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Riassunto "Storia Moderna" Ago, Vidotto e "Storia delle mentalità" Pitocco, Sintesi del corso di Storia Moderna

Riassunto "Storia Moderna" Ago, Vidotto e "Storia delle mentalità" Pitocco (saggi per frequentanti) per esame col prof Themelly

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 02/12/2021

sasamartigom
sasamartigom 🇮🇹

4.4

(40)

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Scarica Riassunto "Storia Moderna" Ago, Vidotto e "Storia delle mentalità" Pitocco e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! STORIA MODERNA - THEMELLY PIETRO “STORIA MODERNA” DI RENATA AGO E VITTORI VIDOTTO CAPITOLO 1 - POPOLAZIONE, ECONOMIA, SOCIETA’ 1.1 - Crescita della popolazione, delle città e della domanda dei beni: alla prima di queste è ricollegabile l'aumento della produzione agricola e manifatturiera, le innovazioni tecnologiche, le trasformazioni sociali e così via - il problema è però riuscire a contare effettivamente la popolazione europea del XV e XVI secolo, l’unico dato che abbiamo dai documenti è che dal 1450 al 1600 la popolazione passa da 59 a 89 milioni e fu soprattutto grazie alle massicce migrazioni dalle campagne ai centri urbani Nonostante questi dati, l'Europa rimaneva largamente rurale e solo nell’Italia settentrionale e nei Paesi Bassi si raggiungeva il 40-45% della popolazione nei centri urbani, di contro all’80% delle persone che abitavano nelle campagne nel resto d’Europa - naturalmente questo voleva dire che anche il tasso di mortalità si abbassava e si innalzava quello di natalità Una popolazione in rapida crescita portava anche ad una un aumento della domanda di generi alimentari e di altri beni di prima necessità, spingendo quindi i prezzi verso l’alto, soprattutto se le condizioni sociali e tecnologiche non permettono una crescita della produzione e quindi della scelta e della disponibilità dei generi alimentari e dei beni - automaticamente questo portava alla svalutazione della moneta, grazie anche dall’importazione di oro e metalli preziosi dalle miniere americane, abbassando il costo di questi materiali e delle monete - prendendo invece in esame i salari percepiti delle fasce più povere della popolazione, nel 1540 si raggiunse la soglia delle 100 ore lavorative, questo voleva dire che metà del salario annuo era utile ad un lavoratore per comprare il pane per se e per la sua famiglia, se si toccavano invece le 200 ore voleva dire che l’intero stipendio annuale servisse proprio a comprare il pane 1.2 - Le campagne: all'aumento della domanda di beni di prima necessità avrebbero dovuto rispondere le strutture produttive di base, ossia le aziende agricole MA grossi ostacoli sociali e tecnici rendevano quasi impossibile una risposta efficace e la struttura agraria più diffusa in Europa era la signoria, dove le terre erano a disposizione dei contadini grazie alla concessione da parte del proprietario ed i primi dovevano comunque pagare qualcosa al secondo, o il pagamento avveniva in natura, lavorando gratuitamente, o cedendogli parte del raccolto MA in moltissimi casi il pagamento avveniva in denaro, versando un canone annuo ed in questo caso i contadini potevano utilizzare le terre a loro piacimento diventando quasi una loro proprietà, potendole anche trasmettere in eredità - Potevano esistere anche le terre libere in Europa, dove non veniva implicato alcun tipo di pagamento Delle volte il prelievo fiscale da parte dei signori o dei proprietari terrieri nei confronti dei contadini, poteva essere così alto, da non permettere a quest’ultimi di intraprendere investimenti utili ad aumentare la produttività della terra - a peggiorare la situazione intervenivano anche i meccanismi del mercato: naturalmente quando le annate erano buone i prezzi di mercato scendevano e aumentavano invece nelle annate cattive ed è per questo che le famiglie contadine erano preoccupate in primis di produrre nelle loro terre il sostentamento utile alla propria famiglia e semmai poi lasciarne una parte utile alla vendita C'è anche da riconoscere che all’interno del mondo rurale c'erano anche parecchie differenze tra i ricchi e i poveri, molti proprietari terrieri approfittavano dell'aumento di prezzi per prendere in affitto delle terre vendute e poco prezzo da contadini che non se lo potevano permettere di mantenerla da soli e che si assoggettavano al pagamento di un affitto; in questo modo pochissime famiglie riuscivano ad elevarsi dalla propria condizione di povertà, anzi erano molte quelle che si riempivano di debiti 1.3 - Il sistema manifatturiero: esso aveva luogo nelle città, tutto centrato sulle botteghe e le associazioni di mestiere, in particolare il sistema delle corporazioni era nato per riunire tutti gli artigiani che svolgevano una stessa attività, ostacolando in questo modo la concentrazione della ricchezza in poche mani e spesso si fissava quale dovesse essere il numero massimo di lavoratori per bottega, quanto dovessero essere pagati, se fosse consentito impiegare donne, ecc.. L’attività manifatturiera più diffusa in Europa all'invio del ‘500 era quella tessile, la quale impiegava un altissimo numero di lavoratori, tra donne e uomini, soprattutto per la lavorazione della lana; il primato industriale era detenuto dalle città italiane come Firenze, Milano, Bergamo, anche se l’industria laniera era presenta anche in Spagna, Inghilterra e nei Paesi Bassi In aggiunta a queste industria nel XVI secolo sorsero anche nuovi settori, come quella della carta che ebbe impulso soprattutto con la diffusione della stampa a caratteri mobili L'aumento dei prezzi che riguardava le derrate alimentari riguardava anche i prodotti manifatturieri, MA la domanda di quest'ultimi si contraeva violentemente ad ogni rialzo dei prezzi agricoli e questo danneggiava gli artigiani più piccoli che non riuscivano a vendere i loro prodotti e si caricavano di debiti, costringendoli a diventare dei lavoratori dipendenti di imprenditori icchi - anche qui perciò erano presenti delle forti polarizzazioni di ricchezza che fecero perdere alle corporazioni le loro caratteristiche originarie 1.4 - Commercio e finanza: la circolazione delle merci era affidata a mercanti itineranti, che trasportavano le mercanzie di località in località, raggiungendo i mercati di ogni città, il quale poteva essere giornaliero o settimanale e questo mercato ambulante entrava però in conflitto con le strutture come le botteghe degli artigiani, più stabili - molte volte però i mercanti sedentari si servivano di questi altri ambulanti per estendere i loro prodotti in altri luoghi Alle società private potevano poi aggiungersi le compagnie mercantili privilegiate, dotate cioè di privilegi da parte di un’autorità cittadina o statale e spesso si trattava del permesso di svolgere terra solo il 12 ottobre: qui trovò i Guanahani e battezzò quest'isola come San Salvador (Bahamas) e sapeva che non si trattava né del Giappone né della Cina Dopo pochi giorni scoprì isole molto più grandi a cui diede i nomi di Cuba e di Espaniola (Santo Domingo) Nel 1493 egli tornò in Spagna con un ricco assortimento di monili d’oro donatogli dagli indigeni e fu accolto con entusiasmo, e gli stessi sovrani lo acclamarono così che pochi mesi dopo fu pronto a ripartire con 17 navi e 1500 uomini - nel frattempo Isabella si era rivolta al papa Alessandro VI, chiedendogli di stabilire chi fossero i legittimi possessori di quelle terre recentemente scoperte e così nel 1494 si giunse alla stipulazione del trattato di Tordesillas con il Portogallo che divideva l'oceano Atlantico in 2 sezioni, serate da una linea a 3700 leghe da Capo Verde: la parte ad est era dei portoghesi e quella a ovest della linea era invece degli spagnoli La seconda spedizione di Colombo portò a pochi risultati, soprattutto le isole scoperte non permisero l'incremento di oro o di spezie e per questo la terza spedizione nel 1498 fu ridotta a sole 6 navi devi egli giunse alla foce dell’Orinoco, nell’attuale Venezuela e qui trovò grossi quantitativi d’oro e di perle MA la sua sua cattiva amministrazione delle terre provocò il suo arresto e ricondotto in Spagna Nonostante questo la regina perdonò le azioni di Colombo e gli permise una quarta spedizione, che ebbe di nuovo poca fortuna e quindi fu costretto a morire nel 1506 di povertà e dimenticato da tutti Nel corso dei diversi viaggi compiuti tra il 1501 e il 1507, il fiorentino Amerigo Vespucci si era convinto che quelle che erano state scoperte da Colombo non erano propaggini delle Indie, bensì un nuovo continente che prese da lui il nome di America Furono poi organizzate altre spedizioni, che quella di Ferdinando Magellano, il quale riuscì a convincere Carlo V dell’esistenza di un passaggio nelle Americhe che avrebbe condotto alle Indie, così da riuscire a fare il giro del mondo intero e nel 1520 doppio l'estrema punta meridionale dell’America, attraversando lo stretto che da lui prese il nome e da lì si inoltrò in un oceano sconosciuto agli occidentali, il quale per tutti e tre i mesi di navigazione rimase estremamente calmo e per questo si guadagnò il nome di Pacifico - egli raggiunse le Marianne e le Filippine, dove fu ucciso dagli indigeni - la spedizione continuò comunque MA in maniera dimezzata, con una sola nave e con pochi uomini 2.3 - | viaggi in Oriente: nel 1500 un navigatore portoghese Pedro Alvarez Cabral, mentre costeggiava l’Africa diretto in India, scoprì il Brasile che sarebbe diventata la colonia più grande del Portogallo MA al momento della scoperta non venne trovato né oro né argento e per questo le ricchezza dell’India rimanevano più attraenti Fin da quando Vado da Gama sbarcò a Calicut il Portogallo diede inizio alla formazione di un impero marittimo denominato Estado da India, il cui scopo era quello di rompere il monopolio arabo e indiano del commercio delle spezie e assicurare al Portogallo il controllo di tutto ciò che veniva avviso verso l'Europa - questo impero non aveva una base territoriale MA costituito da una serie di piccoli insediamenti in posizioni strategiche per il controllo delle vie marittime e sulle isole lungo la costa orientale dell’Africa e spesso i portoghesi, particolarmente sotto il comando dell'ammiraglio Alfonso de Albuquerque, furono abili ad infiltrarsi nelle situazioni di crisi tra i signori locali Gli egiziani ed i vari sultani dell’India e dell’Indonesia cercarono più volte di ribellarsi a questi intrusi MA furono sempre sconfitti dalla potenza delle armate dei portoghesi; tuttavia non riuscirono mai ad ottenere il dominio sul Mar Rosso La corono portoghese all’inizio aveva dichiarato che il commercio africano era affidato al monopolio di compagnie commerciali privati, accontentandosi del 5% o entrando in società con loro, MA poi vedendo quanto effettivamente fruttasse questo commercio decise di dichiarare il monopolio reale il commercio indiano, arrivando nel 1520 a costituire il 40% degli introiti di tutte le entrate della corona 2.4 - La conquista dell’America: i 1500 uomini che vennero nella seconda spedizione di Colombo erano in gran parte poveri, così come tutti gli altri che vennero nei decenni successivi, MA erano in cerca di fortuna e partirono con loro un numero alquanto alto di donne, sognando anche loro il potere e la gloria | viaggi continuarono anche dopo la morte di Colombo e si trasformarono poi in vere imprese di conquista ed i primi territori ad essere occupati furono le isole di Puerto Rico, Jamaica e Cuba dove si trovò abbastanza oro da permettere alla Castiglia di sostituirsi al Portogallo, come principale esportatore di metalli preziosi - le spedizioni avevano il carattere ereditato da quelle portoghesi, di carattere principalmente commerciale Le cose cambiarono quando dalle Antille la conquista si estese al continente che iniziò ufficialmente nel 1519, quando Hernan Cortes esplorando le penisole dello Yucatan si imbatté in una civiltà molto più ricca di tutte quelle incontrate fino a quel momento e si lanciò alla conquista di questi territori e che portò a termine in soli 2 anni - quello che Cortes aveva sottomesso era un vero e proprio impero e così fece nel 1527 Francisco de Montejo partì alla conquista dell’impero dei Maya e nel 1529 Francisco Pizarro e Diego de Almagro iniziarono l’invasione di quello degli Incas in Perù 2.5 - Gli Atzechi: la civiltà con cui era venuto a contatto Cortese era proprio quella degli Atzechi, nel Messico centrale, i quali in origine erano una popolazione nomade che si era stabilita sull’altopiano messicano nel XIV secolo, formandovi la propria capitale Tenoctitlan, l’attuale Città del Messico. Essi erano dotati di un efficace apparato militare e nel ‘400 avevano esteso il territorio sotto il loro controllo, impoendo alle città-stato di pagare alla città capitale dei tributi che potevano essere piumaggi preziosi, tessuti, oro, gioielli o scrivici umani La capitale era un centro urbano dotato di acquedotti e fontane e attraversato da canali, tanto che gli spagnoli li paragonarono a Venezia; essa era divisa in 4 quartieri, costituiti ciascuno da un’ottantina di calpulli = clan familiare e associazione di mestiere che detenevano la proprietà collettiva della terra e prevedevano sia allo sfruttamento delle risorse che al servizio militare, i loro appartenenti erano uomini liberi MA si trovavano al di sotto delle classe nobiliare composta da capi militari, funzionari pubblici e l’alto clero - la carica dell’imperatore era invece ereditaria, mentre gli schiavi stavano alla base della piramide sociale, insieme ai condannati o ai prigionieri di guerra Gli spagnoli vennero colpiti dalla ricchezza e dall’eleganza dell'impianto urbano, nonostante gli Atzechi non avevano né la ruota né animali da soma, utilizzavano il bronzo e non il ferro e avevano il calendario di 13 mesi, ognuno costituito da 20 giorni Dato che al suo arrivo Cortes fu molto disponibile e gentile, fu facile insediarsi nella città e prendere in ostaggio il sovrano Moctezuma e a prendere il potere, anche se in pochi mesi gli indigeni si ribellarono al governo autoritario di Cortes, MA questo non ne impedì la conquista nel 1521 2.6-1Maya e gli Incas: i pri e il loro territorio era costellato da centinaia di luoghi di culto, ognuno dotato di completa autonomia, dove il clero viveva in permanenza e i contadini dei dintorni portavano lì i loro prodotti per venderli al mercato - Accanto al clero esisteva una potente nobiltà che aveva il monopolio della terra e imponeva tributi ai contadini insediamenti della prima civiltà iniziarono nel Il millennio a.C. Avevano poi un complesso sistema di scrittura e le loro conoscenze astronomiche erano abbastanza avanzate ed in grado di seguire i movimenti della luna, dei pianeti del sistema solare e delle costellazioni La loro resistenza alla conquista spagnola fu efficace e De Montejo impiegò quasi vent'anni a portarla a termine Gli Incas a differenza degli imperi in America centrale era fondato sulla continuità territoriale e sul controllo politico, attuato mediante l'inserimento dei governanti locali all’interno di un sistema di potere centralizzato: al vertice stava l’inca = l’imperatore che esercitava un potere assoluto su un’organizzazione piramidale, ossia ogni popolo assoggettato aveva i suoi governanti, così come ogni clan aveva il proprio capo, ogni villaggio possedeva in maniera collettiva la terra e i contadini erano tenuti a coltivare i campi dei signori e del clero, oltre che ai propri e dovevano svolgere lavori gratuiti per la costruzione di strade e canali di irrigazione Essi erano abili ingegneri, abili a costruire ponti e gallerie, terrazzamenti e acquedotti - anche nel loro pantheon, come accadeva con i Maya e con gli Atzechi, la sommità era occupata dalla divinità solare, eppure non conoscevano la scrittura MA grazie ad un sistema di cordicelle colorate erano in grado di tenere i conti e comunicare informazioni Agli spagnoli in questo caso gli bastò catturare l’Inca e la famiglia reale per assoggettare rapidamente l’intera popolazione 2.7 - Gli strumenti della conquista: MA come mai questi imperi millenari non si erano difesi adeguatamente all’arrivo dei conquistatori? In parte quest'ultimi avevano una preparazione militare molto più equipaggiata, dotati anche di cannoni e fu anche merito della buona accoglienza che ricevettero al momento del loro arrivo - In Perù ad esempio Pizarro potè approfittare di una crisi dinastica e di una guerra di successione al trono Alla potenza militare degli spagnoli si aggiunsero le epidemie, dato che gli indigeni non avevano alcuna difesa immunitaria per le malattie che portarono gli europei e quindi morirono spesso di malattie come il vaiolo o il morbillo Queste popolazioni indigene furono colpite della cosiddetta “paralisi cognitiva”, ossia si ritrovarono incapaci di interpretare la parola divina e per questo si trovarono ad affrontare carne non potevano influire sulla salvezza; anzi la sola che poteva aiutare era la parola di Dio contenuta nel Vangelo Forte di questa interpretazione, Lutero iniziò a diffonderla pubblicamente e nell’ottobre del 1517 portò a compimento delle 95 tesi sulla dottrina delle indulgenze, sostenendo che solo Dio aveva il potere di salvare i fedeli e non il papa, oltretutto presentava in esse una serie di accuse e di denunce al mondo ecclesiastico dell’epoca 3.4- La diffusione del luteranesimo: fin da subito le tesi di Luterò ebbero un eco ed un successo incredibili, anche se non tutti erano in grado di comprendere la dottrina in essa contenuta, MA gli bastava leggere le denunce fatte alla Chiesa di Roma per appoggiarle ed in Germania erano in molti Forse capendo fin da subito il potere che avevano queste tesi, il vescovo avviò un processo di eresia conclusosi nel 1520 con una sentenza di scomunica MA la reazione di Lutero fu quella di pubblicare “Alla nobiltà cristiana di nazione tedesca”, invocando in essa una riforma della Chiesa e contestando l’esistenza stessa del clero Susseguirono altri scritti polemici, come “Della cattività babilonese della Chiesa” dove egli negava la validità dei sacramenti indotti dalla tradizione, riconoscendo solo il battesimo e l’eucarestia, dato che erano gli uni ituiti da Gesù nel Vangelo; oppure “La libertà del cristiano” dove sostena il principio di libertà interiore dell’essere umano, padrone della sua anima —> questi scritti ebbero altrettanto successo e vennero accolti sia da personalità importanti della nobiltà tedesca che da grandi letterati Con l’elezione di Carlo V d'Asburgo, nel 1521, fu convocata a Worms la “Dieta della nazione tedesca” ossia l'assemblea degli stati, composta da 7 principi elettori, dai principi territoriali e dalle città e si discusse anche di Lutero, dato che spettava all’autorità imperiale rendere esecutiva la scomunica del riformatore - Federico il Savio di Sassonia, di cui Lutero era suddito ottenne che gli fosse concesso un salvacondotto affinché potesse comparire di fronte all'imperatore e all'assemblea e fare atto di sottomissione MA quando questo accadde egli rispose con un netto rifiuto a tutte le contestazioni e fu pertanto bandito dalle terre cristiane; eppure Federico il Savio lo nascose in un suo castello ed è qui che si dedicò alla traduzione della Bibbia in tedesco Intanto a Wittemberg i suoi seguaci riformavano la liturgia tenendo conto dei suoi insegnamenti e nel 1521 e nel 1523 una serie di rivolte da parte dei cavalieri, la prima e la seconda da parte dei contadini tutte rivolte contro i grandi feudatari 3.5 - La guerra dei contadini: nella Germania del primo ‘500 le comunità rurali avevano conosciuto un notevole sviluppo ed i contadini erano ben coscienti dei loro diritti ed infatti i rapporti con i loro signori feudali non poteva essere violato da nessuna delle due parti MA molti signori in visita dell'aumento dei prezzi dei prodotti agricoli, cercarono di ribaltare quegli accordi per accrescere la propria quota di prodotto: aumentavano le tasse, confiscavano le terre die vassalli e delle volte costringevano ad aumentare le prestazioni di lavoro gratuito Le prime rivolte scoppiarono nel 1524 nella Germania sud-occidentale ed in pochi mesi si estesero a tutte le regioni centro-meridionali e questa volta i contadini cercarono di organizzarsi con un programma e con delle parole d’ordine che divenne un manifesto politico, il quale grazie alla stampa si diffuse molto presto (I dodici articoli dei contadini tedeschi) - in questo testo si sottolineava in primis il diritto alla comunità di scegliersi il proprio parroco e che predicasse solo secondo il Vangelo, e anche che le tasse dovute alla chiesa dovessero servire per il sostentamento del parroco e nient'altro Ad infiammare la situazione intervenne un ex allievo di Lutero, Thomas Mu:ntzer il quale sosteneva che solo il popolo dei semplici potesse avere veramente accesso alla parola divina mettendo quindi in discussione l’odine sociale, cosa che non aveva fatto il suo insegnante e per questo la su areazione fu violenta: pubblicò “Contro le bande brigantesche e assassine dei contadini” sostenendo che fosse diabolico pretendere di trasferire la libertà interiore sul piano politico e sociale ed incitò i principi alla repressione ed è effettivamente quello che accade, portando anche alla morte di Mu:ntzer 3.6 - La Riforma delle città: altro importante riformatore fu Uldrych Zwingli, dottore in teologia e aveva una formazione umanistica e fu l'influenza di Erasmo a spingerlo nella direzione di un cristianesimo depurato dalla superstizione; egli venne nominato parroco nella cattedrale di Zurigo ed iniziò un’opera di riforma che si basava sull’abolizione del culto dei santi, la condanna della dottrina del Purgatorio e la condanna del celibato dei preti Questo creò dei conflitti soprattutto con il vescovo di Costanza, da cui Zurigo dipendeva e per risolvere la questione ci fu nel 1523 il Consiglio della città dove Zwingli presentò 67 articoli, in cui sosteneva ad esempio che la messa era solo una commemorazione dell’Ultima cena e dove il pane ed il vino non erano realmente il corpo e il sangue di Cristo - nessuno riuscì a controbattere e per questo gli articoli vennero accettati e approvati a fondamento della chiesa zurighese 3.7 - Riforma e poteri politici: l'ostilità antiromana e le tensioni giurisdizionali con l’imperatore sono elementi di cui occorre tenere conto per capire il successo della Riforma e quindi non va dimenticata neanche la questione economica dato he lo smantellamento della gerarchia ecclesiastica si traduceva in confisca dei beni della Chiesa a favore dei poteri laici Qualcosa di molto simile avvenne nelle città, infatti le autorità politiche di Zurigo appoggiarono Zwingli, dato che la sua riforma dava un rafforzamento alla loro giurisdizione sulla città attraverso la scelta dei predicatori ed il conseguente controllo sulla Chiesa locale che veniva sottratta alla gerarchie ecclesiastiche Nel frattempo l’imperatore Carolo V aveva risolto le questioni in Italia con una tregue e riuscì a tornare in Germania e ad occuparsi personalmente della questione e nel 1530 ad Augusta venne convocata un’ulteriore Dieta dove i luterani erano rappresentati da Filippo Melantone il quale presentò un documento “Confessio augustana” suddivisa in 28 articoli: i primi 21 sottolineavano tutti gli elementi di contatto tra cattolicesimo e luteranesimo e solo gli ultimi 7 ribadivano i punti più controversi e questo bastò a rendere il documento inaccettabile da Carlo V e ordinò quindi di restituire i beni confiscati alla Chiesa e di ripristinare l'autorità dei vescovi Per rispondere i luterani si unirono nella Lega di Smalcanda, opponendosi ai suoi ordini e carlo V minacciato dai turchi in oriente, egli non si poteva permette di aprire un nuovo conflitto MA i principi cattolici anche si unirono in una Lega sotto la guida del duca di Baviera - l’unica azione voluta dall'imperatore furono dei colloqui di religioni, dove luterani e cattolici si confrontavano sui temi di controversia Solo nel 1555arrivò una pace, la “pacificazione di Augusta” con la quale l’imperatore accettava lo stato di fatto della fattura religiosa e lo regolava secondo due principi: 1. Il cuius regio ius Remigio, in base alla quale i sudditi erano tenuti a seguire la confessione religiosa del loro principe territoriale e il reservatum ecclesiastica, in base alla quale la Chiesa rimaneva proprietaria dei benefici ecclesiastici di coloro che fossero passati al luteranesimo dopo il 1552, mentre perdeva quelli confiscati prima di quella data 3.8 - Giovanni Calvino: Nato nel 1509 in Piccardia aveva studiato filosofia e legge e della sua conversione alla riforma nel 1533 si sa poco, è noto invece il fatto che un anno dopo a Parigi rischiò di essere arrestato che eretico e dovette fuggire - dopo un breve rifugio a Strasburgo nel 1536 si fermò a Ginevra dove uno scontro tra cattolici e riformatori aveva appena portato quest'ultimi alla vittoria Qui Calvino giungeva come un celebrità dato che da pochi mesi aveva pubblicato il suo “Istituto Christianae Religionis” e fu quindi invitato a fermarsi; i rapporti con questa città si guastarono subito tanto che se ne dovette allontanare e tornare nel 1541 e riuscii a convertire la città in una comunità da lui governata Anche la riforma di Calvino aveva preso le mosse da quella di Lutero, per poi distaccarsene: egli condivideva il principio della giustificazione per sola fede MA era più vicino a Zwingli nel considerare i sacramenti come puro segno della fede interiore e nel ridurre la messa a un semplice rito di commemorazione dell'Ultima cena Calvino era convinto che se la natura umana era irrimediabilmente viziata da orgoglio e da egoismo e non poteva esprimere alcun merito, alcun diritto di essere premiata, la grazia era un dono gratuito di Dio ed in base ai suoi imperscrutabili disegni, egli la elargiva ad alcuni e la negava ad altri = dottrina della predestinazione - l'individuo quindi non poteva fare nulla per meritare la salvezza, MA doveva comunque sforzarsi di fare il bene adoperandosi per la salvezza di tutti Dal momento del suo ritorno a Ginevra, Calvino intraprese un’intensa opera di riforma degli ordinamenti religiosi, dove i pastori avrebbero dovuto spiegare lai parola di Dio e amministrare i sacramenti, i dottori, interpretare le Scritture, i diaconi aver cura dei poveri e gli anziani vegliare sull'osservanza di tutte le leggi, morali e civili - a capo della Chiesa ginevrina venne istituito il Concistoro, un organo collegiale formato da anziani e da pastori che aveva il compito di vigilare sulla condotta delle magistrature cittadine 3.9 - La diffusione del calvinismo: la dottrina di Calvino si diffuse in Svizzera, Francia, Olanda, in alcuni stati tedeschi, in Scozia, Polonia, Ungheria e parzialmente in Inghilterra —>Molti studiosi hanno ritenuto che la santificazione del lavoro calvinista fosse congeniale allo sviluppo del capitalismo, ed infatti si diffuse nelle aree d'Europa già sviluppate a livello economico MA questo dato non deve essere letto in maniera totale, dato che in paesi come la Scozia e l'Ungheria, le realtà erano ben lontane dallo sviluppo economico 3.10 - La Riforma in Inghilterra: gli scritti riformatori arrivarono anche qui e però la vera spinta ad distacco della Chiesa inglese da quella romana venne da questioni politico-dinastiche più che religiose: Enrico VIII non aveva avuto un erede maschio dalla moglie Caterina d'Aragona e economiche che permettessero la gestione dell’esercito potente e ben armato e la gestione di un enorme apparato burocratico e l’oro e l'argento americani non bastavano 4.3 - Le istituzioni statali all’inizio del ‘500: per eleggere l’imperatore in Germania si utilizzava un consiglio elettorale che constava di 7 principi elettori, la Dieta MA in realtà questa nazione era divisa in centinaia di Stati e staterelli, addirittura città-stato, alcuni governati da un signore laico e altre da un vescovo; l’esistenza però della Dieta si dimostra comunque fondamentale, dato che in 26 anni di regno Carlo V la convocò ben 19 volte In tutti gli altri stati europei, la Francia, l'Inghilterra e l’Inghilterra utilizzava il mezzo delle assemblee che riunivano nobili, il clero e in base ai casi, dei rappresentanti delle città o delle campagne Un ulteriore motivo di attrito tra il sovrano e le elites poteva essere quello del controllo sulle cariche pubbliche, comprese quelle ecclesiastiche; gli uffici pubblici erano di fondamentale importanza per nobiltà e patriziato, dato che dava loro la possibilità di accrescere le fonti di guadagno e la propria influenza nella società Sovrani e assemblee di ceti, poteri locali e poteri centrale avevano anche delle buone ragioni per collaborare tra loro: le ridotte dimensioni dell'apparato burocratico famavano si che il re non potesse governare senza l’aiuto dei poteri signorili o feudali, gli eserciti poi erano forniti iil più delle volte da membri della nobiltà e d’altra parte i signori feudali ed i ceti vedevano nel sovrano il loro garante della pace e della giustizia I regni iberici di Carlo V, la Castiglia e paragona, avevano delle assemblee rappresentative, le Cortes, formate da clero, nobiltà e rappresentanti delle città; queste ultime erano dotate a loro volta di organi di autogoverno con il dovere di pagare le tasse e rispettare le leggi, MA nessun altro dovere nei confronti del sovrano - MA alla fine XV secolo era stata aggiunta una figura a fianco dei magistrati delle città, quella del corrigidor, nominato dal sovrano, con funzioni amministrative, amministrare la giustizia, esautorando i tribunali controllati dalle elites locali —> Per questo quando Carlo V lasciò la Spagna per dirigersi in Germania, per essere incoronato, le città più importanti insorsero nella rivolta dei comuneros, dal 1520 al 1521 Il re di Francia Francesco | di Valois aveva a che fare con una struttura politica analoga: l'assemblea rappresentativa erano gli Stati generali e le città godevano di grande autonomia e il regime fiscale variava di molto da una regione all’altra 4.4 - La rivalità tra Francia e Spagna e la seconda fase delle guerre in Italia: l'elezione di Carlo V aveva scatenato la paura della Francia di essere accerchiata e man mano ridotta e d’altra parte Carlo doveva riuscire a riconquistare il Ducato di Milano; mentre le ostilità in Italia si aprirono nel 1522, quando i francesi furono scacciati da Milano e Massimiliano Sforza potè riprenderne possesso La disfatta die militari era dipesa da una precedente sconfitta diplomatica, ossia era stato eletto papa Adriano VI, ex precettore di Carlo V e per questo Francesco | non tardò a marciare su Milano per poi cingere d’assedio Pavia, MA vennero sconfitti e lo stesso re venne fatto prigioniero e dovette accettare la pace di Madrid nel 1526, con la quale si impegnava a rinunciare per sempre al Ducato di Milano e a cedere la Borgogna - tornato in patria denunciò però il trattato e decise di avviare un’azione diplomatica convincendo diversi Stati italiani di unirsi alla Lega Cognac, gli Stati che aderirono furono quelli di Firenze, Venezia, Milano e il papa, clemente VII de’ Medici; tutti temevano l'eccessivo potere di Carlo V Fu così che un esercito di lanzichenecchi, esasperati per il mancato pagamento del soldo, nel 1527 invase Roma e la sottopose ad un saccheggio MA l’imperatore cattolico lasciava che i suoi soldati mettessero a ferro e fuoco la città papale - suscitò per questo grande scalpore in tutta la cristianità, visto come segnale che qualcosa doveva veramente cambiare nella Chiesa Dopo mesi l’esercito non aveva più nulla da prendere e si ritirò MA tra il papa e l’imperatore si giunse ad un compromesso: Carlo V si impegnava a restituire al papa i suoi domini e a restaurare la signoria dei Medici a Firenze, Clemente VII gli dovette riconoscere i diritti dell’imperatore sui territori italiani e nel 1530 a Bologna lo incoronò - la pace Cambrai, stipulata nello stesso anno con la Francia, sanzionava che Milano restava nelle mani dell’imperatore e la Borgogna in quelle di Francesco | Il conflitto tra Francia e Spagna era comunque lontano dal risolversi e riprese per la terza volta nel 1536 e una nuova tregue nel 1542; la pace di Crepy fu firmata nel 1544 e Francesco | riconobbe nuovamente il dominio imperiale su Milano MA in cambio si vide riconoscere la sovranità sulla Savoia e sul Piemonte Morto Francesco | gli successe il figlio Enrico Il che riprese la lotta, adottando una strategia diversa: spostò il conflitto in Germania alleandosi nel 1552 con i principi luterani e quando anche questo fronte si chiuse con la pace di Augusta nel 1555 riaprì le ostilità in Italia MA fu duramente sconfitto in battaglia dall'esercito spagnolo - dopo decenni di guerra entrambi i sovrani dovettero dichiarare la bancarotta e nel 1559 si arrivò alla pace di Cateau-Cambresis e si chiude definitivamente il conflitto MA non fu Carlo V a stipulare l’accordo —> egli aveva abdicato 3 anni prima e divise i suoi possedimenti tra il figlio e il fratello: al primo, Filippo Il andavano i territori spagnoli con le loro appendici americane, i domini in Italia e quelli provenienti dall’eredi borgognona (i Paesi Bassi e la Francia Contea); al secondo, Ferdinando | andavano i territori ereditati dagli Asburgo in Austria, i regni di Boemia e di Ungheria Di fatto gli Stati italiani erano tutti sotto la giurisdizione spagnola e solo la Repubblica di Venezia mantenga più autonomia 4.5 - Guerre e poteri monarchici: l'impero di Filippo Il era quindi molto ridotto rispetto a quello del padre MA continuava a presentare una serie di problemi a livello organizzativo e gestionale; bisogna ammettere che già dagli anni ’20 erano stati creati degli organi collegiali con il compito di assumere tutte le pratiche di un certo territorio, si trattava dei Consigli di Castiglia, Aragona, delle Fiandre e delle Indie, nel 1555 se ne aggiunse uno per l’Italia - Per le questioni generali invece ce n’era uno di Stato e quello di Guerra per le questioni militari MA il più importante fu quello delle Finanze, basato sull’esempio del Consiglio delle finanze fiammingo Il regno di Francia presentava meno elementi di dispersione: in materia fiscale la corona aveva il diritto di imporre tasse dirette sulla terra, senza dover passare per l'approvazione degli Stati generali MA mancando molti fondi si decise di vendere le cariche pubbliche - nelle province esistevano delle assemblee rappresentative dei tre ordini, gli Stati provinciali che decidevano sulla ripartizione dei tributi e la suprema carica civile e militare delle province era il governatore, il quale esercitava nei suoi territori un potere quasi sovrano —> i poteri locali erano quindi molto forti rispetto alla monarchia MA per difendere gli interessi e le entrate della corona i sovrani iniziarono ad avvalersi di funzionari da loro nominati ed inserirono uomini di loro fiducia nel Consiglio del re e per questo la burocrazia francese contava su pochissimi uomini I sovrani di entrambi i regni pensarono che la coesione religiosa venisse prima di ogni cosa e tentarono con tutte le forze che la Riforma non entrasse nei loro Stati, con dure condanne, nel caso spagnolo addirittura con l'Inquisizione; MA tutto ciò non arrestò il continuo afflusso di idee luterane e calviniste CAPITOLO V - LA CONTRORIFORMA 5.1 - La convocazione del Concilio di Trento: il successore di Clemente VII, Paolo Ill si mostrò molto più disponibile ad avere un confronto tra luterani e cattolici ed incaricò alcuni prelati di redigere un Consilium de emendata Ecclesia e di proporre una serie di misure moralizzatrici e nominò una serie di cardinali della fazione riformatrice, accettando anche la richiesta di Carlo V di convocare un concilio - la sede per il concilio fu il Trento, dato che appartena all’impero MA al tempo stesso era italiana ed i lavori per dare avvio a questo concilio si avviarono solo nel 1545 e si concluse quasi 20 anni dopo, nel 1563 ( dopo una sospensione di 10 anni dovuta all’ostilità del papa Paolo IV Tranne una breve partecipazione i luterani si rifiutarono di collaborare e l’imperatore non ottenne che l’esame delle questioni dottrinarie fosse posposto a quello dei problemi disciplinari, soprattutto sul primo punto il concilio ebbe un atteggiamento di rifiuto a tutte le posizioi riformate: - i decreti dogmatici prodotti in esso ribadirono soltanto le posizioni dottrinarie contestate dai riformati, riconfermando ad esempio la libera scelta dell’uomo tra il bene e il male, la natura di sacrificio della messa e che i sacramenti fossero 7 ed infine che il clero comportava l'obbligo del celibato - decreti disciplinari affrontavano invece gli abusi degli ecclesiastici e si proponevano di eliminarli rafforzando il potere gerarchico dei vescovi sui parroci e di questi sui fedeli, soprattutto questi ultimi dovevano osservare in maniera rigida i sacramenti e fu istituito il catechismo per facilitare l'insegnamento della dottrina in forma chiara e facilmente memorizzatile 5.2 - L’apparato repressivo: la stampa era stata un altro mezzo molto efficace usato dalla Chiesa per rispondere alle riforme e per questo i libri e le altre pubblicazioni furono posti sotto ad un controllo molto severo e nel 1559 fu istituito l’Indice dei libri proibiti, con una propria commissione che sceglieva quali libri indicare all’interno, chiamata la Congregazione dell’Indice fondata nel 1572; MA il fatto più eclatante fu che venne vietata la diffusione della Bibbia in volgare, dato che luterani e calvinisti professavano tanta insistenza sulla lettura diretta di quel testo Già nel 1542 il papa aveva poi Crato un tribunale provvisorio di lotta contro l’eresia affidandone la direzione alla Congregazione dell’Inquisizione universale o Santo Ufficio; essa in poco tempo 6.3 - Le arti figurative: ben presto la passione per l'antico venne posta al centro anche dell’arte, riprendendo temi e stilemi dalla cultura classica, naturalmente toccando anche l’architettura con i canoni di perfezione e proporzione della costruzione Questo recupero dell’antico non avvenne solo in maniera teorica, MA anche pratica: specialmente a Roma lo sviluppo esilio del ‘400 e gli scavi per le fondazioni di nuovi edifici portavano all’emergere di resti di monumenti antichi e reperti archeologici; immediatamente nobili laici ed ecclesiastici, capendo l’importanza di queste riscoperte fecero di tutto per ottenerli ed averli dentro alle loro abitazioni ed è così che nacque una prima forma di collezionismo - in questo momento storico esso costituiva più che altro una moda ed un segno di ricchezza 6.4 - La diffusione di nuovi modelli di consumo: si innescò nella società del Rinascimento maturo un gusto per le novità, tutto veniva cambiato: dalle disposizioni delle stanze in un'abitazione agli oggetti tradizionali che cambiavano forma, c’era poi una propensione ad interessarsi di beni provenienti da altre culture e comprarli anch’essi per abbellire e decorare la propria dimora - il meccanismo che si innescò può essere già chiamato come moda —> ad esempio le porcellane provenienti dall’oriente stimolarono i tentativi di riprodurle nelle manifatture europee e al consumo di vasellame oppure la diffusione degli specchi ed i vetri Tutto questo porto allo sviluppo di un vero e proprio mercato di prodotti esotici e delle imitazioni di reperti antichi - il possesso di oggetti del genere portava ad avere una certa presunzione di possedere l’eccellenza del mondo classico ed esotico 6.5 - Il mecenatismo come forma di governo: alla metà del XV secolo papa Niccolò V prese al suo servizio una folla di letterati con l’incarico di raccogliere e copiare quanti più testi possibile, dando vita al primo nucleo della Biblioteca Vaticana - così qualche anno dopo Cosimo de’ Medici assegnò una ricca rendita a Marsilio Ficino perché fosse libero di dedicarsi alla traduzione in latino degli scritti greci di Platone Così pittori, scultori e architetti venivano normalmente assunti e stipendiati dal signore che decideva di prenderli nella propria corte, in maniera paritaria ad un alto segretario Lo sviluppo delle città e l’accumulazione di ricchezza spingeva anche i privati a costruire capelli di famiglie o palazzi urbani, in questa maniera potevano rivaleggiare l’uno con l’altro e per questo la committente artistica si faceva sempre più grande e per questo a partire dalla metà del ‘500 principi e re si attivarono per fondare accademie di pitture, scultura, musica, per favorire lo sviluppo delle arti 6.6 - La filosofia naturale e le scienze: questo rinnovato interesse per gli antichi ebbe notevoli conseguenze anche nel campo della filosofia e della scienza: grazie alle traduzioni dal greco vennero riscoperti autori dimenticati come Euclide, Filolao, Archimede - queste scoperte permise ai rinascimentali di capire che gli antiche avevano coltivato una serie di discipline e un sapere che non era attaccato al dogmatismo del comprendere solo un’unica concezione del reale MA anzi ammetteva il confronto tra opinioni differenti Si possono ritenere anche le scoperte geografiche dei contributi al cambiamento di mentalità dell’uomo rinascimentale, lontano ormai dalle dottrine ereditate dal Medioevo: nuovi animali, nuovi uomini, nuove piante e nuove abitudini di vita CAPITOLO VII - VITTORIE E SCONFITTE DELLA MONARCHIE EUROPEE 7.1 - Le guerre di religione in Francia e l'evoluzione della teoria politica: dato il rapido fenomeno di diffusione del calvinismo in Francia già negli anni ‘40 il re Francesco I richiese alla Sorbona di redarre 26 articoli di fede da opporre ai riformati e un indice di libri proibiti; MA fu con Enrico Il che le persecuzioni si intensificarono e per questo il Parlamento di Parigi venne definito “camera ardente”, dato l’alto numero di condannati al rogo Nel 1559 muore anche Enrico Il e suo figlio Francesco Il era solo un quindicenne e per questo venne affiancato dalla madre, Caterina de’ Medici: è in questo momento che la repressione si indebolisce e gli ugonotti ne approfittano per riunirsi in una sinodo per la Chiesa riformata, l’anno successivo venne chiesto direttamente al re l'autorizzazione per praticare il proprio culto, il quale accettò data la debolezza del suo potere —> a tal punto debole da permettere un rafforzamento delle casate nobiliari; questo accadde con lo zio della sposa del giovane re, Francesco di Guisa duca di Lorena, il quale si schierò contro gli ugonotti - questo portò ad accendere un conflitto però con i Borboni di Navarra, schierati a favore della riforma, anzi convertitesi ad essa; fortunatamente il conflitto vide la sua fine con la morte di Francesco Il e l'ascesa al trono di Carlo IX nel 1560 (suo fratello), anche se a prendere in mano le redini fu la madre Caterina de’ Medici, senza permettere ad altri di rubarle il suo ruolo di reggente, anzi essa si mostrò abile a sedare i conflitti Caterina ad un certo punto scelse la via dell’incontro tra cattolici e protestanti in un colloquio MA anche questo tentativo fallì ed è per questo che poi la regina optò per una politica di adattamento, ossia lasciò la libertà di culto agli ugonotti MA solo al di fuori della grandi città - questo fece infervorire Francesco di Guisa che quindi scatenò con la reggente una vera e propria guerra, nel 1562 La sconfitta dei protestanti e la morte del duca di Guisa portò la reggente con l’editto di Amboise nel 1563, con il quale si ribadiva la concessione di una piccola libertà di culto - in realtà tutto fu unitile perché ben presto si entrò nuovamente in conflitto, dove il fronte cattolico portò alla costituzione di associazioni di devoti e di reti di solidarietà, anche tra corregionali ed in più man mano che il conflitto andava avanti una serie di componenti fanatiche e violente entravano a far parte del conflitto Nel frattempo la stessa Caterina cominci aa dubitare della sua scelta di collaborare e non sa se optare invece su di una politica repressiva, dato che il conflitto ormai non era più solo tra due fazioni MA tra masse popolari e soprattutto tra ugonotti contro la corona Quando toccò ai cattolici perdere, l'ammiraglio Coligny, esponente del protestantesimo, vide accrescere la propria posizione sociale e la sua influenza a corte MA soprattutto con il matrimonio tra la sorella del re Margherita di Valois sposò un ugonotto, Enerico di Borbone; eppure tutti gli ugonotti riuniti, tra la notte del 23-24 agosto del 1572, per festeggiare il matrimonio, vennero sterminati - stragi di questo genere vennero ripetute in tutto il paese e così il partito ugonotto sembrava definitivamente sconfitto MA a risollevare la situazione fu l’elezione del duca di Angiò, fratello di Carlo IX, a re di Polonia e venne posto in quella carica per riuscire a mantenere la calma tra le due fazioni religiose; questo portò ad una pace temporanea e ad una libertà di culto Fu in questo modo che si riorganizzo la riscossa ugonotta anche se la morte del sovrano nel 1574 cambiò nuovamente le carte in tavola ed il successore era proprio il re di Polonia, Enrico III; questo voleva dire che il quadro politico stava per cambiare, tra l’altro tra ugonotti e cattolici si era aggiunto il partito dei politici, i quali temevano l’ingerenza della Spagna e la guerra civile e per questo premevano perché si arrivasse ad una pace fondata sul principio di separazione tra fede politica e fede religiosa MA la strategia della corona fu nuovamente quella di schierarsi contro il più forte per paura di prendere il sopravvento, ossia mettersi dalla parte degli ugonotti Questo portava nuovamente i cattolici ad organizzare una risposta, capeggiata dall’aristocratico Enrico di Guisa, il quale diede subbiò avvio ad un’altra fase di combattimenti detta la guerra dei “tre Enrichi”, dato il re Enrico III, il capo cattolico e Enrico di Borbone lo spagnolo - subito però i primi due protagonisti vennero uccisi e uscirono quindi di scena, rimaneva Enrico di Borbone che rimaneva l’unico in linea di successione per il trono di Francia MA il papa lo aveva scomunicato e quindi Parigi si stava dando una forma di autogoverno La situazione degenerò quando truppe straniere invasero la Francia da nord a sud MA il partito dei politici guardava con sempre più ammirazione Enrico di Borbone e tutto questo fu portato al culmine quando decise di abiurare il calvinismo e convertirsi al cattolicesimo; a questo punto il papa gli concesse la propria assoluzione ed Enrico poteva considerarsi il legittimo re di Francia, Enrico IV —> si giunse nel 1598 alla pace di Vervins con gli spagnoli e all'emanazione dell’editto di Nantes, con il quale si facevano importanti concessioni agli ugonotti: si trattava di un privilegio più che una libertà di culto, ossia la facoltà di praticare la propria fede in quelle città in cui era stata fino allora praticata, con l’esclusione della corte e della città di Parigi 7.2 - L'offensiva delle monarchie e la difesa dell’autogoverno: nel frattempo anche la Spagna dovette affrontare una serie di rivolte interne, dove le province richiedevano | propria autonomia politica e religiosa - con l’ascesa di Filippo Il tutto infatti sembrava essere cambiato; suo padre aveva lottato per dare la stessa autonomia alle regioni MA garantendo che il potere centrale del re fosse un legante per tutte le aree della Spagna, suo figlio aveva avuto un'educazione diversa e appena divenne re, scelse il piccolo borgo di Madrid come sua capitale e di fissare la propria residenza al palazzo dell’Escorial Filippo Il oltretutto potenziò il sistema di consigli elaborato dal padre, così da riuscire nel miglior modo a controllare i territori autonomi, il Consiglio di Stato invece, era dove si prendevano delle decisioni vere e proprie e durante il regno di Filippo la questione più discussa qui era: la politica da tenere nei Paesi Bassi; è così che si formarono due schieramenti nemici: da una parte i sostenitori di una linea intransigente, dall’altra i favorevoli al negoziato | Paesi Bassi era uno tra i paesi più ricchi e urbanizzati d’Europa, suddiviso in 17 province autonome e unito solo da un’assemblea di Stati generali, dove si riunivano i rappresentanti della province - qui anche si erano diffuse le teorie riformatrici della fede, tra luterani e calvinisti e anche qui vi erano state durissime repressioni MA non avevano mai creato problemi tra i governi locali e il sovrano spagnolo; tranne quando Carlo V abdicò e vi fu una reggenza di Margherita d'Austria, sorellastra di Filippo Il e del suo consigliere, il cardinale Granvelle e questo perché il giunsero ad assediare Vienna e fu solo la sconfitta dei turchi in quest’ultima occasione e la pace di Carlowitz, nel 1699, che diede un decisivo arresto alla potenza ottomana ed un loro ridimensionamento 7.5 - L'Italia spagnola: nonostante il periodo di dominio spagnolo in Italia sia stato a lungo dipinto come una parentesi di decadenza, si è riusciti a dimostrare che in realtà questa supremazia spagnola ha portato con se un periodo di lunga pace, ossia la pax ispanica; questo portò ad un progressivo aumento della popolazione, che tra pestilenze e carestie, non si arrestò almeno fino al 1620 —> furono infatti le violente ondate di epidemie di peste che colpirono l’Italia nel 1630-1631 e nel 1656-1657 che videro un brusco arresto della crescita demografica Quest'ultima aveva portato però, nei momenti di pace, ad uno sviluppo dell’agricoltura, favorita dall'aumento della domanda di generi alimentari e dei prezzi che continuarono a salire - questi fattori spinsero i contadini a convertire almeno una parte delle loro terre in colture intensive, le quali richiedevano più manodopera MA permettevano un aumento delle piantagioni di viti, oliveti, gelsi e agrumi; questi prodotti venivano poi esportati in tutta Europa —> fu soprattutto la pianura padana che vide l'aumento di questi processi, date le continue bonifica ed i processi di creazione di canali per l’acqua, consentendo di passare a metodi più efficienti di coltura e di allevamento di bestiame La produzione manifatturiera andò incontro allo stesso processo, aumentando velocemente fino al 1570 per poi assestarsi sugli stessi livelli raggiunti; il settore laniero ora si doveva confrontare con quello di concorrenza nord-europeo, diventando insidiosa soprattutto dopo il 1590, quando il Mediterraneo fu invaso da navi inglesi e olandesi per fendere drappi di lana leggeri direttamente ai porti italiani e non e a prezzi molto più bassi - MA le città dell’Italia centro- settentrionale seppero far fronte e a questo problema abbandonando le produzioni a basso costo a favore dei beni di lusso, che richiedevano investimenti di capitale e manodopera altamente qualificata: Bologna, Lucca, Genova e Milano si specializzarono nella produzione di filati e tessuti di seta particolarmente pregiati Così come la Lombardi si impose con la propria industria siderurgica, come la migliore nella realizzazione di armature e armi da parata, mentre Venezia si specializzò nella produzione di vetro, carta e della stampa; così poi a Genova i mercanti si specializzarono in anti ioni finanziarie alla corona spagnola, correndo grossi rischi, dato che spesso il sovrano si ritrovava a sospendere i pagamenti ai creditori MA ottenendo in cambio grossi vantaggi e guadagni: il re era in grado di offrire alle nobiltà locali alte cariche e benefici in maniera inconcepibile per una piccolo stato, come l'arruolamento nell’esercito spagnolo, oppure come governatori di piccole province o città, oppure ancora gli appartenenti alla piccola nobiltà potevano ricoprire cariche pubbliche nell’amministrazione e nei tribunali dei viceregine italiani Dalla Spagna arrivavano anche modelli culturali diversi che influirono anche a livello letterario e teatrale, come l'avvento del romanzo e l’inizio di un teatro italiano, nell’abbigliamento e nel modo di vivere; tendenza che vide il suo freno solo a partire dagli anni ‘30 del ‘600 quando questo modello venne sostituito da quello francese Il rovescio della medaglia del dominio spagnolo si vide soprattutto con l’alleanza tra Filippo Il ed il papa, alleanza che portò alla repressione di qualsiasi forma di dissenso, l'aumento della censura ecclesiastica che andò ad intaccare anche sulla possibilità di leggere 7.6 - La rivolta antispagnola a Napoli: sappiamo che sia Filippo Il ed i suoi successori rispettarono in maniera più o meno omogenea il principio di autogeno italiano, dove la nobiltà locale poteva esercitare il controllo sulle più alte cariche e favorendo anche scambi matrimoniali MA fu la guerra dei Trent'anni, con le sue impellenti esigenze finanziarie a mettere in crisi gli equilibri che avevano resistito fino a quel momento Olivares prevedeva la sospensione dei privilegi locali a favore di una più equa distribuzione degli oneri di guerra tra tutti i domini MA la Corte di Madrid non era concorde e così la spaccatura che divideva le fazioni interne spagnole si rifletteva nelle elites italiane, chiamate a gestire l’accresciuta pressione fiscale —> a Napoli l'imposizione di una gabella sulla frutta portò la città nel 1647 ad insorgere con una rivolta guidata da un pescivendolo, Tommaso Aniello e fu inizialmente appoggiato anche dai ceti medi e dalla nobiltà MA ben presto se ne allontanarono - la rivolta fu definita violenta contro tutti, anche i se i rivoltosi colpirono solo gli esattori di tasse e chi aveva imposto le gabelle e fu così che anche tra il popolo civile si diede avvio ad un piano per far fuori Aniello MA la sua morte portò alla radicalizzazione delle fazioni: chi sosteneva riforme del sistema fiscale e chi volle addirittura dichiarare una Repubblica La rivolta nel frattempo si era diffusa anche nella campagne, dove aveva preso le caratteristiche di una sommossa antibaronale, il tutto appoggiato dall’esercito, all’interno del quale circolavano voci della vittoriosa rivolta dei Paesi Bassi contro la Spagna - MA le divisioni politiche erano talmente forti che i ribelli cercarono appoggi internazionali e appellandosi al duca di Guisa, poi sconfessato MA d'altra parte i diplomatici cercarono nuovamente appoggio dagli spagnoli che finirono per recuperare il controllo sulla città CAPITOLO VIII - LA GUERRA DEI TRENT'ANNI 8.1 - La guerra dei Trent'anni: la pacificazione di Augusta nel 1555 aveva proposto la pacificazione tra cattolici e protestanti, MA in realtà il conflitto era tutt'altro che risolto ed infatti quelli che seguirono furono anni di relativa tolleranza Già nel 1575 il clima iniziò a cambiare: sul fronte cattolico la conclusione del concilio di Trento e l’attivismo della Compagnia di Gesù cominciarono a far sentire i loro effetti di irrigidimento dottrinale e analoghe prese di posizione si verificarono anche sul fronte protestante - questa intransigenza dottrinaria portò nel 1608 i protestanti a dar vita ad un’alleanza militare denominata Unione evangelica a cui risposero subito i cattolici con una Lega cattolica Il potere imperiale nel frattempo con Massimiliano Il d'Asburgo, figlio di Ferdinando I, si occupava della pace religiosa come obiettivo primario e questo permetteva una serie di concessioni ai protestanti MA suo figlio Rodolfo cercò di revocare queste concessioni, scendendo spesso a patti con la nobiltà protestante del regno di Boemia, dove lui risiedeva; quest’ultimo era diventato uno dei sette elettorati dell'Impero e possesso ereditario degli Asburgo fin dal ‘500 ed i contrasti con Rodolfo Il furono costanti fino a che lui non fu costretto nel 1609 ad emanare una Lettera di Maestà con la quale riconosceva ai protestanti il diritto di costruire le proprie chiedesse e di professare la propria religione Le cose cambiarono quando venne eletto re di Boemia il fratello di Rodolfo, Mattia d'Asburgo nel 1612 e si aggravarono ulteriormente con l’elezione di Ferdinando d'Asburgo nel 1617, del quale si conosceva l’intransigenza cattolica e che era il principale candidato alla successione del trono imperiale; con lui presero avvio le persecuzioni nei confronti di protestanti, le quali spinsero un gruppo di nobili nel 1618 ad invadere il castello di Praga, ad assalire i governatori asburgici e a gettarli da una finestra (defenestrazione di Praga) —> poco dopo questo avvenimento la Dieta generale del Regno di Boemia elesse come proprie re Federico V del Palatinato, capo dell’Unione evangelica MA a fianco dell’imperatore si schierò la Lega cattolica, guidata dal duca Massimiliano di Baviera, i quali sconfissero i boemo-palatini nella battaglia della Montagna Bianca del 1620 causando una repressione feroce, decimando la nobiltà protestante, la quale venne sostituita da ufficiali tedeschi, spagnoli ed italiani MA fedeli all'imperatore Ferdinando Il Nel frattempo era entrata in guerra anche la Spagna e gli alleati cattolici avevano invaso il Palatinato e conquistato Heidenberg e Federico V era stato privato del titolo di principe elettore conferendo il titolo a Massi jano di Baviera - l'intervento spagnolo preoccupò la Repubblica delle Province Unite che con la Spagna aveva stipulato una tregua MA mai una pace definitiva; alleandosi con l'Inghilterra e con Federico V, l'Olanda sostenne l'intervento in guerra di Cristiano IV di Danimarca, il quale venne subito sconfitto nel 1629 e costretto a ritirarsi Nello stesso anno Ferdinando II, ormai convinto di poter restaurare l’assetto cattolico dell’impero e di poter confermare la potenza della corona asburgica, emanò un editto di restituzione, con il quale si disponeva la riconsegna alla Chiesa di tutto il patrimonio secolarizzato dopo il 1522, nonché tutte le signorie pervenute in mano ai laici - questo editto però era stato comunicato senza alcuna approvazione della Dieta dato Ferdinando rivendicava a se il diritto di poter agire da solo MA peri principi, cattolici o protestanti, questo significava una violazione della prassi costituzionale dell'Impero e che nessuno di loro era disposto ad accettare Nel frattempo la nemica degli Asburgo, la Francia guidata dal primo ministro Richelieu era riuscita ad indurre il sovrano luterano della Svezia ad agire in guerra e nel 1630 le truppe svedesi sbarcarono la foce dell’Oder, sul Mar Baltico, convincendo i governatori di Sassonia e Brandeburgo a schierarsi contro Ferdinando II; in non molto tempo Gustavo Adolfo e le sue truppe giunsero a Monaco di Baviera e nonostante la morte del re, l'avanzata svedese non arrestò MA il dilagare della soldatesca straniera nei territori tedeschi e i saccheggi che li accompagnarono, portarono i principi ribelli a cercare un accordo con l’imperatore, siglato nel 1635 con la pace di Praga Questo indusse la Francia ad entrare in guerra direttamente e questo portò il conflitto ad un livello di violenza mai visto, la distruzione arrivò al suo apice e per questo vennero ripresi una serie di tentativi di pacificazione che sfociarono direttamente nella pace di Vestfalia del 1648; cattolici e protestanti furono divisi anche nelle trattative di pace: a Mu:nster di firmò il trattato di pace con le potenze protestanti e a Osnabru:ck quello con i cattolici anche se sul piano religioso si ripresero le clausole della pacificazione di Augusta, estendendole anche al calvinismo, ossia si riaffermò la cuius regio ius Religio e si riconobbe la libertà del culto privato Sul piano politico, tutti i signori territoriali vennero riconosciuti come sovrani all’interno del proprio territorio e fu loro riconosciuto il diritto di stringere relazioni diplomatiche e di stipulare alleanze con le potenze straniere e tutto ciò si allontanava molto dai desideri egemoni di Ferdinando II, di riunificazione cattolica e di sovranità assoluta - d’altra parte Ferdinando III, salito al trono nel 1637, dovette accettare una serie di concessioni territoriali, come la definitiva con la rivolta dei magistrati dei Parlamenti e dei principi del sangue, i quali si ribellarono alla politica fiscale di Mazzarino e presero le armi per difendere le proprie prerogative: la Francia si vide protagonista dal 1648 al 1653 in una guerra civile, detta della Fronda L'iniziativa in realtà partì proprio dal Parlamento di Parigi che si rifiutò di firmare un editto che sanciva una nuova imposta a carico dei detentori di cariche pubbliche e questo atto si saldò con il malcontento popolare e fu quindi guerra civile, dove anche i grandi aristocratici si schierarono contro Mazzarino per rivendicare il loro diritto di assistere il re e di condividere con lui le scelte politiche e la gestione dello Stato MA alla fine la divisione sul fronte nobiliare e l’ambigua alleanza con la Spagna degli oppositori di Mazzarino indussero anche i principi a permettere il rientro in Francia di Luigi XIV, di sua madre e del primo o ministro, costretti in precedenza a fuggire CAPITOLO IX - LE RIVOLUZIONI INGLESI 9.1 - L'Inghilterra dopo la morte di Elisabetta: la regina morì nel 1603 e senza lasciare eredi diretti e per questo al trono salì Giacomo Stuart re di Scozia, il quale unificò le due corone e come gli altri sovrani europei si ritrovò a dover affrontare il disastro finanziario dello Stato, causato dalla guerra con la Spagna e la rivolta in Irlanda e sul piano religioso bisognava individuare un punto fermo nella Chiesa d’Inghilterra n Se Elisabetta era stata parsimoniosa nella concessione di benefici e titoli onorifici, Giacomo I si mostrò molto generoso MA questiono fece altro che fargli guadagnare l'ostilità da parte della nobiltà di antico lignaggio soprattutto perché ben presto le leve del patronage regale finirono tutte nelle mani di un unico favorito, il duca di Buckingham e poi il mantenimento dell’esercito anche in periodo di pace e la rapida crescita delle spese di corte portavano il re a non riuscire a gestire le finanze - era credenza comune che il sovrano dovesse risolvere i problemi economici attraverso le rendite del proprio patrimonio Sul piano religioso poi Giacomo era protestante e dovette spesso difendersi da congiure tese a restaurare il cattolicesimo ed era anche un sostenitore della struttura episcopale della Chiesa d’Inghilterra e questo lo metteva di contro ai puritani e agli scozzesi, i quali difendevano l'impianto presbiteriano delle loro Chiese 9.2- Carlo | e il Parlamento: nel 1625 sale al trono il figlio di Giacomo I, Carlo I il quale mostrava simpatie per l’anglicanesimo ed era sposato con una principessa cattolica e fu così che le dispute sulla predestinazione divennero materia di conflitto politico e la posizione del duca di Buckingham erano sempre più vicine all’arminianesimo, ossia una corrente del calvinismo che sull'argomento “predestinazione” aveva una concezione vicina a quella cattolica Nacque ben presto tra Carlo | e la Camera dei Comuni un contrasto, in particolare quando alcuni parlamentari si rifiutarono di pagare un prestito forzoso e vennero perciò imprigionati e divenne ancor più evidente quando con la convocazione del Parlamento nel 1628, dove il re si vide presentare una Petizione del diritto nella quale si denunciava gli arresti illegali e la violazione della prassi costituzionale del regno in materia di imposizione fiscale; la Petizione era stata scritta dal giurista Edward Coke e Carlo I la accettò MA di certo i rapporti col Parlamento non migliorarono, anzi lo convinse a non convocarlo più per 11 anni e questo portava all’impossibilità di ottenere un aumento delle entrate statali attraverso le vie ordinarie e implicava la ricerca di esse da altre fonti; queste vennero individuate nella vendita di monopoli e nel ripristino di tasse, suscitando ovviamente proteste —>Carlo I ad un certo punto pretese di rendere ordinaria la tassa per l'armamento delle navi, nonostante il periodo di pace, la cosiddetta Ship money che scatenò l’ira di un proprietario terriero che si rifiutò di pagarla; fu in questo momento che iniziò uno scontro giudiziario tra il re e il proprietario terriero incentrato tutto sulla legalità della tassa ed il processo mise in luce la debolezza della corona e il mancato appoggio legale per questa tassa e per questo un numero sempre maggiore di esercenti cominciò a rifiutarsi di pagarla - in tutto questo, nonostante la morte di Buckingham, il re continuava ad attorniarsi di persone sospette e filocattoliche Il vero problema venne poi dalla Scozia, dove si accese la questione religiosa quando il vescovo arminiano Laud ed il re pretesero di estendere l’unità dottrinaria anche in questa regione presbiteriana, imponendole un Preyer Book; gli scozzesi rifiutarono e minacciarono la secessione - naturalmente per reprimere la rivolta in Scozia, Carlo | aveva bisogno di esercito e q quindi di disponibilità finanziarie e fu così che nel 1640 fu costretto a convocare il Parlamento MA lo sospese solo 3 settimane dopo, irritato dalle rivendicazioni e le proteste che gli vennero proposte Nel frattempo i rapporti con la Scozia peggioravano e così l’esercito scozzese valicò il confini e travolse quello inglese, minacciando di invadere tutta l'Inghilterra se il re non avesse ritirato tutte le misure religiose e non avesse pagato una grossa somma di denaro per il risarcimento delle spese di guerra —> in novembre Carlo | fu costretto a riconvocare il Parlamento, il quale sarebbe durato fino al 1660; questa volta il Parlamento propose l’abolizione della Ship Money e di tutte le tasse arbitrarie, lo scioglimento dei tribunali, la messa a morte del primo ministro del re, Laud, la convocazione regolare delle Camere ogni 3 anni e la possibilità del Parlamenti di scegliere i ministri regi A Londra, nel mentre, un grave problema commerciale aveva paralizzato l'economia cittadina che sfociò in una manifestazione popolare, nella quale si intrecciava anche il malcontento verso l’arminianesimo - a questa si aggiunse una rivolta cattolica in Irlanda che costrinse il re a chiedere un sussidio Tra il 1641 e il 1642 la situazione crollò: il Parlamento approvò una Grande Rimostranza con la quale ripercorreva i motivi di dissensò che lo avevano contrapposto al re, addossandone la colpa ai cattivi consiglieri di cui si era circondato; a quel punto Carlo | pensò di riuscire a risollevare la situazione organizzando un entrata in Parlamento con i suoi soldati per arrestare i 5 membri che più si erano dimostrati avversi alla sua politica MA l’attentato fallì e Londra si sollevò contro il re costringendolo ad abbandonare la città 9.3 - La guerra civile: nei mesi successivi le operazioni messe in moto per armare un esercito venivano da entrambe le parti: in Parlamento i fautori della lotta armata erano una minoranza MA che riuscì ad accogliere un numero di consensi sufficienti a combattere contro il re, alleandosi con gli scozzesi La svolta decisiva si ebbe però solo nel 1645 quando l’esercito parlamentare inflisse una dolorosa sconfitta all'esercito del re nella battaglia di Nerby - nei mesi che seguirono il Parlamento fu attraversato da diversi dibattiti, una minoranza era favorevole alla tolleranza religiosa, ossia gli Indipendenti, la maggioranza era presbiteriana che invocava una rigida ortodossia e questo disaccordo tra minoranza e maggioranza riguardava anche i rapporti con Carlo l: se infatti i Presbiteriani patteggiavano per una pace negoziata col re, il Indipendenti erano decisi a combattere fino alla vittoria Nell’esercito poi si erano diffuse simpatie per il movimento dei Livellatori, ossia una costellazione di gruppi radicali, attivi tra i ceti medi e medio-bassi, il cui programma provvedeva la tolleranza religiosa, il diritto di voto esteso a tutti i maschi adulti, tranne i servi e i mendicanti, la riduzione dei dazi e l'abolizione dei monopoli commerciali; queste rivendicazioni erano tutte confluite in un documento: “An argument of the People” accese le discussioni intorno alla natura del potere politico e alle caratteristiche che avrebbe dovuto avere il Parlamento —> MA la fuga del re e il suo tentato accordo con gli scozzesi, insieme all’inizio di una seconda fase della guerra interruppero questo dibattito; il re fu nuovamente sconfitto e fatto prigioniero, le truppe invasero la Camera dei Comuni arrestando una quarantina di parlamentari presbiteriani - a quel punto i parlamentari rimasti, una cinquantina, organizzarono il processo al re, il quale venne condannato a morte e decapitato nel 1649, fu abolita la Camera di Lord e proclamato il Commonwealth, la Repubblica 9.4- Il Protettorato di Cromwell: solo quest’ultimo personaggio, ossia un membro della Camera di Comuni che patteggiava per gli Indipendentisti, riuscì a ristabilire l'ordine e marciò anche la contro l'Irlanda dove mise fine alla rivolta con metodi spietati e poco dopo paci Scozia; risolte queste questioni potè dedicarsi alla situazione internazionale ed in particolare alla guerra appena scoppiata con l'Olanda —>Un Atto di navigazione emanato nel 1651, vietava l’approdo in porti inglesi a navi che non avessero un equipaggio inglese oppure del paese di provenienza delle merci e questo un evidente attacco ai commerci olandesi e un tentativo di inserirsi nel commercio Baltico, nel quale erano specializzati i commercianti della Provincie Unite - il rifiuto di questo atto da parte dell’Olanda fu immediato MA la guerra che ne seguì si risolse a vantaggio dell’Inghilterra, la quale, subito dopo, riuscì a stipulare importanti accordi con la Svezia, il Portogallo e la Danimarca Questa strategia espansionistica di Cromwell prevedeva anche un attacco alla Spagna e alle sue colonie americane, quindi un’alleanza con la Francia; questo fruttò all’Inghilterra la conquista dell’isola della Giamaica - così nel frattempo le navi inglesi entravano nel commercio mediterraneo, come potenza marittima e commerciale Nel 1653, Cromwell, forte dei suoi successi militari, fu nominato Lord Protettore della Repubblica, trasferendosi in quella che era stata la residenza di Carlo I, la White Hall; è da questo momento in poi che egli impone una dittatura militare, rifiutando i tentativi da parte del Parlamento di avere più poteri e verrà costretto proprio dal suo esercito di rifiutare la corona che gli viene offerta nel 1667 - alla sua morte addirttura il figlio cercò di ottenere il potere MA dovette subito dimettersi e fu cos’ che nel 1660 con l'approvazione del Parlamento, venne rimesso al trono l’erede di Carlo I, Carlo Il 10.2 - Lo sviluppo delle compagnie commerciali: da tempo gli abitanti dei Paesi Bassi si erano specializzati nel commercio marittimo conquistando più di un primato, anche se essere compresi nell’orbita spagnola costituiva un enorme vantaggio: i prodotti coloniali che arrivavano a Siviglia o a Lisbona ripartivano poi per Anversa e per gli altri porti dei Paesi Bassi ed da lì che venivano distribuiti sui territori dell'Europa centrale MA quando Anversa nel 1585 venne definitivamente riconquistata dagli spagnoli, passo all’Olanda questo privilegio, ereditando una buona quota di commercio europeo —> queste attività erano portate avanti dalle compagnie commerciali che si formavano di continuo, MA date le difficoltà che si presentavano in viaggio, soprattutto nelle tratte oceaniche e la spietata concorrenza, 10 delle compagnie olandesi si fusero nel 1602 in un’unica Compagnia unificata delle Indie Orientali; essa godeva dell’approvazione del Gran Pensionario dotandola del monopolio commerciale - quello che stupiva di questa Compagnia era l’organizzazione, fondata su 17 membri, eletti da 6 camere locali, le quali a loro volta erano nominate dai rispettivi consigli cittadini e il capitale azionario poteva essere assunto da chiunque; essa era come uno Stato nello Stato, forniva di una flotta e di propri uomini armati e portava avanti una propria politica e fu in grado di subentrare al Portogallo 10.3 - La crescita del settore finanziario: borsa e banca: l'espansione commerciale del paese venne sostenuta dalle adeguate istituzioni finanziarie, fin dal Medioevo le città mercantili dei Paesi Bassi avevano luoghi dove i mercanti si incontravano e scambiavano i propri titoli di credito, ogni compagnia commerciale italiana o tedesca aveva una filiale ad Anversa, dove si era stabilita una comunità di mercanti ebrei che scappavano dalla penisola iberica; proprio questi con la riconquista spagnola si rifugiarono ad Amsterdam, città nella quale portarono la loro vastissima conoscenza delle pratiche commerciali e così fecero anche i protestanti che fuggivano dalle guerre cattoliche nel resto d'Europa La fondazione della Borsa di Amsterdam nel 1613, dovette molto a questa immigrazione duplice, ciò che la caratterizzava era l'assoluta fluidità e libertà delle azioni che facevano, funzionale ad una rapida circolazione dei capitali e allo sviluppo della società mercantile Anche il settore creditizio conobbe un rapido sviluppo, dovuto anch'esso dall’immigrazione di ebrei e protestanti ad Amsterdam e tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600 furono pubblicare varie edizioni delle Consuetudini di Anversa in materia finanziaria e si aprirono banchi privati sul modello di quelli fiamminghi MA il proliferare disordinati delle attività bancarie spinse le autorità cittadine a creare una banca pubblica, la Banca dei cambi di Amsterdam del 1609 e nel 1614 venne affiancata da una Banca dei prestiti —> l'operazione ebbe successo, dato che nel giro di pochi anni molte altre città fecero lo stesso del capoluogo dell'Olanda 10.4 - La crescita della ricchezza e i nuovi consumi: l'economia delle province unite era basata anche su una fiorente produzione industriale: l'industria navale, quella tessile, la lavorazione di prodotti coloniali, la produzione di birra e di distillati alcolici, la fabbricazione di maioliche e la lavorazione di diamanti La stessa agricoltura subì delle trasformazioni, data la crescita dei centri urbani si stimolò una crescita sulla produzione dei generi alimentari, i quali erano destinati direttamente al mercato La crescita dell’istruzione generale ed il regime di tolleranza generale, svolsero nel paese un ruolo altrettanto importante nel determinare il successo del piccolo Stato - Amsterdam divenne anche il centro di un’industria tipografica ed editoriale di primo livello, libera di pubblicare poi tutte quelle opere invece vietate nelle altri parti d’Europa e la capitale fu anche la prima ad avere un piano regolatore che disciplinava il decoro dalla parte centrale dell’abitato e stabiliva le regole per la costruzione dei quartieri CAPITOLO XI - LO SVILUPPO DELLE SCIENZE 11.1 - Un’epoca di crisi: nell'Europa del ‘500 la sensazione di vivere in un'epoca di crisi, in cui i tradizionali fondamenti dell’autorità mostravano segni di usura e bisognava trovare una nuova chiave per interpretare il mondo ed il rapporto tra Dio e l’uomo - molti letterati, filosofi e scienziati dell’epoca erano convinti che si sarebbe usciti da questa crisi solo attraverso la ricerca di una nuova scienza e di una nuova filosofia —> in quest’ultimo caso bisognava ricercare una nuova filosofia che sostituisse l’aristotelismo insegnato alle università e questo è quello che è accaduto con Giordano Bruno il quale era convinto di un pensiero nuovo che penetrasse fino alla sostanza delle cose avrebbe potuto ricomporre l'armonia dell’essere e dell’apparire e avrebbe potuto fornire agli uomini la loro liberazione Copernico dalla parte scientifica aveva già fatto un primo passo verso la rivoluzione, sostenendo che la Terra era solo uno degli altri pianeti intorno al sole MA fu Galilei il vero innovatore e lui stesso sosteneva che solo la scienza moderna sarebbe riuscita a portare progresso MA questo sarebbe accaduto solo se ci si liberava della tradizione 11.2 - La rivoluzione scientifica: | calcoli di Copernico sull’eliocentrismo hanno suscitato moltissimo interesse in tutta Europa, solo che le implicazioni di questa teoria erano enormi dato che smontava la fisica aristotelica, nella quale la Terra era di materiale pesante e quindi veniva posta al centro dell'universo, mentre gli altri pianeti non essendo pesanti potevano ruotare intorno alla Terra - per cercare di non smontare completamente la teoria aristotelica il danese Tycho Brahe ne fece una sintesi: veniva saltata la centralità della Terra e al tempo stesso si raccoglievano i calcoli di Copernico; MA la scoperta di un suo allievo, Keplero, suoi pianeti che si muovono su delle orbite ellittiche e le macchie solari scoperte da Galileo tendevano a screditare ancora di più la teoria aristotelica 11.3 - La scienza sperimentale: sappiamo come Galileo abbia costruito il cannocchiale e gli consentì di scoprire la montuosità della luna, le macchi lunari, i satelliti di Giove e le fasi di Venere, simili a quelle lunari, gli fecero intuire che tutti i pianeti privi di luce propria la dovevano prendere dal sole, ruotando perciò intorno ad esso Un altro innovatore come il francese Francesco Bacone, nel suo “Novum organon” illustrò un nuovo metodo di indagine della natura in contraddizione con la logica aristotelica: esso si basava sulla compilazione di un catalogo con tutti i fatti naturali della storia, sia quelli considerati normali che quelli considerati scherzi della natura, in modo tale da poter aggiungere dati importanti alle conoscenza; naturalmente potevano rientrare anche gli esperimenti fatti dall'uomo I1 ‘600 è anche il secolo in cui grazie alle rivoluzioni scientifiche si fondavano anche le accademie, la prima fu quella dei Linacei a Roma nel 1603, MA ben presto si sparsero per tutta l’Europa il quale scopo era divulgare e permettere la conoscenza e la ricerca scientifica, evitando sempre la censura, non invadendo cioè i campi della religione e della politica —> si diffuse quindi l’abitudine all’interno dell accademie, di osservare fenomeni e registrare i risultati di esperimenti, rimandando ad un momento successivo l’elaborazione e la discussione delle teorie 11.4 - | progressi della medicina: anche in questo campo c'erano state numerosa innovazioni, partendo dall’anatomista fiammingo Andrea Vesalio che nel 1543 aveva pubblicato le tavole anatomiche dove descriveva precisamente gli organi del corpo umano; quest'opera in realtà portava avanti delle novità MA continuava ad essere influenzati dalle convinzioni teoriche proprie della sua epoca - e poi l’inglese William Harvey arrivò alla scoperta della circolazione del sangue partendo dall’idea della perfezione del moto circolare 11.5 - Il problema della censura: sappiamo già che dopo il ‘500 e gli eventi che causarono la riforma e la Controriforma, la Chiesa cattolica MA anche quella riformata andarono precisando il loro rispetto per l’ortodossia e per questo ogni teoria o idea che si allontanasse da essa era automaticamente condannata come eresia - ill problema non sussisteva per gli scienziati come Copernico e Galilei fino a che la Chiesa era impegnata a sterminare l’eresia e per questo i due innovatori potevano condividere le loro pubblicazioni MA quando la Chiesa estirpò l’eresia si concentrò sull’eliminare anche settori che non avevano a che fare propriamente con la religione e fu così che molti scienziati furono costretti a rinnegare quel che avevano teorizzato, messi a processo e poi esiliati, come accadde propria a Galileo e a Cartesio Le soluzioni alla censura potevano essere o quella adottata dalle accademie oppure cercare protezione da un grande personaggio influente CAPITOLO XII - L’EUROPA NELL’ETÀ DI LUIGI XIV 12.1 - L’assolutismo di Luigi XIV: alla morte di Mazzarino (1661), un Luigi XIV ventiduenne comunicò fin da subito che da quel momento in poi avrebbe regnato da solo senza alcun bisogno di un primo ministro a cui affidarsi e così fu per 54 anni, fino alla sua morte nel 1 settembre 1715; tra l’altro l’assolutismo di Luigi XIV ebbe delle ripercussioni in tutta Europa dato che nei suoi anni di regno, più della metà di essi, ci furono solo guerre proprio contro gli altri paesi del continente - nonostante ciò questo periodo viene ricordato spesso come sin momento di ”, quest’ultima veniva legata alle gesta m e al raffrozamento della monarchia e ispirò jative del re, soprattutto perché l’aggressiva politica estera e bellicosa del sovrano venne anche più volte contenuta, MA mai sconfitta definitivamente e questo lo portava a consolidare l'egemonia francese sull’Europa; oltretutto quel modello di governo si impose in molti altri paesi, per non parlare dell’importanza del francese in quegli anni, la quale veniva utilizzata come lingua della diplomazia Nonostante la sua presenza assoluta al governo, Luigi XIV si accerchiò anche di consiglieri i quali suggerimenti però potevano essere da lui seguiti o scartati liberamente; c’era un Consiglio ristretto o supremo, formato dal re stesso e da tre ministri (esteri, guerre e finanze) e la carica Più impegnativa fu la guerra contro le Province Unite, durata dal 1672 al 1678: in una prima fase, fino al 1674, la Francia ebbe il sostegno dell’Inghilterra e gli olandesi furono messi in grave difficoltà, dato che furono costretti ad aprire le dighe e allagate ampie zone e solo la flotta olandese riusciva a tenere testa ai francesi - fu poi un risveglio patriottico e antifrancese che riporta al ruolo dello Stadhouer, non più Le Witt, MA nuovamente un Orange, Guglielmo Ill 8futuro re d'Inghilterra) a rendere le province unite più forti, riuscendo ad ottenere qualche successo militare e garantendosi anche un'alleanza antifrancese che comprendeva i principi tedeschi, l'Inghilterra e la Spagna - si giunse nel 1678 alla pace di Nimega, la quale accontentava i due maggiori contendenti a spese della Spagna, ossia le Province Unite mantenevano il loro territorio e ottenevano l’abolizione definitiva della tariffa protezionista introdotta da Colbert nel 1667; la Francia annetteva la Franca Contea e alcune piazzeforti nei Paesi Bassi Spagnoli La politica estera di Luigi XIV proseguì negli anni successivi con una serie di piccole annessioni nei Paesi Bassi spagnoli, in Lorena e in Alsazia, la città imperiale di Strasburgo (1681) e nel 1683 un nuovo conflitto si aprì con la Spagna ma fu concluso con una tregua ventennale l’anno successivo; in Italia nel 1681 era stata acquistata la fortezza di Casale in Piemonte e tre anni dopo fu bombardata Genova per l'appoggio che aveva dato la Repubblica alla Spagna 12.4 - La guerra di successione spagnola e il nuovo assetto italiano: nel 1686 si era costituita ad Augusta una lega formata da Spagna, Impero, Svezia e Olanda per arginare le continue minacce francesi, MA Luigi XVI non ne fu intimorito e due anni dopo riprese l'espansione verso i Paesi Bassi e il Palatinato, dove le truppe francesi compirono terribili devastazioni e questa guerra della Lega d’Augusta o della Grande alleanza quando si unirono anche Inghilterra ed altri stati, si portasse per 9 anni fino alla pace di Rijswijk, che stabilì la restituzione di gran parte dei territori occupati dalla Francia in Lorena ed in Alsazia, in Piemonte, Pinerolo fu restituita ai Savoia MA il conflitto più grave si sarebbe aperto con la questione della successione spagnola: Carlo Il era in pessime condizioni di salute e non aveva eredi e nel 1698 Olanda, Francia e Inghilterra prevedendo la morte del sovrano spagnolo, trovarono un accordo sulla spartizione del grande impero spagnolo tra i possibili eredi, figli o nipoti delle due sorellastra del re; la morte di Carlo Il avvenne nel 1700 e Luigi XIV scoprì con sorpresa che il nipote Filippo d’Angiò, figlio del delfino, era stato nominato erede con la clausola che Spagna e Francia rimanessero separate e dopo una serie di ragionamenti Luigi XIV accettò che Filippo salisse al trono rispettando le clausole e col nome di Filippo V - il problema era che nessuna potenza era in grado di dar credito alle buone intenzioni del sovrano francese, il quale aveva già iniziato ad occupare con le sue truppe i presidi spagnoli nei Paesi Bassi r in Lombardia ed il maggior avversario che poteva avere in questo momento Luigi era l’imperatore Leopoldo | che aspirava per il figlio cadetto, Carlo d'Asburgo, l’eredità spagnola L'esercito degli Asburgo, sotto il comando del generale Eugenio Savoia prese l’inziativa in Italia nel 1701, metre la Baviera si alleava con Francia e Spagna; nel 1702 il fronte antifrancese poteva contare anche con l’Inghilterra e con le Province Unite, in seguito anche la Prussia, la Svezia ed il duca di Savoia - fu così che la guerra di successione spagnola venne combattuta dal 1702 al 1713 in Germania, in Italia, nei Paesi Bassi ed in Spagna e vide una serie di conflitti che si risolvevano in un non-nulla e solo in un momento di grande di facoltà Luigi XIV cominciò a richiedere le trattative di pace MA le eccessive richieste degli avversari lo costringevano a combattere Solo nel 1711 la guerra subì una svolta: Carlo d'Asburgo, dopo la morte del padre e del fratello maggiore diventava imperatore e la sua possibile ascesa al trono spagnolo avrebbe ricreato un impero di dimensioni pari a quello di Carlo V a cui nessuna potenza poteva aderire ed in Inghilterra una serie di conflitti interni portarono ad un non voler più combattere; tutte queste erano delle condizioni perfette per giungere alla pace che si firmò ad Utrecht nel 1713 e grazie alla quale l’Inghilterra ottenne alcuni privilegi commerciali dalla Spagna ed il riconoscimento delle conquiste di Gibilterra e Minorca e di alcuni territori francesi nell'America settentrionale, Luigi XIV vide solo il riconoscersi della corona spagnola a Filippo V e con la conferma della separazione tra le due dinastie, i Paesi Bassi spagnoli vennero posti sotto la giurisdizione asburgica e i domini spagnoli in Italia vennero affidati anch'essi agli austriaci MA lo Stato sabaudo riuscì ad uscire dalla sudditanza francese 12.5 - La formazione della Prussia e il problema del Baltico: in Germania l’ascesa della Prussia nel corso del XVII e XVIII secolo presenta qualche analogia con quello che avvenne in Italia con lo Stato sabaudo Il nucleo originario della Prussia era costituito dalla Marca del Brandeburgo, concessa a Federico VI di Hohenzollern nel 1415 insieme alla dignità di principe elettore MA solo nel 1618 essa entrò a far parte dei domini dell’elettore di Brandeburgo; gli Hohenzollern avevano altri possedimenti in Germania occidentale e nel basso Reno, con la pace di Vestfalia avevano ottenuto anche parte della Pomerania e alla metà del ‘600 era evidente la frammentazione territoriale, evidenziata dalla distanza e diversità fra il Brandeburgo e la Prussia, che rimaneva un feudo del Regno di Polonia —> Alla soluzione di questi problemi attese Federico Guglielmo il Grande Elettore, il quale avviò la formazione di un esercito permanente MA per fare ciò gli era necessario garantirsi entrate regolari e lo fece accettando i finanziamenti della Francia disposta ad assoldare i principi protestanti, sfruttando i possessi demaniali e organizzando un sistema fiscale efficiente, sconfiggendo i privilegi delle città e delle nobiltà Gli Hohenzollern erano poi calvinisti dal 1613, pur governando sui sudditi principalmente luterani e questo consentì a Federico Guglielmo di accogliere i profughi ugonotti ed in politica estera il Grande Elettore si inserì nel conflitto tra Polonia, Danimarca e Svezia per il dominio del Baltico, ottenendo dalla Polonia la fine della dipendenza feudale della Prussia e questo permetterà al figlio di Federico Guglielmo, Federico di ottenere il titolo di re di Prussia nel 1700 col titolo di Federico | Questo rafforzamento della Prussia non modificò le direttrici dell’espansionismo svedese iniziato ai tempi di Gustavo Adolfo, dato che essa dopo la guerra sul Baltico aveva instaurato la sua egemonia su quel mare e negli ultimi decenni del ‘600 Carlo IX era riuscito a trasformare la Svezia in uno Stato assoluto di tipo francese e quello che gli interessava più che altro era indebolire la Polonia 12.6 - La Russia di Pietro il Grande: nei 50 anni dopo alla morte dello zar fondatore della dinastia Romanov (1645), Michele, e soprattutto durante il regno del figlio, lo zar Alessio, si vennero accentuando alcuni tratti caratteristici dell’organizzazione russa: il Codice del 1649 cercò di dare un ordine alla società dividendola in tre ceti fondamentali: gli “uomini di servizio”, fra cui la nobiltà al servizio dello Stato, gli “uomini del borgo” ossia mercanti e artigiani e gli “uomini del distretto” ossia contadini servi e contadini liberi; si definiva in questo modo il carattere permanente della servitù della gleba e abolì ogni limite temporale al diritto dei proprietari di ricercare i perseguire i servi fuggiti Questo generale irrigidimento diede vita negli anni ’50 a episodi di malcontento e a rivolte urbane e rurali, tutte duramente represse: nel 1656 i mercanti si sollevarono contro le limitazioni loro imposte e contro un’improvvisa svalutazione della monete MA tutto ciò non costituì una rivoluzione per l'assetto sociale, se non quando, sia nel ‘600 che nel ‘700 furono innescate delle rivolte dai cosacchi delle regioni sudorientali, essi essendo nomadi erano da sempre contrari all’estendersi nei loro territori dei possessi della grande nobiltà e delle strutture di controllo statele - nel 1670 un capo cosacco del Don si pose a capo di una formazione ribelle e con lo scopo di liberare il popolo della servitù e dei soprusi ed in breve tempo tutte le città e campagne del Volga meridionale erano insorte MA tutto si risolse nel sangue e con la cattura del capo cosacco e la sua esecuzione A queste tensioni di ordine sociale si aggiunsero i contrasti religiosi, ossia la riforma della Chiesa Russa, promossa dal patriarca Nikon nel 1652 prevedeva uno scisma tra le minoranze degli oppositori ed i fedeli della Chiesa ufficiale Dalla 1682 con il regno di Pietro il Grande, ebbe inizio un periodo decisivo per il rafforzamento dell'Impero russo sia sul piano interno che su quello internazionale ed ill suo fu un governo assoluto ed autocratico ed il suo obiettivo principale fu sempre quello di trasformare la Russia in un organismo militare e statale in grado di confrontarsi con i paesi più progrediti d'Europa - forse questa sua volontà di cambiamento era stata data da una dura sconfitta nelle Il guerra sul Baltico ( o del Nord) quando gli svedesi distrusse un esercito russo 5 volte superiore, dimostrando così che la risoluzione del problema militare era improrogabile e per questo fu mi; l’ammanetto e vennero ampliate le basi di reclutamento con il contributo di tutti i ceti e l’esercito non ebbe più un’organizzazione territoriale MA nazionale, ricevendo un nuovo addestramento a opera di addestratori stranieri —> in breve tempo questo esercito fu in grado di opporsi agli Svedesi e nel 1709 le truppe di Carlo XII di Svezia vennero sbaragliate a Poltava e costretto a rifugiarsi presso i turchi Pietro don il suo regno anche di una marina da guerra, utile per rispondere agli attacchi sul Baltico, dato che la Russia non aveva sbocchi sul mare e solo nel 1703 venne fondata sullo sbocco del golfo di Finlandia la città di Pietroburgo, poi capitale Pietro trasformò anche il sistema fiscale dello Stato e potenziò l'economia con interventi di tipo mercantilistico, il coordinamento amministrativo ed esecutivo fu affidato ad un Senato di9 membri e l’organo rappresentativo due nobili, la Dama, venne abolito; a coronare questa politica antinobiliare ci fu la Tabella dei ranghi nel 1722, che suddivise tutte le carriere militari e dove anche i nobili dovevano partire da quella più bassa e che solo il raggiungimento dell’ottavo grado avrebbe garantito il titolo di nobiltà Per quanto riguarda l’aspetto religioso, lo zar intervenne abolendo nello stesso anno e affidando ad un sinodo, con a capo un procuratore nominato dal sovrano, la guida della vita spirituale ed il controllo delle proprietà ecclesiastiche - nel campo educativo lo zar Pietro introdusse le scuole militari e di navigazione con l’obiettivo di fornire una preparazione matematica e scientifica, esente dall’educazione religiosa “ Verso la metà del ‘600 olandese Compagnia unificata delle Indie orientali costituì la più significativa presenza europea in Asia, riuscendo ad impadronirsi delle Molucche, ossia le isole delle spezie, della Malacca, di buona parte dell’arcipelago indonesiano, di Sumatra e di Giava dove nell'odierna Jakarta fissarono la capitale del loro impero commerciale ed è da lì che per quasi mezzo secolo gli olandesi furono padroni del traffico delle spezie, specialmente della noce moscata e dei chiodi di garofano - in Indonesia i membri della Compagnia potevano agire come rappresentati dello stato olandese e quindi potevano stipulare contratti prendere possesso si territori con il diritto di sovranità, armare un esercito e dichiarare guerra MA fuori dall’arcipelago quelle zone che erano sotto il controllo della Compagnia, i suoi membri dovevano mantenere relazioni amichevoli con le autorità locali così da assicurarsi il buon andamento degli affari; = Anche la Compagnia delle Indie orientali inglese mantenne a lungo una politica accorta come quella olandese e solo verso la fine del XVIII secolo essa si intromise nella politica interna degli Stati indiani per contrastare la crescente potenza commerciale della Francia; la Compagnia inglese aveva concentrato i propri commerci sulla costa orientale dell’India e vennero instaurati a Surat e a Madras centri commerciali che diedero ottimi profitti e poi l’attività venne estesa al Bengala e alla costa del Malabar dove si cercò di riprendere il traffico del pepe e poi l'acquisizione di Bombay nel 1665 - gli agenti inglesi possedevano dei diritti simili a quelli olandesi MA non il potere militare e diplomatico e questo mise a rischio negli anni ’60 e ‘70 del ‘600 l’attività commerciale della compagnia, dato l’indebolimento del potere che causava una rigida anarchia; gli inglesi si videro imporre un alto dazio per i loro commerci e non poterono ribellarsi - essi importavano dall’Oriente il tè, caffè, salnitro e anche tessuti Dato che anche la Francia importava tessuti, la produzione di essi e la loro lavorazione venne messa in crisi in Europa e per questo molti stati adottarono una serie di provvedimenti protezionistici per favorire i produttori europei MA nonostante queste precauzioni l'Olanda e l’Inghilterra continuarono ad essere impegnate nell’esportazione di prodotti orientali verso l'Occidente Nel corso del XVIII secolo la compagnia inglese andò consolidando il proprio potere fino a superare quella olandese e doversi preoccupare solo della concorrenza francese; quest’ultima era iniziata nel 1637 con la cessione alla Compagnia francese delle Indie orientali di un villaggio non lontano da Madras ed in realtà la politica francese nelle Indie rimase a lungo di mera protezione delle proprie tratte dagli attacchi olandesi e inglesi e fu solo a metà del ‘700 quando il governatore di Pondichery, Joseph Dupleix tentò di costruire un vero e proprio impero coloniale mettendosi in contrasto con l'Inghilterra - lo scontro durò per più di vent'anni MA il sogno di Dupleix svanì non per le sconfitte inglesi, bensì per le incomprensioni che ci sono state in patria verso i suoi piani e quindi dopo una breve tregua (prima fase 1740-48) i conflitti ripresero nel 1756 fino al 1763 e dopo una serie di scontri che videro la potenza inglese sovrastare le forze francesi, gli inglesi riuscirono a conquistare Pondichery nel 1761 e la Francia dovette abbandonare il Bengala e la compagnia inglese rimasta la sola a dominare il commercio con l’India avocò a se l’amministrazione del Bnegala e del Bihar trasformandosi così in un possedimento coloniale MA solo dopo il XIX secolo la corona britannica avrebbe assunto il controllo diretto dell’India Alla fine del XVIII secolo i domini britannici si estesero al continente nuovissimo, ossia all’Australia che era stata scoperta nel 1642 dall’olandese Abel Tasman e conosciuta come Nuova Olanda; dopo che il capitano James Cook ebbe esplorato nel 1770 le coste orientali dell'Australia, gli inglesi si stabilirono in alcune zone costiere che solo agli inizi dell’800 divennero colonie di popolamento 13.4 - L'America spagnola e portoghese: gli spagnoli furono i primi a consolidare in America il loro impero coloniale, MA bisogna distinguere fra alcuni territori come il Messico e il Perù che furono protagonisti di un'intensa immigrazione spagnola, mentre territori come i Caraibi, Florida, California, Cile e Paraguay dove gli insediamenti erano più rari L'America spagnola era divisa in vicereami, dove accanto alla figura del viceré furono istituite le audiencias, ossia dei tribunali superiori dotati di compiti amministrativi ed erano cariche dii nomina regia e non ereditarie; quasi sempre i funzionari di grado più elevato provenivano dalla madre patria e ad essi era vietato acquistare case e proprietà in America e sposare donne del luogo, anche se di origine spagnola e questo era perché si volevano evitare collusioni di interessi con gli spagnoli nati in America (i creoli) e per ridurre la corruzione e l’inefficienza la corona spagnola introdusse nel 1782, un sistema di controllo affidato agli intendenti, modellato sul sistema francese Più graduale e tarda fu l’organizzazione amministrativa del Brasile portoghese ed il modello fu quello spagnolo, come conseguenza dell’unione delle due corone fra il 1580 e il 1640; fu proprio in quest’ultima data che il governatore generale del Portogallo assunse la carica di viceré MA il vicereame fu istituito solo nel 1714 e venne data una maggiore libertà ai coloni brasiliani rispetto ai creoli - tra ‘600 e ‘700 il Brasile dimostrò un notevole dinamismo tradottosi nella vittoria contro gli olandesi, che avevano occupato la regione di Pernambuco e nell'espansione a sud, a nord e all’interno oltre la linea del trattato di Tordesillas del 1494 e quindi nei territori spettanti alla Spagna; alla fine del XVIII secolo i confini del Brasile avevano raggiunto le Ande ed i portoghesi misero in atto il sistema produttivo fondato su piantagioni di canna da zucchero e sul lavoro degli schiavi neri 13.5 - Lo stato cristiano-sociale dei gesuiti: gli stati missionari avevano il principale scopo di isolare gli indiani dai colonizzatori spagnoli, per evitare il più possibile lo sfruttamento delle popolazioni indigene ed i più risoluti nel realizzare questo disegno furono i gesuiti; nella regione del Paraguay tra il 1610 e il 1628 furono istituite 13 comunità o reducciones nelle quali vivevano oltre 100.000 Indios di prevalenza guaranì; queste reducciones erano organizzate sui principi evangelici dell’eguaglianza sociale e della comunità dei beni, nel tentativo di costruire un repubblica cristiana Presto queste reducciones divennero l’obiettivo dei bandeirantes, i meticci brasiliani che cacciavano schiavi e he consideravano una preda molto ambita gli Indios convertiti, educati e già addestrati al lavoro, ed infatti in pochi anni ne furono catturati 60.000 e le compagnie gesuite furono costrette a trasferirsi più a sud MA altrove nelle zone dei fiumi Uruguai e Rio Grande do Sul i gesuiti organizzarono una risposta armata e sconfissero nel 1641 le turbe dei bandeirantes Lo stato sociale dei gesuiti non sarebbe potuto sopravvivere senza il consenso dell’autorità civile MA quando nel 1750 la Spagna cedette i territori del Paraguay al Portogallo gli Indios sostenuti dei gesuiti opposero una resistenza armata MA questo fu utile solo al primo ministro portoghese, il marchese di Pombal, il pretesto per la chiusura delle riducciones ed infatti due anni dopo la compagnia dei gesuiti sarebbe stata soppressa e nel 1767 anche in Spagna 13.6 - Metalli preziosi, piantagioni e schiavi: lo sfruttamento delle risorse di metalli preziosi ebbe un ruolo decisivo fin dalla scoperta del Nuovo Mondo ed in particolare la produzione di argento aumentò enormemente fino a rappresentare nel XVI secolo l’80% del valore delle esportazioni in Europa MA a partire dal declino 1630-1640 vi fu un progressivo esaurimento dell'argento peruviano estratto nel Potosì, compensato da una ripresa delle miniere messicane dello Zacatecas agli inizi del ‘700 e nello stesso periodo si vide un incremento dell’oro brasiliano L’esportazione di metalli dominava i rapporti con la madre patria MA altre forme di organizzazione economica definirono il quadro produttivo dell’America latina e per questo in alcune regioni si andavano accentuando forme di specializzazione produttiva, come l’allevamento bovino a Santo Domingo e nella Plata che diede luogo ad un’esportazione del cuoio; più significativo fu l’insediamento delle piantagioni nelle zone insulari o in quelle aperte verso l'Oceano Atlantico, dove si coltivavano canna da zucchero, cacao, caffè e tabacco - questo sistema delle piantagioni era approdato con quelle brasiliane per la canna da zucchero, originaria del Golfo del Bengala Ed è così che cominciarono ad essere importati gli schiavi neri dall’Africa, dato che gli insediamenti commerciali costieri in quel continente fornivano uomini; essi erano principalmente vittime delle guerre fra gli “stati” africani o fra le tribù, conflitti ai quali si associavano spesso gli europei ed era proprio il loro stato di prigionieri di guerra a giustificare la loro schiavitù - ben presto gli europei approfittarono degli schiavi per farne un vero e proprio mercantò, offrendoli in cambio di merci di prestigio, come la seta o armi da fuoco e cavalli ed erano principalmente i portoghesi a controllare questa realtà di scambio nel ‘500 MA ben presto l'economia delle piantagioni fondata sul lavoro degli schiavi si diffuse dal Brasile ad altre zone dell’America 13.7 - Olandesi, francesi e inglesi in America: spesso le colonie spagnole nel Nuovo Mondo vennero attaccate dalla pirateria e dal contrabbando, praticati soprattutto dagli inglesi, dai francesi e gli olandesi: essi puntavano alle navi che trasportavano metalli preziosi ed i contrabbandieri si presentavano du fronte ai porti dell’America e con la complicità delle autorità locali, scaricavano e vendevano beni che erano richiesti nelle colonie MA che la Spagna non era in grado di fornire Erano le Grandi e Piccole Antille i punti di appoggio ideale per le azioni dei contrabbandieri e dei pirati e gli spagnoli non furono in grado di controllare le isole, se non le più grandi Cuba e Santo Domingo e fu così che nel corso del ‘600 essi francesi, olandesi e inglesi si stabilirono in questo arcipelago e l’iniziativa fu affidata alla compagnie commerciali: “gli olandesi si trovavano a Curagao dal 1634 ed in altre isole a ridosso del Venezuela attuale MA già la compagnia olandese delle Indie occidentali amministrava sul continente la Guiana dove erano giunti nel 1580 e avevano dato avvio alla coltivazione della canna candidato della Francia e suocero di Luigi XIV, determinò l’intervento della Russia che impose l’elettore della Sassonia Federico Augusto, sostenuto anche dall’Austria - la guerra che ne seguì fu tra Francia, Spagna e Savoia da una parte e Austria dall’altra e si svolse prevalentemente in Italia e a soli due anni di distanza i francesi giunsero ad un accordo con l’Austria e la pace di Vienna arrivò nel 1738 determinò nuove modifiche in Francia e in Italia: a Stanislao venne concesso il Ducato di Lorena avendo rinunciato alla corona di Polonia, e Francesco Stefano di Lorena, sposo di Maria Teresa d’Austria, erede di Carlo VI, fu compensato con il Granducato di Toscana; Carlo di Borbone, duca di Parma e figlio di Filippo V di Spagna e della Seconda moglie Elisabetta Farnese, ottenne il regno di Napoli e di Sicilia; Carlo Emanuele III di Savoia, ricevette invece di tutta la Lombardia, solo Novara e Tortona; l’Austria infine vide riconosciuta della Francia la sanzione di Carlo VI per l’eredità delle figlie femmine ed in Italia ebbe il Ducato di Parma Nel 1740 con la morte di Carlo VI e l’ascesa al trono di sua figlia Maria Teresa, ill giovane re di Prussia, Federico Il invase e occupò la Slesia, una ricca provincia asburgica a nord-est della Boemia lungo il fiume Older ed è così che la successione austriaca fu nuovamente motivo di guerra con il nuovo fattore che prevedeva l’espansionismo prussiano e presto si aggiunsero le pretese austriache per la successione dell’elettore di Baviera, imparentato con gli Asburgo e sostenuto dalla Francia - nel blocco antiaustriaco entrarono Spagna e Prussia e dall’altra anche Inghilterra e Olanda ed in seguito i Savoia —> la guerra si combatte in Boemia, Germania, nelle Fiandre e nell’Italia settentrionale e non vide vittorie o sconfitte decisive e poi venne stipulata ad Aquisgrana nel 1748, l’Austria ottenne il riconoscimento decisivo della prammatica sanzione MA dovette cedere la Slesia alla Prussia ed il Ducato di Parma a Filippo, fratello del re di Napoli Carlo di Borbone, qualche modesto ampliamento in Lombardia fu concesso in Lombardia ai Savoia, mentre la Francia uscì dalla guerra a mani vuote e per l’Italia iniziò un lungo periodo di pace e di stabilità politica si sarebbe interrotto solo nel 1796 con la campagna di Bonaparte Queste condizioni non accontentarono l’Austria che si alleò con la Francia promettendogli la cessione dei Paesi Bassi e la seconda puntava alla conquista di Hannover, appartenente alla corona inglese e potevano contare sull’alleanza della Russia, mentre la Prussia si alleava con l’Inghilterra - per quest’ultima e per la Francia il conflitto ebbe dimensioni mondiali, con gravi mutilazioni per i possessi francesi d'oltremare e col riconoscimento della supremazia inglese (pace di Parigi 1763) e sul contente europeo sentendosi accerchiata, diede inizio alla guerra dei Sette anni, dal 1756 al 1763 che ebbe a lungo un andamento incerto MA fu l’ascesa dello zar Pietro Ill a salvare Federico Il e per questo stipulata una pace separata nel 1762 e pochi mesi dopo nel 1763 fu stipulata ad Hubertusburg, nel 1763, venne firmata anche fra Austria e Prussia: MA nulla cambiò a livello territoriale Nel frattempo l’organizzazione territoriale e strutturale della Polonia si era indebolita di molto e questo portò nel 1772 a Federico Il concluse con Russia e Austria un accordo che privò la Polonia di un terzo del suo territorio, ossia una prima spartizione, poi una seconda con al centro Russia e Prussia nel 1791 e fu poi una sollevazione del popolo polacco a far determinare una terza spartizione fra Russia, Austria e Prussia e alla scomparsa della Polonia come stato autonomo 14.3 - Inghilterra: è importante comprendere su quali basi politiche poggiò la supremazia inglese del ‘700, dato che fin troppo a lungo si è semplificato alla presenza del partito dei Whigs, che dominò la vita parlamentare tra il 1715 e il 1760 durante i regni di Giorgio | e Giorgio II; il conflitto tra Whighs e Tories si caratterizzava per i loro interessi differenti, i primi per gli interessi del denaro ed i secondi per i territori MA in realtà nessuna delle due fazioni desiderava ostacolare lo sviluppo delle attività commerciali e finanziari, considerate la base della ricchezza del paese, le contraddizioni tra i due partiti stavano più che altro nelle differenti tradizioni politiche e religiose, eppure concordarono con il Black Act del 1723, ossia un legge dura contro la caccia di frodo e altre offese alle proprietà rurali Vincitori delle elezioni del 1715, i Whigs erano soprattuto interpreti della Gloriosa Rivoluzione e sostenitori della monarchia costituzionale e controllata dal Parlamento, e di governo svincolato dagli arbitri del sovrano; la Camera dei Comuni contava di 558 membri, di cui 45 scozzesi e le circoscrizioni elettorali variavano grandemente per dimensione senza alcun rapporto con il numero di abitanti ed in generale il diritto di voto era concesso ai proprietari territori con una rendita minima di 40 scellini e solo dodici borghi godevano di suffragio universale maschile e spesso la corruzione macchiava quest’istituzione Alla fine del ‘600 anche l'Inghilterra, come l’Olanda, si dotò di strumenti necessari alla gestione e alla cessione delle attività finanziarie, per quanto, fino alla fine del’700, non esistesse un luogo dedicasse a queste attività come la Borsa di Amsterdam MA nel 1694, insieme a tutte le banche private, venne fondata la Banca d'Inghilterra che svolse un ruolo fondamentale per lo sviluppo dell'economia nazionale, dato che ebbe dal Parlamento l’approvazione di emettere cartamoneta, di svolgere funzioni di tesoreria per lo Stato e di riconiare la moneta metallica MA essa divenne il canale privilegiato dei risparmiatori privati e utile a garantire al governo di finanziare le guerre all’estero Nel 1720, quando la Compagnia dei Mari del Sud fallì e scoppiò un grave scandalo, dato che essa aveva ottenuto la conversione della parte del debito pubblico in azioni alla compagnia e solo il whig Robert Walpole riuscì a salvare il governo - ed in questo momento la definizione dei poteri del re e quelli dei mostri era tutt'altro che chiara ed il tutto era complicato dal fatto che Giorgio I non conosceva l'inglese e doveva esprimersi in francese o in latino e per questo Walpole decise di presiedere le riunioni del comitato dei ri e riferire tutto al re e così si venne formando la tradizione di un governo di gabinetto, in cui era assente il re ed era la prefigurazione di quel passaggio da monarchia costituzionale a monarchia parlamentare Walpole risanò le finanze ed adottò una politica fiscale moderata, mirando ad un'intesa con la Francia e tenne il suo paese lontano dalla faccenda della guerra di successione polacca MA alla fine degli anni trenta fu costretto ad un’entrata in guerra contro la Spagna (1739), dati tutti quei sostenitori di una politica di maggior impegno internazionale dell’Inghilterra e poi la partecipazione nella guerra di successione austriaca per poi vedere nel ’42 le dimissioni di Walpole Dopo un breve periodo di tensioni interne legate ad una rivolta stuardista, l'Inghilterra riprese la sua politica coloniale e il campione di questa politica fu il whig, William Pitt, il quale guidò il paese verso la vittoria sulla Francia; egli venne però estromesso dalla scena politica nel 1761 fu costretto a dimettersi e l’anno precedente salì al trono Giorgio III il quale cercò di imporre i suoi uomini contro il vecchio gruppo dominante whig e sostenne una pace moderata con la Francia 14.4 - La Francia: nei cinquant'anni che seguirono la morte di Luigi XIV,, la Francia collezionò una serie di insuccessi in politica estera, fruttando solo l’acquisto della Lorena; questo era dovuto forse alla politica francese che in questo periodo si trovava sotto il segno dell’incertezza, con i primi anni della reggenza del duca Filippo di Orleans, dato che Luigi XV era un bambino di cinque anni al momento della morte del bisnonno l’impianto della monarchia assoluta sembrava entrare in e presero vigore le opposizioni come le grandi nobiltà, i Parlamenti = corti di giustizia e i giansenisti L'episodio più significativo fu l'esperimento di riforma finanziaria tentato con l’appoggio del reggente, dallo scozzese John Law tra il 1716 e il 1720, proponendo una vera e proprio rivoluzione monetaria e insieme una riforma fiscale: la prima era basata sulla sostituzione dell amoneta Metallica a con quella cartacea, garantita dalla Compagni f’Occidente e la seconda si fondava sull’abolizione delle imposte dirette e indirette a favore di un’imposta fondiaria unica e sull’abolizione degli appalti; l’obiettivo era quello di annullare il deficit di bilancio statale con una conversione dei titoli del debito pubblico in azioni della Compagnia e di aumentare la ricchezza del paese in virtù di una più rapida circolazione del denaro - quando il progetto iniziò a realizzarsi il Law fondò prima una banca privata e al tempo stesso banca di deposito e di emissione MA quando gli speculatori cominciarono a chiedere la conversione della moneta cartacea in metallica ci fu il crollo di un sistema provocava rapidi imporevimenti in estesi strati sociali e stessa cosa per gli strati arricchiti e così il problema del debito e delle finanze pubblici erano destinati a diventare uno dei nodi irrisolti della politica francese del ‘700 AI di là dell’irresolutezza di Luigi XV, troppo preso da uno stile di vita leggero e dagli intrighi delle sue amanti, il meccanismo della monarchia francese sembrava bloccato 14.5 - l’esercito prussiano e le forme della guerra: Federico Il e la Prussia furono i grandi protagonisti delle guerre continentali dal 1740 al 1763, il suo esercito era stato forgiato molti anni dopo durante il regno di Federico Guglielmo il Grande Elettore, e Federico Guglielmo | portò l’esercito al numero di 80.000 uomini introducendo il servizio obbligatorio - suo figlio Federico Il proseguì la politica di rinforzamento dell’esercito portandolo alla fine del suo regno a 195.000 uomini e palio l’organizzazione burocratica e amministrativa che assicurava il mantenimento della macchina bellica, raggiungendo alti livelli di disciplina e addestramento Si sostiene in genere che le guerre del ‘700 fossero meno sanguinose perché non mosse da cause religiose, MA fu la riduzione del saccheggio delle città e dei territori conquistati fu il risultato di una necessità di evitaste che gli eccessi fossero distruttivi anche per le forze occupanti e quindi i generali spesero con più accortezza le vite dei loro soldati, riconoscendo che l'addestramento e il loro mantenimento era molto costoso CAPITOLO XV - LA SOCIETA’ DELL’ANCIEN REGIME 15.1 - Demografia e strutture familiari: con il termine ancien regime si indica il sistema politico esistente in Francia prima della rivoluzione del 1789 e coniato dagli stessi rivoluzionari; colture foraggere avevano la proprietà di arricchire il terreno e aumentavano la disponibilità alimentari per gli uomini e per il bestiame L’allevamento diveniva componente fondamentale dell’azienda agricola, forniva concime naturale per la terra e carne e latte per il mercato Questi nuovi sistemi di diffusero nella Francia settentrionale e nella Germania nord-ovest, nelle Fiandre e in Lombardia già nel XVI secolo si erano sviluppate aziende agrarie moderne - questa agricoltura può essere chiamata capitalistica, data la presenza di un imprenditore, proprietario o affittuario che investe capitali sulla terra e si avvale di manodopera salariata - ci fu un ritardo però nell’affermarsi delle coltivazioni di origine americana, a differenza di quanto accadeva in America con i cereali europei 15.5 - Industria rurale e manifattura: le campagne del ‘700 erano anche sede di un'importante attività di produzione industriale eseguita a domicilio dai contadini nelle pause del lavoro e durante la stagione morta e questa industria rurale e domestica era dedita alle operazioni tessili, filatura e tessitura; questo sviluppo dell’industria rurale si vedeva dalla fine del Medioevo MA si era accentuato di molto fra ‘500 e ‘600 in rapporto all’affermarsi della nuova figura del mercante imprenditore all’irrigidirsi delle corporazioni di mestiere avevano norme rigide sull’organizzazione del lavoro e sul reclutamento della manodopera attraverso luoghi apprendistati ed esse offrivano una manodopera ad alto costo Le campagne offrivano una manodopera a basso costo, ampliandone o riducendo le dimensioni in rapporto alla domanda, dove il mercante imprenditore forniva la materia prima e ritirava il prodotto finito per venderlo e questo sistema ebbe un’ampia diffusione in tutta Europa e consentiva ai contadini di sfuggire all’ingrata condizione di un precario lavoro agricolo e di raggiungere più alti livelli di vita In alcune regioni d'Europa questo fenomeno ha assunto dimensioni tali che si è potuto parlare di protoindustria, dove la materia prima e a volte anche ai macchinari non appartenevano all’operaio MA all’imprenditore stesso e la produzione avveniva su larga scala ed il prodotto finale non era destinato al mercato locale MA nazionale o internazionale 15.6 - Società per ceti e forme di governo: per descrivere la società di ancien regime deve essere adottato il termine di ceto, caratterizzato dal prevalere dell’appartenenza per nascita e da una staticità e da una strutturale diseguaglianza per nascita, la società per ceti è il trionfo del privilegio ed infatti cambiare ceto era un evento veramente eccezionale In tutta Europa il ceto dominante era la nobiltà, feudale o proveniente dalle cariche amministrative e giudiziarie o patriziati cittadini Il successo della monarchia assoluta è da ricollegare all’ancien regime, in rapporto alla resistenza dei ceti: infatti esso aveva avuto successo in Francia, in Spagna, in Prussia e nei domini ereditari della Casa d’Austria MA ciò non avvenne in Germania dove il potere centrale era praticamente inesistente 15.7 - Povertà e controllo sociale: nella società preindustriale una percentuale elevata della popolazione era costituita da poveri, comprendendo nella categoria non solo i mendicanti, i vagabondi e i senza lavoro MA anche coloro i quali non riuscivano a raggiungere, con il lavoro, i livelli minimi di sussistenza e l’aiuto che veniva fornito a questa classe della società in molte città d’Europa nel corso del ‘500 era quello di isolare i poveri in ospizi e ospedali - in Inghilterra vennero invece organizzate delle case di lavoro coatto istituite nel 1696, ad Amsterdam una casa per uomini e una per donne e bambini per lavoro coatto, dove la prima lavorava il legno e la seconda era specializzata nella filatura; l'ospedale generale di Parigi è forse l’istituzione più nota, fondato nel 1651 e diviso in vari ospizi; questo perché il lavoro era considerato come un valore ed un obbligo mentre l’ozio come una colpa sociale Questi ospedali e ospizi avevano una organizzazione e una struttura che ricordavano il convento e prefiguravano la prigione,, dato che i poveri furono considerarti elementi asociali, equiparati ai pazzi e alle prostitute CAPITOLO XVI - L’ILLUMINISMO E RIFORME 16.1 - L’illuminismo: La vita culturale del XVIII secolo fu dominata da un grandioso movimento intellettuale che coinvolse tutta la società colta europea e che, in omaggio al ruolo rischi aratore assegnato alla ragione, è stato chiamato «Illuminismo». La Francia fu il maggiore centro di diffusione di questo movimento. Nell’Illuminismo convergono posizioni e orientamenti, interessi e riflessioni molto diversi e talora antitetici. Nonostante questa estrema varietà e pluralità, è possibile individuare alcune caratteristiche comuni e unificanti. Fra queste innanzitutto il modo di considerare la ragione, di cui non solo vengono esaltati i poteri, ma è anche proposto un impiego libero e spregiudicato. In seno al movimento illuminista si venne precocemente manifestando un’esigenza riformatrice della società e dei costumi che si espresse in progetti e teorie spesso contrastanti. Presente in tutto il pensiero illuminista fu la fiducia nel progresso, che nasceva da una riflessione sulla storia intesa come faticoso processo di incivilimento e come liberazione dalla tutela del sacro e dell’irrazionale. Bersaglio centrale degli illuministi furono la Chiesa e le confessioni religiose in genere, considerate fonti di ignoranza: in questo senso l’Illuminismo fu un movimento profondamente laico. Protagonista dell'Illuminismo fu una nuova figura di intellettuale, più saggista che filosofo, spesso giornalista e pubblicista, fondamentalmente eclettico e disposto ad esplorare nuovi campi disciplinari, votato alla divulgazione in un rapporto costante con il suo pubblico. In rapporto a questa aspirazione a estendere l’influenza delle nuove idee, si rafforzarono e si moltiplicarono i luoghi e gli strumenti della comunicazione: salotti, caffè, club, accademie e tutte le pubblicazioni a stampa, pamphlets, riviste e gazzette. L'immagine tradizionale di un Illuminismo segnato esclusivamente da un’impronta razionalista non deve tuttavia far dimenticare che, proprio nell’ambito della cultura dei Lumi, si consolidò l'interesse per le componenti affettive ed emotive, tanto da fare del sentimento una categoria interpretativa e uno strumento di comprensione dell’agire umano. 16.2 - Cultura e politica nel’700 francese: La Francia agli i popolato e complessivamente più ricco del continente. zi del ‘700 era il paese più La sua influenza politica si estendeva su tutta Europa. La sua vita di corte era da tempo il modello da imitare. Le arti, soprattutto quella della parola avevano avuto nel ‘600 uno straordinario sviluppo. L'ampiezza e la ricchezza dei ceti privilegiati alimentavano un numeroso strato intellettuale. L’assolutismo di Luigi XIV aveva, per altro verso, suscitato una estesa cultura di opposizione. Giansenisti, libertini, ugonotti espulsi dal paese, aristocratici ostili all’assolutismo avevano tutti contribuito a creare un terreno favorevole al dibattito e un pubblico disposto ad accogliere e a diffondere gli argomenti degli oppositori. Da questo intreccio insolitamente ampio nacquero le prime opere dell’Illuminismo. Destinate al grande pubblico, le opere che affrontavano l’analisi della società furono non solo trattazioni ma spesso scritti in forma di saggio. Un esempio che ebbe immediato successo erano le Lettere persiane di Charles de Secondat, barone di Montesquieu. Ma la fama di Montesquieu è legata soprattutto a l’Esprit des lois pubblicato nel 1748, una delle opere più importanti del pensiero illuminista. Nel libro confluiscono considerazioni politiche, morali, giuridiche ed è soprattutto quello che oggi potremmo chiamare un testo sociologico. Dopo aver descritto i caratteri dei tre sistemi politici fondamentali: repubblica, monarchia, dispotismo, e dei princìpi che li reggono (rispettivamente virtù, onore, paura), Montesquieu sottolineò l’importanza dei corpi intermedi (i Parlamenti) come antidoto alla degenerazione delle monarchie in dispotismo. Dall'esame del sistema politico inglese trasse la convinzione dell'importanza della separazione dei poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario. La realizzazione culturale più significativa dell’Illuminismo francese fu un’opera collettiva, l’Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri. Composto da 17 volumi di testo e 11 volumi di tavole, negli anni della pubblicazione la figura del philosophe si identificò spesso con quella dell’enciclopedista: per i numerosi collaboratori e per le dure battaglie combattute contro la censura e contro l’ostilità degli ambienti culturali più retrivi, l’Enciclopedia fu considerata espressione dei un vero e proprio «partito filosofico». All’Enciclopedia parteciparono tutti i maggiori intellettuali francesi del tempo, ma moltissime voci furono redatte da Diderot e da un ristretto numero di collaboratori. Lo sforzo di divulgazione investì ogni settore e fu accompagnato dalla lotta contro l’oscurantismo e i pregiudizi della cultura tradizionale. Negli stessi anni e negli stessi ambienti maturò il pensiero di Jean-Jacques Rousseau, la personalità più problematica e complessa dell’Illuminismo Ginevrino. Dopo una giovinezza irrequieta entrò in contatto, a Parigi, con i circoli intellettuali e collaborò all’Enciclopedia con articoli di argomento musicale e redigendo la voce Ecomonia politica. Rousseau criticava radicalmente la società e le istituzioni e guardava alla storia come progressiva decadenza e corruzione, rispetto a uno stato originario in cui gli uomini erano innocenti e uguali. Fondamento dell’ineguaglianza era stata l'introduzione della proprietà privata. Queste posizioni, che rovesciavano la visione tipicamente illuminista della società in termini di progresso e mento, determinarono la rottura di Rousseau con gran parte del mondo dei philosophes e degli enciclopedisti. Tuttavia egli non si fece sostenitore di un ritorno a un mitico stato di natura, ma elaborò una proposta di rifondazione della società e dell’uomo: il progetto politico fu esposto nell'opera il Contratto sociale. Un nuovo ordine politico poteva scaturire soltanto da un particolare tipo di contratto sociale la cui clausola fondamentale consisteva nell’alienazione da parti di ciascun associato di tutto se stesso e di tutti i suoi diritti in favore della comunità. L'organismo sociale, nato da tale patto si esprime ed esercita la propria sovranità attraverso la volontà generale. Gesù (che sarà restaurata nel 1814). Nell’altro grande settore di intervento dell’assolutismo illuminato, quello amministrativo, le riforme mirarono a rendere più razionale la macchina statale sia ai vertici che alla base. Si venne così creando quella struttura organizzata in dipartimenti o ministeri con cui ancor oggi identifichiamo l’amministrazione pubblica. Fu ridefinito il catasto per migliorare l'imposizione fiscale e in politica economica più attenzione fu rivolta all’agricoltura, non solo perché la terra rimaneva il principale settore produttivo, ma perché era necessario rispondere a una crescente domanda di generi alimentari legata allo sviluppo demografico. 16.6 - Le riforme nell’Impero asburgico: L'azione riformatrice si esercitò soprattutto in Austria e Prussia. Nell’Impero asburgico Maria Teresa riorganizzò l'apparato statale centralizzando le funzioni amministrative: - La redazione del catasto consentì di tassare le terre dei nobili - Unregolamento fissò i criteri per l'istruzione primaria obbligatoria e obbligò le autorità signorili a istituire scuole locali. = La censura passò nelle mani dello Stato e non più del clero. Fu abolita l’inquisizione. “Coni proventi della soppressione della Compagnia di Gesù vennero finanziate le spese per la pubblica istruzione. Alla morte di Maria Teresa le successe il figlio Giuseppe II, il quale proseguì nell'opera riformatrice unificando nelle mani dello Stato i poteri sul clero nazionale, sottraendoli al pontefice e ai suoi rappresentanti. Furono soppressi i conventi e gli ordini contemplativi. Contemporaneamente vennero creati seminari generali statali per l'istruzione di tutto il clero. Con il codice penale giuseppino del 1788, il primo veramente moderno, furono ridotti casi puniti con la pena di morte e soppressa la tortura, ma furono estesi i delitti «politi Abolì nei territori dell’Austria e della Boemia le servitù personali dei contadini: per la prima volta gli spostamenti, i matrimoni e la scelta dei mestieri divennero liberi. Il riformismo giuseppino tuttavia suscitò ribellioni autonomiste tra la nobiltà ungherese dei Paesi Bassi austriaci e il suo successore Leopoldo Il fu costretto ad una politica più moderata. 16.7 - Il dispotismo illuminato in Prussia e Russia: Agli occhi dei contemporanei Federico Il, re di Prussia, rappresentò la più compiuta personificazione del sovrano illuminato. E i suoi trionfi, soprattutto militari, su avversari più grandi e potenti conferirono la patina del successo a una politica che si voleva ispirare dai princìpi della ragione. La frequentazione dei philosophes, la corrispondenza con Voltaire, l'impegno come autore di opere storiche e politiche, fecero di Federico Il il tipico re-filosofo. Fra i primi e più significativi interventi riformatori furono: - la semplificazione del sistema giudiziario. = L'istruzione elementare obbligatoria per la prima volta in Europa. = Furono introdotti nella vita civile spirito umanitario e tolleranza, la tolleranza fu largamente praticata nei confronti dei cattolici. - Fu potenziato l’esercito e, soprattutto, venne creata un’aristocrazia militare legata al sovrano. La struttura dello Stato prussiano non riuscì tuttavia, a raggiungere una vitalità intrinseca, legata com'era alla autorità, prestigio e intelligenza del suo sovrano. Vent'anni dopo la morte di Federico II, quella che sembrava una perfetta macchina burocratica andò in pezzi dopo la sconfitta subita ad opera di Napoleone. Anche la notorietà di Caterina Il di Russia come sovrana illuminata fu in larga misura legata ai rapporti culturali e di amicizia che intrattenne con i philosophes. La requisizione dei beni della Chiesa greco-ortodossa, l'abolizione dei monopoli e dei vincoli alle attività commerciali, ora consentite anche ai contadini, furono significativi provvedimenti a favore dello sviluppo economico, ma l’arretratezza e le resistenze della Russia tradizionale obbligarono la monarchia a promuovere quell’organizzazione per ceti sociali che era invece messa in crisi nel resto d'Europa. 16.8 - Il movimento riformatore in Italia: In Italia l’attività riformatrice fu sostanzialmente limitata al Regno di Napoli, alla Lombardia e alla Toscana. Nel Regno di Napoli l’azione riformatrice si ò alla redazione di un catasto, ad interventi a favore degli scambi commerciali e a misure giurisdizionaliste. Nel Ducato di Milano, dominio austriaco, vennero realizzate le stesse riforme che erano state avviate negli altri territori dell’Impero (soprattutto il catasto). In Toscana, salvo che per il catasto, si sperimentarono sotto Pietro Leopoldo figlio di Maria Teresa d'Austria, tutti gli interventi più tipici dell’assolutismo illuminato: furono soppressi conventi, ostacolate le atti non socialmente rilevanti del clero, e per la prima volta nel codice penale furono accolti i princìpi del Beccaria: non solo la tortura, ma anche la pena di morte fu abolita. In campo economico fu avviata una politica liberista che portò all'introduzione della libertà di commercio dei grani, all'abolizione delle corporazioni. Molte energie furono dedicate al miglioramento dell’agricoltura, in particolare con la bonifica del Maremma. L'Accademia dei Georgofili contribuì con dibattiti e ricerche allo sviluppo delle tecniche di coltivazione e si cercò senza successo, di favorire un ceto di piccoli proprietari contadini. CAPITOLO XVII - ALLE ORIGINI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE 17.1 - La rivoluzione industriale: Il termine rivoluzione non deve tuttavia suggerire la repenti del cambiamento quanto piuttosto indicare il suo carattere irreversibile e radicale. Il passaggio da un’economia agricolo-artigianale a una economia industriale, fondata sulla fabbrica, si affermò gradualmente in tempi successivi e con differenti modalità nel continente europeo. La diffusione del sistema fabbrica e delle macchine, lo sviluppo dell'industria e dei servizi a scapito dell’agricoltura, la formazione di nuovi strati sociali (classe operaia e ceti medi) non sono che gli aspetti più significativi delle trasformazioni intervenute nell’Occidente sviluppato a partire dalla fine del ‘700. Per tutti questi motivi la rivoluzione industriale ha assunto, con la rivoluzione francese, il valore periodizzante d di una nuova età, quella contemporanea. Per quali motivi la rivoluzione industriale si verificò inizialmente in Inghilterra e quali fattori concorsero a determinarla, sono gli interrogativi della storiografia. Alla fine del ‘600 l'Inghilterra presentava per certi versi caratteristiche simili a quelle di altri paesi europei: l’attività economica prevalente era rappresentata dall’agricoltura, l’80% degli abitanti lavorava nei campi e viveva dei prodotti della terra, le attività industriali, fra le quali predominavano quelle tessili, erano organizzate prevalentemente su scala domestica. La crescita economica si scontrava con quelle che sembravano essere le leggi naturali e immodificabili dell’equilibrio fra popolazione e disponibilità di risorse alimentari. 17.2 - | fattori del mutamento: Le peculiarità dell’Inghilterra nei confronti degli altri paesi d’Europa consistevano essenzialmente nello sviluppo raggiunto dal commercio, nelle caratteristiche della sua agricoltura, nell’incremento della popolazione, nelle forme particolari della sua organizzazione politica. Nei primi cinquant’anni del XVIII secolo il commercio inglese rafforzò le sue posizioni su scala mondiale. La riduzione dei rischi legati al commercio d’oltremare e l'aumento dei profitti, insieme alla politica del governo inglese tesa a ridurre il potere delle grandi compagnie privilegiate, consentirono l’ingresso nel settore di uomini nuovi e il dispiegarsi della libera iniziativa. Londra, al centro di questi traffici, sviluppò una rete sempre più estesa di servizi di credito e assicurativi. Molti storici hanno considerato il commercio estero come il tratto più significativo della diversità inglese. Anche se questa interpretazione appare oggi inadeguata a spiegare la complessità del fenomeno, è certo che il controllo del mercato internazionale fornì alle manifatture britanniche la possibilità di un rapido e poco costoso approvvigionamento di cotone grezzo, e insieme garantì un ampio mercato di vendita per i prodotti inglesi. Anche nella proprietà agraria ci furono, a partire dalla fine del ‘700, importanti trasformazioni: il possesso delle terre si concentrò nelle mani dei grandi e medi proprietari con la costituzione di ampie unità di produzione mentre i piccoli e piccolissimi proprietari andarono diminuendo di numero. Questa trasformazione degli assetti proprietari, dovuta al fenomeno delle recinzioni e della privatizzazione delle terre comuni, fu accompagnata dalla introduzione di nuove tecniche agricole e dall’adozione di nuovi sistemi di rotazione delle colture. Ancora più significativa fu l’espansione dei canali navigabili, poiché attraverso questi si svolse il traffico di materiali pesanti, come il carbone e il ferro. In generale , dunque, la rivoluzione agricola contribuì ad avviare e sostenere il processo di industrializzazione su vari piani. In primo luogo sopperì al fabbisogno alimentare di una popolazione in rapida crescita. In secondo luogo contribuì alla formazione del mercato interno, che si rivelerà un'importante fonte di domanda per i prodotti inglesi. Decisivo fu infine, seppure a industrializzazione già avviata, il ruolo della rivoluzione agricola nel favorire quel massiccio esodo dalla campagne che consentì lo sviluppo del proletariato industriale. Strettamente intrecciata alle trasformazioni del mondo rurale fu l'aumento della popolazione. Dai 6 milioni di abitanti del 1740, una cifra stabile da molti decenni, si passò agli oltre 14 milioni nel 1830, grazie soprattutto al notevole aumento della natalità. La causa principale di questo incremento della natalità fu il progressivo abbassamento dell’età del matrimonio e un aumento dei matrimoni. L'aumento della popolazione rese disponibile all’industria nascente una manodopera numerosa e quindi a basso costo. Una manodopera che, uscendo dal ciclo dell’autoconsumo, divenne sempre più dipendente dal mercato per il soddisfacimento dei propri bisogni elementari. Questa rete di interdipendenze economiche non esaurisce tuttavia l’insieme di ragioni che consentirono all'Inghilterra di realizzare la prima rivoluzione industriale. E’ indispensabile ricordare infatti alcune peculiarità del sistema politico e del clima culturale inglese del ‘700: che consistono nella stabilità politica, nel rafforzamento del ruolo del Parlamento, nella vivacità della società civile. La società inglese appariva inoltre più colta e dinamica di quelle continentali e più aperta alle innovazioni. La ripresa economica successiva alla «Grande rivoluzione» aveva comportato una moderata diffusione di maggior benessere in quasi tutti gli strati della popolazione. | tessuti di cotone in segrete e disciplinate «bande di guerriglia» contrastavano il diffondersi della prima meccanizzazione adottando come principale, anche se non unica, forma di lotta la distruzione della macchine. In questa elementare protesta trovavano espressione soprattutto il rifiuto del nuovo ordinamento dalla produzione e delle condizioni di vita che a questo si accompagnavano. La durissima legislazione penale inglese non solo contro i distruttori di macchine, ma contro qualsiasi forma di organizzazione, di sciopero e di rivendicazioni salariali venne ulteriormente inasprita nel 1812 con l’introduzione della pena di morte contro i luddisti. Le agitazioni luddiste, lasciarono così posto a nuove forme di organizzazione come le società di mutuo soccorso o le leghe di categoria che, accanto a obiettivi di carattere strettamente sindacale, cominciarono ad avanzare richieste di riconoscimento dei diritti politici. 17.7 - Problemi e prospettive della società industriale: Le trasformazioni economiche e sociali sollecitarono la riflessione teorica sui temi della partecipazione politica e della riforma sociale. Secondo Bentham, autore dell’Introduzione ai princìpi della morale e della legislazione, l'utilità è alla base dell’azione morale, che può essere giudicata e calcolata in funzione del piacere o del dolore che arreca all’individuo. Il medesimo criterio deve poter guidare l’attività legislativa il cui scopo è dunque l’utile comune ovvero «la massima felicità del maggior numero possibile di persone». Nell’ideologia dell’utile si riconobbe, nei primi anni del secolo XIX, un fronte ampio ed eterogeneo, comprendente intellettuali laici, industriali liberali e parte delle nascenti organizzazioni operaie. Questa esigenza riformatrice nasceva in Bentham, e soprattutto nei suoi seguaci, dalla presa di coscienza che l'interesse generale non scaturiva automaticamente da una spontanea armonizzazione degli interessi dei singoli, come aveva ritenuto invece Adam Smith; e la spinta alle riforme ere rafforzata dalla constatazione che gli squilibri e i costi sociali del sistema economico, sembravano contraddire l’idea di un progresso illimitato. Da questa considerazione prenderanno le mosse i critici più radicali della civiltà industriale, spesso inclini a idealizzare il passato. Ma anche il maggior teorico dell'economia «classica», David Ricardo, prese le distanze da una visione ottimistica ed equilibrata dello sviluppo economico. Se Smith si era proposto di identificare l’insieme dei meccanismi mediante i quali si accresce la ricchezza delle nazioni, Ricardo spostò la sua analisi sugli elementi che concorrono alla formazione del prodotto complessivo e soprattutto sulla sua distribuzione fra le varie classi sociali. Le categorie del sistema economico sono la rendita, il profitto e il salario, sulla base dei quali si definiscono tre gruppi sociali: i proprietari terrieri, i capitalisti industriali e i lavoratori salariati. Tra di essi si distribuisce la ricchezza globale e da ciò nasce la conflittualità economica e sociale. Secondo Ricardo il profitto è la molla del nuovo sistema: ne deriva quindi che una sua compressione dovuta a benefici eccessiva sul versante della rendita fondiaria o del salario intralcerebbe lo sviluppo economico generale. Un sistema che vedrà la progressiva affermazione del capitalismo industriale come principale elemento propulsivo delle trasformazioni dell’intera realtà economica e sociale. L'economia dell’Europa continentale negli anni che vanno dal 1815 alla metà del secolo offre, un quadro complesso e contraddittorio. Ci troviamo di fronte alla realtà di un’Europa preindustriale che non presentava, a uno sguardo complessivo, segni di radicale rottura o di diffusa innovazione rispetto alla situazione dell’antico regime: una realtà indubbiamente arretrata se paragonata ai contemporanei sviluppi della rivoluzione industriale inglese. CAPITOLO XVIII - LA NASCITA DEGLI STATI UNITI 18.1 - Il significato di una rivoluzione: sappiamo già che la rivoluzione americana costituì uno degli episodi capitali per la storia del mondo moderno, visto come primo esempio di liberazione vittoriosa e condotta da un paese extraeuropeo contro una potenza del Vecchio Continente e poi aprì una serie di altri rivoluzioni liberali e democratiche; MA per capirne le origini bisogna ricostruire la storia delle tredici colonie e del loro rapporto con la madrepatria 18.2 - Le tredici colonie: attorno alla metà del ‘700, il territorio controllato dall'Inghilterra si estendeva su una vasta fascia di costiera atlantica limitata a nord della regione dei Grandi Laghi, a sud della Florida spagnola, a ovest della catena degli Appalachi ed in questi territori abitavano un milione e mezzo di coloni che tendevano ad allargare verso l’interno la loro area di insediamento, lottando contro le tribù indiane, le quali opposero spesso una resistenza alla colonizzazione - la popolazione in queste colonie era cresciuta velocemente, sia per il primo popolamento con le compagnie commerciali, sia per la consistente emigrazione dalla Gran Bretagna di minoranze politiche o religiose La prima colonia fondata fu la Virginia nel 1607, per iniziativa della Vigilia Company, e si era popolata grazie ad un alto numero di realisti, contrari cioè al regime di Cromwell, che erano immigrati qui; fra il 1620 e il 1640, erano stati invece gruppi di puritani perseguitati dalla corona della Chiesa anglicana a dar vita a numerosi insediamenti a nord, nella regione attuale del Massachusetts, il primo fu quello di New Plymouth, fondato dai padri pellegrini della Mayflower; questo stato fu soggetto ad una serie di concessioni, diventando anche uno Stato indipendente che dava corpo al sogno dei pellegrini di creare una nuova società e una nuova Chiesa MA già nel 1630-1640 gruppi di dissidenti del Massachusetts dando poi vita a due nuove colonie, il Rhode Island e il Connecticut, quest’ultima fu la prima a darsi una costituzione scritta - un’altra colonia, il New Hempshire, si separò dal Massachusetts nel 1679 e divenne provincia indipendente sotto il controllo regio e sono queste 4 colonie, chiamate New England, avrebbero mantenuto l'impronta della loro origine puritana Molto diversa fu l'origine delle colonie situate a sud della Virginia, la prima fu il Maryland, concesso nel 1632 da Carlo I in proprietà personale a Lord Baltimore; da analoga concessione fatta nel 1663 da Carlo Il a otto proprietari, nacquero così la Carolina del Nord e la Carolina del Sud; sempre Carlo Il concesse a suo fratello, duca di York, i territori attorno alla foce del fiume Hudson, in realtà occupati da coloni olandesi che vi avevano fondato il porto di New Amsterdam MA nel 1664 le truppe del duca occuparono il porto, a quel punto il duca cambiò il nome della città in New York e questa divenne la capitale dell'omonima colonia - alcuni territori a sud dello Hudson furono poi ceduti ad altri proprietari e costituirono il New Jersey Nel 1681 fu un ricco mercante quacchero, William Penn, a ricevere in concessione un’ampia regione fra New York e la Virginia, che si sarebbe chiamata poi Pennsylvania e avrebbe avuto come capitale Filadelfia; gli olandesi e gli svedesi che erano da tempo inseriti nelle regioni meridionali dello stato di New York, nel 1703 furono acquisite dallo stesso Penn e poi diventarono la colonia del Delaware La colonizzazione della costa fu completata dopo il 1730, con l’acquisizione della regione compresa fra la Carolina del Sud e la Florida spagnola, regione che prese il nome di Georgia, dal re Giorgio Il e che fu in primo tempo destinata a rifugio per poveri e a luogo di riabilitazione per criminali Nelle quattro colonie della New England, le condizioni climatiche simili a quelle europee avevano favorito lo sviluppo di un’agricoltura basata sulla coltura di cereali e organizzata in piccole e medie aziende familiari raccolte attorno a villaggi rurali che riproducevano il modello della comunità puritana, questa agricoltura però era principalmente utile per l’autoconsumo e si integrava bene con l’economia dei centri urbani della costa dove fiorivano i commerci, la pesca e un'industria cantieristica - Nelle cinque colonie del Sud (Virginia, Maryland, Carolina del Nord e del Sud, Georgia), i grossi centri urbani erano pressoché assenti e tutta l'economia era incentrata sulle piantagioni di tabacco e, in alcune zone di riso. Le quattro colonie del Centro (New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware) non costituivano un blocco omogeneo, ma piuttosto una cerniera fra Nord e Sud; e risentivano dell'estrema varietà delle loro componenti etniche. La loro situazione economica era piuttosto simile a quella della Nuova Inghilterra, salve che le colture erano più differenziate, in virtù del clima temperato, e anche il commercio aveva maggiore sviluppo. Nel complesso l'economia delle colonie era strettamente integrata con quella della madrepatria, che, in base agli Atti di navigazione e in ossequio alle teorie mercantilistiche allora dominanti, si riservava il monopolio sui commerci da e per le province d'oltremare. Solo le navi inglesi potevano accedere ai porti del Nord America e tutte le merci dirette alle colonie dovevano passare per la Gran Bretagna. La quasi totalità della produzione coloniale (il tabacco, il riso del Sud, il legname della Nuova Inghilterra, il pesce e l’olio di balena, il rhum e le pellicce) era destinata ai mercati britannici; mentre l’industria locale era ostacolata per evitare che entrasse in concorrenza con quella della madrepatria. A questa stretta dipendenza economica, faceva riscontro una notevole autonomia sul piano politico. Dall'inizio del ‘700 a prescindere dalle circostanze in cui si erano fondate, tutte le colonie furono poste sotto il controllo di un governatore di nomina regia, affiancato da Consigli anch'essi nominati dall'alto e composti da un ristretto numero di notabili. A questi Consigli si aggiungevano però assemblee legislative elette dai cittadini. Nel corso del tempo, le assemblee legislative assunsero poteri sempre maggiori nella conduzione degli affari delle colonie, realizzando così esperienze di governo rappresentativo che non avevano allora riscontro in nessun’altra colonia. Forme molto ampie di autogoverno si realizzavano anche a livello delle comunità locali, che godevano ovunque di larghissime autonomie. Il pluralismo, la tolleranza, la difesa delle autonomie locali erano valori condivisi, in modi e in gradi diversi, dall’intera società coloniale, anche se erano rigidamente limitati all'universo bianco e cristiano. Si trattava comunque di valori profondamente radicati nella mentalità dei coloni, in quanto erano basati non solo su convinzioni razionali, ma anche e soprattutto su un solido fondamento religioso. I coloni della Nuova Inghilterra, in particolare, si consideravano come una guerre precedenti. Francia, Spagna, Olanda fornirono ingenti prestiti agli insorti e, cosa ancor più importante, si sostituirono alla Gran Bretagna nel ruolo di partner commerciali del Nord America; Nel 1781 in coincidenza con l’arrivo della flotta francese, gli americani passarono al contrattacco e posero l’assedio a Yorktown, in Virginia, dove si era concentrato il grosso delle forze britanniche. Con al resa di Yorktown la guerra poteva dirsi virtualmente conclusa. In realtà le ostilità si prolungarono ancora per più di un anno, sia sul continente, sia nell'arcipelago dei Caraibi. Nell'autunno dell’82 furono avviate le trattative di pace, che si conclusero col trattato di Versailles del 1783. Col trattato, la Gran Bretagna riconosceva l'indipendenza delle tredici colonie, ma conservava intatto il resto del suo impero, salvo alcune concessioni alla Francia e alla Spagna. 18.5 - La Costituzione degli Stati Uniti: Una volta ottenuta l'indipendenza, le ex colonie britanniche del Nord America dovettero affrontare i problemi relativi alla formazione di un nuovo organismo statale i cui lineamenti si presentavano abbastanza incerti. Per tutta la durata della guerra, solo l’esercito e il Congresso continentale erano stati espressione comune di tutte e tredici le colonie. Per il resto, i futuri Stati dell’Unione si erano governati da soli e si erano dati propri ordinamenti e proprie carte costituzionali. A guerra conclusa, i problemi derivanti dall’assenza di un forte potere centrale si fecero sentire in termini sempre più acuti. C'erano contrasti continui fra Stato e Stato per questioni di confine o per la spartizione dei nuovi territori dell’Ovest. | singoli Stati agivano senza un minimo di coordinamento in materia di politica doganale e di scambi commerciali. Si giunse così, non senza dover superare contrasti e resistenze alla convocazione di una Convenzione costituzionale che aveva lo scopo limitato di emendare gli Articoli di confederazione e che si aprì il 15 maggio 1787 a Filadelfia sotto la presidenza di George Washington. Ispirandosi al principio della divisione e del reciproco equilibrio dei poteri, la Costituzione dava vita a nuovi organi federali, in grado di esercitare la propria autorità su tutti i cittadini della Confederazione, che si trasformavano così in Unione, acquistando la fisionomia di un vero e proprio Stato. Il potere legislativo era esercitato da due Camere, le cui modalità di elezione erano regolate dai singoli Stati. La Camera dei rappresentanti, che aveva competenza per le questioni finanziarie, era eletta in proporzione al numero degli abitanti. Il Senato, cui spettava il controllo sulla politica estera, era invece composto da due rappresentanti per ogni Stato. Questa soluzione costituiva un compromesso fra le esigenze degli Stati più popolosi e le preoccupazioni degli Stati minori. Ma la maggiore novità della Costituzione stava nella creazione di un forte potere esecutivo, accentrato nella figura del presidente della repubblica eletto ogni quattro anni con voto indiretto (cioè da un'assemblea di «grandi elettori» designati dagli Stati), il presidente era dotato di poteri amplissimi: fra l’altro deteneva il comando delle forze armate, nominava, oltre ai giudici della Corte Suprema, i titolari di molti importanti uffici federali, poteva bloccare col suo veto le leggi approvate dal Congresso. Quest'ultimo poteva però a sua volta mettere in stato d’accusa il presidente e destituirlo se questi si fosse reso colpevole di violazioni della legge. La Costituzione, per diventare operante, doveva essere approvata dalle assemblee dei singoli Stati. Fu in questa fase che il dibattito costituzionale si sviluppò in termini aperti e vivaci. Il più importante contributo teorico in difesa della Costituzione, e soprattutto in favore della scelta di un forte potere federale, venne da alcuni intellettuali che esposero le loro tesi in una serie di articoli, poi raccolti in un volume intitolato il Federalista, destinato a diventare un classico del pensiero politico. Favorevoli alla soluzione federalista erano soprattutto i gruppi legati al commercio e all'industria. Le idee antifederaliste avevano invece maggiore ascolto fra i ceti medio-bassi, in particolare fra i piccoli coltivatori indebitati, che vedevano nel governo centrale un possibile strumento in mano alle oligarchie finanziarie e agli affaristi delle città e che temevano di non poter essere sufficientemente rappresentati da istituzioni lontane anche fisicamente. Le tesi federaliste finirono comunque col prevalere quasi dappertutto e la Costituzione fu approvata. Le istanze antifederaliste ottennero una parziale soddisfazione con l'approvazione da parte del Congresso di dieci articoli aggiuntivi o emendamenti, che avevano lo scopo di ribadire e di tutelare i diri dividuali dei cittadini e le prerogative dei singoli Stati contro qualsiasi invadenza del potere federale. 18.6 - Consolidamento e sviluppo dell’Unione: Con la ratifica della Costituzione e l'elezione di Washington alla presidenza, cominciava per gli Stati Uniti d’America la fase del collaudo e del consolidamento delle nuove istituzioni. Il governo federale che stabilì la propria sede a Filadelfia, prima di trasferirsi, in una capitale costruita ex novo, Washington, fu organizzato in dipartimenti, ossia in ministeri. Il dipartimento del Tesoro fu affidato a Hamilton, leader dei federalisti. La politica di Hamilton, che favoriva i ceti commerciali e finanziari del Centro-Nord, suscitò però proteste e opposizioni diffuse, soprattutto fra gli agricoltori del Sud e i coloni dell’Ovest. Gli avversari di Hamilton trovarono un punto di riferimento autorevole in Thomas Jefferson, democratico convinto, titolare del dipartimento di Stato. Si formarono così due veri e propri partiti: il repubblicano democratico che faceva capo a Jefferson e il federalista che aveva il suo leader in Hamilton. Contemporaneamente si precisavano i criteri dell'espansione verso ovest: le regioni di nuova colonizzazione acquisivano lo status di «territori» per poi trasformarsi, raggiunti i 60.000 abitanti, in Stati dell’Unione. CAPITOLO XIX - LA RIVOLUZIONE FRANCESE 19.1 - Crisi e mobilitazione politica: La rivoluzione francese trasformò il sistema di potere, i contenuti e i metodi della politica non solo in Francia, ma in tutta l’Europa continentale. Fu una trasformazione radicale, profonda: mescolò sangue e violenza, passioni civili e immaginazione politica. La rivoluzione scoppiata nel 1789 affondava le sue radici nella lunga crisi attraversata dalla Francia nel XVIII secolo. Dalla morte di Luigi XIV l’assolutismo si era indebolito senza riuscire a riformarsi. Fra i tanti problemi di governo, uno sembrava riassumerli tutti: l'incapacità di risolvere la crisi finanziaria. l'indebitamento statale aveva raggiunto da tempo dimensioni tali da esigere l'adozione di energici provvedimenti. Il re e i suoi ministri propendevano per la tassazione dei ceti privilegiati. Nell'ordinamento tradizionale del regno, il clero e la nobiltà erano effettivamente esonerati dalle contribuzioni ordinarie. Il clero: da tempo in tutti i paesi cattoli iscuteva dei privilegi della Chiesa. La nobiltà: era stata protagonista di un notevole dinamismo politico. Sotto la reggenza di Filippo d’Orleans ai nobili era stato nuovamente affidato un attivo ruolo di governo, e il diritto a partecipare all’amministrazione della res pubblica. Grazie al generale sviluppo dell’agricoltura, la nobiltà aveva inoltre beneficiato di un incremento delle proprie entrate e in molti casi alla maggiore ricchezza si erano accompagnati maggiori interessi culturali e più grande apertura mentale. Ciò non toglie che forti sentimenti antinobiliari attraversassero l’intera nazione, come dimostra la diffusione di satire in cui un contadino/a portano sulle spalle un gentiluomo e un prete o una gentildonna e una suora, a indicare il peso che gravava sui ceti produttivi in virtù delle posizioni parassitarie occupate dai ceti privilegiati. Terzo stato: raccoglieva indistintamente tutti i francesi che non erano né nobili né ecclesiastici: la grande borghesia dei commercianti, delle manifatture, finanza, la borghesia media, i proprietari terrieri medi e piccoli, gli artigiani, i contadini e i braccianti rurali. La popolazione era in stragrande maggioranza insediata nelle campagne: quella francese era la struttura tipica della società di ancien régime. Finanzieri e banchieri erano le figure di maggiore prestigio della borghesia. Ma più importanti si riveleranno nelle successive vicende politiche gli uomini di legge, gli avvocati soprattutto, cresciuti alle dispute legate al complesso contenzioso feudale: uomini colti, partecipi di quel dinamismo culturale che caratterizzava la società dei Lumi. Le élites del Terzo stato cominciarono a rivendicare la riforma degli antichi criteri di rappresentanza e delle procedure di voto dell’assemblea degli Stati. Era infatti previsto che il Terzo stato esprimesse lo stesso numero di deputati del clero e della nobiltà e che si votasse per ordine e non per testa, con l’attribuzione cioè, di un solo voto per ciascuno degli ordini, in questo modo l’alleanza fra ceti privilegiati avrebbe potuto prevalere sistematicamente sul Terzo stato. Portatore delle richieste di raddoppio e di una diversa procedura di voto fu il partito nazionale, raggruppamento eterogeneo di intellettuali del Terzo stato, nel quale confluirono anche nobili illuminati ed esponenti del clero. Il quadro più ampio delle aspettative del Terzo stato e degli altri corpi fu quello fornito dai cahiers de doléances (quaderni di lagnanze), documenti che raccoglievano le rimostranze e le proposte espresse a livello locale. Redatti in seguito alla consultazione promossa dal sovrano per la riunione degli Stati Generali, i cahiers furono, insieme all’elezione dei rappresentanti, il momento più significativo della mobilitazione politica e l’espressione più estesa del malessere della Francia. 19.2 - 1789: il rovesciamento dell’ancien régime: Fra le cause immediate della rivoluzione, accanto alla debolezza della monarchia, decisiva fu la mobilitazione politica del Terzo stato fra la fine del 1788 e gli inizi del 1789. Nello stesso periodo cominciarono a essere evidenti gli effetti della crisi economica. Il pessimo raccolto agricolo del 1788 aveva infatti determinato un’improvvisa impennata dei prezzi del frumento. L'incremento del prezzo del pane, che ne derivò, ridusse la capacità di acquisto delle classi popolari e determinò in virtù di una minore domanda, una crisi produttiva e una diminuzione del numero degli occupati. Il 1789 si aprì dunque con una situazione di forte tensione negli strati popolari. A marzo si tennero le elezioni dei deputati agli Stati generali. In ogni circoscrizione, i rappresentanti del clero e della nobiltà furono eletti direttamente. Per il Terzo stato era previsto invece un sistema diverso: gli elettori designavano i loro delegati, i quali confluivano in un'assemblea che a sua volta eleggeva i Luigi XVI continuava a subire passivamente la rivoluzione. Era inoltre sempre più legato al «partito» della regina Maria Antonietta decisa controrivoluzionaria, e alla consistente emigrazione nobiliare che si organizzava all’estero in previsione di un ritorno dell’ancien régime, se necessario con l’aiuto delle grandi potenze europee. Dopo la requisizione dei beni della Chiesa apparve inevitabile che spettasse allo Stato il mantenimento degli ecclesiastici, equiparati ai funzionari pubblici dalla Costituzione civile del clero, votata nel 1790. Questa profonda modifica dell’organizzazione ecclesiastica fu, prevedibilmente, condannata dal papa. Solo 7 vescovi su 130 prestarono il giuramento, mentre il basso clero si divise a metà fra favorevoli (costituzionali) e contrari (refrattari) alla Costituzione civile. Il gravissimo scisma che si venne così aprendo nella Chiesa di Francia ebbe come conseguenza lo schierarsi di una parte consistente e progressivamente maggioritaria del clero tra le file della controrivoluzione. Nello stesso arco di tempo, l'Assemblea costituente proseguì nella grande opera di edificazione delle nuove strutture amministrative. L'Assemblea, ispirata da princìpi liberisti e anticorporativi, non solo soppresse tutte le corporazioni di mestiere, ma vietò altresì, le coalizioni operaie e gli scioperi. Il regime politico che veniva definendosi con le riforme era un regime liberale, fondato sulla separazione dei poteri. Fu previsto un Parlamento composto da una sola camera, L'Assemblea legislativa, il re aveva facoltà di opporre un veto sospensivo alle leggi votate dall’Assemblea. Il sistema previsto dalla Costituzione del’91, era congegnato in modo da richiedere, per un suo corretto funzionamento, uno stabile accordo tra il potere esecutivo e quello legislativo, fra sovrano e Assemblea. Ma l’equilibrata realizzazione di una monarchia costituzionale, fu spazzata via dalla fuga del re da Parigi nel giugno 1791. Il gesto del re mostrava la sua chiara adesione ai programmi degli emigrati e della controrivoluzione. Riconosciuto e fermato a Varennes, il re fu ricondotto a Parigi, insieme alla famiglia. 19.4 - La svolta del 1792: Lo scisma religioso e la fuga del re minavano gli elementi portanti del consenso e dell’identità collettiva del popolo francese. La «nazione» veniva privata del suo tradizionale punto di riferimento unitario: il re. In questo contesto poterono svilupparsi ipotesi di un regime politico alternativo, democratico e repubblicano. Nel settembre 1791 si sciolse l'Assemblea nazionale costituente e si riunì il nuovo Parlamento, l’Assemblea legislativa, costituita da deputati moderati, costituzionali (che si riconoscevano nella costituzione) e giacobini (alcuni dei quali erano brillanti deputati della Gironda, zona di Bordeaux da cui il nome girondini). Nessuno di questi gruppi era in grado di esercitare un’egemonia politica, mentre la corte e gli emigrati continuavano a organizzare la controrivoluzione, appoggiati dall’Austria e dalla Prussia. Nell’aprile 1792 fu dichiarata guerra all’Austria. Il 3 agosto una nuova insurrezione popolare chiese ed ottenne la deposizione del re. Il 9 agosto la campana a martello chiamò a raccolta il popolo in armi. La mattina del 10 agosto, sanculotti (così chiamati perché non portavano i calzoni al ginocchio degli aristocratici, ma calzoni lunghi) e patrioti federati giunsero davanti al palazzo delle Tuileries (dove si trovava il re) per assaltarlo. L'Assemblea legislativa, presso la quale si era rifugiato il re, decretò la sospensione del sovrano dalle proprie funzioni e decise nuove elezioni a suffragio universale. Era il trionfo della rivoluzione popolare. 19.5 - La Repubblica e la guerra rivoluzionaria: 1792-1793: La Convenzione nazionale (questo il nome della nuova assemblea) fu eletta ai primi di settembre del 1792, ma il potere esecutivo fu esercitato di fatto da organismi straordinari come il Comune insurrezionale di Parigi. Fu il Comune a tenere prigioniero il re ed a organizzare un’armata di volontari mentre i prussiani si avvicinavano al confine. In questa atmosfera eccezionale si diffuse la voce di un complotto controrivoluzionario che avrebbe avuto inizio nelle carceri. | sanculotti diedero l’assalto alle prigioni e massacrarono indiscriminatamente più di 1000 prigionieri. | massacri di settembre rivelarono le potenzialità del radicalismo dei sanculotti. Forse la stessa componente di violenza elementare e sovvertitrice esplosa a Parigi, unita all’entusiasmo e alla passione rivoluzionaria, fu uno dei fattori che consentirono alle truppe francesi di battere i prussiani a Valmy: una vittoria più importante per il suo significato simbolico che per quello militare. Da allora guerra e rivoluzione tesero a identificarsi nel nome della nazione e del sentimento nazionale. Il giorno dopo Valmy, la Convenzione dichiarò l’abolizione della monarchia dando vita alla repubblica. L'Assemblea era egemonizzata agli inizi dai girondini, ai quali si contrapponevano i deputati della «Montagna», i montagnardi (fra i quali Robespierre, Danton, Marat), che sedevano a sinistra, al centro i deputati moderati costituivano la Pianura, chiamata anche spregiativamente Palude. La lotta tra girondini e montagnardi contrassegnò la Convenzione dal settembre ‘92 al giugno ’93. Le vere differenze tra i due schieramenti erano di natura politica e ideologica, ed è possibile misurarle sulle due maggiori questioni del momento: il processo a Luigi XVI e il ruolo da attribuire a Parigi, al Comune rivoluzionario e al movimento dei sanculotti. Durante il processo al re, uno dei periodi più drammatici della rivoluzione, i girondini tennero un atteggiamento meno intransigente, non tanto sulla colpevolezza del sovrano, quanto sulla necessità di appellarsi al popolo per confermare la condanna. La colpevolezza fu decretata quasi all'unanimità, mentre l’appello al popolo venne respinto. Con 387 voti favorevoli e 334 contrari Luigi XVI fu condannato a morte. La ghigliottina fu eretta di fronte alle Tuileries, sulla piazza della Rivoluzione; il monarca di diritto divino venne giustiziato come un uomo qualunque: tutta una parte della storia di Francia e d’Europa fu spazzata via da quel gesto. Il processo e l’esecuzione del re accentuarono l'ostilità delle altre potenze, mentre internamente si verificò prima la rivolta contadina di Vandea (dovuta a un sentimento di estraneità di una parte del mondo rurale alla rivoluzione, vissuta come predominio della borghesia urbana) e successivamente l’agitazione del popolo parigino contro il carovita. In questo clima difficile la Pianura decise di trovare un accordo con i montagnardi. La nuova maggioranza della Convenzione adottò una serie di provvedimenti eccezionali: furono creati un tribunale rivoluzionario contro i sospetti e comitati di vigilanza rivoluzionaria; gli emigrati furono banditi dal territorio nazionale e soprattutto venne istituito il Comitato di salute pubblica, il vero organo di governo. Tutte queste misure apparvero ai girondini come un cedimento inaccettabile ai sanculotti e come l’inizio di una dittatura, il contrasto divenne così sempre più insanabile. | girondini, che miravano a ridurre lo strapotere di Parigi, cercarono, senza successo di decapitare il movimento popolare e contemporaneamente si accordarono con le forze moderate in tutto il paese ma in giugno sotto al minaccia di 80.000 uomini della Guardia nazionale, la Convenzione si piegò e decretò l’arresto di 29 deputati e di due ministri girondini. 19.6 - La dittatura giacobina e il Terrore: 1793-1794: Il nuovo successo dei sanculotti aprì la strada all’egemonia dei giacobini e del loro leader Robespierre. L'ideologia politica dei giacobini discendeva dalle teorie democratiche degli illuministi, in particolare di Rousseau, alle quali attingevano nelle linee di fondo. Dal punto di vista economico, auspicavano una società caratterizzata da un insieme di piccoli produttori, contadini e artigiani, proprietari dei mezzi di produzione. Nella prassi politica, i giacobini e Robespierre giustificarono il loro potere ponendosi, al di là e al di sopra dei meccanismi di rappresentanza, come interpreti del popolo e come espressione della volontà generale. Gli strumenti dell’egemonia giacobina furono il governo rivoluzionario e il Terrore, ossia la sistematica eliminazione fisica degli avversari politici o sospettati tali. Governo rivoluzionario: le misure adottate mirarono a garantire la stabilità del potere e cercare di sconfiggere gli eserciti nemici ormai presenti sul territorio nazionale. Robespierre guidò per un anno il Comitato di salute pubblica e i membri del Gran Comitato furono scelti per la maggior parte fra le persone più vicine a Robespierre. Un rigoroso accentramento del potere determinò l'instaurazione di una dittatura. I giacobin rono il loro governo mentre in gran parte della Francia dilagava l’insurrezione «federalista» guidata da girondini e realisti, tuttavia nel giro di pochi mesi le truppe della Convenzione riuscirono a reprimere l’insurrezione e a domare, seppure provvisoriamente la Vandea. Nello stesso periodo l’esercito venne profondamente riorganizzato e rafforzato e nell’agosto ‘93 fu decretata la leva in massa. Dopo una nuova sollevazione dei sanculotti venne imposto il maximun nazionale dei cereali, poi quello generale dei prezzi e dei salari. Il controllo rigido dell’economia e degli approvvigionamenti rispose alla duplice esigenza di evitare sommosse urbane e di provvedere alle forniture per un esercito sempre più numeroso. Il Comitato di salute pubblica mobilitò tutte le risorse produttive, tecniche e scientifiche del paese. Sotto la pressione dei sanculotti la Convenzione mise il «Terrore all’ordine del giorno», decidendo l’avvio immediato di una politica repressiva. Nell’autunno-inverno ’93-’94 i sanculotti mantennero un’elevata mobilitazione e conservarono una forte influenza sul Comune di Parigi. Ma l’arresto degli «arrabbiati» e la proibizione delle assemblee permanenti delle sezioni facevano presagire un attacco al movimento popolare, che con le giornate di settembre aveva ottenuto il suo ultimo successo. La rivoluzione aveva portato con sé anche nuovi fenomeni sociali, primo fra tutti la scristianizzazione della società. Il 5 ottobre 1793 fu introdotto il calendario repubblicano dal profondo valore simbolico. Si intendeva sottolineare l’inizio di una nuova età e promuoveva, con l'abrogazione del ciclo settimanale e della domenica, una decisa laicizzazione della società. La scristianizzazione ebbe anche aspetti più radicali: furono distrutti simboli religiosi come le statue dei santi e le campane; migliaia di preti abbandonarono la condizione sacerdotale; si diffuse il culto dei martini rivoluzionari. La scristianizzazione non ebbe però l'appoggio di Robespierre che vi scorgeva i rischi dell’ateismo e dell’attenuazione del controllo morale e sociale esercitato dalla religione e che per questo sostenne e impose il culto dell’Essere supremo. Molti aspetti della ventata scristianizzatrice vanno ricondotti alle componenti di fondo della mentalità rivoluzionaria che univa volontà punitiva e ossessione del complotto controrivoluzionario alla convinzione della necessità di un rovesciamento totale del passato. Un manovra e di decisione. Bonaparte riuscì nel disegno strategico di mantenere unite le sue forze, costantemente inferiori d numero, e di dividere quelle nemiche. In tre giorni sconfisse i piemontesi, gli austriaci e di nuovo i piemontesi obbligandoli all’armistizio di Cherasco. Frattanto il trattato di Tolentino con papa Pio VI aveva assicurato alla Francia anche il dominio definitivo sull’Emilia e la Romagna. Le vittorie militari consentirono a Bonaparte di condurre direttamente le trattative con l’Austria. Con il trattato di Campoformio ottenne il riconoscimento dell’egemonia francese in Lombardia e in Emilia e dell’annessione del Belgio, nonché l'attribuzione alla Francia della riva sinistra del Reno. L'Austria fu compensata con il Veneto, l’Istria e la Dalmazia. | territori di Bergamo e Brescia passarono alla neonata Repubblica cisalpina, la Repubblica di Venezia veniva smembrata e cessava di esistere. Le decisioni di Campoformio non devono sorprendere. L'Italia era considerata terra di conquista da depredare e saccheggiare. Le indicazioni del Direttorio in questo senso erano chiare ed esplicite. Bonaparte e i suoi generali erano inoltre privi di scrupoli di sorta; così masse ingenti di denaro servirono al mantenimento dell’esercito o al risanamento delle finanze francesi. Grandi tesori d’arte presero la via di Parigi. Tutto ciò non contraddiceva tuttavia il grande progetto politico di creare in Italia una serie di «Repubbliche sorelle». 19.10 - Le Repubbliche giacobine in Italia: Fin dalla primavera del 1796 Bonaparte aveva messo mano all’organizzazione politica dell’Italia settentrionale. In questo mostrò un'abilità pari a quella militare. Contemporaneamente fu attentissimo a utilizzare tutti i mezzi di comunicazione del tempo per propagandare i suoi successi, per sostenere i suoi piani, per imporsi all'opinione pubblica e al governo di Parigi. Nel dicembre 1796 fu creata in Emilia e Romagna la Repubblica cispadana; nel 1797 si formarono la Repubblica ligure e, sui territori occupati della Lombardia, la Repubblica cisalpina, con la quale si fuse poi la Cispadana. Nel 1798 i francesi intervennero a Roma e proclamarono la Repubblica romana, che comprendeva Lazio, Umbria e Marche. Pio VI fu deposto e trasferito in Toscana. Portato in seguito in Francia, fu dichiarato prigioniero di Stato, morì nel 1799. Alla fine del ‘98 la riapertura delle ostilità contro la Francia da parte delle potenze (alleatesi dopo la spedizione in Egitto) indusse il Regno di Napoli ad attaccare la Repubblica romana. Dopo qualche iniziale successo, le truppe borboniche furono respinte e Napoli fu occupata dal generale Championnet, che qualche giorno dopo vi proclamò la Repubblica partenopea. Passate alla storia come le Repubbliche giacobine, le Repubbliche italiane non ebbero in realtà mai caratteristiche tali da richiamare il radicalismo rivoluzionario. Le Costituzioni repubblicane furono tutte modellate sulla Costituzione francese del ‘95: alcune furono direttamente imposte dai francesi e altre furono preparate da commissioni italiane. Sia Bonaparte che i suoi successori in Italia si appoggiarono ai nobili e ai borghesi di orientamento moderato, salvo utilizzare contro di essi, al momento opportuno, gli elementi più radicali o giacobini. Il controllo dei francesi si tradusse anche nella nomina diretta dei membri degli organi legislativi e di governo. La presenza e l’egemonia francese diedero tuttavia l’avvio a una serie di profonde riforme anche al di fuori dell’ambito dell’organizzazione politica; come l'introduzione dello stato civile, l'abolizione di maggiorascati e filecommessi e la soppressione degli enti religiosi e l’inizio della vendita dei beni nazionali. Altrettanto e forse più significativo, lo sviluppo di un vivacissimo dibattito che si svolse sui giornali e in una diffusa pubblicistica. Utopisti e riformatori, rivoluzionari e moderati si impegnarono in un riflessione sulle forme politiche, sui problemi economici, sui possibili destini della penisola. | ceti popolari rimasero sempre o estranei o avversi al dominio francese. Nel 1797 ad esempio, furono assalite le truppe francesi di stanza a Verona (le Pasque veronesi); a Napoli i popolani (lazzaroni) si opposero violentemente all'ingresso dei francesi in città. Quando il controllo francese sull’Italia cominciò a vacillare, alla fine del ’98 e nel ‘99, si registrarono numerosi episodi di sollevazioni popolari (la cosiddetta insorgenza). 19.11 - La spedizione in Egitto e il colpo di Stato: 1798-1799: Nella primavera del ‘98 fu concesso a Bonaparte, dopo la rinuncia a un progetto di invasione dell’Inghilterra, di organizzare una spedizione militare contro l’Egitto. Da lì avrebbero potuto essere colpiti gli interessi commerciali inglesi in Oriente. Dopo aver conquistato Malta, i francesi approdarono ad Alessandria il 1 luglio. L'Egitto era una provincia dell’Impero ottomano, sostanzialmente autonoma e dominata dalla setta militare dei Mamelucchi. Con una durissima marcia i francesi giunsero in prossimità del Cairo, e qui, nella battaglia delle Piramidi, sconfissero i Mamelucchi. La vittoria diede nuova fama a Bonaparte e contribuì a diffondere in tutto il mondo occidentale la moda per tutto ciò che era egiziano. Ma pochi giorni dopo, il 1 agosto, l'ammiraglio Nelson sorprendeva la flotta francese all’àncora di fronte ad Abukir e la distruggeva, isolando i francesi. l’unico risultato certo della spedizione in Egitto fu la ricomposizione di un’alleanza generale contro la Francia, animata come sempre dall’Inghilterra e con l’attiva partecipazione della Russia e dell’Impero turco. Mentre Bonaparte si dedicava, non senza qualche abilità, all’amministrazione del paese, in Italia e in Germania i francesi cominciarono a ripiegare sotto l’attacco degli austro-russi. Le nuove difficoltà militari aprirono a Parigi un’ennesima crisi politica. A giugno i parlamentari attaccarono duramente il Direttorio, e imposero due nuovi direttori. A metà ottobre Bonaparte rientrò a Parigi e pur lasciandosi alle spalle la sconfitta contro Nelson, il suo ritorno apparve come un trionfo. Ben presto Bonaparte divenne l'elemento indispensabile a un nuovo colpo di Stato. A novembre con il pretesto di un complotto, i deputati vennero trasferiti a Saint-Cloud nei pressi della capitale, sotto protezione militare. Successivamente Napoleone impose con le armi una riforma costituzionale. | deputati consenzienti votarono la creazione di una commissione esecutiva con pieni poteri composta da tre consoli: Sieyès, Ducos e Bonaparte. 19.12 - Modello politico e tradizione rivoluzionaria: Il colpo di Stato interruppe definitivamente la dinamica rivoluzionaria, anche se la stabilizzazione delle conquiste della rivoluzione fu realizzata negli anni del consolato di Napoleone dal 1800 al 1804. La rivoluzione francese fu un fenomeno eminentemente politico. Distrusse un’organizzazione del potere, la monarchia assoluta, e le basi giuridiche della società per ceti. Ai privilegi sostituì l'eguaglianza dei diritti. Mise in atto una serie di nuovi rapporti fra società civile e Stato, fondati su un’enorme estensione della base politica e della partecipazione. E insieme pose due problemi di fondo per tutto lo sviluppo politico successivo: - attraverso quali e quali forze garantire una rappresentanza della società ci le; - Mantenere un consenso commisurato all’ampiezza della mobilitazione della società L’allargamento della partecipazione, il trasferimento della sovranità al popolo, l’identificazione del popolo con la nazione mutarono radicalmente i modi e i contenuti della politica e conferirono alla rivoluzione francese il ruolo d jo dell'età contemporanea. Il modello politico contemporaneo, fondato sui partiti e sulla politicizzazione delle masse, nasce infatti negli anni della rivoluzione. Ma il fascino della rivoluzione francese sta anche nel suo carattere di straordinaria fusione fra aspirazioni ideali e realizzazioni pratiche. Un mito, oltre che una realtà, costruito e alimentato dagli stessi rivoluzionari e divenuto potente fattore di aggregazione emotiva e di mobilitazione politica. Un mito che ha contribuito ad assolvere anche gli aspetti più violenti e sanguinari del Terrore. STORIA DELLE MENTALITÀ - FRANCESCO PITOCCO SEZIONE RICERCHE Lucien Febvre - “Le origini della Riforma in Francia e il problema delle cause della Riforma”. stesso, effettivamente poco trattato fino a quel momento; bisognava innanzitutto chiedersi se ci fosse stata oppure no una Riforma in Francia, se la risposta è si, essa fu distinta da tutte le altri riforme europee o no? E po è precedente o no a quella luterana, e quindi si è formata in maniera questo è il tema centrale del saggio dello storico ed è un campo, come ci indica lui autonoma o con l'influenza della Germania luterana? Il caso di Lefevre d’Etaples è centrale in tutta la storiografia francese, dato che molti storici da oltre un secolo (1700-1800) hanno sostenuto il suo nome come primo riformatore, antecedente a Lutero; nel 1897 Doumerge, nel suo “Jean Calvin” sosteneva proprio questa tesi dove Lefevre è il primo creatore del movimento protestante; MA d'altra parte nel 1913 arriva la tesi di John Vienot, con un articolo del Bullettin, il quale confutava l’argomentazione delle origini francesi della riforma, anzi che non esista neanche una riforma francese che sia indipendente da quella luterana; MA poi ancora Febvre riporta altri esempi contraddittori come quello di Reynaud, il quale si rendeva sostenitore di Lefevre, visto come insegnante del protestantesimo allo stesso Lutero MA comunque la discussione ruotava tutta intorno al ruolo di d’Etaples e non delle reali origani della riforma, anzi si voleva solo dare alla Riforma francese una certa connotazione nazionalistica francese; così come i primi a parlare di Riforma non si posero mai la domanda delle origini: si tratta di uomini di Chiesa, sacerdoti o ministri e per questo loro ruolo, ciò che facevano era principalmente difendere | proprio chiese dai rivale, non ponendosi domande religiose sulla Riforma, MA ecclesiastiche: l’evento della Riforma veniva visto solo come uno scisma, e quindi come la rottura con Roma e che alcuni sostenevano e altri invece accusavano - per quanto riguarda gli storici, modesti ausiliari dei potenti, non si azzardavano a pronunciarsi, in quell’epoca; ed è così che il problema delle origini diventa secondario Ora è importante chiedersi se la Riforma sia nata dagli abusi oppure essi erano una delle tante cause che scatenarono una risposta protestante e se prima della fine del ‘400 e del ‘500 non ci fossero state denunce sugli abusi, o scoperte di soprusi o scandali? MA d’altronde chi sarebbe intervenuto su questi argomenti in maniera così esposta, se non lo avesse fatto Lutero per primo? stato addirittura inventato senza la parola di Dio, le masse cominciano a calmare le loro paure e ad affidarsi a queste versioni, anche perché morte improvvisa o preparata, in ogni casso si vedeva la possibilità di essere salvati, senza la necessità di pentirsi o pagare ingenti somme per la propria indulgenza; Calvino addirittura passerà a condannare quel culto dei morti o le preghiere ai defunti, definite come pratiche scimmiottate a quelle pagane Bisogna poi vedere la riforma non come l’azione improvvisa di alcuni riformatori, come Lutero, Lefevre o Calvino, ed è stupido, secondo Fevbre, continuare a dare una nazionalità alla Riforma stessa dato che se non fosse stata per l’azione di un Marisilio Ficino o di un Pico della Mirandola non ci sarebbe stato nulla di tutto questo: il primo sostenitore di una fede molto intima, di un Cristo presente tra gli uomini e non nelle predicazioni, nelle messe e nella pratica della religione, mentre il secondo convinto di un cristianesimo naturale Jean Delumeau - “Le cause della Riforma”: questo saggio si concentra principalmente sui cardini dottrinali di capitale importanza, ossia la giustificazione per fede, il sacerdozio universale e l’importanza attribuita alla scrittura. Questi tre punti sono fondamentali per iniziare un discorso sulle cause della Riforma, dato che rispondevano tutti e tre a dei bisogni religiosi del tempo. Così come per Fevre, anche Delumeau è concorde nel dire che gli abusi nel sistema ecclesiastico non sono gli unici e principali motivi del nascere della risposta protestante, dato che essi esistevano da moltissimo tempo nella Chiesa; proprio per questo bisogna capire come mai proprio in quel momento si decise di reagire, effettivamente le cause dovevano essere molte di più. Partendo da un discorso sul peccato personale e su come esso veniva concepito all’epoca, lo scrittore giungerà poi a spiegare come mai si necessitava una dottrina che si basasse sulla giustificazione per fede. Innanzitutto tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500 tutti gli eventi che stavano devastando l’Europa, con guerre continue, venivano interpretate da intere popolazioni come una conseguenza del peccato personale, e per questo nascevano sentimenti di colpa e ci si sentiva inevitabilmente peccatori; addirittura si giunse a pensare che nessuno fosse più andato in paradiso fin dal grande scisma. Ad accompagnare questo grande senso di colpa c’era poi una credenza popolare che l’Anticristo fosse venuto in quell’epoca, addirittura si cominciarono a diffondere vere e proprie opere sulla vita dell’Anticristo, in ogni grande nazione europea, c'era poi il terrore del Giudizio Finale e si temeva l’Apocalisse e molte volte lo si evince anche dalle tendenza artistiche di quei secoli, dove gli autori si divertivano a rappresentare le pene dolorose dell'inferno ed il momento finale con Cristo Giudice e tutte le estreme conseguenze possibili. Più degli altri due temi appena descritti, è la morte il grande il grande tema dell’iconografia della fine del Medioevo. Alla morte non si poteva resistere MA la si temeva inevitabilmente e la Chiesa essendo a conoscenza di questo timore generalizzato, non faceva altro che porre l'accento sul momento in cui si combatte l’ultima battaglia della vita e si decide la sorte per l’eternità. Dove quindi l’Ars morendi si configura come il principale modo di immaginare la propria morte, ossia circondato da angeli e demoni, dove questi ultimi voglio instaurare dei dubbi nel moribondo, farlo sentire in colpa dei peccati che ha fatto e fargli riprendere un senso di attaccamento ai beni materiali e a farlo peccare anche in punto di morte; mentre gli angeli cercano di non far cedere il moribondo. Ogni fedele si domandava quindi come potesse riuscire ad evitare la dannazione eterna. In quest'epoca piena di sciagure e contro il pericolo dell’inferno, si cercò spesso rifugio nella dolce Madre del Salvatore e per questo il suo culto crebbe a dismisura, specialmente nei confronti della Vergine della Misericordia. MA non solo fu la Vergine ad essere ricoperta di devozione: si giunse a credere che lastrasse aver guardato un’immagine di San Cristoforo, per essere sicuri, per quel giorno, di non morire di morte accidentale, San Rocco era poi la difesa contro la peste, per il mal di denti ci si appellava ad Apollonia e così via. Sembrava quasi che stesse ritornando un politeismo molto spiccato. La Chiesa poi insegnava che per ottenere indulgenze era necessario confessarsi e comunicarsi, mentre il pagamento per ottenerle non era dichiarato in maniera assoluta MA la risposta più efficace veniva invece offerta da Lutero, il quale ad intere masse di persone che avevano il terrore dell’inferno egli offrì una possibilità di smettere di vivere nel tormento, dato che Dio non è un giudice severo MA un padre pieno di compassione e che si è già salvati dalla sola fede in Dio, nonostante si compia peccato Insieme ad un certo senso di individualismo che stava in qualche modo crescendo e che portava a sentirsi soli davanti a Dio e a cercare un rapporto intimo con lui, c'era anche un certo sviluppo dello spirito laico, grazie al quale si riconoscevano due campi separati, quello del divino, in cui la ragione non è pertinente, e quello dei fenomeni terrestri, suscettibili di scienza e doveva avere la propria autonomia. Di fronte poi a questo individualismo laico c’era quello della pietà personale, dove ogni credente doveva imitare Cristo e spesso questo modo di vivere la religione portava al misticismo, abbandonando una religione razionale e deduttiva Altro elemento alla base della Riforma, era la svalutazione de sacerdozio, ed era causata da un disinteresse di molti prelati di svolgere la messa e nel basso clero molti preti vivevano in concubinato e avevano figli e per questo in loro si riponeva poca fiducia. I monaci mendicanti contribuivano a screditare il clero secolare. Era risaputo poi che nel ‘400 in tutta Europa spesso i curati titolari, senza risiedere nella parrocchia, si facevano istituire da sacerdoti che formavano una specie di proletariato ecclesiastico, i quali cercavano di arricchirsi vendendo i sacramenti e le indulgenze ed proprio quando la religione diventava terrena fino a questo punto che la figura del prete o del sacerdote perdevano di serietà e di prestigio negli occhi dei fedeli. Infatti lo sforzo che, dopo la Riforma, dovrà compiere la Chiesa per rivalutare la figura del prete fu enorme: vennero creati seminari, nuovi oratori, il noviziato di ben dieci anni obbligatorio per chi volesse farsi gesuita. c’era poi un’altra questione molto accesa in questi secoli, ossia la penetrazione di poteri in maniera reciproca tra stati e Chiesa, ossia tra potere spirituale e temporale. Spesso le popolazioni vedevano i soro sovrani a capo anche del campo spirituale, come nel caso della decisione da parte dei principi elettori tedeschi della religione che doveva essere professata nel proprio territorio. Oppure poteva succedere che i papi si comportassero da principi secolari e per questo avevano sempre meno un ascendente esclusivamente spirituale sugli altri sovrani, poteva infatti succedere che le elemosine della Chiesa fossero poi destinati a beni tutt'altro che spirituale, oppure le scomuniche a sovrani per ragioni espressamente territoriali. E così questo fenomeno come tutti gli altri finora descritti, scoppiarono tutti insieme nello stesso momento, ossia all’epoca della Riforma, MA comunque erano tutti fattori che covavano e davano effettivamente fastidio fin dal Medioevo e non è quindi il 1517, con l’atto di affissione delle tesi di Lutero a rompere effettivamente l’equilibrio, esso era saltato da tempo. In un’epoca di di sconcerto e di timori, il fedele aveva quindi bisogno di appoggiarsi ad un'autorità infallibile, MA ormai si era capito che le rassicurazioni non potevano venire certo da un sacerdote che conduceva una vita dissoluta e per questo si poteva fare affidamento solo sulla figura di Dio. Avere un rapporto diretto con lui era l’unica maniera possibile per trovare conforto e per fare ciò bisognava affidarsi alle Sacre Scritture, dove la parola di Dio era assicurata in maniera diretta e non attraverso l’interpretazione di un prelato. Fu così che la Bibbia ed i Vangeli in particolari cominciarono essere proposte attraverso dei volgarizzamenti, così da poterle rendere accessibili a tutti, il mezzo della stampa rendeva il tutto molto più semplice, senza alcun dubbio. Jean Delumeau - “/ miracoli”: questo storico afferma che i miracoli, insieme al catechismo e alle missioni, costituivano un vero e proprio mezzo di propaganda, utile a sensibilizzare sul dogma cattolico, rispetto a quello protestante ed infatti la gran parte di essi fioriscono tutti nel bel mezzo della controversia tra queste due confessioni, tra XVI e XVII secolo Delumeau ci offre il caso molto celebre di Nicole di Vervins, studiato da Catherine Tragnan, il quale era conosciuto in tutta Francia e anche oltre i confini, tra 1565 e 1566; a questa ragazza era apparso il nonno defunto, il quale le confessa di essere in purgatorio e di soffrire moltissimo in quel luogo, da quell’apparizione Nicole comincia ad avere dolori fortissimi ogni volta che le appare il nonno e per questo i familiari cominciano a fare di tutto per far diminuire la sofferenza e le pene del nonno in purgatorio e allo stesso tempo per evitare dolore alla giovane Nicole; MA nulla fermava questi dolori lancinanti e viene immediatamente ipotizzato che si tratti di una presenza maligna e non dello spirito del nonno a possedere Nicole. Quest'ultima riesce a trovare un po’ di pace solo quando riceve l’eucarestia, MA il diavolo capendo che era impotente nel momento del sacramento, chiama in aiuto altri diavoli per possedere la ragazza e per questo quest’ultima non cesserà più di sentire dolore, perdendo la facoltà di parola, di udire e di vedere, con il braccio destro completamente paralizzato e per questo viene portata in pellegrinaggio a Notre-Dame-de-Leisse dove il 23 gennaio 1566 vengono cacciati prima 26 diavoli e l'indomani solo uno riesce ad essere cacciato dal corpo di Nicole ed è solo a Laon, quindici giorni dopo, che si riescono a mandar via gli altri tre diavoli più duri da sconfiggere Questo avvenimento non fa altro che sconvolgere le folle e correre su tutte le bocche della Francia e per questo si dà vita ad una nuova polemica tra cattolici e protestanti sulla presenza reali di Dio nel sacramento eucaristico - questo accade, soprattutto, perché le motivazioni che sembrano esserci dietro a questa possessione sono abbastanza chiare: sembra che il nonno di Nicole sia morto senza ricevere gli ultimi sacramenti, quindi senza confessione egli doveva penare al purgatorio ed i suoi familiari avrebbero dovuto portare a compimento sulla terra tutto ciò che lui aveva iniziato MA non solo, sembra anche che la madre della ragazza posseduta, prima che tutto ciò accadesse aveva augurato alla figlia che il diavolo se la portasse con lei, dopo che la piccola aveva perso un rosario, almeno questo diceva il diavolo attraverso la voce di Nicole; per questo l’imprecazione della madre diventa un consegnare la propria figlia al diavolo e la morte improvvisa del nonno è un pretesto per il diavolo per impossessarsi della giovane Si riporta anche che il demone che ha posseduto Nicole fin dall’inizio abbia confessato, attraverso la voce della ragazza, di averlo fatto per volere di Dio così da permettere a tutti di comprendere che lui è il diavolo e che esiste, “soprattutto per dimostrarlo agli ugonotti” ammette; proprio per questo questi protestanti annullano la propaganda clericale sulla presenza rivolta alla rivalità tra città e campagne e questo bastò per diffonderla ad Ovest - così nelle altre regioni alle origini dei fenomeni di panico troviamo o la paura per i vagabondi o la situazione economica Le motivazioni a questo panico generalizzato erano dovute sia da coloro i quali le diffondevano senza un mandato e chi invece si rivolgeva ai rinforzi delle milizia MA il panico venne comunque propagato e delle volte anche dalle stesse autorità; quest'ultime ad oggi prima di propagare un'informazione o una risposta armata si documenterebbero per comprendere se le voci sono vero oppure no, MA al tempo per avere una milizia nel minor tempo possibile bisognava diffondere la notizia, vera o falsa che fosse, avvisando quindi le parrocchie e chiedendo loro rinforzi - quando poi le autorità volevano farlo sapere a livello ufficiale, inviava corrieri di posta a diffondere la notizia MA nel caso di altri, spesso le autorità rassicuravano i propri abitanti, facendoli ragionare sul fatto che bastava la difesa degli abitanti; altre comunità ancora riuscirono a fermare il corso di questo panico generalizzato ed infatti un grande numero di regioni francesi non conobbero la grande paura, grazie anche alle distanze e alle difficoltà nel cioncare tra regione e l’altra, con lingue differenti Michel Vovelle - “La festa rivoluzionaria”: in Provenza è stato proposto un nuovo modello della festa, diverso, per parecchi versi, e spesso radicalmente — da quello preesistente. Consideriamo nel suo insieme il corpus delle feste rivoluzionarie di cui disponiamo per la Provenza: + di 600 feste registrate, 450 descritte con precisione, le altre solo menzionate. Per prima cosa, si può estrarre da questo schedario un certo numero di caratteri essenziali della festa quale ci sembra essersi espressa in Provenza: cronologia, geografia, tipologia. Vediamo la festa rivoluzionaria installarsi, progredire a partire da esordi modesti, dal 1790-2. Essenzialmente urbana all’inizio, essa si irradia poi ampiamente nello spazio provenzale, a partire dal 92. Il 93 è un punto ambiguo. La festa giacobina dell’anno II, che segna di gran lunga il punto culminante dea curva nelle città, conserva il suo carattere urbano, sebbene il territorio si risvegli: ma è in città che l’incontro fra l'abbondanza delle feste spontanee, del tipo decristianizzatore, e le prime grandi liturgie. L'importanza delle feste urbane: si concentra nelle 10 città più importanti e più popolose circa la metà delle testimonianze esistenti; nelle sole prime (Marsiglia, Aix, Avignone, Arles) se ne concentrano più di un terzo, 36%. Si può essere ancora più sofisticati e tentare, come abbiamo fatto, di seguire la correlazione fra l’importanza delle testimonianze sulla festa e la dimensione degli agglomerati. Ancora una volta senza troppe sorprese si scopre che solo una decina di villaggi, di 300 o di meno di 300 abitanti hanno lasciato testimonianze sulle loro feste, il borgo urbanizzato fra le 1000 e le 2000 anime ha generalmente lasciato tracce, ma assai discrete, mentre il punteggio si innalza allorché ci volgiamo alle piccole città dai 2000-5000 abitanti, per culminare nelle città principali. Alcune testimonianze isolate provano che sarebbe ingiusto prendere alla lettera un tale bilancio, poiché la festa, segnatamente a Cogolin, appare frequente quasi quanto nelle città vere e proprie; ma resta il fatto che in parecchie comunità la festa rivoluzionaria è stata molto probabilmente eccezionale. Fra queste feste, uniche nel loro genere, dobbiamo distinguere le celebrazioni che si possono chiamare spontanee, o, in modo + adeguato, semi-improvvisate, e che riflettono un’ tiva generalmente a carattere locale: è quanto accade nel momento in cui vengono piantati gli alberi della libertà e durante le manifestazioni decristianizzatrici. Questo sistema festivo ha avuto, per così dire, le sue monete spicciole: ad esempio, le feste dei decadi. Le prime feste provenzali del 1790-91 e fino all’inizio del 92, testimoniano questa ricerca: quelle che, in mancanza di meglio, abbiamo chiamato feste all’antica, esprimono, in un quadro formale generalmente già sperimentato, una serie di aspirazioni nuove: benedizioni di bandiere, insediamento di corpi costituiti. In questo primo modello la festa funebre fa la sua comparsa con la celebrazione dei morti di Nancy e soprattutto con quella della morte di Mirabeau; la festa funebre conserverà nel corso del periodo, un’importanza limitata ed insieme mai smentita. Feste occasionali. Le feste di giubilo per la celebrazione delle vittorie della patria assumono la forma di una curva più discontinua, provocando talvolta delle vere e improvvise fiammate mobilitanti. A partire dal 1792 si delinea una svolta assai notevole: con la piantatura degli alberi della Libertà in estate e in autunno, la festa, anche se continua a risentire l'influenza delle municipalità o delle società popolari, diventa diversa, si installa nei quartieri, protraendosi per giorni interi, come si vedrà fra poco. Dal tempo allo spazio della festa. Nel corso delle stagioi, sembra che il cammino della Rivoluzione imponga la sua propria dinamica, disorganizzando gli equilibrati ritmi del passato. Distinguiamo una prima fase, che va fino al 1794, in cui le feste rispondono a sollecitazioni che si rinnovano, rispetto a quella che si instaura nell’anno III e soprattutto nell’anno IV, in cui, non senza ripensamenti o imprevisti si cerca di instaurare un calendario nazionale. Mesi: Marzo (121), Settembre (77). Molto + spettacolare e vincente è lo sforzo rivoluzionario di sovvertimento delle festività settimanali. Osserviamo i grafici tracciati qui sotto: fino al 1794 il ritmo settimanale delle feste tradisce il rispetto della domenica, volontario; su 264 82 cadono in questo giorno. A partire del 1795 26 domenicali su 309. Nei primi anni tutto è possibile, dalla festa in cui la folla si riunisce all’alba, a quella in cui comincia con una fiaccolata alle 18, dalla festa del mattino a quella in cui la gente affluisce sul corso il pomeriggio. Poi, a partire dall'anno II, ma ancor più nettamente nell’epoca del Direttorio, si impone un ritmo che privilegerà in maniera schiacciante la festa che ha inizio alle 10 di mattina o alle 11. La festa frammentata. L'articolazione della festa in due sequenze nel corso della giornata, al mattino i riti ufficiali, al pomeriggio i giochi e le corse. Nel 194 le cose vanno diversamente; la festa, divenuta continua, si chiude difficilmente nel quadro della giornata. Esssa invade la notte, dura fino all’alba ed è allora che le autorità municipali, che non hanno paura della notte, rilevano con soddisfazione che la festa si è prolungata fino al mattino. I luoghi della festa. Centri urbani. Parigi, disponiamo di un numero relativamente considerevole di ordini di marcia, che regolamentano l’itinerario da seguire nei più minuti particolari. Da un punto di partenza, che era generalmente il municipio, si raggiungevano attraverso differenti itinerari l’altare della Patria, all'incrocio della Canebiere e della via dei Focesi, il Campo del 10 agosto in cime alla Canebiere, il tempio della Ragione...solo eccezionalmente ci si spingeva + lontano, cioè fino alla Montagna. La festa a luogo fisso. La festa a luogo fisso, affrontata per prima come la forma più elementare, ha potuto assumere aspetti diversi. Quello di una festa che si svolge al chiuso, e che può avere luogo, sebbene ciò accada raramente, in municipio, più spesso utilizzato come luogo di riferimento. Più frequentemente si tratta della cerimonia religiosa in Chiesa, che nei primi anni della Rivoluzione conserva un ruolo incontestato. A partire dalla fine del 1793, i templi della Ragione sostituiscono la Chiesa. Ma la festa a luogo fisso poteva anche svolgersi all’esterno, sebbene in un luogo chiuso. Dopo questo periodo di transizione, la festa a luogo fisso poté svolgersi decisamente all’esterno, per quanto si trattasse sempre di un luogo intraurbano: una piazza... Eccoci all’ultimo tipo di festa a luogo fisso: quella in cui la concentrazione avviene fuori città, che si tratti della montagna vicina, o del campo in cui i partecipanti alle feste dell’agricoltura sotto il Direttorio si recavano per tracciare un solco. La festa-corteo. In questi ultimi casi, ci sono poche occasioni di incontro informali che non si accompagnano, in forme +0- vistose, ad un corteo. La festa corteo, seconda voce importante in questa tipologia, ci spinge a prendere in considerazione: il luogo di appuntamento (municipio), la meta del corteo (Montagna) o semplicemente le tappe lungo un percorso. Non che non esistano feste descrittoci come semplici passeggiate civiche, giri della città senza uno scopo preciso, se non quello di far vedere un corteo alla città. Ma queste sfilate sono, al limite, tanto poco frequentate quanto lo sono le feste strettamente a luogo fisso: prevale di gran lunga il tipo misto, in cui un corteo si svolge con soste obbligate. Circuiti chiusi e festa aperta. Un’altra variante della festa aperta è quella che resta tale, se così si può dire, nel tempo: vogliamo dire che essa non comporta né partenza né ritorno, anche si svolge in punti diversi. Si delinea tutta una gradazione, dalla festa che è essenzialmente passeggiata civica, le cui tappe non sono che soste, alla festa di interno che si esteriorizza momentaneamente in pubblico: ad esempio, per citare un caso, l'inaugurazione di un tempio della Ragione che ‘esplode’ letteralmente sulla pubblica piazza in autodafé e mascherate. C'è un ultima dinamica da seguire: quella della festa chiusa, che ritorna al suo punto di partenza, e della festa che esplode. La coalizione spontanea dei quartieri, che organizzano feste e danno vita poi a farandole, si incontra essenzialmente nelle fiammate rivoluzionarie festive dell’estate del 1792. I punti di ancoraggio della festa. Il municipio resta sempre uno dei luoghi + costantemente coinvolti nella festa: si potrebbe credere che sia il punto di partenza obbligato del corteo. Tuttavia questo fatto è tutt'altro che privo di sfumature: nella prima parte della Rivoluzione, il municipio non appare come luogo della festa nella metà dei casi ed il punto + basso della curva si ha nel 1793. Sociologia della festa. Chi partecipa alle feste? Non ne sappiamo niente o ben poco. Non disponiamo, per la festa, di fonti equivalenti a quelle che offrono gli archivi giudiziari per l’analisi delle folle rivoluzionarie, come quelle che ha studiato, per esempio, Rudé. Vi si troverà menzione di un certo numero di partecipanti il cui carattere ufficiale fa sì che ne rilevi la presenza: autorità amministrative, truppe di linea, guardie nazionali, clero, società popolari. entra nel vago allorché si tratta della massa anonima della popolazione: del popolo o dei cittadini. Ma in questo caso si può ancora barare e tentare di andare oltre. I promotori della festa. Mettendosi alla ricerca dei partecipanti alla festa, sembra naturale incominciare con quelli che ne assumono l’iniziativa, almeno localmente. Se la festa del 1790 resta festa municipale, affidata alla diligenza delle autorità, i quattro anni seguenti vedono moltiplicarsi le iniziative che riducono il ruolo delle municipalità, senza entrare veramente in concorrenza con esse, poiché iziative particolari sono spesso riprese dalle autorità locali per l'esecuzione. Il ruolo più importante è assunto dalle società popolari, la cui iniziativa si ritrova all’origine di una festa su 3, espressione tanto dell’importanza quanto dell’abbondanza di queste istanze nell'ambiente meridionale. Partecipanti ufficiali. Si rileva la presenza della municipalità, e secondo i casi, del distretto o del dipartimento, poi degli altri corpi secondo un ordine che si fissa fin dai primi anni, 1790-1. C'è tutto uno statario di lettere di una municipalità ad un’altra + importante sulla spinosa questione dell’ordine da rispettare nel corteo fra le autorità giudiziarie e amministrative, il che sembra resuscitare la questione dell’ordine di progressione dei cortei dell’Ancien Regime, anche se talvolta emerge il desiderio di eliminare le vecchie polemiche di un tempo. Fino al 1793 la presenza della milizia popolare armata rimane uno dei tratti essenziali della festa. Ma quest’ultimo episodio ci conduce direttamente ad un’ultima considerazione sul tema: la donna non compare + nella festa, anche xk non vuole + andarci. Ma se le donne e soprattutto le ragazze non trascurarono i giochi e i balli nel villaggio, esse hanno rotto con la festa ufficiale, a costo di lasciare che vi partecipino i loro uomini. La festa agonizzante della fine del Direttorio è ridiventata, ad eccezione delle danze del pomeriggio, una festa essenzialmente maschile. Robert Mandrou - “Ambiente e mentalità rurali dalla fine del XV secolo all’invio del XVIII secolo”: All’inizio del XVIII l'aspetto delle campagne francesi non presenta mutamenti profondi né violenti rivolgimenti, ma è quasi inalterato. Le campagne soltanto però. Durante i primi 2 secoli della Fr moderna, l'eredità rurale del Medioevo si conserva e pesa, quasi immutabile. Sopravvive nell’organizzazione sociale, ed ecco la comunità di villaggio +0- raggruppata, amministrata o dominata dal signore, dal curato e dall’agente reale. Il mondo rurale ha una vita a parte, lontano, nello spazio reale dell’epoca, dalla vita urbana. Il che non significa affatto che la vita rurale sia tutta pacifica. Ma essa si afferma pressoché immutabile nei suoi rischi, nelle disgrazie, insicurezze latenti. Insicurezza materiale. La base di questa precarietà, mediocrità nei casi migliori, è l'economia naturale o di sussistenza. Il piccolo contadino, insediato su un terreno di cui si sente proprietario, attaccato alle sue pratiche comunitarie, non ha che un’ambizione: produrre quello di cui necessita: grano, orzo, avena. Lefebvre dice: il tipo rurale francese è il contadino che coltiva per se stesso e tutt'al più per la città vicina, parlando del contadino del XVIII; ancor più vero nei secoli precedenti. Proprietario o no, importa poco: la grande proprietà capitalista ha progredito nel corso dei secoli moderni, ma intorno alle città; ha un grande significato urbano, quanto e più rurale. Ed è la che si incontrano i bifolchi, conta ricchi che possiedono numerosi cavalli o buoi. Molti contadi questo periodo non hanno neanche i 2 o 3 capi di bestiame necessari ai lavori più duri: danno in affitto le loro braccia al vicino meglio provvisto e prendono in prestito l'attacco di bestie da tiro. La comunità di parrocchia possiede così la sua profonda realtà che spiega abbastanza la lentezza con la quale tecniche e colture nuove si sono diffuse nelle nostre campagne, fino in epoca recente: il mais e il fagiolo, portati dall’America durante il XVI, si sono propagati nella Fr meridionale dopo lunghi decenni. Lo stesso accadde con gli strumenti o le tecniche agricole: l’aratro è rimasto identico o quasi dall'antichità al XVIII. Il concime di fattoria non supplice a questo sistema di riposo: il bestiame è poco numeroso, magro, perché il contadino non può dargli per pasto altro che le erbacce del maggese, le scarse erbe del sottobosco. Perciò, il bestiame non fornisce alla terra una concimazione abbondante: pochi prati, per conseguenza poco grano. Infine i piccoli contadini non possono migliorare le loro colture acquistando sementi sezionate, adattate come oggi ai terreni e ai climi: mancano e i selezionatori e il denaro. In tutte le tradizioni, la parte maggiore spetta alle mentalità: l’uomo è preso in una rete di abitudini ricevute, accettate sin dall’infanzia dall’autorità familiare; e in seguito conservate senza sforzo. In una vita così chiusa in se stessa, il piccolo contadino non ha denaro: e ciò spiega tanti piccoli mestieri artigianali per qualche soldo. Quando il contadino ha versato la decima, quando ha soddisfatto diversi diritti signorili e ha messo da parte la semente gli rimane nel granaio di che nutrire i suoi. Zero guadagno. i perciò la vita materiale delle campagne francesi è difficile: questo contadino che nutre la città attraverso il decimatore e gli intendenti signorili; i cui prodotti possono perfino entrare, qua e là, nei circuiti commerciali internazionali; questo contadino riesce a nutrirsi solo con grande fatica. Un cattivo raccolto, un temporale, ed ecco il raccolto se non annientato, almeno diminuito. Il contadino, saldate le tasse, ha dunque per vivere quanto rimane nel suo granaio; e se questo è vuoto al mese di aprile, deve mangiare erbe e radici, a qualunque costo, per tener duro fino a luglio. E come resistere, se non si può nemmeno passare l’inverno; penuria, carestie infieriscono anche nelle campagne prima di toccare le città. Penuria di viveri è una miseria nera, è il pane di felci e di crusca, ma che non provoca la mote di uomini, tutt'al più di qualche vecchio; la carestia è molto peggio, il villaggio annientato, la provincia devastata, fino alle città comprese. Un ultimo elemento completa il quadro: dopo o durante le carestie, le epidemie trovano il terreno pronto in quei corpi sottoalimentati; onde la paura dei bubboni, la paura dello straniero. L’insicurezza sociale. La povera gente è più oppressa che protetta dal signore: è il grande dramma della campagna francese. E’ stato troppo spesso detto che il | piccolo signorotto di villaggio vive come i suoi contadini, altrettanto rozzo, altrettanto miserabile: non legge certamente Omero sui testi, ma egli resta il padrone, tanto + attaccato ai suoi diritti, al suo primo posto, quanto il tenore di vita, abbassatosi per l’inflazione continua e strisciante, e l’abito troppo presto logoro, lo differenziano sempre meno dall’uomo comune. La protezione signorile che esisteva nel passato è scomparsa, e da molto. Rimangono dunque gli oneri e le vessazioni, più frequenti che non i buoni momenti, gli obblighi di ogni tipo. Il basso clero non dà ai contadini una protezione efficace: perché non è ricco, vivendo altrettanto miseramente del suo gregge, spogliato della decima dei vescovi, che nella maggior parte delle diocesi la fanno riscuotere da un laico; anche perché il curato di campagna non esce mai dal villaggio, vede il suo vescovo al massimo una volta all'anno, per la cresima, non ha ricevuto la formazione intellettuale e spirituale che richiederebbe il suo stato. Il buon curato vive in una povertà morale paragonabile a quella dei contadini. A parte rare eccezioni ricordate con esagerata ammirazione, i soldati devastano i villaggi, rovistando e saccheggiando mobili, biancheria, abiti, letti... raccolti ancora non mietuti, granai, bestiame, armadi pesanti, donne sono anche minacciati dai briganti, di c arlano incessantemente le veglie d’inverno. Anche i briganti sono di vario tipo: nob. iosi, rapinatori impuniti e che è impossibile snidare dalle alte montagne, nei loro nidi d’aquila al disopra delle valli che organizzano bande di saccheggio, in paesi che non ricevano la protezione delle truppe reali; soldati disertori, briganti di strada... Difesa immediata? Protezione urgente? Neanche parlarne. AI minimo allarme, e quando si aggiunge l'epidemia, quando i granai cittadini si vuotano a loro volta, consoli o scabini mettono fuori tutta questa folla di mendicanti: i vagabondi non fanno parte della città; la città non ha propensione alcuna ad assicurare la protezione dei rurali. Credenze e opinioni. Le paure paniche anzitutto; esse dominano ogni cosa, e spiegano molti aspetti della vita del villaggio; paure più forti di quelle degli uomini del XX. Una stella filante nel cielo, il galoppo di un cavallo sbuffante nel maggese, le parole disordinate di un povero di spirito o di un vicino, tutto dà forma al timore. Basta vedere queste paure moltiplicarsi alla vigilia delle messi, quando il minimo grido è sospetto, quando il visitatore, lo straniero, che passa sulle strade è pericoloso: messi incendiate, bei raccolti perduti alla vigilia di tagliarli; per evitare queste disgrazie, si fa presto ad afferrare i bastoni. Buona parte dei movimenti popolari del XVII si spiega così. Un’atmosfera in cui tutto è oggetto di timore; in cui tutto è possibile, il che è ancora più importante. E’ un mondo nel quale nessuno distingue naturale e soprannaturale, razione e no. Sicuramente, queste campagne sono cristiane: dalla nascita alla morte. La comunione pasquale annuale, scrupolosamente osservata è l’atto religioso principale, evidentemente insieme alla messa domenicale. Questa fede rurale presenta nondimeno caratteri originali, lontani da ogni ortodossia cristiana: il culto dei santi si mescola correttamente a pratiche superstiziose: il diavolo è presente almeno quanto il buon Dio. Dopo la guerra, con i villaggi incendiati e le popolazioni decimate, come in Borgogna durante la guerra dei 30 anni, i sopravvissuti si rimettono all’opera, rialzano le case meno toccate, ritornano ai campi. L'energia contadina di fronte agli incidenti di una vita mai sicura non ha limiti, tutti i villaggi si ricostruiscono rapidamente dopo i peggiori disastri. Elementi nuovi. Quest’universo, mentale e materiale, dei contadini delle nostre campagne non è rimasto senza cambiare affatto, durante 2 secoli e più; ma le strutture fondamentali sono ancora quelle solide, stabili, e ancora per lungo tempo. All’interno di questo complesso, le trasformazioni avvengono per piccoli colpi insensibili. Quel che si può sentire è un rafforzamento della fede religiosa, una specie di verifica fatta in vari modi. Il primo, la cui influenza è rimasta a lungo debole, è l'apparizione del pastore protestante: quest'uomo di solida fede, formato sul piano spirituale da un soggiorno di studio di parecchi anni a Ginevra, esercitato alla discussione, che non ignora nessuna delle debolezze romane, porta dovunque passa il suo metodo, la sua lettura diretta del Vangelo, e quella presenza di spirito che lo rende così temibile per il basso clero cattolico, per nulla abituato alle discussioni teologiche. Ma il pastore passa soltanto: Ginevra non poteva formarne migliaia per evangelizzare le campagne. Forzano un po” le cose, s può avanzare l’ipotesi che il protestantesimo rurale ha preso veramente ampiezza solo nella seconda metà del XVII. Ma dovunque si ferma il pastore protestante, che rapidi cambiamenti! Ognuno deve saper leggere, ognuno deve possedere la Bibbia. Contemporaneamente la Chiesa cattolica è passata accanto alla riforma disciplinare, che poteva permetterle di correggere o di rinvigorire la fede superstiziosa delle campagne: il Concilio di Trento, sensibile alle critiche protestanti, ha deciso la creazione di seminari, nelle diocesi. Se il basso clero alla fine del XVII si risveglia e prende una coscienza degna del suo ruolo, non lo deve certo ai seminari; se legge con passione il suo breviario bisogna attribuire, sembra, questa presa di coscienza alla questione del formulario del 1661-5. Luigi 14 impose al clero tutto la firma di un formulario che condannava espressamente le 5 proposizioni estratte dal libro di Cornelio Giansenio, senza dire oltre, di cui, nella Bretagna, nessun aveva mai sentito parlare. Principio di un'attività pastorale più riflessiva, anche feconda: il secolo di Luigi 14 ha così potuto essere, negli ultimi anni, un momento di progresso per il cattolicesimo rurale
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