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La Riforma Protestante e la Guerra dei Trent'Anni: Il Conflitto tra Carlo V e Enrico II, Appunti di Storia Moderna

La difficile situazione politica e religiosa in europa durante il xvi e xvii secolo, con particolare riferimento al conflitto tra carlo v e enrico ii sulla questione della riforma protestante. Il testo tratta della resistenza dei protestanti alla richiesta di sottomissione di carla v, delle varie battaglie e accordi segreti, e della situazione economica e demografica in inghilterra durante questo periodo. Vengono inoltre descritti i caratteri di filippo ii e la sua politica centrale.

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 17/01/2019

Giuliodicava59
Giuliodicava59 🇮🇹

4.7

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Scarica La Riforma Protestante e la Guerra dei Trent'Anni: Il Conflitto tra Carlo V e Enrico II e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! RIASSUNTI STORIA Cap 1 1 Gli studi sulla popolazione e sui meccanismi che ne regolano l'andamento hanno ottenuto un grande sviluppo nell'ultimo mezzo secolo. L'inglese Thomas Malthus diede voce col suo saggio sul principio della popolazione a una diffusa preoccupazione per lo squilibrio che vi era tra popolazione e risorse alimentari, tale preoccupazione è data dal fatto che secondo lo scrittore la popolazione se non controllata cresce in progressione geometrica mentre le risorse solo in progressione aritmetica. A frenare però la crescita della popolazione avvengono come chiama Malthus dei freni repressivi come carestie, epidemie e guerre; l'unica soluzione a questi periodici salassi e l'adozione di freni preventivi come la limitazione dei matrimoni e la conseguente fecondità soprattutto della parte più povera della società. La statistica ai tempi muoveva i primi passi e un contributo fondamentale allo studio demografico fu fornito dai cosiddetti aritmetici politici come William Petty e George King, infatti in precedenza si avevano numerazione di nuclei familiari volti a scopi fiscali finalizzati alla distribuzione di viveri oppure al censimento di uomini atti alle armi. Un documento unico nel suo genere per la precisione con cui fu compilato è il catasto fiorentino del 1427, da cui si poteva ricavare il sesso, l'età, le occupazione e il reddito di circa 60 mila famiglie; altri documenti importanti sono rappresentati dalle fonti ecclesiastiche che si dividono a loro volta in fonti relative allo stato e in fonti relative ai movimenti delle popolazioni...le prime sono elenchi degli abitanti di una parrocchia fatta casa per casa per vedere l'adempimento al precetto pasquale, questo documento è importante oltre che per ricostruire sesso ed età ma, per conoscere le strutture familiari e le forme di convivenza. Il movimento della popolazione è costituito da documenti in cui venivano registrati gli eventi più importanti come il battesimo, il matrimonio ecc.. . Quando questi documenti non presentano lacune ci permettono di ricostruire l'andamento dei diversi eventi nel corso degli anni ma anche di studiarne le stagionalità Cap 7 Nel continente americano le popolazioni più evolute prima dell'arrivo degli spagnoli si svilupparono nell'altopiano dell'America centrale e nelle Ande dell'America meridionale. Queste popolazioni concentravano le loro energie soprattutto nell'agricoltura sedentaria di mais, tuberi e anche pomodori, fagioli e cacao; era meno diffuso l'allevamento che si limitava a quello dell'alpaca un animale di origine peruviane da cui si ricavava la lana e il tacchino; praticavano anche alcune attività artigianali anche se non conoscevano ne il ferro ne la ruota. Altra attività molto importante per queste popolazioni era la creazione di opere pubbliche destinate sia all'utilizzo quotidiano ( canali per irrigare i campi) sia utilizzati per riti di culto. Quando gli spagnoli giunsero in America la popolazione dei Maya era già una civiltà in decadenza, essa era situata tra l'attuale Guatemala e la penisola dello Yucatan. Essi erano famosi per le loro ricche città stato, i loro monumentali templi, le loro raffinate espressioni e le loro credenze cosmologiche e religiose. La loro eredità non andò comunque del tutto persa, infatti essa venne raccolta da delle popolazioni guerriera proveniente dal nord vale a dire prima i Toltechi e successivamente gli Aztechi i quali fondarono la loro capitale Tenochticlan su un isola del lago Texcoco. Gli Aztechi riuscirono a espandere i propri confini fino allo Yucatan e si stima che prima dell'invasione spagnola contava una popolazione di circa 25 mln di abitanti ed il loro regno era ancora in espansione, le azioni militari non erano necessarie soltanto per accrescere i loro territori ma anche per catturare dei prigionieri che venivano successivamente sacrificati in cerimonie pubbliche. La religione degli Aztechi si basava soprattutto sulle divinità cosmiche: come il dio Sole al quale si dovevano fare delle offerte di sangue umane affinchè esso potesse portare avanti le sue lotte. La religione permeava in tutti gli aspetti della vita sociale e giustificava un ordine sociale molto rigido, infatti solo il sovrano e i nobili potevano possedere un pezzo di terra privato per il resto erano le comunità costituite da clan parentali a redistribuire i suoli agricoli tra i propri membri. Anche l'impero degli Inca (che si estendeva dalla cordigliera delle Ande fino alla costa del pacifica) si era sviluppata un secolo prima dell'arrivo degli spagnoli, precisamente a Cuzco una città posta ad un altezza di 3500 m in Perù. A capo della società Inca vi era il sovrano che era visto come un semidio infatti aveva poteri religiosi, politici e militari; poi vi erano sia i nobili dell'aristocrazia originaria Inca sia i figli dei capi delle tribù sottomesse; alla base vi erano l'ayllu cioè la comunità contadina. Gli inca adoravano: il dio sole Inti, il creatore del mondo Virococha e con questa figura identificarono gli spagnoli guidati da Pizzarro...gli inca sacrificavano meno le persone. Gli inca erano riusciti a creare una salda organizzazione statale e in più crearono dei veri e propri magazzini pubblici riforniti dagli ayllu e che servivano a sfamare i lavoratori requisiti alla mita vale a dire alla costruzione di strade, edifici pubblici ecc. 3)Il Portogallo fu uno dei primi paesi a intraprendere l'esplorazione dei nuovi mondi, questo dovuto alla sua posizione che possiamo definire strategica, all'alleanza stabilita con il ceto marinaresco e mercantile ed anche al loro principe detto Enrico il navigatore. Per compiere questi viaggi si dovettero perfezionare le Caravelle, esse erano di piccole dimensioni con : scafo arrotondato, poppa quadra e timone posteriore, un ponte con castello a prua e un cassero a poppa, tre alberi attrezzati con vele triangolari che quadre e altri accorgimenti per aumentare velocità e manovrabilità. Inoltre c'è l'adozione della bussola e dell'ago magnetico strumenti importantissimi per l'epoca. L'espansione marittima portoghese ebbe inizio con la presa di Ceuta nel 1415, proseguì con l'occupazione dell'isola di Madera e delle Azzorre, la scoperta delle isole di Capo Verde e del golfo di Guinea. Il re Giovanni II si pose come obiettivo quello di circunavigare l'Africa e ottenere info sui porti e sulla navigazione dell'oceano indiano; uno dei primi traguardi fu raggiunto da Bartolomeo Diaz con l'arrivo a capo di buona speranza. Nel frattempo sempre a Giovanni II si rivolse Cristoforo Colombo il quale aveva in mente il progetto di raggiungere l'oriente circumnavigando la terra verso occidente, tale progetto fu appoggiato dalla tesi che le coste dell'Europa e dell'Asia erano divise soltanto da appena 60° di longitudine. Colombo però si rese conto dello scetticismo della corte portoghese e dice dunque di rivolgersi alla corte Spagnola la quale, in un clima di euforia dettato dalla riconquista di Granada e dalla capitolazione di Santa Fè appoggiò questa impresa ed infatti la regina Isabella D'aragona insigni Colombo del titolo di di “ammiraglio del mare Oceano.” Il 3 agosto 1942 tre velieri con 120 uomini a bordo iniziarono questa spedizione ed il 12 ottobre del 1942 Colombo attraccò nell'isola di Watling nelle Bahamas che all'epoca chiamò San Salvador...Colombo era però convinto di essere giunto in Asia e le isole di Cuba e Haiti esplorate successivamente pensò fossero il Giappone Cap 8 1 Martin Lutero era figlio di un piccolo imprenditore minerario ed era nato nel 1483 in una piccola cittadina tedesca, esso intraprese le decisione di farsi monaco nel 1505. Lutero era tormentato da un senso di inadeguatezza nei confronti dei comandamenti divini e soprattutto nella paura di peccare e della dannazione eterna. Cercò delle risposte negli studi teologici e dopo aver conseguito il grado di dottore iniziò i suoi insegnamenti di teologia a Wittenberg ma, fu nel periodo in cui tenne un corso sull'epistola ai romani in cui ebbe l'illuminazione per risolvere l'angoscioso problema della salvezza grazie all'interpretazione di un passo del testo paolino cioè : la giustizia di Dio è nel vangelo dunque con il vangelo ci viene fornita la giustizia passiva vale a dire quella che riceviamo e attraverso cui Dio per sua grazia e misericordia ci rende giusti tramite la fede. Secondo la Chiesa la grazie era indispensabile ma essa si poteva raggiungere tramite opere buone così da raggiungere la salvezza, secondo Lutero la natura dell'uomo è intrisicamente malvagia corrotta dal peccato originale e nulla può fare da se. 2 Nel 1542 Paolo III convoncò a Trento il concilio ecumenico anche noto come il concilio di Trento, a causa però dei nuovi scontri tra Carlo V e il re di Francia il concilio potè realmente iniziare dal 13 dicembre 1545, alla cerimonia di apertura vi erano presenti : 4 cardinali, 4 arcivescovi e 21 vescovi oltre che ad alcune decine di teologi e ai generali degli ordini regolari. L'imperatore Carlo V voleva che si affrontassero in primo luogo le decisioni disciplinari e successivamente le questioni dottrinali e dei sacramenti, ma così non fu infatti il Papa decise di occuparsi prima delle questioni dottrinali rispondendo : il principio di sola fide è eretico, i sacramenti restano tutti e 7 soprattutto quello del sacerdozio. Il concilio fu oggetto di diverse interruzioni la prima avvenne nel 1547 dove esso venne spostato a Bologna per paura della peste, poi nel 1551 venne riportato a Trento da Papa Giulio III, nel 1552 venne nuovamente interrotto per le nuove ostilità tra l'Impero e la Francia e rimarrà sospeso per ben 10 anni, venne dunque riconvocato dal nuovo papa Pio IV e con lui si concluse. Dal concilio di Trento usciva in primo luogo riaffermato e rafforzato il carattere monarchico della Chiesa, inoltre la figura del Papa era superiore a tutte quelle presenti al concilio. Dal punto di vista dogmatico le decisioni più importanti riguardarono: le opere per raggiungere la salvezza, la collocazione della Chiesa accanto alle sacre scritture come fonte di verità, importanza dei sacramenti, esistenza del paradiso e dell'inferno, le indulgenze restano valide e il peccato originale è tolto dal battesimo. Dal punto di vista disciplinare invece come abbiamo già detto la Chiesa è organizzata in una struttura gerarchica/monarchica, il Papa è al di sopra di tutti ma non solo...si istituiscono anche dei doveri per il clero: i vescovi debbano andare nelle sedi episcopali e non risiedere a Roma questo però provocò del malcontento tra i vescovi e uno dei pochi ad aderire a ciò fu Carlo Borromeo vescovo di Milano e anche per questo motivo fu fatto Santo ( inoltre fece i 20 giri episcopali), divieto di alcune pratiche come il concubinato, l'istituzione dei seminari, introduzione dell'abito talare ecc.. 6 La congregazione del Sant'Uffizio o Inquisizione romana fu istituita da papa Paolo III il 21 luglio 1542, era un provvedimento nato per centralizzare i tribunali ecclesiastici impegnati nella repressione anticlericale. Con il provvedimento del 1542 Paolo III istituì una commissione formata da 6 cardinali nominati inquisitori generali e incaricati di vigilare a difesa dell'ortodossia con poteri estesissimi. In prima fase il Sant'uffizio di dedicò ad estirpare il dissenso su un piano strettamente teologico e già negli anni settanta del Cinquecento si era quasi del tutto riuscito ad estirpare il dissenso teologico, dunque le attenzioni del Sant'Uffizio si spostarono sugli esponenti del pensiero deviazionista nei confronti della tradizione scolastica e aristotelica es. Giordano Bruno arso vivo a Roma nel 1600, Galileo Galilei nel 1633 ecc. A partire dal 1550 con Giulio III si iniziò ad utilizzare lo strumento della confessione come metodo d'indagine infatti da una parte chi era in possesso di un libro proibito poteva consegnarli a un confessore in cambio di un'assoluzione o di un'abiura segreta, dall'altra parte a chi si presentasse per confessare e abiurare l'errore la grazia valida in utroque foro; dal 1552 il Sant'Uffizio legittimò il diniego dell'assoluzione a chi non confessasse i suoi errori e i suoi complici. Nel 1572 l'Inquisizione ( che aveva già presentato un indice di libri nel 1559 poi mitigato nel 1564) fu affiancata dalla Congregazione dell'Indice che si occupò dell'aggiornamento delle proibizioni e del controllo dell'indice così nel 1596 si creò un terzo indice. La “censura” si espanse così in tutti i testi e furono così vietate numerose opere di tipo letterario, scientifico e filosofiche. 9 L'ordine che più di tutti era destinato ad incarnare lo spirito della controriforma era quella fondato da Ignazio di Loyola, la compagnia di Gesù. I membri di questa compagnia erano caratterizzati da una vocazione verso le armi e dallo spirito di crociata, nel 1534 Ignazio insieme ai suoi compagni pronunciarono i classici voti di castità, povertà, obbedienza ai quali si aggiunse quello di fedeltà assoluta al pontefice. Il lungo tirocinio previsto prima della professione dei voti e la tecnica di autocontrollo messa a punto di Ignazio tempravano i membri dell'ordine e li rendeva uno strumento ideale per la difesa e propagazione della fede cattolica, alla morte di Ignazio i suoi seguaci erano più di un migliaio. Col tempo i gesuiti riuscirono ad insediarsi non solo nella formazione del clero ma anche nella formazione degli aristocratici infatti essi formarono le classi dirigenti più influenti e entrarono anche a fare parte delle corti sotto vesti di consiglieri e confessori dei principi. A capo dei gesuiti c'è il papa nero il quale viene cambiato soltanto nel momento della sua morte e dunque ha una struttura piramidale, possiamo dunque dire che le attività maggiormente sviluppate dai gesuiti sono quella dell'evangelizzazione ( ricordiamo Francesco Saverio il quale diffuse il cattolicesimo in Asia) e dell'educazione ( ricordiamoci il motto datemi un bambino e creerò un uomo, questo significa avere in mano la coscienza dell'individuo). Cap 10 - 11 7 Nel 1555 Carlo V è schiacciato da numerosi problemi dati dai Turchi, dai Protestanti e infine dalla Francia e quindi decide di abdicare a tutti i suoi titoli e rese effettiva la divisione del suo impero, al suo posto subentrarono il fratello Ferdinando I ,che ereditava le corone della Boemia, e dell'Ungheria, e il figlio Filippo II al quale andavano la Spagna con i possedimenti nel nuovo mondo e in Europa il Ducato di Milano, i Regni di Napoli, Sardegna e Sicilia, la Franca Contea e i Paesi Bassi. Il nuovo re di Francia Enrico II volle entrare ancora una volta in conflitto con le armi ma ottenne una scottante sconfitta a San Quintino nel 1557 e dovette rassegnarsi a firmare la pace di Cateau Cambrèsis nel 1159, così facendo Filippo II si ritrovava ad aver un complesso di risorse che nessun altra potenza poteva vantare. Filippo II aveva ereditato dal padre la totale dedizione al mestiere di re ed il senso di una missione da compiere al quale si doveva rendere conto a Dio, ma a differenza del padre esso era stato educato a Valladolid e dunque si sentiva castigliano ciò si poteva dedurre la gravità del portamento e l'austerità del costume, una concezione esclusiva e gelosa del potere, una religiosità intensa ma angusta ed intollerante. Proprio a rafforzare l'ortodossia religiosa furono rivolte le sue prime misure, tra il 1558 e il 1560 in Spagna fu rafforza l'Inquisizione infatti furono vietati i viaggi scolastici all'estero ed alcune comunità protestanti vennero condannate a morte. La repressione toccò anche i moriscos dell'Andalusia, ma le continue persecuzioni portarono nel 1568 ad alcune ribellioni ma esse vennero represse con la forza. Filippo II non si deve però identificare con la figura di un fanatico cristiano infatti esso essendo molto geloso della propria autorità si trovò in disaccordo con la Chiesa, infatti le decisioni prese nel concilio di Trento vennero pubblicate in Spagna con due anni di ritardo. Filippo II inoltre decise di spostare la sede della corte e del governo a Madrid una città poco importante fino a quel momento ma che era situata proprio al centro della Spagna, qui fece costruire un'immensa residenza estiva l'Escorial e da qui dirigeva i suoi immensi affari e prendeva le decisioni. Tale accentramento di potere non si deve però confondere con un centralismo politico e istituzionale, perché Filippo II restò fedele alla concezione Imperiale del Padre Carlo V. Venne anche perfezionato il sistema dei consigli che oltre a quello di Stato presentava anche: quello dell'Inquisizione, di azienda , di competenza territoriali. Nel 1580 a seguito dell'estinzione della dinastia regnante il Portogallo venne annesso alla corona spagnola e anche qui fu creato un nuovo consiglio formato da soli membri portoghesi, nel 1591 Filippo dovette anche reprimere militarmente una rivolta nata ad Aragona ma il separatismo aragonese rimarrà sempre una spina nel fianco per Filippo II. La popolarità del re venne messa in dubbio dalla sua politica economica, infatti le entrate derivanti dai metalli di origine Americana non superò mai il 20-25%, il resto derivava da imposte dirette, indirette, dai contributi derivanti dal clero e dai prestiti a cui la monarchia era costretta a ricorrere. Il sistema tributario era congegnato in modo tale da sfavorire i ceti produttivi e privilegiare le rendite parassitarie dunque non dovremmo sorpenderci a rilevare già in questa epoca una decadenza di alcune attività industriali prima fiorenti in catalonia come ad es. sete andaluse o le lane di Segovia. Cap 12 1 Giacomo I Stuart era già re di Scozia quando alla morte di Elisabetta successe anche sul trono d'Inghilterra, il nuovo re però risultò da subito impopolare per diversi motivi: l'origine straniera, le inclinazioni omosessuali, le prodigalità nei confronti di favoriti avidi e inetti ecc...già dall'inizio Giacomo I dovette affrontare dei problemi che esistevano già sotto il regno di Elisabetta, la questione religiosa e la questione finanziaria. La legislazione contro i cattolici venne inasprita dopo la scoperta congiura che progettava l'organizzazione di un attentato contro il primo Parlamento convocato da Giacomo I, a seguti di questo fatto non vennero comunque attuate le richieste dei puritani i quali chiedevano una riforma radicale della Chiesa d'Inghilterra la quale doveva : eliminare dal culto la vestigia del papa, abrogasse l'autorità dei vescovi e lasciasse alle singole congregazioni maggior liberta sulla scelta dei ministri. Nel corso del XVII secolo il puritanesimo si diffuse sempre di più tra i ceti della gentry, mercantili, artigianali della città aumentando così un senso di ripudio nei confronti di una corte sfarzosa e corrotta. La guerra con la Spagna aveva fatto si che si venisse a creare una crisi finanziaria che neppure la pace firmata da Giacomo I nel 1604 riuscì ad alleviare, il fulcro del problema era che le entrate non erano abbastanza da poter coprire le spese dunque la scelta più ovvia sarebbe stata quella di imporre una nuova tassa sulla rendita fondiaria la quale aveva ottenuto un notevole incremento ma, qualsiasi proposta veniva rigettata dal parlamento che si limitava a votare sussidi straordinari in casi di emergenza. Ad aggiungersi al problema religioso e finanziario si ci mise anche il problema della congiuntura economica negativa, infatti la popolazione inglese era in continuo aumento fino al 1650 quando raggiunse i 5 mln di abitanti senza contare la Scozia e solo Londra contava 450 mila abitanti, tra 1620 e il 1650 questo sviluppo demografico non fu però accompagnato da uno sviluppo dell'attività produttive e sotto il regno di Carlo I i problemi si accentuarono dovuto soprattutto ad una serie di cattive annate agricole. I quattro successivi parlamenti convocati da Giacomo I nel 1604, 1610, 1614 e 1621 si rifiutarono si soddisfare le richieste economiche avanzate dalla corona ma anzi denunciarono gli sprechi che c'erano all'interno della corte e nel governo, dunque il problema finanziario divenne un problema politico. Il monarca e i suoi ministri dunque per placare gli animi dovettero sempre più ricorre a degli espedienti che gettavano però sempre più discredito sulla corte come ad es. la vendita di titoli nobiliari, prestiti forzosi, multe ecc...fu proprio in questo periodo che si creò il titolo di baronetto appositamente per essere venduto. 2 Alla morte di Giacomo I salì sul trono suo figlio Carlo I, un uomo ritenuto colto ed intelligente ma con carattere debole esso infatti per cercare di portare dalla sua parte i puritani imbastì una missione di recupero degli ugonotti a La Rochelle ma queste missioni furono un tale disastro che portò i più a credere che del nuovo re e del Duca di Buckingham (giovane molto vanitoso ed entrato nelle grazie del vecchio re Giacomo I) non si ci poteva fidare. Il parlamento convocato nel 1628 condizionò le nuove decisione del re in merito ai sussidi con un documento formato da 4 punti nei quali esso dichiarava illegali : le tasse imposte senza il consenso del parlamento, gli arresti arbitrari, la legge marziale e l'acquartieramento forzoso dei militari in case private; inizialmente il re si piego a sottoscrivere tale documento ma solamente un anno dopo sciolse il parlamento. Nel 1628 il Duca di Buckingham venne pugnalato, da un ufficiale di marina, a morte e dato il clima di giubilio e i continui attacchi alla sua politico Carlo I decise di sciogliere definitivamente il Parlamento, da allora fino al 1640 Carlo I governò senza la presenza di un parlamento. carica più a lungo e la quale autorità si allarga fino ai settori della giustizia, della fiscalità, dalle forniture militari ai lavori pubblici; essi sono per eccellenza le cinghie di trasmissione tra le volontà regale, gli occhi e le mani dell'amministrazione centrale nelle province ma allo stesso tempo portatori di interessi locali. Diversi da questi sono gli officiers cioè i detentori di uffici venali, rientrano in questa categoria i consiglieri e i presidenti dei tribunali superiori e dei parlamenti; gli officiers componevano quasi una forza intermediaria tra stato e società e dovevano la il loro prestigio alla monarchia ma al tempo stesso aveva anche una sorta di possibilità di autonomia dalla monarchia stessa, risultava dunque fondamentale assicurarsi la fedeltà degli officiers. 2 A partire dai primi anni 80 la corte di Luigi XIV si spostò a Versailles, nel palazzo e negli edifici ad esso adiacente furono ospitati circa 10000 persone tra cortigiani, ministri, funzionari, tecnici e personale di servizio. Una rigida etichetta regolava la vita a corte ma tutto ruotava intorno alla figura del re ed ogni sua azione da quando si alzava a quando si andava a coricare sembrava una rappresentazione teatrale a cui era un privilegio assistere, la qualità propria di questo vivere cortigiano si ritrovano anche in diverse opere letterarie dell'epoca, così come anche nella musica e nell'arte. Vivere a Versailles però per la nobiltà era quasi come stare in una trappola dorata, perché essendo sempre sotto gli occhi del re e allentando i suoi legami con le clientele e i territori d'origine aveva sicuramente meno possibilità d'azione politica, infatti durante il regno di Luigi XIV non si avranno più episodi di anarchia nobiliare come la Fronda. Fuori dalla reggia di Versailles però si estendeva tutto il pease e la popolazione francese da cui il re traeva sia il denaro con cui poter mantenere tutto questo sfarzo ma anche gli effettivi delle proprie armate, la stra grande maggioranza della popolazione viveva sulla terra e della terra utilizzando pratiche agricole di stampo medievale come l'aratro pesante e la rotazione triennale mentre ad es nel Mezzogiorno dove clima e suolo erano diversi si utilizzava ancora l'aratro tradizionale e la rotazione biennale. La scarsa produttività dell'agricoltura era legata alla struttura della proprietà, alle forme di conduzioni prevalenti e all'entità del prelievo che gravava sui coltivatori, il tipico contadino dedicava gran parte delle sue forze alla cura del proprio fazzoletto di terra e all'allevamento di pochi polli o maiali giusto per garantire la sussistenza sua e della propria famiglia ma, a volte ciò non bastava e dunque doveva affittare o prendere a mezzadria un altro pezzo di terra, di lavorare a giornata e se possibile integrare ciò anche con un lavoro a domicilio commisionato dalle industrie. A parte la rendita riscossa in denaro o in natura dal proprietario del fondo si è stimato che il frutto complessivo di tali attività era soggetto ad altri prelievi pari ad una quota che oscillava tra il 20 e il 60%, inoltre il feudatario del luogo esigeva nella terre sottoposte alla sua giurisdizione anche : una quota del raccolto, prestazioni lavorative gratuite, tasse di successioni ed inoltre deteneva il monopolio esclusivo di caccia e pesca. Oltre a ciò bisogna tenere conto poi dalle decime richieste dal clero, dalle imposte dirette ed indirette, non deve dunque stupire che la maggioranza degli abitanti delle campagne vivesse ai margini della sussistenza ed inoltre questa situazione venne ancora più aggravata da alcune carestie. 3 Colbert assumendo il controllo delle finanze si propose due obiettivi essenziali: rimediare al dissesto dei conti pubblici e rilanciare le stagnante economia francese. Una delle prime iniziative del regno di Luigi XIV fu quella di creare una camera di giustizia straordinaria per indagare su illeciti arricchimenti dei finanzieri ecc, queste fece si che poterono rastrellare varie decine di milioni di lire e diminuire dunque il debito pubblico altri metodi più efficaci furono inseriti nelle imposte indirette. Un sostanziale aumento delle entrate e la diminuzione delle spese e degli sprechi fece si che si potè diminuire di quasi un terzo il peso della taglia e di raggiungere un pareggio di bilancio tra il 1662 e il 1672, secondo la visione di Colbert il risanamento finanziario non serviva solo per eliminare il debito ma anche per dare sostegno all'economia. Colbert non diede però grossi aiuti alle campagna ma si concentrò più a fondo sulle manifatture che lavoravano per l'esportazione e sul commercio con l'estero coì da accrescere la massa di denaro circolante nel paese. Per raggiungere ciò Colbert seguì una precisa strategia: – controllo sulla qualità dei prodotti (introducendo regolamenti, ispezione ecc) e attuando anche un controllo sulla manodopera. – Concessione di privilegi e sovvenzioni agli imprenditori. – Protezionismo doganale, imponendo dazi molto alti si manufatti stranieri. – Costituzione di compagnie privilegiate per il commercio con le varie aree del globo ( 2 compagnie delle indie o compagnia del levante) – sviluppo della marina mercantile e da guerra, potenziamento delle infrastrutture atte ad agevolare la circolazione degli uomini e delle merci. L'attività di Colbert non registrò nell'immediato apprezzabili successi anche dovuti alla sua precoce scomparsa, alla congiuntura economica avversa e delle interminabili guerre che contrassegnarono la seconda parte del regno di Luigi XIV. Bisogna però sottolineare che alcune iniziative prese da Colbert ebbero però molto più successo sotto il regno di Luigi XV. 4 Il regno di Luigi XIV è caratterizzato dallo sforzo di dettare regole valide per tutti, imporre l'ordine e l'uniformità non solo nei comportamenti ma anche nei gusti e nelle idee. A questa tendenza non poteva sicuramente sottrarsi la vita religiosa data l'importanza che veniva data all'epoca al culto per garantire l'ubbidienza dei sudditi e la stretta compenetrazione tra potere civile e potere religioso. In questo campo però Luigi XIV dovette affrontare 3 problemi : la diffusione della corrente giansenita, i contrasti con Roma e la questione ugonotta. I gianseniti ponevano l'accento sull'interiorità della fede e svalutavano l'apparato delle devozioni esteriori tipico del cattolicesimo post-tridentino, dal punto di vista dottrinale seguivano sant'Agostino e sostenevano l'importanza della grazia per la salvezza ultraterrena. La roccaforte giansenita a Parigi era il monastero di Port Royal. La condanna definitiva di tale fede avvenne nel 1711 con la bolla Unigenitus a cui seguirono poi la dispersione dei portorealisti e la distruzione del convento, ormai però il giansenismo si era ormai diffuso tra il medio e basso clero, tra la nobiltà e la borghesia trasformandosi così in un movimento di opposizione al centralismo del papa. Il gianenismo poté godere di un periodo di pace quando si schierò dalla parte della monarchia nello scontro contro Roma a proposito della règale, si trattava di un diritto regio di percepire le rendite dei seggi vescovili vacanti e di conferire i benefici da essi dipendenti fino alla presa di possesso del successore. Nel 1673 Luigi XIV estese questo diritto a tutte le diocesi di nuovo acquisto suscitando una dura reazione da parte della Chiesa inoltre nel 1682 un'assemblea straordinaria del clero francese approvò in 4 articoli la superiorità del concilio sul pontefice e negava l'infallibità del pontefice, questa situazione si risolse solo dopo circa 10 anni con il riconoscimento del regale. Questione ancora più spinosa fu quella della forte minoranza protestante francese, qui i calvinisti presero il nome di ugonotti e infatti fin dai primi anni del regno di Luigi XIV l'editto di Nantes, che garantiva libertà di culto, venne interpretato in modo restrittivo fino a quando nel 1685 l'editto di Fontainebleau cancellò di fatto l'editto di Nantes e dunque l'unico culto riconosciuto era quello cattolico. 200000 mila furono gli ugonotti che scelsero la via dell'esilio che andarono ad arricchire con i loro capitali e conoscenze altri paesi come ad es. Olanda, Inghilterra e la Prussia. 5 Sotto Luigi XIV l'esercito ottenne sempre maggior importanza tanto che i suoi effettivi passarono dai 65000 del 1667 ai 400000 del 1705, alle classiche tecniche di reclutamento si aggiunse nel 1688 la milizia basata sul sorteggio da effettuarsi tra i celibi all'interno di ogni parrocchia. I soldati di Luigi XIV non erano più gli straccione della guerra dei trent'anni e potevano contare su servizi logistici efficienti, inoltre ebbero grande sviluppo i corpi dell'artiglieria e del genio, e le paizzeforti che vennero potentemente fortificate. La prima occasione in cui provare questa macchina bellica fu la guerra di devoluzione contro gli Spagnoli, chiamata così perché Luigi rivendicava parte dell'eredità spagnola in nome della moglie Maria Teresa figlia del defunto re spagnolo Filippo IV, l'occupazione dei Peasi bassi destò preoccupazione tra gli olandesi e gli inglesi e con la pace di Acquisgrana furono riconosciuti al re vantaggi territoriali fino alle Fiandre. Nel 1672 la Francia, l'Inghilterra e la Svezia dichiararono guerra alle Province unite, dunque l'Olanda per evitare la totale invasione aprirono le dighe sulle città di Utrecht e Gheldria trasformando così l'Olanda in un isola difficilmente accessibile; il ruolo di guida assunto da Guglielmo III d'Orange, la firma della pace separata da parte dell'Inghilterra e la sconfitta della Svezia condurono Luigi XIV a firmare la pace di Nimega. Luigi riprese subito la sua politica di espansione questa volta nei confronti dell'impero e nel 1683/84 riaprì inoltre le ostiolità contro la Spagna ma, di fronte alla rinnovata politica d'aggressione del re nel 1686 ad Augusta si sancì una lega difensiva composta da Spagna, Impero, Svezia e Olanda si vennero dunque a creare le condizioni per la riaccensione di un conflitto continentale. Il fattore scatenante fu l'invasione del Palatino nel 1688 da parte di Luigi XIV e nel 1689 alla lega aderirono anche Inghilterra e il duca di Savoia Vittorio Amedeo II. Le prime fasi del conflitto videro la Francia favorita ma le sconfitte subite in Irlanda nel 1690, la distruzione della flotta francese nel 1692 e alcune sconfitte ottenute nei Paesi Bassi fecero di che nel 1696 stipulò una pace separata con il duca di Savoia e nel 1697 la firma della pace di Ryswick che ristabilì la situazione territoriale antecedente agli scontri. Leggi fine di Luigi 15.6 Cap 22 1 Le colonie inglesi del Nord America avevano avuto differenti origini, alcune erano sorte in seguito a donazioni o concessioni fatte dalla monarchia inglese ad es. alla Compagnia della Virginia venne data la possibilità di colonizzare l'area compresa tra il 34° e il 45° parallelo, nel 1630 un centinaio di puritani i cosidetti Padri Pellegrini fondarono Boston nel Massachusetts, poi nel 1681 William Penn fondò la Pennsylvenia; ai primi del 700 le colonie britanniche raggiunsero il numero di dodici ed erano : New Hampshire, Massachusetts, Connecticut, Rhode Island, New York, New Jersey, Pennsylvenia, Maryland, Virginia, Delaware, North e Sud Carolina e nel 1732 venne fondata la tredicesima colonia la Georgia in onore di re Giorgio I. La popolazione in questi territori crebbe a dismisura ed era composta non solo da inglesi e scozzesi ma anche da alcuni tedeschi che si trasferivano oltreocenao, vi era soprattutto la presenza di molti contadini i quali emigravano con la speranza di una vita migliore e molti di loro per pagarsi la traversata si obbligavano a lavorare per ¾ anni sotto padrone e solo dopo acquistavano la libertà e magari un pezzo di terra. Nelle colonie meridionali vi era un alta presenza di schiavi neri i quali venivano importanti dalle isole dei caraibi oppure direttamente dall'Africa e venivano trattati come veri e propri animali da lavoro, i più fortunati erano coloro che facevano i domestici nelle case dei ricchi; in queste zone venivano coltivate beni che servivano alla madrepatria in cambio di manufatti o generi di lusso ed infatti proprio in queste colonie nacquero l'aristocrazia di medi e grandi proprietari. Nelle colonie del centro e del nord vi erano soprattutto artigiani, pescatori e mercanti che producevano o importavano beni per una società di costumi semplici e poco differenziata. All'inizio del 700 le colonie avevano un organizzazione quasi simile, vi era in quasi tute un governatore nominato dal re, il governatore nominava i giudici e aveva diritto di veto sulle decisioni prese dal potere legislativo, quest' ultimo era esercitato da un'assemblea eletta con suffragio universale comprendente fra il 50 e il 70% dei maschi adulti. Molto differente era la situazione delle colonie francesi → leggi pragrafo. 2 Durante la guerra dei 7 anni ( 1756-1763) le tredici colonie parteciparono a fianco degli europei alle guerre contro i francesi, qui si resero conto della propria forza e anche dell'arroganza e dell'incapacità di alcuni comandanti inviati dall'Inghilterra e d'altro canto la vittoria della guerra e quindi l'estromissione dei francesi dal Nord America fece si che i coloni videro come meno indispensabile l'aiuto proveniente dalla madrepatria. Altri motivi di malcontento erano le pretese del Parlamento inglese come ad es. il divieto di Con Jefferson al potere diminuirono le spese per la burocrazia, la diplomazia e l'esercito e restituì agli USA i poteri usurpati dal governo federale, questo però ne indebolì la politica estera infatti negli anni 90 si riallacciarono i rapporti con la Gran Bretagna firmando nel 1794 un trattato di commercio ma dal 1800 si instaurò un rapporto con la Francia di Napoleone che nel 1803 per la cifra di 15 mln gli cedette la Lousiana. Quando Francia e Gran Bretagna ritornarono nuovamente in guerra quest'ultima pretese che gli USA non facessero affari con la Francia, questa richiesta inasprì molto i rapporti tra i due paesi tanto che ci fu una nuova guerra tra le 2 potenze nel 1812 conclusasi però con un nulla di fatto nel 1814. Cap 23 L'avvento di Luigi XVI sul trono della Francia nel 1774 coincise con un periodo di difficoltà e malessere per l'economia del Paese, anche se fino 1780 l'industria e il commercio francese ebbero uno sviluppo pari quasi a quello inglese e anzi in alcuni settori anche superiori ma, naturalmente vi erano anche dei punti deboli in tale sviluppo uno dei quali era rappresentato dalla scarsità di produzione del carbone, il ritardo della meccanizzazione del settore tessile, mancanza di una struttura creditizia efficiente e moderna e un'agricoltura abbastanza arretrata. Alla vigilia della Rivoluzione Francese il 6-10% delle terre apparteneva al clero, il 20% alla nobiltà, il 30-35% alla borghesia e il 30-40% ai contadini, quindi da questo dato si può dedurre come i contadini avessero una buona fetta delle terre ma : il frazionamento di queste, l'accrescimento demografico, il pagamento delle decime al clero, dei diritti feudali e delle imposte faceva si che solo una minoranza dei contadini potesse vivere con ciò che ricavava dai propri campi mentre, gli altri dovevano affittare un altro pezzo di terra da coltivare o lavorare per l'industria a domicilio. Inoltre in questo periodo si verificò un allarmante aumento dei prezzi infatti i generi di prima necessità aumentarono del 66%, le rendite fondiarie raddoppiarono mentre i salari crebbero solo del 17% ciò significa che chi viveva solo del proprio salario vide ridursi il potere d'acquisto invece chi aveva grani da vendere o affitti da riscuotere fu favorito da tale congiuntura. → finire 2 Tra il 1754 e il 1789 si succedettero in Francia ben 19 controllori o direttori delle finanze, questa instabilità è di per sé un sintomo della gravità dei problemi che si possono riassumere nell'insufficienza cronica di entrate rispetto alle spese e nell'impossibilità di accrescere il carico fiscale senza modificarne la distribuzione e dato che i contadini era già troppo gravati l'unica via percorribile era quella di persuadere i ceti privilegiati a contribuire in base alle loro ricchezze. Dunque si decise di percorrere 2 vie per ovviare al problema : 1 era già stata attuata da Turgor e prevedeva di spostare i carico maggiore delle imposte sulle proprietà terriere e puntare su un incremento delle entrate; la 2 mirava a ridurre le spese e gli sprechi e questa fu la via intrapresa da Necker un banchiere che venne poi anche posto a capo delle finanze francesi nel 1776. Necker abolì molti uffici e spese superflue, riformò rendendola più redditizia l'amministrazione del demanio regio, inoltre per coprire le spese dovute intervento nella guerra d'indipendenza americana evitò di inasprire le imposte caricando così i bilanci futuri di nuovi aggravi per il pagamento degli interessi. Venne successivamente licenziato dal re nel 1781 dopo aver pubblicato il bilancio della monarchia che oltre a contenere un attivo di dieci milioni conteneva anche le pensioni e le grazie concesse dal re. Nel 1786 il nuovo controllore Charles Alexandre de Calonne pose il re davanti alla realtà, il deficit ormai superava i 100 milioni e metà del bilancio serviva a coprire gli interessi del debito pubblico; secondo il controllore l'unica soluzione attuabile era quella di imporre una nuova imposta pagabile in natura che andava a colpire tutti i proprietari anche i nobili e il clero, liberalizzare il commercio dei cereali e l'eliminazione delle dogane. Per aggirare la prevedibile opposizione dei ceti privilegiati Charles suggerì al re di convocare un'assemblea di notabili formati dai membri della più antica aristocrazia e nobiltà, alti prelati, consiglieri di Stato, intendenti, magistrati ecc con la speranza di ottenere da loro il consenso. I 144 nobili convocati a Versailles nel 1787 manifestarono invece la loro opposizione, dunque il re decise di sostituire Calonne con un membro dell'assemblea l'arcivescovo di Tolosa Etienne-Charles Lomenie de Brienne ma ciò non bastò a far approvare la proposta e l'assemblea venne sciolta il 25 maggio 1787. L'intransigenza dei notabili e anche da condurre all'evoluzione dell'opinione pubblica divenuta una forza ormai con la quale lo stesso governo monarchico doveva combattere, infatti ormai nei salotti e nei ritrovi pubblici parigini si parlava di tutto e di tutti attaccando anche persone molto vicine al re come la moglie Maria Antonietta. Sciolta l'assemblea all'opposizione ci fu il Parlamento rifiutandosi di accettare le proposte di Calonne, il governo cedette ma ormai nell'opinione pubblica si faceva sempre più presente il pensiero che per risolvere questa situazione bisognava ricorrere agli Stati generali e così fu infatti nell'agosto del 1788 si dichiarò che il primo maggio dell'anno successivo sarebbe avvenuta la convocazione degli Stati generali. Il 25 settembre il Parlamento di Parigi dichiarò che si sarebbero dovute rispettare le modalità del 1614 cioè dell'ultima volta in cui essi furono convocati, i tre ordini si sarebbero dovuti sedere e deliberare separatamente il che avrebbe dovuto favorire le rivendicazione di nobiltà e clero. Questo provocò però una spaccatura del fronte antiassolutistico, e una campagna di stampa prese a denunciare l'egoismo dei ceti privilegiati e richiese che i tre ordini dovessero riunirsi in un'unica assemblea e le votazioni sarebbero state a maggioranza. Un'esponente molto importante è Emmanuel-Joseph Sieyes che nel 1789 pubblicò che cos'è il terzo stato? Secondo il quale il clero e la nobiltà si ponevano al di fuori della nazione stessa e dunque perdevano ogni diritto. 3 Il regolamento del 24 gennaio 1789 disponeva il raddoppio della rappresentanza del Terzo Stato ma non stabiliva nulla sulle modalità di voto, cmq tutti i francesi dovevano far pervenire al trono le loro richieste e le loro doglianze redigendone degli elenchi da affidare ai deputati dei rispettivi ordini. Bisogna inoltre sottolineare che l'anno precedente il 1788 era stato segnato da una forte carestia ed infatti il prezzo dei cereali era cresciuto fino al 50%, parallelamente diminuì il fabbisogno di manodopera e questo fece accrescere la disoccupazione che spinsero per le strade e le vie miglia di persone a chiedere la carità e talvolta a fare anche dei disordini anche nella stessa Parigi. In questo clima a Versailles si riunivano, il 5 maggio 1789, 1165 deputati divisi quasi a metà dal Terzo stato e l'altra metà formata da clero e nobiltà c'è però da dire che nelle file del clero vi erano molti vescovi vicini ai problemi del terzo stato così come anche nel secondo ordine vi erano dei nobili liberali come La Fayette, i rappresentanti del Terzo stato erano invece dipendenti pubblici, dalle professioni legali ecc. I deputati del Terzo stato proposero agli altri due ordini di riunirsi in un'unica assemblea ma essi si rifiutarono, ma la fermezza del Terzo stato portò nella maggioranza del clero ad accettare una mozione favorevole alla riunione. Il re solidale con la nobiltà decise però la chiusura della sala dove si tenevano le adunanze ma il deputati del Terzo stato (assunto il nome di assemblea nazionale) per tutta risposta occuparono un'altra stanza, un tempo destinata al gioco della pallacorda, e decisero di non separarsi più e di riunirsi ovunque lo richiedessero le circostanze finchè la Costituzione non fosse stata stabilita e posta su salde fondamenta. Alla fine di giugno il clero e la parte più illuminata della nobiltà si unirono al Terzo stato e il 9 luglio l'assemblea nazionale si intitolò costituente. Nei primi giorni di luglio vennero però fatti confluire attorno a Parigi reggimenti composti da mercenari stranieri più affidabili di quelli francesi ma, a quel punto di fronte al pericolo la municipalità semiclandestina creata dagli elettori del Terzo stato deliberò la formazione di una milizia ma il popolo minuto ormai esasperato decise di agire di proprio conto e il 12 e 13 andarono alla ricerca di armi dappertutto e la mattina del 14 luglio la folla si presentò di fronte alla fortezza della Bastiglia. De Launay governatore della fortezza inizialmente tentò di instaurare una trattativa ma resosi conto del pericolo decise di far aprire il fuoco ma nel pomeriggio fu costretto ad arrendersi ed assieme ai suoi ufficiali ed alcuni soldati venne ucciso dalla folla inferocita. Venne creata la guardia nazionale che doveva proteggere l'assemblea nazionale, ma a partire dal 20 luglio iniziano una serie di disordini nelle campagne che prendono il nome di grande paura, infatti si diffondevano false voci come di attacchi provenienti dall'estero o di aristocratici francesi pronti a portare via il grano per indebolire la popolazione. L'agitazione nelle campagne prende però un carattere antifeudale perché essi assaltano sempre più spesso i castelli e li saccheggiano dunque il 4 agosto i deputati decisero di porre fine al regime feudale dichiarando che non vi erano più servitù personali ma rimanevano in vigore i diritti reali. Una totale abolizione dei diritti signorili avvenne tra il 1792 e 93. Il 26 agosto 1789 dall'Assemblea nazionale venne approvata la dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, essa si divideva in 17 articoli ma per acquistare valore di legge i decreti avevano bisogno della sanzione del re che non era affatto disposto a concederla. Dunque il comportamento del re, alcuni movimenti di truppe da lui ordinato e l'emigrazione di diversi nobili convinse i patrioti del fatto che un'altra prova di forza era inevitabile, il tutto fu amplificato quando si venne a conoscenza del fatto che alcuni partecipanti al banchetto tenuto dal re a Versailles avevano calpestato il tricolore simbolo della Rivoluzione quindi come avvenne il 14 luglio nelle giornate del 5-6 ottobre ci furono nuove sommosse ed una folla di donne si mise a marciare proprio verso Versailles. A quel punto il re approvò le leggi ma esitò ancora a trasferirsi a Parigi e la mattina del 6 i manifestanti invasero la reggia e il re fu portato a Parigi dove con la famiglia si stabilì a Tuileries e anche l'assemblea nazionale si trasferì a Parigi. 4
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