Molucche mentre più tarda fu la penetrazione commerciale-coloniale francese e inglese. Protagoniste indiscusse dei traffici con l’oceano indiano furono le compagnie privilegiate cos�tuite dal tardo 1500 in Inghilterra, Province Unite e Francia. Con questo nome si designano due �pologie diverse di organizzazione commerciale: 1. corporazione di mercan� che godevano colle�vamente del monopolio di un certo genere di traffico ma operavano individualmente o associa� in piccole imprese 2. vere e proprie società per azioni, il cui capitale era diviso in quote possedute da mercan� e finanzieri i quali ogni anno percepivano i dividendi, ovvero gli u�li proporzionali alla rispe�va quota del capitale sociale Tra� dis�n�vi dell’età moderna: ♥ Nascita di un’economia mondiale incentrata sull’Europa ♥ Spostamento dell’asse dei traffici dal Mediterraneo all’Atlan�co e ai mari se�entrionali Rimase invece a lungo inalterato il dominio del capitale mercan�le sulla produzione; a livello teorico tale supremazia si rifle�eva nelle idee economiche che da Adam Smith è consuetudine raggruppare so�o l’e�che�a di mercan�lismo, secondo cui la ricchezza è per sua natura una quan�tà sta�ca e per averne di + è necessario so�rarne agli altri compe�tori 3. CETI E GRUPPI SOCIALI Ordini, ce�, classi. La stra�ficazione sociale nell’Europa d’An�co Regime Fino alla diffusione delle idee illuminis�che la visione della società dominante in Europa era una visione corpora�va e gerarchica: l’individuo non contava per sé ma in quanto membro di una famiglia, di un corpo, di una comunità, a cui facevano riferimento le libertà (franchigie, immunità, privilegi che componevano un universo giuridico frastagliato e mul�forme). Persistenza moderna della visione medievale della società divisa in 3 ordini: • Oratores (coloro che pregavano: clero) • Bellatores (coloro che comba�evano: nobili) • Laboratores (coloro che lavoravano per tu�) Era ben chiaro che la stra�ficazione era assai più complessa e che per dis�nguere ques� gruppi il termine più appropriato è quello di ceto, infa�, a determinare il rango sociale di un individuo concorrevano diversi fa�ori quali la nascita, il ruolo ricoperto nella vita pubblica, il pres�gio e i privilegi a questo connessi. I ce� si disponevano in una scala gerarchica ben ordinata dalla base al ver�ce della società, le cui disuguaglianze sono gius�ficate da Loyseau con l’idea di una gerarchia naturale tra tu�e le creature voluta dalla Provvidenza divina; come nel creato vi sono diversi gradi di perfezionamento anche nella società devono esistere diversi livelli di bontà e di virtù. Nobili e civili Dal pdv giuridico clero e nobiltà erano i ce� meglio defini� e riconoscibili, anche se entrambi comprendevano mol� so�ogruppi divisi per ricchezza, pres�gio e potere. L’origine e la configurazione delle élites nobiliari europee presenta molte specificità locali e dipende quindi da una serie di fa�ori e variabili: • La tradizione classica (dis�nzioni tra uomini liberi e schiavi, patrizi e plebei e insistenza su un’aristocrazia naturale della virtù e del sapere) • Le tracce dei legami feudali vassalla�ci • L’e�ca cavalleresca e l’importanza a�ribuita alla professione delle armi • Lo sviluppo della civiltà comunale • Il confronto-scontro con i nascen� appara� statali Dovunque, tu�avia, nobiltà significa ricchezza e agiatezza, basata fondamentalmente sulla proprietà della terra e sul potere esercitato sugli uomini all’interno della signoria. I proven� della terra erano spesso integra� con entrate di altra natura (estrazione di minerali, vetrerie, a�vità di trasformazione dei prodo� dell’agricoltura o dell’allevamento, s�pendi, interessi a�vi su capitali). Per tutelare i patrimoni durante l’età moderna si diffusero meccanismi giuridici (fedecommesso e maggiorasco) che avevano l’obie�vo di mantenere unito il patrimonio e di garan�rne il passaggio a�raverso le generazioni. Dove la nobiltà è più numerosa è frequente anche la figura del nobile povero: anche se solo teoricamente, la nobiltà comprendeva diversi livelli di ricchezza e pres�gio. Laddove l’impronta feudale era più forte vi era una connotazione prevalentemente rurale della nobiltà, a cui si contrapponeva la spiccata fisionomia ci�adina dei patrizia� dell’Italia centro-se�entrionale, dei Paesi Bassi, delle aree più urbanizzate della Svizzera e della Germania occidentale, i quali traevano anch’essi il grosso delle loro entrate dalla terra, ma vivevano per lo più entro le mura ci�adine. Il rafforzamento degli appara� statali tra fine XV e inizio XVII secolo, sommandosi alle conseguenze sociali date dalla crescita economica e della rivoluzione dei prezzi, fu in mol� casi all’origine di una specie di crisi d’iden�tà dei ce� nobiliari, alle prese con la concorrenza sempre più agguerrita di nuovi gruppi di origine mercan�le e ‘borghese’ da un lato e dall’altro con controlli e limitazioni sempre più severe delle loro abitudini di violenza e di anarchia feudale e dei poteri esercita� fino ad allora verso il basso. La novità, nell’Europa tra XV e XIX sec, è cos�tuita dalla progressiva affermazione di un potere che si proclama superiore a tu� gli altri: il potere dello Stato, che, se inizialmente si incarna in un individuo (monarca) viene poi configurandosi come un’en�tà a sé stante. Già dal XV e XVI secolo il monarca si emancipa da ogni autorità esterna e, nello stesso tempo, si impone come suprema istanza nei confron� degli individui e dei corpi che rientrano nella sua sfera d’influenza; questa indipendenza esterna e questa facoltà di esigere obbedienza dai suddi� sono le componen� essenziali del conce�o di sovranità, definito da Bodin come suprema facoltà legisla�va, mentre Loyseau sos�ene che la sovranità consiste nella potestà assoluta e non ha grado di superiorità. I giuris� tedeschi posthegeliani formularono un’autorevole definizione dello Stato moderno, che deve avere un territorio come esclusivo ambito di dominio, un popolo come stabile unione di persone legate da un solido sen�mento di appartenenza e un potere sovrano che all’interno significa monopolio legi�mo della loro forza fisica, all’esterno indipendenza giuridica da altre istanze; nella stessa direzione vanno le dis�nzioni di Weber tra potere patriarcale, potere carisma�co e potere razionale-legale. Ma, gran parte della storiografia recente ha polemizzato contro una visione totalizzante dello Stato come nucleo di sovranità piena, non condizionato da interferenze esterne e all’interno tu�o incentrato sull’autorità del principe e del suo governo e alle is�tuzioni statali ha contrapposto la persistenza di poteri diffusi nella società. Bodin ha poi affermato che ‘potestà assoluta’ non significa potestà illimitata perché: I. il sovrano deve rispe�are la legge divina e le leggi naturali che ne sono emanazione II. esistevano delle ‘leggi fondamentali’ del regno (l’ordine di successione e l’inalienabilità del demanio territoriale) che il monarca era tenuto a rispe�are Il potere sovrano, almeno agli inizi dell’età moderna, non vuole sos�tuirsi alle preesisten� stru�ure di autorità e di potere, ma vuole solo sovrapporsi ad esse per mediarne le spinte centrifughe, per esercitare una tutela su di esse e per u�lizzarle come terminali della sua azione sulla società. Con il termine ‘Stato per ce�’ si definiscono le formazioni poli�che che configuratesi nel XII e XIV secolo in cui all’autorità del principe si contrappongono assemblee composte per lo più da tre camere rappresentan� clero, nobiltà e ci�à; anche dove non esistevano parlamen� non troviamo un rapporto dire�o tra principi e suddi� ma una comunicazione mediata da corpi preesisten� allo stesso potere sovrano (ci�à): a simili formazioni territoriali non si può applicare la definizione di Stato moderno ma è più opportuno parlare di Sta� rinascimentali, o Sta� di an�co regime, o di monarchie composite. È lecito parlare di Sta� nazionali prima dell’epoca rivoluzionaria? Si è visto che in Francia e in Inghilterra lo stato precede la nazione, intesa come una comunità basata su una lingua, una cultura e un insieme di tradizioni e di valori condivisi. Saranno la Rivoluzione francese e il movimento roman�co a porre le basi per la costruzione di sta� nazionali. L’evoluzione dei criteri di legi�mazione: dalla monarchia di diri�o divino allo Stato di diri�o La legi�mazione del potere esercitato da un monarca o da un governo aristocra�co derivava, almeno fino al XVIII secolo, dall’idea di un’origine provvidenziale dell’autorità poli�ca, is�tuita da Dio per mantenere l’ordine, proteggere e propagare la vera fede e reprimere i malvagi. Una precoce affermazione dell’assolu�smo monarchico fu opera della Chiesa di Roma, con la sua stru�ura piramidale e accentrata, con la sua elaborazione di un corpus giuridico organico, di una simbologia e di un cerimoniale di corte e sopra�u�o con l’unione nella stessa persona dell’autorità spirituale e della sovranità su uno stato territoriale La simbiosi tra autorità religiosa e potere secolare rimase solida anche dopo la Riforma protestante, anzi, in alcuni casi si trasformò in una subordinazione della Chiesa allo Stato; la laicizzazione machiavelliana della poli�ca non poteva trovare accoglienza in un Europa divenuta oramai campo di ba�aglia tra fedi contrapposte. Fu solo nel XVII secolo che i fondamen� religiosi della sovranità cominciarono a vacillare, sopra�u�o grazie agli sviluppi della do�rina contra�ualista, poggiante a sua volta sul postulato dell’esistenza di un diri�o di natura universale; di queste leggi naturali, a cui tu� gli uomini erano sogge�, faceva parte il principio per cui un obbligo, per essere davvero vincolante, doveva essere stato liberamente assunto dalle par� contraen�: il passaggio dall’originario stato di natura alla vita associata, in cui gli uomini si riconoscono reciprocamente diri� e doveri, deve essere avvenuto sulla base di un pa�o comune, e la stessa origine contra�uale deve avere la delega dei poteri a un monarca. In base a queste premesse era possibile gius�ficare l’autorità assoluta del monarca e postulare l’esistenza di limi� e vincoli alla sua volontà Hobbes sos�ene che lo stato di natura si configura come una guerra incessante di tu� contro tu� e che l’uomo è un essere amorale dominato dalla ricerca del proprio piacere. Per uscire da questa condizione di precarietà e pericolo bisogna s�pulare un pa�o in cui l’uomo rinuncia a tu� i diri� a favore di un potere supremo. Si tra�a di una visione materialis�ca e u�litaris�ca, che esclude la legi�mazione del potere in termini religiosi. Spinoza ri�ene inconcepibile una simile soggezione degli individui alla volontà del monarca, che però è una garanzia per il godimento di tranquillità e libertà di coscienza Lock dà alla teoria contra�uale una decisiva svolta in senso liberale, sostenendo che i diri� alla vita, alla libertà e alla proprietà privata sono anteriori al cos�tuirsi della società e che quindi la loro tutela deve essere l’obie�vo principale del contra�o che i suddi� s�pulano con il sovrano; il riconoscimento del potere legisla�vo ed esecu�vo al monarca è condizionato al rispe�o di ques� diri� e in caso di trasgressione i suddi� hanno il diri�o di sollevarsi e deporre il sovrano. Più larga influenza ebbero corren� come la teorizzazione della monarchia temperata di modello inglese (Montesquieu) e l’esaltazione del dispo�smo illuminato (Voltaire). La concentrazione di tu� i poteri nelle mani di un monarca saggio ed illuminato si gius�ficava con l’esigenza di comba�ere i par�colarismi e i privilegi di territori e di ce�: solo chi sta sopra di tu� può avere una visione degli interessi generali e agire per il pubblico bene; in quest’o�ca il sovrano è il primo servitore dello Stato. Funzioni e ar�colazioni del potere statale Ai governi erano riconosciu�: ✓ il diri�o-dovere della difesa del territorio (strumen�: diplomazia e guerra) ✓ il diri�o-dovere del mantenimento di ordine e pace all’interno (ammin della gius�zia) La potenza del re si rendeva più manifesta a corte; una delle funzioni principali di questo apparato era quella di accogliere intorno alla persona del re la nobiltà più ricca e pres�giosa, separandola così dai propri territori e garantendone la fedeltà a�raverso una distribuzione graduata di favori. La corte però è anche, almeno nel XVI e XVII secolo, il centro di elaborazione di una raffinata cultura ar�s�ca e le�eraria e delle norme che regolano i rappor� sociali, des�nate a diffondersi per imitazione in tu�a la società. Dovunque il re era coadiuvato da un consiglio che assumeva varie forme e nomi a seconda degli scopi ai quali doveva corrispondere oppure poteva frazionarsi in una molteplicità di consigli a specializzazione funzionale o territoriale. Uno dei > problemi per i regnan� era il controllo dei territori sogge�, la cui aggregazione risaliva spesso a dedizioni e capitolazioni che prevedevano la conservazione di autonomie e privilegi riconferma� ad ogni successione (forme di autogoverno regionali o ci�adine) che cos�tuivano un ostacolo alle esigenze di accentramento e livellamento degli Sta�. La persistenza di queste is�tuzioni non impediva la nomina di commissari regi (intenden�) che vigilavano sul pagamento e la trasmissione dei tribu� e sul funzionamento della gius�zia. La gius�zia era uno degli a�ribu� fondamentali della sovranità, nella sua doppia veste di produzione del diri�o (legislazione) e di applicazione del diri�o (risoluzione e punizione). Nell’età moderna il diri�o del principe impone la propria supremazia su ogni altro ordinamento, la cui validità viene ammessa solo sulla sua approvazione espressa o tacita. La legislazione regia man�ene, fino al XVIII sec, un cara�ere intermi�ente e frammentario, colmato in alcuni se�ori dall’applicazione delle consuetudini e degli statu� locali e dalla discrezionalità del giudice; conservano pres�gio il diri�o romano e il diri�o canonico. La pluralità e disorganicità delle fon� del diri�o portano a tenta�vi di consolidamento, cioè di raccolta sistema�ca delle leggi per argomento per eliminare le contraddizioni; sarà però solo l’illuminismo giuridico maturo a indicare come esigenza primaria la codificazione (redazione di un corpo di leggi civili e penali organico e autonomo) e solo alla fine del XVIII secolo comparvero i primi codici così concepi�. La situazione di partenza vede una molteplicità di giurisdizioni, solo in minima parte riconducibili allo Stato (gius�zia ecclesias�ca, gius�zia signorile, magistrature ci�adine, mercan�li, corpora�ve, universitarie…), tanto che il primato della gius�zia sovrana si afferma solo con l’is�tuzione e il rafforzamento di forme di controllo su queste diverse istanze a�raverso il ricorso all’appello o all’avocazione delle cause o con l’estensione e la specializzazione della rete dei giudici regi. I grandi tribunali controllano l’applicazione delle leggi, contribuiscono a crearle e a interpretarle con le loro sentenze e si arrogano anche una funzione poli�ca come guardiani della ‘cos�tuzione’. La pra�ca della vendita delle cariche giudiziarie alimenta il formarsi di una vasta nobiltà di toga e in molte aree il ceto dei giuris� si si impone come strumento essenziale e interlocutore privilegiato del potere sovrano. Un’importanza par�colare, tra gli affari di governo, avevano gli affari esteri e la guerra. L’avvento degli eserci� permanen� portarono nella prima età moderna un for�ssimo aumento delle spese e furono all’origine di una fiscalità anch’essa permanente e, a sua volta, di una rete di uffici amministra�vi e finanziari e del reclutamento di una burocrazia regia ormai ben dis�nta dal personale di corte. Figura emblema�ca di questa nuova burocrazia è il commissario (funzionario nominato dal re e non legato da un rapporto patrimoniale con la carica che ricopre). Gli appara� militari: 1. contribuiscono al rafforzamento del potere sovrano come strumen� di espansionismo all’esterno e di repressione e in�midazione all’interno alla funzione di ci�adelle di un sapere tradizionale, finalizzato alla formazione professionale di teologi, uomini di legge e medici. Un notevole risveglio si manifestò nel XVIII secolo in alcuni atenei di nuova is�tuzione oppure ogge�o di profonde riforme. Nei Paesi ca�olici le famiglie aristocra�che e benestan� preferivano affidare la formazione dei loro figli ai collegi ges�� dagli ordini religiosi, dove la loro condo�a era più sorvegliata e dove, accanto ad un’istruzione imperniata sullo studio del la�no, essi potevano apprendere le lingue straniere e le scienze cavalleresche. L’insegnamento elementare era impar�to, ai rampolli di famiglie facoltose, nell’ambito delle mura domes�che da prece�ori ingaggia� allo scopo. La scolarizzazione delle classi inferiori dove�e a�endere le prime inizia�ve dei despo� illumina� della seconda metà del 1700. Anche a questo livello erano a�ve alcune congregazioni regolari. Un fa�ore decisivo era l’esistenza di una domanda di istruzione, cioè la convinzione delle famiglie che un’istruzione elementare fosse u�le per il futuro della prole. Questa domanda era più sviluppata nelle ci�à, dove i genitori erano più dispos� a pagare una modesta re�a a maestri priva� o a sfru�are le possibilità offerte da fondazioni pie finalizzate all’istruzione gratuita dei poveri. L’alta cultura e la ricerca scien�fica avevano le loro roccafor� nelle Accademie, che piano piano si trasformarono in società desiderose di rendersi u�li al progresso scien�fico ed economico. 6. LA FINE DELL’ANTICO REGIME La rivoluzione culturale: Illuminismo, Roman�cismo, idealismo A par�re dalla metà del XVIII secolo l’insieme di tra� permanen� che aveva cara�erizzato il periodo tra fine 1400 e la Rivoluzione Francese (Ancien Régime) cominciò a essere ogge�o di una contestazione radicale che ne me�eva in ques�one i fondamen� religiosi, filosofici, poli�ci, giuridici e culturali. Illuminismo: movimento d’opinione ispirato al culto della ragione e della libertà di cri�ca, al rifiuto del principio di autorità, allo sperimentalismo in campo scien�fico, alla fede nel progresso e alla ricerca della felicità su questa terra come principio guida dei comportamen� umani. Roman�cismo: orientamento che esalta il sen�mento e la fantasia sopra la fredda ragione, lo spirito sopra la materia, la storia e l’esperienza contro la scienza, l’amor di patria e la nazione contro il cosmopoli�smo. Non si tra�a di un movimento solo conservatore o reazionario ma cara�erizzato anzi per l’opposizione al cesarismo napoleonico e per l’adozione di idee poli�che liberali. Idealismo: studio e analisi della mente e dell’animo umano, delle sue stru�ure cogni�ve e del problema morale. L’industrializzazione e la ques�one sociale Alla rivoluzione culturale dell’Illuminismo si erano aggiunte altre spinte rivoluzionarie ugualmente tenden� al superamento dell’An�co Regime: 1780: decollo dell’industrializzazione in Gran Bretagna spiegabile con alcuni vantaggi (ricchi giacimen� di ferro e carbone, incremen� produ�vi nell’agricoltura, inven�va e capacità tecnica, stabilità del quadro poli�co-is�tuzionale, unificazione del mercato interno e favore per la libertà di inizia�va, protezione dei diri� di proprietà e dei breve� e disponibilità di un mercato coloniale illimitato). L’importanza crescente di industria, commercio interno e internazionale, finanza e credito si rifle�erono nell’ascesa di una nuova classe dominante formata da imprenditori, banchieri e detentori di capitali; più controversi appaiono gli effe� sul tenore di vita delle masse lavoratrici, infa� agli aumen� registra� nelle entrate complessive delle famiglie si contrapponeva un peggioramento delle condizioni abita�ve. Tra gli aspe� nega�vi dell’industrializzazione si segnalarono: • l’emigrazione di masse di contadini nei centri industriali • gli orari interminabili • la dura disciplina • il cara�ere ripe��vo e alienante del lavoro • i bassi salari • la mancanza di forme di provvidenza sociale Ques� mali s�molarono: • gli sforzi di autoorganizzazione e di autodifesa degli operai (forme di resistenza, boico�aggio, sciopero) • il sorgere di un pensiero socialista che invocava l’associazione tra capitalis� e lavoratori, la creazione di coopera�ve di produzione e di consumo e l’abolizione della proprietà privata. L’età delle rivoluzioni e le trasformazioni del quadro poli�co e giuridico Profonde trasformazioni del quadro poli�co e is�tuzionale determinate dalla guerra di Indipendenza americana e dalla grande Rivoluzione del 1789 che determinarono la nascita di una nuova forma di Stato, lo Stato moderno, cara�erizzato da: ♥ dis�nzione tra i poteri ♥ nuove stru�ure poli�che, amministra�ve e giudiziarie ♥ soppressione dei diri� feudali e dei privilegi nobiliari ♥ nuova codificazione del diri�o sostanziale e procedurale ♥ coscrizione obbligatoria ♥ erezione di un sistema di pubblica istruzione Il mondo extraeuropeo: un avvio di globalizzazione? Fino alla metà del XVIII secolo non si può ancora parlare di una supremazia dell’Europa sugli altri con�nen�; un potente impulso all’espansione europea venne dalla triplice rivoluzione (culturale, industriale e poli�ca-is�tuzionale) ma tu�avia l’avvento della world history e lo sviluppo degli ‘studi di area’ hanno rimesso in discussione la convinzione di un’innata superiorità intelle�uale del vecchio con�nente e della precocità dell’affermazione di un razionale spirito capitalis�co. Secondo uno studio di Pomeranz l’ascesa del capitalismo industriale in Europa fu dovuta a fa�ori con�ngen�, la cui combinazione avrebbe permesso il superamento dei freni malthusiani che invece produssero un’involuzione dei Paesi asia�ci che, benché avessero raggiunto una condizione simile a quella delle aree europee più avanzate, nei decenni successivi registrarono un incremento demografico eccedente le soglie di sostenibilità in relazione alle risorse disponibili viene smen�ta la visione dell’eccezionalismo europeo. Su questo sfondo vanno colloca�: ♥ il crescente vantaggio acquisito nel XIX secolo dall’Occidente europeo e nordamericano sul resto del mondo ♥ la crescita del colonialismo e dello sfru�amento economico britannico e francese ♥ i modelli di libertà repubblicana e di democrazia poli�ca degli Sta� Uni� 7. MONARCHIE E IMPERI TRA XV E XVI SECOLO I regni di Francia, Spagna, Inghilterra e l’Impero germanico Organizzazione delle varie potenze all’inizio dell’età Moderna: • Francia so�o Carlo VIII e i suoi successori (Luigi XII e Francesco I) la monarchia francese volle accentrare il potere nelle mani del re e dei suoi collaboratori: • Si rafforzò l’amministrazione finanziaria • Crebbe l’autorità del Consiglio del re e si riunirono con < freq gli Sta� generali • Si affermarono in ambito giudiziario l’azione del Gran Consiglio e dei Parlamen�, tribunali d’appello forma� da giuris� di origine borghese: ques� funzionari e magistra� venivano recluta� a�raverso il meccanismo della vendita delle cariche pubbliche, a�raverso il quale lo Stato acquisiva introi� supplementari e si cos�tuiva un ceto burocra�co numeroso e potente (nobiltà di toga) • Nei confron� del papato furono fa� valere i privilegi della Chiesa gallicana già sanci� dalla Pramma�ca sanzione (1438). Nel 1516 Francesco I s�pulò con papa Leone X un concordato a Bologna che stabiliva la superiorità del concilio sul pontefice e il diri�o del re di nomina a tu� i vescova� e arcivescova�, alle abbazie e ai priora�. • I grandi feudatari mantennero un considerevole potere locale • Spagna Il matrimonio di Isabella di Cas�glia con Ferdinando d’Aragona (1469) preparò, senza che i due regni venissero uni�, il regno congiunto dei due sovrani (1479). La Cas�glia era la regione più ricca e popolosa e per questo cos�tuì ogge�o primario delle cure di governo dei due monarchi: • L’anarchia e il bandi�smo vennero repressi con la Santa Fratellanza, una confederazione di ci�à che svolgeva compi� di polizia. • L’amministrazione delle ci�à venne posta so�o tutela con la nomina di funzionari regi (corregidores) • Le cortes furono convocate di rado e indo�e senza fa�ca ad approvare le richieste finanziarie della corona; inizialmente composte dai tre ordini, progressivamente furono chiamate alla sola ra�fica di alcune imposte indire�e e pertanto videro la partecipazione delle sole rappresentanze del Terzo Stato. • La so�omissione della nobiltà fu agevolata dalla poli�ca di concessioni e di favori di Ferdinando, che, oltre a farsi proclamare Gran Maestro di alcuni ordini militari di San�ago, Calatrava e Alcantara, o�enne dal papa la facoltà di conferire seggi episcopali e altri benefici ecclesias�ci • Nel consiglio reale (Consiglio di Cas�glia) venivano nomina� sopra�u�o giuris� di origine borghese (letrados) Le tre province del Regno d’Aragona (Aragona, Catalogna e Valenza) mantennero inaltera� i propri privilegi e le proprie autonomie, custodite da Cortes assai più efficien� e comba�ve di quelle cas�gliane. Poiché Ferdinando risiedeva in Cas�glia, anche in Aragona venne nominato un viceré e nel 1494 is�tuito un Consiglio. Gli elemen� in comune tra i due regni erano: • la tradizione della Reconquista • la guerra contro i mori • la difesa dell’ortodossia religiosa • L’Inquisizione spagnola che, nel 1478, era l’unico organo la cui giurisdizione si estendesse a Cas�glia e Aragona La tradizione spagnola di militante sostegno alla fede ca�olica fu confermata nel 1492 con la conquista del Regno di Granada e con l’espulsione degli ebrei e dei mori. La morte di Isabella (1504) aprì in Cas�glia una crisi dinas�ca: il trono infa� sarebbe spe�ato a Giovanna (moglie di Filippo d’Asburgo) ma la scomparsa del marito e la pazzia della donna permisero a Ferdinando di prendere le redini del potere. Prima della morte Ferdinando riuscì nell’annessione del regno di Navarra.   • Inghilterra Nel suo soggiorno in Spagna egli aveva però scontentato la nobiltà locale distribuendo molte cariche ecclesias�che e laiche ai fiamminghi e borgognoni e chiedendo nuove tasse per pagare le spese dell’incoronazione imperiale. 1520, rivolta dei comuneros: rivolta nata come una coalizione di ci�à che rivendicavano le proprie autonomie e divenuta una sommossa a cara�ere popolare e an�feudale. 1521: Carlo V e l’aristocrazia inflissero ai comuneros una decisiva sconfi�a ma da questo momento il re imparò ad avere maggiore rispe�o per l’orgoglio dei suoi suddi� spagnoli.   Asburgo contro Valois: la ripresa della guerra in Italia In Germania Carlo V si trovò a fare i con� con il problema luterano, ma dopo il 1520 la sua a�enzione si concentrò sulle ques�oni italiane. La Francia doveva cercare di rompere l’accerchiamento dei domini asburgici, mentre da parte imperiale si riteneva giunto il momento di strappare all’avversario il Milanese e la Borgogna, territori nei confini dell’Impero e di grande importanza strategica. Milano dove�e essere evacuata dai francesi (1521) ma Francesco I riuscì ad organizzare un esercito (1524) per entrare a Milano e cingere d’assedio Pavia; gli imperiali sconfissero i francesi facendo prigioniero Francesco I, che fu costre�o a firmare il tra�ato di Madrid (1526) rinunciando a Milano e alla Borgogna. 1526: lega difensiva di Cognac tra Francia, papa Clemente VII, Firenze e Venezia. I Francesi però tardarono ad intervenire in Italia e i lanzichenecchi di Carlo V discesero la penisola e saccheggiarono Roma. 1527: un esercito francese mosse contro Napoli, occupando Genova; qui Andrea Doria, alleato francese, passò dalle par� dell’imperatore Carlo V e l’esercito francese dove�e ri�rarsi dal Mezzogiorno senza aver concluso nulla. 1529: pace di Barcellona firmata da Carlo V e dal pontefice 1529: pace di Cambrai firmata da Carlo V e da Francesco I (che rinunciava ai suoi domini italiani ma manteneva la Borgogna) e incontro di Carlo V e Clemente VII a Bologna per regolare le ques�oni italiane: • a Milano fu insediato Francesco II Sforza con il pa�o che alla sua morte il Ducato sarebbe ritornato nelle mani dell’Impero • Carlo V venne incoronato imperatore in San Petronio e o�enne dal pontefice un vago impegno alla convocazione di un Concilio • Clemente VII ebbe l’appoggio delle armi imperiali per riportare i medici a Firenze L’espansione della potenza o�omana L’impero o�omano prese il nome dalla dinas�a turca degli Osmanli o O�omani, fondata nel XIV secolo da Osman I. Il territorio di questo impero si ampliò so�o i successori in Asia Minore e nei Balcani meridionali fino a quando nel 1453 Costan�nopoli cadde in mano a Maome�o II che ne fece la capitale (Istanbul) dell’Impero O�omano, da lui esteso fino a comprendere la Serbia e la Bosnia. L’espansione o�omana nella penisola balcanica e nel Mediterraneo non incontrò ostacoli (Siria, Egi�o, Mamelucchi, Ungheria, Yemen e Aden) ma a oriente venne contrastata dalla ricos�tuzione dell’impero persiano a opera della dinas�a safawide, che aveva abbracciato la fede sciita; quando Shah Ismail estese il suo dominio fino al golfo Persico e al Khorasan il sultano o�omano Selim I mosse contro Ismail un esercito o�enendo la vi�oria (ba�aglia di Cialdiran, 1514) e l’annessione dell’Armenia e del Curdistan. L’impero o�omano contava 30 mln di abitan� tra cui cris�ani, ebrei e musulmani: la pacifica convivenza di razze e religioni diverse era allora una cara�eris�ca della civiltà islamica e l’unica discriminazione a danno dei non musulmani era il pagamento di una tassa speciale. Ci fu un rafforzamento del regime o�omano a�raverso il sistema de�o devshirme, una sorta di leva forzata di bambini educa� nella fede musulmana e addestra� per il servizio di corte o per formare il corpo dei giannizzeri. Elemen� cos�tu�vi dell’esercito o�omano: • giannizzeri (fanteria scelta) • ar�glieria • sipahi (cavalieri che in cambio del servizio militare o�enevano concessioni di terre a cara�ere temporaneo e non ereditario) Nell’impero o�omano tu�a la terra era di proprietà del sultano che esercitava un’autorità assoluta e dispo�ca sugli uomini e sulle cose. La vita della massa dei suddi� era per alcuni aspe� migliore di quella europea: • non esisteva la servitù della gleba • il prelievo operato sui contadini dai �mario� e dallo stato non era gravoso • i khadi (giudici che applicavano la legge islamica) amministravano in modo imparziale • la protezione dello stato era assicurata ai mercan� e agli ar�giani, riuni� in corporazioni   8. I NUOVI ORIZZONTI GEOGRAFICI Le conoscenze geografiche alla fine del Medioevo: l’Africa nera Alla fine del Medioevo i rappor� dire� degli europei con gli altri con�nen� erano limita� agli scambi economici e culturali nel Mediterraneo. I viaggi verso oriente erano più difficili dopo l’avvento della dinas�a Ming in Cina e con l’espansione della potenza o�omana nel Mediterraneo orientale e nel Balcani. Le nozioni geografiche del primo Rinascimento erano vaghe e imprecise per quanto riguarda gli altri con�nen�, ma furono proprio ques� errori ad incoraggiare i viaggi dei portoghesi e di Colombo: 1. Si era imposta con Tolomeo la concezione sferica della Terra 2. Il con�nente africano era immaginato più corto e la sua costa occidentale era raffigurata come una linea obliqua tendente verso sudest 3. Il blocco formato dai 3 con�nen� (Europa, Asia e Africa) era collocato nell’emisfero se�entrionale e non si aveva alcuna idea dell’esistenza delle Americhe e dell’Oceania. Gli studi recen� hanno smen�to la visione dell’Africa Nera come un con�nente senza storia con una condizione di primi�va barbarie. Lo sviluppo della popolazione e dell’economia era vario: molte popolazioni del centro-sud vivevano ancora di caccia e di raccolta dei fru�, mentre in altre erano pra�ca� l’allevamento, l’agricoltura, la produzione di tessu�, ceramiche, utensili di legno e metallo. La penetrazione araba aveva portato con sé l’espansione dei traffici e a tale processo è legata, tra XIV e XVI secolo, la fioritura di formazioni statali complesse capaci di riscuotere tribu� e mobilitare eserci� e dove all’influenza islamica si contrapponeva quella cris�ana. Le civiltà precolombiane in America Nel con�nente americano le civiltà più evolute si svilupparono negli altopiani dell’America centrale e lungo la catena delle Ande nell’America meridionale: in queste zone era pra�cata un’agricoltura sedentaria (mais, tuberi, pomodori, fagioli, peperoni e cacao) mentre minor importanza aveva l’allevamento, limitato al lama peruviano, all’alpaca e alla vigogna; le a�vità ar�gianali erano varie (stoffe di cotone �nte a colori vivaci, ceramica, vasellame e utensili d’oro, argento e rame) e l’imponenza delle opere pubbliche (canali, strade) era des�nata a fini di comune u�lità e cerimoniali. Quando gli spagnoli giunsero in America era in declino la civiltà dei Maya, situata tra Guatemala e la penisola dello Yucatan, con le sue ricche ci�à-stato, i suoi templi monumentali, le raffinate espressioni ar�s�che e le elaborate credenze cosmologiche; ma la sua eredità spirituale era stata accolta da popolazioni guerriere: i toltechi e aztechi. Impero Azteco verso la metà del XIV secolo fondarono la loro capitale Mexico-Tenoch�tlan e tra XV e XVI secolo estesero il proprio potere da un oceano all’altro e da nord a sud, tanto che, al tempo dell’invasione spagnola (1519), l’impero azteco era ancora in espansione; la guerra nella società azteca era necessaria per accrescere i tribu� e per ca�urare i prigionieri da sacrificare agli dei; la religione era imperniata sull’idea della precarietà dell’ordine cosmico minacciato da catastrofi naturali e dalla collera delle divinità e avvolgeva in tu� i suoi aspe� la vita degli aztechi. Impero Inca si era cos�tuito dopo l’invasione spagnola nell’a�uale Perù meridionale. La società era rigidamente stra�ficata e vi era una salda organizzazione statale; la religione era basata sull’adorazione di In� (divinità solare) e Viracocha (creatore del mondo) mentre perdono qui importanza i sacrifici umani. I viaggi di esplorazione e di scoperta Il Portogallo fu il primo paese ad intraprendere nel XV secolo l’esplorazione dei nuovi mondi grazie: • alla sua favorevole posizione geografica • all’alleanza stabilita dalla dinas�a di Aviz con il ceto mercan�le e marinaresco • all’interesse del principe Enrico il Navigatore per l’espansione delle coste occidentali dell’Africa • ai progressi compiu� nella costruzione delle navi (caravella portoghese) e nella tecnica di navigazione (bussola ad ago magne�co, strumen� per misurare la la�tudine in base alla posizione degli astri) L’espansione mari�ma portoghese iniziò con la conquista di Ceuta a sud dello stre�o di Gibilterra (1415) e con l’occupazione dell’isola di Madera, delle Azzorre (1420-1430), la scoperta delle isole di Capo Verde (1457) e del golfo di Guinea (1472). Il re del Portogallo Giovanni II si pose l’obie�vo di circumnavigare l’Africa in direzione dell’oriente e di o�enere informazioni sui por� e sulla navigazione nell’oceano Indiano. Il primo traguardo fu raggiunto con la spedizione di Bartolomeo Diaz (1487) che doppiò l’estremità meridionale del con�nente africano (Capo di Buona Speranza). A Giovanni II intanto si rivolse Cristoforo Colombo, un navigatore genovese che in Portogallo fece maturare il suo proge�o di raggiungere l’Oriente circumnavigando la Terra verso occidente; ma, visto lo sce�cismo dei portoghesi, Colombo decise di rivolgersi alla monarchia spagnola, che gli concesse: • una parte della somma di denaro necessaria a finanziare l’impresa • il �tolo di ammiraglio del mare Oceano • la carica di viceré e governatore delle terre eventualmente scoperte • una compar�zione agli u�li che ne sarebbero deriva� e privilegi di nobiltà Il 3 agosto 1492 3 velieri par�rono dal porto atlan�co di Palos e, dopo una sosta di un mese alle Canarie, la ma�na del 12 o�obre si delineò all’orizzonte l’a�uale isola di Watling (Bahamas), ba�ezzata da Colombo San Salvador: l’ammiraglio era convinto di aver toccato le coste asia�che e di aver così dimostrato la sua teoria; le isole di Cuba e Hai� (chiamata Hispaniola) furono di conseguenza scambiate per le isole del Giappone. Il 14 marzo 1493 l’ammiraglio fece un trionfale ritorno a Palos. Il secondo viaggio di Colombo (1493-1496) invece delle ricchezze sperate produsse solo un carico di schiavi e accuse di malgoverno contro l’ammiraglio. Altre due spedizioni (1498-1500 e 1502-1504) portarono alla scoperta delle foci del fiume Orinoco e alla perlustrazione delle coste dell’America Centrale. Le scoperte di Colombo s�molarono nuove inizia�ve: Le due spedizioni del veneziano Giovanni Caboto (1497 e 1498) per conto della corona inglese, effe�uate a Terranova, verso il Labrador e le coste nord-occidentali degli Usa La ricognizione di quasi tu�a la costa atlan�ca dell’America Meridionale compiuta dal fioren�no Amerigo Vespucci, al servizio della Spagna prima e del Portogallo poi; fu proprio lui a comprendere che non si tra�ava dell’Asia ma di un nuovo con�nente che in suo onore sarà chiamato America. La rivalità con la Spagna (mediata dal tra�ato di Tordesillas, 1494) affre�ò i prepara�vi portoghesi per la decisiva spedizione alle Indie Orientali, il cui comando venne affidato a insediamen� umani, la cui domanda di alimentari e altri generi fu un importante s�molo per l’economia agricola e manifa�uriera delle colonie. Le ripercussioni in Europa L’afflusso di metalli preziosi dalle Americhe era considerato la causa della ‘rivoluzione dei prezzi’, ossia della tendenza inflazionis�ca che portò nel XVI secolo ad una mol�plicazione dei prezzi di cereali e altre derrate. Oggi si ri�ene che il fa�ore determinante sia stato piu�osto l’incremento demografico, e che l’argento americano abbia piu�osto accentuato un rialzo dei prezzi che nel lungo periodo non superò il 2% annuo; inoltre in buona parte i metalli preziosi furono u�lizza� per pagare l’importazione di spezie e altre merci dall’oriente. Le scoperte geografiche e il colonialismo influenzarono: • la vita economica: Si delinearono i contorni di un’economia mondiale, in cui alle nazioni più progredite del vecchio con�nente sarebbe stato riservato il ruolo di produ�rici di manufa� e di centri propulsori del commercio e della finanza, mentre ai territori colonizza� sarebbe toccato quello di fornitori di materie prime, derrate agricole e forza lavoro • Le abitudini alimentari, trasformate dai nuovi prodo� importa� dai nuovi mondi (mais, patata, pomodoro, zucchero, caffè e cacao) • La vita sociale • Le conoscenze geografiche e scien�fiche (la dimostrazione della sfericità della terra e la percezione esa�a delle sue dimensioni, la consapevolezza della falsità di alcune leggende sull’esistenza di terre inabitabili e di uomini di forma mostruosa) • La definizione di un’iden�tà europea 9. I NUOVI ORIZZONTI SPIRITUALI: RINASCIMENTO E RIFORMA La civiltà del Rinascimento italiano Il termine Rinascimento viene coniato nella metà del XIX secolo da Michelet e Burckhardt, riprende il conce�o di rinascita e si riferisce al ritorno ai valori e ai modelli dell’età classica nella filosofia, nella poli�ca, nella le�eratura e nell’arte e all’adozione di un a�eggiamento posi�vo verso la natura e l’uomo, posto al centro dell’universo. Il conce�o di Rinascimento è incluso nel termine Umanesimo, che si applica in prevalenza all’ambito filosofico e le�erario; gli umanis� si dedicavano alla riscoperta e allo studio delle opere dell’an�chità la�na e greca, insegnavano a esprimersi in un la�no colto ed elegante e si sforzavano di ristabilire la giusta lezione dei tes� mediante l’esercizio del metodo filologico. Benché anche nelle ar� figura�ve fossero ricerca� e imita� i modelli an�chi, la rarità di ques� ul�mi favorì una maggiore originalità nella riproduzione di ogge�, paesaggi e figura umana basata su un’analisi a�enta della realtà a�raverso la prospe�va (Piero della Francesca, Filippo Brunelleschi, Leon Ba�sta Alber�, Leonardo da Vinci). Al passaggio tra 1400 e 1500 il primato a lungo mantenuto da Firenze in campo intelle�uale e ar�s�co si a�enuò a favore di una più larga partecipazione di altri centri all’elaborazione della nuova cultura e nuovo gusto, tra cui le nuove cor� principesche. La brutale ro�ura dell’equilibrio tra gli Sta� rinascimentali italiani ad opera delle potenze straniere doveva segnare a lungo termine la crisi anche di questo momento magico della vita culturale; ma in un primo tempo quelle vicende diploma�che e militari agirono di s�molo alla riflessione poli�ca e storiografica (Machiavelli, Guicciardini). Aspe�a�ve e tensioni religiose alla fine del Medioevo: Erasmo da Ro�erdam La cultura rinascimentale era fortemente impregnata di valori laici e terreni e piu�osto indifferente alle dispute do�rinali e teologiche; la compenetrazione tra umanesimo ed evangelismo è �pica piu�osto di altri paesi europei, in cui più forte era il peso dell’eredità medievale e più sen�ta l’esigenza di conciliare fede e ragione, l’ammirazione per i classici e l’impronta cris�ana dell’esistenza. L’a�esa di una riforma della Chiesa che la riportasse alla purezza e alla povertà delle origini si era acuita davan� al grande scisma d’Occidente, alle contese per il primato tra il papato e i concili di Costanza e di Basilea, al prevalere di interessi poli�ci e mondani della curia di Roma rispe�o a quelli pastorali. Alle origini del movimento che verrà de�o protestante vi era anche la volontà ‘umanis�ca’ di ristabilire l’auten�cità del messaggio cris�ano a�raverso lo studio dire�o dei tes� sacri senza tener conto delle elucubrazioni dei teologi e il bisogno di una religiosità più intensa, di una vita più conforme alle massime evangeliche. Gli esponen� dell’umanesimo cris�ano sono: • Tommaso Moro: nella sua opera ‘Utopia’ descrive una società immaginaria basata sull’amore tra gli uomini e sulla comunione dei beni • Erasmo da Ro�erdam: delineò il quadro di una morale che concilia le influenze del mondo classico con l’insegnamento di Cristo, rivissuto nel suo spirito interiore e libero dalle credenze supers�ziose e dai ri�. Il cris�anesimo di Erasmo era un ideale di vita pra�ca invece che un insieme di dogmi, per questo egli non volle mai separarsi dalla Chiesa ca�olica. La riforma luterana Mar�no Lutero nacque nel 1483 Eisleben, ci�adina tedesca in cui dominava ancora una religiosità medievale, con toni cupi e terrori del diavolo e del peccato. Nel 1505 Lutero decise di farsi monaco: lo tormentava la sensazione di inadeguatezza di fronte ai comandamen� divini, la paura del peccato e della dannazione eterna. Nel 1507 divenne sacerdote e, dopo aver conseguito il grado di do�ore, insegnò teologia a Wi�enberg, in Sassonia. Nel 1515 tenne un corso sull’Epistola ai Romani di San Paolo e fu proprio l’interpretazione di un passo del testo paolino a fornirgli la chiave per la soluzione del problema della salvezza (do�rina della gius�ficazione per fede). La gius�zia divina non va intesa come giudizio e punizione ma come gius�ficazione, come il dono della grazia offerto, mediante il sacrificio di Cristo, al peccatore che riconosca la propria indegnità e si affidi alla sua misericordia. Anche secondo la Chiesa la grazia era indispensabile, ma l’uomo poteva meritarsela con le buone opere e contribuire alla propria salvezza; secondo Lutero invece la natura umana è malvagia e corro�a dal peccato originale e quindi non può nulla da sé: il giusto farà naturalmente il bene, per amore di Dio e del prossimo, ma ciò sarà una semplice conseguenza e non una causa del suo stato di grazia. Secondo Lutero la Santa Scri�ura doveva essere le�a e spiegata senza tener conto delle interpretazioni ufficiali: l’autorità a�ribuita alla Rivelazione contenuta nei tes� sacri cancellava il magistero della Chiesa in materia teologica, così come la do�rina della gius�ficazione per fede ne annullava la funzione di intermediaria tra l’uomo e Dio. Dei 7 sacramen� ammessi dalla Chiesa solo 2 per Lutero erano fonda� sui tes� sacri: • Il ba�esimo (come cerimonia di iniziazione alla vita cris�ana) • L’eucares�a (la presenza reale di Cristo nel pane e nel vin offerto ai fedeli) Importante era la soppressione del sacramento dell’Ordine a cui conseguiva il sacerdozio universale dei creden�, ossia l’idea che chiunque potesse essere chiamato a celebrare le funzioni religiose. Tanto meno gius�ficabili erano i vo� monas�ci. La ro�ura con Roma e le ripercussioni in Germania Alberto di Hohenzollern, �tolare di due vescova�, aspirava a diventare anche arcivescovo di Magonza. Papa Leone X acce�ò di conferirgli la nomina con un pagamento di 10.000 duca� per la dispensa dalla norma del diri�o canonico che vietava il cumulo di cariche; per convincerlo il pontefice gli concesse l’appalto di una vendita di indulgenze bandita in Germania allo scopo di finanziare la costruzione della basilica di San Pietro: metà del ricavato sarebbe rimasta ad Alberto, metà alla Camera apostolica. Nel 1517 Lutero inviò ad Alberto 95 tesi in cui cri�cò il traffico delle indulgenze e negò la facoltà del pontefice di rime�ere le pene. Nel 1520 a Roma venne emanata da Papa Leone X la bolla Exsurge domine che lasciava a Lutero 60 giorni per ritra�e prima di ricevere la scomunica, ma Lutero bruciò pubblicamente la bolla e i libri del diri�o canonico. Nel 1521 egli venne scomunicato ma il nuovo imperatore Carlo V aveva promesso a Federico il Saggio, ele�ore di Sassonia e prote�ore di Lutero, che avrebbe consen�to a quest’ul�mo di gius�ficarsi alla sua presenza; l’incontro avvenne alla Dieta imperiale di Worms (1521) e Lutero non volle ritra�are nulla; l’edi�o di Worms dichiarò Lutero al bando dell’impero: chiunque avrebbe potuto ucciderlo. La ba�aglia di Lutero aveva suscitato in tu�a la Germania un’immensa eco, tanto che le sue idee circolarono tramite gli scri�, le illustrazioni, le xilografie e la predicazione. Non tu� erano in grado di apprezzare le so�gliezze teologiche di Lutero, ma il suo messaggio faceva appello: • A un an�clericalismo diffuso in tu� i ce� e ambien� sociali: ♥ Mol� principi territoriali colsero l’occasione per me�ere le mani sugli estesi beni della chiesa e per rafforzare la propria posizione nei confron� dell’autorità imperiale ♥ I cavalieri, piccoli feudatari, vedevano nella Riforma luterana la leva per una generale rivolta contro Roma ♥ Nelle ci�à l’inizia�va delle riforme liturgiche, dell’abolizione dei conven� e monasteri e la nomina di ministri del culto di fede luterana fu assunta dai consigli municipali e dalle corporazioni ar�giane e contribuì al rafforzamento di uno spirito di indipendenza e di una tradizione di autogoverno • A un nascente protonazionalismo germanico Le corren� radicali della riforma. La guerra dei contadini Fino al 1520 alcuni seguaci di Lutero cominciarono ad incitare le folle non solo contro il clero e le is�tuzioni romane ma anche contro le ingius�zie e tu�e le forme di oppressione: riforma religiosa e riforma sociale coincidevano per ques� predicatori che si proponevano di instaurare sulla terra il regno di Dio basato sulla tolleranza e sui principi del vangelo; alcuni di loro erano convin� che Dio con�nuasse a rivelarsi agli spiri� ele� a�raverso l’illuminazione interiore (Thomas Muntzer). Rivolta dei contadini: stato di ribellione scoppiato nel 1524 in Germania in cui gli insor� non erano spin� dalla miseria ma dalla volontà di: • ristabilire gli an�chi diri� contro le usurpazioni dei signori che tendevano ad accrescere i prelievi feudali e ad impadronirsi dei beni comuni • difendere l’autonomia della comunità di villaggio • realizzare la morale evangelica Le violenze e i saccheggi dei rivoltosi indussero principi, nobili e ce� urbani superiori ad armarsi per troncare il movimento: gli insor� vennero sconfi� in Turingia (maggio 1525). eoria d lle indulgenze bas ta sul presupposto dell’esistenza di un tesoro di meri� accumula� dalla Vergine e dai san� al quale la Chiesa poteva a�ngere per rime�ere le pene ai peccatori pen�� e per abbreviare le pene del Purgatorio. Inghilterra Nel 1528 il re Enrico VIII Tudor chiese al pontefice Clemente VII l’annullamento del suo matrimonio con Caterina d’Aragona (zia di Carlo V) che non gli aveva dato l’erede maschio, ma il pontefice non accolse la richiesta, per cui egli decise di convocare un Parlamento da cui o�enne: • l’annullamento del matrimonio con Caterina • la ro�ura di tu� i vincoli di dipendenza da Roma • l’approvazione dell’A�o di supremazia (1534) che lo dichiarava capo supremo della Chiesa d’Inghilterra. La do�rina e la stru�ura gerarchica della Chiesa non furono in un primo momento toccate, ma gli ordini regolari furono sciol� nel 1536 e i loro beni fondiari incamera� dalla corona. Thomas Cromwell (segretario di Enrico) fu il vero artefice dello scisma anglicano, del riordinamento del Consiglio privato della corona e del rafforzamento dell’apparato amministra�vo, ma nel 1540 venne accusato di tradimento e gius�ziato. Dal pdv religioso la vera riforma ebbe luogo durante il breve regno di Edoardo VI, in cui la do�rina calvinista si diffuse largamente in Inghilterra; Maria Tudor, che succede�e ad Edoardo, tentò di riportare l’Inghilterra alla fede ca�olica ma senza risulta�. Dopo la sua morte la Chiesa anglicana assumerà una forma defini�va, verrà separata da Roma e sarà sogge�a all’autorità del sovrano. Scozia Anche in questo regno il calvinismo divenne la religione dominante per effe�o della predicazione di John Knox. La chiesa presbiteriana scozzese si cara�erizzerà per una stru�ura assembleare a più livelli e per l’assenza di un clero organizzato gerarchicament Paesi scandinavi Grazie agli intensi conta� culturali e commerciali con il mondo tedesco in ques� paesi la religione di stato divenne il luteranesimo. Dal 1397 le corone di Danimarca, Svezia e Norvegia erano collegate nell’Unione di Kalmar, so�o la supremazia dei re danesi. Nel 1521 la nobiltà svedese elesse a proprio capo Gustavo Vasa, che due anni dopo si fece proclamare re, staccandosi dall’Unione; negli anni seguen� egli procede�e a riformare in senso luterano la lingua e il culto. Nel 1544 la Svezia divenne ufficialmente un Paese luterano e contemporaneamente la corona venne dichiarata ereditaria nella dinas�a dei Vasa; tali deliberazioni si applicarono anche alla Finlandia, so�oposta alla sovranità svedese. In Danimarca la trasformazione degli ordinamen� ecclesias�ci fu opera del re Federico di Holstein e di suo figlio Cris�ano III, che nel 1536 proclamò il luteranesimo unica religione di Stato; contemporaneamente la Riforma fu introdo�a anche in Norvegia e in Islanda, suddite della corona danese. 10. LA CONTRORIFORMA E L’ITALIA DEL PIENO E TARDO CINQUECENTO Controriforma o Riforma Ca�olica? Controriforma= complesso insieme di movimen�, is�tuzioni e inizia�ve messe in a�o tra 1500 e 1600 nella Chiesa ca�olica romana sia in risposta al dilagare della Riforma protestante sia come conseguenza delle esigenze di riforma interna e rinnovamento religioso emerse già a par�re dai concili del XV secolo. Il conce�o di Controriforma, coniato in Germania alla fine del XVIII secolo da Pu�er, è uno dei più diba�u� dalla storiografia degli ul�mi due secoli: gli studiosi ca�olici del XIX secolo, cogliendone l’implicita connotazione nega�va volta a so�olineare l’idea di reazione e conservazione rispe�o alla ‘Riforma protestante’, gli contrapposero quello di ‘Riforma ca�olica’, ritenuto più ada�o a valorizzare il cara�ere di autonomo movimento di rinnovamento nato all’interno della Chiesa romana stessa. Jedin propose di dis�nguere tra ‘Riforma ca�olica’ intesa come esame di coscienza della Chiesa ca�olica alla luce dell’ideale di vita ca�olico, mediante il rinnovamento interno e ‘Controriforma’ come affermazione di sé compiuta dalla Chiesa in lo�a con il protestantesimo. Ad ogni modo, se entrambi i conce� hanno una loro gius�ficazione, per Jedin si tra�erebbe di movimen� connessi tra loro e, soltanto se collega�, sarebbero idonei a descrivere questa fase cruciale della storia religiosa europea. O’Malley ha proposto di eliminare tali definizioni e di introdurre il conce�o di ‘ca�olicesimo moderno’ Firpo rivendica l’u�lità dei conce� di Riforma ca�olica e Controriforma e sos�ene anzi che occorre accentuarne la confli�uale dicotomia anziché l’ar�ficiosa sintesi di Jedin Speranze e proposi� di rinnovamento religioso nell’Italia del Cinquecento S�moli al rinnovamento religioso italiano: • l’influsso delle idee e delle opere di Erasmo da Ro�erdam, che circolarono ampiamente e furono le�e in chiave luterana, cioè come alterna�va globale al complesso di dogmi, is�tuzioni e ri� con cui si iden�ficava la religione tradizionale • l’ondata di profezie e a�ese apocali�che suscitate dalla predicazione di spiri� infervora� • le sofferenze e le rovine portate dalle guerre d’Italia • l’an�clericalismo diffuso da tempo nei circoli e negli stra� popolari • l’influenza e la diffusione del pensiero di alcuni ecclesias�ci e laici accomuna� dall’a�eggiamento cri�co nei confron� delle preoccupazioni mondane della Chiesa, dalla svalutazione delle pra�che esteriori di devozione, dall’accento posto sulle massime evangeliche e dalla fede e amore per Dio e per il prossimo. Le speranze in un’inizia�va dall’alto per la riforma della Chiesa, fortemente sollecitata da Carlo V, si riaccesero con l’avvento al pon�ficato di Paolo III Farnese, che manifestò l’intenzione di convocare al più presto un nuovo Concilio ecumenico e cos�tuì una commissione (1536) con il compito di studiare e proporre rimedi ai mali della Chiesa. Ne uscì il Consilium de emendanda Ecclesia, un documento di notevole portata innovatrice che rimase però ineseguito. Anche il Concilio, convocato una prima volta a Mantova (1537) potrà riunirsi effe�vamente solo alla fine del 1545. I nuovi origini religiosi: i gesui� Questo clima di fervore e rinnovamento si espresse anche nella nascita di nuovi ordini regolari o nella riforma dei vecchi. Cappuccini nuovo ordine nato nel 1528 come ramo dei francescani che, all’ideale della povertà assoluta unisce l’assistenza spirituale e materiale alla gente umile. Tea�ni, barnabi�, somaschi, orsoline congregazioni sorte nella prima metà del 1500 e formate da chierici regolari, ossia da pre� che decidevano di vivere secondo una regola. I loro obie�vi erano la formazione del clero, l’evangelizzazione, l’insegnamento e l’assistenza a mala� e orfani. Compagnia di Gesù ordine fondato da Ignazio di Loyola, un hidalgo che decise di conver�rsi ad una vita di preghiera, penitenza, povertà e cas�tà e di impegnarsi a consacrare la sua vita alla liberazione della terra Santa o al servizio alla Chiesa e del pontefice. Papa Paolo III nel 1540 approvò la Compagnia di Gesù. I gesui� si cara�erizzarono coma una milizia scelta al servizio del papa e della Controriforma ed aggiunsero ai tre vo� di cas�tà, povertà e obbedienza anche la fedeltà assoluta alle dire�ve del pontefice. Fu grande il contributo dei gesui� nell’a�vità missionaria e nella formazione delle classi dirigen� grazie all’elaborazione di una propria efficace pedagogia imperniata sull’insegnamento del la�no e dei classici, sull’emulazione tra gli studen� e sulla severa disciplina dei comportamen�. Il concilio di Trento Una serie di avvenimen� aveva portato a un profondo mutamento di clima, al tramonto delle speranze di riunificazione della cris�anità e all’adozione da parte della Chiesa di Roma di un a�eggiamento più duro e intransigente nella lo�a contro l’eresia: • Nel 1540 fu approvata da Papa Paolo III la regola della Compagnia di Gesù • Nel 1541 a Ra�sbona fallì l’ul�mo tenta�vo di accordo tra protestan� e ca�olici • Nel 1542 venne creata a Roma, per dirigere e coordinare la repressione dell’eresia, la Congregazione del Santo Uffizio o dell’Inquisizione: ormai non vi era più posto in Italia per tentennamen� e posizioni intermedie e l’unica alterna�va alla pra�ca del nicodemismo era l’esilio volontario. Nel 1542 il Concilio ecumenico fu convocato a Trento, ma a causa delle guerre tra Carlo V e la Francia si poté effe�vamente riunire solo nel 1545. Trasferito nel 1547 a Bologna e riconvocato a Treno nel 1551, il Concilio fu nuovamente interro�o nel 1552 a causa della ripresa delle os�lità tra l’Impero e la Francia. I lavori furono sospesi per 10 anni anche in seguito all’avvento sul soglio pon�ficio di Paolo IV che, poli�camente avverso all’imperatore e da sempre os�le al Concilio, estese i suoi poteri dell’Inquisizione, so�opose a processo alcuni dei maggiori esponen� del par�to riformatore e promulgò il primo indice dei libri proibi� (1559). Toccò al nuovo papa Pio IV l’incarico di rilanciare il Concilio e condurlo a termine. L’imperatore voleva che si affrontassero le ques�oni disciplinari ma di fa�o ebbe la priorità la definizione dei pun� dogma�ci più controversi: • gli effe� del peccato originale, cancella� dal ba�esimo • il principio di gius�ficazione per sola fede, condannato come ere�co Le decisioni del Concilio di Trento: ♥ riaffermazione e rafforzamento del cara�ere monarchico della Chiesa ca�olica: se non era ancora riconosciuta ufficialmente l’infallibilità del pontefice in maniera di fede era però chiaramente stabilita la sua superiorità sul Concilio e la sua discrezionalità nell’applicare le deliberazioni ♥ riaffermazione del valore delle buone opere ai fini della salvezza ♥ collocazione della tradizione della Chiesa accanto alla Sacra Scri�ura come fonte di verità, accanto alle scri�ure ♥ la natura dei sacramen� (eucares�a, ordine) ♥ fu ribadita l’esistenza del purgatorio, la validità delle indulgenze e del culto prestato ai San� e alla Madonna ♥ formazione e doveri del clero (is�tuzione dei seminari e collegi apposi� per la preparazione dei sacerdo�, divieto del cumulo di benefici, obbligo dei vescovi di risiedere nella propria diocesi e di visitarla tu�a ogni due anni, tenendo scrupolosamente registri di ba�esimi, matrimoni, sepolture, imposizione del celibato ecclesias�co e dell’abito sacerdotale). La Chiesa e lo Stato pon�ficio nella seconda metà del Cinquecento Il concilio di Trento segna: • la ripresa della Chiesa ca�olica • la conquista di una nuova compa�ezza e durezza nella lo�a contro il protestantesimo e le spinte eterodosse • l’affermazione di una volontà di dominio spirituale, poli�co e sociale Il papato della Controriforma: Pio V Ghislieri a�vità produ�ve e acquisirono una mentalità aristocra�ca e di stampo spagnolesco che li accomunava alla più an�ca nobiltà. 11. L’EUROPA NELL’ETA’ DI FILIPPO II Filippo II e i regni iberici Tra il 1555 e 1556 Carlo V abdicò a tu� i suoi �toli e divise il suo regno: • al fratello Ferdinando I, che ereditò con gli Sta� ereditari asburgici le corone di Boemia ed Ungheria • al figlio Filippo II, che riceve�e la corona della Spagna con i suoi possedimen� nel Nuovo Mondo e in Europa (Ducato di Milano, Regno di Napoli, Sicilia, Sardegna, Franca Contea e Paesi Bassi). Il nuovo re di Francia Enrico II, succeduto a Francesco I, tentò la sorte delle armi ma venne sconfi�o a San Quin�no (1557) e fu così costre�o a firmare la pace di Cateau-Cambrésis (1559) che assicurava alla Spagna la supremazia in Italia e il possesso della Franca Contea e dei Paesi Bassi. La monarchia francese venne duramente indebolita dalle divisioni religiose interne e da una successione di re minori o incapaci dopo la morte di Enrico II (1559). Risorse a disposizione di Filippo II: • potenziale demografico e militare della Cas�glia • controllo delle aree più ricche e urbanizzate d’Europa • appoggio dei banchieri di Anversa e Genova • flusso crescente di metalli preziosi dalle Americhe Filippo II ereditò da Carlo V la totale dedizione al mes�ere di re, la preoccupazione di rendere ai suddi� una gius�zia imparziale, il senso di una missione da compiere di cui avrebbe dovuto rendere conto a Dio; ma, a differenza del padre, il figlio si sen�va ed era in�mamente spagnolo, anzi cas�gliano (gravità del portamento, austerità del costume, concezione esclusiva e gelosa del potere, religiosità intensa ma angusta e intollerante). ♦ fu rafforzata in Spagna l’inquisizione ♦ furono proibi� i viaggi all’estero degli studen� ♦ fu proibita l’introduzione dei libri stranieri ♦ vennero disperse e colpite da condanne a morte alcune comunità protestan� di Valladolid e Siviglia ♦ vennero repressi i moriscos dell’Andalusia Le restrizioni alla libertà di pensiero e di espressione non ebbero in Spagna gli effe� soffocan� sulla vita intelle�uale che si registrarono in Italia; nella sua storia le�eraria e ar�s�ca il periodo che va da metà 1500 a metà 1600 è noto come ‘Secolo d’oro’. Tornato dai Paesi Bassi nel 1559, Filippo II non si mosse quasi più dalla Cas�glia. Da Valladoid la sede della corte e del governo fu trasferita a Madrid: tale accentramento del potere decisionale nella persona del monarca non va confuso con il centralismo poli�co e is�tuzionale al quale tenderanno le monarchie assolute nei secoli XVII e XVIII. Filippo II rimase sempre fedele alla concezione imperiale di Carlo V, secondo cui ogni singolo paese doveva mantenere la propria individualità e i propri ordinamen� ed essere unito agli altri solo nella persona del sovrano. Durante il suo regno venne esteso e perfezionato il sistema dei Consigli, compos� in prevalenza da giuris� ed ecclesias�ci spesso di famiglia modesta; nei vari territori, poi, all’autorità dei rappresentan� dire� del sovrano, si contrapponeva quella delle magistrature locali, che godevano di larga autonomia. Dopo la fine della dinas�a regnante del Portogallo (1580) Filippo II riuscì ad essere riconosciuto come erede della corona lusitana: il Portogallo e i suoi vas� possedimen� coloniali entrarono a far parte dei regni controlla� dalla corte di Madrid, mantenendo tu�avia inalterate la sua forma di governo e le sue leggi ed essendo so�oposto a un nuovo Consiglio formato da portoghesi. Allo stesso modo venne ges�to il separa�smo aragonese e catalano. Nella Cas�glia la popolarità del re fu messa a dura prova dalle richieste sempre più gravose in termini di uomini e denaro: • il sistema tributario era congeniato in modo da penalizzare i ce� produ�vi e privilegiare le rendite parassitarie • i denari preleva� erano spesi in gran parte altrove e andavano ad arricchire altri paesi, portando in Cas�glia alla decadenza di alcune a�vità industriali e dell’agricoltura • la mentalità imperiale rafforzava l’importazione di manufa� e derrate dall’estero La ba�aglia di Lepanto e i confli� nel Mediterraneo L’egemonia spagnola in Italia e il possesso dire�o del Regno di Napoli, di Sicilia e Sardegna garan�vano a Filippo II il controllo del Mediterraneo occidentale ma lo rendevano più esposto agli a�acchi dei corsari barbareschi e della potenza o�omana. Selim II, comandante della flo�a o�omana, a�accò Cipro (1570) mentre Tunisi cadde nelle mani del bey di Algeri, vassallo del sultano; Papa Pio V fece così is�tuire una Lega Santa con Venezia, la Spagna, Genova, il Duca di Savoia e l’ordine di Malta. La vi�oria della ba�aglia di Lepanto (1571) da parte delle forze della cris�anità apparve come una sanzione divina degli ideali della Controriforma, ma sul piano poli�co e militare ebbe effe� modes� a causa dei dissidi sor� fra gli allea�: ■ Venezia firmò una pace separata (1573) rinunciando a Cipro e mantenendo buoni rappor� con Istanbul ■ Il re di Spagna dove�e impegnarsi alle vicende nord-europee ■ Il sultano o�omano si rivolse al rinnovato confli�o con la Persia Per tu�o il 1500 il Mediterraneo rimase un crocevia di scambi e traffici (spezie, sete, derrate) e, proprio grazie a questa prosperità l’a�vità piratesca e la guerra di corsa si fecero più intense. Inoltre, nell’ul�mo ventennio del XV secolo vi furono nel Mediterraneo penetrazioni di olandesi ed inglesi: al tradizionale scontro tra o�omani e cris�ani si sovrappose la rivalità tra protestan� e ca�olici.  La rivolta dei Paesi Bassi contro la Spagna L’impegno militare più importante che cara�erizzò il regno di Filippo II fu quello profuso per sedare la rivolta nei Paesi Bassi (fine anni 60 del 1500- pace di Ves�alia). Alle origini dell’insurrezione olandese contro la Spagna ci sono 3 fa�ori: 1) Fa�ore religioso: i Paesi Bassi erano un terreno fer�le per la diffusione delle do�rine riformate (calvinismo) e per questo non poteva mancare la risposta repressiva di Filippo 2) Fa�ore poli�co: il monarca aveva affidato il governo dei Paesi Bassi alla sorellastra Margherita e al suo fianco aveva posto il cardinale di Granvelle, che diresse la lo�a contro l’eresia rafforzando l’Inquisizione e mostrando scarso rispe�o verso le autonomie ci�adine e le preroga�ve degli Sta� provinciali; ciò suscitò irritazione e opposizione dei patrizia� urbani e dell’alta nobiltà, che nel 1566 invasero il palazzo della governatrice e pretesero l’abolizione dell’Inquisizione e la mi�gazione delle leggi vs protestan� 3) Fa�ore economico: crisi economica che verso la metà degli anni 60 colpì i centri urbani a causa del trasferimento ad Amburgo del fondaco inglese e della temporanea chiusura del Bal�co a causa della guerra tra Svezia e Danimarca. 1566: i calvinis� diedero avvio ad una rivolta per cui Filippo II decise di ricorrere alla forza e inviò nelle Fiandre un forte esercito al comando del duca d’Alba; 1569: una seconda ondata di malcontento nacque dopo l’imposizione di tasse per mantenere l’esercito spagnolo e per le transazioni commerciali. Approfi�ando della situazione, il principe Guglielmo di Orange-Nassau riuscì ad alles�re una flo�a e ad invadere le province se�entrionali dal mare, facendosi proclamare statolder delle province di Olanda e di Zelanda (1572) e convertendosi al calvinismo. I pezzen� riuscirono però a resistere all’esercito del duca d’Alba e resero ben presto impra�cabili per le navi nemiche le coste della Manica: per la Spagna fu giocoforza rifornire l’esercito via terra, ma nel 1575 Filippo II fece bancaro�a e i suoi solda� si ammu�narono e saccheggiarono Anversa. 1575: intesa tra ca�olici e protestan� olandesi per la comune lo�a contro l’oppressore; il comportamento prepotente dei calvinis� e l’abile poli�ca del nuovo governatore misero però fine all’accordo. 1579: si arrivò alla defini�va scissione del paese: mentre le dieci province meridionali tornarono una dopo l’altra all’obbedienza, le se�e province se�entrionali con�nuarono la lo�a. 1584: Neppure l’assassinio di Guglielmo d’Orange modificò la situazione, che evolveva ormai verso la piena indipendenza dell’Olanda e delle altre province dei Paesi Bassi se�entrionali. L’Inghilterra nell’età elisabe�ana Elisabe�a I Tudor, figlia di Anna Bolena e Enrico VIII, salì al trono dopo la morte di Maria Tudor (1558) ma venne dichiarata figlia illegi�ma. Il suo governo si cara�erizzò per un grande equilibrio tra l’esigenza di tenere buoni rappor� con il Parlamento e la tendenza a concentrare i poteri decisionali nel Consiglio privato della corona. 2 problemi: ♥ Problema religioso: per dare al paese pace e stabilità Elisabe�a ado�ò una soluzione di compromesso che fissò i tra� della Chiesa anglicana: ■ riaffermò la supremazia del sovrano in materia religiosa ■ Mantenne l’episcopato ■ Impose il libro delle preghiere comuni con l’A�o di uniformità (1559), largamente rispe�ato dalla liturgia tradizionale, mentre dal pdv do�rinale, i Trentanove ar�coli di fede accolsero i mo�vi fondamentali della teologia calvinista ■ Il dissenso religioso fu ampiamente tollerato ma il compromesso elisabe�ano lasciava insoddisfa� i calvinis� più intransigen� (puritani) che reclamavano l’abolizione del vescovato e l’eliminazione dal culto di ogni residuo di papismo ♥ Problema della successione: visto il rifiuto di Elisabe�a di concedere la mano a uno dei suoi pretenden�, Maria Tudor, regina di Scozia di fede ca�olica e discendente legi�ma di Enrico VII Tudor, sperava di ereditarne la corona; ma nel 1587 Elisabe�a ne firmò la condanna a morte con un gesto che portò all’immediata apertura delle os�lità da parte della Spagna. Ma intanto l’educazione protestante impar�ta al figlio di Maria Si tra�a di un territorio sconfinato e poco popolato, con uno scarsissimo sviluppo della vita ci�adina e dei traffici e un’economia agricola imperniata sulle grandi aziende signorili. In ambito poli�co ci fu una concentrazione di tu� i poteri nelle mani del monarca: questo assolu�smo era causato dalla minore forza numerica e compa�ezza della nobiltà russa rispe�o a quella polacca e dal ruolo cruciale della Chiesa ortodossa nel rendere sacra la figura dello zar e nell’inculcare ai suddi� l’obbedienza incondizionata. La Moscovia fu protagonista di una grande espansione territoriale con Ivan III il Grande e con Basilio III, che posero le basi per l’associazione tra Chiesa e Stato e crearono una nuova nobiltà che assicurava alla corona il servizio militare e civile in cambio della concessione di terre. Ivan IV, dopo essersi fa�o incoronare zar: ♥ diede inizio a una poli�ca di rafforzamento del potere monarchico e di alleanza con i ce� inferiori in funzione an�nobiliare; egli convocò (1550) il primo Zemskij Sobor, un’assemblea nazionale contrapposta alla Duma (consiglio dello zar composto da boiari) ♥ creò con gli strel’cy il primo nucleo di un esercito professionale ♥ riordinò l’amministrazione centrale e periferica ♥ intrecciò rappor� commerciali con le potenze occidentali ♥ condusse vi�oriose campagne militari contro i tatari, impadronendosi del khanato di Kazen e di Astrakhan, in modo da controllare tu�o il bacino del Volga A par�re dal 1560, però, dopo la morte della moglie, Ivan iniziò a dare segni di squilibrio mentale e ad abbandonarsi ad a� di gratuita ferocia. A Ivan IV succede�e il figlio Fedor, debole e infermo di mente: il potere effe�vo fu esercitato dal cognato, Boris Godunov, che con�nuò la poli�ca an�nobiliare di Ivan, diede impulso all’esplorazione e alla colonizzazione e consen� ai proprietari di riprendere i contadini fuggiaschi. Ma gravi cares�e e pes�lenze funestarono gli ul�mi anni del suo regno, durante i quali egli dove�e anche lo�are contro un pretendente al trono che si spacciava per il nipote Dimitri. Alla sua morte la Russia sprofondò nell’anarchia totale (‘epoca dei torbidi’) che si concluse nel 1613, quando un nuovo Zemskij Sobor elesse zar Michele Romanov. 12. L’EUROPA NELLA GUERRA DEI TRENT’ANNI Il Seicento: un secolo di crisi? Nel trentennio dopo la 2gm ebbe gran fortuna la tesi della ‘crisi generale del Seicento’. Il diba�to storiografico prese le mosse dalla constatazione della simultaneità di una serie di movimen� rivoluzionari e di crisi poli�che che si manifestarono in diverse par� d’Europa nei decenni centrali del secolo. Vi furono diverse interpretazioni: • la tesi degli storici marxis� vedeva in queste scosse il riflesso di una fase acuta della transizione dal feudalesimo al capitalismo • altri misero in campo spiegazioni di diversa natura, come le diffuse reazioni all’accentramento burocra�co e agli inasprimen� fiscali • alcuni negarono la possibilità stessa di assegnare cause comuni a fa�ori così eterogenei • altri studiosi ancora cercarono la chiave della crisi nello squilibrio tra crescita della popolazione e risorse alimentari, rido�e anche dal ciclo clima�co avverso • In Europa l’incremento demografico che aveva cara�erizzato il ‘lungo Cinquecento’ si arrestò tra il 1620 e il 1650 e alcune aree registrarono gravi perdite di popolazione; ma anche qui i vuo� furono poi colma� abbastanza rapidamente e altrove si registrò un rallentamento della crescita piu�osto che un calo demografico. • Tra 1620 e 1650 si arresta o inverte la tendenza all’aumento dei prezzi che aveva cara�erizzato il ‘lungo Cinquecento’ a causa dell’a�enuarsi della pressione della domanda e della dras�ca diminuzione dei quan�ta�vi di argento importato dall’America. • Dal pdv di industria e commercio non mancano i segnali di difficoltà e recessione (crisi delle manifa�ure tessili fiamminghe e italiane, diminuzione delle navi che transitano per il canale di Sund), ai quali però è possibile contrapporre indicatori di diverso segno (prosperità del centro laniero di Leida, successo new draperies ingl) • Dal pdv delle tecniche agricole non si registrano nel XVII secolo grandi novità. Proseguì la tendenza all’esproprio dei col�vatori dire� da parte dei ce� urbani e si aggravò il peso della rendita fondiaria sui fi�avoli e mezzadri. • Dal pdv economico oltre alla rendita feudale e al prelievo signorile ed ecclesias�co si aggiunse il peso crescente delle imposte statali; l’aggravamento complessivo degli oneri che pesavano sulle campagne e sulle classi lavoratrici annullò i benefici rappresenta� dalla diminuzione del prezzo del pane. • Dal pdv culturale si verifica quello che si può chiamare una rivoluzione scien�fica e filosofica: può sembrare paradossale che una simile svolta nel campo delle idee coincidesse nel tempo con quella fase di oscuran�smo e intolleranza che ispirò le a�vità dell’Inquisizione o la caccia alle streghe ma bisogna ricordare che la storia intelle�uale ha una dinamica sua propria, che prescinde dal modo di pensare della gente comune e non di rado reagisce deliberatamente ai pregiudizi. Ciò che si è de�o non basta per porre tu�o il Seicento europeo so�o il segno della crisi o del declino. Se l’area mediterranea e quella centroeuropea furono gravemente colpite da guerre, pes�lenze e cares�e, la crescita economica dell’Europa nord-occidentale conobbe fasi di rallentamento ma anche di ripresa e accelerazione. Più che di crisi si può parlare di una redistribuzione delle risorse a vantaggio dei paesi affaccia� sull’Atlan�co a danno dell’Europa mediterranea e dell’area germanica.   La prosperità dell’Olanda Il ruolo di primo piano degli olandesi nella rivoluzione scien�fica e filosofica rile�e il cara�ere avanzato dell’economia e della società delle Province Unite nel XVII secolo. Quando la Spagna riconobbe ai Paesi Bassi la loro indipendenza (1609) già da alcuni decenni le Province Unite erano protagoniste di uno spe�acolare sviluppo economico che ne fece la potenza mari�ma e commerciale più importante d’Europa. Di questa rapida ascesa si possono fornire varie spiegazioni: I Paesi Bassi sono sempre sta� una delle aree nevralgiche d’Europa per i traffici e gli scambi, in quanto situa� allo sbocco di grandi vie fluviali che a�raversano il cuore del con�nente; in buona parte l’Olanda non fece che ereditare i vantaggi di cui avevano goduto le Fiandre e il Brabante: il ruolo di grande emporio e di centro finanziario internazionale esercitato da Anversa passò ad Amsterdam, Leida si sos�tuì a Hondschoote come maggiore produ�rice europea di pannilani e anche la finitura e �ntura dei panni inglesi si spostò dal sud al nord dei Paesi Bassi; insieme con queste a�vità, trasmigrarono i capitali, le energie imprenditoriali e le maestranze Fin dal XV secolo nei Paesi bassi si era sviluppata la pesca delle aringhe in alto mare; il pesce, salato e messo in barile, alimentava una vivace corrente di esportazione verso il Bal�co e l’Europa meridionale; questa a�vità diede impulso all’industria can�eris�ca. Gli olandesi, con una flo�a mercan�le che superava quelle di Inghilterra, Francia, Spagna e Portogallo, divennero i ‘carre�eri del mare’, ossia i padroni dei traspor� via acqua. approfi�ando dello stato di guerra con la Spagna gli olandesi con brutalità e spregiudicatezza penetrarono nei con�nen� extraeuropei e si impadronirono di Ceylon, dell’isola di Giava, delle Molucche, del territorio del Capo all’estremo sud del con�nente africano e delle coste del Brasile; un’altra conquista degli olandesi fu Nuova Amsterdam. Le protagoniste di queste espansioni coloniali furono la Compagnia delle Indie orientali (1602) e la Compagnia delle Indie occidentali (1621): si tra�a di vere e proprie società per azioni, in quanto il loro capitale era so�oscri�o da mol� inves�tori che alla fine di ogni anno riscuotevano i dividendi sulle rispe�ve quote. rispe�o ai portoghesi, gli olandesi compirono due importan� passi avan�: ♥ Estesero il loro controllo alla produzione di spezie riducendo in schiavitù e costringendo nelle piantagioni gli abitan� delle Molucche e delle isole di Banda ♥ Pra�carono su larga scala il commercio d’intermediazione tra le diverse aree dell’oceano Indiano. Nel corso di ques� viaggi gli olandesi scoprirono la Nuova Zelanda (1606) e l’Australia (1642). gli agricoltori olandesi, grazie alla facilità dei rifornimen� di cereali via mare, si specializzarono nell’or�coltura, nella produzione di la�cini e nella col�vazione di piante �ntorie; le rotazioni sofis�cate e le tecniche avanzate in uso nei Paesi Bassi ebbero un notevole influsso sulla cosidde�a ‘rivoluzione agricola’ inglese. anche le manifa�ure ebbero un ruolo importante, sopra�u�o grazie al se�ore tessile dei pannilani e delle tele d’Olanda e con la lavorazione dei prodo� coloniali, le maioliche, la dis�llazione della birra, la produzione dei vetri, armi, carta, l’editoria… le is�tuzioni finanziarie di Amsterdam non avevano rivali in Europa: venne creata la Banca dei cambi (1609) sul modello dei banchi pubblici italiani, che acce�ava deposi� dai mercan� e agevolava i pagamen� mediante trasferimen� di somme da un conto all’altro; la borsa era il luogo adibito alle contra�azioni di merci e �toli. nelle Province Unite si godeva di un regime di rela�va libertà religiosa e civile; sebbene calviniste, le PU ospitavano for� minoranze di ca�olici, anaba�s� e ebrei e il ceto mercan�le riuscì quasi sempre a imporre il rispe�o delle varie opinioni religiose, condizione necessaria allo sviluppo dei traffici e all’afflusso di capitali e uomini da ogni parte d’Europa. la repubblica aveva una stru�ura confederale: ciascuna delle se�e province aveva i propri ‘sta�’ domina� dai rappresentan� delle ci�à e presiedu� da un gran pensionato. Gli Sta� Generali, che si riunivano all’Aia e che comprendevano i deputa� delle se�e province, avevano poteri limita� e dovevano prendere le loro decisioni all’unanimità: il sistema avrebbe potuto portare alla paralisi, se non fosse stato per il peso preponderante della provincia d’Olanda, che da sola pagava più di metà delle imposte federali e il cui statolder rappresentava la massima autorità militare. In un’Europa dominata nel XVII secolo dalle monarchie assolute e dalle aristocrazie, le PU rappresentavano una felice eccezione con la loro prosperità, con la loro civiltà essenzialmente ci�adina e borghese, con la loro adesione ai valori della libertà e tolleranza.   La monarchia francese da Enrico IV a Richelieu Durante il regno di Enrico IV la Francia riacquistò la sua posizione dominante. Al rifiorire delle a�vità economiche contribuirono gli sgravi fiscali, la soppressione di mol� dazi e il programma di costruzioni stradali. La grande nobiltà fu blandita con una poli�ca di favori e elargizioni finanziarie, ma anche in�midita con alcune condanne esemplari; e ai governatori delle province (esponen� delle grandi casate aristocra�che) cominciarono ad essere affianca� dei commissari. Ai detentori di uffici venali, un ceto numeroso, venne riconosciuto nel 1604 il diri�o di trasme�ere ereditariamente la loro carica, dietro il pagamento di una tassa: visto che le più alte cariche giudiziarie e finanziarie conferivano automa�camente la nobiltà conseguenza primaria di questa concessione fu la formazione di una nobiltà di toga. Con il tra�ato di Lione (1601) dopo la guerra con il Piemonte Enrico IV o�enne la Bresse e il Bugey in cambio della cessione del Marchesato di Saluzzo. Negli anni successivi egli evitò ogni intervento militare dire�o, ma non rinunciò a esercitare la propria influenza in Italia e in Germania, cercando di muovere guerra agli Asburgo d’Austria e di Spagna. Dopo la morte di Enrico IV (1610) l’erede al trono Luigi XIII era ancora un bambino, per cui la reggenza fu assunta dalla vedova Maria de’ Medici, che inaugurò una poli�ca filospagnola e si appoggiò ad alcuni favori� venu� con lei dalla Toscana, tra cui Concini. Nel 1616 Maria affidò le redini del governo a Concini che fu però assassinato l’anno seguente per ordine di Luigi XIII, stanco di regnare so�o tutela; nel confuso periodo che seguì a mediare i contras� tra Luigi e la madre si impose il vescovo Armand-Jean du Plessis duca di Richelieu, che vide concentrata nelle sue mani la direzione della poli�ca francese interna ed estera. Al cardinale-ministro si presentarono due linee di condo�a: Boemia i pastori luterani e calvinis� furono espulsi, i capi della ribellione furono gius�zia� e la nobiltà protestante venne posta di fronte all’alterna�va di conver�rsi o di emigrare; alla rica�olicizzazione forzata si accompagnò in Boemia l’imposizione di una nuova cos�tuzione che sanciva l’ereditarietà della corona nella casa d’Asburgo e limitava i poteri dei ce�. Nel 1621 si riaprirono le os�lità tra Spagna e Province Unite. Nel 1625-25 lo spostamento della Francia su posizioni di sostegno alla causa protestante e l’intervento armato del re di Danimarca Cris�ano IV movimentarono la situazione diploma�ca e militare, ma entrambe le inizia�ve parvero des�nate all’insuccesso. Una spedizione inviata da Luigi XIII e Richelieu in Valtellina, i cui passi erano sta� occupa� dagli spagnoli, dove�e essere ri�rata a causa dei problemi interni della Francia. Cris�ano IV, che come duca di Holstein era interessato agli affari dell’Impero, a�raversò il fiume Elba e si trovò di fronte all’esercito imperiale guidato da Albrect von Wallenstein: entrato da giovane al servizio degli Asburgo, si cos�tuì con le terre confiscate ai protestan� durante la ba�aglia della Montagna Bianca un vasto dominio territoriale nel nord della Boemia e grazie alle sue qualità imprenditoriali riuscì a trarne enormi rendite che gli consen�rono di armare a proprie spese 3000 solda�: con queste truppe egli invase il Meclemburgo, la Pomerania e la penisola dello Jutland. Cris�ano IV dove�e chiedere la pace a Lubecca (1629): il re di Danimarca rio�eneva i territori perdu� ma doveva impegnarsi a non intervenire più negli affari dell’Impero, dove ormai la potenza di Wallenstein rivaleggiava con quella degli Asburgo. nel 1629 venne pubblicato l’Edi�o di Res�tuzione, con il quale l’imperatore Ferdinando II ordinava la res�tuzione di tu� i beni ecclesias�ci secolarizza� dopo il 1552. La causa ca�olica sembrava ormai avviata a una completa vi�oria sia in Germania sia nei Paesi Bassi, ma le potenze protestan� nella Francia di Richelieu non potevano assistere indifferen� al trionfo degli Asburgo… Dalla guerra di Mantova alla pace di Ves�alia Tra 1628 e 1630 il centro nevralgico della poli�ca europea si spostò dalla Germania all’Italia se�entrionale: nel 1627 infa� il duca di Mantova Vincenzo II Gonzaga morì senza lasciare eredi e così il francese Carlo, duca di Nevers, venne designato come suo successore; gli Asburgo rivendicarono però la dipendenza dall’impero del Ducato di Mantova e del Marchesato del Monferrato ad esso unito. Con l’accordo di Cherasco (1631) Mantova e il Monferrato restavano a Carlo Gonzaga-Nevers e la Francia manteneva il possesso di Pinerolo. Il re di Svezia Gustavo Adolfo con l’appoggio della Francia entrò in guerra (1631) per difendere il protestantesimo e affermare l’egemonia svedese nel Bal�co. La sua vi�oria nella ba�aglia di Breitenfeld (1631) gli permise di arrivare fino alla Germania meridionale: mentre i Sassoni, suoi allea�, penetravano in Boemia il re di Svezia si diresse a sud-ovest verso Magonza per poi invadere e la Baviera (1632). Nel fra�empo Wallenstein accolse l’appello dell’imperatore con il suo esercito espulse i sassoni dalla Boemia e affrontò gli svedesi che risalivano verso nord: ques� ul�mi ebbero il sopravvento nella ba�aglia di Lutzen (1632) ma lo stesso Gustavo Adolfo morì sul campo; anche Wallestein, accusato di tra�a�ve segrete col nemico, venne ucciso (1634). Per scacciare gli svedesi l’imperatore fidava ora nell’aiuto di un esercito inviato con grande sforzo dalla Spagna: imperiali e spagnoli inflissero agli svedesi una grave sconfi�a a Nordlingen (1634); i principi protestan� si affre�arono a concludere la pace con l’imperatore (1635) e anche la Svezia, esausta, si preparò ad abbandonare la lo�a, quando un nuovo fa�o rianimò la situazione: l’intervento della Francia. Il cardinale Richelieu mosse guerra alla Spagna e all’Impero a fianco dei protestan� di Germania per impedire il consolidamento della potenza imperiale in Germania. L’intervento francese rafforzò la determinazione della Svezia e delle Province Unite. La flo�a spagnola venne distru�a dagli olandesi (ba�aglia delle Dune, 1638); gli svedesi con�nuarono nelle loro devastazioni in Germania, mentre l’esercito francese o�enne una grande vi�oria su quello spagnolo (ba�aglia di Rocroi, 1643). I negozia� di pace, avvia� nel 1641) sfociarono in una serie di tra�a� colle�vamente no� come pace di Ves�alia (1648): ♥ Riconoscimento spagnolo dell’indipendenza delle Province Unite ♥ La Francia o�enne il possesso dei vescova� di Merz, Toul e Verdun, di gran parte dell’Alsazia e di altre piazzefor� sul Reno e in Piemonte (Pinerolo) ♥ La Svezia, che nel 1643-45 aveva sconfi�o di nuovo la Danimarca, rimase padrona della parte orientale della Pomerania occidentale e della provincia di Haland, oltre a perfezionare il proprio dominio sul Bal�co; la parte orientale della Pomerania, i vescova� di Magdeburgo, Minden e Halberstadt vennero da� all’ele�ore del Brandeburgo Federico Guglielmo. Nell’Impero accanto al ca�olicesimo e al luteranesimo venne ammesso anche il calvinismo e venne spostato al 1624 l’anno ‘normale’ delle secolarizzazioni dei beni ecclesias�ci. Dal pdv poli�co i principi o�ennero il diri�o di stringere alleanze e fare guerre per proprio conto, purché non dire�e contro l’imperatore. Restavano vive solo le conseguenze economiche e sociali dell’immane confli�o, oltre che le devastazioni, le miserie e le sofferenze provocate dalla ferocia e dall’avidità delle soldatesche, dalle epidemie, dalle requisizioni e dalle tasse: la guerra dei Trent’anni rimase nella memoria dell’Europa come un’epoca di violenza e orrore. 13. RIVOLUZIONI E RIVOLTE L’Inghilterra so�o la dinas�a Stuart Giacomo I Stuart era il re di Scozia con il nome di Giacomo VI e succede�e ad Elisabe�a in quanto non lasciò eredi; l’unione nella stessa persona delle due corone non portò però alla fusione dei due Paesi so�o il profilo poli�co e amministra�vo. Nel regno di Giacomo I si presentarono alcuni problemi: • Ques�one religiosa: la legislazione contro i ca�olici venne inasprita dopo la scoperta di una congiura che mirava a far saltare in aria in Parlamento (Congiura delle Polveri, 1605); non ebbero però soddisfazione le richieste dei puritani (calvinis� intransigen�) per una più radicale riforma della Chiesa d’Inghilterra che eliminasse dal culto le ves�gia di papismo, abrogasse o riducesse l’autorità dei vescovi e lasciasse alle singole congregazioni maggior libertà nella scelta di ministeri e predicatori. Al contrario, i protestan� inglesi dove�ero constatare che la nuova dinas�a cercava un’alleanza matrimoniale con le grandi corone ca�oliche: sfumata l’opportunità di combinare un matrimonio spagnolo per il principe di Galles, nel 1625 il futuro Carlo I sposò Enriche�a Maria di Borbone, frustando le speranze di coloro i quali avrebbero voluto un’Inghilterra paladina della causa protestante in Europa. Nel corso dei primi decenni del XVII secolo il puritanesimo si venne diffondendo sempre più largamente tra la gentry e tra i ce� mercan�li e ar�giani delle ci�à, alimentando un crescente senso di estraneità e os�lità nei confron� di una corte sfarzosa e corro�a. • Ques�one finanziaria dovuta ai cos� della guerra contro la Spagna: al centro del problema vi era l’insufficienza delle entrate a fronte di spese in con�nuo aumento anche per effe�o del rialzo dei prezzi. In questa situazione sarebbe stato necessario reperire nuove entrate e tassare la rendita fondiaria ma ogni forma stabile di imposta fondiaria trovava ostacolo nel Parlamento, che si limitò a votare sussidi straordinari in situazioni di emergenza e a denunciare i fenomeni di corruzione e gli sprechi presen� nella corte e nel governo: problema finanziarioproblema poli�co Per pareggiare il bilancio e soddisfare le brame dei cor�giani il monarca e i suoi ministri erano così obbliga� a ricorrere a espedien� straordinari che ge�avano sempre maggior discredito sulla corte. • Ripercussioni di una congiuntura economica nega�va: la popolazione inglese con�nuò ad aumentare fino al 1650, ma tra 1620 e 1650 l’incremento demografico non fu accompagnato da un parallelo sviluppo delle a�vità produ�ve; l’esportazione dei pannilani si dimezzò a causa dello sconvolgimento delle tradizionali corren� di traffico determinato dalla guerra dei 30 anni. So�o Carlo I, inoltre, gli effe� di una serie di ca�ve annate agricole accrebbero la miseria dei ce� inferiori, già colpi� dal divario tra prezzi e salari e dal movimento delle recinzioni. Il regno di Carlo I e lo scontro tra corona e Parlamento Il generale malcontento fu accresciuto dall’ascendente acquistato a corte dal giovane e vanitoso favorito del re, il duca di Buckingham, e da una poli�ca estera ritenuta troppo remissiva nei confron� della Spagna. Il successore di Giacomo fu il figlio Carlo I, un uomo di cara�ere debole che, nel tenta�vo di guadagnare il sostegno dei puritani, dichiarò guerra alla Spagna e organizzò una spedizione navale per soccorrere gli ugono� di La Rochelle, assedia� dalle truppe del re di Francia: il fallimento di queste operazioni militari convinse i più che del nuovo re e del duca di Buckingham non c’era da fidarsi. Nel 1628 venne convocato il Parlamento, il quale presentò al re un documento in 4 pun� chiamato ‘Pe�zione di diri�o’ che dichiarava illegali le tasse imposte senza il consenso del Parlamento, gli arres� arbitrari, il ricorso alla legge marziale e l’acquar�eramento forzato di solda� in case private; il re so�oscrisse la pe�zione, ma, stanco delle manifestazioni popolari e dell’os�nazione del Parlamento nell’a�accare la sua poli�ca, lo sciolse defini�vamente l’anno successivo e governò fino al 1640 appoggiandosi solo al consiglio privato della corona e all’azione del tribunali regi. Due consiglieri riscossero la sua fiducia in questo periodo: Wentworth e Laud. Negli anni del governo di Carlo non mancarono u�li riforme che eliminarono le inefficienze e gli sprechi del regno di Giacomo I; alla fine degli anni 20 le spese vennero contenute e le entrate beneficarono di una più oculata amministrazione e del reperimento di nuovi cespi�. Parallelamente il consigliere Laud riorganizzò la Chiesa dell’Inghilterra secondo linee gerarchiche e autoritarie; il sospe�o che si volesse preparare un ritorno al ca�olicesimo era alimentato dall’ascendente che su Carlo I esercitava la moglie francese Enriche�a Maria, che professava il culto ca�olico: ciò rafforzò l’opposizione dei puritani. Alla fine degli anni 30 poteva sembrare che anche l’Inghilterra degli Stuart si avviasse verso un regime di �po assolu�s�co, ma si opponeva a questo disegno la fragilità dell’apparato militare, burocra�co e finanziario su cui la monarchia poteva contare. Le novità religiose di Laud portarono ad una rivolta nella chiesa presbiteriana di Scozia. Falli� i tenta�vi di conciliazione, Carlo I convocò un nuovo Parlamento (Breve Parlamento, aprile 1640) per o�enere i mezzi necessari a condurre la guerra contro gli scozzesi, ma, di fronte a una forte opposizione, decise di scioglierlo dopo poche se�mane; dopo la ripartenza dell’esercito scozzese Carlo I convocò nuovamente il Parlamento (Lungo Parlamento, novembre 1640-1653): nella Camera dei Comuni erano in maggioranza gli avversari della poli�ca assolu�s�ca del sovrano, che seppero in�midire la Camera dei Lord e smantellarono tu� i capisaldi del potere regio: ■ Strafford e Laud vennero accusa� di tradimento e imprigiona� ■ Furono soppressi i tribunali so�opos� all’influenza del monarca e venne decretata l’inamovibilità dei giudici ■ Furono dichiarate illegali e abolite la ship money e le altre imposte introdo�e ■ I vescovi vennero estromessi dalla Camera dei Lord ■ Il re venne privato del diri�o di sciogliere il Parlamento senza il consenso di quest’ul�mo Nel 1641 un’insurrezione ca�olica in Irlanda pose il delicato problema di chi dovesse condurre la repressione: prima di votare i sussidi per la cos�tuzione di un esercito il Parlamento costrinse il monarca a cedere il controllo delle forze armate. La Francia a metà Seicento: il governo di Mazzarino e la Fronda L’aumento della pressione fiscale imposto ai francesi dal governo di Richelieu aveva provocato una serie di rivolte popolari spesso estese a più regioni ma pur sempre geograficamente circoscri�e e spontanee. Un cara�ere diverso ebbero i disordini della ‘Fronda’, che videro protagoniste le classi dirigen� e interessarono la capitale e la maggior parte del Paese. Alla morte di Luigi XIII e di Richelieu (1642-43) la reggenza in nome del piccolo Luigi XIV venne assunta da Anna d’Austria, che affidò la direzione degli affari al cardinale Giulio Mazzarino; egli si mantenne fedele agli indirizzi poli�ci di Richelieu, ereditandone l’impopolarità, accresciuta dalla provenienza e dalla modesta estrazione sociale. La minore età del sovrano e la reggenza di una donna ‘straniera’ risvegliarono: ▲ le velleità dei principi del sangue e dei nobili, i quali presero a agitarsi e complo�are per impadronirsi del potere poli�co ▲ gli officiers, che protestavano contro l’autorità concessa agli intenden� e contro la creazione di nuove cariche ▲ i ren�ers, che lamentavano gli enormi ritardi con cui venivano paga� gli interessi ▲ tu� denunciavano gli scandalosi arricchimen� dei finanzieri e degli appaltatori delle imposte, dei cui servizi la corte non poteva fare a meno Nel 1648 di fronte a un nuovo pacche�o di misure fiscali il Parlamento di Parigi prese la testa del movimento di opposizione e concertò con le altre cor� sovrane risieden� nella capitale un comune programma di riforme. Giugno/luglio 1648: formulazione di un programma di 27 ar�coli influenzato dagli sviluppi della Rivoluzione inglese che, se a�uato, avrebbe bloccato il cammino verso l’assolu�smo della monarchia borbonica. La regina e Mazzarino reagirono facendo arrestare uno dei più autorevoli esponen� della magistratura, Pierre Broussel, ma il popolo si ribellò e a Parigi sorsero le barricate: la corte fu costre�a a lasciare la capitale e ad acce�are le richieste del Parlamento. La pace firmata a Saint-Germain (1° aprile 1649) chiudeva, con l’apparente sconfi�a della monarchia, la ‘Fronda parlamentare’ così de�a per il ruolo di primo piano che in essa aveva giocato il Parlamento di Parigi. Ma nel 1650-53 le ambizioni rivali dei grandi nobili e l’odio comune verso il favorito della regina accesero la ‘Fronda dei principi’ che, a differenza di quella parlamentare, non presentava un disegno poli�co organico; a pagare il prezzo di questo rigurgito di anarchia feudale furono le campagne, esposte alle estorsioni e alle violenze delle soldatesche e flagellate dalla cares�a nei disastrosi anni 1651-52. Più che la vi�oria riportata nel 1652 dal visconte di Turenne, fu l’esaurimento generale a riportare la pace nel Paese e a consen�re a Mazzarino e alla reggente di rientrare trionfalmente nella capitale (febbraio 1653)Il fallimento della Fronda dimostrò ai francesi che l’autorità monarchica era l’unica forza in grado di scongiurare l’anarchia e di tenere a freno la prepotenza dei Grandi. La guerra contro la Spagna era ancora aperta e Mazzarino riuscì ad imporre alla corte di Madrid la pace dei Pirenei (1659) con la quale furono assegna� alla Francia l’Artois, il Rossiglione e parte della Cerdagna; venne inoltre s�pulato il matrimonio di Luigi XIV con la figlia di Filippo IV Maria Teresa. Le rivolte nella penisola iberica Tra gli anni 30 e 40 la monarchia si trovò ad affrontare una crisi globale: • La Catalogna si considerava una nazione dis�nta dalla Cas�glia per is�tuzioni giuridiche e amministra�ve, lingua e cultura. Nel 1640 il conte di Olivares convocò le Cortes per effe�uare delle modifiche; la Catalogna insorse e chiese l’aiuto della Francia ma nel 1641 venne proclamata la sua unione alla monarchia dei Borbone, pur con il mantenimento delle sue is�tuzioni e delle sue leggi. La monarchia spagnola non era quasi più in grado di reagire: Filippo IV fu costre�o a licenziare l’Olivares (1643) mentre il governo dove�e dichiarare la bancaro�a. La riconquista della Catalogna fu possibile per il mutamento della situazione internazionale e per i �mori dell’aristocrazia catalana di fronte al radicalizzarsi della lo�a sociale: un esercito monarchico poté così entrare a Barcellona (o�obre 1652). • In Portogallo, dopo una rivolta scoppiata nel 1637, nel 1640 un’insurrezione portò alla proclamazione dell’indipendenza e pose sul trono Giovanni IV, duca di Braganza. Del tu�o vani furono gli sforzi di Madrid per ricondurre all’obbedienza il Portogallo, la cui indipendenza venne formalmente riconosciuta nel 1668. • Rivolte in Andalusia (1641, 1647-52) • Rivolte a Napoli e in Sicilia (1647-48) • Rivolte in Messico (1641-42) • In Aragona affiorarono velleità separa�ste • In Cas�glia possiamo trovare una profonda decadenza economica, finanziaria e demografica dovuta a una terribile pes�lenza (1649) e a un periodo di guerre. 14. L’ITALIA DEL SEICENTO La popolazione e le a�vità economiche Demografia e vita economica sono i se�ori in cui più eviden� appaiono le tendenze involu�ve che investono la penisola italiana nel XVII secolo. La prosperità di molte ci�à dell’Italia se�entrionale si era basata nei secoli preceden� sulla produzione di ar�coli di lusso (sopra�u�o tessu�) e sulla loro esportazione verso merca� lontani: furono sopra�u�o queste a�vità a essere colpite dalla crisi del Seicento. Il declino fu par�colarmente grave nel se�ore laniero, mentre altri elemen� potrebbero a�enuare l’impressione di un crollo totale delle economie urbane, tra cui la situazione dell’industria serica e dei suoi rami di specializzazione e il mantenimento di un alto livello ar�s�co nella fabbricazione di alcuni ar�coli di lusso. L’economia italiana di fine Seicento riuscì comunque a recuperare le perdite dei decenni centrali del secolo ma quello che era irrimediabilmente cambiato era il suo rango rispe�o alle altre aree europee: quali sono le cause di questo mutamento? Le manifa�ure di Milano, Venezia, Firenze e Genova furono vi�me della concorrenza dei produ�ori dell’Europa nord-occidentale, in cui i prodo� erano meno costosi e più richies� dal mercato internazionale e le a�vità lavora�ve si erano in gran parte decentrate nelle campagne, dove non vi erano i vincoli impos� dalle corporazioni e dove la manodopera contadina si accontentava di compensi più bassi. Quella seicentesca, quindi, andrebbe interpretata come una crisi di compe��vità dei produ�ori italiani a causa dei cos� del lavoro al� e della loro resistenza al mutamento tecnologico o all’innovazione qualita�va. minore rilievo sembra da assegnare alle esigenze fiscali dei governi, anche se, in taluni casi, nell’impostazione di nuove tasse non si badò alle ripercussioni sull’industria. bisogna considerare anche gli effe� devastan� della guerra dei Trent’anni nell’Italia se�entrionale e in Germania e delle gravissime pes�lenze del 1630-31 e del 1656-57. L’agricoltura resse molto meglio dell’industria e del commercio alle avversità in quanto la diminuzione della richiesta del grano, causata dal calo demografico, favorì la diffusione di colture come la vite, il riso, il gelso e il mais. La proliferazione dei gelsi era legata all’allevamento del baco da seta. La gelsibachicoltura s�molò a sua volta la lavorazione della preziosa materia prima (tra�ura, torcitura del filo); la seta grezza e la seta filata divennero rapidamente la principale voce di esportazione degli Sta� del nord d’Italia. Anche la filatura e la tessitura del lino e della canapa all’interno delle famiglie contadine, la produzione di tessu� di lana o di cotone des�na� a un mercato regionale e la fabbricazione di a�rezzi di ferro e chiodi fecero notevoli progressi sopra�u�o nella fascia collinare e pianeggiante a ridosso dell’arco alpino: in queste umili e rozze lavorazioni rurali è possibile vedere i lontani inizi della futura industrializzazione del se�entrione. Si tra�a di elemen� posi�vi da non esagerare e che certo non compensano il crollo dell’economia urbana. A ques� sviluppi rimase escluso il Mezzogiorno che, oltre al fiscalismo spagnolo dove�e sopportare l’accresciuta pressione baronale. La vita sociale e la cultura Con l’involuzione economica aumentò il distacco tra i detentori della ricchezza fondiaria (nobiltà e clero) e le classi subalterne dedite al lavoro manuale nei campi o bo�eghe. Come avveniva spesso in Europa, i capitali accumula� con l’industria e il commercio venivano inves�� nell’acquisto di beni terrieri, i quali assicuravano solidità e pres�gio. La preferenza per gli inves�men� fondiari o di �po usuraio: ♦ rispondeva a una logica economica in un’epoca cara�erizzata fino al 1620 da una forte ascesa dei prezzi agricoli e dopo di allora da crescen� difficoltà per i se�ori mercan�li e manifa�urieri ♦ rifle�eva una mentalità aristocra�ca in parte legata all’influenza spagnola e della società europea: il culto del casato e della s�rpe, la diffusione del fedecommesso e della primogenitura come strumen� di trasmissione dell’eredità sono tu� cara�eri dis�n�vi di un’aristocrazia in costante lo�a per la dis�nzione sociale nei confron� di quegli homines novi che trasformavano il capitale economico in uffici e �toli nobiliari La stessa concezione gerarchica e conservatrice era inculcata dai rappresentan� della Chiesa, che avevano un posto centrale nella vita italiana del Seicento. Il pontefice, oltre ad essere sovrano di uno dei maggiori Sta� della penisola, esercitava anche fuori dai suoi confini poteri che nelle nazioni ca�oliche erano delega� ai monarchi. Le organizzazioni ecclesias�che detenevano una parte importante della ricchezza fondiaria e i beni immobili erano inalienabili senza l’autorizzazione pon�ficia. Pre�, fra� e monache si consideravano suddi� del papa e per loro era garan�ta l’esenzione dalle imposte, la dipendenza dai tribunali ecclesias�ci e non da quelli civili e persino i luoghi adibi� al culto godevano di una sorta di extraterritorialità. Ma anche nei confron� del laicato la Chiesa aveva un ruolo di primo piano, in se�ori come la tenuta dei registri anagrafici, il controllo della mortalità, l’istruzione, l’assistenza. L’autorità e il pres�gio di cui godeva il clero era fru�o di un’imposizione dall’alto e di un’adesione massiccia degli italiani di ogni categoria sociale all’ortodossia ca�olica: • le classi dirigen� vedevano nella Chiesa un garante dell’ordine sociale e della docilità dei poveri e un conveniente sbocco per cade� e figlie non des�nate a sposarsi • Le masse popolari fecero delle forme di devozione e di associazione divulgate dopo il Concilio di Trento (confraternite, pellegrinaggi, processioni, cul�) un grande successo interno dello stato e alla costruzione di un apparato militare e fiscale tale da perme�ere al Piemonte di giocare una parte non trascurabile sulla scena internazionale tra 1600 e 1700. Con il tra�ato di Lione (1601) Carlo Emanuele cede�e al re di Francia la Bresse, il Bugey e altri territori transalpini e o�enne in cambio il Marchesato di Saluzzo. Negli anni che seguirono egli rivolse le sue ambizioni sopra�u�o in direzione orientale, verso il Monferrato e verso i territori compresi nel Ducato di Milano: • Prima guerra del Monferrato (1614-15): nessun risultato • Seconda guerra del Monferrato (1628-30): vide i piemontesi allea� con gli spagnoli contro i francesi, nel quadro del più ampio confli�o europeo di cui abbiamo parlato. Il tra�ato di Cherasco (1631) sancì la fine della guerra, l’acquisizione di un certo numero di terre del Monferrato e la cessione alla Francia di Pinerolo. Le enormi spese provocate da questa ambiziosa poli�ca estera, le devastazioni portate dalle soldatesche e la pes�lenza del 1630 ge�arono il Piemonte in una grave crisi economico-sociale, cui si aggiunsero gli effe� di una crisi dinas�ca dopo la morte di Vi�orio Amedeo I; ne approfi�ò la feudalità per estendere i suoi poteri e privilegi. Ma un rovesciamento di questa tendenza e un risollevamento dell’economia si ebbe con Carlo Emanuele II, che rafforzò il controllo del governo centrale sulle comunità e assunse diverse inizia�ve di cara�ere mercan�lis�co. Granducato di Toscana I progressi compiu� in direzione del rafforzamento dello Stato so�o Cosimo I e i suoi figli, Francesco I e Ferdinando I, si arrestarono so�o i successori, che si appoggiarono alle vecchie famiglie della nobiltà fioren�na e ai tradizionali legami con la Santa Sede. Mentre le ar� ci�adine subirono un lento declino nelle campagne rimase dominante il rapporto mezzadrile, che ostacolava le innovazioni e le specializzazioni colturali e perpetuava una soggezione semifeudale delle famiglie coloniche ai proprietari del suolo. Quasi spopolata era poi la Maremma senese, abbandonata al pascolo brado e al bandi�smo; al clima conformista e bigo�o che dominava nella corte medicea e nell’aristocrazia fioren�na si so�raevano l’Università di Pisa e il porto franco di Livorno. Le repubbliche oligarchiche e lo Stato della Chiesa Repubblica di Venezia Gli indirizzi di poli�ca estera e interna ado�a� alla fine del 1500 dalla Repubblica di Venezia so�o l’influenza del par�to dei ‘giovani’ determinarono una tensione con la Santa Sede, che oltre a contestare il monopolio veneziano della navigazione nell’Adria�co considerava lesive delle libertà ecclesias�che alcune nuove leggi, come il divieto di costruire chiese senza il consenso del governo veneto. In questo clima l’arresto di due religiosi (1605) colpevoli di rea� comuni a�rò sulla Repubblica i fulmini del nuovo papa Paolo V, che, davan� al rifiuto di consegnare i due rei, non esitò a scomunicare i suoi governan� e a scagliare l’interde�o (1606), ovvero la proibizione di celebrare qualunque funzione ecclesias�ca in terra veneta. Il clero veneto non ubbidì all’ingiunzione e la Repubblica trovò un difensore molto efficace nel frate Paolo Sarpi; l’intervento nella controversia delle maggiori potenze ca�oliche portò a una soluzione di compromesso che permise a Venezia di uscirne a testa alta. Guerra di Gradisca (1615-17): gli Asburgo d’Austria vennero indo� a togliere il loro appoggio agli uscocchi, pira� slavi che infestavano le acque dell’Adria�co. Guerra di Candia (1645-69): lunga e costosa guerra comba�uta contro l’Impero o�omano per la difesa di uno dei residui avampos� nel Mediterraneo orientale, Creta, che alla fine dove�e essere evacuata. Per il resto la poli�ca dei ‘giovani’ non conseguì risulta� di rilievo: era il declino dei traffici e delle manifa�ure, la perdita di concorrenzialità e la fuga dei capitali verso la terra a indurre la classe dirigente veneziana a una poli�ca di cauta neutralità e di conservazione dell’esistente. Rido�a alla dimensione di un porto regionale, colpita dalle crisi di mortalità e dal declino delle sue maggiori a�vità manifa�uriere, Venezia conservava tu�avia un tessuto ar�gianale ricco e variegato e sempre più a�rava visitatori da ogni parte d’Europa con il pres�gio delle sue is�tuzioni, con lo splendore delle sue feste e delle sue cerimonie civiche, con le sue bellezze naturali e ar�s�che. Stato pon�ficio Anche qui si va esaurendo la precedente spinta a un maggior accentramento a un più saldo controllo delle province: all’annessione di Ferrara (1598) seguì quella di Urbino (1631) ma il versante adria�co dello Stato (Marche e Romagna) e le legazioni di Bologna e Ferrara rimasero amministra�vamente e economicamente separate dalle regioni sud-occidentali. Mentre a nord dell’Appennino dominava il sistema mezzadrile, nella maggior parte del Lazio si estendevano enormi la�fondi appartenen� alle grandi casate romane, col�va� in maniera irregolare da braccian� discesi dalle montagne e per il resto lascia� al pascolo; a questa desolazione faceva contrasto lo splendore archite�onico e ar�s�co della capitale. Nella seconda metà del Seicento, con la fine delle guerre di religione e l’a�enuarsi progressivo del rigore conformis�co, il pres�gio internazionale del papato cominciò a declinare e apparvero sempre più eviden� i dife� di un governo temporale cara�erizzato dall’accentramento del potere nel sovrano e dalla mancanza di con�nuità dinas�ca. 15. IMPERI E CIVILTA’ DELL’ASIA TRA XVI E XVIII SECOLO La Cina so�o le dinas�e Ming e Manciù I popoli dell'Asia avevano dato vita a grandi e millenarie civiltà, per mol� aspe� più evolute di quelle dell’Occidente europeo e da esso profondamente diverse per stru�ure economico- sociali, religione e cultura. La più an�ca e pres�giosa era quella del "Celeste Impero" cinese, che, proprio nell'età moderna, raggiunse la sua massima estensione: • Centralità dell’agricoltura (perfezionamento della risicoltura, tè, cotone, soia) • Accumulo di sofis�cate conoscenze tecniche e ar�gianali (scoperta della bussola ad ago magne�co, della carta, della stampa e della polvere da sparo) • Primato nella fusione del ferro, nella manifa�ura di porcellane e nella tessitura serica • Grande sviluppo in direzione del Giappone, dell'Indonesia e dell’India Le condizioni di pace e stabilità necessarie a questa espansione furono a lungo assicurate dalla dinas�a Ming, che trasferì la capitale da Nanchino a Pechino. Il potere era concentrato nelle mani dell'imperatore e la do�rina di Confucio esaltava sopra ogni altra le virtù dell’obbedienza e della so�omissione gerarchica; tu�avia l'esecuzione degli ordini imperiali nelle 15 province in cui era divisa la Cina era affidata ad una classe di le�era�-burocra� reclutata per concorso. Il crescente prelievo fiscale e l’incremento demografico portarono a un peggioramento delle condizioni di vita dei contadini, aggravate nel XVII secolo da una serie di terribili cares�e: estese rivolte contadine scoppiarono nel terzo e quarto decennio del secolo; di questa situazione ne approfi�arono i Manciù per invadere la Cina e occupare la capitale, dove l'ul�mo imperatore Ming si tolse la vita (1644). Ebbe così inizio la dinas�a Q'ing, des�nata a regnare fino al 1911. I manciù imposero la propria superiorità di popolo conquistatore ma il loro numero era troppo scarso per mantenere una dis�nzione etnica e si dimostrò impossibile fare a meno dei servizi della burocrazia cinese; furono quindi ripris�na� gli esami di concorso e con K’ang-tsi anche la tradizione confuciana venne ristabilita (edi�o sacro, 1669). La popolazione riprese a crescere grazie all’acclimatamento di nuove piante alimentari (mais, patata) sia all’ulteriore perfezionamento della risicoltura. So�o il regno di Ch’ien-lung l’Impero raggiunse la sua massima estensione con la so�omissione del Sinkiang, del Turkestan e del Tibet. L’immagine di ordine, prosperità e potenza che la Cina offriva agli occhi dell’Occidente nascondeva però un irrigidimento crescente delle stru�ure economiche e sociali e un esasperato tradizionalismo nella sfera intelle�uale e in campo tecnologico che finirà per condannare alla stagnazione e al declino quella grande civiltà. Il Giappone nell'era Tokugawa Lo stato giapponese si era formato nel VII secolo sul modello di quello cinese ma, a differenza della Cina, qui l'autorità dei funzionari regi venne poco a poco eclissata da quella dei grandi signori fondiari (daimyo) che potevano contare sulla devozione e i servizi di una classe di guerrieri professionis� (samurai o bushi). Dalla fine del XII secolo accanto all'imperatore (Mikado) troviamo la figura del ‘generalissimo’ (shogun), esponente di una delle maggiori casate feudali. Il XVI secolo (epoca Sengoku) fu cara�erizzato dallo scontro tra vari clan, guerre intes�ne che portarono tu�avia alla progressiva riunificazione del Paese so�o la guida di figure carisma�che. Con l’assunzione del �tolo di Shogun da parte di Tokugawa Ieyasu (1603) il Giappone entrò nel lungo periodo denominato ‘era Tokugawa’ (dal nome della dinas�a che mantenne il potere sino al 1867) o ‘epoca Edo (Tokyo, la ci�à sede dello shogunato). Essa fu cara�erizzata dalla presenza di stru�ure feudali e dall’accentramento del potere. Un altro cara�ere di questo periodo fu la chiusura delle fron�ere verso l'esterno: venne proibito ai giapponesi di recarsi all'estero e venne rido�o al minimo il commercio; questo isolamento non impedì all’economia giapponese di svilupparsi, dato che il mercato interno era abbastanza vasto: le esigenze di beni e credito delle sfarzose residenze dei daimyo e l’espansione nelle campagne di colture rivolte al mercato favorirono la crescita di una borghesia degli affari e la diffusione delle a�vità manifa�uriere. Nel Giappone dell’era Tokugawa andavano quindi maturando le condizioni per il passaggio al sistema di produzione capitalis�co. Saranno tu�avia necessari il crollo dell’impalcatura feudale e la riapertura dei conta� con l’esterno per impar�re a tale processo una decisiva accelerazione. L'impero moghul in India Il subcon�nente indiano era un grande e popoloso territorio cara�erizzato da: • pluralismo religioso: a par�re dall'VIII secolo si diffuse l'islamismo ma tra 1400 e 1500 il panorama religioso del subcon�nente fu pervaso dal movimento sikh e dalla comparsa del cris�anesimo portato da mercan� e missionari europei • frammentazione poli�ca: un sultano turco-musulmano si era insediato a Delhi alla fine del XII secolo; esso estendeva la sua influenza sul Punjab e nel bacino superiore del Gange, ma doveva fare i con� con la bellicosa presenza dei rajput, un’aristocrazia guerriera organizzata in signorie semi-indipenden�. Nella penisola del Deccan, invece, la potenza dominante era l’Impero di Vijayanagar, dal nome della sua capitale. Tra queste due formazioni maggiori almeno una dozzina erano gli Sta� minori che si estendevano in tu�a la parte centro-occidentale dell’India. Il precario equilibrio tra queste diverse forze fu interro�o dall’irruzione di un capo militare afghano, Babur, che tra 1526 e 1530 ge�ò le fondamenta dell'Impero moghul. Il suo maggiore artefice però fu Akbar il Grande, che so�omise tu�a l’India centro- se�entrionale e riuscì a dare a questo territorio un inquadramento statale rela�vamente saldo creando un’alta burocrazia civile-militare, favorendo l'integrazione di musulmani e indù, abolendo la tradizionale imposta islamica sugli infedeli e facendosi promotore di un nuovo culto religioso che univa elemen� delle due religioni. Il paese era suddiviso in circa 30 generalites affidate agli intenden�, dei funzionari la cui autorità si estendeva ai se�ori più svaria� (gius�zia, fiscalità, forniture militari, lavori pubblici) e si avvaleva della collaborazione di uomini di fiducia, i so�odelega�. Diversi da ques� funzionari, gli officiers erano i detentori di uffici venali, eredita� o acquista� per denaro e componevano quasi una forza intermedia tra la società e lo Stato, un ceto che alla monarchia doveva la sua legi�mazione ma che dal possesso ereditario delle cariche e dai privilegi a queste connessi traeva pres�gio e la possibilità di una certa autonomia dal potere monarchico. Essenziale era dunque assicurarsi la fedeltà degli officiers mediante un delicato dosaggio di forza e legami clientalari. La celebre affermazione di Luigi XIV ‘lo Stato sono io’ va intesa come un’orgogliosa manifestazione di potenza e come l’involontario riconoscimento di un limite: quel tanto di obbedienza e uniformità che si riusciva a imporre a una società cara�erizzata da una molteplicità di privilegi era affidato non tanto alle is�tuzioni, quanto alla presenza al ver�ce dello Stato di una personalità carisma�ca e al ruolo di mediazione esercitato al centro e alla periferia da notabili appartenen� al clero, alla nobiltà o al ceto degli officiers. La corte e il Paese Nei primi anni Luigi XIV proseguì la vita i�nerante tra Parigi e le varie residenze reali nei dintorni ma, a par�re dagli anni O�anta, egli trasferì la sua corte nella splendida reggia di Versailles; nel palazzo e negli edifici annessi giunsero a essere ospitate quasi diecimila persone (cor�giani, ministri e funzionari, tecnici e personale di servizio) che dovevano so�ostare a una rigida e�che�a che regolava la vita di corte: le qualità proprie di questo vivere cor�giano ispirarono anche l’arte, la le�eratura e la vita musicale del periodo. Per la nobiltà francese il soggiorno a Versailles si trasformò in una prigionia dorata che ne ridusse l’indipendenza e le possibilità di azione poli�ca. Fuori dal cerchio di Versailles si estendeva il Paese. Oltre l'80 % della popolazione viveva di agricoltura, che però era scarsamente produ�va a causa: • delle tecniche agricole • della scarsità del concime • della stru�ura della proprietà • delle forme di conduzioni prevalen� • dell’en�tà del prelievo che gravava sui col�vatori del suolo La direzione dell'economia Colbert si propose due obie�vi essenziali: 1. Rimediare al grave dissesto dei con� pubblici Colbert is�tuì una Camera di gius�zia straordinaria per indagare sugli arricchimen� illeci� di finanzieri, appaltatori e ricevitori di imposte: a forza di multe e confische fu possibile diminuire il debito pubblico. Grazie a ciò fu possibile ado�are metodi più efficaci e reddi�zi per l’erario (concentrazione degli appal� nella ges�one delle imposte indire�e) che incrementarono le entrate, ridussero il peso della taglia e fecero e permisero di raggiungere un sostanziale pareggio fra entrate e uscite nel decennio 1662-1671. 2. Rilanciare l'economia francese All’agricoltura era assegnato il compito di produrre viveri a basso costo in modo da mantenere bassi i salari della manodopera e rendere così compe��vi i manufa�: non si ebbero quindi non Colbert provvedimen� par�colari a favore delle campagne. La grande maggioranza degli abitan� delle campagne viveva ai limi� della pura sussistenza, alla mercé delle ca�ve annate, delle cares�e e delle guerre Lo sforzo si concentrò sulle manifa�ure che lavoravano per l’esportazione e sul commercio per l’estero, al fine di accrescere la massa di denaro circolante all’interno del Paese. Per raggiungere ques� obie�vi Colbert pose in a�o una complessa strategia: a. controllo sulle qualità dei prodo� mediante regolamen�, ispezioni e marchi di fabbrica b. controllo della manodopera a�raverso l’imposizione di una rigorosa disciplina e la reclusione coa�a dei mendican� nelle case di lavoro c. concessione di sovvenzioni e privilegi agli imprenditori dispos� a introdurre nuovi rami d'industria e creazioni d'imprese con capitale pubblico d. protezionismo doganale, cioè imposizione di dazi molto al� sui manufa� stranieri e. cos�tuzione di compagnie privilegiate per il commercio con le varie aree del globo f. sviluppo della marina mercan�le e da guerra e potenziamento delle infrastru�ure a�e ad agevolare la circolazione di uomini e merci L'a�vità di Colbert non registrò un immediato successo a causa della sua morte (1683), della congiuntura economica avversa e delle interminabili guerre; va però osservato che molte delle inizia�ve di Colbert avrebbero fru�ato a distanza di tempo, nel più favorevole clima poli�co ed economico del regno di Luigi XV. La direzione delle coscienze so�o il regno di Luigi XIV Il regno di Luigi XIV fu cara�erizzato dallo sforzo di de�are regole valide per tu�, di imporre l’ordine e l’uniformità nei comportamen�, nei gus� e nelle idee: a tale scopo dovevano servire le accademie reali e i prece� e i divie� riguardan� la stampa e l’insegnamento. A questa tendenza non poteva so�rarsi la vita religiosa, date l’importanza cruciale che si a�ribuiva al culto per garan�re l’ubbidienza dei suddi� e la stre�a compenetrazione tra potere civile e potere religioso. In questo se�ore Luigi XIV affrontò 3 ordini di problemi: • La diffusione della corrente giansenista I giansenis� ponevano l’accento sull’interiorità della fede e svalutavano l’apparato delle devozioni esteriori �pico del ca�olicesimo postriden�no; dal pdv do�rinale seguivano sant’Agos�no e sostenevano l’importanza fondamentale della grazia. La condanna defini�va di tale movimento da parte della Santa Sede fu pronunciata con la bolla Unigenitus (1711), a cui seguirono la dispersione dei portorealis� e la distruzione del convento. Il giansenismo si era però nel fra�empo largamente diffuso, trasformandosi in un movimento di opposizione al centralismo papale e di rivendicazione dell’autonomia e della dignità dell’ufficio di vescovi e parroci e diventando una fonte di preoccupazione per lo stesso potere monarchico. • I contras� con Roma La régale era il cuore del confli�o che oppose la monarchia alla curia di Roma. Si tra�ava del diri�o regio di percepire le rendite dei seggi vescovili vacan� e di conferire i benefici ecclesias�ci da essi dipenden� fino alla presa di possesso del successore. Nel 1673 Luigi XIV estese questo diri�o a tu�e le diocesi di nuovo acquisto, suscitando la dura reazione della Santa Sede Nel 1682 un’assemblea straordinaria del clero francese approvò una dichiarazione in 4 ar�coli che, oltre a ribadire i privilegi della Chiesa gallicana, affermava la superiorità del Concilio sul pontefice e negava l’infallibilità di quest’ul�mo Ne nacque una controversia con Roma che si concluse solo dopo una decina d’anni con il riconoscimento della régale, senza però aver risolto i problemi solleva� dai 4 ar�coli. • La ques�one ugono�a-calvinista Nel Pese vi era una minoranza calvinista: Fin dai primi anni del regno di Luigi XIV le clausole dell'edi�o di Nantes che assicuravano loro la libertà di culto cominciarono ad essere interpretate in modo restri�vo, finché venne emanato l'edi�o di Fontainebleu (1685) che annullava l'edi�o precedente e faceva obbligo a tu� i francesi di riconoscere pienamente il culto ca�olico. Oltre 200 mila furono gli ugono� che scelsero l'esilio, mentre in Francia il calvinismo sopravvisse clandes�namente. La gloria militare: le guerre di Luigi XIV Nel pensiero di Luigi XIV la coesione interna, la prosperità e il rafforzamento del Regno non erano che la necessaria premessa per l'a�uazione di un disegno egemonico che aveva i suoi principali strumen� nella diplomazia e nella guerra. L'esercito fu riorganizzato: • alle vecchie forme di reclutamento si aggiunse (1668) un embrione di circoscrizione obbligatoria, la milizia, con compi� di difesa locale, basata su sorteggio da effe�uarsi tra i celibi all’interno di ogni parrocchia. • I solda� di Luigi XIV, ves�� di uniformi e meglio arma� ed equipaggia�, non erano più straccioni dell’epoca della guerra dei Trent’anni e potevano contare su servizi logis�ci di una certa efficienza • grande sviluppo ebbero i corpi dell’ar�glieria e del genio • le piazzefor� vennero potentemente for�ficate La prima occasione per me�ere alla prova la nuova macchina bellica venne offerta dalla guerra di Devoluzione contro la Spagna, così chiamata perché basata sulla rivendicazione di parte dell’eredità spagnola da parte di Luigi XIV in nome della moglie Maria Teresa, figlia di primo le�o del defunto re di Spagna Filippo IV. L’occupazione francese della parte meridionale dei Paesi Bassi (1667) preoccupò l’Olanda e l’Inghilterra che, insieme all’imperatore Leopoldo I, esercitarono for� pressioni su Luigi XIV perché interrompesse la sua avanzata; con la pace di Aquisgrana (1668) furono riconosciu� al re di Francia i vantaggi territoriali fino allora acquisi� nelle Fiandre. Ma il risen�mento del Re Sole nei confron� dell’Olanda portò di lì a pochi anni alla riapertura delle os�lità: la Francia, l’Inghilterra e il re di Svezia dichiararono guerra alle Province Unite (marzo 1672); all’invasione gli Sta� generali olandesi opposero allora la decisione disperata di aprire le dighe che riparavano dalle acque le province di Utrecht e della Gheldaria, trasformando così l’Olanda in un’isola difficilmente accessibile (estate 1672) Il ruolo di guida assunto dallo statolder Guglielmo II d’Orange, l'entrata in guerra di Spagna e Impero contro la Francia, la decisione dell’Inghilterra di firmare una pace separata con l’Olanda e la sconfi�a dell’alleato svedese costrinsero la Francia alla pace di Nimega (1678). Il sovrano non si diede per vinto e riprese la sua espansione in direzione dell’Impero, occupando una serie di territori (tra cui Strasburgo e Casale nel Monferrato) e riaprendo le os�lità con la Spagna (1683-84): di fronte alla rinnovata poli�ca d’aggressione del re francese nel 1686 venne s�pulata ad Augusta una Lega difensiva tra Spagna, Impero, Olanda e Svezia, a cui si aggiunsero l’anno seguente gli inglesi e il duca di Savoia Vi�orio Amedeo II. il fa�ore scatenante fu cos�tuito dall’invasione militare del Pala�nato (autunno 1688); dopo iniziali successi gli eserci� francesi furono respin� nei Paesi Bassi e il re s�pulò una pace separata (1696) con il duca di Savoia, cui cede�e la fortezza di Pinerolo; la pace generale (Ryswick, 1697) ristabilì la situazione antecedente il confli�o e annullò parte delle annessioni francesi degli anni O�anta. Il tramonto di Re Sole Al malessere generale determinato dalla miseria, dalle nuove imposte, dalla guerra e dalle cares�e fa riscontro un incupirsi della vita di corte a Versailles, dove il vecchio re, dopo la morte della moglie (1683) era caduto so�o l’influenza di Madame Francoise d’Aubigne de Maintenon e di confessori gesui�. L’opposizione sorda ma diffusa contro l’assolu�smo di Luigi XIV si manifestò con sommosse popolari, contestazioni operaie e rivendicazioni nobiliari e aristocra�che; intanto, anche nella filosofia, nella vita religiosa, nella le�eratura e nell’arte si affermarono nuovi indirizzi che ponevano sempre di più in discussione i principi sostenu� e impos� dalla corte. che assunse il �tolo di Filippo V re di Spagna, con la condizione di una sua rinuncia perpetua ai diri� di successione in Francia. Il comportamento di Luigi XIV nei mesi successivi fu però tale da fare apparire illusoria la separazione tra le due corone di Francia e Spagna: guarnigioni francesi furono spedite a Milano e nei Paesi Bassi e alle compagnie francesi vennero riserva� i vantaggi del commercio con il Nuovo Mondo; Asburgo, Inghilterra, Olanda e in seguito Danimarca e mol� principi tedeschi s�pularono quindi una nuova Grande Alleanza (1701). La guerra, già pra�camente in a�o, venne dichiarata formalmente il 15 maggio 1702. Con Luigi XIV e Filippo V erano in un primo momento schiera� il duca di Savoia Vi�orio Amedeo II e il re del Portogallo Pietro II ma entrambi passarono nel campo avverso (1703). Dopo alcuni successi iniziali della Francia le operazioni condo�e sui vari fron� volsero a favore della Grande alleanza: la flo�a inglese occupò Gibilterra (1704), Minorca e la Sardegna (1708), mentre gli eserci� imperiali entrarono a Milano (1706), Napoli e Mantova (1707); nel 1708, infine, gli anglo-olandesi penetrarono nel territorio francese espugnando Lilla e minacciando Parigi: le cose sembravano peggiorare per la Francia, quando due fa� nuovi intervennero ad a�enuare l’intransigenza delle potenze mari�me: la caduta del ministero whig a Londra e la scomparsa dell’imperatore Giuseppe I, fratello maggiore dell’arciduca Carlo, che si era nel fra�empo insediato a Barcellona con il �tolo di Carlo III re di Spagna La successione di quest’ul�mo agli sta� ereditari austriaci e alla dignità imperiale poteva ricreare una concentrazione di potere simile a quella che aveva avuto Carlo V due secoli prima: ciò spinse gli anglo-olandesi ad abbandonare il supporto alla causa asburgica e a intavolare tra�a�ve con la Francia (pace di Utrecht, 1713); la monarchia austriaca tenne duro per un anno, ma fu costre�a a firmare la pace di Rasta� (1714). Esi� del confli�o: • Filippo d’Angiò rimase a Madrid col �tolo di Filippo V, anche se venne ribadita l’incompa�bilità di questa corona con quella di Francia • A Carlo d’Asburgo (Carlo VI) passarono come indennizzo per la mancata successione i possedimen� spagnoli nei Paesi Bassi e in Italia • Vi�orio Amedeo II riceve�e la Sicilia, il Monferrato e le province già milanesi di Alessandria, Valenza e Lomellina. • L’Olanda dove�e accontentarsi del possesso di una serie di piazzefor� lungo la fron�era tra i Paesi Bassi belgi e la Francia, a tutela della sua integrità territoriale • L’Inghilterra si vide riconoscere il possesso di Minorca e Gibilterra e o�enne dalla Francia Terranova e la Nuova Scozia nel Nord America e dalla Spagna una serie di privilegi commerciali Il regno di Filippo V, che inaugurò la nuova dinas�a dei Borbone di Spagna, fu contrassegnato da: • una notevole a�vità riformatrice • risanamento delle finanze • riorganizzazione di esercito e amministrazione secondo il modello francese • abolizione dei secolari privilegi di cui godevano i regni aragonesi • sos�tuzione dell’autorità dei consigli con quella dei ministri • una buona ripresa dell'inizia�va in campo internazionale • la seconda moglie di Filippo, Elisabe�a Farnese, e tu�a una serie di esuli italiani alla corte di Madrid esercitarono grande influenza sulla poli�ca estera spagnola. Giulio Alberoni, nominato primo ministro, si adoperò per ristabilire la supremazia spagnola in Italia ma, di fronte a queste inizia�ve, si formò una Quadruplice alleanza composta da Inghilterra, Francia, Austria e Olanda; la flo�a spagnola fu annientata al largo di Capo Passero (1718) e truppe imperiali intervennero in Sicilia. La pace dell’Aja (1720) riportò la situazione a prima dello scontro bellico, con l’unica eccezione dello scambio della Sicilia con la Sardegna L'ascesa della Russia di Pietro il Grande e il declino della Svezia La Russia di fine 1600 era un immenso territorio esteso dal Dnepr al Pacifico e scarsamente popolato; i Romanov ripresero con Michele la tradizione assolu�s�ca affermatasi già con Ivan IV e portarono a compimento con Alessio una notevole espansione territoriale. Gli inasprimen� fiscali provoca� dalla guerra e il progressivo peggioramento delle condizioni di vita dei contadini servi della gleba determinarono tu�avia una situazione di malessere e cares�a nella popolazione, aggravata da una pes�lenza (1654) e dal grande scisma religioso. Dopo una lunga crisi, nel 1689, il secondogenito di Alessio, Pietro, salì al trono deciso a portare il paese sulla strada della modernizzazione; egli compì viaggi in Olanda, Inghilterra e Germania per studiare tecniche rela�ve agli armamen� e alle costruzioni navali ma, costre�o a ritornare a Mosca per far fronte a una nuova ribellione degli strel’cy, egli si abbandonò a una repressione di inaudita ferocia. La sua opera di modernizzazione proseguì quindi ad ogni modo: mol� giovani aristocra�ci furono spedi� all'estero a studiare ed apprendere tecniche e scienze dai paesi sviluppa�, furono abbandona� modelli, religioni, cerimoniali e tradizioni arcaiche e in pochi decenni mentalità e costumi russi subirono un notevole cambiamento. La trasformazione della società era finalizzata nella mente di Pietro innanzi tu�o al rafforzamento militare; in cima ai suoi obie�vi vi era la conquista di uno sbocco sul Bal�co ma, le regioni estese lungo le sue coste orientali erano sogge�e alla corona di Svezia, che aveva affermato la propria supremazia nell’area con le vi�oriose campagne militari condo�e da Carlo X contro Polonia e Danimarca e si era rafforzata col successore Carlo XI. Pietro il Grande decise di entrare in guerra (1700) a fianco della Danimarca e della Polonia contro il nuovo re di Svezia Carlo XII. Nonostante le vi�orie svedesi, il sovrano russo riuscì ad impadronirsi (1703) di una striscia di territorio alla foce del fiume Neva su cui ebbe inizio la costruzione di una nuova capitale, Pietroburgo. Poi, nel 1707, per fermare l’avanzata di Carlo XII verso Mosca, lo zar, grazie alla ta�ca della terra bruciata, a un lungo inverno e al mancato aiuto degli ucraini agli svedesi riuscì ad occupare tu�e le coste del Bal�co. La grande guerra del Nord con�nuò con altre vicende, sino alla pace di Nystadt (1721) che confermò allo zar il possesso della Liovnia, Estonia, Ingria e parte della Carelia, mentre Prussia e Danimarca anne�erono il grosso della Pomerania svedese e il Ducato di Schleswig- Holstein Il predominio svedese sul bal�co era finito e la sconfi�a esterna trascinò con sé anche quella dell’assolu�smo all’interno del Paese (era della libertà, basata su un equilibrio cos�tuzionale tra monarchia, Parlamento e Consiglio di Stato). Gli sforzi di Pietro furono innanzi tu�o dire� al potenziamento dell’esercito e della marina; a tale scopo venne esteso a tu�a la popolazione l’obbligo del servizio militarela necessità di armare e di equipaggiare queste mol�tudini di solda� e marinai fu la principale molla dell'impulso dato alla siderurgia, metallurgia, alle manifa�ure tessili e alle costruzioni navali. Anche il commercio con i paesi occidentali ebbe un certo sviluppo, ma l'economia russa rimase fondamentalmente agricola e cara�erizzata dall’autoconsumo. Il grosso dei nuovi introi� per finanziare l’apparato militare venne dunque da un aggravamento dell’onere sui contadini, so�opos� dal 1710 a una capitazione che colpiva i maschi di qualunque età in luogo della vecchia imposta distribuita per fuochi. Le maggiori innovazioni furono introdo�e negli organi di governo centrali: • la vecchia Duma dei boiari cessò di riunirsi e a essa si sos�tuì un Consiglio nominato dallo zar che nel 1711 prese il nome di Senato • per la direzione degli affari ecclesias�ci fu abolito il patriarca di Mosca e venne creato un altro collegio, il Santo Sinodo • l’amministrazione locale fu riordinata mediante la divisione del territorio in governatoria�, suddivisi a loro volta in province e distre�. Per i quadri dell’amministrazione civile e dell’esercito, in mancanza di una borghesia colta, fu necessario ricorrere alla nobiltà, inquadrata nella Tabella dei ranghi: Pietro accentuò così la dipendenza dell’aristocrazia fondiaria dal favore e dalla volontà personale del monarca e ne fece una classe di ufficiali e funzionari sradica� dalle loro terre; cara�eris�ca della nobiltà rimase la mancanza di un'organizzazione corpora�va, di privilegi e libertà. Il sovrano promosse anche l'istruzione (Accademia delle scienze di Pietroburgo, 1725) e l'a�vità editoriale. La nascita dello stato prussiano ll Brandeburgo era cos�tuito da territori discon�nui ed eterogenei, ciascuno dei quali aveva i propri ‘ce�’ che votavano le imposte e provvedevano all’amministrazione del territorio, senza preoccuparsi degli interessi generali del loro principe. Solo dopo lunghi negozia� e in cambio della riconferma dei loro privilegi e della loro giurisdizione sui contadini, l’ele�ore Federico Guglielmo di Hohenzollern o�enne dai nobili che dominavano nella Dieta del Brandeburgo i mezzi per la cos�tuzione di un piccolo esercito permanente e, approfi�ando delle sconfi�e infli�e a Polonia e Svezia, egli, con la pace di Oliva (1660), acquisì la sovranità della Prussia. Nelle campagne brandeburghesi e prussiane i grandi proprietari fondiari (Junker) esercitavano un dominio assoluto sui contadini, che lavoravano gratuitamente le loro terre: in cambio della disponibilità ad acce�are un maggior accentramento dei poteri nella persona del sovrano, gli Junker videro salvaguarda� ques� loro diri� e o�ennero di essere impiega� al servizio del re, sopra�u�o come ufficiali dell’esercito. Il figlio di Federico Guglielmo chiese e o�enne dall’imperatore il �tolo di Re di Prussia come Federico I (1701) ma le premesse per la spe�acolare ascesa della potenza prussiana furono poste sopra�u�o dal successore Federico Guglielmo I (1713), che: ♥ ridusse al minimo le spese per la corte ♥ dedicò le sue migliori cure alla formazione di un forte esercito, finanziato in buona parte dal demanio regio ♥ riorganizzò la percezione delle due imposte principali (contribuzione e accisa) ♥ per i compi� lega� al reclutamento e all’approvvigionamento dell’esercito, alla percezione delle imposte e al mantenimento dell’ordine pubblico nuovi commissari regi furono introdo� nelle ci�à mentre nelle campagne l’amministrazione rimase a commissari rurali scel� tra i Junker ♥ commissari locali, rurali e affi�uari della corona nelle terre demaniali furono so�opos� alle Camere provinciali della guerra e del demanio ♥ al ver�ce dell’edificio amministra�vo venne is�tuito (1723) un Dire�orio generale della guerra, delle finanze e del demanio ♥ La burocrazia era reclutata per lo più tra borghesi col� e so�opos� al sovrano; Federico Guglielmo I lasciò al figlio un potente esercito, un'amministrazione efficiente e un paese in via di sviluppo, ingrandito nel 1721 con l'annessione della Pomerania svedese. 18. UNA NUOVA EPOCA DI ESPANSIONE L'aumento della popolazione Europea I fenomeni di ristagno e regresso della popolazione e dell’economia europea ebbero termine tra la fine del XVII secolo e gli anni Quaranta del XVIII secolo. A metà se�ecento tu�o il vecchio con�nente è trascinato in un moto espansivo che si manifesta in ogni se�ore, dalla demografia alla produzione, dalle manifa�ure al commercio. L’espansione se�ecentesca si differenzia da quella del ‘lungo Cinquecento’ per il suo cara�ere irreversibile: essa non sarà seguita da una fase di arresto e assestamento ma da un’ulteriore accelerazione dello sviluppo. Spiegazioni a sostegno dell’incremento demografico: • miglioramento generale del clima in seguito alla piccola glaciazione • non sembra esservi un nesso sicuro tra sviluppo economico e andamento demografico ma l’aumento della popolazione appare in relazione inversa con la densità della stessa, come se la tendenza dominante fosse quella di riempire gli spazi vuo� • forte calo della mortalità grazie a una migliore alimentazione, a condizioni igienico- sanitarie meno disastrose, a una minore incidenza dei 3 flagelli (peste, fame e guerra) secondo Malthus vi era la possibilità di un riprodursi dello squilibrio tra popolazione e risorse alimentari già verificatosi altre volte nella storia Turgot sosteneva che a un’applicazione successiva di quote iden�che di capitale o di manodopera non corrispondeva più, superata una certa soglia o�male, un uguale incremento produ�vo Eppure già nel XVII e XVIII secolo erano presen� alcuni elemen� di quella svolta nell’organizzazione produ�va che era des�nata a far saltare ques� vincoli. Il principale di tali fa�ori era il ruolo crescente del carbon fossile, non solo per il riscaldamento domes�co ma anche a seguito di un processo di raffinazione che lo trasformava in coke e che quindi perme�eva il suo u�lizzo come combus�bile negli al�forni per la produzione del ferro. L’essenza della Rivoluzione industriale sta proprio, secondo Wrigley, nella transizione da un’economia organica avanzata a un’economia a base minerale di cui una tappa cruciale fu la trasformazione dell’energia termica in energia meccanica, o�enuta con la macchina a vapore. La stessa agricoltura finirà con l’essere rivoluzionata una seconda volta da questo processo, con l’introduzione di macchine, fer�lizzan� chimici e pes�cidi. Gli incremen� di produ�vità o�enu� con ques� mezzi furono tali da consen�re un aumento demografico autosostenuto e un progressivo miglioramento nei salari e nel tenore di vita. Produzione di massa e rela�vi limi�: ♥ se le vendite aumentavano, il mercante imprenditore doveva estendere l’area della lavorazione a domicilio, col risultato di non riuscire più a esercitare un adeguato controllo sulla qualità né a tutelarsi contro i fur� e le so�razioni ♥ era molto difficile accelerare i ritmi produ�vi; un aumento della domanda e un miglioramento delle paghe inducevano infa� i lavoratori a ridurre il tempo dedicato al lavoro e ad aumentare quello del riposo o delle bevute Per compiere il salto verso il nuovo sistema di produzione occorrevano altri requisi�: ♦ una domanda in con�nua espansione ♦ l’accesso a un mercato interno e internazionale molto vasto ♦ l’esistenza di strozzature in certe fasi del processo produ�vo a causa della scarsità di manodopera ♦ la capacità tecnica e l’inven�va per la costruzione di congegni meccanici a� a risparmiare lavoro ♦ la disponibilità di capitali e di energie imprenditoriali disposte a rischiosi inves�men� ♦ la fiducia nella stabilità del quadro poli�co e legisla�vo e in par�colare nella tutela dei diri� di proprietà sulle merci e sulle innovazioni tecnologiche   Dall'età cotone all'età del ferro Nei primi decenni del 1700 la manifa�ura di gran lunga più importante in Inghilterra rimaneva quella della lana, grazie all’o�ma materia prima proveniente dagli allevamen� di pecore nazionali. Contro i tessu� di cotone, la cui popolarità era molto cresciuta in seguito alle importazioni dei calicò, era stato perfino emanato un divieto (1721) al fine di proteggere le industrie della lana e della seta; il divieto venne poi a�enuato e abrogato (1774) ma solo a par�re dal 1780 si ebbe un vero decollo della produzione inglese di cotonate e solo dopo il 1810 la loro esportazione superò in valore quella dei tessu� di lana. Quali furono le ragioni di questo successo? • La materia prima costava pochissimo e poteva essere importata in quan�tà illimitate grazie al dominio dei mari di cui godeva l’Inghilterra. L’invenzione della sgranatrice meccanica da parte dell’americano Eli Whitney rese assai compe��va la produzione del sud degli Sta� Uni�, che divenne rapidamente la fonte di approvvigionamento più impo • Il cotone si prestava assai meglio della lana alla lavorazione a macchina per la sua maggiore resistenza alla trazione • I tessu� di cotone, leggeri ed economici, resisten� all’usura e facilmente lavabili, avevano un mercato potenzialmente molto più vasto che non le stoffe di lana o seta ed erano par�colarmente ada� ai climi caldi Le esigenze del se�ore tessile e quindi le rela�ve invenzioni furono per lo più opera i abili ar�giani e corrisposero a precisi bisogni dell’una o dell’altra fase della lavorazione, come dimostrano le vicende della meccanizzazione della filatura e della tessitura. Le esigenze del se�ore tessile concorsero a determinare decisivi passi avan� in altri campi della tecnologia e in primo luogo della chimica (cloro e suoi compos�) e della siderurgia (carbon fossile). Usato come combus�bile per il riscaldamento domes�co e per una serie di a�vità industriali, non si prestava alla fusione dei minerali di ferro perché i gas sviluppa�, mescolandosi al metallo, rendevano la ghisa o�enuta estremamente fragile. L’impiego del coke al posto del carbone di legna fu sperimentato con successo a Darby ma stentò a diffondersi per la difficoltà di mantenere negli al�forni le elevate temperature per una fusione perfe�a del minerale ferroso. Per trasformare in verghe o profila� di ferro la ghisa prodo�a dagli al�forni era necessario eliminare il carbonio residuo e altre impurità, il che tradizionalmente si faceva mediante il riscaldamento del metallo e la sua percussione con pesan� magli; per ridurre i cos� e aumentare la velocità di questa fase della lavorazione ebbe un’importanza decisiva l’introduzione di un processo che u�lizzava un forno a riverbero per l’eliminazione delle scorie e faceva passare successivamente il metallo a un laminatoio meccanico. Grazie a ques� processi l’industria siderurgica crebbe rapidamente e da Paese importatore l’Inghilterra si trasformò in Paese esportatore di ferro ed era oramai in grado di produrne tu�e le quan�tà necessarie non soltanto per l’utensileria e le macchine, ma anche per gli innumerevoli impieghi civili e militari. Nel 1700 vene largamente impiegata l’energia idraulica ma, oltre a non essere sempre ugualmente disponibile nel corso dell’anno questa presentava l’inconveniente di legare la localizzazione delle officine alla presenza di corsi d’acqua. I primi tenta�vi di u�lizzare la forza del vapore per muovere delle macchine vennero compiu� tra 1600 e 1700 nella costruzione di pompe per drenare l’acqua dalle miniere di carbone, che si spingevano a profondità sempre maggiori; ma la dispersione di calore rendeva queste prime macchine assai poco efficien�. Decisiva fu l’invenzione di James Wa� (1769): egli breve�ò una macchina munita di un condensatore del vapore separato dal cilindro (la ‘macchina a vapore’) che poteva così essere mantenuto a una temperatura costante con grande risparmio di energia; lo stesso Wa� introdusse successivamente altri perfezionamen�, tra cui la trasformazione del moto a stantuffo in moto rotatorio. Le ripercussioni sociali dell'industrializzazione In 1° luogo va tenuta presente la geografia degli insediamen� industriali, che riguardarono fondamentalmente le regioni centro-se�entrionali e occidentali dell’Inghilterra grazie: ■ alla maggior presenza di fiumi e cadute d’acqua ■ alla vicinanza dei giacimen� di carbone e ferro ■ ai facili collegamen� con i por� di Liverpool, Hull e Bristol ■ alla minore fer�lità delle campagne e quindi alla maggiore disponibiltà di manodopera a basso costo disposta a trasferirsi nelle fabbriche Furono proprio queste regioni a registrare i maggiori tassi di incremento demografico e al loro interno le crescite più spe�acolari furono quelle dei nuovi centri industriali: uno dei risulta� della Rivoluzione industriale fu quindi un forte impulso all’Urbanesimo. Queste ci�à, erano, nella maggior parte dei casi, agglomera� informi e cresciu� troppo in fre�a, con pochi servizi e pochissime amenità, in cui si allineavano intorno alle fabbriche squallide abitazioni di famiglie operaie; questa manodopera comprendeva uomini, donne e bambini infa� l’adozione delle macchine aveva l’effe�o di semplificare e rendere uniformi e ripe��vi i ges� del lavoratore, cui non si richiedeva più un alto livello di abilità ar�gianale. Non fu semplice abituare questa manodopera di varia età e provenienza alla disciplina della fabbrica: le ore di lavoro erano 13-14 al giorno per 6 giorni se�manali e i ritmi impos� dai sorveglian� e dalle macchine non amme�evano pause, distrazioni o rallentamen� �pici del lavoro a domicilio; i regolamen� prevedevano inoltre multe e licenziamen� per le infrazioni. Ma il nascente proletariato inglese reagì in diversi modi a questa situazione: • creazione di organizzazioni sindacali (trade unions) • forme di agitazione spontanee (sciopero, boico�aggio, proteste e pe�zioni) • luddismo • car�smo le ripercussioni sociali della Rivoluzione industriale non si limitano alla formazione di un proletariato di fabbrica: un discorso a parte meriterebbe il ceto degli imprenditori, uomini spesso di origini modeste sali� a grande ricchezza grazie al lavoro assiduo, al fiuto per gli affari e alle capacità organizza�ve; intorno al 1800 essi non si contrapponevano ancora come classe all’aristocrazia fondiaria ed erano guarda� con una certa sufficienza da quest’ul�ma e dai grandi mercan� e finanzieri. 19. LA CIVILTA’ DEI LUMI Fede e Ragione La definizione di Illuminismo più convincente è quella del filosofo Immanuel Kant, che pone l’accento sul rifiuto del principio di autorità e sull’uso sistema�co dello spirito cri�co: sono queste le cara�eris�che del philosophe, lo spregiudicato indagatore del vero che fonda la sua verità sull’osservazione dire�a dei fa� o su tes�monianze superiori a ogni dubbio, da vagliare entrambi al ‘lume’ della ragione. Fin dagli ul�mi anni del XVII secolo ques� criteri vennero applica� all’ambito religioso, allo studio delle Sacre Scri�ure e della storia della Chiesa: alla demolizione di leggende e credenze supers�ziose presero parte in Francia anche mol� ecclesias�ci, ma fu sopra�u�o in Olanda e in Inghilterra che si sviluppò la cri�ca della religione tradizionale, dei miracoli, dei dogmi e dei misteri della fede incomprensibili per la ragione umana. Locke si sforzò di conciliare fede e ragione, mentre altri si spinsero oltre nel rifiuto di ogni affermazione non spiegabile razionalmente e di ogni verità rivelata dai tes� sacri (deismo). Più problema�co che nei paesi protestan� si presentava il rapporto tra ragione e fede in ambito ca�olico a causa: • del persistere della tradizione aristotelico-scolas�ca e di forme di devozione vicine alla supers�zione • della pretesa del clero di dirigere le coscienze • della radicata intolleranza verso ogni deviazione dall’ortodossia. Venir meno delle an�che certezze Cri�ca del principio di autorità Affermazione di teorie scien�fiche e filosofiche Illuminismo radicale: cultura che assorbe il razionalismo seicentesco e riprende mol� temi della cultura liber�na, combinandoli in un impasto complesso, creatore di grandi conce� di riferimento (democrazia, coscienza, tolleranza). Furono al centro, tra XVII e XVIII s colo, di una crisi della coscienza europea dell’agricoltura, tu�avia, è condizionata dalla formazione di aziende compa�e e di grandi dimensioni condo�e da fi�avoli con immissione di capitali e scorte e con l’impiego di manodopera salariata 2. Il surplus derivato dall'a�vità agricola cos�tuisce la rendita fondiaria che i fi�avoli devono ai proprietari del suolo a �tolo di compenso delle an�cipazioni fondiarie Su queste premesse Quesnay elaborò il ‘Tableu Economique’ (1756), uno schema di circolazione di ricchezze tra le tre classi economiche (proprietaria, produ�va e sterile). Quali erano le conseguenze della teoria fisiocra�ca sulla poli�ca dei governi? a. I governi non dovevano danneggiare l’a�vità agricola con tasse e balzelli mal congegna�: l’unica imposta legi�ma per i fisiocra�ci è quella che preleva dire�amente dai proprietari una parte del prodo�o ne�o b. I governi dovevano lasciare completamente libero il commercio delle derrate: questa dire�va, che urtava contro la prassi consolidata delle autorità statali e ci�adine dell’epoca, era gius�ficata dalla considerazione che solo il libero gioco del mercato consente ai prodo� agricoli di raggiungere il loro giusto prezzo, cioè un prezzo remunera�vo per i col�vatori, che saranno così incen�va� a produrre di più. La tendenza liberista propria dei fisiocra�ci fu rielaborata in una visione più ampia dei fa� economici dallo scozzese Adam Smith. Accanto alla proporzione dei lavoratori produ�vi sul totale della popolazione, il più importante fa�ore di progresso economico è per lui la divisione del lavoro: specializzandosi in un’unica operazione, l’operaio impara a eseguirla rapidamente e perfe�amenteSi riduce così il tempo totale dedicato alla manifa�ura e si abbassa il prezzo delle merci (per S. la misura fondamentale del valore del prodo�o è la quan�tà di lavoro in esso incorporato). Nella determinazione del prezzo entrano: • il salario dei lavoratori • la remunerazione del capitale inves�to dagli imprenditori • la rendita dovuta ai proprietari del suolo Le tre classi ‘naturali’ di Smith non coincidono quindi con quelle di Quesnay, il quale limitava al se�ore agricolo il lavoro produ�vo e non dis�ngueva gli imprenditori dai salaria�. In comune con i fisiocra�ci Smith ha la fede nell'esistenza di un ordine naturale benefico: ciascun operatore economico agisce per il proprio tornaconto, ma senza saperlo promuove al tempo stesso l’interesse generale della società, come se fosse guidato da una mano invisibile; è perciò necessario che i governi lascino agire liberamente i meccanismi della domanda e dell’offerta di beni/servizi e non intralcino il gioco del mercato con dazi e vincoli. La circolazione delle idee Due fenomeni �pici dell'età dei Lumi furono: . la circolazione delle idee e delle conoscenze in stra� sociali molto più ampi . la formazione di un'opinione pubblica permeata dalla fede nella ragione e nel progresso, che sempre più si a�eggia come un infallibile tribunale della verità: l'opinione così intesa esprime il consenso delle persone colte e illuminate e si forma a�raverso la le�ura di libri e giornali, la conversazione, gli scambi epistolari e le manifestazioni di socialità di cui il Se�ecento è par�colarmente ricco. Largamente dominate dalla tradizione rimasero le is�tuzioni scolas�che e le università, che però conobbero la nascita di nuove ca�edre e la modernizzazione di contenu� e metodi di insegnamento; l’alfabe�zzazione e il numero di le�ori di libri fecero progressi notevoli a giudicare dal forte aumento delle pubblicazioni (opere di divulgazione, stampa periodica, stampa di opinione). Ma forse l’espressione più cara�eris�ca della civiltà dei Lumi furono i nuovi centri di aggregazione sociale (salo�, accademie, logge massoniche) e proprio queste forme di socialità �piche del secolo sono la migliore confutazione di una rigida definizione dell’Illuminismo come cultura borghese: in esse si mescolavano liberamente nobili, borghesi ed ecclesias�ci, accomuna� dalle stesse le�ure e dagli stessi gus�. Come si è già avuto occasione di osservare, dall’aristocrazia e dalle cor� derivavano i modelli di gusto e comportamento che, nel 1700 e in seguito, conquistarono le altre classi. A�acchi contro i privilegi lega� alla nascita e contro l’ozio dei nobili non mancarono e si fecero più frequen� nella seconda metà del secolo, ma pochi sono anima� da un conseguente egualitarismo e si mira per lo più alla cos�tuzione di una nuova elite sociale, un’aristocrazia del denaro e dei Lumi, in cui possano confluire la parte più ricca e colta della nobiltà e gli stra� superiori del ceto medio. 20. FRANCIA E INGHILTERRA NEL SETTECENTO: UN DUELLO SECOLARE La Francia dalla reggenza al ministero Fleury Alla morte di Luigi XIV (1715) il pronipote Luigi XV aveva appena cinque anni e il Parlamento francese proclamò così reggente unico il nipote del defunto monarca, Filippo d'Orleans. Il periodo della reggenza fu contrassegnato da una rela�va libertà di opinione e di cri�ca e da un assillante problema finanziario, a causa del quale Filippo decise di affidarsi alle intuizioni e ai proge� di risanamento di John Law: alla base del suo sistema vi era l’idea che l’aumento della massa dei mezzi di pagamento, o�enuto con l’emissione della carta moneta, avrebbe s�molato la circolazione del denaro e quindi il commercio e l’industria, consentendo al tempo stesso alla monarchia di pagare i suoi debi�; ma l’intero sistema poggiava sulla fiducia, che venne meno quando ci si accorse che la Compagnia delle Indie non distribuiva gli u�li spera�; i possessori delle azioni cominciarono a venderle: ben presto si scatenò tra gli inves�tori un’ondata di panico e a Law non restò che abbandonare il Paese. Mol� furono rovina� ma il Tesoro, liberandosi a�raverso la carta moneta di gran parte dei propri debi�, ne ricavò notevoli vantaggi. Terminata la reggenza (1723) Filippo assunse la carica di primo ministro e il suo posto fu preso dal duca di Borbone. Nel 1726 Luigi XV, maggiorenne, accordò la sua fiducia al suo anziano prece�ore, André-Hercule de Fleury, pur senza dargli il �tolo di primo ministro. Il governo fermo e prudente di Fleury assicurò alla Francia un lungo periodo di pace, interro�o solo dalla campagna contro l’Austria nella guerra di Successione polacca; la moneta venne stabilizzata e il percorso di risanamento delle finanze fu completato alla fine degli anni Trenta: l’economia del paese entrò così in una fase di ne�a espansione sostenuta da una successione di buoni raccol� e dal boom di importazioni di zucchero e altri generi. Tu�avia, negli anni di Fleury si delineò quel contrasto tra corona e Parlamen� che trovò negli affari religiosi un meccanismo di innesco e che cara�erizzò la vita poli�ca del regno. La Gran Bretagna nell'età di Walpole Alla morte della regina Anna salì al trono inglese l'ele�ore di Hannover Giorgio I e successivamente il figlio Giorgio II; entrambi di lingua e cultura tedesca, si interessarono più alle faccende del loro paese d'origine che alla poli�ca inglese, lasciando le redini del governo in mano a uomini capaci di manovrare il Parlamento: su queste basi prese così forma un governo di gabine�o, ovvero una prassi cos�tuzionale che assegnava a un primo ministro ai suoi principali collaboratori, il compito di governare in nome e in luogo del re. So�o gli Hannover l’a�enuarsi delle differenze ideologiche fra i par�� whig e tory finì col favorire il ricorso alla corruzione, ma bisogna fare a�enzione a non descrivere la vita poli�ca inglese del XVIII secolo come un quadro a �nte fosche: 1. i deputa� ele� nelle contee mantennero un a�eggiamento di notevole indipendenza nei diba�� parlamentari 2. la pubblica amministrazione venne progressivamente depurata dalle influenze poli�che e resa onesta ed efficiente 3. la presenza di un’opinione pubblica vigile e ben informata costrinse i governi a non perdere di vista i più vas� interessi nazionali Tra 1721 e 1742 il ruolo di primo ministro fu ricoperto da Robert Walpole, un gen�luomo che mantenne buone relazioni con la Francia e che si adoperò per ridurre il debito pubblico e per proteggere il commercio e l’industria. La stabilità poli�ca e sociale dell’Inghilterra nel XVIII secolo si fondava sulla indiscussa egemonia dei grandi proprietari terrieri: circa 30000 famiglie possedevano i ¾ della superficie col�vabile e controllavano la poli�ca nazionale a�raverso i due rami del Parlamento e la vita locale a�raverso l’ufficio dei giudici di pace. Intorno a questa nobiltà terriera (gentry) ruotavano gli esponen� dei ce� professionali, gli ufficiali dell’esercito e della marina e la parte più benestante del clero anglicano; i mercan� più ricchi, i finanzieri e i banchieri a�vi a Londra e nei grandi por� aspiravano a integrarsi nella gentry a�raverso l’acquisto di proprietà fondiarie: ques� uomini cos�tuivano il ver�ce di un’altra piramide sociale, a dominante urbana, che conteneva un gran numero di piccoli commercian�, bo�egai, maestri ar�giani, vagabondi e poveri. Lo sviluppo economico e il ristagno della popolazione e dei prezzi, cara�erizzan� la prima metà del XVIII secolo, favorirono un certo miglioramento nel tenore di vita delle masse popolari, ma la durezza della loro esistenza e la loro subalternità rispe�o alle classi agiate non ne furono alterate. La stabilità britannica fino al tardo 1700 ci appare nel suo complesso un peculiare miscuglio di libertà e dipendenza, di mobilità sociale individuale e di solidità delle gerarchie di gruppo, di tradizionalismo e progresso, di raffinatezza e brutalità, di prosperità e miseria. Eppure, nel confronto con la maggior parte dell’Europa con�nentale, risaltavano sopra�u�o gli aspe� posi�vi: • le garanzie legali contro gli arres� e i cas�ghi arbitrari • il radicamento delle is�tuzioni parlamentari • la snellezza e la rela�va efficienza della burocrazia statale  • la libertà di esprimere le proprie opinioni e di pra�care la propria fede I confli� decennali del Se�ecento Il lungo periodo di pace di cui aveva goduto la Francia dopo la morte di Luigi XIV venne interro�o dalla guerra di Successione polacca (1733-1738). Alla morte del re di Polonia Augusto III (1733) la Dieta polacca elesse Stanislao Leszczynski, padre della consorte del re di Francia Luigi XV, ma Austria e Russia reagirono imponendo l’elezione del principe di Sassonia Federico Augusto, che assunse il nome di Augusto III. Per vendicare l'oltraggio il governo francese organizzò una coalizione an�austriaca con il re di Sardegna Carlo Emanuele III e la monarchia spagnola: l’a�acco colse impreparata la monarchia asburgica, Milano fu occupata dai franco-piemontesi (1733) e i regni di Napoli e Sicilia vennero conquista� da un esercito spagnolo al comando di Carlo di Borbone (1734). Negli anni seguen� l'Inghilterra esercitò un'opera di mediazione che portò alla pace di Vienna (1738): l'Austria recuperava il Milanese ma cedeva alla Savoia le province di Tortona e Novara e a Carlo di Borbone Napoli e la Sicilia; l'es�nzione della famiglia dei Medici (1737) favorì un altro scambio di territori: il duca di Lorena Francesco Stefano, marito di Maria Teresa d’Asburgo, divenne granduca di Toscana e la Lorena fu assegnata a Leszczynski col pa�o che alla sua morte sarebbe stata annessa alla Francia. For� delle concessioni del tra�ato di Utrecht, i mercan� inglesi dominavano le coste dell'America La�na, pra�cando su larga scala il contrabbando; ma quando le autorità coloniali spagnole sequestrarono alcuni carichi degli inglesi, la pressione dell’opinione pubblica costrinse Walpole a muovere guerra alla Spagna (1739). Le os�lità si trascinarono fino alla metà degli anni Quaranta, quando confluirono nel confli�o europeo noto come Guerra di Successione Austriaca (1740-1748). La guerra fu scatenata dall'aggressione lanciata dal nuovo re di Prussia Federico II contro la Slesia, la parte più a nord del Regno Asburgico di Boemia, che, proprio in quel periodo, era alle prese con la successione al trono: la monarchia austriaca era guidata da qualche mese da Maria Teresa, figlia dell’imperatore Carlo VI; l’eredità asburgica trovava però dei pretenden� negli ele�ori di Baviera e di Sassonia e allo stesso modo i Borbone di Francia e di Spagna volevano cogliere l’occasione per infliggere un colpo decisivo alla dinas�a nemica. burocra�co, di mantenere la servitù della gleba e di ricorrere ai nobili per l’esercizio di cariche militari e civili. Federico II: • Mostrò il suo genio militare nella guerra di Successione austriaca e nella guerra dei Se�e anni: in questo secondo confli�o la Prussia riuscì a difendere il possesso della Slesia. In seguito Federico II non fu più costre�o a impegnarsi in operazioni militari su vasta scala, pur con�nuando a incrementare il suo esercito e o�enendo un nuovo importante ingrandimento territoriale in occasione della prima spar�zione della Polonia, grazie all’annessione della Prussia occidentale. • Favorì l’incremento demografico a�raverso le annessioni territoriali e un’intelligente poli�ca di popolamento delle terre orientali • Instaurò una tolleranza religiosa che favorì l’immigrazione e rese il Paese, so�o questo profilo, il più avanzato d’Europa • In campo amministra�vo realizzò un’efficace poli�ca di preparazione dei quadri burocra�ci, per l’ingresso nei quali divenne obbligatorio un �tolo di studio e il superamento di regolari esami • In campo giudiziario abolì la tortura, limitò fortemente la pena di morte e ge�ò le basi del Codice civile prussiano • Estese la libertà di stampa e rese l'istruzione elementare obbligatoria per tu� La monarchia austriaca so�o Maria Teresa e Giuseppe II Le guerre di Successione polacca e austriaca avevano segnato una grave crisi per la famiglia Asburgo, che perse la Slesia e dei possedimen� in Italia; eppure, proprio la durissima prova a�raversata nei primi anni di regno convinse Maria Teresa che per mantenere all’Austria il rango di grande potenza europea era necessario un potenziamento dell’apparato militare e trasformazioni incisive nelle stru�ure amministra�ve e finanziarie dell’Impero. Maria Teresa non era certo una sovrana ‘illuminata’ come Federico II, ma sapeva coniugare buon senso e determinazione, concentrandosi: ♥ nella prima metà su esigenze di accentramento amministra�vo, finanziario e militare: • nel 1748 la regina costrinse i ce� di ogni Land (territorio) di votare le imposte non più ogni anno, ma per un intero decennio, lasciando a organi regi di nuova is�tuzione il compito di riscossione dei tribu� • nel 1749 le cancellerie boeme e austriache vennero sos�tuite da un unico Dire�orio che assommava funzioni amministra�ve e finanziarie • la nobiltà, costre�a a pagare l'imposta fondiaria di cui prima era esente, fu compensata con il conferimento delle cariche civili e militari ♥ nella seconda metà sul mo�vo della ‘pubblica felicità’, cioè del benessere dei suddi� al quale doveva essere finalizzata l’organizzazione dello Stato. Il più autorevole rappresentante di tale concezione fu Wenzel Anton von Kaunitz- Ri�berg, l’artefice del ‘rovesciamento delle alleanze’ del 1756; nominato cancelliere di corte e Stato (1753) Kaunitz approfi�ò dell’emergenza bellica per imporre l’is�tuzione di un Consiglio di Stato (1760) come suprema istanza di coordinamento tra i vari dicasteri: a�raverso quest’organo la sua influenza divenne preponderante in ogni ambito di governo. Alla morte improvvisa di Francesco Stefano (1756), marito di Maria Teresa e imperatore del Sacro Romano Impero dal 1745 come Francesco I, gli succede�e il figlio Giuseppe II, nominato dalla madre coreggente degli sta� ereditari asburgici; da allora e fino alla morte di Maria alla testa degli affari vi fu un trio composto da Maria Teresa, Kaunitz e Giuseppe II. Giuseppe II dedicò tu�e le sue energie al solo scopo di rafforzare l’autorità e la compa�ezza dello Stato, del quale si sen�va il primo servitore; quando egli si ritrovò solo a reggere il regno austriaco e i possedimen� limitrofi (1780-90) si dis�nse per lo s�le di governo, più dispo�co e intransigente e dal ritmo incalzante degli interven�; inoltre, nella sua poli�ca religiosa (nota come Giuseppinismo) confluivano istanze di riforma interne alla Chiesa ca�olica e la volontà di affermare l’autorità statale sul clero nazionale: ✓ Nel 1781 Giuseppe II emanò la ‘patente di tolleranza’ che rendeva legi�mo il culto per le confessioni protestan� e greco-ortodossa ✓ vennero eliminate le discriminazioni di cui soffrivano gli ebrei ✓ vennero irrigidite le condizioni per pronunciare i vo� monas�ci ✓ circa 700 monasteri e conven� furono soppressi e i loro beni des�na� a finanziare scuole e a�vità assistenziali ✓ per quanto riguarda il clero secolare, le cure maggiori vennero dedicate alla sua formazione a�raverso l’is�tuzione di seminari statali ✓ le pra�che di culto vennero disciplinate secondo i canoni della ‘regolata devozione’ di Ludovico Antonio Muratori In campo civile i provvedimen� più importan� riguardarono istruzione, economia e gius�zia: • nel 1774 una legge introdusse l’obbligo scolas�co e prescrisse l’apertura di una scuola elementare in ogni parrocchia; anche gli studi superiori furono riordina� • si tentò di unificare il mercato interno, sopprimendo i dazi e pedaggi • fu intrapresa la via del sostegno alle manifa�ure nascen� mediante sovvenzioni e agevolazioni e si procede�e a smantellare gradualmente le corporazioni di ar� e mes�eri • dal pdv dell’agricoltura, furono notevoli gli interven� dire� a regolare i rappor� tra i signori feudali e i contadini a loro sogge� • vennero aboli� i residui di servitù personale • venne reda�o un nuovo catasto dei beni fondiari per favorire una più equa distribuzione delle imposte e la commutazione degli obblighi di lavoro in pagamen� di denaro • fu promulgato il Codice penale giuseppino (1787) Molte di queste riforme però suscitarono malcontento e resistenze, sopra�u�o in quei territori come il Belgio e l'Ungheria, meno tocca� dalle inizia�ve; a ciò si aggiunse l'enorme costo finanziario e umano della guerra che Giuseppe II volle intraprendere a fianco dei russi contro il nemico turco (1787). I Paesi Bassi e il Belgio approfi�arono di questo momento di distrazione per insorgere e proclamarsi indipenden� (1787 e 1789) e persino l'Ungheria era sull'orlo di una rivolta quando Giuseppe II morì (1790). A Giuseppe II succede�e con il nome di Leopoldo II, il fratello minore Pietro Leopoldo, granduca di Toscana, che fu costre�o a elargire concezioni e privilegi ai nobili per salvare la situazione; egli morì prima di aver potuto riprendere il cammino delle riforme. Il bilancio di mezzo secolo di a�vità riformatrice era tu�avia largamente posi�vo per la monarchia asburgica, le cui riforme: • avevano rinnovato le stru�ure portan� dell’esercito e della burocrazia • avviato una tradizione di buona amministrazione e di a�enzione per i bisogni delle classi subalterne • reso possibile un considerevole sviluppo della popolazione, manifa�ure e traffici La Russia di Caterina II L'eredità di Pietro il Grande era stata ben raccolta dalla figlia Elisabe�a, che proseguì i medesimi indirizzi di modernizzazione culturale del Paese, di rafforzamento militare e di una più incisiva presenza in poli�ca estera. Il successore Pietro III venne deposto (1762) in seguito a un colpo di stato organizzato dalla giovane moglie Caterina II, colta e brillante principessa tedesca che si fece subito proclamare ‘autocrate di tu�e le Russie’: il suo lungo regno cos�tuì una tappa fondamentale nella storia russa, tanto per l’evoluzione interna del Paese quanto per l’espansione verso l’esterno: la zarina era amica e corrispondente dei philosophes e fece il possibile per aprire la Russia all’influenza della cultura europea; i nobili non furono più rigorosamente obbliga� al servizio dello Stato poterono liberamente viaggiare e recarsi all’estero e regnò inoltre notevole libertà di espressione e di cri�ca. Il primo bersaglio della poli�ca riformatrice di Caterina fu la Chiesa ortodossa, bas�one del tradizionalismo e proprietaria di immense estensioni di terra: nel 1764 furono confiscate tu�e le proprietà ecclesias�che, le cui rendite servirono a risanare le finanze e a finanziare gli is�tu� di istruzione; ai ministri del culto venne assegnato uno s�pendio e la maggior parte dei conven� fu soppressa. La più clamorosa inizia�va della zarina fu la convocazione (1767) di una commissione legisla�va composta da rappresentan� di nobili, ci�adini, contadini liberi e anche delle nazionalità non russe con il compito di elaborare un nuovo codice di leggi; ‘l’istruzione’, reda�a da Caterina in persona per servire da guida ai lavori della commissione, era in gran parte ricalcata sulle opere degli illuminis� e indicava come obie�vi della legislazione la pubblica felicità, la tolleranza, la libertà, l’umanizzazione di pene e procedure giudiziarie. Ma ques� proge� rimasero sulla carta a causa delle aspre dispute che insorsero all’interno della commissione, sciolta alla fine del 1768 con il pretesto della guerra contro i Turchi. Gli inasprimen� fiscali provoca� dalla guerra, la penuria di viveri dovuta a un ca�vo raccolto e una pes�lenza (1771-72) acuirono il malcontento nelle campagne. Nel se�embre 1773 Pugacev cominciò a raccogliere seguaci spacciandosi per il redivivo zar Pietro III e denunciando l’oppressione dei nobili: affluirono so�o le sue bandiere cosacchi, baskiri, servi fuggiaschi, operai e vecchi creden�; l’insurrezione venne domata solo nell’estate del 1774. Pugacev, condo�o a Mosca, fu processato e gius�ziato (1775). Il �more dell'anarchia indusse la zarina ad abbandonare qualsiasi velleità d'intervento a favore delle masse rurali; le condizioni dei contadini servi furono anzi rese più dure. Venne comunque realizzata una meritoria riforma delle amministrazioni locali, ar�colate nei governatoria� e a livello inferiore nei distre�. Molto fu anche fa�o per l’istruzione pubblica, grazie alla fondazione di is�tu� superiori e all’avvio di un programma di insegnamento elementare gratuito. Furono registra� inoltre considerevoli progressi nei se�ori delle manifa�ure, dell’estrazione mineraria e del commercio con l’estero. In poli�ca estera Caterina II o�enne notevoli successi: • la guerra contro l'impero o�omano (1768) fu contrassegnata dalla spe�acolare azione di una squadra navale russa che circumnavigò l'Europa e a Chio distrusse la flo�a turca; il confli�o si concluse con un tra�ato (1774) che diede ai Russi l'accesso al Mar Nero e il passaggio per il canale del Bosforo. • la prima spar�zione della Polonia (1772) aveva fru�ato l’annessione della Bielorussia, mentre con le successive spar�zioni (1793 e 1795) la Russia acquisì tu�a la metà orientale del territorio rimasto alla Polonia • venne infine proclamata l’annessione della Crimea (1783), divenuta defini�va dopo una seconda guerra russo-turca (1787-1792) nella quale la zarina ebbe come alleata la monarchia austriaca Le spartizioni della Polonia e le riforme in Scandinavia La grande guerra del Nord (1700-1721) aveva sconvolto le sor� della Polonia, determinando un ulteriore regresso economico e demografico e segnando il rafforzamento delle grandi famiglie magna�zie (la pra�ca del liberum veto da parte dei nobili rendeva inconcluden� tu�e le riunioni del Parlamento e vanificava ogni tenta�vo in senso assolu�s�co). Alla morte di Augusto III di Sassonia, re di Polonia, la Russia appoggiò l'elezione di Stanislao Poniatowski, che propose un programma di riforme che prevedeva la soppressione del • la diffusione delle ‘Società economiche degli amici del Paese’ Nel corso del secolo la popolazione spagnola passò da 8 mln a 11.5 mln e notevoli segnali di risveglio economico si manifestarono nella periferia del regno. Anche il se�ore agricolo crebbe grazie all'abolizione di tecniche arretrate; uno sviluppo anche più rapido conobbero le colonie ispano-americane, dove gli sforzi della madrepatria per comba�ere la volontà d'autonomia creola furono vani per via di una nascente e coesa classe dirigente locale di origine spagnola. 22. L’ITALIA DEL SETTECENTO Mutamen� poli�ci e culturali nella prima metà del secolo. Le riforme in Piemonte Fin dal 1706-1707 i domini spagnoli in Italia (Stato di Milano, Regno di Napoli, Sicilia e Sardegna) erano passa� grazie ai successi imperiali agli Asburgo di Vienna, che alla pace di Rasta� (1714) dove�ero cedere la Sicilia, col �tolo regio, ai Savoia; nel 1720 imposero però a ques� ul�mi lo scambio con la Sardegna, più povera e meno popolosa. La guerra di Successione polacca (1733-1738) portò alla temporanea occupazione di Milano da parte del Re di Sardegna Carlo Emanuele III, che alla fine dove�e accontentarsi dell'acquisto delle due province di Novara eTortona. La monarchia austriaca perse il regno DI Napoli e la Sicilia, conquista� nel 1734 da Carlo di Borbone, figlio del sovrano spagnolo Filippo V; in compenso Carlo VI d'Asburgo ebbe Parma e Piacenza e Francesco Stefano di Lorena o�enne il Granducato di Toscana (1737). La guerra di Successione austriaca (1740-1748) spostò ulteriormente a est il confine tra Stato sabaudo e Lombardia austriaca; da quest'ul�ma vennero staccate Parma e Piacenza, che tornarono a formare un ducato indipendente amministrato da Filippo di Borbone. Insieme al declino della potenza spagnola, si registrò nell’Italia del primo Se�ecento l'indebolimento della Chiesa; nella controversia tra papato e impero non pochi furono i le�era� che presero le par� dell'impero: l'an�curialismo divenne il terreno privilegiato d'incontro tra monarchia austriaca e ceto intelle�uale del Mezzogiorno. Più in generale, i decenni tra Sei e Se�ecento segnarono una ripresa e un rafforzamento degli scambi culturali tra Italia ed Europa e una presa di coscienza di arretratezza nei confron� di nazioni come Francia, Inghilterra e Olanda. L'espansione territoriale e il rafforzamento poli�co e militare del Piemonte sabaudo furono accompagna� da una serie di riforme promosse da Vi�orio Amedeo II: • redazione di un nuovo catasto delle proprietà fondiarie, la cui entrata in vigore (1731) portò ad una migliore distribuzione delle imposte e ad una sensibile riduzione delle immunità di cui godevano i beni feudali ed ecclesias�ci • restrizione dei privilegi giurisdizionali della Chiesa • rilancio e riforma dell'Università di Torino • creazione di un sistema statale di scuole secondarie • accentramento del potere nelle mani del monarca, che si espresse nella riduzione delle autonomie locali e nell’estensione a tu�e le province degli intenden� • riordinamento degli organi centrali di governo • unificazione legisla�va a�uata con le Cos�tuzioni del 1723 e 1729 • adozione di una serie di provvedimen� di natura mercan�lis�ca per favorire lo sviluppo delle manifa�ure Con il successore Carlo Emanuele III proseguì il rafforzamento delle tendenze assolu�s�che: • In Savoia si giunse all'abolizione della feudalità (1771) • La Sardegna fu ogge�o di provvedimen� intesi a limitare il potere baronale, a ridurre i privilegi ecclesias�ci, a comba�ere il brigantaggio e l'analfabe�smo. I Regni di Napoli e di Sicilia so�o i Borbone Nel Reno di Napoli, il riacquisto dell’indipendenza so�o un ‘re proprio’, grazie all’insediamento di Carlo Borbone (1734), favorì una spinta rinnovatrice che portò: alla limitazione delle giurisdizioni baronali alla ripresa della poli�ca giurisdizionalis�ca alla riforma degli studi nell’Università di Napoli all’avvio di una catastazione delle terre e dei beni, che però si protrasse a lungo senza portare a miglioramen� consisten� nei metodi di riparto ed esazione dei tribu� Molto ricca e vivace rimase la vita intelle�uale a Napoli. Assai maggiore che per il passato era ora l’a�enzione della classe intelle�uale alla realtà delle province, alla necessità dei ce� produ�vi e commercian�, alle condizioni di vita spesso tragiche e primi�ve delle masse contadine; sempre più chiara e diffusa era la percezione che nella feudalità stava il nodo cruciale che bisognava sciogliere per aprire nuove prospe�ve di sviluppo alla società meridionale. Quando Carlo di Borbone divenne re di Spagna col �tolo di Carlo III (1759), il toscano Bernardo Tanucci, ministro degli esteri, divenne la figura più autorevole del Consiglio di reggenza is�tuito in considerazione della minore età del successore Ferdinando IV. Intransigente difensore dei diri� dello Stato nei confron� della Chiesa, Tanucci era però alieno da riforme radicali sul piano economico e sociale. Il giovane Ferdinando IV sposò Maria Carolina, figlia di Maria Teresa d’Austria. l’orientamento filoaustriaco impresso al governo dalla regina, che fece licenziare il Tanucci (1776), portò in un primo tempo alla ripresa dell’azione riformatrice: a misure liberalizzatrici in campo commerciale e all’is�tuzione di un ‘Monte frumentario’ per il credito ai col�vatori, si accompagnarono la fondazione di manifa�ure regie e l’erezione di una ‘Cassa sacra’ per la Calabria. Anche in Sicilia il periodo di viceregno di Domenico Caracciolo fu contrassegnato da importan� inizia�ve (abolizione dell’Inquisizione e avvio di un catasto). Né in Sicilia né nel Mezzogiorno con�nentale le riforme giunsero tu�avia a me�ere in discussione il permanere delle stru�ure feudali nelle campagne e a liberare lo Stato dal groviglio di interessi priva� che ne limitava e condizionava l’autorità. Illuminismo e riforme nella Lombardia austriaca Dopo la pace di Aquisgrana (1748) la monarchia austriaca rimase in possesso dello Stato di Milano e del ducato di Mantova, uni� so�o lo stesso governo a formare la Lombardia austriaca; nell’orbita asburgica rientrava però anche il Granducato di Toscana, assegnato nel 1737 a Francesco Stefano di Lorena, marito di Maria Teresa; nel 1753, inoltre, un accordo s�pulato col duca di Modena Francesco III d’Este inserì anche i Duca� di Modena e Reggio nella sfera d’influenza austriaca. Una prima ondata di riforme inves� lo stato di Milano tra 1740 e 1750. • Fu riordinata l'amministrazione delle finanze (1749); al risanamento delle finanze contribuirono sia la concentrazione degli appal� dei dazi in un’unica ‘Ferma generale’, sia l'is�tuzione di un banco (‘Monte di Santa Teresa’) per la ges�one del debito pubblico e il graduale rimborso dei creditori dello Stato. • Fu abolita la vendita delle cariche, conferite d’ora in poi solo in base a requisi� di capacità e merito • Fu compiuto il catasto (già iniziato so�o Carlo VI, 1718) ad opera di una Giunta regia presieduta dal giurista Pompeo Neri • Fu imposto, dopo un decennio di duro lavoro e aspri confli� con il patriziato, il nuovo sistema censuario (1760) • Fu redistribuita l’imposta fondiaria e rido�a e resa fissa l’imposta dovuta dai contadini • Al governo delle comunità furono prepos� i rappresentan� degli ‘es�ma�’ so�o il controllo di funzionari regi de� ‘cancellieri delega�’ o ‘cancellieri del censo’ Un contributo notevole alla diffusione dei Lumi venne negli anni seguen� dall’Accademia dei Pugni, un gruppo di giovani nobili in polemica con il sapere e il costume dei padri, che dal 1761 si raccolse intorno a Pietro Verri, spirito irrequieto e versa�le a�ra�o dalla nascente scienza economica; l’impulso al cambiamento venne però sopra�u�o da Vienna, da dove nel 1759 venne inviato a Milano, come ministro plenipotenziario, il conte Carlo di Firmian. • La ristru�urazione delle magistrature avviata nei decenni centrali del secolo culminò con la separazione (1771) degli affari giudiziari, riserva� al Senato, da quelli amministra�vi e finanziari, affida� a un Magistrato camerale rinnovato negli uomini e nelle competenze: ciò permise anche in questo se�ore quell’ordine e quella equità che il sistema censuario aveva realizzato nell’imposizione dire�a: vennero pian piano risca�ate le regalie alienate • Venne unificato il mercato interno • Fu smantellato il regime annonario • Furono sciolte le corporazioni di ar� e mes�eri So�o Giuseppe II: • Si giunse alla soppressione del Senato e all'is�tuzione di un moderno sistema giudiziario ar�colato in tre istanze (1786) • Vennero insedia� in ogni provincia gli intenden� poli�ci, funzionari regi dai quali dipendeva tu�a la vita locale • Il controllo dello Stato sulla vita religiosa giunse alle conseguenze estreme, con l’avocazione al principe della facoltà di conferire i benefici ecclesias�ci e con la sos�tuzione ai seminari vescovili di un seminario regio a Pavia per la formazione del clero • Furono rinnovate le scuole superiori di Milano e l’Università di Pavia • Si diffusero, dal 1786, scuole elementari per il popolo (‘scuole normali’) • Fu migliorata l'economia della regione grazie alle riforme finanziarie, al miglioramento delle vie di comunicazione e all'accesso privilegiato al mercato austriaco La Toscana dalla Reggenza a Pietro Leopoldo Il nuovo Granduca di Toscana Francesco Stefano, marito di Maria Teresa e dal 1745 anche imperatore del Sacro Romano Impero, risiedeva a Vienna e si faceva rappresentare a Firenze da un Consiglio di Reggenza composto da funzionari lorenesi. Al sovrano importava sopra�u�o assicurarsi un consistente flusso di entrate dal proprio dominio e x questo gli interven� di > rilievo riguardarono nei primi anni il se�ore finanziario, mentre una linea di fermezza e rigidità venne seguita nei rappor� con la Chiesa. Gli ul�mi anni della reggenza lorenese in Toscana furono segna� da una pesante cares�a che Pompeo Neri, richiamato a Firenze per far parte del Consiglio di reggenza, provò a sconfiggere favorendo la libera circolazione delle derrate in modo da incen�vare e incoraggiare la produzione e il commercio del grano. Questo ordinamento liberista si affermò pienamente so�o il governo di Pietro Leopoldo, il nuovo granduca che nel 1767 propose con una legge la compravendita dei cereali all'interno dello Stato e anche l'esportazione finché i prezzi fossero ritorna� al livello abituale. La popolazione complessiva delle 13 colonie si aggirava all’inizio del XVIII secolo a�orno alle 250000 anime, ma già nel 1775 era arrivata a 2,5 mln a causa della forte eccedenza delle nascite sui decessi e del costante flusso immigratorio. Di gran lunga inferiore era la popolazione della Nuova Francia, parte dell’odierno Canada, dove nella prima metà del Seicento erano state fondate le ci�à di Québec e Montréal. Riconosciuta come ‘colonia regia’, la Nuova Francia ebbe is�tuzioni simili a quelle di una provincia francese, con un governatore e un intendente; solo il culto ca�olico era ammesso e di grande autorità godevano i gesui�; la popolazione viveva di agricoltura, caccia, pesca e del commercio delle pellicce. Dalla regione dei Grandi Laghi gli esploratori e missionari francesi si erano spin� verso sud lungo il corso del Mississippi, fino a raggiungere le sue foci e a fondare la ci�à di New Orléans (1720); la presenza francese in ques� immensi territori, denomina� Louisiana, era limitata a una catena di for� pos� in posizioni strategiche, ma in prospe�va essa era tale da bloccare l’ulteriore espansione delle colonie britanniche verso occidente. I contrasti tra le tredici colonie e la madrepatria Mo�vi di malcontento e contrasto tra le colonie e la madrepatria: • La sensazione di inu�lità del sostegno poli�co-militare delle colonie alle truppe della madrepatria inglese durante la guerra ‘franco-indiana’ • La pretesa del Parlamento inglese pretese di vietare il commercio dire�o tra le colonie e Paesi terzi e la produzione e l’esportazione di manufa� che potessero entrare in concorrenza con quelli della Gran Bretagna • La penalizzazione delle colonie per quanto riguarda la legislazione restri�va in materia di moneta e di credito • L’oppressione dei poteri di veto e intervento esercita� dai governatori e dai loro consigli sulle assemblee legisla�ve a base largamente democra�ca • Graduale acquisizione da parte degli americani della coscienza di se stessi come popolo dis�nto ma per cara�ere e cultura e rela�vo allentamento dei vincoli di fedeltà che li legavano alla madrepatria Alla fine della guerra dei Se�e anni era convinzione del governo inglese che l'indebitamento statale, la riorganizzazione e la difesa dell’impero richiedesse un maggior contributo da parte di quan� ne traevano vantaggi e in primo luogo dai coloni nordamericani. Negli anni seguen� furono emanate norme sempre più soffocan� volte a reprimere il contrabbando e vennero introdo� nuovi dazi su zucchero, caffè, vino, carta, tè e una tassa di bollo sui documen� legali e sui fogli periodici: i coloni, già colpi� dagli effe� nega�vi della guerra e da una crisi di sovrapproduzione del tabacco, dichiararono incos�tuzionale la tassa di bollo perché votata da un Parlamento in cui essi non erano rappresenta�; il governo inglese ri�rò la tassa di bollo ma riaffermò il proprio diri�o di tassare i coloni e introdusse nuovi dazi sull’importazione di tè e altri generi. I coloni iniziarono a boico�are le merci inglesi e la tensione crebbe finché a Boston un paio di solda� inglesi aprirono il fuoco sulla folla uccidendo cinque civili (1770); nel 1773 un gruppo di patrio� traves�� da indiani salì a bordo di una nave della Compagnia delle Indie orientali in a�esa di scaricare la sua merce nel porto di Boston e ge�ò in acqua tu�o il carico di tè da essa trasportato: questo gesto segnò l'inizio delle os�lità fra colonie e madrepatria. La guerra di indipendenza americana La reazione del governo inglese fu durissima e provocò nelle colonie uno stato generale di insubordinazione: dovunque sorsero comita� e organismi che esautorarono di fa�o le autorità britanniche. Primo Congresso Con�nentale (Filadelfia, 1774): fu deciso il boico�aggio delle merci inglesi e riaffermato il principio secondo cui gli americani riconoscessero valide solo le leggi e le imposte votate dalle loro assemblee e non dal Parlamento britannico. Secondo Congresso con�nentale (Filadelfia, 1775): coincise col verificarsi di sanguinosi scontri arma� tra i coloni e l'esercito britannico. Il 4 luglio 1776, in un clima di esaltazione colle�va, venne approvata la Dichiarazione di indipendenza, che proclamava il diri�o degli americani di darsi un nuovo governo sulla base dell'uguaglianza naturale tra tu� gli uomini e del diri�o inalienabile di ognuno alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità. Il comando delle forze fu affidato a George Washington, un ricco possidente della Virginia che si era dis�nto contro i francesi durante la guerra dei Se�e anni. Le truppe inglesi, dopo un primo momento di successi, cominciarono a soccombere di fronte alla disciplina e all'organizzazione dell'esercito americano che, con la ta�ca della guerriglia, soprese i solda� nemici logorando loro il morale; la svolta arrivò con la ba�aglia di Saratoga (1777) dove un con�ngente inglese di 8000 solda� si arrese agli americani. Questo episodio convinse il governo francese ad appoggiare militarmente gli americani, la cui causa già da tempo riscuoteva i favori dell’opinione pubblica: l'intervento della Francia e in seguito anche della Spagna valse a contendere alla flo�a britannica il dominio dei mari e a impedire l’approvvigionamento dell’esercito di occupazione; nel 1781 il generale inglese Cornwallis, stre�o tra la squadra francese e l'esercito congiunto franco-americano fu costre�o a capitolare a Yorktown. Con il tra�ato di Versailles (1783) la Gran Bretagna riconosceva l’indipendenza delle 13 colonie nordamericane e res�tuiva alla Francia alcuni territori nei Caraibi, nel Senegal e alla Spagna Minorca e la Florida. Una Costituzione per gli Stati Uniti d'America Le conseguenze della guerra prolungata rappresentarono per il Congresso con�nentale problemi di difficile soluzione. Gli ‘Ar�coli di Confederazione’, vota� nel 1777 ed entra� in vigore nel 1781, lasciavano al governo di quelli che ormai erano gli Sta� Uni� d'America solo la poli�ca estera e la difesa, mentre tu� gli altri poteri erano preroga�va dei singoli Sta�. Si fece dunque largo fra gli uomini poli�ci l'esigenza di un governo centrale forte, capace di arbitrare tra le singole ex colonie, di regolare il commercio e la moneta e di difendere gli interessi comuni all’esterno: tale aspirazione trovò due propagandis� assai efficaci i James Madison e in Alexander Hamilton, capifila del par�to federalista, dal cui ambiente par� la richiesta che il Congresso convocasse una Convenzione incaricata di rivedere la Cos�tuzione. Terza Convenzione con�nentale (Filadelfia, maggio- se�embre 1787): dopo accese discussioni prevalse la proposta della delegazione della Virginia di una Cos�tuzione federale interamente nuova, approvata il 17 se�embre e entrata in vigore nell’estate del 1788. • Alla base della nuova forma di Stato federale sancita dalla Cos�tuzione vi era un difficile equilibrio tra l'esigenza di rafforzare il governo centrale e quella di salvaguardare l'autonomia dei singoli Sta� • Al presidente, il cui mandato (rinnovabile) durava 4 anni, spe�avano il potere di veto sospensivo sulle leggi, la nomina dei ministri e la direzione, so�o il controllo del Congresso, della poli�ca estera e delle forze armate e la designazione dei giudici della Corte suprema, che una volta insedia� erano però inamovibili • Il potere legisla�vo fu affidato ad un Congresso composto da un Senato e da una Camera dei rappresentan�, entrambi ele�vi ma differen� per durata del mandato e per modalità di elezione • Al ver�ce del potere esecu�vo vi era un presidente ele�o dal popolo • Alla corte suprema, ver�ce del potere giudiziario, era a�ribuito una sorta di controllo di legi�mità cos�tuzionale sulla legislazione del governo federale e dei singoli Sta� Lo sviluppo degli Stati Uniti tra 1700 e 1800 Superata la crisi della guerra d’Indipendenza e dell’unione confederale, la giovane nazione americana riprese con grande impeto la via dello sviluppo demografico ed economico. Ancora prima della Cos�tuzione (1787) era stato previsto che i territori dell’ovest colonizza� dai bianchi sarebbero potu� diventare membri a pieno �tolo della confederazione non appena avessero superato i 60000 abitan�: il primo stato a unirsi ai 13 già coesi fu il Vermont (1791) seguito dal Kentucky (1792), dal Tennessee (1796), dall’Ohio (1802). Per quanto il governo si sforzasse di regolare l'assegnazione delle terre fu impossibile evitare massicci fenomeni specula�vi e l’insorgere di tensioni tra gli Sta� meridionali e il flusso migratorio proveniente dalle coste centro-se�entrionali; chi fece le spese di questa inarrestabile espansione furono gli indiani, espulsi dai loro territori di caccia e decima� dalle mala�e infe�ve e dall’uso smoderato di alcolici vendu� loro dai bianchi. L’economia degli Sta� del sud riceve�e un grande impulso dall’espansione della coltura del cotone, resa più reddi�zia dalla diffusione di una macchina sgranatrice e s�molata dalla crescente domanda dell’industria britannica; era quindi interesse dei piantatori meridionali mantenere liberi gli scambi con la Gran Bretagna, dalla quale acquistavano manufa� a basso prezzo in cambio delle loro derrate. Le nascen� manifa�ure del centro-nord, invece, avevano tu�o da guadagnare dall’imposizione di dazi prote�vi e i circoli mercan�li e finanziari di por� come Boston e New York andavano rapidamente estendendo la loro influenza sulla poli�ca governa�va e su tu�a la società americana. Il primo presidente degli Sta� Uni� fu George Washington, ele�o nel 1789 e riele�o anche per il quadriennio successivo; la fama di generale vi�orioso, la semplicità dei suoi modi e la felice scelta dei suoi collaboratori assicurarono al governo federale l'autorità necessaria per l'adozione di misure spesso impopolari (dazi, imposte). Il controllo del governo centrale sulla moneta e sul credito fu rafforzato con l’is�tuzione di una Banca degli Sta� Uni� (1791): questa tendenza all’accentramento dei poteri e alla promozione degli interessi industriali e finanziari del nord incontrò una crescente opposizione, che diede vita a un par�to repubblicano (1791) contrapposto a quello federalista, che ebbe il suo più autorevole rappresentante in Thomas Jefferson. Le elezioni presidenziali del 1796 furono vinte da un altro federalista (J. Adams) ma nel 1800 riuscirono a spuntarla i repubblicani, guida� dallo stesso Jefferson e poi da James Madison. La svolta rappresentata dall’avvento al potere di Jefferson, che ridusse le spese per la burocrazia, la diplomazia e l'esercito e res�tuì agli Sta� parte dei poteri usurpa� dal governo federale, si ripercosse anche sulla poli�ca estera degli Sta� Uni�: • Negli anni Novanta, di fronte al radicalizzarsi della Rivoluzione francese, il governo Usa si riaccostò alla Gran Bretagna, con la quale fu s�pulato un tra�ato di commercio (1794) • Dal 1800 venne instaurandosi un rapporto preferenziale con la Francia di Napoleone, che nel 1803 decise di vendere agli Usa l’intero territorio della Louisiana. I deputa� del Terzo Stato proposero agli altri due ordini di riunirsi in un'unica assemblea per la verifica dei poteri, ma nobiltà e clero in un primo momento rifiutarono, poi di fronte alla fermezza del Terzo Stato alcune fazioni del clero cede�ero. Luigi XVI, solidale con la nobiltà, chiuse la sala delle adunanze ma i deputa� del Terzo Stato assunsero il nome di Assemblea nazionale (17 giugno) e si riunirono nella cosidde�a ‘sala della pallacorda’, giurando (20 giugno) di non separarsi più e riunirsi dovunque le circostanze lo richiedessero finché la Cos�tuzione non fosse stata stabilita. Alla fine di giugno il clero e la frazione più illuminata della nobiltà si erano uni� al Terzo Stato e il 9 luglio l'Assemblea Nazionale s'in�tolò ‘cos�tuente’: di fronte a ciò la restante fazione che si opponeva alla cos�tuente formò una milizia borghese, contrastata da alcune sommosse organizzate dal popolo minuto; l’11 luglio Necker venne congedato e sos�tuito dal barone di Breteuil, un aristocra�co reazionario. Il 12 e il 13 luglio si cercarono armi dappertu�o e si a�accarono i caselli del dazio e queste azioni sfociarono nell'episodio più importante della rivoluzione francese: il 14 luglio una folla di ar�giani e bo�egai si presentò davan� alla fortezza della Bas�glia, usata da tempo come prigione per i rei di Stato; il governatore della fortezza de Launay ordinò ai suoi uomini di aprire il fuoco ma nel pomeriggio giunsero rinforzi e alcuni cannoni: de Launay si arrese e fu massacrato insieme ad alcuni ufficiali e solda�. Luigi XVI ordinò la ri�rata dei reggimen� stranieri (che aveva chiamato per reprimere le rivolte popolari) e il 16 luglio richiamò come ministro Necker. Nel Paese nella seconda metà di luglio si cos�tuirono nuovi organismi municipali fedeli alle dire�ve dell’Assemblea nazionale e si armarono milizie (‘Guardia Nazionale’). A questa rivoluzione municipale vennero ad aggiungersi, tra il 20 luglio e la prima se�mana di agosto, una serie di disordini nelle campagne chiama� con il nome di ‘Grande Paura’. L’agitazione delle campagne assumeva dunque un chiaro significato an�feudale e l’Assemblea nazionale si vide così costre�a ad affrontare il problema dei diri� signorili. La no�e del 4 agosto i deputa� decisero l'abolizione del regime e delle stru�ure feudali e l’abolizione di ogni privilegio che si opponeva all’eguaglianza dei diri�; nei giorni seguen�, però, venne precisato che le servitù personali erano immediatamente soppresse, invece i diri� reali (prelievi di natura pecuniaria) erano sogge� a risca�o. Ma i piccoli col�vatori reagirono e l’agitazione nelle campagne finì solo al momento dell’abolizione totale e senza indennizzo dei diri� signorili, decretata nel 1792-93. Sull'onda delle deliberazioni del 4 agosto, l'Assemblea Nazionale passò ad elaborare una "Dichiarazione dei diri� dell'uomo e del ci�adino" in 17 ar�coli, che fu approvata il 26 agosto 1789 e che è rimasta nel tempo come la più solenne e completa affermazione delle libertà fondamentali, dell'eguaglianza dei ci�adini di fronte alla legge e degli altri principi cos�tu�vi dei moderni ordinamen� liberali e democra�ci. Ma per acquistare valore di legge, i decre� di agosto avevano bisogno della sanzione del re, non affa�o disposto a concederla. L'a�eggiamento evasivo di Luigi XVI, alcuni movimen� di truppe da lui ordina� e l’emigrazione di mol� nobili finirono col convincere i patrio� che un'altra prova di forza era inevitabile e che era necessario costringere la corte a trasferirsi a Parigi. Il fermento crebbe di più quando si seppe che il 1°o�obre, in occasione di un banche�o tenuto nella reggia di Versailles, alcuni ufficiali avevano calpestato la coccarda tricolore, simbolo della rivoluzione. Le giornate del 5 e 6 o�obre furono un misto di organizzazione e spontaneità: una folla di donne, seguite dalla Guardia nazionale parigina, si mise in marcia per Versailles; Luigi XVI si decise allora a dare la sua approvazione ai decre� di agosto e se�embre, ma esitava ancora di fronte alla prospe�va di un trasferimento a Parigi, dove sarebbe stato in balia dei movimen� popolari. La ma�na del 6 o�obre gli appartamen� reali furono invasi dai manifestan� e il re si convinse a prendere la via della capitale assieme alla Guardia nazionale e alla folla festante: dopo la famiglia reale, che si stabilì nel palazzo delle Tuileries, anche l’Assemblea nazionale trasferì la sua sede a Parigi, nella sala del Maneggio. La ricostruzione dell'unità nazionale Il primo responsabile del fallimento del nuovo ordine monarchico-cos�tuzionale che si andava profilando fu Luigi XVI stesso: debole di cara�ere ma profondamente a�accato alle gerarchie sociali dell’An�co Regime, egli teneva di fronte alle richieste dell’Assemblea un comportamento ambiguo e sempre più confidava, in realtà, nell’intervento armato delle potenze straniere per ristabilire la propria autorità. Nell’Assemblea prevalse per tu�o il 1790 l’influenza dei nobili ‘liberali’ e del cosidde�o ‘triumvirato’ composto da Lameth, Duport e Barnave, mentre alla sx di questo schieramento si collocavano elemen� più radicali e più sensibili alle rivendicazioni popolari (Robespierre). Le ques�oni del giorno erano diba�ute, oltre che nella sala del Maneggio, anche nei numerosi circoli o ‘club’ sor� con la Rivoluzione; tra gli altri si andò affermando la Società degli amici della Cos�tuzione (club dei giacobini, 1789) e il club dei cordiglieri (1790). Un grande ruolo nello scontro poli�co ebbe anche la stampa periodica. L’effervescenza della vita pubblica, i problemi della sussistenza, la proliferazione delle società di quar�ere, dei circoli, dei gabine� di le�ura, le mille occasioni d’incontro nelle piazze e nelle osterie portarono a una rapida poli�cizzazione delle masse parigine. Nel maggio 1790 Parigi venne divisa in 48 sezioni, che cos�tuirono la formazione di club popolari per lo scambio di no�zie e opinioni, l’adunata dei militan� e la preparazione delle grandi manifestazioni: prendeva così forma la figura del ‘sanculo�o’, il popolano di Parigi ferocemente a�accato all’eguaglianza dei diri� e alla solidarietà tra i lavoratori, pronto all’insurrezione e alla violenza rivoluzionaria. Non meno vivace fu la vita poli�ca in mol� centri provinciali, nei nuovi quadri amministra�vi stabili� dalla Cos�tuente nel gennaio 1790: il territorio nazionale fu suddiviso in 83 dipar�men� divisi a loro volta in distre� ripar�� in cantoni e comuni; ad ogni livello vi erano consigli ele�vi e autorità esecu�ve più ristre�e oltre che la Guardia nazionale. Dal rinnovamento della municipalità prese avvio in molte regioni il movimento della ‘federazione’, una sorta di proclamazione dal basso di un’unità nazionale che cancellava gli an�chi par�colarismi; sbocco di questo movimento fu la grande festa della federazione il primo anniversario della presa della Bas�glia (14 luglio 1790). Dopo la soppressione degli aspe� più inumani e irrazionali della procedura penale d’An�co Regime (o�obre 1789) e lo scioglimento dei Parlamen� (novembre 1789), le nuove regole per l’amministrazione della gius�zia vennero de�ate dalla legge organica dell’agosto 1790. Rimaneva irrisolto il problema finanziario, reso più serio dall’illusione diffusa che il rovesciamento dell’An�co Regime avesse comportato l’abolizione delle imposte. Fin dal 2 novembre 1789 l’Assemblea nazionale aveva decretato la confisca dei beni della chiesa e deciso l’emissione di ‘assegna�’, che però mutarono la loro natura fino ad essere considera� una carta- moneta, che si andò rapidamente deprezzando nei confron� della moneta metallica: l’inflazione che ne derivò andò a danno sopra�u�o delle classi lavoratrici e chi ne trasse vantaggio furono invece gli speculatori. Alle vecchie imposte furono sos�tuite (1790-91) una contribuzione fondiaria proporzionale al valore della proprietà, un'imposta sulla ricchezza mobile e una patente per l'esercizio di professioni, ar� e mes�eri. In ambito economico gli orientamen� liberalis� dominan� all’interno dell’Assemblea si espressero con la soppressione delle corporazioni di mes�ere, con la proclamazione della libertà inizia�va e con la legge che proibiva associazioni operaie (14 giugno 1791) ma non si ebbe tu�avia il coraggio di abolire gli usi colle�vi del suolo né di togliere il divieto all’esportazione dei cereali. Al problema finanziario era stre�amente connesso il problema religioso: all’avocazione allo Stato dei beni del clero e alla proibizione dei vo� perpetui fece seguito la discussione e l’approvazione (luglio 1790) da parte dell’Assemblea nazionale della Cos�tuzione civile del clero, che portava una radicale riorganizzazione della Chiesa di Francia; in questa logica, nel dicembre fu imposto a tu�o il clero un giuramento di fedeltà alla Rivoluzione ma quasi tu� i vescovi e metà dei parroci rifiutarono di prestarlo e furono sos�tui�. La loro opposizione si irrigidì ulteriormente in seguito alla recisa condanna delle riforme ecclesias�che francesi pronunciata dal pontefice nel marzo-aprile 1791. La caduta della monarchia Da tempo la famiglia reale aveva preso conta� segre� con le cor� straniere in vista di un espatrio, nella speranza di precipitare il Paese in un marasma che avrebbe gius�ficato un colpo di forza della monarchia. La no�e tra il 20-21 giugno 1791 Luigi XVI, con i familiari e servitori lasciò le Tuileries e si diresse verso la fron�era orientale. Bloccata a Varennes, la comi�va fu obbligata a tornare indietro so�o scorta in mezzo ad una folla indignata e silenziosa: il mito della regalità aveva subito un colpo mortale nell’animo dei francesi. La fuga di Varennes introdusse un'ulteriore divisione tra le forze rivoluzionarie: mentre Robespierre, Marat e altri chiedevano la deposizione del re, la maggioranza dell’Assemblea finse di credere ad una versione fasulla di un rapimento del monarca. Nel fra�empo erano sta� termina� i lavori da parte dell'Assemblea nazionale per la redazione della Cos�tuzione che, preceduta dalla Dichiarazione dei diri�, fu votata dopo lunghe discussioni il 4 se�embre 1791. Alla base dell’edificio poli�co era la dis�nzione tra ci�adini a�vi e ci�adini passivi: solo i primi avevano diri�o di voto per l’elezione degli amministratori, dei giudici e dei rappresentan� nazionali, ma la soglia fissata era tu�avia molto bassa; il cara�ere censitario della Cos�tuzione si esprimeva piu�osto nel doppio grado delle elezioni per l'Assemblea legisla�va, composta di un’unica camera. La Cos�tuzione del 1791 manteneva alla monarchia il potere esecu�vo, che però consisteva quasi unicamente nelle facoltà di nominare ministri, diploma�ci e generali; i poteri regi erano limita� dall’obbligo di so�oporre tra�a� e dichiarazioni al voto dell'Assemblea. Prima di sciogliersi l’Assemblea cos�tuente votò una legge in base alla quale i suoi membri non potevano essere ele� a far parte dell’Assemblea legisla�va: ciò contribuì ad accrescere il peso e l’autorità dei circoli e delle società popolari. La nuova rappresentanza nazionale che si riunì il 1° o�obre 1791, de�a Assemblea legisla�va, accanto a un centro maggioritario e oscillante conteneva 250 foglian� (dx moderata) e 136 iscri� al club dei giacobini (sinistra) su un totale di 745 deputa�. La sinistra riuscì gradualmente a imporre la sua egemonia all’Assemblea per 3 ragioni: 1. Era meglio organizzata, disponeva di personaggi abili e popolari ed era appoggiata da club di giacobini, in cui Robespierre trionfava con la sua oratoria 2. In campo economico nel 1791 il raccolto era stato mediocre e al rincaro dei viveri si accompagnarono le conseguenze della svalutazione degli assegna� e la penuria dei prodo� coloniali dovuta ad una rivolta esplosa tra gli schiavi neri di Santo Domingo. Con il carovita ritornarono le sommosse popolari sopra�u�o nella capitale, dove si misero in luce gli agitatori, de� ‘arrabbia�’ 3. L’arma vincente dei seguaci di Brissot (‘brisso�ni’) si dimostrò l’a�eggiamento intransigente, che faceva leva all'orgoglio nazionale e alla fierezza rivoluzionaria.
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