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Riassunto Storia Moderna, Sintesi del corso di Storia Moderna

Storia Politica EuropeaStoria della ChiesaStoria moderna

Capitoli 1 - 26 di Storia Moderna, Benigno. Dettagliato.

Cosa imparerai

  • Che nazioni erano coinvolte nella guerra tra la Francia e la Spagna?
  • Che cosa significava la crisi del Concilio di Trento?
  • Che cosa significava la crisi della Chiesa Cattolica?
  • Che accadde durante la rivolta dei comuneros?
  • Che azioni intraprese Carlo V durante il suo regno?

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 01/09/2021

lisalisalovegood
lisalisalovegood 🇮🇹

4.4

(8)

9 documenti

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Scarica Riassunto Storia Moderna e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! STORIA MODERNA. 1/ Inizio XVI secolo Carlo d'Asburgo riunisce molti territori per via ereditaria: - padre Filippo: casa d'Asburgo (Austria) - nonna: eredità borgognona (Franca Contea, Paesi Bassi) - madre Giovanna “la Pazza”: Castiglia e Aragona inclusi regni di Sardegna, Sicilia e Napoli + nuove colonie americane. Nel 1519 Carlo succede al nonno Massimiliano I d'Asburgo come imperatore del SRI della nazione germanica. Il territorio nelle sue mani è molto eterogeneo: indirettamente controlla anche buona parte dell'attuale Germania e la Boemia, entrambe divise in principati, vescovati e città indipendenti sostanzialmente autonome. Nella prima metà del 1500 si profila il concetto di restauratio imperii. L'idea di un impero sconfinato il cui imperatore fosse rappresentazione del potere divino (come era stato l'Impero Romano nella fase tarda), non aveva mai abbandonato l'Europa. Lo stesso modello era stato seguito dal regno dei franchi nelle sue ambizioni espansionistiche: tra VITI e il IX secolo Carlo Magno, con l'appoggio del papato, aveva tenta to di ricostruire questa realtà adattandola all'Europa medievale. Egli era stato incoronato imperatore nell'800 da papa Leone III. Nel corso del basso Medioevo altri imperatori si erano scontrati con il papato poiché ne temevano il potere in ambito politico e amministrativo. Per coloro che ritenevano eccessivo il potere papale, la rinascita dell'impero rimase una speranza a lungo vivo. Tuttavia, a cavallo tra medioevo ed età moderna al titolo di imperatore non corrisponde ancora un potere politico-militare sufficiente. Almeno fino a Carlo V. Anche in questa particolare congiuntura, tuttavia, il progetto si rivela irrealizzabile: è un complesso di domini troppo eterogeneo. Carlo V infatti decide di dividere la sua eredità: al figlio Filippo II lascia Castiglia e Aragona, i territori borgognoni e italiani. Al fratello Ferdinando garantisce la successione al trono imperiale, sostenuta dai possedimenti in Austria, Boemia e Ungheria. I due rami saranno alleati ma con interessi diversi, il che sancisce la fine del sogno di un impero unito. Del resto, i processi trasformativi tra 400 e 500 confermano questa 1 caduta: fine dell'unità religiosa cristiana, avanzata dell'impero ottomano nel mediterraneo, scoperta e sfruttamento delle Americhe, formazione e consolidamento dei poteri monarchici. 1.1/ La formazione di poteri monarchici in grado di sottomettere ampi territori è caratteristica dello sviluppo delle società europee all'inizio dell'età moderna. Il potere dei sovrani si rafforza attraverso la creazione di apparati burocratici responsabili della vita civile, militare e religiosa, della giustizia e del prelievo fiscale. Tradizionalmente le qualità principali del sovrano erano considerate equanimità e magnanimità e il suo ruolo era punire o premiare. Tra 400 e 500 l'aumento della tassazione permette il finanziamento di apparati burocratici stabili, eserciti e flotte più potenti e soprattutto permanenti. Questo processo comporta la tendenza a sopprimere ogni forma di potere non direttamente dipendente dalla corona, e quindi a controllare gli ampi territori anche grazie a ufficiali nominati direttamente dalla corona. Un secondo effetto è la tendenza a considerare il potere monarchico sciolto da ogni struttura esterna e voluto direttamente da Dio. Ne fa spese quindi la teorica supremazia imperiale, ma anche il papato: le strutture ecclesiastiche vengono spesso subordinate a quelle temporali, per non parlare della separazione dalla Chiesa di Roma nel periodo della Riforma Protestante. Lo storico inglese Elliott ha notato come, nella maggioranza dei casi, i sovrani europei siano portatori di differenti diritti di successione sui loro territori, titoli accumulati e giustapposti senza fondersi in un'unità superiore politica, giuridica e amministrativa. Per questo gli agglomerati politico-territoriali tenuti insieme dalla figura del sovrano possono essere definiti monarchie composite. La monarchia più importante sulla scena europea è quella francese, retta dai Valois. La cosiddetta guerra dei Cent'anni (1337-1453) contro l'Inghilterra mira a solidificare il regno e respingere le pretese di dominio inglesi. I sovrani Valois tentano di eliminare i domini feudali autonomi, ad esempio il ducato di Borgogna, sconfitto da Luigi XI. Egli stesso annetterà al regno i domini della estinta casata Angiò. Il suo successore, Carlo VII, manterrà questa linea sposando Anna di Bretagna, erede dell'omonimo territorio semiautonomo. Questo percorso è sostenuto 2 Alcuni regni dell'Europa settentrionale e orientale non presentano le stesse caratteristiche delle nuove monarchie: la Polonia, per esempio, rimane a carattere elettivo, influenzata quindi dai nobili e dalle loro esigenze. La Svezia e la Norvegia invece vengono riunite all'inizio del XVI secolo sotto il dominio danese e progressivamente diventeranno autonome. Molti signori europei non fanno nemmeno il titolo di re, bensì di principe, duca 0 marchese. I principati e le signorie assumono in alcuni casi una discreta estensione regionale, anche in Italia. Queste entità si mescolano a repubbliche indipendenti, forme di governo rinate nel Medioevo sulla base delle città-stato greche. I loro governanti sono eletti da liste di cittadini più o meno ampie, solitamente i più abbienti e prestigiosi. In Italia le repubbliche più importanti sono Venezia, Firenze, e Genova. Sono retti da forme repubblicane anche i cantoni svizzeri, uniti da una confederazione indipendente dalla fine del 400. 1.3/ Nel cinquantennio 1494-1554 l'Italia diventa un campo di battaglia tra realtà italiane ma anche tra le monarchie europee. Sono considerate le prime guerre europee. L'Italia al tempo è una nazione ricca e colta, oltre a ospitare la sede papale: chi avesse dominato il paese avrebbe avuto un ruolo di egemonia su tutto il continente. Alla fine del 400 l'Italia è divisa in numerosi Stati: a nord si trovano il ducato di Savoia (Piemonte, Savoia); la repubblica di Genova; il ducato di Milano (Visconti, Sforza); (a repubblica di Venezia. Al centro si trovano la signoria di Firenze e lo Stato della Chiesa. A sud si trova il regno di Napoli, governato da un ramo autonomo degli Aragona, mentre i regni di Sicilia e Sardegna sono direttamente sotto il controllo aragonese. Dopo una lunga fase di guerre nella prima metà del XV secolo, i maggiori Stati avevano stipulato la Pace di Lodi (1454), basata sul principio dell'equilibrio. Nel 1494 tuttavia Ludovico Sforza, signore di Milano, richiede l'intervento militare di Carlo VIII, Re di Francia. Dopo essersi assicurato la neutralità di Massimiliano d'Asburgo e di Ferdinando d'Aragona grazie a generose cessioni, Carlo valica le Alpi nel 1494 con un forte esercito. Il suo obiettivo è acquisire il regno di Napoli, del quale rivendica la sovranità in quanto erede degli Angiò. Non incontra alcuna resistenza nella sua discesa e occupa Napoli nel febbraio del 1495. Di fronte al rischio di un'egemonia francese, il papa Alessandro VI promuove un'alleanza che include Venezia, Milano, l'imperatore e i re cattolici, costringendo così Carlo a una ritirata. L'Italia presenta forti contrasti interni che la rendono così instabile: nello stato della chiesa AVI crea una vera e propria dinastia, aiutando il figlio Cesare a costruirsi un principato tra Romagna e Marche. Viene però interrotto nelle sue ambizioni poiché nel 1503 AVI muore e diventa papa Giulio II, nemico giurato dei Borgia. Anche a Firenze, dopo la morte di Lorenzo, il potere dei Medici si indebolisce fino ad essere rovesciato nel ‘94 da una rivolta repubblicana grazie anche Savonarola, frate domenicano, il quale predicava un intenso rinnovamento della società e della chiesa. Tuttavia, AVI scomunica Savonarola e, dopo la morte di Carlo VIII, egli perde l'appoggio delle autorità fiorentine: nel ‘98 viene condannato al rogo come eretico. Tutti questi elementi si fondono nelle guerre d'Italia: nel 1499 il nuovo re di Francia, Luigi XII, occupa il ducato di Milano rivendicando una discendenza Visconti, e sigla un accordo con Ferdinando per spartirsi il regno di Napoli. Tuttavia, scoppia una guerra tra i due sovrani, che si conclude con la vittoria spagnola a Garigliano (1504) e la conseguente rinuncia francese al regno, che passa nelle mani aragonesi. Giulio II, per salvaguardare il potere della santa sede dai Borgia e dall'espansionismo di Venezia, dò vita alla lega di Cambrai assieme agli imperatori Massimiliano e a Ferdinando: la lega sconfigge Venezia nel 1509 ad Agnadello. A questo punto Giulio II ribalta la sua strategia e costituisce una nuova alleanza italiana ed europea detta Lega Santa, volta a cacciare i francesi dal paese. Sconfitto nelle campagne del 1512-13, Luigi XII è costretto a ritirarsi. Il suo successore, Francesco I, ha come obiettivo prioritario il controllo di Milano. Conquista il ducato nel 1515, sconfiggendo i mercenari svizzeri al servizio degli Sforza. Il trattato di Noyon nel '16 tra il sovrano francese, Carlo d'Asburgo, la confederazione elvetica e il papa, assegna Milano alla Francia e Napoli alla Spagna. La tregua finisce però nel ‘21, poiché l'imperatore Carlo V, alleato del papa e di Enrico VII d'Inghilterra, muove guerra alla Francia. A Pavia, nel 1525, le truppe francesi subiscono una pesante sconfitta. Lo stesso Francesco I viene fatto prigioniero e rilasciato l'anno seguente, dopo aver firmato il trattato di Madrid, con cui rinuncia a ogni pretesa sull'Italia e cede a Carlo V i territori dell'ex ducato di Borgogna. A questo punto il papa Clemente VII (Medici) opera un rovesciamento delle alleanze in funzione antispagnola: la lega antiasburgica di Cognac con Francia, Venezia, Milano, Genova e Firenze si mostra tuttavia incapace di fronteggiare l'esercito imperiale, che entra in Italia nel 1527 e occupa Roma il 6 maggio, mentre Clemente VII si rifugia a Castel Sant'Angelo. I lanzichenecchi, mercenari tedeschi al servizio di Carlo, saccheggiano Roma: l'evento porta sconvolgimenti, infatti a Firenze viene ripristinata la repubblica, mentre a Genova Doria si schiera con l'imperatore. Si conferma così il dominio spagnolo sulla penisola, sancito dalla pace di Cambrai del_°29: Francesco I riconosce Milano come proprietà Sforza, sotto la tutela ispano-imperiale, mentre il regno di Napoli, le Fiandre e l’Artois sono assegnati a Carlo V. Nello stesso anno, con il trattato di Barcellona, Carlo Ve Clemente VII si accordano per ripristinare il potere dei Medici, mentre il papa riconosce a Ferdinando II d'Asburgo (fratello di Carlo)i titoli di re di Boemia e Ungheria. Nuove campagne militari hanno luogo tra il 1535-37 e tra il 1542-44. Francesco I perde definitivamente il ducato di Milano, che alla morte dell'ultimo Sforza (1535) torna nelle mani dell'imperatore. Il nuovo sovrano francese, Enrico II, intraprende dal 1522 altre campagne contro Carlo V, alleandosi con i principi protestanti tedeschi e con papa Paolo IV. Subisce però una pesante sconfitta (San Quintino, 1557) che spiana la strada alla pace di Cateau-Cambresis due anni dopo. I francesi sono definitivamente espulsi dalla penisola, mentre il figlio e successore all'imperatore governa direttamente Milano, Napoli, Sicilia e Sardegna, oltre a contare sull'alleanza dei ducati di Savoia e di Toscana. 14/ A Bologna, nel 1530, Carlo V viene nominato imperatore da papa Clemente VII. Era stato eletto imperatore a soli 19 anni, nel 1519, con una certa difficoltà: aveva affrontato la competizione del re francese Francesco I. La battaglia era stata più che altro fiscale. In Spagna, e in particolare in Castiglia, l'ascesa al trono imperiale di Carlo preoccupa coloro che temono l'emarginazione degli interessi castigliani in un insieme di territori che aveva già un baricentro tedesco-fiammingo. La successione 7 quattordicesimo secolo le normative d'accesso alle corporazioni si irrigidiscono: si incrina così il meccanismo tradizionale di ricambio all'interno dei gruppi. La struttura interna delle corporazioni è di tipo rigidamente gerarchico: all'apice si trovano i maestri, i quali eleggono i capi della corporazione generalmente ogni due anni; i maestri hanno la possibilità di ispezionare i luoghi di attività per controllare l'osservanza delle normative. Le corporazioni sono spesso affiancate da confraternite religiose e laiche, che aiutano a costruirne l'identità. È previsto inoltre un fondo comune destinato ai momenti di bisogno o di malattia e al sostentamento di vedove e orfani. In virtù. del loro peso economico e sociale all'interno delle città, le corporazioni acquisiscono un importante controllo sulle attività produttive e sul mercato del lavoro. Assumono spesso funzione di difesa delle città dai pericoli esterni e compiti di tutela dell'ordine pubblico, o viceversa mettono in moto delle rivolte. Partecipano alle cerimonie cittadine, di natura secolare e religiosa. 2.3/ Il cosiddetto terzo stato si differenzia al suo interno a seconda del ceto di appartenenza: il ceto è un gruppo sociale specifico, giuridicamente riconosciuto e creato per svolgere un ruolo sociale particolare. È possibile distinguere i gruppi artigianali, i titolari di professioni, i titolari di uffici pubblici e i mercanti. Solo attraverso l'appartenenza a uno di questi gruppi un individuo può praticare legittimamente un mestiere e avere voce pubblica. Nelle società di antico regime i privilegi sono di diverso tipo: innanzitutto giurisdizionali, attenti cioè ai limiti e all'estensione dell'autorità giudiziaria. Vi sono perciò tribunali specifici detti fori, ed era possibile valersi del diritto di essere giudicati nella propria città. I privilegi hanno risvolti economici, come l'esenzione totale o parziale da dalla tassazione. Ma soprattutto i privilegi contribuiscono a determinare il rango di un gruppo sociale, e cioè la sua posizione sociale in rapporto agli altri gruppi. La conflittualità tra gruppi sociali si estende agli individui su un piano personale. Nell'ordine nobiliare, l'attenzione a tutte le questioni di precedenza sfocia spesso nel duello. L'appartenenza a un ceto deve accompagnarsi infatti alla reputazione, e cioè al necessario riconoscimento sociale della giustezza della propria collocazione. Il linguaggio che esprime questi valori è quello dell'onore. 10 IL processo di compravendita dei titoli nobiliari tende ad accentuare questi problemi, creando un affollamento del rango nobiliare: diventa necessario inventare ulteriori elementi che consentano alla nobiltà più antica di distinguersi. Un'importante funzione viene svolta dagli ordini militari e cavallereschi. Nel corso dell'età moderna servono per venire incontro alla richiesta sociale di distinzione, creando una sorta di aristocrazia internazionale. Esempio famoso è l'ordine di San Giovanni di Gerusalemme, fondato agli inizi del XII secolo in Terrasanta. Di origine medievale sono i ricchi e potenti ordini castigliani di Santiago, Calatrava e Alcantara; nel corso del XVI e XVII secolo tutte le monarchie europee si dotano di nuovi ordini militari e cavallereschi. 2.4/ La società di antico regime pensa sé stessa secondo forme prestabilite volute da dio: ne consegue che un individuo partecipi della vita politica non in quanto persona ma in quanto parte di un ordine o ceto sopraindividuale. Nelle monarchie europee tali idee comportano la presenza di assemblee rappresentative: esse riuniscono i rappresentanti di ciascun ordine e svolgono funzione di consiglio politico, oltre ad autorizzare l'imposizione di nuove tasse. In Inghilterra, in Scozia, a Napoli e in Sicilia l'assemblea si chiama Parlamento. Quello inglese è bicamerale: la camera dei Lord, dove siedono i signori cui il sovrano ha concesso titoli di nobiltà, e la camera dei comuni, ovvero i rappresentanti delle città. In Francia e nei Paesi Bassi l'assemblea, divisa nei tre ordini, prende il nome di Stati Generali. In Francia essi sono riuniti di rado, ma esistono alcune corti di giustizia che hanno il compito di verificare la congruità degli editti regi alla tradizione giuridica del regno e quindi di autorizzarne 0 meno la registrazione. In Castiglia le riunioni sono chiamate Cortes; non è previsto l'obbligo di convocare nobili e clero, perciò a volte si riuniscono solo i procuratori delle città. In Aragona, Catalogna e Valencia le assemblee sono organizzate secondo la tripartizione degli ordini. Nei territori del SRI esiste il Reichstag, ovvero dieta, cui spetta l'approvazione delle leggi. Vi partecipano i 7 principi elettori, prelati, principi, signori di vario grado e rappresentanti cittadini. Generalmente non si tratta di assemblee permanenti ma periodiche, che si riuniscono una volta all'anno o anche solo all'occorrenza. In queste riunioni i 11 rappresentanti hanno facoltà di presentare richieste e rimostranze, mentre spesso il sovrano chiede di approvare l'imposizione di nuovi tributi. A fronte di queste concessioni, i rappresentanti chiedono al sovrano un contraccambio. In Aragona il diritto di rimostranza per atti illeciti compiuti a sfavore dei privilegi è particolarmente garantito; nel parlamento inglese, le attribuzioni dei rappresentanti del regno includono il diritto a chiedere la modifica di decreti oltre a ispezionare e giudicare l'attività dei funzionari della corona. Tali procedure allungano molti i tempi delle sedute, e non è quindi un caso se i sovrani tentano di convocare il meno possibile queste assemblee. Una tendenza delle nuove monarchie sarà cercare di fare a meno di parlamenti, trovando altrove i mezzi necessari alla loro politica. 2.5/ La tendenza alla sacralizzazione della dinastia regnante e la costruzione della legittimità dinastica hanno lo scopo di eliminare ogni idea di monarchia elettiva. Parte integrante di questa ideologia è una teoria della monarchia studiata dallo storico Kantorowicz, che prevede uno sdoppiamento del corpo del sovrano: da un lato la persona del re, il suo corpo fisico e mortale, destinato a perire. Dall'altro, la figura del re che incarna un corpo immateriale, politico e spirituale eterno. Esso abbraccia e raccoglie la comunità politica e le offre un sentimento di continuità e identità. 3.1/ Nel corso del XV secolo si intensificano i commerci tra Venezia / Genova e i porti dell'Europa settentrionale: questo favorisce la formazione di città iberiche affacciate sull'Atlantico, specialmente Cadice e Lisbona. Fin dal XII secolo i mercanti portoghesi si erano inseriti nei traffici tra Mediterraneo e Atlantico esportando vini, olio, tessuti e metalli. Molto attivi nei traffici con l'Europa settentrionale sono anche i gruppi catalani. Queste rotte erano già state percorse da catalani e genovesi, che nel corso del XIII e XIV secolo avevano condotto esplorazioni nell'Atlantico. Essi avevano cercato una via per cireumnavigare l'Africa, allo scopo di spezzare due monopoli: quello delle spezie, mediato dai veneziani e reso difficile dalle tensioni fra i regni musulmani; quello dell'oro, in mano ai mercanti arabi dell'Africa settentrionale. I navigatori genovesi si rendono conto che per navigare l'Atlantico servono navi di grande stazza: nella seconda metà del XV secolo vengono fabbricate le caracche e 12 3.4/A saccheggi e stermini si aggiunge L'effetto devastante della evangelizzazione. Bartolomè de Las Casas, primo sacerdote ordinato in America, conduce una battaglia culturale a favore del riconoscimento dei diritti umani dei nativi, negando la legittimità dell'occupazione. Nei decenni centrali del XVI secolo si consolida il potere della corona castigliana attraverso varie istituzioni di controllo in America centrale e meridionale. Cercano di dare vita a forme di organizzazione del territorio secondo gli schemi europei. I villaggi e i municipi assumono un certo potere, ragion per cui la monarchia cerca di ottenere il controllo della vita coloniale: nasce l'istituto giuridico dell'encomienda de indios per regolare i rapporti tra conquistatori. Prevede che il sovrano affidi a ogni colono un certo numero di indigeni come lavoratori, ai quali i conquistatori devono imporre la fede cattolica. Fin dall'inizio l'encomienda diventa motivo di tensione fra terre coloniali e sovrano, poiché questi teme la nascita di un'aristocrazia nel nuovo mondo. Nel 1512 Ferdinando d'Aragona promulga le leggi di Burgos, con le quali accetta l'istituzione ma sottolinea la dipendenza diretta dei nativi dal sovrano. Le terre conquistate sono però, di fatto, sotto il controllo di un ceto di conquistadores e loro discendenti. La forza delle encomiendas si esaurisce solo alla fine del 1500 a causa del tracollo demografico delle popolazioni indigene a causa delle malattie e delle pessime condizioni di vita. Sin dal 1503 (a corona castigliana istituisce a Siviglia la casa de contratacion, ufficio regio che ha il monopolio dell'organizzazione dei traffici commerciali con le colonie, compreso quello dei metalli preziosi. La casa inoltre provvede a esigere le imposte sulle merci in partenza e in arrivo dall'America ed esercita la giurisdizione penale e civile su tutte le cause relative a commercio e navigazione. Sorge inoltre il Consolato, istituzione privata corporativa che riunisce i mercanti di Siviglia e Andalusia. All'inizio del XVII secolo i mercanti portoghesi, francesi e inglesi violano il monopolio castigliano introducendo i propri prodotti nelle colonie americane, mentre i coloni inviano argento in Europa per pagare le mercanzie importate illegalmente. 15 4.1/ Umanesimo e Rinascimento sono considerati due momenti di un medesimo processo culturale nato in Italia tra il 300 e il 400. Con il termine Umanesimo si definisce un movimento intellettuale caratterizzato da un atteggiamento nuovo nei confronti della Grecia e della Roma antica. La civiltà classica viene considerata un modello di cultura ineguagliabile. Antesignano del movimento è Francesco Petrarca. Nel corso del Quattrocento molti autori riscoprono opere antiche da tempo dimenticate. Uno degli scopi programmatici di questa ricerca è restituire alla sua purezza il latino, naturalmente molto cambiato rispetto ai tempi di Cicerone o di Virgilio. Si pongono così le basi della disciplina filologica, grazie alla quale si restituiscono alla forma originale testi tramandati in maniera scorretta, a causa degli errori di copiatura. Altro aspetto essenziale è il ritorno della cultura greca antica in Europa. Durante il Concilio di Ferrara, tra 1438 e il 1442, numerosi eruditi greci si stabiliscono in Italia, portando con sé manoscritti di età classica e contribuendo alla conoscenza del greco antico. Fondamentale è l'opera di Lorenzo Valla: egli analizza con metodo filologico il documento che tradizionalmente segna la nascita dello Stato della Chiesa, mediante l'atto di cessione di Roma e del Lazio fatto dall'imperatore Costantino a Papa Silvestro I. Valla svela che il documento in questione è un falso, fabbricato in un momento successivo a quello della presunta redazione. Varie espressioni linguistiche sono infatti attestate nel sesto secolo d.C., ma non comuni nell'VIII. Altra figura rilevante è quella di Erasmo da Rotterdam. Egli ritiene che la traduzione latina della Bibbia sia un testo pieno di errori dei copisti. Lavora quindi a un'edizione critica del testo greco del Nuovo Testamento, con traduzione latina a fronte. 4.2/ Un ruolo fondamentale nell'Europa rinascimentale è giocato dall'invenzione della stampa a caratteri mobili. Fino a quel momento, la produzione libraria è costituita da testi realizzati a mano e trascritti da copisti. Questo metodo non consente alte tirature e rende un libro un oggetto costoso. Una tradizione vuole che la stampa a caratteri mobili sia stata inventata a Magonza dall'orafo Johann 16 Gutenberg. L'adozione di un nuovo metodo è già attestata in un periodo precedente. Tra il 1445 e il 1455 vengono stampati a Magonza il Messale e la Bibbia. In Italia le prime tipografie nascono tra gli anni 60 e 70. L'attività tipografica aumenta la circolazione dei libri e diminuisce il loro prezzo, rendendo possibile la circolazione del proprio pensiero. Un ruolo di rilievo ricopre l'editore Aldo Manuzio, a Venezia. Egli coordina un gruppo di intellettuali tra cui Pietro Bembo ed Erasmo da Rotterdam. 4.3/ L'elaborazione dei testi antichi comporta l'affermazione di una nuova visione del mondo: rispetto all'uomo medievale, chiuso nella contemplazione della vita dopo la morte e distaccato dai beni terreni, l'uomo rinascimentale ha grande fiducia nelle proprie capacità terrene. Si dà grande importanza alla dimensione sociale e politica (etim.) della vita. Un personaggio poliedrico che riassume in sé questi valori è Leon Battista Alberti. In uno dei suoi scritti, La Famiglia, egli sottolinea l'importanza del denaro nella vita umana, e la sua stretta correlazione con la gestione del tempo. Grande fiducia nelle capacità umane nutre anche Leonardo da Vinci (1452 — 1519). Pittore, architetto, ingegnere e scultore, egli ritiene che l'uomo debba conoscere la natura attraverso esperienze dirette, ed è spinto da curiosità insaziabile verso tutto il mondo che lo circonda. L'artista per la prima volta ha un posto di prima importanza nella società, e viene spesso assecondato nelle sue ispirazioni o nei suoi tratti eccentrici e ostili, come nel famoso esempio del rapporto tra Buonarroti e Papa Giulio II. L'artista ha una preparazione molto ampia e impegnativa, basti pensare alle conoscenze scientifiche e meccaniche che Brunelleschi utilizza per costruire la cupola della chiesa di Santa Maria del Fiore a Firenze. 4.4/ L'umanesimo si sviluppa in un quadro politico piuttosto inquieto. Nel 1513 Machiavelli pubblica Il Principe, memorabile riflessione sulle forme di governo e sulle qualità necessarie per conquistare e mantenere un governo. Secondo Machiavelli tutti gli Stati sono destinati a degenerare: la monarchia in tirannia, aristocrazia in oligarchia, democrazia in demagogia. Secondo l'autore, per governare è necessario essere furbi come una volpe e spietati come un leone. Punto 17 Nel 1518 Lutero viene citato a comparire a Roma per essere processato. Viene difeso dal suo diretto signore, il duca di Sassonia e principe elettore dell'impero Federico il Saggio, il quale rifiuta di farlo partire. Nel 1520 papa Leone X, con la bolla Exsurge Domine, condanna la dottrina luterana. Lutero rifiuta di sottomettersi e in dicembre brucia pubblicamente il documento. Nel frattempo, Lutero pubblica La cattività babilonese della Chiesa, in cui critica i sette sacramenti: egli li rifiuta (confessione, cresima, estrema unzione, matrimonio, ordine sacro) in quanto rituali insignificanti ai fini della salvezza. Gli unici sacramenti che Lutero riconosce, sulla base delle scritture, sono il battesimo (simbolo di morte e resurrezione, ingresso nella comunità cristiana) e l'eucarestia (comunione) della quale nega però la dottrina della transustanziazione (diventa quindi un momento in cui la divinità si rivela). In un altro scritto Lutero attacca l'autorità del papa, l'avidità di ricchezze della Chiesa e la sua continua ingerenza nel potere terreno. Nega il diritto del papato di tassare i fedeli; nega la validità dei voti tradizionali del clero regolare (castità, povertà, ubbidienza) e più in generale il celibato. Nel 1521 Lutero viene ufficialmente scomunicato. Può però contare sulla protezione di Federico e sulla rapida diffusione in Germania delle sue idee. L'imperatore Carlo V si adopera per cercare una conciliazione tra santa sede e Lutero. In aprile convoca il monaco davanti alla dieta imperiale riunita a Worms. Lutero rifiuta di recedere da qualunque punto della propria dottrina, obbligando l'imperatore a confermare la scomunica. Il duca di Sassonia interviene, provvedendo a mettere Lutero al sicuro nel castello di Wartburg. Qui egli si dedica alla traduzione in tedesco del nuovo testamento (1522). L'antico testamento verrà pubblicato nel 1534. Ricordiamo che la Vulgata, e quindi il latino, era incomprensibile anche alla ristretta parte di popolazione alfabetizzata. Rendere accessibile a tutti i cristiani la lettura è quindi una rivoluzione. In molte città tedesche, spesso con l'appoggio di principi e governi municipali, i fedeli esigono l'applicazione della riforma e spesso usano la forza contro gli ecclesiastici che si rifiutano. Vengono distrutte reliquie, arredi e immagini sacre. Principi e governi aderiscono alla riforma e di conseguenza acquisiscono i beni della chiesa. 20 Nelle campagne di Baden, nel 1524, le comunità contadine si ribellano contro l'ordine costituito, pretendendo una fine al sistema feudatario che li schiaccia e invocando comunanza dei beni e ripartizione egalitaria del potere. Tale agitazione si diffonde in Germania, in Svizzera e nel Tirolo. Figura di spicco è un seguace di Lutero, Thomas Miinster. Egli viene influenzato dalle visioni apocalittiche di alcuni predicatori: questi sostengono che il battesimo dei neonati è privo di valore, in quanto non basato su fede e conversione. I seguaci del movimento vengono quindi chiamati anabattisti. Miinster predica la lotta armata contro i principi come anticipazione del regno di Cristo sulla Terra. Per questo motivo i seguaci del movimento vengono massacrati nel 1525 nella battaglia di Frankenhausen, in Turingia, e il loro capo viene giustiziato. Lutero in un suo scritto supporta la repressione. 5.3/ Prendendo le distanze dalle interpretazioni radicali del suo pensiero, Lutero mantiene una solida alleanza con i ceti tedeschi dominanti, mentre si va strutturando la Chiesa luterana. L'imperatore Carlo V deve fronteggiare contemporaneamente la crisi, la guerra contro la Francia e contro l'impero ottomano. Inoltre, gli risulta difficile pensare all'universo cristiano come definitivamente scisso in due confessioni religiose, ragion per cui tenta più volte la mediazione. In occasione della dieta Imperiale tenutasi a Spira nel 1526, l'imperatore concede una certa tolleranza nei confronti del culto luterano. Nel 1530 una nuova dieta viene convocata ad Augusta, al fine di ridare uniformità religiosa ai territori dell'impero. Vari principi e città rifiutano di sottomettersi agli ordini e stilano un documento di protesta. Per questo saranno chiamati cristiani protestanti tutti coloro che seguiranno le visioni luterane. Di fronte al progressivo irrigidimento teologico cattolico e al fallimento della mediazione, i principi protestanti si riuniscono in una lega difensiva detta di Smalcalda. Una netta Vittoria dell'esercito Imperiale sulle truppe della Lega ha luogo nel 1547 a Muhlberg. Per quanto importante essa non è risolutiva a causa del crescente sostegno francese ai protestanti. Si giunge così alla pace di Augusta del 1555, con la quale Ferdinando d'Asburgo riconosce l’esistenza della confessione luterana nei territori dell'impero i cui principi ne professano il credo. È il cosiddetto principio cuius regio eius religio. 21 5.4/ Gli elementi democratici della dottrina luterana, da cui il monaco stesso si era distanziato, non mancano però di influenzare l'area tra Svizzera e Alsazia. A Zurigo, grazie all'azione del riformatore Zuwingli, la città si trasforma in una sorta di democrazia a base teocratica, in cui le strutture ecclesiastiche svolgono azioni di sostegno, controllo e direzione di quelle politiche. L'obiettivo è la creazione di una vera e propria città di Dio, in cui tutta l'attività umana sia regolata da valori cristiani. I cantoni cattolici combattono contro le forze di Zurigo sconfiggendo le, e uccidendo lo stesso su English. Anche qui viene introdotto il principio cuius Regio. Alcuni seguaci di Zuingli danno forza all'anabattismo. Sostengono il valore del battesimo come scelta adulta e consapevole. Gli anabattisti sono inizialmente Pacifici ma crudelmente perseguitati. In alcune importanti città libere dell'impero (Basilea, Strasburgo, Ginevra) opera il riformatore francese Giovanni Calvino. Calvino rielabora la visione protestante, accentuando l'idea della predestinazione: solo il Signore sa quali anime verranno salvate e quindi chi sono gli eletti alla salvezza eterna e chi i dannati. Agli uomini non resta che avere fede e dimostrare, con la loro intera esistenza terrena, di appartenere al novero dei primi. La vocazione comporta l'esigenza di fare bene il mestiere assegnato a ciascuno e di suscitare ammirazione e rispetto negli altri membri della comunità. Gli eletti, per Calvino, vanno riconosciuti dall'esito delle loro azioni nel mondo. Dal 1541, Ginevra diventa un esempio di città cristiana sotto la ferma guida di Calvino. Espressione massima della fusione tra il potere civile e quello religioso si trova nel concistoro. Il calvinismo rappresenta emblematicamente la tendenza del Movimento protestante a chiudersi nel recinto delle proprie certezze teologiche e a modellare sulla loro base la società intera. Dissenzienti ed eterodossi sono espulsi dalla comunità o, nei casi peggiori, condannati a morte mediante rogo. Accade così che le chiese riformate riproducano l'intolleranza contro la quale avevano originariamente protestato. In tutta l'Europa centro-settentrionale la diffusione del movimento protestante procede con grande rapidità durante la prima metà del XVI secolo. Le idee di Calvino conoscono un notevole successo al di fuori di Ginevra. In Scozia il calvinismo si radica profondamente grazie alla predicazione di John Knox. 22 tale scopo Filippo ricorre a una serie di pressioni militari diplomatiche, accordi, elargizione di titoli, onori e pensioni. Inoltre, nel 1566 scoppia una rivolta nei Paesi Bassi che causa un lungo conflitto. L'Italia settentrionale viene a costituire un'importante base logistica per inviare truppe nel nord Europa. A partire dal 1559 l'autorità spagnola in Italia si configura come una sorta di sistema di stati che riconoscono in Filippo il proprio legittimo sovrano, conservando la propria fisionomia istituzionale e sociale. 6.3/ La pace conclusa nel continente europeo consenti a Filippo di concentrare le energie nel bacino del Mediterraneo. Qui, infatti, l'impero Ottomano prosegue la tua espansione, con l'appoggio della pirateria nordafricana. Primo atto di Filippo e la controffensiva contro le basi della pirateria. La spedizione per occupare l'isola di Gerba, di grande importanza per riconquistare la città di Tripoli, si rivela un fallimento: la flotta cristiana viene sconfitta e poi distrutta da una violenta tempesta. Negli anni seguenti riprende l'offensiva ottomana: nel 1565 viene attaccata all'isola di Malta, difesa valorosamente dai Cavalieri dell'omonimo ordine. Nel 1570 gli ottomani avviano la conquista dell'isola di Cipro, uno dei maggiori possedimenti di Venezia, assai rilevante per la produzione di zucchero, sale e cotone. L'anno successivo cade l'ultimo baluardo veneziano nell'isola. L'impero Ottomano annette così un territorio di grande importanza nel Mediterraneo. Decisivo è il ruolo di Papa Pio Quinto nello spronare il principe cristiani alla crociata contro il pericolo turco. A impedire che il sovrano decida di muovere guerra all'Impero Ottomano vi Sono considerazioni di carattere politico e finanziario. La volontà della corona è rendere sicuro il Mediterraneo Occidentale e assicurarsi il controllo dei porti del Nord Africa. Inoltre, la rivolta nelle Fiandre spinge Filippo e parte dei suoi consiglieri a concentrarsi sul nord Europa. Infatti, la guerra ha costi assai elevati. Un'altra ragione che trattiene Filippo e di ordine interno. Le autorità politiche ed ecclesiastiche spagnole sono in allarme a causa dei moriscos, discendenti dalle popolazioni musulmane costretti a convertirsi al cristianesimo. Vi sono molti timori circa la loro effettiva assimilazione alla cultura cattolica e alla loro lealtà. Per questo Filippo intraprende una campagna contro l'utilizzo della lingua araba 25 € per cancellare molti elementi della religione musulmana presenti nella vita dei moriscos. Di conseguenza nel 1568 scoppia una vasta rivolta nella regione di Granada. Nel 1571 viene stipulata un'alleanza tra Papa Pio V, la Repubblica di Venezia e Filippo II, in funzione anti-ottomana, detta Lega Santa. Vi aderiscono anche Genova, i Duchi di Savoia e di Toscana e l'ordine di Malta. 6.4/ Dopo molte esitazioni, la lega Santa cerca lo scontro con la flotta del sultano Selim II. La battaglia navale si svolge nel golfo di Patrasso, presso Lepanto, a ottobre del 1571. Sotto il comando del fratellastro dell'imperatore, la flotta cristiana ottiene una vittoria. Malgrado ciò, la lega si risolve rapidamente a causa dei dissensi tra Venezia e Spagna, legati a diversi interessi strategici. La propaganda ha mostrato Lepanto come una vittoria epocale, ma l'esaurimento del conflitto nel Mediterraneo fu dovuto ad altri fattori: da un lato il prevalere di diversi orientamenti strategici, dall'altro il riaccendersi della guerra tra l'impero Ottomano e la Persia, che porta un ridimensionamento della grande conflittualità nel Mediterraneo. Tanto la monarchia Cattolica quanto l'impero Ottomano devono fare i conti con l'esigenza di spostare uomini e risorse su altri luoghi bellici. Nel 1581 Filippo e il sultano siglano una tregua che verrà sempre rinnovata negli anni successivi. Nei tempi successivi i grandi sforzi di Filippo saranno rivolti contro l'Inghilterra di Elisabetta I. 7/ Uno dei modi per risolvere il problema protestante sarebbe stata la convocazione di un concilio ecumenico. La riunione straordinaria di tutti i vescovi costituiva infatti la massima autorità ecclesiastica. Tuttavia, erano diventati sempre meno frequenti. Né Leone X né Clemente VIII accolgono le proposte di Carlo V di convocare un concilio. Solo con papa Paolo III esso viene annunciato, convocato una prima volta a Mantova e quindi rinviato varie volte fino al 1544, a Trento. Si tratta di una città italiana, ma situata in un territorio parte del SRI. È inoltre la capitale di un principato governato da un vescovo. Inoltre, la vicinanza di Trento ai paesi di lingua tedesca costituisce un'apertura verso le parti del mondo protestante disposte al dialogo. 26 Paolo III tuttavia vede nel concilio la possibilità di restaurare l'autorità della chiesa e lottare contro gli eretici. L'imperatore punta a raggiungere un compromesso con i protestanti così da salvaguardare la sua autorità in Germania. Il concilio si svolgerà con molte interruzioni fino al 1563. Alla fine del 1545 si tiene la seduta di apertura, che delude le aspettative di chi sperava in una ricucitura. Presenziano infatti poche figure, perlopiù italiane, e il papa nomina alla presidenza dell'assemblea tre propri legati. La prima fase del concilio (dicembre ‘45 — marzo ‘47) è caratterizzata dal contrasto tra linea pontificia e linea imperiale. Carlo V desidera affrontare i problemi attinenti alla disciplina del clero, rinviando l'esame delle questioni teologiche a un secondo momento. Paolo III osteggia qualsiasi concessione ai riformati. IC papa riesce a far prevalere la propria volontà: il Concilio affronta subito le questioni teologiche di importanza fondamentale. Sono quindi approvati i decreti conciliari relativi al peccato originale, alla Fede, alle fonti della rivelazione, alla giustificazione e ai sacramenti. Entrato in urto con Carlo V, a seguito dell'assassinio del proprio figlio e del tentativo imperiale di occupare il Ducato farnesiano di Parma e Piacenza, nella primavera del ‘47 Paolo III fa approvare il trasferimento del Concilio a Bologna, città appartenente allo Stato della Chiesa; il Concilio si blocca e lo stesso papa sospende i lavori due anni dopo. La ripresa del Concilio viene decisa da Giulio III, che invita anche rappresentanti riformati, i quali però si rifiutano. La seconda fase va da maggio 1551 ad aprile 1552, ed esamina la questione dell'eucarestia. Ancora una volta però gli eventi politici internazionali causano un'interruzione. Si deve attendere il novembre 1560 perché Pio IV riconvochi il Concilio. Il contesto internazionale è molto mutato: il conflitto franco-asburgico si è concluso l'anno precedente e la stessa corona di Francia sollecita la ripresa del Concilio, al fine di contrastare la crescente penetrazione calvinista nel proprio territorio. La terza e ultima fase va da gennaio 1562 a dicembre dell'anno successivo, e si svolge a Trento. È caratterizzata dalla trattazione di temi delicati, come la definizione dell'origine e del ruolo dell'autorità dei vescovi nella chiesa. I padri conciliari si dividono fortemente sul significato dell'obbligo di residenza dei vescovi nelle 27 8.2/ Alla morte di Enrico VIII (1547) l'Inghilterra attraversa una crisi di religione e di successione dinastica. Nel 1553 sale al trono Maria Tudor, figlia di Caterina d'Aragona. La successione sul trono di una regina Cattolica, sospettata non a torto di essere manovrata dagli spagnoli (sposa Filippo II nel ‘54), suscita le reazioni degli anglicani, spalleggiati dei protestanti inglesi, detti puritani. I puritani sono favorevoli all'ascesa al trono di Elisabetta, la figlia nata dal matrimonio di Enrico VIII con Anna Bolena. Maria, consapevole del pericolo, aveva fatto rinchiudere la sorellastra nella torre di Londra e aveva tentato di imporre un ritorno al cattolicesimo attraverso una dura repressione, che le procura il soprannome di Maria la Sanguinaria. La regina muore dopo soli quattro anni di regno. Mentre Elisabetta rimane la candidata al fronte protestante, i cattolici puntano su Maria Stuart, cugina di Enrico VIII e regina di Scozia. Il Parlamento inglese, investito della questione, risolve la successione a favore di Elisabetta. Una parte del paese, l'Irlanda, è cattolica, e anche in Inghilterra permane una forte minoranza. La minoranza puritana è molto attiva e influente tra le classi dirigenti inglesi; la scelta della regina è quella di puntare su una chiesa anglicana rinnovata, saldamente controllata dalla corona. Nel 1559 promulga l'atto di uniformità, con cui riforma la liturgia anglicana. Nel 1563, con l'atto di supremazia, la figura sovrana viene nuovamente in posta come capo della chiesa. Infine, Elisabetta emana un settlement nel 1569 che delinea una chiesa anglicana vicina al protestantesimo sul piano della dottrina teologica, ma simile al cattolicesimo nella liturgia e nell'organizzazione ecclesiale. Elisabetta non esita a reprimere le trame cattoliche che fanno capo a Maria Stuart. E quando essa, scacciata dalla Scozia, si rifugia in Inghilterra, viene prontamente incarcerata per ordine della sovrana. Negli anni Settanta, grazie a un'’accorta propaganda, l'immagine della regina vergine acquista grande popolarità. Elisabetta favorisce i commerci e gode di largo consenso. Molto apprezzata è la cura con cui segue lo sviluppo della marineria e della flotta militare. Sul piano diplomatico cresce l'ostilità inglese nei confronti degli spagnoli, contro i quali vengono scagliati i corsari. Questi praticano una sistematica azione di pirateria a danno dei galeoni spagnoli. L'Inghilterra degli anni Ottanta del 500 si configura come il campione antispagnolo e anticattolico. 30 Ovunque i protestanti chiedono aiuto nella lotta contro Filippo II, come nel caso dei Paesi Bassi, Elisabetta elargisce generosamente denaro e aiuto. Nel 1587, a seguito di una nuova congiura cattolica, Elisabetta condanna alla decapitazione Maria Stuart. Filippo II decide quindi di muovere guerra all'Inghilterra: fa allestire l'Invencible Armada, con intenzione di porre fine gli atti di pirateria e al sostegno inglese alla causa protestante. Nel 1588 la flotta spagnola, raggiunto lo stretto della Manica, viene dispersa in parte a causa di avverse condizioni atmosferiche, e quindi battuta dalla forza inglese, spalleggiata dagli olandesi. 8.3/ Dopo aver firmato la pace di Cateau-Cambrésis nel 1559, la Francia entra in una grave crisi politica. Enrico II aveva rafforzato la frontiera orientale del paese e dopo la sua morte la monarchia è guidata dalla reggente Caterina de’ Medici, che governa per conto dei figli bambini Francesco II e Carlo IX. IL principale problema che deve affrontare Caterina è la diffusione della religione calvinista. Pur rimanendo una piccola minoranza, gli ugonotti sono molto attivi nel sud-oriente della Francia e in alcune specifiche aree del centro e del nord. Inoltre, essi raccolgono vaste adesioni tra i ceti artigiani cittadini. Tra le famiglie nobili ugonotte si contano casate di prima grandezza. Fieramente cattolica e propensa a posizioni radicali è invece la famiglia dei Duchi di Guisa. Lo scontro religioso si lega così a tradizionali rivalità nobiliari. I[ partito protestante è preoccupato che il giovane Francesco II sia allevato a corte dal partito cattolico e tenta quindi di allontanare la reggente, mirando a sostituirla con Luigi I di Borbone. Un tentativo di pacificazione tra cattolici e ugonotti, tramite la convocazione di un sinodo, fallisce. I successivi tentativi della reggente di permettere una limitata libertà di culto agli ugonotti pur di pacificare il paese insospettiscono il partito intransigente cattolico, che massacra un gruppo di ugonotti a Vassy nel 1562. Caterina non si schiera mai completamente a favore di uno dei due fronti, preferendo usare le fazioni una contro l'altra per difendere l'autorità della corona. Concede quindi una serie di limitate libertà agli ugonotti. Divenuta sospetta ai cattolici, Caterina non riesce a controllare la tensione, che sfocia quindi in una vera e propria guerra civile. Dopo alcuni anni di scontri si raggiunge la pace di Saint Germain en Laye nel 1570, con la quale agli ugonotti è 31 riconosciuta libertà di culto, nonché il controllo di alcune città a garanzia della loro sicurezza. Uno dei capi ugonotti, l'ammiraglio de Coligny, viene ammesso nel Consiglio. Egli contribuisce a organizzare un matrimonio pacificatore tra l'ugonotto Enrico di Borbone, re di Navarra, e Margherita di Valois, figlia di Caterina. Preoccupata dell'influenza di Coligny, Caterina decide di avvicinarsi ai cattolici e organizza un attentato per ucciderlo in occasione delle nozze (1572). Coligny, tuttavia, sopravvive: timorosi di una ripresa della guerra civile, Caterina e Carlo IX aderiscono al piano dei Guisa per eliminare lo stato maggiore della nobiltà ugonotta (San Bartolomeo, 23 agosto). Alle prime uccisioni, tra cui quella di Coligny, segue un massacro generalizzato ad opera della folla. Inizia così la fase più violenta della guerra civile religiosa. Nel 1574 muore Carlo IX e sale al trono Enrico III. Dieci anni dopo muore suo fratello Enrico II, per cui il re si trova senza eredi diretti. Il trono spetterebbe a Enrico di Borbone, capo ugonotto. A questo i Guisa, capi della Lega cattolica, contrappongono la candidatura del cardinale Carlo. Le due fazioni politico-religiose si scontrano con la violenza: Enrico di Guisa, appoggiato dal re Enrico III vs. Enrico di Borbone (guerra dei tre Enrichi ‘87 — ‘89). Gli ugonotti vincono, ma l'insurrezione dei cattolici a Parigi costringe il re ad accettare il cardinale. Tuttavia, il fallimento dell'invincibile armata priva la Lega del sostegno spagnolo. Enrico III ne approfitta e decide di far assassinare Enrico di Guisa nel castello di Blois e di far giustiziare il cardinale. Nei mesi successivi il sovrano si allea con Enrico di Borbone. Tuttavia, nel 1589, il sovrano è assassinato da un fanatico prete domenicano (Jacques Clement), e in punto di morte designa Enrico di Borbone come suo erede. Sconfitta la lega a Ivry l'anno successivo, il nuovo sovrano decide di rinnegare il calvinismo e aderire al cristianesimo. Viene così incoronato re di Francia nel 1594 con il nome di Enrico IV. L'anno dopo viene assolto da papa Clemente VIII. La Spagna firma un accordo di pace a Vervins nel 1598. Nello stesso anno il re promulga l'editto di Nantes, che riconosce il cattolicesimo come religione ufficiale ma garantisce agli ugonotti libertà di coscienza e di culto in luoghi prestabiliti. Le sue politiche economiche hanno successo, ma gli intransigenti cattolici lo considerano sempre un eretico relapso. È inoltre sospettato (a ragione) di voler 32 dalla potente famiglia Mendoza. Questo gruppo, con l'ascesa al trono di Filippo, ha scalzato il dominio della famiglia Toledo. La pressione dei nobili, appoggiati segretamente da Margherita, conduce al ritiro delle truppe, alla rinuncia alla riorganizzazione e all'allontanamento di Granvelle. Nel 1565 tuttavia il consigliere più fidato di Filippo II diventa Fernando Alvarez de Toledo: il sovrano si rifiuta di mitigare la repressione e anzi sembra minacciare di impiantare nel paese l'inquisizione spagnola. 9.3/ Nell'inverno del 65 l'opposizione alla politica religiosa sovrana si fa intensa. Un gruppo di esponenti della nobiltà minore, perlopiù cattolici ma anche protestanti, sottoscrive un documento favorevole all'espulsione dell'inquisizione dal paese (Compromesso della nobiltà). Circa 300 confederati si presentano al cospetto di Margherita l’anno seguente. La reggente decide di promulgare un editto di moderazione che invita le autorità ad attenuare la repressione. Di conseguenza la predicazione pubblica delle idee protestanti si fa intensa e attrae grandi folle. Questo scatena vari episodi di distruzione di immagini sacre da parte dei calvinisti. Il governo manca di consenso, c'è chi vuole aiutare Margherita a riprendere il controllo e chi, come d'Orange, appoggia i protestanti (anche perché sua moglie era famiglia di Sassonia). A Madrid queste notizie convincono il sovrano a inviare un esercito nei Paesi Bassi. Margherita è riuscita a riportare un po’ d'ordine, ma l'arrivo dell'esercito e del duca d'Alba le toglie molti appoggi: rappresentanti della classe dirigente vengono arrestati, mentre d'Orange fugge in Germania. Alba non fa distinzioni tra le città, colpendo anche quelle fedeli alla corona. Margherita quindi si dimette, e Filippo II nomina Alba governatore generale. IL suo Consiglio dei torbidi tra i[ 1567 e i 1576, stabilisce circa 9000 condanne, di cui oltre 1000 capitali. L'esercito del duca richiede enormi spese, e in un primo tempo, grazie a un accordo con gli Stati Generali, il paese garantisce parte della somma. Allo scadere del sussidio tutti gli ambienti commerciali si rifiutano di applicare la tassa richiesta 35 dal duca. Allo stesso tempo, alcuni nobili fuggiti e appoggiati da inglesi e francesi, organizzano una flotta con cui danneggiano le navi spagnole. La flotta si impadronisce di importanti porti olandesi e poi passano alla terraferma, mentre Luigi di Nassau, con l'appoggio degli ugonotti francesi, occupa le province meridionali. Guglielmo d'Orange invade le province orientali della Germania ma viene respinto e si rifugia nel nord dell'Olanda, dove viene nominato governatore. Nel ‘75 le province di Olanda e Zelanda si uniscono per difendere la propria autonomia. Le idee della ribellione (la difesa da un re che prende decisioni tiranniche e insensate) non si sarebbero potute sviluppare senza l'influenza calvinista. 9.4/ Filippo II richiama il duca in Spagna. Il suo successore, Requenses, alterna tra azioni militari e tentativi di accordo, che vengono però respinti. A causa dell'impossibilità di sostenere le spese della guerra, le finanze della Castiglia dichiarano bancarotta, proprio mentre Requenses muore. Al vuoto di potere segue l'ammutinamento dell'esercito regio nei paesi bassi. A questo punto i dirigenti delle province leali arrestano i membri del Consiglio e convocano gli Stati Generali. Vengono avviate trattative con le province ribelli e con d'Orange per espellere dal paese le truppe straniere e congelare la questione religiosa. Nel novembre del ’76 la città di Anversa subisce un drammatico saccheggio da parte delle truppe spagnole ammutinate. Questo spinge tutte le province a ratificare la pacificazione di Gand. A questo punto Filippo invia nei Paesi Bassi il suo fratellastro Giovanni d'Austria. Egli asseconda le richieste di ritiro delle truppe e rispetto delle leggi locali. In cambio ottiene il riconoscimento della propria autorità e il ripristino della religione cattolica come ufficiale. Le province a maggioranza calvinista, Olanda e Zelanda, si rifiutano di ratificare la decisione e di riconoscere Giovanni come legittimo governatore. A seguito dell'ingresso di truppe spagnole, in molte città meridionali come Gand e Anversa esplodono rivolte guidate dai calvinisti, che le consegnano a Guglielmo d'Orange. Tuttavia, le classi dirigenti delle province meridionali diffidano del radicalismo calvinista. Sono rimaste di fede cattolica e non puntano all'indipendenza, ma al rispetto delle proprie libertà e privilegi. 36 La sfiducia in entrambe le figure (Giovanni e Guglielmo) spinge alla divaricazione: nel 1579 otto province settentrionali stringono l'unione di Utrecht, mentre le province meridionali sottoscrivono l'unione di Arras. I Paesi Bassi sono ormai divisi in due aree: quella delle province unite ribelli, olandesi e calviniste, e quella delle province lealiste, valloni e cattoliche. Guglielmo d'Orange aderisce all'unione di Utrecht e viene per questo dichiarato traditore da Filippo II. Il testo di difesa di d'Orange, Apologia, diviene presto famoso come esposizione dell'ideologia monarcomaca. Nel 1581 gli stati generali delle province ribelli dichiarano Filippo decaduto, e scelgono come successore il duca d'Angiò, fratello del re di Francia. Dopo la sua scomparsa e l'assassinio di d'Orange, le province settentrionali stringono un'alleanza con Elisabetta I in funzione antispagnola. Nell'89 gli stati generali assumono piena sovranità, proclamando l'entità statale delle Province Unite. 9.5/ Nel corso degli anni successivi le Province Unite sviluppano un regime repubblicano. Gli stati generali (sede Aja) si trasformano in comitato ristretto nel quale ogni provincia gode di un solo voto, ma può inviare più rappresentanti. Si afferma l'egemonia economica dell'Olanda. Inoltre, il comando dell'esercito e la carica di stadhouder vengono affidati per via ereditaria alla famiglia Orange. Malgrado conflitti interni di natura teologica, le Province trovano stabilità nei primi due decenni del Seicento. Nel 1621 riprende una fase bellica con la Spagna, inserita nella guerra dei Trent'anni. Solo nel 1648, con il trattato di Munster, la corona rinuncia definitivamente alle pretese di sovranità sulle sette province. 10.1/ Nella seconda metà del XV secolo in alcune aree europee si avvertono i primi segnali dell'inizio di una nuova fase di crescita demografica dopo l'epidemia di peste nera (1347 — 51). A partire dal XVI secolo si registra una crescita generale che supera ampiamente quella precedente all'epidemia. Cresce soprattutto la popolazione urbana, grazie all'affflusso dalle campagne e allo sviluppo di nuovi centri. Le città in cui prosperano attività manifatturiere e commerciali (eg Londra, Siviglia) diventano, nel giro di pochi anni, grandi metropoli. Il tasso di urbanizzazione ha incrementi notevoli specialmente in Italia e nei Paesi Bassi. 37 Un'altra forma di indebitamento, ma anche di mantenimento dell'oligarchia, è la venalità degli uffici, largamente diffusa in Francia. Con il tempo gli uffici ricoperti da nobili, una volta venduti, conferiscono anche titolo di nobiltà (noblesse de robe). 10.5/ Il funzionamento della fiscalità è strettamente connesso all'attività di banchieri e finanzieri privati, che grazie alla loro opera ascendono la scala sociale. Lo spostamento del denaro da un luogo a un altro avviene attraverso la lettera di cambio: è un semplice accordo privato nato nel basso medioevo, ma nasconde anche un'operazione di prestito a interesse. Le leggi ecclesiastiche e civili prevedono un'unica forma di re numerazione del prestito, quella relativa al costo delle operazioni di cambio. Sin dal ‘400 grandi compagnie bancarie, come i Fugger di Augusta, finanziano largamente i principi germanici e la casa Asburgo in particolare. È grazie a loro se nel 1519 Carlo d'Asburgo riesce a farsi eleggere imperatore. Dal 1528, quando la repubblica di Genova si allea con Carlo V, i mercanti rivolgono al mondo iberico i propri investimenti e capitali. I gruppi finanzieri genovesi si arricchiscono notevolmente, tanto che per cento anni a partire dalla metà del ‘500 si parla di “secolo dei genovesi”. 10.6/ La crescita del sistema di credito è legata anche all'affluenza di metalli preziosi americani in Europa durante la seconda metà del ‘500. In seguito al progressivo esaurimento dell'oro nelle corone castigliane, l'attenzione si sposta sull'argento. A causa della veloce e ampia diffusione del metallo, nel XVI secolo si assiste al deprezzamento della moneta e a un'ascesa dei prezzi, specialmente grano e altri cereali. Sono soprattutto coloro che vivono di salari a soffrirne le conseguenze. 11.1/ Il termine “barocco” deriva, secondo alcuni studiosi, da una figura atipica del sillogismo aristotelico. Secondo altri proviene dal portoghese Barroco, termine che indica la perla irregolare. In entrambi i casi si sottolinea la strutturale infrazione delle regole date che caratterizza il movimento culturale: ricerca dell'insolito, volontà di stupire si diffondono in Europa, soprattutto nelle aree cattoliche, tra il 1580 e il 1680. 40 Il movimento si forma in una società sempre più autoritaria e rigida, interessata al mantenimento dell'ordine costituito. Eppure la ricerca del trasgressivo è incoraggiata con committenze da parte di stati, aristocrazie e chiesa. L'artista deve dimostrarsi dotato di ingegno, dote intellettuale che permette di avvicinare oggetti apparentemente inconciliabili attraverso la metafora. Un grande esponente del barocco letterario, Marino, scrive che ‘è del poeta il fin la meraviglia”. Per soddisfare l'obiettivo gli artisti ricorrono all'utilizzo di materiali rari, pregiati o esotici ma anche di forme desuete o miste (tragicommedia, poema eroicomico. ..) e spesso elitarie. IL linguaggio allusivo viene propagandato tramite testi normativi, di cui esempio famoso è l'Iconologia di Cesare Ripa (1593) I testi normativi vogliono paradossalmente governare un movimento originariamente sovversivo; questo processo definisce però caratteristiche primarie dell'uomo barocco europeo: la sensazione angosciosa di vivere un'epoca di crisi, contraddistinta dalla messa in discussione di valori religiosi, politici, scientifici e filosofici. 11.2/ L'atteggiamento di chi commissiona opere d’arte cambia molto a seconda che la fruizione sia destinata ad essere privata o pubblica. Nel primo caso si tratta spesso di richieste raffinate e colte, nel secondo si punta a stupire con la magnificenza e la grandezza. Particolare rilievo assume il teatro in quanto forma d'arte composita. Inoltre in epoca barocca celebrazioni e festeggiamenti, rappresentazioni sacre e profane, processioni, prediche, tornei etc. si spostano in strade e piazze, coinvolgendo tutti gli astanti con la loro spettacolarità. Nel corso del XVII secolo si diffondono numerosi interventi urbanistici e molte città arricchiscono il loro patrimonio monumentale. A Roma questo intervento è decisivo: la chiesa controriformistica vede in una capitale magnifica la possibilità di attuare la propria propaganda e contrastare il protestantesimo. La cerimonialità riguarda anche i poteri laici, soprattutto le corti delle monarchie europee. Il cosiddetto “cerimoniale borgognone”, introdotto a metà ‘500 per volere di Carlo V, prevede che gli aristocratici di corte partecipino alle mansioni domestiche in aiuto al sovrano, e che varie tappe della vita privata di quest'ultimo 41 vengano rese pubbliche. Massima espressione di queste prassi sarà la corte di Versailles di Luigi XIV. 11.3/Nel corso del ‘600 la chiesa controriformistica si Sforza di educare e plasmare gli analfabeti e di influenzare gli alfabetizzati attraverso le istituzioni scolastiche religiose e la censura. Dopo Trento si riapre il discorso sul ruolo dell'arte sacra, al quale partecipano molti letterati ed ecclesiastici, tra cui l'arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, Giovanni Molano (gesuita) e Gabriele Paleotti (cardinale). Secondo Paleotti i prodotti esemplari nascono da una stretta collaborazione tra artista ed ecclesiastico. Alcuni artisti si adattano alle rigide regole di rappresentazione così da non veder rifiutate le proprie opere, come accade ad esempio a Caravaggio (Michelangelo Merisi). La pedagogia religiosa non investe soltanto l'arte ma anche l'educazione, attraverso la consolidazione di scuole di villaggio gestite da parroci e di collegi tenuti dagli Ordini regolari. Questa impresa ha enorme successo, specialmente per quanto riguarda i gesuiti. Nel XVII secolo nascono anche convitti a pagamento per aristocratici, detti seminaria nobiliarium. 11.4/ Dalla fine del ‘500 e nel corso del ‘600 la politica insiste sulla ‘macchina del potere’, sui segreti dello stato. A fronte dei cambiamenti politici e religiosi si fa strada l'esigenza di un'idea di politica cristiana che tenga conto del ruolo dei sovrani come garanti dell'ordine sociale e religioso. Opera di spicco è Della ragion di Stato del gesuita Botero (1589): è considerata la risposta più importante al modello laico di Machiavelli. Il sovrano infatti dev'essere un buon cristiano e saper utilizzare l'appoggio della chiesa per stabilizzare il proprio dominio. Altro filone di pensiero molto importante nel ‘600 è la cautela rispetto alle passioni nocive, dovuto alla rilettura delle opere di Tacito e Seneca in prospettiva neostoicista. Di Machiavelli si condanna anche l'incoraggiamento all'arte della dissimulazione: Accetto (Della dissimulazione onesta) ammette la dissimulazione solo in situazioni di pericolo. 12.1/ Ai primi del XVI secolo la visione del cosmo predominante è quella geocentrica, derivata da Aristotele con l'apporto del modello matematico di 42 XVII secolo, i paesi bassi vietano di professare le sue idee nelle università, mentre nell'Europa cattolica i suoi libri vengono messi all'indice. Altro esito del meccanicismo è il materialismo: per Hobbes il bene e il male non derivano dal divino ma dai corpuscoli materiali, i quali, a contatto con il corpo, generano le passioni del piacere e del dolore. La nascita di un'idea comune di bene e male deriva a sua volta dallo stato, frutto di un contratto tra individui. Altra figura chiave di questo filone è l'olandese Spinoza, secondo il quale dio va identificato nella legge che governa il mondo e quindi la religione significa conoscere la realtà, anziché obbedire ciecamente alle autorità ecclesiastiche. Punto di svolta in Europa è rappresentato dallo scienziato inglese Newton (Principia, '87). Newton sostiene con chiarezza che il compito della filosofia naturale è analizzare e spiegare matematicamente il moto di una forza, e non la sua causa ultima. Newton arriva a elaborare e dimostrare la legge di gravitazione universale. Fisica terrestre e celeste vengono così riunite. Naturalmente la sua rivoluzione non va letta in senso ateo: lo stesso Newton riaffermerà poi l’esistenza di un dio come garante del tempo e dello spazio immutabile. 12.5/ Le università che nella prima metà del ‘500 godono di grande prestigio (Bologna, Oxford, Salamanca etc.) non modificano radicalmente la loro struttura interna nel secolo successivo. Si insegnano ius, artes (filosofia, medicina) e teologia, in latino. L'insegnamento è ancora fortemente mnemonico e nozionistico, fatta eccezione chiaramente per l'anatomia. A causa di questi atteggiamenti, molti importanti uomini di scienza finiscono per avere un rapporto formale con la struttura nella quale insegnano, in quanto non rappresenta luogo di ricerca (eg Galilei). IL luogo del confronto intellettuale è l'accademia. Nasce in maniera informale ai primi del ‘500: appassionati di una disciplina si riuniscono periodicamente per discutere. Con il tempo ogni circolo si dota di un nome, regolamento e impresa. In Italia si distingue l'accademia dei Lincei a Roma, fondata nel 1603 dal principe Federico Cesi e affiliata anche a Galileo. In generale sono progetti di singoli mecenati, che quindi non possono assicurare continuità né protezione sufficiente dall'inquisizione. Struttura più solida hanno in Europa l'accademia francese (Luigi XIV) e la Royal Society of London. 45 13/ Durante gli anni ‘40 del Seicento varie monarchie europee affrontano sconvolgimenti politici. Filippo IV di Spagna vede riaperta una fase bellica contro le Province Unite dopo la pausa dal 1609 al ‘21. Inoltre Catalogna e Portogallo nel 1640 si ribellano e proclamano la secessione. Nel 1647 si ribellano Palermo, larga parte della Sicilia e poi il regno di Napoli. Nella città la rivolta assume poi carattere secessionista. In Francia la reggente del futuro Luigi XIV, Anna d'Austria, fronteggia una rivolta generale detta Fronda, capeggiata dal Parlamento di Parigi e da nobili intenzionati a modificare gli assetti governativi nel tentativo di allontanare il PM Giulio Mazzarino. Ne deriverà una lunga guerra civile. In Inghilterra Carlo I tende al dispotismo, introducendo nuove tasse senza il consenso delle Camere e modifiche filocattoliche. Il parlamento si oppone e capeggia una vasta insurrezione, che porterà al processo, alla decapitazione del sovrano e alla proclamazione della repubblica inglese. 13.1/ IC SRI, nonostante la pace di Augusta del 1555, è coinvolto in profondi conflitti religiosi dagli anni ’70 del ‘600. La novità è data dalla forte controffensiva cattolica, concentrata nell'opera gesuita. Nella Germania del centro-nord la nobiltà è in maggioranza luterana, mentre al sud rimane cattolica. Forte è inoltre la novità del calvinismo (specialmente in Boemia e Ungheria), non contemplato nell'accordo di Augusta. Gli imperatori Massimiliano II e Rodolfo II avevano mantenuto un atteggiamento rispettoso verso le diversità confessionali. L'attività gesuita tuttavia è aggressiva e crea discordie anche all'interno della famiglia imperiale. Per questo nove principi (luterani e calvinisti) e diciassette città imperiali, guidate dal calvinista Federico IV del Palatinato, formano l'unione Evangelica (1608). Per reazione venti principi cattolici formano la lega cattolica. L'imperatore Mattia d'Asburgo disattende la politica di pacificazione: egli è inoltre privo di eredi e il suo successore, Ferdinando duca di Stiria, è un cattolico intransigente. In Boemia, dominio asburgico, Mattia tenta di limitare il culto 46 calvinista: Praga quindi insorge nel maggio del 1618, prendendo d'assalto il castello e gettando dalla finestra i due inviati imperiali. Alla morte di Mattia, i boemi si rifiutano di riconoscere Ferdinando come sovrano e incoronano Federico V del Palatinato (Unione Evangelica). Le truppe imperiali, con l'appoggio della Lega, sconfiggono le forze boeme-palatine nella battaglia della Montagna Bianca (1620). Il cattolicesimo viene imposto con la forza. La minaccia asburgica preoccupa le altre monarchie protestanti, che scendono in campo contro l’esercito ispano-imperiale. IL conflitto si svolge maggiormente in Germania e in parte in Italia settentrionale. L'affermazione delle truppe asburgiche provoca un mutamento decisivo nell'equilibrio religioso dell'impero. A metà del secolo, Filippo II promulga l'editto di restituzione, senza il consenso della dieta imperiale, ordinando ai principi protestanti la restituzione dei beni ecclesiastici confiscati e poi garantiti dalla pace di Augusta. Inoltre trasferisce il titolo di principe elettore al cattolico duca di Baviera. Nella battaglia di Nordlingen Filippo batte anche la Svezia, scendendo però a patti con i principi protestanti tedeschi che avevano chiesto l'abrogazione dell'editto di restituzione. La Francia decide di aiutare i nemici degli Asburgo: dagli anni ‘30 si intensifica ed estende così un conflitto che durava già dal 1618. Gli equilibri militari mutano lentamente a sfavore degli Aburgo, fino alla decisiva vittoria francese a Rocroi (1643). Cinque anni dopo si giunge alla pace di Vestfalia (trattati singoli firmati a Munster e Osnabruck), la quale determina importanti cambiamenti politici in Europa. In primo luogo pone fine alle aspirazioni degli Asburgo, e con queste il disegno cattolico. La Spagna firma la pace con le province unite. A tutte le città imperiali viene riconosciuta autorità politica e religiosa, in particolare la Germania si spezzetta in numerose entità statali. Vestfalia riconosce inoltre potere regionale nella confederazione Svizzera e in Svezia. Le clausole di Augusta vengono estese a ogni confessione protestante. Il conflitto tra Spagna e Francia continua in scala ridotta, fino alla vittoria francese e la pace dei Pirenei (1659). Esautorata la potenza spagnola, tutta Europa (eccetto Inghilterra e province unite) viene invasa 47 produce anche in questo caso la secessione e la proclamazione della repubblica (47). Nei mesi successivi il fronte rivoluzionario si divide e i ministri, utilizzando sia l'esercito sia le trattive, riconquistano la capitale, mentre nelle campagne il baronaggio attua una spietata repressione. In Francia l'avversione per i metodi di governo produce una gravissima crisi politica. IC favorito della reggente Anna d'Austria, madre di Luigi XIV, è Mazzarino: la resistenza passa nelle mani delle corti riunite del parlamento, spalleggiate dalla popolazione della capitale. Ne segue una dura requisitoria nei confronti del regime dispotico, inconciliabile con la costituzione francese. Le corti parlamentari aboliscono le norme che consentono l'arresto arbitrario, l'aumento del prelievo fiscale senza consenso delle rappresentanze del regno, la creazione di giunte speciali etc.; Mazzarino, fuggito con la regina da Parigi nel ‘48, invia nella capitale l’esercito. Ne deriva una lunga guerra civile, e al fronte rivoltoso si aggiunge il principe di Condé. Nonostante l'allontanamento di Mazzarino, le insurrezioni continuano, ma i ribelli non trovano un'istanza unificatrice. Una volta salito al trono Luigi XIV, la rivolta si conclude si potrebbe dire per estenuazione. 14/ Nel 1603, Elisabetta I muore senza eredi Tudor. La corona passa al nipote Giacomo I Stuart, re di Scozia e figlio di Maria Stuart, che Elisabetta aveva torturato e fatto giustiziare. Giacomo I è protestante. I suoi due regni sono molto diversi: la Scozia è stata convertita al calvinismo da Knox ed è un vasto paese scarsamente popolato, dedito principalmente all'allevamento e guidato da una forte nobiltà, dal Parlamento e dalla Kirk.su modello ginevrino. L'Inghilterra è un paese în crescita, con un'agricoltura fiorente e un commercio marittimo in espansione. Il parlamento (camera dei lord, ereditarietà nobile e clericale / camera dei comuni) interviene in modo consistente nella direzione politica. La corona nomina i vescovi. As we saw, Elisabetta aveva attuato un compromesso tra dottrina teologica protestante e organizzazione liturgica vicina al cattolicesimo. Aveva preso a modello identitario la chiesa irlandese, vicina al calvinismo. Alcuni coloni inglesi 50 approdati in Irlanda dopo la riforma anglicana, specialmente a nord, hanno dato il via alla chiesa presbiteriana. 14.1/ Nel ‘600 la ricerca dell'uniformità religiosa del regno è ritenuta un dovere fondamentale del sovrano: l'idea era che la compresenza di fedi diverse portasse alla distruzione dei regni. Giacomo I introduce i vescovi nella chiesa scozzese e opera varie modifiche sulle chiese anglicana e irlandese, ma di fatto evita di aprire un conflitto teologico tollerando l'eterodossia. La persecuzione del cattolicesimo non va oltre le multe per chi diserta la messa anglicana; questo nonostante le manovre rivoltose cattoliche, di cui la più famosa resta la congiura delle polveri: nel 1605 un gruppo di cattolici inglesi pianifica di far esplodere la Camera dei lord e di uccidere così il re e il suo governo durante la cerimonia di apertura del Parlamento inglese, che si sarebbe tenuta il 5 novembre, aprendo quindi la strada alla monarchia assoluta, ma questa volta cattolica e sul modello di Francia, Austria o Spagna. IL progetto di Giacomo di fondere i due regni e le loro istituzioni anticipa di oltre un secolo la nascita del regno unito (1707) e viene infatti respinto dal parlamento. Le differenze territoriali si sentono molto anche a livello di costumi e abitudini. La scelta del sovrano di affidarsi a Cecil, ministro prediletto di Elisabetta, rappresenta una garanzia per la classe dirigente inglese, anche se non cancella la perplessità scaturita dalla grande liberalità del re, che tende a spendere e retribuire i suoi uomini molto liberamente. Questo stile è in linea con quello che Filippo III e il duca di Lerma impongono alla corte castigliana. I principali introiti della corona sono costituiti dalla rendita delle terre, dalle tariffe doganali e dai proventi di dritti originariamente feudali. In caso di guerra 0 necessità straordinarie, il parlamento può votare nuovi sussidi: prima di autorizzarli, è usuale indirizzare al sovrano petizioni, richieste e lamentele dei sudditi. Per questa consuetudine giuridica i sovrani tendono a convocare il parlamento il meno possibile. L'inflazione e la liberalità di Giacomo I rendono insufficienti gli introiti, e la vendita di uffici e titoli è un rimedio parziale. Il sovrano si trova quindi a chiedere nuove tasse al parlamento, che è restio a concederle. 51 Bisogna considerare che la visione dell'Inghilterra di Giacomo è quella di una potenza mediatrice e di pacificazione nella scena europea, assai diversa dalla politica accentratrice di Elisabetta. Questo anche perché l'editto di Nantes in Francia aveva lasciato intravedere una possibilità di convivenza tra religioni diverse. L'indirizzo relativamente pacifico non era però ben visto dal parlamento, incline a nuove riforme protestanti e a un esplicito impegno anticattolico in politica estera. La posizione del sovrano risulta particolarmente sgradita nel contesto dello scoppio della guerra dei trent'anni (1618) in Boemia. La prospettiva di un matrimonio con una principessa spagnola per suo figlio Carlo frena tuttavia le mosse di Giacomo I, in un momento in cui i calvinisti puritani ridanno forza alla campagna anticattolica. Tramontata questa prospettiva a causa delle eccessive richieste di Filippo IV, l'alleanza cattolica viene comunque realizzata attraverso il matrimonio di Carlo con Enrichetta Maria, ultima figlia di Enrico IV. 14.2/ A suscitare diffusa avversione è soprattutto la rapida ascesa di George Villiers, favorito del sovrano e divenuto duca di Buckingham. Villiers aveva sfruttato la sua posizione nella bedchamber per monopolizzare il patronage e assumere una posizione privilegiata sul piano politico. I( modello del ministro favorito che si afferma in Europa si scontra però con un sistema politico in cui il controllo della corte non equivale al controllo del parlamento. Alla morte di Giacomo I, la successione di Carlo I sul trono (1625) avviene in un momento delicato: la speranza di alleanza con la Francia in funzione antispagnola sfuma con la pace di Monzén. Le tensioni aumentano a causa di una politica estera instabile: la maggior parte del parlamento è favorevole a una guerra marittima contro la Spagna volta a conquistare le sue colonie. Nel 1626 Carlo si vede costretto a sciogliere il parlamento (senza aver ottenuto le risorse finanziarie necessarie) dopo numerosi attacchi al ministro. Buckingham cerca allora di imporre un prestito ai sudditi abbienti, riducendo i rapporti con la nobiltà puritana. Tuttavia nel 1628 la camera dei comuni chiede al re, in cambio dei sussidi richiesti, di firmare la Petition of Right per proibire prestiti forzati, tassazioni non autorizzate dal Parlamento e arresti arbitrari. La situazione precipita con 52 condizionato dal controllo sulla scelta del comando militare. Inoltre pubblicano la Grande Rimostranza, un testo chiaramente propagandistico che infatti viene diffuso. Il sovrano e una minoranza parlamentare lo interpretano come invito alla sommossa popolare, perciò nel gennaio del ‘42 Carlo irrompe in parlamento con un commando, deciso ad arrestare i leader, tra cui Pym. Questi tuttavia vengono avvertiti in tempo per fuggire; Carlo dimostra così una volta di più le sue intenzioni, e si trova costretto a fuggire a York. Mentre il parlamento legifera in sua assenza, Carlo I decide di mettere insieme un esercito di volontari, dando di fatto avvio a una guerra civile. Il paese si spacca ovunque in due: tendenzialmente le regioni del nord e sud-ovest si schierano con il re, mentre Londra, est e sud-est con il parlamento. La maggioranza dei lord e della gentry rimane fedele al re, mentre corporazioni artigianali e ceti professionali appoggiano la camera. I( parlamento si dota di un corpo militare unico: nell'aprile del ‘45 un'ordinanza stabilisce l'incompatibilità tra cariche politiche, incluso presenziare in parlamento, e cariche militari. 14.5/A questo punto, il parlamento si affida a militari di esperienza, tra cui Oliver Cromwell. Questi organizzano il New Model Army, per molti versi diverso dagli eserciti precedenti. Si costituisce su base volontaria retribuita ed è attraversato dall'idea di una missione divina. La ridotta presenza nobiliare permette inoltre l'affermazione dei piccoli proprietari terrieri nella cavalleria, e degli artigiani nella fanteria. Nel giugno 1645 gli inglesi sbaragliano l’esercito imperiale, mentre il re si arrende agli scozzesi due anni dopo. I[ panorama politico presenta elementi nuovi: l'esercito diventa un soggetto politico, spesso di corrente radicale. Inoltre gli anni del crollo dell'autorità regia e religiosa fanno portato a una drastica riduzione della censura, e quindi alla possibilità di discutere liberamente di riforme, rapporti tra chiesa e stato, legittimità dell'autorità etc. Le posizioni sono fondamentalmente: purificazione dei residui liturgici cattolici e difesa della struttura ecclesiastica / omologazione della chiesa inglese al modello scozzese presbiteriana / lasciare autonomia alle libere congregazioni dei fedeli nel quadro di una chiesa nazionale. A fianco di 55 quest'ultimi si pongono i separatisti, gruppi non conformisti che rivendicano libertà di culto. La guerra civile esaspera queste divergenze: nascono gruppi religiosi come i quaccheri e i battisti, che proclamano la necessità di un nuovo Battesimo e la nullità degli atti religiosi ufficiali; i ranters, caratterizzati da atteggiamenti eccentrici e dissacratori; i seekers, propugnatori di una ricerca individuale. Nei centri urbani del sud-est, e in particolare a Londra, i separatisti formano gruppi radicali che propongono ampia tolleranza religiosa, l'elezione di un parlamento a suffragio universale maschile e la proclamazione della repubblica. Il più importante tra questi gruppi è quello dei (evellers, democratico e antiautoritario. I levellers si diffondono notevolmente nell'esercito e si rivolgono specialmente al popolo, una volta compreso che la maggioranza parlamentare desidera trovare una conciliazione con Carlo I. I( parlamento, da parte sua, prende tempo per preparare una rivincita militare grazie a un accordo con la Scozia, alla quale promette l'adesione della chiesa anglicana al sistema presbiteriano. Nel giugno 1647 il parlamento decide di sciogliere l’esercito, causandone l'ammutinamento. La guida della protesta militare è assunta da Cromwell. Le idee di questo movimento sono molto moderne per i tempi, includono: sovranità del popolo, cessione del potere temporanea e controllata, scioglimento della camera dei lord. Queste idee sfoceranno nell'Agreement of the People. Carlo I fugge a novembre del ‘47 blocca tuttavia questo processo e il movimento inizia a declinare. Nella primavera dell'anno successivo un esercito scozzese invade l'Inghilterra. Una volta sconfitte le forze scozzesi, tuttavia, riprendono forza le divergenze politiche: un reggimento dell'esercito infine epura il parlamento dalle forze conservatrici. Il troncone rimasto apre il processo al sovrano, condannato e decapitato a gennaio del 1649. Tre mesi più tardi la camera dei lord è abolita e viene proclamato il conmonwealth. 15.1/ Nell'ultimo decennio del 1500, il processo di espansione delle superfici coltivate comincia a mostrare seri segnali di difficoltà: alcuni cattivi raccolti causano una grave carestia, aumentando enormemente il tasso di mortalità e 56 diminuendo quello di natalità. A questo contribuiscono epidemie di peste e altre malattie. Nel 1618, lo scoppio della guerra dei trent'anni (combattuta specialmente in Boemia e Germania, ma anche Danimarca, Francia e Italia settentrionale) costituisce una grave crisi demografica. Nell'Italia del nord la popolazione viene decimata dalla guerra e da una carestia nel 1628 — 29, poi da un'epidemia di peste tra 1629 — 31. A metà del XVII secolo, nuove pestilenze colpiscono i paesi dell'area mediterranea rimasti fuori da questa ondata: Spagna, Francia, Sardegna, Genova e Italia meridionale. A differenza di quanto è accaduto nel ‘500, questi vuoti non vengono presto colmati. La ricrescita della popolazione in Europa viene frenata da cristi di sussistenza e frequenti epidemie. Fanno comunque eccezione le isole britanniche, i paesi scandinavi e le province unite. In Germania e Polonia, la popolazione diminuisce a causa delle guerre. Nel corso del ‘600, inoltre, avanza l'età media del matrimonio, e quindi l'arco di tempo entro il quale nascono figli, specialmente in centro e nord Europa. Le condizioni di vita peggiorano sensibilmente e si rimandano i matrimoni a momenti di maggiore stabilità. 15.2/ La stagnazione demografica del ‘600 passa anche per questioni di economia agricola: l'approccio neomalthusiano privilegia un'analisi meccanica di simili processi. Malthus nel Saggio sul principio della popolazione (1798) sottolinea i limiti di un'espansione della produzione agricola basata esclusivamente sull'estensione dei terreni coltivati. Secondo Malthus le carestie e le crisi demografiche sono causate dallo squilibrio tra aumento della produzione agricola e incremento della popolazione. Gli studiosi seguaci di questa linea sottolineano inoltre l'arretratezza delle tecniche agricole del ‘600. Per comprendere meglio i momenti di crisi del secolo tuttavia bisogna guardare a fenomeni socioculturali: in primis, i gruppi sociali che si appropriato di molta della ricchezza in Europa nel corso del ‘500, si rivelano poco propensi a investire il loro denaro nel corso del XVII secolo. L'aumento dei prezzi agricoli favorisce la cerealicoltura, e la popolazione spende buona parte del proprio reddito per 57 nazione europea installa per via violenta un regime repubblicano. Malgrado la rapida restaurazione della dinastia Stuart, l'esperienza forma l'idea di un potere divido tra sovrano e parlamento, e al riconoscimento graduale del parlamento come cuore del potere legislativo. 16.1/ Il Commonwealth e le PU presentano più di un tratto in comune: in entrambe, a fianco del potere rappresentativo (parlamento e stati generali) va emergendo un potere esecutivo basato sulla forza militare; nelle PU questa dinamica origina in parte dal prestigio della famiglia Orange-Nassau e dello stadhouder. Nel 1648, dopo la pace con la Spagna e l'ottenuta indipendenza, gli stati provinciali dichiarano lo scioglimento dell'esercito; Guglielmo II, succeduto al padre, decide di sfruttare il risentimento delle truppe e l'ostilità delle altre province per invadere l'Olanda e rimuovere i reggenti a lui avversi. La sua morte improvvisa gli impedisce però di consolidare il suo potere. La carica di stadhouder viene lasciata vacante e il ruolo chiave viene ricoperto dal gran pensionario di Olanda, carica assunta da Johan de Witt nel 1653. Attriti vi sono comunque, naturalmente: si esprimono tendenze religiose differenti (moderati e puritani, seppur entrambi protestanti), diversi interessi geografici e in parte distinte fette di sostenitori. Una dialettica similmente vivace si presenta, nel secondo seicento, anche in Inghilterra: sciolto il lungo parlamento, ne viene eletto un altro, in cui figurano molti esponenti del radicalismo religioso indipendente, benvisti dal gruppo dirigente di Cromwell Questi, dopo aver represso un'insurrezione filomonarchica in Irlanda, si fa eleggere protettore della repubblica nel 1653. Non appena il nuovo parlamento minaccia di ridurre i suoi poteri, Cromwell non esita a scioglierlo. Ma la carica di protettore non ha una base sufficientemente legittima: alla sua morte (1658), Cromwell tenta di trasferirla al figlio Richard, ma nel 1660 l’esercito reinsedia il “lungo” parlamento. Quello stesso anno Carlo II Stuart, figlio del sovrano decapitato nel ‘49, viene incoronato re. Il suo è un regime di compromesso, che segna la restaurazione della monarchia con la camera dei Lord e la chiesa anglicana, ma lascia al parlamento il suo ruolo di garanzia e di controllo, nonché la sua competenza in materia fiscale. 60 Sul piano religioso, nel 1662 viene proclamato l'atto di uniformità, che tenta di riportare omogeneità di culto entro la chiesa inglese. Inoltre viene approvata una serie di leggi che restringe la libertà di culto per le sette sentite come pericolose per la monarchia, come i quaccheri. 16.2/4A partire dalla tregua (1609 — 21), la crescita economica delle PU è lampante. A metà del XVII secolo la repubblica è la maggiore potenza marittima e commerciale europea. Il territorio comprende tre importanti arterie fluviali, la Schelda, la Mosa e il Reno. Essendo il terreno piuttosto povero in quelle zone, grande impulso viene dato alla pesca e alla cantieristica navale. Le aree principali verso cui si dirigono i traffici commerciali sono il mare del nord (esportazione) e il baltico (importazione). Altro grande punto di forza è il sistema finanziario e creditizio delle province, le quali mettono in piedi l'edificio della Borsa più potente mai esistito fino a quel momento. L'aumento della popolazione è dovuto anche a una sostanziosa immigrazione di protestanti dai territori sotto il controllo spagnolo, a cui si aggiungono i puritani inglesi e gli ugonotti francesi, in fuga dai loro paesi. 16.3/ Già a partire dalla fine del ‘500, le navi olandesi esportano grano polacco in Italia. Nel 1591, Filippo II stipula con alcune compagnie tedesche, spagnole e italiane un contratto esclusivo per la commercializzazione in Europa delle spezie importate a Lisbona. I gruppi mercantili olandesi allora cercano contatti diretti con le aree interessate dell'Asia, e giungono nell'arcipelago indonesiano, dove fondano la prima base commerciale. Seguono molti altri viaggi, finché nel 1602 il governo delle PU propone una compagnia unica per i commerci nell'estremo oriente: compagnia unita delle Indie orientali (VOC). La struttura della società è federativa. Di conseguenza i commercianti possono agire come vere e proprie autorità politiche e militari nelle aree di colonizzazione, contrattando con i principi dei territori interessati. A fare le spese di monocolture e controllo istituzionalizzato sono le popolazione indigene, ridotte in schiavitù. 61 Nel 1621 si costituisce la compagnia delle Indie occidentali: l'embargo della Spagna aveva bloccato l'argento americano che giungeva nelle province dall'America. La nuova compagnia si propone un'’aggressiva politica di espansione a danno della monarchia spagnola in Africa occidentale e in America. Dal 1630, la compagnia conquista buona parte delle colonie portoghesi in Brasile, nonché vari possedimenti spagnoli in Africa, come l'Angola. Tuttavia, nel 1640, il Portogallo si distacca dalla Spagna e riconquista la maggior parte delle colonie. La compagnia inizia un declino che la porterà a sciogliersi nel 1674. 16.4/Nel XVI secolo l'aristocrazia olandese, pur rivestendo un ruolo importante, non costituisce il fulero della vita sociale ed economica. Nel corso del Seicento la società delle PU appare aperta e, per gli standard del tempo, tollerante. La classe dirigente è coesa e basata sule comunità cittadine e sui mercanti, portatori di un ideologia paternalistica ma anche controllori di importanti sistemi di assistenza per le fasce bisognose. La potenza commerciale e la rivendicazione della libertà di navigazione rendono le PU un paese malvisto non solo dalla Spagna ma anche dall'Inghilterra. Le PU presentano grandi innovazioni in campi quali (a pittura, la tecnologia e la teoria del diritto: nel seicento vi si sviluppa infatti il giusnaturalismo, specialmente grazie a Cartesio e Spinoza. 16.5/ Durante la seconda metà del ‘600 le PU iniziano ad avere una seria concorrente nell'Inghilterra: dopo la crisi degli anni ‘30, l'isola ha prodotto panni in lana che fanno enorme successo in tutto il mediterraneo. A questo scopo è stata fondata a Londra, già nel 1581, la Levant Company, sotto il controllo della corona, i cui membri possono però commerciare liberamente. Nel 1600 viene creata la compagnia inglese delle Indie orientali. Ne 1651 il parlamento promulga il navigation act, allo scopo di favorire la marina e i traffici e di colpire, allo stesso tempo, l'egemonia delle PU. Le politiche di stampo mercantilistico messe in atto da Inghilterra e Francia danneggiano effettivamente l'economia olandese. L'allenamento della stretta integrazione tra settore finanziario, commerciale e navale destabilizza il paese, 62 debito pubblico e di aumentare il prelievo fiscale, rendendolo più efficiente. Nonostante alcuni successi, Colbert non può fare a meno del sistema degli appalti delle imposte, il quale causa un aumento della pressione fiscale che grava sui contadini, mentre i ceti alti mantengono le loro esenzioni. Colbert si basa sulla concessione di monopoli e privative con cui creare o rafforzare settori economici. Inoltre nutre grande fiducia nel commercio internazionale come mezzo di ricchezza, per cui incoraggia la riduzione di dazi doganali e l'importazione di materie prime o prodotti semilavorati. Il suo obiettivo principale è il raggiungimento dell'autosufficienza economica e lo scalzamento dell'egemonia delle PU. Nel settore manifatturiero, Colbert accompagna le misure protezionistiche con l'istituzione di manifatture regie, che servono i bisogni della corte e consentono di evitare acquisti all’estero. Molto incoraggiato è anche il settore navale, mercantile e militare delle compagnie commerciali. La creazione di una marina in grado di competere con quelle olandese e inglese è il primo passo nell'imposizione della Francia sui traffici internazionali. 17.2/ Accanto alle azioni bellicose, è importante ricordare la volontà di Luigi XIV di ristabilire una completa identificazione tra potere religioso e potere politico, rendendo il sovrano capo della chiesa francese. Inevitabilmente le sue posizioni portano a scontri con Roma: innanzitutto egli pretende di estendere il privilegio della regalia ai territori conquistati. Inoltre, nel 1681, il re convoca un sinodo che approva i Quattro Articoli: il sovrano e i governanti laici non sono soggetti all'autorità ecclesiastica negli affari temporali; validità del Concilio di Costanza (concili > pontefici); il papa deve esercitare le sue funzioni in conformità alle tradizioni francesi; le decisioni del papa non sono definitive se non avallate dalla chiesa tutta. La conflittualità tra il sovrano e il papa Innocenzo XI esplode per la contesa delle franchigie. Solo nel 1692 si trova un compromesso con il nuovo papa. Luigi XIV intraprende presto una politica antiprotestante, a danno delle comunità ugonotte; questi furono esclusi dagli uffici pubblici e sottoposti ad alloggiamento forzato delle truppe nelle loro case. Il sovrano arriva quindi a promulgare l'editto di Fontainebleau, con cui revoca l'editto di Nantes (1598), e a far demolire gli 65 edifici di culto non cattolici. Moltissimi ugonotti fuggono verso l'Olanda, la Svizzera, l'Inghilterra e la Germania. Molti di questi erano abili artigiani e professionisti: il loro esilio costituisce un peggioramento di una congiuntura economica già pessima per la Francia. Il sovrano lotta anche contro una corrente interna alla chiesa, detta giansenismo: predica un ritorno a una spiritualità personale, austera e antigerarchica, influenzata dalla meditazione sul vangelo e da sant'Agostino. 17.3/ Alla nobiltà francese Luigi XIV offre occasioni di servizio nell'esercito, nella marina, nell'amministrazione e negli uffici cortigiani. Questi crescono notevolmente anche a causa dell'edificazione di Versailles, che diviene un notevole polo di attrazione per tutti i nobili. La fine della pratica del favorito comporta infatti la possibilità per i nobili di aspirare a posizioni e privilegi che il sovrano distribuisce personalmente e con oculatezza, spesso favorendo famiglie dedite da generazioni al servizio della corona. Particolarmente importante è l'influenza del modello francese sulla Prussia e sulla Russia. Il ducato di Brandeburgo-Prussia, sorto in seguito alla secolarizzazione dei possedimenti di un ordine monastico, aveva aderito alla riforma protestante. I due territori sono diversi e distanti, ma sotto la guida del duca Federico Guglielmo intraprendono una strada simile a quella francese: i junker sono strettamente coinvolti nella creazione di un esercito stabile e nel rafforzamento degli apparati statali. In Russia, dopo periodo di rivolte e guerre civili legate a contese dinastiche, Pietro il Grande rafforza l'autorità sovrana sul modello dell'Europa occidentale che l'aveva tanto colpito da giovane. Ferreo è anche il controllo sulla Chiesa ortodossa. 18.1/A partire dagli anni settanta del 1600, in Inghilterra torna a crescere la tensione tra Carlo II Stuart e il parlamento. I( parlamento sospetta (non a torto) che il sovrano voglia riprenderà la tradizionale linea filocattolica della dinastia. Carlo aveva infatti spostato una principessa portoghese, e quando il fratello del re Giacomo (primo in successione al trono, essendo Carlo privo di eredi) si converte al cattolicesimo, il sospetto muta in evidenza. Nel 1673 il sovrano è costretto a revocare la Dichiarazione di Indulgenza, con la quale aveva essenzialmente 66 permesso ai cattolici di praticare privatamente senza commettere reato penale. Lo stesso anno il parlamento approva il Test Act, una legge che esclude per 150 anni i cattolici da tutte le cariche civili e militari. Cinque anni dopo, una legge vieta ai cattolici di occupare cariche parlamentari. Gli oppositori di Carlo II Stuart, perlopiù ricchi mercanti e aristocratici puritani, iniziano ad essere indicati con il termine whig, originariamente riferita agli scozzesi presbiteriani che non si erano sottomessi agli Stuart. All'opposizione vi sono i tories (dall'irlandese bandito). A fronte della repressione delle pratiche religiose non conformiste, il parlamento approva una legge che vieta l'arresto arbitrario dei sudditi inglesi, garantendo il rispetto dei diritti dei detenuti ad essere esaminati da un giudice (1679). Nel 1683 fu scoperta una congiura per assassinare Carlo e il fratello e porre sul trono uno dei molti figli (nati da amanti) del sovrano. Due anni dopo, alla morte di Carlo, Giacomo II sale al trono e nomina ufficiali dell'esercito alcuni cattolici, in evidente violazione del Test Act. Nuovamente quindi il parlamento si oppone, in un contesto europeo di conflitto religioso dettato dalla revocazione dell'editto di Nantes in Francia. La rottura definitiva è dovuta all'abolizione da parte del sovrano del Test Act e alla promulgazione di una Dichiarazione di indulgenza che permette libertà di culto generale. Di fronte al rifiuto del parlamento di ratificare il decreto, Giacomo lo scioglie e tenta di forzare l'approvazione. I più influenti esponenti whig e tories chiedono quindi soccorso allo stadhouder d'Olanda, Guglielmo III (marito di Maria Stuart, figlia di Giacomo II ma cresciuta protestante). Questi giunge in Inghilterra nel 1688 con un esercito. Mentre il sovrano fugge in Francia, Guglielmo e Maria sono accolti trionfalmente a Londra e, nel febbraio dell'anno successivo, dichiarati sovrani. Contestualmente, essi giurano solennemente di rispettare il Bill of Rights, in cui si indica il parlamento come organo rappresentativo della nazione, detentore della piena potestà legislativa e della facoltà esclusiva di imporre tasse. Nell'ultimo decennio la nuova monarchia reprime la ribellione dei seguaci di Giacomo II in Scozia e 67 19/ I{ XVIII secolo si apre con una lunga serie di conflitti bellici. Il loro scopo non è più individuabile nell'annientamento reciproco quanto nel mantenimento dell'equilibrio politico. Ogni volta che una potenza europea accresce il proprio potere, le altre intervengono per ridimensionarla e salvaguardare i propri interessi, territoriali o dinastici. Motivo di instabilità è innanzitutto la preponderanza francese, sostituitasi a quella spagnola: a seguito dell'ascesa al trono di Carlo II Asburgo (1665), inadeguato, infermo e senza eredi, la Spagna è infatti un paese in declino sociale e morale. Altro motivo è dovuto all'ascesa di nuove aggressive potenze: non solo Inghilterra e PU, ma anche Russia, Svezia e la Giovane Prussia, in competizione per il controllo dell'area del mar Baltico. Terzo elemento è il nascente conflitto tra il principio di legittimità dinastica e le resistenze delle realtà territoriali. Il modello assolutistico spinge spesso i sovrani a intervenire sulle quest'ultime, modificandole o plasmandone le istituzioni. Ciò provoca una opposizione passiva o un'’aperta ribellione: entrambe le forme di dissenso simboleggiano la reticenza nei confronti delle novità, ma anche una quasi inavvertita sensibilità verso una legittimità protonazionale. 19.1/ Essendo Carlo II d'Asburgo privo di discendenza, negli ultimi anni del Seicento il ramo austriaco della dinastia e la Francia di Luigi XIV firmano diversi accordi di spartizione dell'eredità; Inghilterra e PU, interessate all'apertura dei commerci coloniali americani della Spagna, seguono con attenzione le trattative. Tuttavia le varie potenze non riescono ad accordarsi circa la spartizione. Inoltre Luigi XIV prepara abilmente la successione al trono: poco prima di morire (1700), Carlo II designa suo erede Filippo d'Angiò, nipote di Luigi XIV, poi Filippo V. I Borbone formano così un asse franco-spagnolo molto potente. Contro questo pericolo agisce l'imperatore Leopoldo I Asburgo, intenzionato a rivendicare la corona spagnola: egli convince le PU e l'Inghilterra a formare la Grande Coalizione dell'Aja, un'alleanza volta a opporsi all'insediamento di Filippo V, cui in seguito aderiscono la Prussia, il Portogallo, il ducato di Savoia e vari principi tedeschi. 70 IL conflitto comincia nel maggio 1702 e vede un'iniziale supremazia francese; in Spagna l'evento più importante è la ribellione della Catalogna, che si rifiuta di riconoscere Filippo come sovrano, indicando come successore legittimo l'arciduca Carlo d'Asburgo, figlio di Leopoldo. A questo periodo segue, anche per il capovolgimento di alleanze del Piemonte e del Portogallo, una progressiva preponderanza del fronte antifrancese. Quando si giunge all'invasione del territorio francese, Luigi XIV deve far appello all'orgoglio nazionale per evitare la disfatta. La riscossa francese e il cambiamento di governo in Inghilterra (i tories erano contrari a continuare la guerra) favoriscono l'accordo finale, accelerato dalla morte dell'imperatore Giuseppe I (1711): il successore fu infatti quel Carlo d'Asburgo, che la coalizione antifrancese aveva candidato alla corona spagnola (Carlo VI). Poiché nessuna potenza intendeva riunire nelle stesse mani le corone di Spagna e dell'impero come ai tempi di Carlo V, i due schieramenti firmano i trattati di pace a Utrecht nel 1713, cui fa seguito quello tra Spagna e impero a Rastadt (1714). Questi trattati ridisegnano la mappa europea: la Spagna, con le colonie americane, viene assegnata a Filippo V Borbone, con la clausola che vieta il ricongiungimento ai territori francesi. L'Inghilterra ottiene le piazzeforti militari e commerciali di Gibilterra e Minorca, importanti territori in America settentrionale e l'asiento nelle colonie spagnole americane. All'impero sono attribuiti i paesi bassi meridionali, il regno di Napoli, il regno di Sardegna e lo stato di Milano. I trattati segnano la fine dell'egemonia spagnola in Italia e l'inizio della presenza austriaca 19.2/ Sul piano giuridico, Filippo V è autorizzato a modificare i confini della Spagna e a non rispettarne i tradizionali privilegi dei vari territori, poiché è una regione conquistata con le armi. Tutto il sistema di immunità e monopoli può essere rinegoziato, assieme alla scala degli onori nobiliari. In Spagna, Filippo V avvia un moderato processo di riorganizzazione amministrativa, che ha come traguardo l'unificazione giuridica delle corone di Castiglia e Aragona, sul modello della Francia. Viene così varata una serie di piani di riforma dell'amministrazione nel 1716, che tendono a fare della Spagna un regno maggiormente unificato, annullando o riducendo il grado di autonomia dei singoli regni. 71 In Inghilterra Anna Stuart, secondogenita di Giacomo II, avvia il processo di integrazione di Scozia e Inghilterra, unificando i due regni in uno, chiamato Gran Bretagna (1707). La Scozia quindi perde la tradizionale autonomia giuridica e amministrativa, compreso il parlamento. Se una parte dell'alta nobiltà scozzese può apprezzare la partecipazione nel parlamento britannico, molti scozzesi di orientamento giacobino ritengono l'atto un sopruso inaccettabile. Questo porterà a due ribellioni (1714 e 1745), nutrimento dell'idea di un'identità separata rispetto a quella inglese. Analoghi episodi si verificano anche in Irlanda. 19.3/ All'inizio dell'ottocento si svolge un altro conflitto, relativo al controllo del mar Baltico. Questa è un'area importante in quanto snodo dei tragici commerciali via mare dell'Europa nord-orientale; a seguito della prima guerra del nord (1655 — 1660), l'egemonia all'interno di quest'area era stata assunta dal regno di Svezia. L'egemonia è tuttavia mal sopportata dalla regione della Livonia (a cavallo tra Estonia e Lettonia), la quale chiede aiuto a Pietro il Grande. Alleatasi con la Danimarca e la Polonia, la Russia quindi attacca la Svezia nel 1702. Il sovrano svedese, con l'aiuto della Gran Bretagna e delle PU, costringe la Danimarca alla pace entro breve. Le truppe svedesi invadono poi la Polonia, obbligando il sovrano Augusto II a lasciare il trono. La preponderanza militare svedese trova però un ostacolo nella potenza russa: le truppe russe penetrano nel baltico e — alla foce della Neva — danno inizio alla costruzione di San Pietroburgo. L'invasione della Russia da parte di Carlo XII viene ostacolata dall'interno rigido e respinta nella battaglia di Poltava. Con la pace di Nystadt (1721) la Svezia è costretta a cedere i suoi possedimenti in Germania agli Hannover, alla Prussia e alla Danimarca. Inoltre la Svezia riconosce le conquiste russe, mentre in Polonia viene reinsediato Augusto II. L'estrema instabilità della questione polacca, rivelata dalla seconda guerra del nord, genera la guerra di successione polacca. Alla morte di Augusto II, Stanislao Leszezynski avanza nuovamente pretese di successione al trono, appoggiato dalla nobiltà polacca e dalla Francia. Il successore del re Sole, Luigi XV, ha infatti sposato la figlia di Stanislao. Queste pretese si scontrano però con quelle di Augusto III, figlio del defunto sovrano, sostenuto dall'impero e dalla Russia. Quando Augusto III invade la Polonia, i Borbone di Francia e di Spagna 72 L'impero coloniale della Spagna si concentra per lo più in America centrale e meridionale, dove il regno iberico continua a esercitare il monopolio dei traffici. In realtà esso incontra oggettive difficoltà a causa delle debolezze strutturali dell'economia spagnola che, sin dalla fine del Cinquecento, non si dimostra in grado di produrre manufatti richiesti dalle società coloniali e si vede costretta ad acquistarli negli altri paesi europei. Altro elemento importante è il passaggio dell'asiento prima nelle mani francesi e poi in quelle inglesi; a poco a poco l'America spagnola, così come quella portoghese, diventa una vera e propria colonia commerciale inglese. 20.2/ Grazie a una florida industria navale e a una potente marina, le compagnie commerciali inglesi riescono a erodere la posizione egemone degli olandesi nei traffici internazionali, togliendo loro il primato nell'intermediazione e nel trasporto merci per conto terzi. Nel ventennio 1721-42 (a classe dirigente whig, di cui Walpole, che guida il paese, è espressione, punta essenzialmente al benessere interno e alla difesa delle libertà tradizionali; ciò comporta una relativa estraneità dell'Inghilterra rispetto ai conflitti politici continentali. Tuttavia, gli stessi gruppi mercantili e industriali che hanno sostenuto questa scelta, cominciano a ritenere più proficua una politica estera aggressiva nei riguardi di Spagna e Francia. William Pitt, che rappresenta gli interessi di quei settori della società inglese che vogliono un governo impegnato nella difesa e nell'espansione dei possedimenti coloniali, riesce a ottenere le dimissioni di Walpole. È da questi orientamenti che scaturisce la partecipazione inglese alla cosiddetta guerra dei Sette anni (1756-63), un conflitto europeo che vede la Gran Bretagna e la Prussia alleate contro la Francia, l'Austria e la Russia. In America settentrionale i coloni francesi e inglesi si sono ripetutamente scontrati a causa dell'espansione verso ovest, e dopo una serie di rovesci gli inglesi riescono a conquistare importanti piazzeforti francesi e a occupare il Quebec e la sua capitale, Montreal (1759-60). Nella pace di Parigi (1763) la cartina politica dell'America settentrionale viene ridisegnata a favore della Gran Bretagna, che ottiene dalla Francia il Canada e dalla Spagna la Florida. Tanto interesse per il continente americano è spiegabile con il fatto che esso, nel Settecento, diventa il principale mercato di sbocco per le merci europee, dopo l'Europa e il bacino del Mediterraneo. La Gran Bretagna è il paese europeo che trae i maggiori benefici dall'ampliamento del mercato americano, soprattutto 75 grazie al commercio dei tessuti di cotone e lino di provenienza indiana. Inoltre per decenni il paese manterrà l'egemonia nel commercio degli schiavi verso le colonie americane, e la tratta sarà abolita soltanto nel 1808. 20.3/Nel corso del tardo Seicento e del Settecento i rapporti economici instaurati dalle compagnie commerciali europee con i mercati asiatici conoscono alcuni significativi cambiamenti. I( principale produttore dei manufatti di cotone è l'area nord-orientale dell'India, e in particolare il Bengala, sulle cui coste si sono stabilite alcune basi commerciali inglesi e francesi. È l'agenzia di Calcutta dell'inglese East Indian Company ad aggiudicarsi di fatto il controllo dell'esportazione di questa merce molto richiesta in Europa. Nel 1744 la rivalità economica tra Francia e Inghilterra si trasforma in uno scontro aperto, fino agli accordi del 1754 che mirano a rendere neutrali tutti i territori al di là del Capo di Buona Speranza; tuttavia, è l'Inghilterra ad avere rafforzato le proprie posizioni. Non a caso l'India è il secondo scenario bellico extraeuropeo in cui i due paesi si affrontano in occasione della guerra dei Sette anni; le forze britanniche sconfiggono i francesi nel 1760, conquistando Pondicherry, e il successivo trattato di pace stabilisce la definitiva affermazione dell'egemonia britannica in India. La EIC agirà sostanzialmente indisturbata e autonoma fino al 1784, quando l'India Act e il Charter Act la porranno sotto il controllo politico e finanziario di Londra. 20.4/ Nonostante l’area mediterranea non entri in una fase di decadenza totale, né a causa delle scoperte geografiche né con l'ascesa economica delle potenze settentrionali, Province Unite e Inghilterra, è però vero che nel corso del XVIII secolo il Mediterraneo cessa di essere l'area di scambi commerciali più intensi e profittevoli. Nel Settecento le flotte olandese, inglese e francese dominano gli scambi nel Mediterraneo; il Mezzogiorno d'Italia, specialmente nella seconda metà del secolo, conosce una notevole penetrazione economica britannica. Una voce importante nella bilancia commerciale della penisola italiana è rappresentata dall'esportazione di notevoli quantitativi di seta greggia per le manifatture della Francia (Lione in particolare), della Germania meridionale e dell'Inghilterra. 76 21/4 partire dall'ultimo decennio del Cinquecento la grande maggioranza delle popolazioni europee conosce un deciso peggioramento delle proprie condizioni di vita. La crescita demografica si traduce infatti in un notevole aumento della manodopera, in una riduzione dei salari agricoli e in un incremento dei redditi dei grandi proprietari terrieri. Un'altra ragione del peggioramento del tenore di vita delle popolazioni rurali europee nel XVI secolo è l'avvio del processo di progressiva eliminazione della piccola proprietà contadina. A causa dell'aumento demografico, la terra posseduta da una singola famiglia viene distribuita tra un numero sempre maggiori di eredi: poderi sempre più piccoli non sono però in grado di soddisfare le esigenze alimentari minime dei nuclei familiari. Di fronte a queste difficoltà i contadini sono costretti a indebitarsi con i grandi proprietari, con esponenti dei ceti mercantili o imprenditoriali urbani; cresce quindi nel mondo rurale il peso della media e grande proprietà fondiaria e si diffonde la pratica del lavoro salariato e degli affitti. 21.1/ Nell'analisi delle vicende dell'agricoltura europea bisogna considerare il tipo di tecniche produttive adottate, se intensive 0 estensiva. La decisione di estendere il suolo coltivabile risulta prevalente nell'area del Mediterraneo. Soprattutto in Spagna e nell'Italia meridionale, le campagne sono contrassegnate da metodi di coltivazione basati sulla pratica del maggese (lasciare riposare un terzo dei campi un anno su tre), dalla presenza di latifondi e dall'esistenza di un quadro giuridico che ostacola la compravendita della terra e l'attuazione di miglioramenti per renderla più produttiva. Il quadro della Catalogna o dell'Italia centro-settentrionale è molto diverso, anche grazie alla maggior disponibilità di acqua; in Lombardia, in Emilia e in Romagna prende slancio lo sfruttamento intensivo della terra e si punta sulla rotazione continua e sull'integrazione tra agricoltura e allevamento. Anche in Germania ci sono progressi diversi da regione a regione; in particolare si diffondono le colture della patata e delle piante foraggiere per incrementare l'allevamento. Infine, in Russia non vi è alcun progresso tecnico: vengono 77 della forma produttiva di tipo artigianale è quella nota come industria a domicilio (putting out system), in cui la figura centrale è quella del mercante- imprenditore, che dirige le diverse fasi ed è proprietario della merce finita. Nel Medioevo l'industria a domicilio è prevalentemente urbana, tuttavia, nell'Inghilterra della seconda metà del XIV secolo, per ovviare al costo della manodopera, prende avvio in alcune aree del paese un processo di ridislocazione delle manifatture nelle aree rurali. Nel Quattrocento altre regioni come il Brabante, la Catalogna, la Castiglia e la Linguadoca, conoscono una certa diffusione delle industrie a domicilio nelle campagne. In diverse parti dell'Europa centrale e settentrionale (Fiandre, Inghilterra, Boemia), tale processo raggiunge la sua pienezza nel corso della seconda metà del Seicento e nel Settecento. Ciò ha fatto parlare agli studiosi di un fenomeno di protoindustrializzazione, che avrebbe preparato la rivoluzione industriale ottocentesca. La terza tipologia produttiva, minoritaria, è quella dell'industria accentrata, nella quale la manodopera salariata si concentra in un solo luogo sotto un'unica direzione. Spesso è il potere politico a promuovere le manifatture accentrate, in cui si producono materiali strategici o beni di lusso che richiedono materie prime costose o artigiani specializzati. 23/ Il ‘700 è segnato da un grande fermento intellettuale che prende forma in un movimento politico, sociale, culturale e filosofico detto Illuminismo: il nome è pensato per contrastare con le “tenebre” della superstizione religiosa, dell'ignoranza e della cieca obbedienza ai dogmi culturali. In alcune realtà statali, nel corso del secolo, si incoraggia una relativa tolleranza religiosa e la libera ricerca scientifica, le cui scoperte circolano in libri e riviste. Non a caso infatti, dalle PU del Seicento proviene il giusnaturalismo di Grozio e Spinoza, che introduce l'idea di diritto naturale e razionale come base dei sistemi sociali: ne deriva, con Locke, la definizione di stato come istituzione sociale che riconosce e garantisce tali diritti agli uomini che ne fanno parte. Il secondo filone intellettuale fondamentale in questo periodo è il deismo: si tratta di un rifiuto della religione rivelata, e quindi imposta dall'alto, a favore del concetto di religione naturale da scoprire e analizzare in maniera razionale. 80 23.1/Nef periodo tra il 1680 e il 1715 gli storici individuano una fase di trasformazione della vita intellettuale e sociale europea; lo studioso francese Hazard fa coniato, nel XX secolo, la definizione di “crisi della coscienza europea”. In un lasso di tempo relativamente breve, una società basata sul principio di autorità e sulla deferenza verso il potere politico e religioso sarebbe entrata in crisi, lasciando posto a una società maggiormente basata sul diritto, sull'indipendenza morale e sulla libera ricerca scientifica. Fin dall'umanesimo e dal rinascimento il mondo classico aveva rappresentato per la cultura europea una fonte preziosa di autorità e ispirazione culturale. Ora però si mette in discussione questa superiorità totale: grazie alla scienza, alla matematica e alla geometria, la società può oltrepassare i confini della conoscenza ai quali si era fermato il mondo classico. 23.2/ Tra la morte di Luigi XIV (1715) e il regno di Luigi XV, la Francia attraversa un momento di allargamento dei suoi orizzonti culturali. Gli intellettuali manifestano una crescente insoddisfazione per le condizioni del regno, testimoniata anche dall'attrazione per alcuni aspetti del modello inglese. Nel 1712 Charles-Louis de Secondat, barone di Montesquieu, pubblica le Lettere Persiane, una sorta di romanzo epistolare che contiene una critica corrosiva delle istituzioni e dei costumi della nazione. Lo Spirito delle leggi (1748), non è solo uno dei più grandi testi dell'illuminismo europeo, ma anche la pietra miliare della storia del pensiero liberale. L'essenza delle leggi, secondo Montesquieu, dev'essere indagata attraverso procedimenti razionali e non attraverso astruse tecniche deduttivi. Nel trattato troviamo tre universi politico-sociali: la monarchia, la repubblica e il dispotismo. In questo contest, Montesquieu propone la divisione dei poteri come strumento fondamentale per la conservazione della libertà. Il sistema politico che meglio ritiene interpretare questa esigenza è la monarchia parlamentare e costituzionale inglese. Con la pubblicazione nel 1734 delle Lettere inglesi di Voltaire, la Gran Bretagna diviene per i francesi un vero e proprio modello alternativo e ideale. L'Inghilterra descritta da Voltaire rappresenta ciò che la Francia avrebbe potuto essere ma non 81 è: un paese libero, con una certa tolleranza, aperto alla discussione filosofica e alle nuove teorie di Newton. 23.3/ Un gruppo di philosophes riesce nell'impresa di raccogliere il nuovo sapere in una grande opera: si tratta dell'Encyclopédie, antenata delle moderne enciclopedie ma soprattutto manifesto ideologico del pensiero illuministico. Ne sono artefici il filosofo e scrittore Denis Diderot e il matematico Jean-Baptiste d'Alembert. L'impresa editoriale non ha precedenti (60.000 voci, 17 volumi). Il primo volume viene pubblicato nel 1751, e l'ultimo dopo un ventennio (1772). Una delle caratteristiche salienti dell'opera è l’attenzione riservata alle scienze e alle tecniche pratiche. 23.4/ Altro testo fondamentale per comprendere questo periodo di fermento intellettuale è il trattato “Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni” (1776), dell'economista scozzese Adam Smith. Secondo la sua teoria, ciò che rende utili collettivamente le azioni egoistiche degli individui è l'esistenza del mercato, meccanismo astratto che agisce come una “mano invisibile” regolando, ordinando e distribuendo ricchezza. La fede nel mercato è in sostanza la credenza nell'esistenza di leggi di natura che regolano il mondo dell'economia. Queste leggi si possono comprendere attraverso il meccanismo della domanda e dell'offerta. Quanto più si lascia al mercato la possibilità di esprimere la coerenza e l'efficienza del meccanismo, tanto più si rende possibile accrescere la ricchezza della nazione. Mentre per Smith la divisione sociale del lavoro costituisce la chiave di volta del progresso umano, per il filosofo ginevrino Rousseau essa è segno di un grave arretramento, una caduta dell'uomo dallo stato di natura. Nel famoso “Contratto Sociale”" (1762), Rousseau tratteggia la fisionomia di una repubblica ideale retta da un vincolo collettivo, un contratto appunto che lega gli individui parte del gruppo; questo contratto si basa sulla condivisione di uno scopo comune che consente la secondarietà delle volontà individuali. Altro testo fondamentale del ‘700 è Dei Delitti e delle Pene di Cesare Beccaria, meritevole di aver svolto una critica radicale del carattere irrazionale e disumano di pratiche giudiziarie allora comuni, quali la tortura e la pena di morte; Beccaria avanza la proposta, rivoluzionaria per i tempi, di considerare la pena come una 82 nuove supremazie militari, ma anche il ruolo egemonico di due modelli politici: da una parte la Gran Bretagna, prima potenza navale e coloniale europea, dall'altro la Prussia, che si avvia a divenire la prima potenza militare continentale. 24.3/ Federico II di Prussia (1740 — 1786), rappresenta il modello del sovrano assolutistico sensibile alla cultura illuminista e propenso quindi a intervenire sulla realtà sociale ed economica del proprio regno con piani di riforma. Egli costruisce consapevolmente la sua leggenda di sovrano tollerante, protettore dei commerci e delle manifatture, permissivo con la stampa, attento a favorire la diffusione dell'istruzione, nemico della tortura e della pena di morte. La sua fama come sovrano riformatore è in parte frutto della propaganda; le sue azioni sono dirette a migliorare la vita economica e a migliorare il funzionamento del prelievo fiscale. Tali politiche permettono a Federico II di proseguire nella sua azione di espansione a oriente; nel 1772 firma un accordo con L'impero e la Russia per la spartizione della Polonia. Mentre la Russia ottiene la Bielorussia e parte della Lituania, l'impero si annette la Galizia e la Prussia acquista la Prussia occidentale. Anche Caterina II, zarina dal 1762 al 1796, educata alla cultura illuminista, guarda essenzialmente a occidente come modello da cui trarre insegnamenti per le riforme economiche e sociali. L'intervento maggiore è dedicato a smantellare l'enorme potere e ricchezza della chiesa ortodossa. Gli interventi della zarina sono però anche volti a rafforzare la prosa nobiliare sulle popolazioni rurali; questo peggiora la situazione della classe contadina, vincolata alla terra dal servaggio. 244/11 più importanti interventi di riforma politica, sociale ed economica sono promossi da Maria Teresa d'Asburgo (moglie dell'imperatore Francesco I), fervente cattolica e distante dalla cultura dei lumi. La sovrana ha ereditato dal padre Carlo VI l'idea che la crescita economica sia necessaria per sviluppare peso politico, e si serve quindi della spinta all'efficienza del prelievo fiscale e al miglioramento della burocrazia: si tenta di uniformare gli ordinamenti dei domini diretti della corona asburgica e soprattutto si emanano provvedimenti per assoggettare la nobiltà al 85 pagamento delle tasse. Questa volontà si accresce ulteriormente quando, nel 1765, viene associato al trono il figlio di Maria Teresa, Giuseppe II. Fondamentale è la sua azione diretta allo smantellamento dell'universo ecclesiastico tradizionale, con la soppressione di molti ordini religiosi e la chiusura di diversi conventi. All'assoggettamento della chiesa si accompagnano provvedimenti a garanzia dei diritti civili: nel 1781 Giuseppe concede agli ebrei gli stessi diritti degli altri sudditi, estendendo a tutte le fedi libertà di cult; nel 1787 il nuovo codice penale abolisce la tortura e le discriminazioni di ceto di fronte alla legge. 24.5/Nel corso del XVIII secolo acquistano peso le politiche di tipo giurisdizionalistico, ovvero l'intervento del potere politico negli ambiti dell'ordinamento ecclesiastico non strettamente religiosi o dogmatici: gestione dei beni, nomine al vescovado e ai privilegi, formazione del clero, controllo degli ordini religiosi. In tale contesto una vicenda di grande rilievo è quella della Compagnia di Gesù, che rappresenta, sin dalla seconda metà del XVI secolo, il simbolo della capacità della Chiesa controriformistica di ingaggiare e vincere la battaglia per arginare le idee protestanti; tuttavia, i gesuiti erano divenuti un potente strumento di intromissione del papato negli affari di Stato. La prima espulsione dei gesuiti si verifica in Portogallo nel 1759 e il provvedimento viene presto imitato dai regni della casa di Borbone: prima in Francia (1764) poi in Spagna, a Napoli, in Sicilia. Le ragioni per cui i gesuiti vengono espulsi da molti Stati cattolici devono essere in parte ricondotte a un riassestamento all'interno della Chiesa, entro la quale si fanno strada idee di riforma non dissimili da quelle che contraddistinguono la vita politica e sociale dell'Europa. Non c'è da stupirsi perciò se, a conclusione di questo processo, papa Clemente XIV decide nel 1773 di sciogliere (a Compagnia di Gesù; per la sua ricostruzione bisognerà attendere il 1814. 24.6/ L'orientamento riformatore di Maria Teresa e di Giuseppe II produce effetti profondi in Italia. La Lombardia austriaca è una sorta di laboratorio per la sperimentazione delle nuove politiche pubbliche, prima che esse vengano adottate nei domini ereditari degli Asburgo. I( principale provvedimento, adottato nel 1760, 86 è l'avvio del catasto geometrico particellare, che mette a disposizione del governo una mappatura realistica della proprietà fondiaria, per una più equa distribuzione del carico fiscale. Altrettanto significative sono le riforme avviate in Toscana sotto la guida del granduca Pietro Leopoldo, fratello minore di Giuseppe II e quindi suo successore nel 1790. In ambito economico egli è il primo principe d'Europa ad abbandonare le tradizionali politiche di stampo mercantilistico e protezionistico per adottare un orientamento favorevole al libero scambio. A tali misure si accompagnano la soppressione delle corporazioni di arti e mestieri (1770) e l'abolizione delle dogane interne (1781). In ambito giuridico è importante la riforma del codice penale del 1786 che stabilisce, per la prima volta in Europa, l'abolizione della pena di morte e della tortura e introduce misure di parziale riconoscimento dei diritti delle persone. La sperimentazione riformatrice di Pietro Leopoldo si spinge a promuovere la redazione di un progetto di costituzione, allestito tra il 1779 e i 1782 che non avrà mai attuazione, che prevede l'istituzione di un'assemblea legislativa senza il cui consenso il sovrano non è in condizione di governare. 25/ La rivolta delle colonie americane contro il dominio britannico (1775 - 83) costituisce uno degli eventi centrali della storia mondiale. Anzitutto, per la seconda volta nella storia della civiltà occidentale, dopo la rivolta dei Paesi Bassi contro la corona spagnola, una popolazione assoggettata conduce una guerra vincente per l'autodeterminazione e quindi sceglie liberamente il proprio sistema di governo. In secondo luogo, questa rivolta vittoriosa è condotta sulla base di principi repubblicani, fondati sull'idea che l'origine della sovranità risieda nel popolo. Infine, l'insurrezione dei coloni americani conduce al riconoscimento di una serie di diritti individuali e all'affermazione del principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Questo inedito assetto sociopolitico appare agli osservatori contemporanei europei l'esempio di una società in cui la ricchezza è molto più livellata, la giustizia meglio distribuita, le opportunità offerte a tutti, le libertà individuali garantite. 25.1/ La base sociale degli insediamenti inglesi sula costa atlantica dell'America settentrionale è formata da mercanti, artigiani, e da persone alla ricerca di una 87 dibattito sulla forma definitiva da dare agli US. Nel maggio 1787 si riunisce a Philly una convenzione appositamente convocata per redigere la costituzione: quello che viene approvato nel settembre dello stesso anno è un testo breve ed efficace, composti di 7 articoli. Esso delinea una repubblica federale, con un forte potere sovrano, parallelo a quello dei singoli stati; ne è espressione il congresso bicamerale, in cui la camera dei rappresentanti è eletta dai cittadini, mentre il senato è composto da due rappresentanti nominati da ogni stato. Al potere legislativo si aggiunge la creazione di un potere esecutivo ampiamente autonomo, incentrato sulla figura del presidente. A completamento della carta (entrata in vigore nell'89), viene approvato nel 1791 il Bill of Rights, una carta dei diritti che ribadisce la volontà del potere federale di rispettare i diritti individuali inalienabili. 26/ Tra i[ 1789 e il 1799 la Francia conosce la più grande trasformazione politica mai avvenuta fino a quel momento in Europa occidentale. L'universo politico tradizionale (antico regime), con i suoi ceti e ordini ben definiti, viene distrutto e sostituito con una cultura politica e sociale che aspira all'uguaglianza e alla democrazia. La rivoluzione installa un potere repubblicano esercitato da rappresentanti eletti che incarnano il volere della nazione. 26.1/ I( sistema politico di ispirazione assolutistica creato da Luigi XIV presenta dei limiti che diventano evidenti nel corso del 1700. In primo luogo, la decisione di non convocare più gli stati generali priva la monarchia di un luogo utile a cogliere gli umori e gli orientamenti delle élites e dei gruppi sociali più dinamici. Questa mancanza di collegamento solido tra la corte e (a società finisce per consentire ai parlamenti, e a quello di Parigi in special modo, di assumere un ruolo di supplenza, una sorta di diritto di rappresentanza morale degli interessi del paese. Inoltre il parlamento di Parigi partecipa indirettamente alla dialettica politica attraverso le rimostranze, ossia il rifiuto di rendere esecutivi gli atti sovrani quando contrari alle leggi del regno. In secondo luogo, per quanto Luigi XIV fosse riuscito a incrementare la tassazione senza il consenso dei rappresentanti dei ceti, un'ulteriore crescita del prelievo incontra ostacoli evidenti, primo tra tutti lo statuto privilegiato della nobiltà. 90 Ripetuti progetti di riforma fiscale si scontrano, tra i 1749 e il 1751, con l'opposizione dei parlamenti, della chiesa e del partito devoto a corte. Dopo un breve periodo (1715 — 1726) in cui il reggente di Luigi XV, Filippo d'Orleans, aveva tentato di allargare la partecipazione politica all'aristocrazia, ha inizio il lungo regno di Luigi XV (1726 — 74), pronipote di Luigi XIV e sostenitore di un ritorno all'autocrazia monarchica, durante il quale si ricorre spesso a misure autoritarie assunte dal consiglio del re, dopo una consultazione tra ristretti ambienti cortigiani. 26.2/ L'appoggio della Francia ai ribelli nord-americani contro la Gran Bretagna causa un notevole aumento del debito pubblico. Gli anni successivi vedono l'aggravarsi della crisi politico-finanziaria, per la cui soluzione si tenta il coinvolgimento di una rappresentanza scelta di nobili ed illustri esponenti del mondo della finanza, in comitati nominati dal re. Da questi comitati emerge l'idea di un paese diviso: da una parte vi è chi punta a una trasformazione della monarchia in senso costituzionale, dall'altra i settori più conservatori della nobiltà e dell'alto clero vedono nell'indebolimento della monarchia l'occasione per una redistribuzione del potere a vantaggio dei ceti privilegiati. Di fronte all'impossibilità di una decisione univoca, nel 1788 Luigi XVI prende una decisione disperata: convoca gli stati generali, l'unica istituzione in grado di autorizzare nuove tasse, per il maggio del 1789. Tuttavia un'assenza così prolungata causa un clima di grande incertezza nella riunione, oltre a un acceso dibattito sulla composizione e sul ruolo della rappresentanza. In particolare si discute sul numero di rappresentanti da attribuire al terzo stato e sulla modalità di voto: se ciascun ordine debba votare al proprio interno esprimendo poi un voto unico (per ordine) o se ciascun deputato degli stati generali debba esprimere un singolo voto (per testa). Riunitisi il 5 maggio 1789 a Versailles, gli SG si impegnano nelle settimane successive a sciogliere questo problema, senza però raggiungere un accordo. I( 17 giugno, rifiutando il voto per ordine, i rappresentanti del terzo stato si proclamano assemblea nazionale; il 20 giugno si riuniscono nell'attiguo salone della pallacorda 91 e compiono un atto chiaramente eversivo, proclamandosi assemblea nazionale costituente e giurando di non sciogliersi finché la Francia non avrà una costituzione. 26.3/Nei giorni successivi circolano voci a Parigi circa strani ammassamenti di truppe attorno alla capitale, e sul colpo di stato in preparazione da parte del sovrano al fine di stroncare il nascente regime rappresentativo. Questo timore provoca un'insurrezione del popolo di Parigi che, il 14 luglio del 1789, attacca e devasta la Bastiglia, carcere della capitale e odiato simbolo del dispotismo. Mentre a Parigi si insedia un nuovo governo municipale, espressione del movimento rivoluzionario, dotato di una milizia armata, nelle campagne si diffonde un'ondata di sommosse contadine (‘grande paura”), diretta a sventare sul nascere la reazione aristocratica: in tutto il paese i contadini assaltano i castelli e distruggono i luoghi del potere feudale. I[4 agosto 1789 la nobiltà liberale guida l'assemblea a proclamare l'abolizione del regime feudale e di tutti i privilegi ad esso collegati. Si crea così un sistema che ha in sostanza tre fuochi: l'assemblea, la corte e la piazza, vale a dire l'azione, spesso violenta, delle masse popolari: a Parigi, in particolare, si forma un soggetto autonomo popolare, i cosiddetti sanculotti. (sans-culottes). I{ 29 agosto 1789 viene approvata, in sostanziale accordo, la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino (libertà, proprietà, sicurezza, resistenza all'oppressione). Altro atto molto importante è l'approvazione della legge Le Chapelier (1791), che abolisce le corporazioni e dichiara la libertà del (avoro e dell'iniziativa economica. Luigi XVI, sentendosi in pericolo, decide di abbandonare la Francia per tornarvi con un esercito; nel giugno 191 fugge cn la propria famiglia, ma la carrozza viene intercettata e riportata a Parigi. L'assemblea, a conclusione del proprio lavoro, proclama la costituzione in settembre; la Francia diviene così una monarchia costituzionale, in cui al sovrano spetta il potere esecutivo e all'assemblea legislativa quello legislativo. 26.4/ Gli eventi dall'89 al ‘91 comportano importanti mutamenti nel sistema politicò francese. L'assemblea è dominata dalla società degli amici della 92
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