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Storia di Roma: dalla fondazione all'Impero Tardoantico, Schemi e mappe concettuali di Storia Romana

Storia AnticaStoria della Roma anticaStoria dell'Italia anticaStoria della seconda guerra punica

La storia di Roma, dalla sua fondazione nel 753 a.C. fino all'Impero Tardoantico. Viene trattata la nascita della Repubblica Romana, l'espansione di Roma in Italia e nel Mediterraneo, le guerre puniche, la crisi della Repubblica e la nascita del regime imperiale, fino alla caduta dell'Impero d'Occidente. Vengono inoltre affrontati argomenti come la politica, l'economia, la società e la cultura romana.

Cosa imparerai

  • Come fu fondata Roma?
  • Quali furono le cause della crisi della Repubblica romana?
  • Come Roma si espandé in Italia?

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2017/2018

Caricato il 02/06/2018

luisa.bulgheroni
luisa.bulgheroni 🇮🇹

4.2

(19)

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Scarica Storia di Roma: dalla fondazione all'Impero Tardoantico e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Romana solo su Docsity! Luisa Bulgheroni – UCSC - Milano 1 Storia romana Cap 1. ROMA E L’ITALIA Roma viene fondata verso la fine del VII sec (753 a.C.) unendo gli insediamenti sule colline introno alla foce del Tevere. In quelle terre erano insediati i latino-falisco, poi gli italici e con esso si forma- rono due confederazioni: gli umbro-savelli e i sanniti. Nella parte nordoccidentale si trovavano i liguri e gli etruschi. Con la polis i greci, gli etruschi, disponevano dell’organizzazione politica più efficace. Gli etruschi avevano un territorio più compatto che era un’ottima base per l’espansione. VII-VI a.C. gli etruschi si espansero a nord-est e a sud, dove fondarono numerose città tra cui Roma. 476-264 a. C. viene fondato l’ordinamento politico della Roma repubblicana, che gli permise di avere una propria potenza militare. A livello politico il re era a capo della comunità davanti agli dei. La popolazione si divideva in tre partizioni (tribus), ciascuna divisa in 10 sottosezioni (curie) di ca- valieri e popolo. Il re era affiancato dall’assemblea degli anziani (senatus). Il suo compito era quello di assicurare alla comunità il favore degli dei. Gli ultimi sovrano etruschi furono i Tarquinii, e con l’abolizione della monarchia, fu il collegio degli anziani a raccoglierne l’eredità. Da lì (il patriziato) venivano nominati annualmente i comandanti delle forze armate. Questo ordinamento, in cui i patrizi avevano il monopolio, cambiò a causa del riassetto della tattica di combattimento: da una formazione compatta si passò alla fanteria (ora più armata rispetto alla cavalleria. La fanteria era formata dai contadini). Dalla lotta tra l’ordinamento dell’esercito e la costituzione politica diede origine alle lotte patrizio-plebee. Il conflitto si risolse con il passaggio del potere a due consoli e ad un pretore (si occupava delle controversie militari). Si crearono anche due nuove forme di assemblea popolare: - L’assemblea dell’esercito: elezione dei comandanti supremi e le decisioni militari (guerra/pace) - La fanteria contadina. Con questa nuova forma si abbandonò la monarchia sacrale e il comando militare ebbe peso mag- giore rispetto al culto e alla religione. V sec a.C. vennero delineate le XII tavole: prescrizioni giuridiche che dovevano valere per i cittadini romani → ius civile. Sono il frutto di un periodo in cui il desiderio di farsi giustizia da sé, minacciava la pace interna (per di più era un periodo di sovraffollamento). Con le tavole si puntò sulla tutela della persona. Queste leggi non favorivano nessuno e non facevano differenza tra patrizi e plebei. Ai grandi proprietari terrieri si opponevano i proletari. Il pater familias aveva poteri di vita e di morte sui suoi familiari, compresi gli schiavi. Nel IV sec a. C. l’ampliamento di Roma in Italia ampliò la possibilità di sussistenza della cittadi- nanza. Con le XII tavole si creò una nuova classe politica → assemblea consiliare del Senato e l’am- missione dei plebei nel senato (censori). Il suo compito era quello di consiglio dei magistrati ma assunse poi un’importanza decisiva. I magistrati potevano essere limitati dalla volontà politica del senato. 287 a. C. con la lex hortensia il tribunato della plebe e l’assemblea straordinaria della plebe consegui- rono un’importanza maggiore. Nel III e II sec a.C. Roma dominava tutta l’Italia, dovuta ad un accorto sfruttamento delle opportu- nità che si presentarono che portò al collasso dell’egemonia etrusca su Lazio e Campania, ma era ancora minacciata da quelli che stavano al nord del Tevere. Si ebbero degli scontri con queste popo- lazioni e tra il 340-338 a.C. Roma ne uscì vittoriosa e sciolse la lega latina e la maggior parte delle comunità latine entrò nella confederazione statale romana. In questo modo Roma divenne una rivale dei sanniti e le popolazioni da loro minacciate si rivolgevano alla nuova potenza. 326-272 a.C. guerre sannitiche nelle quali, sul finire, venne coinvolto anche Pirro, re dell’Epiro. Alla fine, Roma prevalse per la miglior organizzazione del piano politico-strategico: stinsero alleanze con le popolazioni da Luisa Bulgheroni – UCSC - Milano 2 loro minacciate ottenendo il controllo sull’intera Italia meridionale. Le tribù sannitiche vennero sciolte e entrarono singolarmente in rapporto con Roma. Il risultato fu l’aumento del territorio: tutta l’Italia continentale a sud degli Appennini. Il dominio sull’Italia si basava sul principio del “divide et impera” → trattato di alleanza (integrazione) mettendo fine alle migrazioni = i cittadini delle città conquistate avevano anche la cittadinanza romana. Con questo sistema si formò uno stato territo- riale sulla base di comunità cittadine. Presupposto di ciò furono la lingua comune latina, il diritto di contrarre matrimonio e di commercio e la comunanza dei culti religiosi. Le colonie erano stati auto- nomi con i cittadini equiparati a quelli romani; erano autorizzati all’autodifesa ma non avevano altra risorsa che la madrepatria, ala quale fornivano contingenti militari. Gli eserciti di quel tempo erano basati su chi economicamente era in gradi di procurarsi il proprio equipaggiamento (non era un esercito di mercenari). La forza di Roma consisteva nel numero: nessun altro esercito possedeva così tanti uomini, che garantiva loro la vittoria. Cap 2. ROMA E IL MONDO MEDITERRANEO L’ampliamento del territorio portò Roma a rapportarsi con Cartagine. Era divenuta il centro di un impero molto grande (Nordafrica, una parte della Sicilia, Corsica e Spagna). Erano pirati che elimi- navano la concorrenza sgradita con trattati e con la forza. I principali avversari erano i greci. I rap- porti tra Roma e Cartagine erano regolati da due trattati: 1. I romani e alleati non potevano spingersi oltre a capo bon, mentre i cartaginesi dovevano stare lontani dalle città marittime del Lazio soggette a Roma; 2. Vietava ai romani la pirateria e la colonizzazione sulla costiera spagnola, i cartaginesi pote- vano attaccare le città del Lazio se non erano soggette ai romani. Le due città dovettero confrontarsi quando, re Pirro tentò di fondare un regno nell’Italia meridionale e Sicilia. Taranto di trovò coinvolta in una guerra per un futile motivo e chiamò in suo soccorso Pirro che accolse la richiesta d'aiuto e ottenne due vittorie non decisive che gli costarono gravi perdite. Infatti, i suoi alleati italici non potevano tener testa a Roma. Il conflitto tra Roma e Cartagine i iniziò nel 264 a.C. dove Cartagine si accinse ad assediare Messina. Questi ultimi chiamarono in aiuto Roma che accolse Messina nel loro sistema di alleanze, ma un ammiraglio cartaginese aveva già inserito un presidio nella città. Questo scatenò un conflitto di di- mensioni impreviste. La guerra durò fino al 241 a.C. Roma fu costretto a, costruire una flotta per poter fronteggiare Cartagine, mentre quest'ultima dovette mantenere grandi eserciti mercenari che gli esaurì tutte le risorse. Cartagine si rassegnò solo quando una flotta romana ebbe annientato quella cartaginese alle isole Egadi. Il trattato di pace impose ai cartaginesi l'evacuazione della Sicilia e di tutte le altre isole. Roma sfruttò la debolezza di C e impose ulteriori pagamenti e la liberazione di Corsica e Sardegna. In questo modo C aveva perso tutte le basi di appoggio navale da dove poteva attaccare Roma. Nel 218 a.C. Roma dovette affrontare la seconda guerra punica che scoppiò in Spagna. Si fece un trattato secondo il quale si stabiliva come confine il fiume Ebro come confine del territorio cartagi- nese. Il trattato venne stretto con Asdrubale, il quale gli successe Annibale che continuò l'espansione cartaginese oltrepassando l'ebro. A seguito di ciò Roma dichiarò guerra a Cartagine 218 a.C. Si trovò una nuova concezione strategica secondo la quale si doveva portare lo scontro sul territorio avver- sario. Mentre i romani andavano in spagna, Annibale attraversa le Alpi e irrompe in Italia. Annibale risultò vincitore e gli scipioni in spagna subirono una sconfitta. Successivamente Roma passò in Italia alla guerra di esaurimento. Si aprirono fronti secondari che dispersero le forze cartaginesi. La Sicilia venne conquistata da Roma e successivamente la supremazia in spagna. Con Scipione l'afri- cano, arrivarono in africa e Annibale dovette abbandonare l'Italia e nel 202 a.C. egli venne sconfitto a zama. Luisa Bulgheroni – UCSC - Milano 5 creò dei dissidi che arrivarono alla congiura, reagì deponendo il consolato. La decadenza dei valori etici e religiosi era la causa della discordia (guerre civili). Finirono ristabilendo la concordia interna, la rivitalizzazione degli antichi culti e della moralità romana. → Augusto sostiene tutto questo. Pax Romana = pax Augusta. L’esaltazione della persona di Augusto portò alla venerazione religiosa. Go- deva di questa autorità per aver pacificato un mondo che era precipitato nel disordine. Creò un esercito permanente professionalizzato, che tolse il problema delle terre per i veterani, in- fatti vennero creati dei fondi alimentati dalle tasse per pagare l’esercito. Assieme all’esercito dei cit- tadini c’erano le truppe ausiliarie, provenienti dalle popolazioni di ogni parte dell’impero. In questo caso come ricompensa ricevevano la cittadinanza romana. Augusto si preoccupò di consolidare i confini, per evitare incursioni degli invasori. Il sistema di tassazione introdotto da Augusto aveva fondamento sulla misurazione dei terreni e il censimento della popolazione (quello della Bibbia). Augusto aveva nominato come suo successore Tiberio. L’impero sopravvisse alla morte di Augusto. Cap. 4 L’IMPERO Il principato assicurò all’impero pace e benessere. Non mancarono crisi e tensioni. L’impero non poteva essere una carica ereditiera, tuttavia la successione dinastica rappresentava una garanzia di stabilità: la fine di una dinastia poteva provocare instabilità (guerre civili) e avvenne solo in due occasioni → dopo Nerone (68 d. C.) e con Commodo (192 d. C.). finita la dinastia flavia con l’ucci- sione di Domiziano (96 d. C.) si evitò la catastrofe in quanto Nerva, insediato dal senato, adottò Trraiano. Nell’impero creato da Augusto il princeps era il centro assoluto del potere (aveva poteri illimitati). Dall’altro comunque doveva avere dei riguardi versi l’aristocrazia senatoria e l’élite. L’imperatore doveva assumere un ruolo di guida per i domini, negli affari politici ma non doveva mettere in risalto il suo ruolo. Era un compito difficile. Il successore di Augusto, Tiberio, fece notare la sua mancanza di polso, di contro Caligola, Domiziano, Nerone e Commodo furono più dispotici. En- trambi i comportamenti ebbero conseguenze catastrofiche. Una svolta si ebbe con gli “imperatori adottivi” da Traiano a Marco Aurelio che evitarono ogni atteggiamento autocratico, ma governando comunque con rigore. Questi governanti si sentivano in primo luogo servitori dello stato e trovarono un piano d’accordo con l’élite della società e con gli intellettuali. Era una sorta di “assolutismo illu- minato”. Gli imperatori si impegnavano ad assicurare la pace interna ed esterna. Il loro strumento era l’esercito, le truppe ausiliarie si stanziarono ai confini dell’impero. Ora era necessario rendere stabili i confini. C’erano due alternative nella politica: il controllo delle regioni della fascia di confine; l’estensione dei territori sottoposti a dominio diretto. Al fine di rendere sicura la Gallia, Claudio conquistò la Britannia. Adriano fece costruire il vallo di Adriano, il confine della Britannia. I confini si spostarono verso est e la costruzione del limes della Germania superiore. Traiano volle raggiungere la sicurezza con una politica d’espansione anche in oriente. Per mantenere i confini era necessario munirsi dell’esercito. Marco Aurelio fu in grado di ricostruire l’integrità territoriale dell’impero. L’esercito venne usato anche per mantenere la pace all’interno dell’impero: reprimere le rivolte, ope- razioni di polizia contro i briganti, disordini sociali ed etnico-religiosi. → rivolte ebraiche (66-70-73 d. C. distruzione del tempio di Gerusalemme). La coesione all’interno dell’impero fu promossa con- cedendo la cittadinanza romana e permettendo l’insediamento di membri di ceti superiori nelle due classi dell’aristocrazia imperiale a chi abitava nelle zone orientali e occidentali. la superiorità di Roma si basa sulla disponibilità ad integrare i vinti e sulla capacità di adeguare il passato alle nuove condizioni. Non sorprende che le città fossero differenti a seconda della zona in cui si trova- vano: nell’oriente greco le città erano modellate dall’esempio della polis, ad occidente secondo quello dei municipi e delle colonie. Molti incarichi organizzativi dovevano essere svolti gratuita- mente (di solito svolti da chi è benestante); anche molte opere pubbliche, come edifici e terme, sono dovute alla disponibilità dell’élite. Quando si conquistava una nuova città era compito Luisa Bulgheroni – UCSC - Milano 6 dell’imperatore l’urbanizzazione. Oltre alle città, era presente l’organizzazione in provincie, dove i governatori avevano sia potere militare che amministrativo/civili. Gli introiti principali venivano dalla tassazione pro capite, da cui erano esentati i cittadini romani. Oltre a pagare le tasse, i sudditi erano tenuti a prestare servizio all’esercito prestando vitto e alloggio alle truppe. Molte erano le spese a Roma: la maggior parte per l’esercito; spese straordinarie dovute a feste per il nuovo impe- ratore (o altri festeggiamenti); le distribuzioni granarie gratuite; giochi e divertimenti popolari. La base economica di Roma era l’agricoltura, pur se dava rendimenti molto limitati. L’organizza- zione di queste terre era basata sull’uso degli schiavi. Le grandi proprietà commercializzavano le eccedenze. Il trasporto via terra era impraticabile a causa dei costi elevati, per la maggior parte ve- niva trasportato via mare. L’approvvigionamento dell’esercito era assicurato dalle eccedenze. L’ar- tigianato e l’attività manifatturiera erano rimaste molto primitive ma la qualità del prodotto era alta. Nell’età imperiale, l’attività edilizia era intensa ed era intesa ad autocelebrare il prestigio dell’im- pero. La munificenza dei ricchi era fondamentale: era indirizzata a favore della città e dei suoi abi- tanti → era una forma di redistribuzione delle eccedenze dell’agricoltura. Il ceto non era dato dall’ammontare del patrimonio ma dalla famiglia di appartenenza o per concessione dell’imperatore si poteva arrivare al ceto senatorio. Cap. 5 LA CRISI DEL III SECOLO L’esercito rimase uno strumento pericoloso. Le forze armate si disgregarono dopo la fine della dina- stia Giulio-Claudia e dopo l’assassinio di Commodo. → eserciti rivali si fronteggiarono in conflitti civili. Con l’imperatore Massimo il Trace iniziò il regime militare dei cosiddetti imperatori soldati (235-238 d. C.). Quadi, Unni, Vandali, Marcomanni iniziarono a presentarsi ai confini dell’impero, ma la resistenza romana non riusciva a contenere la pressione su tutti i confini; si ebbero, di conseguenza, degli sfon- damenti. Nel 260 d. C. lo stesso imperatore Valeriano venne fatto prigioniero dei persiani, di conse- guenza il potere politico e militare si spostò nelle periferie. Più gravi furono le conseguenze dello sfruttamento del sistema monetario → la conseguenza fu il crollo. Settimo Severo impose la tassa per l’approvvigionamento dell’esercito; Caracalla nel 212 con- cesse la cittadinanza romana a tutta la popolazione dell’impero per far pagare anche a loro le tasse. Venne poi diminuito il contenuto di argento nel denarius, che lo fece crollare → inflazione, con con- seguente aumento spropositato dei prezzi.si regredì ad una forma di economia naturale. L’equità fiscale introdotta d a Augusto venne a mancare e venne anche meno l’autorità dell’imperatore → i soldati e i funzionari dell’impero prendevano da soli ciò di cui avevano bisogno/volevano. Le incursioni e la svalutazione del denaro non colpirono equamente tutte le parti dell’impero né tutti gli strati della popolazione. La perdita di stabilità portò ad una riflessione sui culti tramandati dagli antichi; la religione tradi- zionale portava, con il favore degli dei, i successi esterni e la pace interna. La rottura con questo tipo di religiosità significava un turbamento della pax deorum. Si diffusero molti nuovi culti, sempre po- liteisti che venivano tollerati. Il conflitto che si creò con il cristianesimo era legato al fatto che fosse monoteista e non permetteva l’integrazione con quella romana. Anche l’ebraismo aveva queste ca- ratteristiche, ma essendo più antico, godeva di una protezione dello stato→ l’ebraismo rientra ancora nei momenti in cui i romani assoggettavano le popolazioni (in questo caso gli ebrei) e ne mantene- vano l’integrità. Tuttavia, ci furono delle rivolte ebraiche in Palestina nel 70 d. C. che portò alla di- struzione del tempio di Gerusalemme (punto di riferimento per gli ebrei). Per potersi sviluppare, il cristianesimo doveva distaccarsi dall’ebraismo e la nuova religione portava grandi turbamenti. I cri- stiani attaccavano i pagani, di conseguenza i pagani li usavano come capri espiatori → Nerone nel 64 d. C. diede la colpa ai cristiani di aver appiccato fuoco a Roma per allontanare da se il sospetto. Luisa Bulgheroni – UCSC - Milano 7 Si tentò di arginare la nuova religione: Decio e Valeriano passarono alla persecuzione, ma la loro tragica fine mise fine alle persecuzioni. Cap. 6 L’IMPERO TARDOANTICO 285 d. C. Diocleziano aveva molti problemi irrisolti che solo Costantino riuscì a risolvere creando un altro centro di potere → Costantinopoli 330 d. C. Per difendere l’imperò si formò una tetrarchia per suddividersi i compiti. Diocleziano spiccava sugli altri tre venendo paragonato a Giove, si ritirò pro- vocando instabilità e nel 324 a.C. Costantino prese il potere, da solo. => relativa stabilità. D. permise il consolidamento dei confini, stabilizzazione dell’impero. C ridiede all’esercito la sua mobilità, fece delle riforme fiscali introducendo una nuova moneta d’oro, con riforma delle tasse calcolate sulla necessità dell’esercito. La grandezza dell’impero e la grande suddivisione in provincie portarono a creare dei “poteri di passaggio” come il vicariato. Diocleziano non pensava che si potesse coniugare cristianesimo e paganesimo → persecuzione cruenta. Galerio nel 311 d. C. tollerò il culto del cristianesimo. 312 Costantino disse che il cristiane- simo aveva lo stesso diritto degli altri culti → fine delle persecuzioni e il cristianesimo si appoggiò al braccio secolare per andar contro ai pagani. → chiesa ottenne il potere secolare. Giuliano provò a rispristinare il paganesimo, ma con Teodosio i culti pagani vennero spinti alla clandestinità. Costan- tino nel 325 d. C convocò il primo concilio imperiale dei vescovi a Nicea. La struttura della chiesa rispecciha l’organizzazione dell’impero (divisione occidente/oriente). Si venne a creare un nuovo ceto dirigente accanto all’élite e all’amministrazione → clero. Cap. 7 LE INVASIONI BARBARICHE Il processo di dissoluzione iniziò intorno al 376 d. C. la deposizione dell’ultimo imperatore d’Occi- dente da parte del generale germanico avvenne nel 476 d. C.; dall’altra parte Costantinopoli era in grado di mantenere il suo dominio. Nel 410 Roma venne saccheggiata da Alarico e finita la dinastia teodosina il titolo imperiale fu in balia delle truppe germaniche. Anche l’impero d’Oriente era inte- ressato dalle invasioni germaniche, e la crisi si acutizzò dopo la morte del re degli unni Attila. Co- stantinopoli era stata creata come seconda capitale dell’impero dopo Roma. Attorno al 500 Clodoveo re dei franchi conquistò la Gallia. Le invasioni barbariche avevano portato un’ondata di distruzioni e le tribù germaniche si accorsero che per poter controllare adeguatamente i nuovi territori dovevano conformarsi a quello che era l’ordinamento interno dell’impero romano. → riconoscimento della superiorità organizzativa dell’impero romano. L’impero d’oriente riuscì a mantenere la sua integrità territoriale. Giustiniano si prefisse due obiettivi: 1. Rinnovamento dell’impero romano; 2. Ristabili- mento dell’unità religiosa. Voleva liberare la chiesa cattolica dal giogo degli eretici ariani. 578 l’Italia venne invasa dai longobardi. Cap. 8 L’EREDITÀ DI ROMA L’eredità di Roma divenne il fondamento universale e sopranazionale della realtà europea: - Letteratura antica universale; - Diritto romano; - L’idea di impero; - La chiesa cristiana. La religione cristiana si diffuse tra i popoli germanici e slavi, come anche la stretta connessione tra potere secolare e spirituale. Questo concesse alla chiesa e al papa un grado di indipendenza dal potere secolare che la chiesa orientale non raggiunse mai. Si mantenne il latino come lingua liturgica universale e come lingua dell’istruzione superiore. U altro lascito dell’impero romano fu la codifi- cazione giuridica di Giustiniano; l’eredità artistica e letteraria di Roma che presupponevano un mo- dello greco.
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