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riassunto su Beethoven, Paganini, Rossini, Appunti di Storia della musica

Beethoven: la vita, le Nove sinfonie, Il Fidelio, ...; Paganini: vita, virtuosismo; Rossini: vita, il genere della farsa in un atto, l' italiana in Algeri, Elisabetta, Semiramide, il crescendo rossiniano e la vocalità

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 20/11/2022

martinaceo
martinaceo 🇮🇹

4.3

(13)

22 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica riassunto su Beethoven, Paganini, Rossini e più Appunti in PDF di Storia della musica solo su Docsity! Beethoven:! 1770 Bonn/1827 Vienna, fa parte della triade dei compositori dello stile classico viennese (con Haydn e Mozart) -Egli presenta degli aspetti anche di influenza romantica (ci sono notevoli differenze rispetto al linguaggio compositivo di Haydn). Beethoven ebbe un’infanzia difficile: suo padre era un alcolista e la madre muore. Lui, essendo il maggiore dei fratelli si trova ad avere sulle sue spalle il peso dell’intera famiglia, si occupa dunque dei fratelli. Frequentò l’università, ambiente che gli permise di entrare in contatto con importanti figure che lo introdurranno all’idea rivoluzionaria, che influenzerà profondamente le sue composizioni. In particolare già durante questo periodo legge “L’Ode alla gioia” di Schiller (che affronta tematiche quali l’uguaglianza, fratellanza, pace e libertà) e vi è già un primo abbozzo giovanile di questa opera musicata. Siamo nel pieno della rivoluzione francese, l’esperienza all’università è molto importante perché lo forgia facendogli interiorizzare i valori della rivoluzione francese, fondamentale per la sua poetica. Parallelamente porta avanti gli studi musicali ed in particolare si cita l’incontro con Haydn che passa da Bonn. Beethoven ha modo di proporgli le sue composizioni (di fargliele vedere). Fin da subito Haydn intuisce il suo potenziale e le sue qualità tanto da invitarlo a seguirlo a Vienna per approfondire/continuare la sua formazione. Beethoven si trasferisce dunque a Vienna dove vi rimarrà sino alla morte, senza mai spostarsi. Qui innanzitutto si afferma come virtuoso del pianoforte e quindi viene acclamato/la sua fama si sviluppa in relazione alle sonate e solo successivamente come compositore sinfonico. Egli lavora da sempre come libero professionista, tuttavia non senza difficoltà in quanto si tratta di una professione a rischio. Inizialmente alcune personalità gli commissionano composizioni e gli mettono a disposizione le location per esibirsi nei suoi concerti. In questo modo però non vi era sempre un guadagno in quanto bisognava sostenere spese per l’affitto della sala, l’allestimento… Una volta affermatosi nella città, viene supportato da un gruppo di aristocratici viennesi che gli forniscono uno stipendio stabile annuale che lo trattenga nella città (non deve comporre per loro; pagano semplicemente per la sua presenza nella città che in questo modo si impreziosisce ospitando una figura di tale riverbero culturale-musicale). Interessante è la questione della malattia, la sordità. Ad inizio secolo diviene sordo e già nel 1804/5, mentre soggiorna in campagna, scrive all’interno del testamento di Heiligenstadt, della malattia. Egli è consapevole di essere malato e che la malattia stessa lo fa soffrire anche psicologicamente: lui infatti di per sé/per predisposizione non è scontroso ma la malattia stessa gli fa odiare il contatto con le persone in quanto non può capire ciò che gli altri gli dicono e in questo modo viene sempre più ribadito/ricordato il problema della malattia. La sua produzione si può distinguere in 3 periodi (si tratta di una distinzione fatta in base alla produzione delle sonate per pianoforte): i tre periodi mostrano degli aspetti omogenei e diversi tra loro. Dalla nascita 1770 al 1802 si parla di opere giovanili; Dal 1802 al 1815 si parla di fase centrale caratterizzata dalla stagione sinfonica; inoltre interviene sulle strutture ereditate dal classicismo viennese; Dal 1815 alla morte 1827 si parla invece di fase matura dove egli sperimenta ed è dunque maggiormente orientato verso il futuro, getterà le basi per la produzione ottocentesca. La fase della maturità si caratterizza per generi quali il concerto. Interessante è l’esperienza con il nipote del quale diventa tutore. Il nipote ha delle difficoltà e si suicida dunque Beethoven si sente responsabile (si sente in colpa) e attraversa di conseguenza un periodo di tensione, questo fatto pesa sulla sua serenità. -Riassumendo Beethoven si evolve arrivando ad una fase dove elabora le forme ereditate dal classicismo viennese e successivamente attraversa una fase di sperimentazione dove introduce importanti innovazioni. Per quanto riguarda la produzione compositiva egli si affaccia ad ogni genere, ma in particolare è interessante analizzarlo in relazione al repertorio sinfonico e dunque alla produzione delle 9 sinfonie che avranno importanti ripercussioni sul futuro. Confrontando la sua produzione con quella di Haydn (100+ sinfonie) e quella mozartiana è evidente che vi è una grande riduzione/calo nella quantità di composizioni , un drastico cambiamento nel modo di intendere il rapporto musica-lavoro. Beethoven diverrà un modello fondamentale in quanto i compositori a lui successivi rimarranno sempre dentro al numero 9, non scrivono più di 9 sinfonie (alcuni per rispettare questo pilastro iniziano a numerare le sinfonie partendo dallo 0-Bruckner). La concezione del compositore-musicista beethoveniana è una concezione romantica in quanto il compositore non è più l’artigiano che compone su committenza ed anzi diviene ora un genio a contatto diretto con il divino e quindi il sovrannaturale. Solo a lui è concesso di comprendere tale ambito in quanto superiore al comune mortale. Grazie al compositore questa essenza metafisica viene trasmessa all’intera umanità e quindi il compositore stesso si configura come il tramite tra sublime e mortale, come un sacerdote. Egli prende ispirazione dal mondo sovrannaturale per la sua musica e pertanto è unico. Ora l’opera prodotta è concepita come un qualcosa di straordinario e in quanto tale viene maggiormente valorizzata e il processo creativo e di scrittura è molto più complesso, lungo e riflessivo. È questo il motivo del drastico calo della produzione, si tratta di un motivo legato alla nuova sensibilità romantica. Scriveva vari abbozzi di una composizione e le cambiava diverse volte->aveva dunque un metodo più complesso e riflessivo che emerge in modo evidente nelle sinfonie. LE SINFONIE: -La I° la compone all’inizio del 1800. Va avanti di 2 in 2 fino alla V° e VI°, successivamente i tempi si dilatano e sono a distanza sempre maggiore (IX° sinfonia viene scritta nel 1824). Di queste 9 sinfonie alcune presenta un significato e caratteristiche particolari mentre altre sono più ordinarie e quindi in linea. La I° e la II° sinfonia rientrano nella fase giovanile in quanto si allineano con la concezione del secolo precedente e quindi alla struttura haydniana: piccolo adagio introduttivo (struttura in 4 movimenti, il I°mov. In forma sonata, poi adagio…). La I° non inizia nella tonalità di tonica ma egli fa una lunga modulazione con una serie di cadenze eseguite dai fiati che conclude sul I°mov. veloce (Allegro). Successivamente dalla II° sinfonia e nelle altre sinfonie inserisce al posto del minuetto lo scherzo di carattere giocoso, infine conclude con l’allegro (egli è dunque molto vario nelle sue forme). -La III° segna l’inizio delle II° fase della produzione e dunque di quella centrale, qui introduce innovazioni pur mantenendosi sullo stile della sinfonia settecentesca. Si tratta di una sinfonia celebre, conosciuta in particolare per la dedica a Napoleone. Questa viene ricordata come la sinfonia eroica e costituisce una svolta un momento fondamentale nella sua carriera di compositore. Dopo che Napoleone arriva ed instaura una monarchia Beethoven rimane deluso e quindi non condivide più il sentimento iniziale di forte ammirazione (fiducia, molte aspettative nell’eroe) con cui aveva inizialmente composto il brano. Si infuria e dunque cancella la dedica iniziale intitolandola “Eroica” senza fare riferimento a Napoleone. Per la prima volta si parla di riferimento extra-musicale all’interno della sinfonia. A partire da questa sinfonia al posto del consueto adagio introduttivo viene inserita la marcia funebre (II°mov.) che caratterizzerà anche le successive sinfonie beethoveniane. Si tratta di un tempo lento che si misura con l’andamento della marcia funebre. Un’altra innovazione apportata da Beethoven è la continuità tra III° e IV° mov. Il III° mov. sfocia quindi direttamente nel IV° di carattere trionfale senza avere una chiusura netta. In questa sinfonia delinea una parabola astratta intesa come la vita di un eroe. Si configura dunque come una sinfonia di carattere vivace e potente grazie all’inserimento di strumenti con sonorità che esaltino questa componente quali strumenti a fiato come trombe, ottoni ma anche percussioni richiamando ad un’atmosfera marziale. Durante la sinfonia il percorso musicale rispecchia quello dell’eroe che subisce anche la sconfitta, rappresentata nella marcia funebre e a seguire risorge (sconfitta, caduta, morte, l’eroe risorge perché non si lascia sconfiggere). Tutto ciò non in relazione al solo contesto militare ma anche dinanzi ai problemi della vita quotidiana. L’intento extra-musicale che caratterizza le sinfonie di Beethoven è una sua innovazione in quanto vi è un’urgenza di parlare attraverso queste idee. Le sue innovazioni sono quindi motivate da un’esigenza espressiva- evoluzione: nel ‘700 si strutturano forme complesse e astratte ma nel ‘500/‘600 la musica strumentale era considerata inferiore rispetto a quella vocale; la musica strumentale era in precedenza solo un gioco di suoni senza alcuna utilità difatti si parlava di musica d’intrattenimento. che vengono quindi introdotte gradualmente, trovando il loro spazio naturale in questa composizione. Non si tratta quindi di una scelta per stupire il pubblico, bensì di una specifica esigenza poetica: la sinfonia viene eseguita nel 1824, ma è stata composta precedentemente, nel periodo del Congresso di Vienna e quindi della Restaurazione, che cerca di far dimenticare quanto accaduto, i valori della rivoluzione che si sono affermati. Beethoven vuole quindi affermare con forza questi valori cui era stato introdotto in gioventù. Si giungerà ad un interessante dibattito in Germania sulla concezione che la musica doveva seguire, sul rapporto tra musica e parola e quindi su quale forma dovesse essere superiore, se la musica strumentale o quella vocale. Il fatto che Beethoven abbia avuto la necessità di introdurre la voce introduce un problema: i compositori romantici favoriscono la musica strumentale puntando proprio a Beethoven, a quello stesso compositore che ha sentito però l’esigenza di narrare un messaggio fondamentale con la parola e non semplicemente con la musica strumentale. Si ricorda che l’Inno alla Gioia è stato poi impiegato dalla comunità europea come inno ufficiale, riconoscendo in esso importanti valori. -Di Beethoven ricordiamo i concerti solistici di cui 5 per pianoforte ed altri per altri strumenti. Scrive musica da camera, musica sacra, oratorio, alcuni lieder, genere che avrà il suo culmine con Schubert mentre ora sono piuttosto semplici dal punto di vista compositivo. -Per il teatro musicale compone “Fidelio”, un singspiel di cui furono scritte 3 versioni in quanti la I° e la II° non ricevono/riscuotono il successo sperato, mentre invece la III° scritta a distanza di 10 anni catturerà l’attenzione del pubblico. La scrittura di Beethoven non privilegia la voce ma bensì la dimensione strumentale. Quando esce la prima versione di Fidelio ci ritrova in un contesto storico particolare che sfavorì l’opera teatrale composta da Beethoven. Questo momento/periodo storico è attraversato dalle guerre napoleoniche tanto che il debutto dell’opera venne annullato a causa di una di queste. L’ultima delle 3 versioni si basa sul genere drammaturgia “piece a sauvatage” ossia il dramma di salvataggio. Si tratta di un genere di origine francese in cui vi è un personaggio ingiustamente incarcerato e successivamente salvato, liberato. Si tratta di un genere che celebra i valori e le virtù edificanti dell’epoca quali libertà, uguaglianza e fratellanza. Trama del Fidelio: ci troviamo in una prigione di Siviglia dove è stato ingiustamente incarcerato Florestano. Sua moglie, Leonore, travestita da uomo nelle vesti di Fidelio si introduce in questa prigione facendosi assumere come guardia con l’obiettivo di salvare l’amato che era battuto per la giustizia, per i propri ideali ma era stato poi causato dal governatore. Riesce a farsi benvolere dal capo ma ad un certo punto viene dato l’ordine di ammazzare Florestano ma Fidelio decide di uscire allo scoperto. Il governatore decide di uccidere entrambi ma arriva il ministro che li fa liberare. Alla fine tutto si risolve. È interessante sottolineare la celebrazione del coraggio della donna che aveva intrapreso questo percorso per salvare il marito. Si afferma la figura della “dama soldato”. -Si tratta di un singspiel composto da scene recitate e interventi cantati. Si compone di 2 atti dove viene inserito il melodramma in particolare nel momento in cui i personaggi si trovano nelle segrete e stano per assistere all’uccisione di Florestano. L’utilizzo del genere melodramma in questa situazione crea un’atmosfera drammatica. Questo genere è tipico dell’area francese e si tratta di un genere in prosa con sfondo orchestrale (di fatto è il precursore della colonna sonora). -Beethoven compose anche musica di scena (musica che accompagnava/commentava l’azione nel teatro di prosa): si cita “Egmont” per il dramma di Goethe (interessanti sono le ouverture di queste). Goethe si impone nel panorama ottocentesco come uno dei maggiori rappresentanti dello Sturm und Drang. Beethoven conoscerà questa figura rimanendone affascinato. La trama di Egmont: vi è un duca fiammingo che accetta la morte per dimostrare la sua dedizione ai propri ideali di libertà, fratellanza, uguaglianza. Beethoven produce la musica per questo dramma di Goethe. -Beethoven produce anche un balletto “Le creature di Prometeo”. Della forma del balletto se ne era già parlato in precedenza con il Re Sole e poi ancora per il 700 a Vienna città animata anche da grandi danzatori e ballerini principalmente italiani. Anche in questo campo gli italiani ed i francesi guidavano/dominavano. In questo periodo nasce un nuovo genere di spettacolo: la “pantomima” dove la narrazione si svolge tramite un intero racconto che avviene attraverso il movimento. Prima la danza veniva impiegata solo come elemento decorativo, abbellimento mentre ora acquista un ruolo centrale. Beethoven sarà uno dei primissimi compositori a scrivere per queso genere dove vi è l’eliminazione della parola (recitazione) in favore di musica e movimento. -Composta nell’ultimo decennio di vita si ricorda la “Missa solemnis”. Paganini:! Introduzione: Già Beethoven aveva anticipato alcuni temi tipicamente romantici. Con Beethoven, Paganini e Rossini nei primi decenni del 1800 convivevano romanticismo ed estetica classica contemporaneamente. Si tratta di autori di un periodo di passaggio, viene quindi creata una mescolanza tra estetica classica e romantica. -Paganini nasce nel 1782 a Genova e muore nel 1840 a Nizza. Ottiene dal padre una formazione legata alla chitarra e al violino, strumento che lo renderà in poi tempo una figura di riferimento prima per l’Italia e successivamente per tutto il panorama europeo (dal 1831 grande successo a Parigi). In particolare il virtuosismo di Paganini diviene un riferimento per tutti coloro che lavoravano nel campo della musica strumentale quali Chopin e Liszt. Nel 1828 lasciò Genova per spostarsi a Vienna dove iniziò la sua tournée che tocca luoghi quali Varsavia e Parigi dove verrà ascoltato rispettivamente da Chopin e Berlioz. Rientrò poi in Italia dove gli venne affidato un incarico presso la corte di Parma, qui si occupa di riformare l’orchestra: rinnova l’organico orchestrale, inserisce la figura del direttore, organizzò la struttura ed il lavoro dell’orchestra. Questi divennero i criteri comuni applicati nella gestione dell’orchestra->Paganini è il primo caso, in Italia, di innovatori che immettono queste novità nell’orchestra. Vi furono alcuni contrasti e dunque lasciò la corte. Si stabilì poi a Nizza dove morì. Il vescovo di Nizza ne vieta i funerali. Dopo un po’ di tempo riesce a trovare il funerale. Per quanto riguarda la sua produzione musicale si annoverano: innanzitutto i 24 Capricci ossia veri e propri studi da concerto (si racconta che Paganini non li eseguì mai in pubblico) con particolari soluzioni tecniche e una difficoltà data soprattutto dalla velocità di esecuzione (si tratta del punto di arrivo ed inizio della letteratura violinistica); i concerti per violino ed orchestra; quartetti; composizioni per violino e chitarra, composizioni per chitarra sola…Tra le forme più utilizzate si citano le variazioni: “Le streghe per violino e orchestra”. Tra le pagine più brillanti si citano poi anche “I Palpiti” per violino e orchestra (riprende la cabaletta rossiniana di Tancredi). Paganini più che compositore è un esecutore, un introduttore di musica per il proprio strumento. Virtuosismo e stile nel presentarsi al pubblico: Paganini ha rinovato sulla scia dei cambiamenti di Beethoven per quanto riguarda la figura dell’artista. Oltre ad avere una tecnica violinistica davvero estesa ed impressionante egli amplia consistentemente la gamma delle possibilità espressive dello strumento. In particolare con Paganini si parla di una delle prime figure che pone particolare attenzione all’autopromozione, al marketing, al modo di presentarsi e vendersi al pubblico. Attorno alla sua figura si sviluppano poi una serie di leggende (è un lavoro minato per colpire il suo pubblico) tra cui: Paganini non si ripete mai (=niente bis) poiché per suonare serviva una condizione particolare; vi è poi una leggenda che raccontava che Paganini avesse ottenuto/ acquisito le abilità musicali facendo un patto con il diavolo. Durante l’epoca l’occulto era uno dei temi che più incuriosiva le persone tanto che uno dei generi letterari più in voga era proprio quello dell’occulto. Queste leggende andarono dunque a giovare nei confronti della mistica figura di Paganini che sfruttò le leggende del diabolico per il suo successo. Si racconta anche che Paganini facesse un particolare uso delle luci e delle ombre, faceva proiettare la sua silhouette diabolica dietro di sé. Paganini ha quindi grande cura di tutti questi espedienti che creavano attorno alla propria figura un’aura mistica, misteriosa. Questo anche per quanto riguarda l’esecuzione: si vestiva sempre di nero, aveva uno sguardo misterioso… Per la prima volta, nel contesto della musica colta, si sfruttano elementi legati allo spettacolo e non alla musica per farsi pubblicità. Successivamente anche altri compositori quali Liszt porranno attenzione al giudizio del pubblico e cureranno gli aspetti dello spettacolo. Il virtuosismo: Per quanto concerne il virtuosismo, egli lo sviluppa a livelli estremi, non raggiungibili da qualsiasi esecutore. Sviluppa un virtuosismo nato per stupire il pubblico ed esaltare la nuova concezione dell’artista in una visione romantica, ossia di colui legato ad una dimensione alta preclusa alla gente comune. Il virtuoso è quindi colui che riesce a fare qualcosa che gli altri non riescono a fare, a prescindere dallo studio dedicato allo strumento. Si tratta di un fattore che parte nel caso di Paganini (e anche di Rossini) dal modello del bel canto italiano del 1700. Si tratta di uno stile estremamente veloce, costituito da scale leggere e rapide, arpeggi e simili espedienti. Si punta molto sul talento dell’esecutore. Paganini e Rossini sviluppano questo virtuosismo che non ha più una natura prettamente tecnica e quindi fine a sé stessa, come accadeva invece precedentemente. Essi iniziano a regolare un virtuosismo che era finora lasciato alla volontà dell’esecutore, che improvvisava sulla parte scritta, come solevano fare i cantanti del teatro musicale del 1700. L’obiettivo era quello di sfoggiare le proprie abilità individuali. Questi due autori invece iniziano a scrivere sullo spartito questi elementi, limitando la libertà improvvisativa degli esecutori: si inizia a strutturare questa nuova tipologia di scrittura. Essendo ora il compositore una figura in grado di portare all’umanità qualcosa di nuovo, i virtuosismi iniziano ad assumere anche un significato espressivo e vengono posti in specifici punti che devono essere esaltati. Si va oltre al mero livello strumentale, puntando maggiormente sul significato. Il senso musicale è tangibile e quindi si parla di un virtuosismo che stupisce e comunica qualcosa al pubblico (ha ora un valore espressivo). Si tratta di un elemento nuovo che caratterizzerà poi tutta la musica romantica e che sopravvive dell’esperienza estetica settecentesca. Non si tratta di una innovazione romantica, bensì di una ricollocazione di qualcosa che già esisteva. nel concertato finale. Questa caratteristica inizia nel 800 ad essere imitata/adottata nell’opera seria. L’opera seria inizia ad adottare una serie di caratteristiche dell’opera buffa perché oramai quella seria non era più di moda, è un tentativo di rinnovamento/di rivitalizzarsi. Aria del primo atto-aria con cui si presenta un personaggio prende il nome di cavatina->ascolto di cavatina tratta dall’opera “Tancredi” (1813 a Venezia). Nella storia Tancredi approda in Sicilia in seguito alle crociate che l’avevano portato in Oriente, esprime un sentimento di felicità e amore per la patria. Nel frattempo pensa che rivedrà la sua amata Amenaide. Questa scena è articolata in 3 momenti, Rossini non ha ancora iniziato adusare la solita forma (1 recitativo, momento di 2 aria cantabile e poi direttamente 3 cabaletta). Il primo momento lo considera (in Tancredi) come arioso che funge da collegamento tra il recitativo vero e proprio e l’aria virtuosistica. Scena d’opera tratta dalla “Cenerentola”, finale del terzo atto-(interesse per la narrativa popolare, caratteristica del romanticismo). Rossini organizza spesso il finale delle sue opere con una scena organizzata nella solita forma, il momento finale c’è la protagonista. La cabaletta è organizzata in forma di rondò (rondò finale tipico di Rossini, lo sfrutta per mettere in evidenza le qualità vocali degli esecutori). Nel finale d’opera mette in risalto la figura femminile che d’insolito dà il titolo all’opera. Rossini adottò una particolare forma compositiva: quello che verrà definito il “crescendo rossiniano” (non fu il primo ad utilizzarlo ma sicuramente con lui questa forma raggiunse il massimo sviluppo e splendore). Ciò consiste nella ripetizione di alcune battute da parte dell'orchestra, nella quale le sezioni di strumenti entrano gradualmente, e nel contempo eseguono un crescendo dinamico. Ciò generà un senso di attesa che viene successivamente risolto. All’epoca tale soluzione era straordinariamente innovativa ed ebbe particolare successo. Questa tecnica rendeva lo spettacolo più coinvolgente e trasportante. Concretamente questa tecnica venne applicata indipendentemente in diverse forme quali ouverture, arie… Questo è però solo un aspetto all’interno di un vasto interesse e cura per il ritmo (con Rossini la musica viene valorizzata). L’aspetto ritmico è caratteristico della sua musica. In precedenza gli altri compositori italiani, sulla base dell’eredità della monodia accompagnata e del bel canto italiano, si concentravano/ponevano l’attenzione sulla melodia. Con Rossini vi è una grandissima capacità di sfruttare ed esaltare le differenti qualità timbriche che rendevano così la musica maggiormente interessante e avvolgente. Un’altra peculiarità dello stile rossiniano riguarda il finale d’atto che viene valorizzato anche all’interno dell’opera seria. Si parla a questo proposito di “crescendo drammaturgico” che porta ad un momento particolarmente sconvolgente, conclude con grande impatto emotivo. Rossini porta questi elementi all’interno dell’opera seria. I suoi finali d’atto divengono sempre più estesi. I finali d’atto sono momenti più liberi, non vincolati dal susseguirsi di recitativo ed aria in favore di un’alternanza di parti con lo scopo di rendere maggiormente coinvolgenti le situazioni presentate. Si tratta di finali d’atto concitati dove si inseriscono una moltitudine di personaggi, si inserisce il concertato in cui il testo è formato da suoni onomatopeici ed altro senza un effettivo significato letterario bensì il suo scopo è quello di mettere in luce/evidenziare il grande lavoro realizzato sul ritmo. Si creano così dunque dei momenti di confusione di grande effetto musicale dove vengono marcati sovrapposizioni di ritmi, sonorità, crescendo… La vocalità: Rossini si forma e rimane legato al belcanto italiano che è fondato sulla leggerezza, sul virtuosismo e spigliata velocità. Con Rossini il compositore prende il controllo della propria opera limitando la libertà esecutiva del cantante che deve ora attenersi ad uno spartito dove gli abbellimenti sono scritti, non si può improvvisare su di esso. Durante 1810/20 la sensibilità estetica legata al canto cambia, viene rinnovata. Nel 1700 si intensificarono gli scambi tra teatro francese ed italiano, che risente molto dell’influenza francese->in Italia erano nate corti di stato filo-francesi quali quella di Parma dove avevano lavorato/operato in precedenza figure quali Traetta e Jommelli (si ricorda che le arie francesi erano più semplici, sillabiche; il testo aveva più importanza della musica, il canto era meno virtuosistico). La linea romantica riprenderà l’esperienza francese puntando ad un canto più sfumato. Nel periodo in cui opera Rossini avvengono i cambiamenti più drastici: 1-non vengono più impiegati i castrati che invece prima erano molto richiesti (questo sempre sulla base dell’esperienza francese che rifiutava i castrati in quanto creavano una situazione in cui veniva meno il realismo). Rossini assegna le vecchie parti dei castrati alle donne che pertanto per impersonare personaggi maschili si travestono. 2-evoluzione della tecnica vocale: solitamente le voci maschili arrivano ad una certa nota dove non è più possibile utilizzare la voce di petto, diviene quindi necessario l’utilizzo del falsetto (questa era la norma prima del 1810). Dal 1810 i tenori estendono la quantità dei suoni realizzati con la voce di petto sino al do (in precedenza il limite era il fa, ora sarà il do), di conseguenza anche queste note più acute, il suono è più potente tanto che inizialmente questa tecnica non venne apprezzata poiché fare note così alte con la voce di petto voleva dire “urlare”. 3-nuovo utilizzo delle voci: Con Rossini vi è un nuovo utilizzo delle voci: Emerge sempre più la vocalità del tenore nel ruolo dell’eroe buono (prima impersonava l’antagonista). Sull’eredità del realismo dell’estetica francese si sceglie che il tenore impersona il personaggio maschile positivo. Per quanto riguarda le altre vocalità ora il basso fa l’anziano, il baritono l’antagonista, il tenore l’eroe, il soprano l’eroina, il mezzosoprano l’antagonista. Nelle opere rossiniane si intravedono molteplici soluzioni, considerando che vive nel periodo in cui questa nuova pratica si sta ancora affermando. Si nota una grande vastità di possibilità in sostanza. Le opere degli autori seguenti impiegheranno invece il nuovo modello pienamente affermatosi, ottenendo una struttura che sembra essere notevolmente distante nel tempo rispetto a Rossini, che sta ancora sperimentando le novità.
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