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Riassunto storia moderna, Sintesi del corso di Storia Moderna

Riassunto semplice e completo di Storia Moderna

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 07/03/2021

Costanza-Frisone
Costanza-Frisone 🇮🇹

4.8

(9)

9 documenti

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Scarica Riassunto storia moderna e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Storia Moderna (Dalla scoperta dell’America 1492 alla fine del XVIII e inizi del XIX secolo) Muta il rapporto dell’uomo con la morte, durante il medioevo la vita era una fase di passaggio (peste del 1348), adesso l’uomo è faber fortune sue, acquista gioia di vivere (che si tramuta in arte) e fiducia nella scienza. In passato: 1. Oratores (Guida) 2. Bellatores (Difesa) 3. Laboratores (Lavoratori) Punti chiave passaggio da medioevo a età moderna: • Mondializzazione • Rottura res-publica cristiana • Nascita stati moderni (Spagna, Francia, Inghilterra) • Aspetto economico-demografico • Passaggio da struttura rurale a urbana • Figura del povero: prima rispettato, necessità elemosina per elevare lo spirito, ora un problema da risolvere con l’attuazione di numerose leggi Cambia radicalmente l’approccio alla guerra: - Numerose invenzioni: cannone - Abolite le armature - Fortezze a stella - Utilizzo dei cavalli Esista la concezione storica: Ciclica: ricordo degli eventi—> Historia magistra vitae Evoluzionista: sempre verso il miglioramento (influenza illuminista) Secolarizzazione: rivoluzione misurazione del tempo (no calendario liturgico ma serie di eventi importanti) Panorama religioso: Spagna: conversione forzata da parte dei cattolici Francia: Ugonotti vs Cattolici Inghilterra: Anglicani (Tudor: chiesa della corona) vs Protestanti 1 Adesso: Possibilità di modificare il proprio status sociale, dignità del singolo come individuo Stati Nazionali: Francia: Carlo VIII, processo di accentramento progressivo al vertice, consiglio del re e parlamento del Re (supremo organo giudiziario) identità nazionale francese Gallicanesimo che dipende dal sovrano (ottiene attraverso un concordato con la chiesa il permesso di eleggere i suoi vescovi) Spagna: Raggiunge maturità ( la sua area di influenza raggiunge i confini nazionali) espansione per via matrimoniale (Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia uniscono i loro regni sposandosi). I sovrani cattolici si impongono sul regno autonomo e sulla popolazione di fede mussulmana (discriminazioni forti, impossibilità lavorative e di ricoprire cariche publiche)—-> comunità mussulmane in rivolta e in fine alla loro espulsione. Nel 1492 vengono cacciati sia ebrei (convenson) che mussulmani (moriscos). Non eri spagnolo se non professavi la religione cattolica. Questo portò alle conversioni forzate e ad un regime di terrore (sistemi inquisitori). Libretti verdi (ricostruire genealogie familiari di ‘sangue pulito’, per risalire agli ebrei) Antigiudaismo verso l’antisemitismo Italia, stato frammentato: 1494-1559 guerre in Italia. Carlo VIII di Francia su consiglio di Ludovico il Moro di Milano, attua uno scontro con Napoli (rivendicare i territori angioini) Piero de medici a Firenze, opere d’arte bruciate durante l’esperienza savonaroliana. Prima alleato con la Francia poi contro, allato con Venezia per la conquista dell’identità nazionale. Battaglia di Agnadello 1) Popolazione, economia, società - 1450-1600: aumento della popolazione europea da 59 a 89 milioni di abitanti (permaneva la bassa aspettativa di vita, vi era quindi prevalentemente giovani e bambini) - Urbanizzazione (nonostante la quale l'80% della popolazione vivesse ancora nelle campagne) - Incremento della domanda di generi alimentari e beni di prima necessità e il conseguente aumento dei prezzi (Rivoluzione dei prezzi) a causa di queste domande vi furono in Italia serie campagne di bonifica. - Questione dei redditi: diminuzione del potere d’acquisto dei lavoratori e aumento dei prezzi. - Aumento domanda di: carbone (per il riscaldamento domestico) e conseguente perfezionamento delle modalità di estrazione, ferro che permise lo sviluppo delle industrie metallurgiche 
 -  Sviluppo dell'attività manifatturiera (regolata dal sistema delle corporazioni); principali attività: tessile (Francia e Italia) e industria della carta (favorita dall'introduzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg, 1454) 
 -  Il trentennio dal 1590 al 1620 circa è segnato da carestie, che provocano il rallentamento 
 della crescita demografica. - Sviluppo del commercio oceanico e affermazioni di banchieri-mercanti-industriali. 2 3) Riforma All'inizio del '500 si avvertiva l'esigenza di una profonda riforma della Chiesa, che era stata investita, secondo l'opinione di molti, da un processo di degenerazione. Le principali “patologie” della Chiesa erano: 
 –Assenteismo dell'alto clero (l’assegnazione di cariche ecclesiastiche prestigiose chiamava in causa considerazioni di tipo politico o strategico, piuttosto che di tipo spirituale); molti prelati preferivano risiedere presso i grandi centri del potere, delegando i compiti della diocesi a un vicario; le risorse prelevate con le decime, spesso, venivano dirottate presso il prelato in questione, impoverendo la diocesi; 
 –Sfarzo smodato della curia romana; papi e vescovi erano molto spesso dei principi (Giulio II della Rovere*, papa condottiero , Elogio ala follia by Erasmo); 
 – Eccessivo coinvolgimento del papato in affari mondani; 
 –Vendita di indulgenze (nel settembre del 1517 papa Leone X concesse l'indulgenza plenaria a chi si fosse pentito e avesse versato un'elemosina secondo le sue possibilità; in Germania, l'appalto per l'indulgenza fu assunto da Alberto di Brandeburgo, vescovo di Magonza e di Magdeburgo); era frequente la monetizzazione dei peccati e delle offese; concezione “creditizia” della salvezza, giudicata incivile già da Erasmo da Rotterdam, e rifiutata da Lutero. 
 *Giulio II emblema della perdizione della chiesa era rappresentato con due chiavi (potere temporale e spirituale). Il XV secolo fu caratterizzato da una grande apertura culturale: dopo la caduta di Costantinopoli in mano ai turchi (1453), i dotti bizantini esodati portarono in Europa la cultura greca, e molti testi antichi ignoti in Occidente. Si affermò l'uso accorto di una sapiente critica filologica. Lorenzo Valla dimostrò su basi filologiche la falsità della “donazione di Costantino” al papa Silvestro I (secondo il quale veniva conferito alla Chiesa il potere temporale su Roma, l'Italia e l'intero Impero Romano d'Occidente), spacciato per risalente al 315. 
 Erasmo da Rotterdam, che svolse un ruolo sull’opera di Lutero volendo che la cattolicità si riformasse dall’interno (con la satira), si impegnò in una traduzione del Nuovo Testamento direttamente dall'originale greco, mostrando gli errori contenuti nella versione latina di San Girolamo: • il dogma della Trinità è assente nel testo greco; oggi sappiamo che esso fu interpolato in occasione del Concilio di Nicea (325), per troncare le dispute concernenti la natura di Cristo; • il quale, nel testo greco, è presentato come un uomo “divino” solo in quanto Dio gli ha conferito virtù divine; •  i sacramenti di cui si fa menzione nel testo greco sono soltanto due: il battesimo e l'eucarestia; • in luogo della lezione erronea “fare penitenza” (foro esterno), Erasmo sostituì il più corretto “pentirsi” (foro interno). Alla fine, dopo la loro collaborazione Erasmo (libero arbitrio) e Lutero (libero arbitrio interiore perché guidati da dio) entreranno in conflitto sul tema del libero arbitrio. 5 Lutero continuità impropria con il Terzo Reich, scrisse ‘Degli ebrei e delle loro menzogne’. Questo pensiero fu rivendicato dai nazisti come antesignano delle posizioni antisemite (Evento citato nel processo di Norimberga). Questo in realtà deriverebbe da una visione degli ebrei ancora più vecchia, essi erano considerati gli uccisori di Dio, portatori di malattie, avvelenatori di pozzi, infanticidi. Questo sembrerebbe contraddittorio perché Lutero seguiva Sant’Agostino che credeva nella salvaguardia degli ebrei per aver la seconda venuta di Dio. Questa spiegazione si troverebbe nel fatto che Lutero creò la sua idea sugli ebrei autonomamente attraverso la lettura di testi. Cambia anche la figura della donna, che poteva avere accesso alla predicazione. Egli sosteneva in principio che i religiosi dovessero conservare il celibato, tornato a Wittenberg invece rivide questa questione e sposò un ex suora con la quale ebbe 6 figli. Martin Lutero, figlio di contadini benestanti sassoni (era nato in Turingia nel 1483), studiò diritto all'università di Erfurt. Colpito da un fulmine a 22 anni, attraversò una fase di profonda crisi esistenziale, che lo spinse a entrare nel convento agostiniano della città (1505). La sua formazione risentì dunque della teologia di Sant'Agostino (visione pessimistica della natura umana, convinzione che la salvezza è raggiungibile solo attraverso la grazia gratuitamente concessa da Dio). Successivamente, fu dottore in teologia a Wittemberg. Visita roma e scrive ‘Roma è la nuova Babilonia, il papa è l’anticristo’. Le sue meditazioni sul problema del peccato e della salvezza lo condussero all'idea che per “giustizia di Dio” debba intendersi quella che Egli dona agli uomini di fede, rendendoli giusti. La salvezza è dunque nella fede, e nulla di altro (buone opere, donazioni, mortificazioni della carne con flagellazione) può sortire alcun merito. La fede è una conquista, e la sola cosa che può aiutare a conseguirla è la parola di Dio, contenuta nel Vangelo. Sola gratia, sola fide, sola scriptura; prendeva forma quello che sarebbe stato il nucleo della dottrina luterana. Lutero iniziò a sostenere pubblicamente queste posizioni: nel 1517 pubblicò le 95 tesi elaborate in latino e successivamente tradotte in tedesco, sulla dottrina delle indulgenze. Esse non furono realmente affisse ma trasmesse ai vescovi di Magonza. In esse, egli attaccava lo stesso fondamento dottrinario dell'indulgenza, sostenendo che solo Dio, e non il papa, aveva il potere di rimettere le pene da Lui inflitte. Lutero riteneva veritiero solo il diretto rapporto con Dio (no confessioni). 6 Molti in Germania aderirono a questa posizione. Contro Lutero fu avviato un processo per eresia che gli valse la scomunica nel 1520. Nello stesso anno, Lutero pubblicò Alla nobiltà cristiana di nazione tedesca, nella quale contestava la validità dell'esistenza stessa del clero, Della cattività babilonese della Chiesa, dove negava la validità dei sacramenti introdotti dalla tradizione, e La libertà del cristiano. Grazie a questi scritti, si guadagnò l'appoggio di letterati, cavalieri, artigiani, contadini, ma anche principi territoriali. Nel frattempo (1519), veniva eletto imperatore Carlo d'Asburgo. In occasione della Dieta di Worms (assemblea degli “stati” dell'impero) del 1521, si discusse anche della questione di Lutero. Federico il Savio di Sassonia, protettore e sovrano di Lutero, intercesse per lui e ottenne che gli fosse concesso di fare penitenza al cospetto della Dieta. Egli vi comparve, ma rifiutò tutte le contestazioni che gli furono mosse; fu dunque bandito dai territori cristiani, ma Federico il Savio gli offrì rifugio nel suo castello. Nel frattempo, a Wittemberg, i seguaci di Lutero riformavano la liturgia secondo il suo insegnamento. In varie occasioni le sue parole, dirette esclusivamente in senso religioso, furono interpretate in senso politico, dando il via a numerose rivolte: quella dei cavalieri contro i grandi feudatari (1521-23), e quella dei contadini. La rivolta dei contadini (1524) scoppiò perché i signori feudali, spinti dall'espansione del mercato e dall'innalzamento dei prezzi, tentavano di incrementare le entrate aumentando le tasse, confiscando le terre dei vassalli, esigendo maggiori prestazioni gratuite, e così facendo violavano il “patto” che intercorreva tra signori e contadini. La rivolta, iniziata nel 1524, si estese presto a tutta la Germania centro-meridionale. 
 I Dodici articoli dei contadini tedeschi contenevano due rivendicazioni significative: il diritto della comunità di scegliersi il proprio parroco, che predicasse esclusivamente secondo il Vangelo; le decime dovevano servire al solo sostentamento del parroco e a niente altro. 
 A infiammare le proteste contadine intervenne la predicazione di Thomas Müntzer, allievo di Lutero che si era da lui distanziato giudicandolo troppo moderato. Lutero infatti non aveva mai messo in discussione l'ordine sociale e politico. Nel suo scritto Contro le bande brigantesche e assassine dei contadini sostenne che era diabolico trasferire la libertà interiore sul piano politico e sociale e violare il precetto evangelico di obbedire alle autorità costituite, volute da Dio per garantire la pace e l'ordine. Incitò dunque i principi tedeschi alla repressione, che fu terribile. Furono più di 100.000 i contadini morti in battaglia o giustiziati. Altro importante riformatore fu Uldrych Zwigli, dottore in teologia, come Lutero, formatosi con studi umanistici, in particolare Erasmo. Nominato parroco della cattedrale di Zurigo, iniziò un'opera di riforma della Chiesa locale: - abolizione del culto dei santi; - condanna della dottrina del Purgatorio; - contestazione della gerarchia ecclesiastica; - contestazione del celibato dei preti; 
 La sua azione suscitò tensioni con il vescovo di Costanza, e così il Consiglio della Città convocò nel 1523 un'assemblea di fronte alla quale Zwigli presentò i suoi 67 articoli di fede. 
 7 Nel 1535 fu infine emanato l'Atto di supremazia, con il quale si conferiva al re il titolo di Capo supremo della Chiesa d'Inghilterra. Successivamente furono soppressi gli ordini religiosi e i loro beni furono incamerati dalla corona. Dal punto di vista dottrinario nulla era cambiato, ma Thomas Cranmer, arcivescovo di Canterbury, simpatizzante per il protestantesimo, tentò di avviare progetti di riforma. Ciò fu impossibile fino a che visse Enrico VIII. Con l'ascesa al trono di Edoardo VI, il partito protestante guadagnò il favore della corte, e nel 1549 fu adottato il Book of Common Prayer, redatto dallo stesso Cranmer. Il processo di riforma si arrestò nel 1553, quando salì al trono Maria Tudor, detta “la sanguinaria”, per la sua feroce repressione del protestantesimo. Esso ricomincerà sei anni più tardi, con Elisabetta I. Anche in Italia si ebbe sentore di quel che stava avvenendo in Europa. Infatti, Erasmo era inizialmente un ammiratore di Lutero, ed erasmiani erano molti prelati italiani. Il Sacco di Roma del 1527 fu interpretato come una punizione divina per la corruzione della Chiesa e, nonostante il rifiuto del papa alla convocazione di un concilio generale, anche a Roma spirava un “vento evangelico” sempre più forte. 
 A Napoli, attorno allo spagnolo Juan de Valdés si costituì un gruppo di cui facevano parte, tra gli altri, Giulia Gonzaga, Marcantonio Flaminio, Bernardino Ochino. Gli aderenti a questo gruppo consideravano superflue le pratiche esteriori del culto, e fondavano la propria esperienza religiosa sulla ricerca di un rapporto diretto con Dio, attraverso l'illuminazione interiore. Queste idee portarono alla diffusione del nicodemismo, ossia all'adesione puramente formale alle pratiche religiose ortodosse, di cui tuttavia si avvertiva la vacuità. 
 Comunità di ispirazione calvinista e anabattista si svilupparono in molte regioni d'Italia; alcuni, come i senesi Lelio e Fausto Sozzini, negarono perfino il dogma della Trinità. Tutte queste esperienze gettarono i primi semi del principio della tolleranza religiosa. La riforma Protestante assunse precise posizioni anche in campo artistico: questi movimenti erano dichiaratamente iconoclastici, e mutarono anche l’architettura degli edifici religiosi, rendendoli più austeri e moderati. Alla musica invece fu attribuito un ruolo assai importate, per favorire una maggiore partecipazione dei fedeli (nacque il corale). Nel 700 venne composta un opera (frontespizio di Picart) di 7/11 volumi sulle tradizioni religiose (no africa) del mondo, ricercando la comune umanità dei popoli. L’immagine del frontespizio raffigura una folla di fedeli con due donne (allegoria delle due religioni opposte). Riforma magistrale: La riforma si fa istituzione, con struttura ecclesiastica, che si appoggia al magistrato (difesa del potere politico) rimproverato dai radicali per aver perdurato la cattività costantiniana ( potere temporale). 10 Riforma radicale: Radicali si spingono oltre il pensiero dei riformatori, al punto di negare la Trinità, con la negazione di Gesù e di Dio, cosa imperdonabile sia per i cattolici che per i protestanti. Es: Michele Serveto, perseguitato prima dai cristiani in Spagna e poi dai Calvinisti a Ginevra LUTERANESIMO CALVINISMO Enfasi sull’uomo interiore. Attivo impegno per la modifica della società. Enfasi sul ruolo di Dio nella salvezza. Radicalizzazione del concetto di predestinazione. Svalutazione delle opere, ma riconoscimento di pari dignità a tutti i lavori. Valorizzazione del lavoro come modo per glorificare Dio e riconoscere la propria elezione. Riconoscimento dei sacramenti del battesimo e dell’eucarestia. Riconoscimento dei sacramenti del battesimo e dell’eucarestia. Eucarestia come consustanziazione. Eucarestia come rituale e momento di comunione spirituale. Il credente deve obbedire all’autorità politica. Il credente deve opporsi all’autorità se non è conforme alla religione. La Chiesa si affida allo Stato per difendersi. L’ordine politico è determinato dalla Chiesa. 11 4) Guerre d’Italia e formazione degli stati territoriali •  1454: pace di Lodi • 1492: morte di Innocenzo VIII e elezione di Alessandro VI (Rodrigo Borgia); morte di Lorenzo de Medici. 
 Alessandro VI nutriva l'ambizione di costituire uno Stato territoriale per sé e suo figlio Cesare. La Repubblica di Venezia mirava a riconquistare i suoi possedimenti di terraferma. Ludovico il Moro, signore di Milano, tentava di consolidare il suo potere, sottratto indebitamente a Gian Galeazzo Sforza, suo nipote. Questi, aveva sposato una nipote del re di Napoli Ferrante di Aragona, il quale riteneva dunque di poter vantare diritti su Milano. 
 Il re di Francia Carlo VIII rivendicava diritti sul regno di Napoli, dal quale gli angioini erano stati cacciati nel 1442, eliminando la possibilità di qualsiasi unificazione per la penisola. Ludovico il Moro e la nobiltà napoletana (rimasta fedele agli Angiò), ciascuno per le proprie ragioni, fecero pressione su Carlo VIII perché scendesse in Italia, cosa che fece, nel 1494. La spedizione fu rapidissima, e si concluse con la conquista di Napoli, quasi senza combattere. Costretto a ritirarsi dopo meno di un anno da un alleanza di Stati, riuscì a conservare il controllo su Milano, ma non quello su Napoli, né su Firenze, dove i Medici furono rovesciati dalle idee del frate Girolamo Savonarola. 
 Nel 1498 salì al trono Luigi XII, figlio di Carlo VIII, che riprese la politica di egemonia del padre. Egli tentò di negoziare una spartizione del regno di Napoli con Ferdinando d'Aragona, ai danni del legittimo sovrano Federico III. Ma il trattato non resse, e nella guerra che ne seguì Luigi XII fu sconfitto e costretto a riconoscere la sovranità su Napoli al re d'Aragona.
 Nel frattempo, il papa era riuscito a ottenere per il figlio Cesare la signoria sulle Marche. Tentò di approfittare della situazione Venezia, conquistando la Romagna, ma fu sconfitta da una lega di Stati cui partecipò anche il papa Giulio II della Rovere, e perse definitivamente gran parte dei suoi possedimenti in terraferma (1510). Nel frattempo, nel 1498, Savonarola fu rovesciato e al suo posto si insediò una sorta di oligarchia mascherata da repubblica, che fu rovesciata grazie all'intervento di Giulio II, che restaurò la signoria medicea (1512). Con la morte di Giulio II, divenne papa Leone X, più incline alla pace, che fu stipulata a Noyon nel 1516.
 Al momento della pace di Noyon, tutti i protagonisti principali delle vicende erano cambiati: Luigi XII e Ferdinando d'Aragona erano morti, e a essi erano succeduti, rispettivamente, Francesco I di Valois e Carlo I d'Asburgo. Quest'ultimo ereditava Aragona e Castiglia (inclusi i possedimenti americani), e da parte di padre (Filippo d'Asburgo), gli venivano i Paesi Bassi, la Franca Contea e altri territori appartenenti al Ducato di Borgogna. Inoltre, grazie al finanziamento di potenti banchieri come i Fugger, egli poté comprare i voti dei principi elettori, e nel 1519 fu eletto imperatore del Sacro Romano Impero Germanico, con il nome di Carlo V (al trono imperiale si accedeva infatti per elezione; gli elettori erano il re di Boemia, i principi di Sassonia, Palatinato e Brandeburgo, e i vescovi di Magonza, Treviri e Colonia). Egli si trovò dunque a 12 Scritture. Lo stesso Carlo V premeva perché cattolici e luterani si incontrassero, ma il papa Clemente VII, per varie ragioni, si oppose. Il suo successore Paolo III (Alessandro Farnese) neutrale in politica estera e mediatore in materia religiosa fu più disponibile, istituisce nel 1536 il Consilium de emendanda Ecclesia, dando spazio agli esponenti riformatori (Sadoleto, Contarini, Pole, Morone) → Parere sulla Riforma della Chiesa (1537). Nel 1541 promuove il Colloquio di Ratisbona per tentare l’ultima mediazione prima di convocare il Concilio di Trento (1545). 1542: Licet ab initio (bolla istitutiva della Congregazione dell’Inquisizione). Vari furono gli ostacoli al concilio: i lavori si aprirono solo nel 1545, ed esso durò quasi 20 anni, fino al 1563, con una sospensione di dieci anni (1552-1562) durante il pontificato di Paolo IV. Per il concilio fu scelta Trento (che apparteneva all'impero, come chiedevano i luterani, ma al tempo stesso era italiana, come voleva la curia romana). Nel 1547 la sede fu spostata a Bologna per un’epidemia ma molti delegati imperiali per protesta rimasero a Trento. Alla morte di Paolo III nel 1549 in Conclave si scontrano due candidati: il riformatore Reginald Pole, sostenuto dagli spirituali e l’intransigente Gian Pietro Carafa, sostenuto dagli zelanti. Dopo settantatre giorni - battendo per un solo voto di scarto, Reginald Pole - viene eletto papa un uomo di mediazione: l’anziano cardinale Giovanni Maria del Monte, presidente della prima sessione del Concilio. Il nuovo papa prende il nome di Giulio III e riporta il Concilio a Trento (1551-52). Alla morte di Marcello I (papa per soli 22 giorni) e dopo uno scontro durissimo fra intransigenti e riformatori (che candidano il vescovo modenese Giovanni Morone) il 23 maggio 1555 viene eletto papa il settantanovenne cardinale Gian Pietro Carafa, capofila degli zelanti, col nome di Paolo IV. Con lui il Concilio assume il carattere di una vera e propria reazione contro ogni eterodossia interna ed esterna alla Chiesa. Pio IV riprende e conclude il Concilio di Trento (terza ed ultima sessione: 1562-63) Riabilita il cardinale Morone, ormai morto, si avvale della collaborazione del nipote Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano. Sotto molti punti di vista, il Concilio fu un fallimento: i luterani non vi fecero che brevi e simboliche apparizioni; se gran parte delle critiche ai costumi della Chiesa furono fatte proprie anche dai padri conciliari, essi rifiutarono in modo intransigente tutte le posizioni riformate sul piano dottrinario: si riaffermarono le dottrine della giustificazione per fede e per opere, la natura di sacrificio della messa, il libero arbitrio, il valore operativo dei sacramenti (che furono confermati essere sette), l'obbligo di celibato per i preti. I decreti disciplinari miravano invece a eliminare gli abusi degli ecclesiastici rafforzando il controllo dei vescovi sui propri parroci, e di questi sui fedeli. 15 Fino al Concilio di Trento (ma anche dopo) si poteva essere vescovi “non titolari” (ossia godere delle rendite di una o più diocesi) senza avere cura d’anime, senza essere ordinati vescovi e addirittura senza essere sacerdoti. La maggior parte dei cardinali della prima metà del XVI secolo hanno ottenuto il titolo senza essere ordinati sacerdoti. Fu sancito l'obbligo del vescovo di risiedere nella propria diocesi; fu decretata l'esigenza di una maggior preparazione del clero, tramite la frequentazione di scuole apposite (i seminari); fu deciso che il controllo sui fedeli e sulla loro osservanza a pratiche e sacramenti fosse controllato con scrupolo, registrando battesimi e matrimoni; infine, si convenne di considerare valido il matrimonio solo se celebrato pubblicamente e alla presenza di testimoni. Per facilitare l'insegnamento della dottrina cristiana fu elaborato un catechismo di facile apprendimento, e fu redatta una professione tridentina di fede da far giurare in ogni occasione. L’ultima sessione del Concilio riguardò gli stati dopo la pace di Augusta. I decreti dottrinali riaffermano tutte le posizioni contestate dai protestanti (opere buone, magistero della Chiesa, sette sacramenti, ordinazione sacerdotale). Decreti organizzativi e disciplinari (viene sancito l’uso del latino nella liturgia e il celibato dei consacrati. Vengono istituiti i seminari. Vengono definite le competenze dei vescovi e i principali problemi disciplinari. Viene regolamentato il matrimonio) . La risposta cattolica alla Riforma non si limitò al Concilio di Trento. I libri e le pubblicazioni furono posti sotto severo controllo, e nel 1559 fu stilato un Indice dei libri proibiti, aggiornato costantemente nei decenni successivi (tra cui le traduzioni in volgare della Bibbia). Nel 1542, in attesa che aprissero i lavori per il Concilio, il papa aveva creato un tribunale provvisorio per la lotta all'eresia, affidandone la direzione alla Congregazione dell'Inquisizione universale o Sant'Ufficio. L'Inquisizione esisteva già dal Medioevo, e dunque poteva contare già su salde basi e collaudati strumenti giuridici. Fin dal 1527 si verificò un'intensificazione dell'attività dell'Inquisizione, con la persecuzione di minoranze religiose come gli ebrei, che sarebbero sfociate nei decenni successivi a vere e proprie cacce alle streghe, durante le quali migliaia di persone, soprattutto donne, sarebbero state torturate e uccise (ricordiamo Giordano Bruno condannato al rogo e Tommaso Campanella imprigionato per 27 anni). In Spagna esisteva già un'istituzione autonoma, l'Inquisizione spagnola. In Italia fu creata l'Inquisizione romana, cui compiti principali erano soprattutto l'estirpazione di ogni dissenso dottrinale. 16 In Francia, invece, l'Inquisizione non fu mai ammessa, e la repressione fu affidata ad autorità laiche. Al di là di queste differenze, tuttavia, il dissenso fu combattuto duramente ovunque, nei paesi cattolici come in quelli protestanti. 
 Nella sua azione di riconquista la Chiesa non si limitò a misure repressive. La necessità di riconquistare aree come quella dell'insegnamento e dell'aspetto “missionario” e “militante” della fede, portò alla nascita di nuovi importanti ordini, nacque il potente ordine mendicante di derivazione francescana, I Cappuccini che viene fondato nel 1528 con compiti di predicazione. A metà Seicento i cappuccini saranno oltre 30.000 con 1.800 case e conventi in tutto il mondo. Nacque anche la Compagnia di Sant'Orsola, che aveva come scopo principale l'educazione delle fanciulle, e la Compagnia di Gesù, fondata da Ignazio di Loyola, che oltre ai tre voti di povertà, castità e obbedienza, ne pronunciavano un quarto di specifica obbedienza al papa. Un nuovo ordine religioso organizzato secondo criteri di rigida disciplina militare. L'ordine, approvato nel 1540 dal papa, assunse in breve un'enorme importanza. Alcuni gesuiti, come Francesco Saverio e Matteo Ricci, riuscirono a farsi accettare presso le corti di India, Cina e Giappone, impegnandosi nello studio della lingua e dei costumi locali. Anche filosofia, scienza e diritto furono sottoposti a censura, e gli studiosi che proponevano teorie in contrasto con la dottrina cattolica venivano perseguitati, costretti all'abiura o condannati al rogo. Furono poste all’Indice dei libri proibiti, fra le altre, le opere di Boccaccio, Machiavelli, Erasmo, Rabelais. L’elenco fu tenuto aggiornato fino alla metà del XX secolo e fu soppresso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il 4 febbraio del 1966. Le minoranze religiose fino ad allora tutto sommato tollerate furono sottoposte a persecuzioni, come ad esempio gli ebrei, che ovunque furono ghettizzati. Nacque cosi il fenomeno dei marrani (ebrei convertiti che continuavano segretamente a coltivare la fede). 
 I padri conciliari definirono anche le funzioni e le finalità dell’arte e della musica sacra. La prima doveva svolgere funzione di propaganda (assunse caratteri spiccatamente teatrali) alla seconda venne raccomandata chiarezza nelle linee melodiche intelligibilità delle parole (gesuiti e filippini). Censura e repressione non furono strumenti della sola Chiesa cattolica. Anche nei paesi protestanti l'ortodossia fu difesa con estrema intransigenza. In generale, le accuse che venivano mosse ai perseguitati erano prive di fondamento, lanciate contro persone marginali o invise alla comunità. Per lungo tempo la Chiesa riteneva che credere nelle streghe fosse pura superstizione, e condannò chi lo faceva. Ma nel corso del '400 l'atteggiamento cambiò, e verso la fine del secolo, due inquisitori tedeschi pubblicarono perfino un manuale che insegnava a riconoscerle e a farle confessare. Sotto tortura, spesso gli accusati finivano per 17 Nell'ambito della filosofia naturale e delle scienze, furono riscoperti autori dimenticati o conosciuti solo indirettamente, come Euclide, Aristarco e Archimede. Fu in loro che Niccolò Copernico trovò teorie e impressioni che confermavano la sua ipotesi di un moto circolare della terra intorno al sole. L'importanza della riscoperta di questi pensatori fu però fondamentale anche in quanto insegnò che gli antichi avevano coltivato un sapere nel quale vi era spazio per una pluralità di dottrine, non ingessato dal dogmatismo, e che ammetteva il confronto con posizioni diverse. Questa nuova attenzione a teorie estranee all’aristotelismo (Cesare Cremonini) sfociò nella fondazione di un'Accademia Platonica da parte di Ficino. All'elaborazione di nuove teorie si accompagnò un nuovo interesse per aspetti tecnici o meccanici delle attività umane, prefigurando la convergenza di scienza e tecnica che di lì in poi avrebbe avuto luogo, con personaggi come Galileo Galilei o Andrea Vesalio. A questa nuova visione contribuirono le scoperte geografiche e il conseguente allargamento degli orizzonti, che imposero una revisione di tutte le certezze fin lì possedute. 
 Altro tratto distintivo della cultura umanistico-rinascimentale fu una generale fiducia nelle capacità e nella natura umane (vedi, ad esempio, Pico della Mirandola). Non mancarono tuttavia voci discordanti, come quelle di Guicciardini e Machiavelli. Le orrende guerre d'Italia, la mutevolezza della fortuna, spinsero Machiavelli a teorizzare la rinuncia a una morale unica e universalmente valida, la necessità di costituire eserciti di cittadini (e non più mercenari, inclini a tradimenti e diserzioni), e la necessità, da parte del principe, di regolare la sua azione in base al solo criterio dell'efficacia. Interessanti sono anche le riflessioni di Montaigne e di Bodin. Successivamente, nuove guerre di religione, e la rivoluzione in Inghilterra, spinsero Thomas Hobbes a teorizzare, nel Leviatano, una nuova forma di potere statale. Collegio gesuiti di Padova contro Bovisti (palazzo di bo) l’università di Padova: Galileo Galilei contro Cesare Cremonini —> noti grazie all’opera di Bertol Brecht. Cremonini davanti al Doge si fede sostenitore dell’insegnamento del dubbio e dell’uso della ragione; I gesuiti lo descrivono invece come un ‘filosofo mercenario’. Cremonini: non credeva nel purgatorio, era più protestante che cattolico, ateo, rifitava la religione. ‘ic tacet totus cremonini’ epitaffio. 7) Vittorie e sconfitte delle monarchie europee Dopo il 1535 il calvinismo si diffuse largamente in Francia. Ad esso si opposero duramente i due sovrani Francesco I ed Enrico II. Con la morte di quest'ultimo e l'ascesa al trono del giovanissimo Francesco II (1559), influenzato dalla madre Caterina de Medici, 20 si ebbe una fase di debolezza della corona, durante la quale i nobili ne approfittarono per assumere la direzione della politica. Il contrasto si accese tra Francesco di Guisa duca di Lorena (cattolico), e la famiglia dei Borbone re di Navarra (riformisti). Alla morte di Francesco II salì al trono il fratello Carlo IX, e stavolta fu Caterina stessa ad assumere il potere, tentando un'abile politica di riconciliazione. Ma le posizioni dei protestanti e dei cattolici erano troppo distanti tra loro, e così Caterina decise di tentare un compromesso, concedendo agli ugonotti limitate libertà di culto soltanto fuori dalle grandi città. Ciò suscitò l'indignazione dei cattolici, e Francesco di Guisa diede l'inizio alla guerra civile, massacrando un gruppo di protestanti. La questione varcò presto i confini nazionali: ai cattolici si unì Filippo II di Spagna, mentre gli ugonotti potevano contare sull'appoggio di alcuni principi tedeschi e di Elisabetta I d’Inghilterra. La sconfitta dei protestanti da un lato, e la morte del duca di Guisa dall'altro permise a Caterina di riprendere il controllo, emanando l'editto di Amboise, dove si ribadiva la concessione di limitate libertà di culto agli ugonotti. Negli anni seguenti si succedettero periodi di guerra, che portarono infine la stessa Caterina ad accarezzare l'idea di una soluzione repressiva e autoritaria. Una speranza di pace si ebbe 21 nel 1572, con il matrimonio della sorella del re, Margherita di Valois e l'ugonotto Enrico di Borbone. Tuttavia, nella cosiddetta “notte di San Bartolomeo” (23-24 agosto), gli ugonotti recatisi a Parigi per la celebrazione delle nozze furono sistematicamente sterminati. L'elezione del duca di Angiò, fratello di Carlo IX, a re di Polonia a condizione che si impegnasse a mantenere la pace tra religioni diverse, portò a un periodo di relativa quiete. Con la morte di Carlo IX (1574), il re di Polonia divenne erede al trono, e tornò in Francia col nome di Enrico III. Questi tentò di fare la pace con gli ugonotti, concedendo loro ampie prerogative, ma Enrico di Guisa (cattolico), che poteva aspirare alla successione di Enrico III, si sollevò. Il conflitto che seguì fu detto “guerra dei tre Enrichi”, poiché vide in campo Enrico III, Enrico di Guisa ed Enrico di Borbone. I primi due morirono durante il conflitto, e rimase il solo Enrico di Borbone, primo nella linea di successione al trono di Francia. Tuttavia, egli era stato scomunicato dal papa, e la città di Parigi era insorta, dandosi un governo autonomo. La situazione degenerò con l'entrata in Francia di truppe straniere, ed Enrico di Borbone sembrò sul punto di essere sconfitto. Con una mossa a sorpresa, egli rinnegò il calvinismo e si convertì al cattolicesimo, con una cerimonia solenne; ciò gli valse l'assoluzione del papa, nonché il diritto al trono di Francia, cui salì col nome di Enrico IV. Nel 1598 si giunse così alla pace di Vervins con gli spagnoli e all'emanazione dell'editto di Nantes, con il quale si facevano ampie concessioni agli ugonotti. Filippo II, succeduto a Carlo V sul trono di Spagna, decise di fare di Madrid la sua capitale, e fissò la sua dimora nell'Escorial, palazzo costruito appositamente poco lontano dalla città. Egli potenziò il sistema di consigli creato da Carlo V. All'interno del Consiglio di Stato, il conflitto più violento riguardò la politica da tenere nei Paesi Bassi. Una bolla papale di riforma della Chiesa dei Paesi Bassi, che suddivideva la regione in 15 nuove sedi episcopali per le quali Filippo II aveva il diritto di presentazione, mise in allarme la popolazione, che vide in essa il disegno di rafforzare la struttura della Chiesa e contemporaneamente accrescere l'intromissione del re negli affari locali. La coalizione tra grande e piccola nobiltà costrinse il sovrano a desistere dai suoi propositi. Filippo II in risposta armò un esercito, affidato al comando del duca d'Alba, il quale giunto a Bruxelles fece istituire un tribunale speciale contro gli eretici e condannò a morte tutti i protestanti, senza eccezioni. Ma i capi della rivoluzione, come il principe d'Orange, erano fuggiti in Germania, e qui si allearono con ugonotti francesi, con i principi protestanti tedeschi e con Elisabetta I d'Inghilterra. 22 soddisfare il crescente bisogno urbano. Nella pianura padana si avviarono importanti bonifiche e fu creato un sistema di canalizzazione delle acque che consentì forme più efficienti di agricoltura. La produzione manifatturiera crebbe vistosamente fino al 1570, per poi assestarsi sui livelli raggiunti. La Lombardia perfezionò le industrie siderurgiche, imponendosi in tutta Europa per la fabbricazione di armature e armi da parata. Venezia scelse di puntare sullo sviluppo di settori innovativi, come quelli del vetro, della carta e della stampa. Dalla Spagna vennero modelli di governo e di amministrazione delle finanze e della giustizia, ma anche influenze determinanti in campo letterario (romanzo e teatro), nell'abbigliamento e nel modo di vivere. Sul piano politico, Filippo II e i suoi successori seppero mantenere un buon rapporto con i poteri locali italiani, sia all'interno dei loro diretti domini che fuori, rispettando generalmente il principio dell’autogoverno. 
 A Napoli, l'introduzione di una gabella sulla frutta, che violava antichi privilegi della città, nel 1647 scatenò una rivolta popolare guidata da Tommaso Aniello, detto Masaniello. Parte della nobiltà e del “popolo civile” appoggiarono inizialmente la rivolta, salvo in seguito distanziarsene. La folla fu accusata di cieca violenza, finché all'interno del “popolo civile” si arrivò alla decisione di eliminare Masaniello. La sua morte, tuttavia, inasprì la situazione. Si creò una spaccatura in seno al campo popolare tra moderati, che chiedevano una riforma del sistema fiscale senza mettere in discussione la lealtà alla Spagna, e radicali, che invece arrivarono addirittura a proclamare la Repubblica. Ma la stessa fazione insurrezionale era politicamente divisa, e i loro avversari iniziarono trattative segrete con gli spagnoli, che in breve riuscirono a riprendere il controllo sulla città. 8) La guerra dei trent’anni - Fu l’ultima guerra di religione - Durò 30 anni e mise in ginocchio il cuore dell’Europa - Determinò il futuro di molte nazioni - Pose fine ad ogni tentativo di unificazione religiosa in Europa Unione evangelica Formata dai calvinisti del Palatinato Renano e sostenuta dai principi luterani 25 Lega cattolica Formata da Spagnoli, Asburgo e Duchi di Baviera Obbiettivo degli Asburgo Formare un forte stato cattolico al centro dell’Europa Cause della guerra: Religiose: Pace di Augusta, non includeva il Calvinismo che invece si stava diffondendo Politiche: lotta fra i principi tedeschi e l’imperatore di casa Asburgo sul ruolo stesso dell’Imperatore. E volontà egemonica della Spagna sull’impero Germanico La pace di Augusta (1555) aveva posto fine alla guerra, ma non al problema della divisione religiosa. Presto la guerra riprese. Le disposizioni del Concilio di Trento, e l'attività della Compagnia di Gesù non furono viste di buon occhio dai protestanti, e il risultato di questi fattori fu l'irrigidirsi delle posizioni. Nel 1608 i protestanti diedero vita a un'alleanza militare, l'Unione Evangelica, e i loro avversari risposero unendosi nella Lega Cattolica. Di questa chiusura dottrinaria fecero le spese le comunità ebraiche dell'Impero, e la caccia alle streghe aumentò in modo inquietante. L'imperatore Massimiliano II aveva sempre cercato di mantenere la pace religiosa, facendo ampie concessioni ai protestanti. Suo figlio Rodolfo II invece, controriformista convinto, tentò di revocare quelle concessioni, ma in effetti dovette scendere spesso a compromessi con i protestanti, specialmente nella sua veste di re di Boemia (tale regno era divenuto possesso ereditario degli Asburgo all'inizio del '500). In Boemia vi era infatti una Dieta particolarmente combattiva. Frequenti furono i contrasti con Rodolfo II, che nel 1609 fu costretto a emanare una Lettera di Maestà con la quale riconosceva ai protestanti il diritto di professare liberamente la loro religione. Le cose cambiarono con l'ascesa al trono di Mattia d'Asburgo, fratello di Rodolfo II (1612), e cambiarono ulteriormente quando sul trono di Boemia salì Ferdinando II d'Asburgo, intransigente cattolico (1617). Molte chiese protestanti furono distrutte, alcuni nobili arrestati, e vietata la riunione del consiglio che si occupava di questioni ecclesiastiche. Il senso di legalità violata spinse nel 1618 un gruppo di nobili a invadere il castello di Praga e uccidere i governatori asburgici gettandoli da una finestra (“defenestrazione di Praga”); questo evento diede propriamente inizio alla guerra dei Trent'anni. (Due rimasero vivi nonostante la caduta) La Dieta generale di Boemia elesse a proprio re Federico V del Palatinato, capo dell'Unione Evangelica. A fianco dell'imperatore si schierò invece la Lega cattolica, comandata dal duca Massimiliano di Baviera. Le forze congiunte dell'impero e dei bavaresi sconfissero i boemo- palatininella battaglia detta “della Montagna Bianca” (1620). La repressione fu feroce: tutti i nobili protestanti furono uccisi e sostituiti da una nuova nobiltà cattolica, e i loro beni furono espropriati. Nel frattempo era entrata in guerra anche la Spagna, e gli alleati cattolici avevano invaso il Palatinato, occuparono la Valtellina; a Federico V fu revocato il titolo di principe elettore, che fu conferito invece a Massimiliano di Baviera. 26 La politica aggressiva di Ferdinando II cominciò a preoccupare gli Stati vicini, in particolare la Repubblica delle Province Unite. Alleandosi con l'Inghilterra e con Federico V, l'Olanda fece pressioni per l'entrata in guerra di Cristiano IV di Danimarca, che fu però sconfitto da un capitano di ventura, Albrecht von Wallenstain, e costretto al ritiro nel 1629.
 Le forze imperiali parevano invincibili, e Federico II iniziò ad accarezzare sogni di restaurazione cattolica. Nel 1629 emanò un editto di restituzione con cui disponeva che venisse restituito alla Chiesa tutto il patrimonio secolarizzato dopo il 1552. Egli prese questo provvedimento senza consultarsi con la Dieta imperiale. Ma questa per i principi, sia protestanti che cattolici, era una violazione della prassi costituzionale dell'Impero, che nessuno di loro era disposto ad accettare. Inoltre, essi erano irritati dai favori che concedeva a Wallenstain. Questi fattori diedero nuova compattezza ai suoi nemici. 
 Nel frattempo, la Francia di Richelieu, avversaria degli Asburgo, indusse il luterano Gustavo Adolfo re di Svezia a scendere in guerra. Quando nel 1630 le sue forze sbarcarono alla foce dell'Oder, anche i principi di Sassonia e Brandeburgo, fino ad allora alleati dell'imperatore, si schierarono apertamente contro di lui. Le sorti della guerra furono così rovesciate, e gli svedesi arrivarono fino a Monaco di Baviera. La morte in battaglia del re Gustavo Adolfo non fermò l'esercito svedese, ma le terribili devastazioni che stavano subendo i paesi tedeschi spinsero i ribelli a cercare un accordo con l'imperatore, che fu siglato nel 1635 con la pace di Praga.
 Ciò indusse la Francia a entrare direttamente in guerra, e in questa fase la violenza raggiunse il suo apice. Questo però fu motivo di una ripresa dei tentativi di pacificazione, che si intensificarono dopo il 1645 e portarono alla pace di Vestfalia nel 1648. A Münster si firmò il trattato con le potenze protestanti, a Osnabrück quello con le potenze cattoliche; si trattò del primo accordo multilaterale della storia d'Europa, e furono gettate le basi per l'applicazione di un diritto internazionale tra Stati. Sul piano religioso si ripresero le clausole di Augusta (1555), estendendole anche al calvinismo. Si riaffermò il principio cuius regio eius religio, prendendo come anno di riferimento il 1624, mitigandone però la portata, lasciando la libertà del culto privato. Si stabilì che la Chiesa cattolica sarebbe rientrata in possesso di tutte le proprietà perdute dopo il 1624, ma non di quelle perse prima di tale data. Tutti i signori territoriali furono dichiarati sovrani all'interno del loro territorio, e fu loro riconosciuto il diritto di stringere alleanze con paesi stranieri. In questo modo, il sogno 27 Quattro fasi della guerra: 1. Boemo-palatina (1618-1625): Vittoria cattolica nella battaglia della Montagna Bianca. La Boemia annessa agli Asburgo 2. Danese (1625-1629): I Danesi entrano in guerra per aiutare i protestanti, ma vengono duramente sconfitti 3. Svedese (1630-1635): Tocca alla Svezia a prendere le difese dei protestanti, ma dopo i primi successi viene definitivamente sconfitta 4. Francese (1635-1648): E’ la fase decisiva. Francia e Svezia insieme riescono a sconfiggere l’Impero e invadono la Germania. Pace di Westfalia Svezia: ottiene importanti regioni costiere e porti della Germania settentrionale; la Pomerania occidentale, dominio dell’area del Baltino Francia: acquisisce le città di Metz, Toul e Verdun in Lorena e gran parte dell’Alsazia riesce a indebolire gli Asburgo (nell’impero e in Spagna) emerge come prima potenza europea. 1659: Pace dei Pirenei tra Francia e Spagna La Spagna: di Filippo IV d’Asburgo deve cedere alla Francia il Rossiglione, La pace viene suggellata dal matrimonio tra Maria Teresa (figlia di Filippo IV di Spagna) e Luigi XIV, re di Francia. La guerra, nata per motivi religiosi, si trasforma ben presto in una lotta per l’egemonia in Europa. Si arriva al paradosso di uno stato cattolico (Francia) che interviene contro un altro cattolico (Impero Germanico) a favore dei protestanti (Svezia). Ciò significa che le ragioni politiche prevalgono su quelle religiose. La guerra fu il più grave evento che coinvolse l'Europa centrale prima delle Guerre Mondiali del Novecento. Conseguenze: Impero: Fine del progetto politico dell’imperatore di estendere la sua egemonia cattolica su tutti i cristiani d’Europa. Devastazione dell’Europa. Danno alle finanze degli Stati in guerra. Diffusione delle epidemie, favorita dal movimento degli eserciti e dalle fughe delle popolazioni dalle campagne alle città. Carestie Cattolici: Fine delle guerre di religione con la sconfitta del progetto di sottomettere i protestanti. Germania: Dissoluzione del potere imperiale e divisione della Germania in una miriade di staterelli. Solo nel 1871 si avrà uno stato tedesco (II Reich). Francia: La Francia acquista un potere che manterrà fino al 1871 quando verrà sconfitta da Bismarck Un bilancio: Termina l’età delle guerre di religione;La politica diventa europea, ovvero le vicende di uno Stato hanno ripercussioni su tutti gli altri; Ricerca dell’equilibrio: obiettivo della politica internazionale dei decenni successivi. 30 9) Le rivoluzioni inglesi Nel 1603, alla morte di Elisabetta I salì al trono Giacomo Stuart, re di Scozia, che unificò le due corone. Per guadagnarsi il favore dei sudditi inglesi, si mostro fin troppo generoso nella concessione di titoli e benefici, alienandosi le simpatie della nobiltà di antico lignaggio. Le leve del potere finirono presto nelle mani di un favorito, il duca di Buckingham, la cui rapida ascesa suscitò gelosie e risentimenti. Il mantenimento dell'esercito e le crescenti spese di corte pesavano sulle finanze pubbliche ben al di là delle entrate ordinarie della corona. Inoltre, Giacomo era protestante e dovette dunque guardarsi da congiure tese a restaurare il cattolicesimo. Nel 1625 salì al trono il figlio Carlo I, che manifestava aperte simpatie per le correnti più moderate dell'anglicanesimo, ed era sposato con una principessa cattolica. Questi fattori, e la posizione di Buckingham, vicina all’arimianesimo (I credenti di fede evangelica che oggi si definiscono "arminiani" riconoscono in genere la Bibbia come assoluta regola di fede e di condotta e pongono tutti forte enfasi sul sacrificio di Gesù Cristo alla croce come unica offerta di salvezza per tutta l’umanità) accrebbe l'ostilità contro il re e il suo favorito. Alcuni membri della Camera dei Comuni si rifiutarono di pagare un prestito forzoso, e Carlo I li fece imprigionare. In occasione della convocazione del Parlamento nel 1628 al re fu presentata una Petizione del diritto nella quale si denunciavano gli arresti illegali e la violazione della prassi costituzionale del regno in materia di imposizione fiscale. 31 Europa del 1648 Carlo I accettò la petizione, considerandola innocua, ma essa creò in lui un'avversione nei confronti del Parlamento, che non convocò per altri 11 anni. Nel frattempo Buckingham era stato assassinato, ma il malcontento non cessò, poiché il re continuava a circondarsi di persone sospette di filocattolicesimo, e a promuovere vescovi arminiani. Il tentativo di rendere ordinario lo Ship money suscitò proteste, e molti sudditi si rifiutarono di pagare. Quando infine Carlo I e il vescovo Laud pretesero di estendere l'uniformità dottrinaria alla Scozia presbiteriana (che già aveva vari motivi per lagnarsi di Carlo I), gli scozzesi minacciarono la secessione. Per reprimere la rivolta scozzese, Carlo I fu costretto, nel 1640 a convocare il Parlamento, che sospese dopo sole tre settimane (“breve Parlamento”). La situazione peggiorò, con le truppe scozzesi che sbaragliarono quelle inglesi e minacciarono di invadere tutta l'Inghilterra se il re non avesse fatto marcia indietro sulla questione religiosa. Fu convocato nuovamente il Parlamento, che stavolta sarebbe rimasto fino al 1660 (“lungo Parlamento”). Nel frattempo, ad aggravare la situazione scoppiò una rivolta cattolica in Irlanda. Nel 1641-42 la situazione precipitò, e il Parlamento approvò una Grande Rimostranza con la quale ripercorreva tutti i motivi di dissenso con Carlo I, colpevole (secondo il canone etico e retorico dell'epoca) di essersi improvvidamente circondato di cattivi consiglieri. 
 Messo con le spalle al muro, Carlo I tentò di imporsi con la forza, entrando in Parlamento alla testa dei suoi soldati per arrestare cinque membri della Camera dei Comuni. L'operazione fallì, e Londra si sollevò contro il re, costringendolo alla fuga. Da allora, l'Inghilterra entrò in fase di guerra civile. La svolta si ebbe con la disastrosa sconfitta inflitta all'esercito reale dalle forze parlamentari, nella battaglia di Naseby (1645), nella quale ebbe un ruolo rilevante Oliver Cromwell. Il re si arrese, consegnandosi agli scozzesi. Nei mesi seguenti, in Parlamento si aprì una spaccatura tra “Indipendenti” (minoranza favorevole alla tolleranza religiosa) e Presbiteriani, che propendevano per una rigida ortodossia. Il disaccordo riguardava anche i rapporti con Carlo I, poiché i Presbiteriani erano inclini a negoziare una pace con lui, mentre gli Indipendenti propendevano per combattere fino alla vittoria. 
 La fuga del re scatenò una nuova fase di guerra civile, che si concluse con una nuova sconfitta e incarcerazione di Carlo I. 32 fiducia nel sistema eliocentrico; circolava anche la teoria di una sostanziale alterità della sostanza celeste da quella terrestre; - Giordano Bruno, per l'affermazione dell'infinità dell'universo, fu processato per eresia e condannato al rogo a Roma, in Campo de' Fiori 
  - Tycho Brahe elabora un sistema che salva la centralità della terra e allo stesso tempo accoglie i calcoli di Copernico; 
 - la scoperta delle orbite ellittiche da parte di Keplero, e delle macchie solari da parte di Galileo (grazie all'uso del cannocchiale), contribuiscono a frantumare la distinzione tra la “corruzione” della materia terrestre e la perfezione della sostanza celeste; 
 -  tra il 1609 e il 1610, Galileo scopre le montuosità della luna, le macchie solari e i satelliti di Giove; le fasi di Venere e lunari costituiscono una prova empirica della visione copernicana; 
 -  Francesco Bacone, con l'opera Novum Organon illustra un nuovo metodo di indagine della natura in contrapposizione alla posizione della vecchia logia aristotelica (Organon); 
 - nascita in Europa di diverse accademie scientifiche; 
 -  metafora della macchina; teorico del meccanicismo fu anche René Descartes, che nella sua opera Discorso sul metodo (1637) presentò un nuovo metodo di speculazione scientifica di sua ideazione; 
 - nel 1543 Andrea Vesalio pubblica le sue tavole anatomiche, in cui descrive dettagliatamente gli organi del corpo umano, grazie alle competenze acquisite con il metodo della dissezione; 
 - William Harvey, anatomista, giunge alla scoperta della circolazione sanguigna; 
 - le opere degli scienziati sono spesso sottoposte a censura; tra gli esempi più eclatanti si veda il caso di Galilei, costretto all'abiura nel 1633; 
 - 1660, fondazione della Royal Society di Londra da parte di Robert Boyle e di altri 
 baconiani; 
 -  Isaac Newton diffonde i suoi risultati sulla natura corpuscolare della luce; la sua opera 
 fondamentale tuttavia è Principi matematici di filosofia naturale (1687). 
 12) L’Europa nell’età di Luigi XIV Luigi XIV riuscì a consolidare l'egemonia continentale francese e si impose come modello politico a tutti i sovrani assoluti. In quegli anni, il francese si affermo sia come lingua della diplomazia, sia come lingua parlata e scritta di tutta l'élite nobiliare dell'Europa centro-orientale. Nel 1661 terminò l'epoca dei grandi ministri, e Luigi XIV accentrò nelle sue mani il governo dello Stato circondandosi di collaboratori capaci, ma senza mai rinunciare all'intervento diretto sulle questioni principali. Le decisioni importanti venivano prese in un Consiglio supremo, formato dal re e da tre ministri (Esteri, Guerra e Finanze). Dal 1665 al 1683 Colbert ricoprì la carica di ministro delle Finanze, e fu il principale collaboratore di Luigi XIV. Altre figure di rilievo furono Le Tellier, ministro della Guerra, e 35 Louvois, anch'egli ministro della Guerra dal 1666 al 1691. 
 Nel 1682 il re e la corte si trasferirono a Versailles, appositamente costruita fuori dalla capitale per evitare i pericoli di sommosse cittadine. La grande nobiltà fu obbligata a risiedervi, anche con il versamento di donativi e benefici; Luigi XIV riuscì così ad asservire definitivamente l'aristocrazia. La vita a corte fu regolata da rigide prescrizioni (l'etichetta), che rappresentavano simbolicamente la nuova gerarchia del potere e la distanza ormai creatasi tra il sovrano e i nobili; egli non era più il primum inter pares, come voleva la tradizione, ma l'artefice principale del sistema di distinzione gerarchica. 
 L'esercizio del potere fu accompagnato dalla costante ricerca di tutto ciò che che poteva accrescere il prestigio della Francia e del suo re. Se infatti il re si era scelto come simbolo il sole, tutta la Francia doveva risplendere grazie alle sue iniziative. Questo si tradusse anche nell'uso del mecenatismo come forma di governo: accanto all'Accademia delle Scienze (1666) furono potenziate le accademie artistiche e letterarie esistenti, e istituite quelle di architettura e di musica; il re favorì il fiorire di una cultura ufficiale fortemente celebrativa, che non tollerava voci di dissenso; infatti, la censura fu ampiamente utilizzata come strumento di repressione delle voci dissidenti. 
 L'esigenza di uniformità investi anche alcuni aspetti della vita culturale e religiosa. Furono perseguitati sia i giansenisti che gli ugonotti.
 (Il giansenismo fu un movimento di dissidenza cattolica che ebbe largo seguito in Francia, Paesi Bassi, Germania, Italia e domini austriaci. Nato dalle tesi del teologo olandese Giansenio, vescovo di Ypres, fu a più riprese condannato dal papa a partire dal 1641, e definitivamente nel 1712 con la bolla Unigenitus. I giansenisti riprendevano posizioni di Sant'Agostino sulla natura della grazia. Furono avversari dei gesuiti, e della loro abitudine di adattare la norma morale alle varie situazioni (casistica). Il più importante giansenista fu lo scienziato e filosofo francese Blaise Pascal, che si distinse nella polemica antigesuitica con le Provinciali 1657). 
 Luigi XIV intervenne più volte contro il convento femminile di Port-Royal, sede più importante dei giansenisti, disperdendo definitivamente la comunità nel 1709. 
 Luigi XIV ribadì il gallicanesimo, e nel 1682 fece approvare dal clero francese una dichiarazione nella quale si affermava la superiorità del concilio sul papa e si negava l'infallibilità del pontefice, se privo del consenso generale della Chiesa. 
 Luigi XIV decise di riportare il paese all'unità di fede per varie ragioni: il desiderio di apparire come il campione della cristianità agli occhi del mondo cattolico, l'influenza subita dalla sua amante, la marchesa di Maintenon. Dal 1679 fu favorita in ogni modo, anche con sgravi fiscali e compensi in denaro, la conversione al cattolicesimo degli ugonotti. Furono ulteriormente ridotte le loro libertà e, 36 nel 1685, fu revocato l'editto di Nantes e proclamato quello di Fontainebleau. I pastori protestanti furono espulsi dal paese, ma fu ostacolato duramente l'esodo dei fedeli. Nonostante ciò, 2-300.000 ugonotti lasciarono il paese, causando alla Francia una grossa perdita in termini di risorse umane e capitali. Da un punto di vista politico, tuttavia, si ebbe il trionfo del potere monarchico, e la dimostrazione che lo Stato aveva ormai raggiunto poteri di controllo e intervento tali che la minoranza religiosa non era più in grado di opporre lo scatenamento di una guerra civile. Il potenziamento della fiscalità regia non procurò altro che modeste sollevazioni, che cessarono tutte dopo il 1675, in uno Stato ormai ridotto all'obbedienza. 
 Sul piano economico, Colbert intraprese una politica di mercantilismo che da lui prese il nome di “colbertismo”. Essa consisteva nel favorire le importazioni e imporre pesanti dazi sulle importazioni, accrescendo così il saldo della bilancia commerciale. 
 Contemporaneamente, fu rafforzato anche l'esercito, che arrivò a contare 300.000 unità, di cui 200.000 permanenti. Inoltre i soldati furono dotati di uniformi e di baionette, e fu impiegato un metodo di addestramento unico e mirato. 
 Nel 1665 era salito sul trono di Spagna un bambino malaticcio, Carlo II, figlio di secondo letto di Filippo IV. L'unica sopravvissuta di primo letto era Maria Teresa, moglie di Luigi XIV, che aveva rinunciato ad accampare pretese sul trono di Spagna in cambio di una dote enorme. La quale però non era stata interamente versata, e così Luigi XIV si considerò svincolato dal patto. Nel 1667 diede così inizio a una guerra contro i Paesi Bassi spagnoli, che gli valse il possesso di una serie di città nella zona di confine, poi sancito dalla pace di Aquisgrana 1668.
 Più difficile fu la guerra contro la Repubblica delle Province Unite, che si concluse nel 1678 con la pace di Nimega, dove a farne le spese fu la Spagna: le Province Unite mantenevano intatto il loro territorio e ottenevano l'abolizione della tariffa protezionistica introdotta da Colbert nel 1667; la Francia annetteva la Franca Contea e alcune piazzeforti nei Paesi Bassi spagnoli.
 Successivamente, Luigi XIV riuscì nell'annessione della Lorena e dell'Alsazia, e nella conquista della libera città imperiale di Strasburgo (1681). In Italia nel 1681 era stata acquisita la fortezza di Casale in Piemonte, e nel 1684 fu bombardata Genova per l'appoggio che dava alla Spagna. Nel 1686 si era costituita, ad Augusta, una lega formata da Spagna, Impero, Svezia e Olanda per arginare le minacce francesi. Ma nel 1688 Luigi XIV riprese l'espansione verso i Paesi Bassi e verso il Palatinato, dove le truppe francesi compirono terribili devastazioni. La guerra della Lega d'Augusta si protrasse per nove anni fino alla pace di Rijswijk nel 1697, che stabilì la restituzione di gran parte dei territori occupati in Alsazia e in Lorena. In Piemonte, Pinerolo fu restituita ai Savoia, che nel corso della guerra avevano 37 dai conquistadores. I più attivi in questo disegno furono i gesuiti (Mission), che tra il 1610 e il 1628 istituirono 12 “riduzioni”, nelle quali vivevano oltre 100.000 Indios. Tali comunità erano organizzate secondo il principio dell'eguaglianza sociale e della comunità dei beni, nel tentativo di costituire una vera e propria repubblica cristiana. Questi villaggi furono presto presi di mira dai bandeirantes, meticci brasiliani cacciatori di schiavi, che catturarono in pochi anni oltre 60.000 Indios dalle riduzioni, che furono costrette a spostarsi più a sud, dove il territorio era più facilmente difendibile. Altrove, nelle zone dei fiumi Uruguay e Rio Grande do Sul, i gesuiti organizzarono una risposta armata e sconfissero nel 1641 le truppe dei bandeirantes. Nel 1750, con la cessione dei territori del Paraguay al Portogallo, gli Indios si ribellarono, sostenuti dai gesuiti. In risposta, il primo ministro portoghese Pombal fece chiudere le riduzioni e soppresse l'ordine gesuita nel 1752; nel 1757 sarebbe stato soppresso anche in Spagna. Così ebbe termine questo singolare esperimento. Nell'economia del Nuovo Mondo un ruolo decisivo aveva avuto fin dall'inizio lo sfruttamento delle risorse dei metalli preziosi. Dal 1500 al 1660 furono introdotte in Europa circa 181 tonnellate d'oro e 16.000 di argento, pari al 25% dell'intera disponibilità europea. 
 Altre fondamentali risorse furono la canna da zucchero, il tabacco, la patata, il pomodoro, ecc... Ma il settore più redditizio fu forse costituito dal mercato degli schiavi neri provenienti dall'Africa, deportati in gran numero in America per sostituire gli Indios, fisicamente inadatti al lavoro organizzato delle piantagioni. Si calcola che tra il 1500 e il 1800 ne furono importati 10-11 milioni. Lo sfruttamento monopolistico delle ricchezze del Nuovo Mondo prevedeva che le colonie intrattenessero relazioni commerciali solo con la madrepatria, in un'ottica di protezionismo. Tuttavia, questi propositi erano spesso ostacolati da attività di pirateria e di contrabbando, soprattutto ad opera di inglesi, olandesi e francesi. Attraverso l'attività di compagnie commerciali privilegiate, essi riuscirono gradualmente ad assicurarsi insediamenti in America. - Olanda: Dal 1580 l'Olanda controllava la Guiana, e dal 1634 Curaҫao e altre isole. - Inghilterra: I possedimenti inglesi erano disseminati intorno alla zona delle Piccole Antille, conquistati nella prima metà del '600. Tra il 1625 il '29, gli inglesi si impadronirono di molte isole dell'arcipelago Bahama, e nel 1655 della Giamaica. Si insediarono anche nella zona costiera dell'America settentrionale. - Francia: Nello stesso periodo, durante il ministero di Richelieu, i francesi si insediarono in molte isole nelle Piccole Antille e nella parte occidentale di Santo Domingo. Occupò anche il Canada e la regione dei grandi laghi. 
 40 La rivalità commerciale tra Francia e Inghilterra sfociò in conflitto aperto con la guerra dei Sette anni, che si concluse con la schiacciante vittoria dell'Inghilterra. All'apertura delle trattative di pace con Francia e Spagna, l'Inghilterra era vittoriosa in Canada, dove occupava Québec e Montréal; aveva conquistato la Guadalupa e la Martinica; aveva espugnato L'Avana a Cuba; teneva Pondichéry e Mahé in India. Le “isole dello zucchero” furono restituite ai francesi, e l'Inghilterra ricevette, con il Trattato di Parigi (1763) tutto il Canada e i territori della Louisiana a est del Mississipi; la Florida dalla Spagna, che riceveva la Louisiana a ovest del Mississipi. 14) Guerre ed egemonia nell’Europa del ‘700 La Spagna uscì dal conflitto tra le grandi potenze che vide invece l'egemonia di Inghilterra e Francia. I contrasti e le guerre che caratterizzarono l'Europa dopo il 1714, anche se videro sempre le due potenze in campi opposti, furono scatenate da motivazioni di altra natura. L'Inghilterra, infatti mirava soprattutto a mantenere la situazione consolidatasi dopo la guerra di successione spagnola, e quindi favorì il principio dell'equilibrio tra le potenze, evitando forti impegni bellici in Europa. La Francia, invece, che mirava a consolidare il suo ruolo di grande potenza continentale, si inserì in tutte le occasioni di conflitto. Le guerre dopo il 1715 cambiano natura, essendo dovute, più che a ragioni dinastiche, a fattori geopolitici. Il margine atlantico è costituito da una serie di Stati (Spagna, Portogallo, Inghilterra, Province Unite e Francia) ormai dotate di strutture politico-amministrative consolidate. Lo stesso si può dire degli Stati scandinavi a nord. A est, la potenza russa è divenuta ormai una realtà statale consapevole della propria forza. Un arco di aree forti circonda dunque due aree deboli: il bassopiano tedesco-polacco e la penisola italiana. Deboli o per la loro frammentazione, o perché rette da entità statali poco solide, come la Polonia. A cavallo di entrambe, l'Austria è legata a entrambe, come nucleo più forte dell'Impero germanico e come potenza egemone in Italia. Nel 1717-18 la Spagna aveva invaso la Sardegna austriaca e la Sicilia sabauda. Ma fu sconfitta dalla flotta Inglese, e l'accordo tra le potenze (Francia, Inghilterra, Province Unite e Austria) raggiunto a Londra nel 1718 e firmato dalla Spagna nel 1720 riconfermò i termini della pace di Utrecht, salvo che in Italia i Savoia cedettero la Sicilia all'Austria in cambio della Sardegna, scambio vantaggiosissimo per l'Austria. 41 Una nuova contesa fu aperta dal problema della successione in Polonia. Fin dal 1713 l'Imperatore Carlo VI, con la prammatica sanzione aveva disposto la modifica delle tradizionali regole di successione della Casa d'Austria, ammettendovi anche figlie femmine. In realtà, il problema della successione in assenza di eredi diretti fu soprattutto un pretesto per scatenare conflitti di egemonia in Europa a scapito di organismi politici non molto solidi. La questione polacca aprì dunque nuove rivalità. L'assemblea dei nobili, che tradizionalmente eleggeva il sovrano in Polonia, votò a grande maggioranza Stanislao Leszczynski, candidato della Francia e suocero di Luigi XV. Austria e Russia intervennero però imponendo l'elettore di Sassonia, Federico Augusto. La guerra che ne seguì vide Spagna, Francia e Savoia contro l'Austria. Nel 1735 i francesi raggiunsero un accordo con gli austriaci, e la pace che fu stipulata nel 1738 a Vienna ebbe le seguenti conseguenze: - assegnazione del Ducato di Lorena a Leszczynski in cambio della rinuncia alla Polonia; - Francesco Stefano, duca di Lorena e sposo di Maria Teresa d'Austria (erede di Carlo VI), 
 ricevette invece il Granducato di Toscana; - Carlo di Borbone, duca di Parma e figlio di Filippo V di Spagna ottenne il Regno di Napoli e la Sicilia; - Carlo Emanuele III di Savoia ottenne Novara e Tortona; - l'Austria vide riconosciuta la prammatica sanzione ed ebbe in Italia il Ducato di Parma. 
 Nel 1740, poco dopo la morte di Carlo VI d'Asburgo e l'ascesa al trono di Maria Teresa, il re di Prussia Federico II invase e occupò la Slesia. La successione austriaca, che sembrava ormai garantita e tutelata, fu così occasione di un'altra guerra. Alla Prussia si aggiunsero le pretese alla successione dell'elettore di Baviera, imparentato con gli Asburgo, sostenuto dalla Francia. Con la pace stipulata ad Aquisgrana nel 1748, l'Austria ottenne il riconoscimento definitivo della prammatica sanzione, ma dovette cedere la Slesia alla Prussia e il Ducato di Parma a Filippo di Borbone. La Francia invece uscì dalla guerra a mani vuote. 
 L'Austria non si rassegnò facilmente allo smacco costituito dalla perdita della Slesia, e si impegnò ad abbattere la nuova potenza prussiana. Con la promessa della cessione dei Paesi Bassi, l'Austria riuscì ad allearsi con la Francia, e successivamente si unì a loro anche la Russia, mentre la Prussia si unì all'Inghilterra. Per Francia e Inghilterra il conflitto ebbe dimensioni mondiali, e oltremare si concluse con la supremazia inglese (pace di Parigi, 1763). Sul continente fu la Prussia, intimorita dall'accerchiamento, a dare inizio alla guerra dei Sette anni (1756-1763), che ebbe a lungo un andamento incerto: alle vittorie prussiane seguirono le sconfitte, e Federico II era sul punto di capitolare quando la morte della zarina 42 15) Società ancien régime Con “ancien régime” si intende il sistema politico esistente in Francia prima del 1789. L'espressione è poi divenuta simbolo di società tradizionale, preindustriale, anteriore cioè a tutti i fenomeni di rivoluzione industriale e della rivoluzione francese. 
 Considerata tendenzialmente immobile o con andamenti ciclici di progresso e regresso, in realtà subì nel corso del '700 profonde trasformazioni. Prima tra tutte, l'aumento della popolazione, e in particolare l'aumento della natalità, grazie anche all'abbassamento dell'età matrimoniale. Altro fattore fu l'allontanamento, non chiaramente spiegato, della peste dall'Europa. Si ebbe anche lo sviluppo di grandi centri urbani, e soprattutto, di città multifuzionali come Parigi e Londra. 
 45 La famiglia allargata (nonni, genitori e figli) era la struttura familiare prevalente; la famiglia nucleare moderna sarebbe subentrata solo dopo la rivoluzione industriale. Tuttavia essa era già in un certo grado diffusa in varie città e campagne d'Europa. La riduzione delle nascite, che sarebbe stata comune a tutta l'Europa nell’800, si registra in Francia già durante il '700. Questo fatto ha portato all'ipotesi che in Francia fossero diffusi metodi contraccettivi. Il motivo è molteplice: da una parte la laicizzazione dei comportamenti, indotta dalla rivoluzione francese; ma il calo delle nascite è presente anche prima. La società di ancien régime era una società fondamentalmente agricola. La proprietà terriera era per molti versi ancora signorile, ossia, il suo sfruttamento era sottoposto a ogni sorta di vincoli. Il generale stato di servaggio in cui versavano molti contadini portò a numerose rivolte, come quella del 1775 in Boemia. L'Inghilterra fu il paese in cui l'attività agricola ebbe un mutamento maggiore tra '600 e '700, con la diffusione delle recinzioni (enclosures), che consentivano una più chiara definizione della proprietà della terra. Altro fattore importante fu il superamento della rotazione triennale, che condusse a un aumento delle disponibilità alimentari e dell’allevamento. Le campagne erano anche sede di un’industria rurale domestica dedita principalmente ad attività manifatturiere e tessili quest’ultima si sviluppò grazie alla nuova figura del mercante-imprenditore. Il lavoro a domicilio, caratteristica della fase di pro- industrializzazione, continuerà a svolgere un ruolo importante anche dopo la rivoluzione industriale. 
 La società di ancien régime è una società per ceti, una realtà caratterizzata dal prevalere, nelle stratificazioni sociali, dell'appartenenza per nascita, di una sostanziale staticità e da una disuguaglianza giuridica strutturale. La società per ceti è il trionfo del privilegio, delle leggi private, delle giurisdizioni particolari. Chi nasceva nobile restava tale tutta la vita; un figlio di contadini aveva scarsissime possibilità di uscire dal suo status. Solo nel clero si entrava per elezione, e non per nascita. L'appartenenza a un ceto comportava il godimento di certi diritti e l'esclusione da altri: questo era il fondamento della diversità dei diritti civili. Il sistema di rappresentanza più noto è quello “dei tre ordini” francesi: clero, nobiltà, Terzo stato. In tutta Europa il ceto dominante era la nobiltà: nobiltà feudale, ma anche nobiltà di toga. 16) Illuminismo e riforme La vita culturale del XVIII secolo fu dominata da un movimento intellettuale che, in onore al ruolo liberatore assegnato alla ragione, prese il nome di “illuminismo” (Lumiéres in 46 francese, Aufklärung in tedesco, Enlightenment in inglese). Il maggior centro di diffusione fu la Francia. Nell'illuminismo convergono posizioni e orientamenti contrastanti e talvolta antitetici. Nondimeno, è possibile individuare un nucleo comune alle varie posizioni: - esaltazione dei poteri della ragione, di cui viene proposto un uso libero e spregiudicato; strumento di cui tutti gli uomini dispongono, è in grado di vagliare criticamente la realtà; -  critica delle istituzioni politiche e religiose, dell'autorità e della tradizione; - utilizzo di un metodo di indagine empirico e sperimentale; - esigenza di riforma della società e dei costumi; - fiducia nel progresso; considerazione della storia come faticoso processo di incivilimento a partire da una condizione di barbarie; - critica della Chiesa e delle religioni come fonti di superstizione e pregiudizi; in questo senso si può parlare di “laicità” dell'illuminismo; - prevalente adesione al deismo e a una religione naturale e razionale (non mancarono correnti atee e materialiste); - “sentimento” come categoria interpretativa e strumento di comprensione dell'agire umano; - la figura chiave dell'illuminismo fu una nuova figura di intellettuale, pubblicista, giornalista o saggista più che filosofo. 
 La Francia agli inizi del ‘700 era li paese più popolato e più ricco del continente. La sua influenza politica e culturale si estendeva su tutta l'Europa. La sua vita di corte, le sue arti (specialmente quelle della parola) erano modelli da imitare. Vi era un diffuso mecenatismo. La compresenza di ugonotti, giansenisti, libertini aveva contribuito a creare un terreno favorevole al dibattito pubblico. Al centro dell'attività critica vi era la società e il sistema politico. 
 Esempi di questo tipo sono le Lettere persiane (1721) e L'Esprit de loi (1748) di Montesquieu, dove troviamo la critica del dispotismo e la teorizzazione della necessità di una separazione dei poteri. Voltaire fu il più tipico philosophe francese. Praticò tutti i generi letterari e si contraddistinse per la sua ironia, per la sua difesa della tolleranza. Le sue opere principali furono il Trattato sulla tolleranza (1763) e il Dizionario filosofico (1764). 
 La più grandiosa opera dell'Illuminismo francese è però un'opera collettiva, l'Enciclopedia o dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri. 47 17) Origini della rivoluzione industriale La rivoluzione industriale prese avvio in Inghilterra tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo. Con il termine si intende il complesso di profondi mutamenti di carattere irreversibile e radicale da un assetto economico-sociale stabile e sostanzialmente stagnante a una fase di sviluppo economico senza precedenti, caratterizzato dai seguenti fattori: - crescita gradualmente accelerata; - passaggio da un'economia agricolo-artigianale a un'economia fondata sulla fabbrica. 
 La rivoluzione industriale, insieme alla rivoluzione francese, è un evento a cui è stata attribuita la valenza periodizzante di inizio di una nuova età, quella contemporanea. Perché in Inghilterra? Alla fine del '600 il paese presentava dopotutto molti tratti in comune con gli altri paesi europei: prevalenza dell'agricoltura (l'80% degli abitanti vivevano nelle campagne); attività industriali organizzate prevalentemente su scala domestica (l'unità tipica di produzione era la famiglia); destinazione all'autoconsumo di una quota notevole del prodotto. 
 Molte erano tuttavia le differenze, rese evidenti a partire dal 1750: l'Inghilterra era un paese ricco, grazie al suo commercio e al suo spirito di iniziativa, dotato di un'economia tra le più fiorenti e progressive, e assai avanzato tecnologicamente. 
 Il predominio inglese nel commercio su scala mondiale fu certamente un fattore rilevante: la fase espansiva si mantenne fino alla fine del secolo (tranne la parentesi della guerra contro gli Stati Uniti). In campo agricolo, l'introduzione delle enclosures fu accompagnata dall'utilizzo di nuove tecniche agricole e dall'adozione di nuovi sistemi di rotazione, che condussero a un forte aumento della produttività. Contemporaneo fu lo sviluppo di nuove vie di comunicazione, o il potenziamento di quelle già esistenti (pavimentazione delle strade, espansione dei canali navigabili). La rivoluzione agricola fu portatrice di un processo di industrializzazione su vari piani: sopperì al fabbisogno della popolazione in crescita (da 6 milioni nel 1740 a 14 milioni nel 1830), contribuì alla formazione del mercato interno, favorì l'esodo dalle campagne verso le città di quella massa di individui che avrebbe costituito il proletariato industriale.
 I settori principalmente interessati dai cambiamenti tecnologici furono quelli delle macchine utensili e della generazione di forza motrice. 
 Quanto allo sviluppo di macchine utensili, esso riguardò in primo luogo il settore tessile: ricordiamo l'invenzione della “navetta volante” da parte di J. Kay (1733), la jenny di Hargreaves (1765), il filatoio mule di Crompton (1779) e infine il telaio meccanico di 50 Cartwright (1787). 
 Il passaggio successivo della modernizzazione tecnologica fu l'impiego del vapore come forza motrice, che sostituì gradualmente le ruote idrauliche (mills). Le macchine a vapore (brevetto di James Watt, 1769) resero disponibile una forza motrice costante alimentata dal carbone, di cui l'Inghilterra era ricchissima. I settori di produzione più importanti in questo periodo furono l'industria tessile e l'industria del ferro. Anche qui, una serie di innovazioni tecnologiche (tra le quali l'uso della forza vapore) permise di produrre ferro di qualità senza più dover ricorrere alle importazioni di minerale di qualità dalla Svezia. 
 L'avvento del sistema di fabbrica trasformò i modi di produzione e le forme di organizzazione del lavoro. Fino alla metà del '700 la maggior parte dell'attività lavorativa si svolgeva nelle botteghe artigiane, nei sobborghi, nelle campagne, e spesso a domicilio. Con l'introduzione delle macchine a vapore questo sistema venne progressivamente smantellato, e il lavoratore divenne un operaio, avendo nella fabbrica il suo unico impiego. Crebbe la divisione del lavoro, e mutò gradualmente anche l'organizzazione territoriale del lavoro, poiché l'attività lavorativa si concentrò prevalentemente in alcuni importanti centri urbani. 
 A questo insieme di trasformazioni si associa la nascita del proletariato industriale. L'avvio del sistema di fabbrica impose condizioni di lavoro molto gravose, con orari che prevedevano fino a 16 ore giornaliere. La semplificazione del processo produttivo rese possibile l'impiego di donne e bambini, che furono sfruttati come manodopera a basso costo. L'operaio era esposto a un'estrema precarietà del posto di lavoro. 
 Questi e altri problemi condussero a movimenti di opposizione sociale, come il luddismo, che operava distruggendo le macchine. La legislazione penale inglese arrivò, nel 1812, a introdurre la pena di morte per i luddisti. 18) La nascita degli Stati Uniti • 1763: pace di Parigi (fine della guerra dei Sette anni); Giorgio III emana un proclama che vieta ai coloni di spingersi al di là della catena degli Appalachi; • 1764, aprile: Sugar Act; • 1765, marzo: Stamp Act; • 1766: revoca dello Stamp Act; • 1767: Townshend Acts; • 1770: ritiro dei Townshend Acts (restò in vigore solo il dazio sul tè); • 1773: assegnazione del monopolio della vendita del tè in America alla Compagnia delle 
 Indie; dicembre: “Boston Tea Party”; • 1774: “leggi intollerabili”; settembre: prima riunione del Congresso continentale, Philadelphia; 51 • 1775: primi scontri armati a Lexington e a Concord; maggio: secondo Congresso 
 continentale, costituzione di un esercito continentale sotto il comando di Washington; • 1776: Dichiarazione di indipendenza; gli inglesi conquistano New York; • 1777: prima sconfitta inglese a Saratoga; • 1778: patto di alleanza militare tra Colonie e Francia; • 1779: intervento della Spagna; • 1781: disfatta inglese a Yorktown • 1782: inizio trattative di Pace • 1783: trattato di Versailles • 1787: Convenzione costituzionale con il compito di redigere la costituzione, a Philadelphia, sotto la presidenza di Washington, compito terminato a settembre; • 1787-88: approvazione della Costituzione in 11 Stati su 13; • 1789: prime elezioni legislative; Washington eletto Presidente; • 1789-91: aggiunta alla Costituzione del Bill of Rights. 
 La colonizzazione del Nord America iniziata nel ‘600 è caratterizzata da un’aspra lotta con i Pellerossa, iniziarono i puritani. Alla metà del ‘700 i possedenti inglesi comprendevano treni colonie, tutte sulla fascia costiera Atlantica. Nel nord l’economia delle colonie si fondava sulle coltivazioni di cereali e nei centri urbani sull’attività commerciale e cantieristica. Nel Sud invece prevalevano le piantagioni di tabacco, basate sul lavoro degli schiavi. Nel centro l’economia presentava un assetto molto simile al Nord, ma con più marcati squilibri sociali. Tutte le colonie Inglesi erano caratterizzate da notevole autonomia sul piano politico. La guerra di indipendenza durò quasi 8 anni (1775-1783): - Iniziale superiorità tecnica dell’esercito inglese, ma successiva difficoltà per le spese di rifornimento. - Dichiarazione d’Indipendenza (4 luglio 1776). - Nel 1777 vittoria delle colonie a Saratoga e ingresso in guerra nel 1778 della Francia e nel 1779 della Spagna e dell’Olanda. - Nel 1781 vittoria definitiva a Yorktown e resa degli Inglesi. - Trattato di Versailles (3 settembre 1783). Il contrasto da cui ebbe origine la lotta per l’indipendenza nacque negli anni ’60 del ‘700, in seguito alla decisione della Gran Bretagna di aumentare i costi dell’impero americano. 52 Vennero presentati i cahiers de doléances, documenti in cui si esponevano le critiche e le richieste del popolo ma il sovrano respinse la richiesta. Tra la fine del 1788 e l'inizio del 1789, il Terzo stato si mobilitò. Nello stesso periodo, un altro fattore decisivo allo scoppio della rivoluzione fu la grave crisi economica, che portò a un'improvvisa impennata dei prezzi degli alimenti, e dunque a una grande tensione in seno agli strati popolari. A marzo si tennero le elezioni dei deputati agli Stati generali. Dei 578 membri del Terzo stato, 200 erano avvocati, un centinaio commercianti, e 50 proprietari terrieri. Furono eletti per il Terzo stato anche esponenti di altri ordini, come l'abate Sieyès e il conte Mirabeau, esponenti del “partito nazionale”. Sui 291 esponenti del clero, la maggioranza erano curati, e molti aderivano alle posizioni del Terzo stato. I più refrattari al cambiamento erano i nobili, nonostante su 270 che erano almeno un terzo fossero moderati, come il marchese di La Fayette. La maggioranza numerica era dunque a favore di un rinnovamento delle strutture politico-amministrative, ma non poteva far valere i suoi propositi senza il riconoscimento del voto per testa. Il Terzo stato prese l'iniziativa, e con l'appoggio di parte del basso clero si autoproclamò il 17 giungo Assemblea nazionale. Il 20 i deputati, trovata chiusa la loro sede per ordine del re, si riunirono nella “Sala della Pallacorda”, e giurarono di non sciogliersi prima di aver dato alla Francia una costituzione. A essi si aggiunse la maggioranza del clero, e dopo alcuni giorni, il re fu costretto a ordinare ai nobili e alla minoranza del clero di unirsi al Terzo stato. Nacque così il nuovo organo rappresentativo, l'Assemblea nazionale costituente (9 luglio). Nel frattempo, Parigi era in subbuglio. Il licenziamento del moderato ministro delle Finanze Necker fu visto come l'inizio di un tentativo di annullare con le armi i successi del Terzo stato. In risposta iniziò a formarsi il 13 luglio una milizia borghese, allo scopo di contrapporsi alla repressione regia. Nello stesso tempo, strati consistenti del popolo minuto si armarono. Il 14 luglio, un corteo popolare alla ricerca di armi giunse alle mura della Bastiglia, la cui guarnigione aprì il fuoco sulla folla, salvo essere poi costretta alla resa dalla folla; alcuni soldati e ufficiali furono massacrati, insieme al governatore della Bastiglia e al capo dei mercanti. Era il carcere in cui venivano rinchiusi i detenuti politici: costituiva il simbolo del dispotismo e della disuguaglianza. La folla, già divisa nelle milizie che formeranno la Guardia Nazionale, vi accorse dopo aver requisito 30.000 fucili All’Hotel des Invalides. L’apporto di quattro cannoni risultò determinante per abbattere la porta e liberare i detenuti. Al governatore della fortezza, che aveva dato l’ordine di sparare sulla folla, venne tagliata la testa, che fu portata in cima a una lancia a Palazzo Reale. Morirono circa 100 persone. Ancora oggi questo giorno è celebrato come festa nazionale. 55 Il 14 luglio furono cambiati i colori della bandiera nazionale: al colore bianco, simbolo della monarchia, si aggiunsero il rosso e il blu, simboli di Parigi Il 17 luglio Luigi XVI riconobbe la costituzione di una nuova municipalità del Comune di Parigi. Ma una in meno di un mese il fenomeno si estese a tutte le province. Nella seconda metà di luglio la sollevazione delle campagne (nelle campagne i contadini insorsero assalendo i castelli e bruciando i registri in cui erano trascritti i diritti signorili durò pochi giorni e fu limitata alle regioni centrali della Francia, oltre alla borghesia e al popolo cittadini, anche le masse di contadini entrarono nella Rivoluzione, la ‘grande paura’) costituì un'ulteriore accelerazione del processo di sgretolamento dell'ancien régime. Inoltre nella guardia nazionale fu organizzato un gruppo di volontari guidati da La Fayette, per difendere le conquiste rivoluzionarie. La notte del 4 agosto 1789 l'Assemblea decise l'abolizione del sistema feudale, la soppressione di tutti i privilegi, della venalità delle cariche e della decima ecclesiastica. 
 Il 26 di agosto fu approvata dall'Assemblea la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, il manifesto della rivoluzione, dove si definivano i diritti fondamentali dell'individuo, come libertà, uguaglianza, proprietà, sicurezza, resistenza all'oppressione, diritto a manifestare il proprio pensiero, libertà di organizzarsi politicamente e libertà economica. Abolizione delle distinzioni basate sulla nascita. Affermazione della sovranità popolare ecc… Il re tuttavia si rifiutò di sanzionare i decreti. Il 5 ottobre un corteo composto prevalentemente da donne si recò a Versailles, dove il re si era ritirato, per reclamare il pane e per portarlo a Parigi. Lo seguì la Guardia nazionale al comando di La Fayette. Nella notte il re cedette sui decreti antifeudali, e la mattina seguente, dopo che la guardia nazionale aveva ostacolato un'invasione del palazzo reale da parte della folla, acconsentì a tornare a Parigi. La mossa successiva dell'Assemblea fu la requisizione dei beni ecclesiastici. Nel febbraio 1790 furono proibiti i voti monastici e aboliti gli ordini religiosi, tranne quelli dediti all'insegnamento e all'assistenza ospedaliera. 
 Cessarono infine le discriminazioni nei confronti dei protestanti, cui nel dicembre 1789 furono riconosciuti diritti civili; il riconoscimento fu esteso in seguito agli ebrei nel 1791. L'abolizione della schiavitù nelle colonie si avrà invece solo nel febbraio 1794. Gli aristocratici per definire i rivoluzionari utilizzavano il termine ‘sanculotti’ perché non indossavano le culottes (pantalone al ginocchio) ma calzoni lunghi. Avevano un abbigliamento semplice, simbolo del principio di uguaglianza tra le persone. Avevano 56 abolito il servile “voi” e tra loro si davano del “tu”. Si trattava per lo più di artigiani, piccoli commercianti, salariati. Essi erano organizzati nei club e nelle sezioni dei giacobini. Anche le donne parteciparono alla Rivoluzione, con le armi in mano o lavorando in sostituzione degli uomini impegnati nella guerra. Il governo rivoluzionario non riconobbe loro il diritto alla rappresentanza, ma solo parità tra figli maschi e femmine sull’eredità e tra uomo e donna per quanto riguarda il divorzio. Il 14 luglio 1790 si celebrò la Festa della federazione, durante la quale il re giurò fedeltà alla nazione davanti a 300.000 partecipanti. Nonostante l'unione di facciata, comunque, vi erano numerose diversità di orientamenti politici, come risulta evidente se si guarda ai due principali movimenti di propaganda: i club e la stampa. Il club più importante si rivelò quello dei giacobini, nato nel settembre 1789. Organizzati secondo una rigida disciplina, i giacobini miravano esercitare un controllo serrato sulle attività delle istituzioni. Esponenti di spicco erano Robespierre e Brissot, futuro leader dei girondini.
 La varietà e diversità degli orientamenti non pregiudicò in questa fase il consenso maggioritario ai risultati del 1789. Ma la traduzione in strutture e istituzioni di questi risultati pose le basi per future divisioni. La rivoluzione politica del Terzo stato si stava configurando come un regime politico di borghesi benestanti e proprietari terrieri. Quando nel 1789 si trattò di decidere i criteri in base ai quali attribuire i diritti politici, i cittadini furono divisi in attivi e passivi (privi del diritto di voto) in base al censo. Così, su 7 milioni di cittadini maschi di età superiore ai 25 anni, 3 milioni non votavano. Di questi 4 milioni di attivi non tutti erano eleggibili; per essere eletti era condizione necessaria il possesso di una proprietà fondiaria il versamento di almeno un marco d'argento di imposte. Luigi XVI continuava a subire passivamente la rivoluzione, e in più era sempre più legato al partito di Maria Antonietta, decisa controrivoluzionaria, e alla nobiltà emigrata all'estero, che qui si organizzava per un ritorno all'ancien régime, se necessario con l'aiuto di altre potenze europee. 
 Nel luglio del 1790 la profonda modifica della struttura ecclesiastica fu duramente condannata da papa Pio VI. Di conseguenza si verificò un grave scisma nella Chiesa di Francia, divisa tra rivoluzionari (costituzionali) e controrivoluzionari (refrattari). Viene riformata l’organizzazione del clero: abolizione di tutti gli ordini religiosi privi di un’utilità sociale clero sottoposto allo Stato e non più al Papa, con l’obbligo di giurare fedeltà alla Costituzione. 57 La Costituzione dell'anno III (1795) riprese il carattere censitario del sistema elettorale della di quella del '91. L'esecutivo fu affidato a un Direttorio di 5 membri che nominava i ministri. Le misure attuate verso l’esterno furono: l’imposizione della leva di massa. Comando dell’esercito, prima riservato ai nobili, affidato a generali che avevano mostrato valore sul campo. Economia del Paese concentrata nel finanziamento bellico. Negli stessi anni si riaffacciò la minaccia monarchica con uno sbarco di emigrati in Bretagna e con l'organizzazione a Parigi di un'insurrezione realista. Il 5 ottobre 1795, truppe governative comandate, fra gli altri, da Napoleone Bonaparte, repressero a cannonate la sommossa. 
 Emersero anche gruppi radicali, come quello di Babeuf, che teorizzava l'eguaglianza, la comunità dei beni, l'abolizione della proprietà della terra. Il tentativo insurrezionale noto come “congiura degli Eguali” si concluse con la condanna a morte di Babeuf nel 1797. Napoleone Il direttorio continuò la politica di espansione francese in Europa. Il principale nemico restava l'Austria, che doveva essere investita da una linea d'attacco principale in direzione di Vienna, mentre altre truppe avrebbero tenuto impegnati gli austriaci in Italia, mirando alla conquista del Piemonte e della Lombardia. Il comando delle truppe d'Italia fu affidato a Napoleone Bonaparte (nato ad Ajaccio in Corsica nel 1769). Da giovane generale come ve n'erano tanti altri divenne in breve un protagonista assoluto. Nella campagna d'Italia ottenne una serie di strabilianti successi grazie alle sue doti di stratega e al suo ascendente sull'esercito. Sconfisse i Piemontesi a Montenotte (12 aprile 1796) e a Dego (14), gli austriaci a Millesimo (13); battuti di nuovo i Piemontesi a Mondovì li obbligò all'armistizio di Cherasco. Il 15 maggio, dopo una vittoria schiacciante contro gli austriaci a Lodi, entrò trionfalmente a Milano. I rinforzi inviati dagli austriaci furono nuovamente sconfitti ad Arcole (novembre) e a Rivoli Veronese (gennaio 1797) ottenendo la piazzaforte di Mantova. Varcate le alpi e giunti a 100 km da Vienna, i francesi costrinsero l'Austria a firmare i preliminari di pace di Leoben (aprile). Il trattato di Tolentino con Pio VI aveva assicurato nel frattempo l'Emilia e la Romagna. Con il trattato di Campoformio del 17 ottobre 1797 ottenne il riconoscimento della Lombardia, dell'Emilia, l'annessione del Belgio e l'attribuzione alla Francia dei territori a ovest del Reno. L'Austria ricevette il Veneto, l'Istria e la Dalmazia. I territori di Bergamo e Brescia passarono alla neonata Repubblica Cisalpina. 60 Fin dalla primavera del 1796, Bonaparte si impegnò nella costituzione di una serie di repubbliche, poi dette “giacobine” in Italia: • la Repubblica Cispadana (in Emilia e Romagna, dicembre 1796), • la Repubblica ligure e la Repubblica Cisalpina (con cui in seguito si fuse la Cispadana), nel giugno del 1797. Nel 1798 i francesi intervennero a Roma e proclamarono la Repubblica romana (Lazio, Umbria e Marche); Pio VI fu deposto e portato come prigioniero a Parigi, dove morì nel 1799. Alla fine del '98 si ebbe un tentativo del Regno di Napoli di attaccare la Repubblica romana, ma le truppe borboniche furono respinte e Napoli occupata, e vi fu proclamata la Repubblica partenopea. Nella primavera del '98 Bonaparte invase l'Egitto, per colpire gli interessi commerciali inglesi in Oriente. Dopo aver conquistato Malta i francesi approdarono ad Alessandria il 1 luglio. Nella celebre battaglia delle Piramidi (21 luglio), i Mamelucchi furono sconfitti e l’Egitto piegato. Ma la flotta francese fu distrutta da quella inglese comandata dall'ammiraglio Nelson, e i francesi furono isolati. L'Inghilterra formò una coalizione contro la Francia, che vide la partecipazione anche della Russia e dell'Impero turco. Questo diede nuovo slancio ai giacobini, che si sollevarono contro il Direttorio. Napoleone tornò dunque in Francia, e assieme a Sieyés organizzò un colpo di Stato, imponendo con le armi la riforma costituzionale il 9 novembre 1799. Fu votata la creazione di una commissione esecutiva con pieni poteri composta dai tre Consoli della Repubblica: Napoleone, Sieyes e Ducos. Questo colpo di stato mise fine alla dinamica politica rivoluzionaria, pur se la stabilizzazione delle conquiste della rivoluzione si realizzò soltanto negli anni del consolato di Napoleone. Con la rivoluzione francese cambiarono radicalmente modi e contenuti della politica: in questo senso essa dà inizio alla storia contemporanea, divenendo il punto di riferimento obbligato di tutte le tendenze politiche dell’ 800. 61 62
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