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Umberto Saba: Biografia e Poesia - La Vita e l'Opera di Umberto Saba, Appunti di Italiano

Poetica ModernaBiografia di Autori ItalianiStoria della letteratura italiana

Biografia di Umberto Saba, poeta italiano nato a Trieste nel 1883. Esploriamo la sua infanzia, i rapporti con La Voce, le pubblicazioni e le crisi della sua vita, fino alla sua affermazione come poeta negli anni '40. Inoltre, un'analisi della sua poetica caratterizzata dal linguaggio semplice e quotidiano, che nasconde inquietudine e fragilità.

Cosa imparerai

  • Come Umberto Saba si è relazionato al gruppo di La Voce?
  • Che temi caratterizzano la poetica di Umberto Saba?
  • Che anni copre la carriera letteraria di Umberto Saba?

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 09/11/2022

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alice-strippoli-1 🇮🇹

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Scarica Umberto Saba: Biografia e Poesia - La Vita e l'Opera di Umberto Saba e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Saba Vita Umberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli, nasce a Trieste il 9 marzo del 1883, da un agente di commercio veneziano e  un’ebrea triestina. Il carattere difficile della madre e l’assenza del padre, che aveva abbandonato la madre prima che lui nascesse, lo fanno affezionare in maniera particolare alla sua tutrice, e ne segnano in maniera negativa l’infanzia ed il resto della vita, in cui sarà vittima di periodiche crisi depressive.   La sua formazione avviene essenzialmente da autodidatta, attraverso la lettura di Petrarca, Alfieri, Parini ed anche di autori più moderni come D’Annunzio e Carducci.   Tra il 1905 e il 1906 Umberto Saba è a Firenze, dove ha rapporti molto marginali con il gruppo de La Voce che, essenzialmente, lo respinge. La scarsa sintonia con questo gruppo e con i suoi componenti riemerge in due occasioni: nel 1910, quando i vociani recensiscono malamente Poesie, la sua prima raccolta di versi, e più tardi, sempre nello stesso anno quando propone ai vociani la pubblicazione di un suo articolo, Quel che resta da fare ai poeti, in cui polemizza con l’ideologia del poeta-vate e la poesia eccessivamente estetica e decorativa.  Tra il periodo fiorentino e la pubblicazione della sua prima raccolta, c’erano stati gli anni del militare ed il matrimonio con la Carolina Wölfler. Nel 1912 pubblica la sua seconda raccolta di poesie, divenuta poi nota col nome di Trieste e una donna, accolta con freddezza dalla critica; nel frattempo legge Nietzsche e Freud, due pensatori che avranno un’influenza notevolissima sulla sua produzione successiva. Sebbene Trieste fosse città dell’Impero austro-ungarico, Umberto Saba ha cittadinanza italiana ed esprime posizioni fermamente interventiste. Allo scoppio della guerra viene chiamato alle armi per il Regio esercito ed opera in diverse funzioni ma rimanendo sempre nelle retrovie. Alla fine del conflitto ritorna a Trieste dove acquista una libreria, e nel 1921 pubblica la prime edizione del Canzoniere, in questo periodo mantiene rapporti epistolari con scrittori del rango di Palazzeschi e Montale.    Nel 1938, anno della promulgazione delle leggi razziali del fascismo, inizia un periodo particolarmente difficile nella vita di Saba: costretto a vendere la libreria si trasferisce in Francia, ma ritorna a Trieste per l’inizio del secondo conflitto mondiale, che trascorre spostandosi in varie città del nord Italia.    È solo nel dopoguerra che si afferma come poeta: nel 1946 collabora con il Corriere della sera e pubblica Scorciatoie e raccontini, una raccolta di prose che gli vale il Premio Viareggio, e nel 1948 pubblica la terza edizione del Canzoniere. Gli anni ’50 sono segnati dall’acuirsi delle sue crisi depressive, per le quali decide di farsi ricoverare in clinica. Queste crisi, e la malattia della moglie ne segnano dolorosamente gli ultimi anni di vita. Umberto Saba si spegne a Gorizia Poetica Per questo la sua poetica è caratterizzata da un linguaggio semplice, quotidiano, che però va a fondo nell’interiorità del poeta, facendo emergere inquietudine e fragilità, dovute alle nevrosi e alle depressioni di Saba. Il suo percorso psicanalitico influenza la sua poesia, che diventa un mezzo per far chiarezza sui propri traumi interiori, sulle origini delle nevrosi e sull’inquietudine che caratterizza l’animo umano. Il desiderio di veridicità non si traduce in una scrittura oggettiva, perché ad esso Saba affianca la continua analisi del suo mondo interiore. Lo stile, però, è conservatore e tradizionale; predilige le strutture tradizionali. Un tema a lui caro è quello della città di Trieste (titolo di una delle sue poesie più famose), amata e odiata allo stesso tempo, che influenza spesso la scrittura del poeta. La sua poetica penetra nel cuore delle cose, con la semplicità e l’onestà che egli chiama chiarezza interiore. E’ la moralità che permette al poeta un’immersione totale nel flusso della vita comune e nell’accettazione di tutti i suoi aspetti: la gioia come il dolore, la giovinezza e la morte, la purezza e la corruzione. La vita accettata qual è, il doloroso amore per la vita; tutto questo suggerisce a Saba l’adozione di una scrittura pura, libera da ogni intenzione retorica e convenzionale. In Saba, la moderna profondità dei contenuti, la scelta di trattare i temi più veri e immutabili dell’essere umano, l’uso delle parole senza storia si accompagnano a schemi metrici tradizionali, ordinari e regolari. La poesia di Saba è una delle più originali e significative del Novecento. Egli è un poeta che va controcorrente, scegliendo di rimanere fedele al linguaggio poetico tradizionale, romantico. Il canzoniere Il Canzoniere è una raccolta di poesie di Umberto Saba pubblicata per la prima volta nel 1921, ampliata e rivista più volte negli anni successivi. Una nuova edizione si ebbe nel 1945 e poi nel 1948. Il poeta aggiunse alla raccolta anche una guida che aiutasse il lettore nella comprensione dell'opera. Solo nel 1965 si arrivò ad una edizione definitiva. • Il temi centrali girano attorno all'infanzia del poeta e al trauma della separazione dalla sua balia che lo aveva accudito fino a 3 anni. La balia - con cui ha avuto un rapporto caldo e affettuoso - nella sua opera viene definita "Madre di gioia" mentre la madre severa e dal carattere oscuro è "Madre mesta". Queste due figure influenzeranno i rapporti di Saba con le donne della sua vita, che tenderà a categorizzare in questo modo.  • Lo stile dei componimenti è classicista, Saba si rifà alla metrica dell'Ottocento attraverso l'uso di sonetti, endecassilabi e settenari, rime baciate. Il linguaggio è semplice, le parole sono quelle di uso quotidiano. Le raccolte del Canzoniere “la storia di una vita” seguono le vicende della vita del poeta, dall’infanzia alla vecchiaia, il Canzoniere è un’autobiografia. I luoghi e i personaggi delle poesie sono i luoghi e le persone della vita del poeta. Opere: Trieste La poesia "Trieste" è stata scritta dal poeta Umberto Saba e fa parte della raccolta Trieste e una donna (1910-12) del Canzoniere. Ho attraversata tutta la città. Poi ho salita un'erta, popolosa in principio, in là deserta, chiusa da un muricciolo: un cantuccio in cui solo siedo; e mi pare che dove esso termina termini la città. Trieste ha una scontrosa grazia. Se piace, è come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri e mani troppo grandi per regalare un fiore; come un amore con gelosia. Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via scopro, se mena all'ingombrata spiaggia, o alla collina cui, sulla sassosa cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa. Intorno circola ad ogni cosa un'aria strana, un'aria tormentosa, l'aria natia. La mia città che in ogni parte è viva, ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita pensosa e schiva. PARAFRASI Ho attraversato tutta la città. Poi ho percorso una strada in salita, trafficata in principio e poi deserta, che terminava con un piccolo muro: un angolino in cui siedo solo; e mi pare che dove esso finisce, finisca anche la città. Trieste ha una grazia scontrosa. Se piace, è come un ragazzaccio dal carattere aspro e vorace, dagli occhi azzurri e mani troppo grandi per regalare un fiore; Similitudine Personificazione Ossimoro Chiasmo Anastrofe come un amore pervaso dalla gelosia. Da questa salita ogni chiesa, e ogni via della città (di Trieste) scopro, e posso scorgere fino all'affollata spiaggia o alla collina in cui sulla cima ricoperta di sassi, sorge un casa, l'ultima, come se si aggrappasse. Intorno ad ogni cosa c'è un'aria strana e tormentosa, è l'aria del paese natio (del luogo in cui sono nato). La mia città è viva in ogni sua parte e mi riserva un cantuccio solo per me, adatto alla mia vita pensosa e solitaria. ANALISI STILISTICA E DEL TESTO Strofe irregolari di endecasillabi, settenari e quinari (ad eccezione del v. 19) liberamente disposti. Numerose le rime baciate. Trieste" è la prima poesia di Saba che testimonia la sua volontà di cantare Trieste proprio in quanto tale, e non solo come città natale. Saba ama osservare la realtà che gli sta attorno, che lo circonda. Prima strofa: il poeta descrive la strada in salita che conduce alla collina affollata, vivace, rumorosa all'inizio e sempre più solitaria alla fine. Percorrendo la strada giunge in un piccolo spazio chiuso da un muricciolo, "un cantuccio" che segna il confine della città e lì il poeta siede solo ma non diviso dal mondo che ama. Seconda strofa: Qui paragona Trieste a un ragazzaccio , facendola diventare un personaggio vivo e autonomo. Il ragazzo possiede una grazia innata, una bellezza spontanea e naturale; i suoi "occhi azzurri", che riflettono il colore del mare di Trieste, evocano tenerezza. Le sue mani sono grandi per compiere atti gentili (come regalare un fiore) ma dietro questa apparenza si nasconde una grande dolcezza. Questo contrasto viene identificato dal poeta come un amore tormentato dalla gelosia. Dall'alto della salita che gli consente di avere una visione panoramica di tutta la sua città, gli pare che "ogni chiesa, ogni via", "l’ingombra spiaggia" e "la collina", gli appartengano e che sono avvolti nell' “aria natia” che è anche un'aria strana e tormentosa. Terza strofa: Dalla sua postazione, il cantuccio, ossia una difesa  o un riparo protettivo in poeta fa le sue riflessioni, osserva la vita intorno senza farne parte, ma senza neppure sentirsi estraniato. Sa di poter trovare nella città uno spazio adatto alla sua vita "pensosa e schiva". A livello lessicale, Trieste nella prima strofa viene identificata con il termine "la città" (nome comune di cosa), nella seconda assume il nome proprio e nella terza "la mia città". Questa differenza serve a indicare il passaggio da una visione oggettiva a una soggettiva.
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