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Riassunto sul Fascismo., Sintesi del corso di Storia

Riassunto completo su ciò che ha fatto e ciò che è stato il fascismo, fino alle leggi razziali. Riassunto usato per la maturità.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 19/01/2022

evacelestini
evacelestini 🇮🇹

4.3

(19)

22 documenti

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Scarica Riassunto sul Fascismo. e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! La creazione dell’uomo fascista. La scuola costituì uno strumento di propaganda fascista per plasmare sin dall’infanzia quello che sarebbe stato un uomo fascista. Fu imposta l'adozione di un libro di testo unico scelto dallo Stato, in cui la grandezza dell'Italia e il genio di Mussolini erano esaltati. I bambini erano abituati a “credere obbedire combattere”, slogan il quale ognuno doveva essere al servizio della nazione, inquadrato in regole ferree; si ambiva a creare un popolo guerriero, infatti i ragazzi venivano sottoposti ad esercizi premilitari in modo da prepararli al loro futuro. Fu anche messo l'obbligo per tutti i docenti universitari di presentare giuramento al regime fascista e su circa 1250 professori, solo 12 si rifiutarono di farlo. Tecnologia al servizio del regime. Le nuove tecnologie rappresentarono potentissimi mezzi di propaganda. Da quando il fascismo diventò il regime, nel 1925, la radio iniziò trasmettere i discorsi di Mussolini, divenne consuetudine riunirsi in un alloggio o in un’osteria per sentire insieme i proclami, cosa che non riguardò solo la radio ma anche i cinegiornali, realizzati ogni settimana a Roma con lo scopo di informare sugli avvenimenti internazionali e nazionali, propagandando l'operato del Duce. Ovviamente tutto era visionato da Mussolini prima che fosse proiettato in pubblico e mentre il cinema era ancora muto, i suoi cinegiornali disponevano anche del sonoro in modo che gli italiani potessero sentire la voce del Duce. Esisteva un apposito ministero che si occupava della propaganda e della censura, e trasformò ogni sorta di attività in occasione di propaganda per i successi del regime. La condizione femminile sotto il fascismo. Le donne avevano un ruolo molto marginale nell'Italia fascista: propaganda voleva che fossero le custodi del focolare, una legge vietava loro di accedere a tutte le cariche più prestigiose come magistratura o insegnamento universitario, questo perché Mussolini aveva inserito la crescita demografica tra le priorità del paese. Il fare figli veniva considerato patriottismo, l’aborto era proibito perché crimine contro lo Stato, e le madri più prolifiche avrebbero avuto premi in denaro e onorificenze consegnate dal duce stesso. Nonostante ciò, varie donne continuarono ad essere impegnate nelle industrie e nel settore terziario anche perché assumere una donna era vantaggioso a livello economico perché secondo legge dovevano essere pagate la metà rispetto ai colleghi maschi, perciò era un grande incentivo ad assumerle. Culto della romanità e della patria. Elemento centrale del fascismo fu il culto della romanità, in particolare della Roma imperiale da cui derivano vari simboli come il fascio littorio o il saluto romano col braccio destro alzato, o ancora l'appellativo “duce” di Mussolini, da dux = condottiero in latino. Anche l'architettura e la statuaria dell'epoca fascista riproposero l'imponenza dell'arte romana con lo scopo di dimostrare che il fascismo avrebbe riportato l'Italia all’antica grandezza dell'Impero romano. La politica economica. Modernizzazione e corporativismo. Il fascismo ambiva a modernizzare l'Italia, meccanizzando l'agricoltura per aumentare la produzione e potenziando l'esercito, miglioramenti che avrebbero allargato il consenso. La politica economica fascista può essere divisa in una prima fase di corporativismo e liberismo dal 25 al 30, poi ci fu la svolta protezionistica. Durante la prima fase abbiamo le corporazioni, organi dello Stato che comprendevano tutte le categorie di produttori che rinunciavano ai loro interessi specifici il nome di quelli della nazione. Il governo cercò di rafforzare la lira ambendo ad arrivare a un cambio di 90 lire per 1 sterlina, la cosiddetta “quota novanta”, obiettivo che fu raggiunto e comportò l'abbassamento dei prezzi e di conseguenza vantaggi per i commerci con l'estero. Politica agraria e il piano di bonifica. L'economia dell'Italia fascista era prevalentemente fondata sul settore agricolo, cosa di cui Mussolini era consapevole e infatti voleva migliorare la situazione ancora difficile nelle campagne. Tra le iniziative più importanti della politica agraria fascista ci fu la “battaglia del grano”, che aveva come obiettivo produrre tutto il grano necessario all'Italia senza ricorrere alle importazioni dall’estero. Questo permise la messa a coltura di vari terreni incolti al sud e nelle terre paludose del Lazio, ma penalizzò anche tutte le altre coltivazioni come olivo e vite. In Italia c'erano molte terre paludose e improduttive, infestate da malaria, ma Mussolini avviò un piano di bonifica con una serie di terreni da rendere coltivabili e da assegnare a famiglie di contadini. Esempio lampante sono le paludi pontine a Roma, dove furono create anche nuove città dal nulla, come Littoria, l'attuale Latina, o Sabaudia, le cui inaugurazioni suscitarono grande impressione anche a livello internazionale e ovviamente fu un successo molto ostentato dal regime. Interventismo statale e autarchia. Alla fine del 1929 ci fu una crisi che rallentò l'economia di tutto il mondo, a cui Mussolini reagì con una politica di tipo protezionista, caratterizzata da un maggiore interventismo statale: le importazioni furono ulteriormente ridotte grazie a forti imposte e aumentata la produzione interna. Furono istituiti due enti statali ossia l’IMI, banca statale per le imprese in difficoltà, e l’IRI per salvare dal fallimento le banche. Lo stato divenne il maggiore imprenditore industriale e banchiere italiano, esercitando il controllo su molte imprese. Per incentivare il tasso di occupazione il governo avviò un importante piano di lavori pubblici volti a migliorare la rete ferroviaria e stradale, furono infatti costruite le prime autostrade, o Stazione Termini e l’Eur. L'obiettivo della politica economica in seguito alle sanzioni internazionali che colpirono l'Italia per la guerra in Etiopia nel 1936, fu il regime di autarchia ossia un sistema economico capace di bastare a sé stesso, il nostro paese avrebbe perciò prodotto tutto ciò di cui aveva bisogno riducendo al minimo gli scambi con l'estero. Regime che lo stato realizzava con il controllo diretto in tutti i settori, industriale, agrario e finanziario. Limiti della modernizzazione fascista. Il fascismo non migliorò in modo sostanziale il tenore di vita della popolazione. Raggiungere l’autarchia richiedeva enormi sacrifici per operai e contadini e l'interventismo statale in campo industriale favorì soprattutto la grande industria. Il divario tra Nord e Sud non era in alcun modo colmato e era radicato un forte sistema clientelare tipico dell’età giolittiana, il suddetto ministro della malavita che aveva avuto rapporti molto stretti con la mafia. La politica estera. Interessi dell’Italia sui Balcani. Dopo la marcia su Roma, Mussolini aveva bisogno di essere legittimato in tutta Europa perciò, inizialmente, la sua politica estera seguì una linea prudente e moderata ma contemporaneamente ambiva a recuperare l’egemonia del Mare Nostrum. Ambiva anche alla revisione dei trattati di pace di guerra che non erano stati favorevoli per il nostro paese, eravamo già riusciti a prendere l'Istria con il trattato di Rapallo ma la Dalmazia era rimasta ai Regni dei serbi, croati e sloveni. La questione fiumana invece fu risolta in quanto Mussolini riuscì ad ottenere la città nel 1924 e si mostrò aggressivo anche nei confronti della Grecia, dove noi avevamo le isole del Dodecaneso, arrivando a cannoneggiare Corfù. Mussolini occupò e conquistò anche l'Albania, di cui Vittorio Emanuele III divenne re. Svolta aggressiva in politica estera. Negli anni successivi alla presa di Fiume, Mussolini, sentendosi più forte, abbandonò l'atteggiamento moderato in politica estera mostrando una crescente aggressività. Aveva firmato gli accordi di Stresa con Francia e Gran Bretagna ma la politica dell'Italia con questi due governi liberali cambiò radicalmente quando Mussolini si avvicinò alla Germania di Hitler. Decisiva fu l'invasione italiana dell’Etiopia nel 1935, con le conseguenti sanzioni internazionali che l'Italia dovette pagare. Ma nel frattempo, Mussolini veniva lusingato dalla stima di Hitler che si considerava come un fratello minore sul piano ideologico; saranno proprio le mosse di Hitler a delineare due schieramenti contrapposti in Europa: da una parte i regimi liberaldemocratici e dall'altra i totalitari. Essendo oramai l'Italia isolata a livello internazionale, strinse il famoso Asse Roma-Berlino con la Germania nel 1936, alleanza che terminò già due anni dopo durante la conferenza di Monaco. La “pacificazione” della Libia. Tradizionali aree d’influenza italiane erano la Libia e il Corno d'Africa, dove il fascismo riprese una politica espansionistica molto aggressiva. I coloni italiani erano al sicuro solo nelle grandi città e lungo la costa in quanto nel deserto dominavano le tribù e c'era una logorante situazione di guerriglia a cui il governo italiano, stanco, rispose passando dalla difesa all’attacco nel 1921, inserendo la Libia tra i paesi da riconquistare del Mare Nostrum. Il nostro esercito guidato da Graziani adottò misure di estrema ferocia, deportando ed impiccando i ribelli, sorte che toccò anche al generale libico che aveva condotto una tenace resistenza. Nel 1932, ci fu la “pacificazione” della Libia furono soffocate nel sangue tutte le resistenze dei locali. La conquista dell’Etiopia. Dopo la conquista della Libia, Mussolini volle la sua rivincita per l'umiliazione italiana a Adua. Nel 1935 dichiarò guerra all'Etiopia, uno dei pochi stati africani ancora indipendenti e ricco di risorse naturali, ma il duce sbagliò a credere che questa iniziativa militare non avrebbe provocato alcuna reazione da parte delle altre potenze. La nostra campagna militare fu pianificata con enormi costi ed ottenne i risultati sperati: re Vittorio Emanuele III divenne imperatore etiope, perciò Mussolini poté ostentare di aver adempiuto alla sua promessa di conquistare un impero per gli italiani. Le truppe etiopi in realtà erano mal equipaggiate e l'esercito italiano, un'altra volta sotto il comando di Graziani, ricorse ai gas asfissianti violando le regole imposte dal diritto internazionale, non mancarono i bombardamenti aerei anche sugli ospedali della Croce Rossa, azioni che misero sotto accusa i comandi italiani che negarono l'uso di queste armi dicendo che i gas non erano velenosi ma paralizzanti per poche ore.
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