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Riassunto sulla Rivoluzione russa da Lenin a Stalin., Sintesi del corso di Storia

Riassunto Rivoluzione russa da Lenin a Stalin, usato per le interrogazioni di quinto e la maturità del Liceo delle Scienze Umane.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 19/01/2022

evacelestini
evacelestini 🇮🇹

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Scarica Riassunto sulla Rivoluzione russa da Lenin a Stalin. e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! La Rivoluzione russa da Lenin a Stalin. Russia rivoluzionaria e nuovi partiti. La prima grande potenza che crollò durante la Prima guerra mondiale fu l'Impero russo nel 1917. La situazione era gravissima: le operazioni belliche si erano rivelate fallimentari, esercito e civili erano estenuati dai continui sacrifici, affamati e a febbraio scoppiò uno spontaneo moto di protesta nella capitale Pietrogrado, l’attuale San Pietroburgo, a cui presero parte migliaia di operai e lavoratori, al quarto giorno si unirono anche molti soldati; la protesta si diffuse in tutto il paese tramutandosi in rivoluzione contro il regime zarista, responsabile della loro situazione. Il 3 marzo 1917 Nicola II abdicò in favore del fratello che fece lo stesso, terminando la secolare monarchia dei Romanov. Intanto in Russia erano nate nuove formazioni liberali e socialiste, costrette alla clandestinità per via del regime zarista. Nacque il Partito Socialdemocratico (1898), di orientamento marxista, si rivolgeva soprattutto alla classe operaia e si divise in due correnti: quella guidata da Martov voleva il partito aperto a chiunque si riconoscesse nei loro principi e fu chiamata menscevica cioè minoritaria, mentre la seconda corrente, guidata da Lenin, ambiva a un partito centralizzato formato solo da rivoluzionari di professione ed ebbe la maggioranza, perciò fu chiamata bolscevica. Poi il Partito socialista rivoluzionario (1902), si rivolgeva principalmente ai contadini, ambivano alla realizzazione di un socialismo agrario basato sulla collaborazione tra contadini e il Partito costituzionale democratico (1905) soprannominato “cadetto”, di orientamento liberale ambiva alla modernizzazione del Paese tramite Duma, ossia Parlamento. Doppio potere e difensivismo rivoluzionario. Con la rivoluzione, la Duma nominò un governo provvisorio guidato dal principe L’vov, formato da esponenti del partito costituzionale democratico, liberale e parlamentare, che si appoggiava a ceti medi cittadini e borghesi. Contemporaneamente si era costituito un nuovo organo di potere, quello dei soviet, consigli eletti direttamente da operai e soldati di cui erano portavoce, formati soprattutto da menscevichi e socialrivoluzionari, godevano di una più ampia base elettorale perciò si ritennero liberi di decidere senza consultare il governo. Si creò quindi un doppio potere, ufficialmente in mano del governo provvisorio ma di fatto spartito con i soviet, il che era favorito dalla loro complementarità dato che i soviet avevano maggiore presa sulle masse ma il governo era più adatto ad interloquire con lo stato maggiore dell’esercito e tenere un occhio in modo da prevenire eventuali moti controrivoluzionari. La questione più urgente era come affrontare la guerra ancora in corso: il governo riteneva che il conflitto dovesse proseguire e tener fede agli accordi presi con gli Alleati, mentre i soviet proposero un difensivismo rivoluzionario, ossia proseguire la guerra imperialistica (estranea agli ideali socialisti) solo come una guerra difensiva in modo da preservare il proprio territorio e in caso la Russia ne fosse uscita vincitrice, puntare ad una vittoria senza annessioni né indennità. La linea dei soviet riuscì a prevalere e di conseguenza il governo mutò sensibilmente fisionomia facendo entrare diversi menscevichi e social rivoluzionari. La rivoluzione d’ottobre. Lenin e le “tesi di aprile”. Con la rivoluzione di febbraio molti rivoluzionari furono messi in esilio tra cui Lenin, leader bolscevico che riuscì a fare ritorno in Russia ad aprile, quando presentò le sue cosiddette “tesi di Aprile”, un documento cui punti fondamentali erano: l'abbandono del difensivismo rivoluzionario e il raggiungimento di una pace ad ogni costo, la distribuzione della terra ai contadini, il passaggio di tutti i poteri ai soviet a scapito del governo provvisorio, la presa di potere tramite una nuova rivoluzione. Quest'ultimo contraddiceva la dottrina marxista che prevedeva la rivoluzione solo in uno stato con sviluppo capitalistico avanzato, uno stato borghese e non un paese di contadini come la Russia, ma Lenin affermava che la rivoluzione socialista potesse esser realizzata senza il passaggio da una preliminare fase borghese. Colpo di Stato di Kornilov. Ricordiamo che ci troviamo in un paese dove la guerra era sempre più osteggiata dai soldati stessi, stremati e disposti a tutto pur di deporre le armi, gli operai e il resto dei cittadini avevano subito gli effetti della gravissima crisi economica e degli alti ritmi di produzione durante la guerra, in più i contadini chiedevano la ridistribuzione delle terre proclamata dalle Tesi di aprile. Il 3 luglio nacque una nuova insurrezione a Pietrogrado, da parte di alcuni soldati bolscevichi e anarchici con l'obiettivo di abbattere il governo provvisorio che non era stato in grado di riportare la stabilità nel paese e porre fine alla guerra. I bolscevichi stessi, tra cui Lenin, ritennero l'iniziativa prematura perciò aiutarono il governo nella repressione di questo moto a cui seguirono vari arresti tra i capi bolscevichi, ma Lenin riuscì a fuggire. Intanto il primo ministro, il principe L’vov, non ottenne la maggioranza politica e si dimise, passando l'incarico a Karenskij, ministro della Guerra che tentò un ultima grande offensiva in Galizia, fallendo a causa della stanchezza dell’esercito russo. Il comando dell’esercito passa allora a Kornilov che intendeva riportare l'ordine all'interno delle forze armate con metodi molto duri, ad esempio pena di morte per i disertori, divieto di assemblea e censura per gli uomini al fronte (come era avvenuto anche con gli altri eserciti impiegati nella grande guerra). Chiese anche un’estensione dei poteri che Karenskij rifiutò intuendo che ambiva a rovesciare il governo; Kornilov marciò comunque con l’esercito verso la capitale e per fermarlo, il governo decise di liberare i capi bolscevichi in prigione, gli unici in grado di mobilitare le masse e fermare il colpo di stato di Kornilov, che riuscì a fuggire. Bolscevichi al potere. A seguito della sconfitta di Kornilov seguì un periodo di riabilitazione del bolscevismo dato che molti di loro poterono uscire di prigione o dalla clandestinità, le istituzioni erano evidentemente in crisi e svuotate di autorevolezza, inoltre le masse insoddisfatte dei risultati del governo abbracciarono posizioni sempre più radicali. In estate il paese era costellato di rivolte agrarie dove i contadini non si limitarono a impossessarsi delle terre ma devastarono le dimore signorili massacrando i padroni; vittime furono anche i kulaki, cioè i contadini benestanti costretti con la forza a cedere alla collettività le risorse giudicate in eccedenza. I vertici tentarono di reprimere nel sangue queste rivolte ma molti soldati si rifiutarono di sparare sui rivoltosi, loro connazionali. Dopo la crisi estiva la maggioranza nei soviet passò ai bolscevichi e Lenin ritenne che i tempi fossero maturi per prendere il potere attraverso un’insurrezione armata che iniziò il 24 ottobre 1917, quando i bolscevichi assunsero senza difficoltà il controllo dei punti strategici di Pietrogrado come i ponti, le poste e le stazioni, il giorno successivo conquistarono anche il Palazzo d'Inverno, sede del governo e Kerenskij, primo ministro, dovette fuggire. Il nuovo regime bolscevico. Lenin al potere. Lenin fece approvare un documento che attribuiva formalmente tutto il potere ai soviet e tra i primi provvedimenti troviamo: - decreto sulla pace, con cui si chiedeva la fine della guerra e si affermava il diritto all'autodeterminazione di tutti i popoli, mirando a delegittimare il dominio imperialista delle altre potenze europee sul proprio paese - decreto sulla terra, aboliva la proprietà privata terriera e stabiliva che le terre dovessero essere a disposizione dei soviet dei contadini, legittimando formalmente l’appropriazione delle terre iniziata in estate dai contadini - nazionalizzazione di industrie e banche, introduzione della giornata lavorativa di 8 ore, vietato il lavoro infantile e resa obbligatoria l'assicurazione contro disoccupazione e malattia - nel 1918 fu varata una Costituzione cui preambolo contiene la Dichiarazione dei diritti del popolo lavoratore e sfruttato che proclama l'abolizione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e la nascita di un socialismo che avrebbe portato all'abolizione delle classi e dello Stato, prevedendo la nascita di uno Stato federale che garantiva autonomia alle varie regioni con etnie diverse Verso la “dittatura del proletariato”. Fu creato anche il Consiglio dei commissari del popolo, un nuovo organo di governo guidato da Lenin composto da 15 membri tra cui Stalin, ministro delle Nazionalità. I bolscevichi procedettero con una stretta autoritaria: chiusero vari giornali, sotto controllo radio e telegrafi, confiscarono i beni ecclesiastici e dello zar, fu creata inoltre la Čeka, ossia una polizia politica sottoposta all'autorità del partito comunista per combattere i nemici del nuovo regime, un vero e proprio ente statale che si occupava anche di polizia segreta per la sicurezza nazionale, abolita negli anni ’90. Vennero istituiti anche dei tribunali rivoluzionari col compito di pulire i “nemici della rivoluzione”. Per Lenin, l'obiettivo era imporre la dittatura del proletariato, infatti negò la partecipazione alla vita politica di tutti quelli considerati sfruttatori della classe lavoratrice come aristocratici, ricchi borghesi e grandi proprietari terrieri. I bolscevichi agirono senza rispetto per i principi democratici, convinti di rappresentare la maggioranza della popolazione; per Lenin la libertà dei lavoratori non era nel diritto di voto, bensì nell’emancipazione economica cioè l'abolizione della proprietà privata della terra e la messa in comune dei mezzi di produzione. Troviamo esempio di ciò nelle elezioni del 1917 per l'Assemblea costituente, dove vinsero i socialrivoluzionari ma i bolscevichi la sciolsero con la forza, perché la maggioranza dei suoi membri si era rifiutata di approvare la Dichiarazione dei diritti del popolo lavoratore sfruttato. La dittatura proletaria era in realtà del partito bolscevico. Una rivoluzione anche culturale. I bolscevichi ottennero molti consensi anche tramite il loro efficace sistema di propaganda, grazie al Dipartimento per l'agitazione e la propaganda (= Agit-Prop) che fece costruire ferrovie per raggiungere in modo capillare tutte le parti del paese e comunicare i messaggi politici più importanti tramite manifesti e proiezioni di filmati, in modo che anche gli analfabeti potessero comprendere, fondamentale per conquistare le campagne in un paese per la maggior parte agricolo. I messaggi da comunicare erano i temi più cari al partito bolscevico: condanna delle classi sfruttatrici, esortazione alla lotta contro i nemici del popolo, celebrazione delle conquiste raggiunte, come le leggi per la parità giuridica fra generi, l'introduzione del matrimonio civile, del divorzio, dell'aborto e gli asili per i figli dei lavoratori. L'obiettivo era superare gli ostacoli al cambiamento che corrispondevano a tradizione e famiglia, infatti troviamo vari elementi di innovazione come la propaganda all'educazione femminile dell'Agit-Prop. La rivoluzione nel contesto internazionale. La guerra non si risolse come auspicato con una pace senza indennità di guerra o perdite territoriali, infatti il trattato di Brest- Litovsk fu estremamente oneroso. Un'altra questione era il fatto che la rivoluzione e la conseguente presa di potere bolscevica in Russia costituiva un primo passo di rivoluzione a livello mondiale, infatti fu proprio questo il motivo per cui nacque la Terza Internazionale, nel 1919 a Mosca, come un internazionale comunista col compito di coordinare l'azione dei partiti comunisti di
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