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riassunto sulle scienze e sulle arti - Rousseau, Appunti di Filosofia

riassunto sulle scienze e sulle arti - Rousseau; utile per esame in storia della filosofia

Tipologia: Appunti

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Caricato il 03/12/2018

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jammbell 🇮🇹

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Scarica riassunto sulle scienze e sulle arti - Rousseau e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! Discorso sulle scienze e sulle arti Fu pubblicato nel 1750 e venne scritto in occasione di un bando dell’Accademia di Digione che poneva questo quesito: a questo quesito Rousseau risponde negativamente e si mette contro la squadra dei filosofòs, cioè degli illuministi (Voltaire, D’Alambert, Diderot) i quali erano impegnati nella pubblicazione dei volumi dell’Enciclopedia delle Arti e dei Mestieri e che, ovviamente, sostenevano a spada tratta la tesi che le arti e le scienze avessero contribuito non solo al benessere materiale degli uomini ma anche alla loro elevazione morale. Questo scritto di Rousseau, quindi, suona alle orecchie degli illuministi come una vera e propria provocazione. Ma perché Rousseau pensava che le scienze e le arti non contribuissero al miglioramento dei costumi e della morale degli uomini? Perché, sostanzialmente, egli sosteneva che le scienze derivavano dai vizi degli uomini e quindi non potevano fare altro che alimentare questi vizi. Ad esempio la fisica deriva dal vizio della vana curiosità; le scienze in generale derivano dall’ozio perché uno studioso può permettersi di dedicarsi alle scienze in quanto, in qualche modo, ha già risolto i problemi della sussistenza. Pensiamo agli intellettuali dell’epoca che provenivano tutti dalle classi agiate, alla Francia di quei tempi dove chi si poteva permettere di dedicarsi alle professioni intellettuali proveniva dalla nobiltà o dalla borghesia, insomma tutti colore che non avevano problemi legati alla sussistenza. Le arti invece derivano dal lusso e di certo, dal punto di vista di Rousseau, non era un fatto positivo. In lusso anche nel pensiero di antichi filosofi spesso veniva bollato come un vizio, come un aspetto della degenerazione della compattezza morale di una società. Ancora continua Rousseau, l’eloquenza, la retorica deriva dall’ambizione, dall’odio, dal risentimento; le belle arti derivano dalla vanità; le stesse arti del vivere civile, ad esempio il galateo, le buone maniere, sono per Rousseau non tanto un elemento di progresso morale ma semplicemente un rivestimento ipocrita della vera natura dell’uomo. Quindi Rousseau accusa, in un certo qual modo, anche la società del suo tempi, i salotti, la società brillante o dei nobili, come se dicesse: queste persone si comportano sempre allo stesso modo, seguendo un’etichetta, seguendo le buone maniere, uniformandosi a dei modelli di comportamento dietro a quali però si celano le vere passioni, i veri istinti, ciò che veramente gli uomini pensano in cuor loro ma che non manifestano esteriormente. Tutto ciò è segno di decadenza morale e non certo di pregresso. E qui c’è un importante motivo che Rousseau sottolinea con vigore e cioè il motivo della distinzione tra “essere” e “apparire”; nel mondo civilizzato conta più l’apparire che non l’essere. Il mondo civilizzato è sostanzialmente un mondo di finzioni, un mondo piuttosto ipocrita nel quale tutti si comportano allo stesso modo seguendo le norme del buon comportamento ma non rivelano il loro vero essere, quella naturalezza dell’ essere umano che invece viene tenuta nascosta in maniera ipocrita. Anche Platone nella Repubblica si scaglia contro le arti in quanto vengono viste come la causa dell’infiacchimento morale di un popolo. Anche Rousseau richiama l’antica contrapposizione tra Sparta e Atene. Atene era la città colta, la città della filosofia, delle belle arti ma allo stesso tempo una città decadente dal punto di vista delle virtù belliche, militari, del coraggio, dell’amor di patria. Tant’è vero che perse lo scontro contro Sparta. Quest’ultima, invece, bandisce da sé gli scienziati, gli artisti e non vuole saperne di tutte queste raffinatezza connesse alle belle arti, alla filosofia, ecc… La ruvida Sparta viene invece apprezzata da Rousseau appunto ed educa i suoi cittadini alle virtù civili e fa dell’uomo un essere morale coraggioso, pronto a sacrificarsi per la patria e dunque per il bene comune. Contratto sociale – 1762 Non è il patto iniquo che porta gli uomini a sottomettersi a un sovrano che può essere il sovrano assoluto di Hobbes oppure l’Assemblea Rappresentativa di Locke che porta gli uomini a dare un consenso estorto con l’inganno. Questi due patti sono per Rousseau un patto iniquo, ingannevole, finalizzato a sancire con la forza (patto leonino) quelle condizioni di ineguaglianza sociale nella quale gli uomini si sono venuti a trovare dopo la divisione del lavoro e l’istituzione della proprietà. È iniquo perché i promotori, cioè le classe agiate, persuadono le masse dei nullatenenti che è conveniente anche per loro sottomettersi all’autorità di una legge comune. L’iniquità consiste proprio in questo inganno perpetrato tra i possedenti, dai ricchi a scapito dei poveri. Il consenso estorto con l’inganno istituisce il dominio della classi agiate che in questo modo si assicurano, con la forza, il godimento dei loro averi. Come ovviare a questo patto iniquo? Rousseau da una soluzione nel Contratto Sociale che, al contrario di quelli precedenti, è un patto equo, non ingannevole, che garantisce i diritti di tutti e ce elimini la disuguaglianza. Questo patto equo diciamo che è sottoscritto da tutti gli associati che si trovano in parità tra di loro; tutti sono uguali e questa uguaglianza giuridica sta alla base del patto sociale. Consiste nel fatto che ognuno di noi rinuncia a tutti i propri diritti per alienarli a tutti gli altri. Quindi la formula di questo patto è che io rinuncio al mio diritto particolare, alla mia libertà particolare a favore di un IO COMUNE , a vantaggio di tutta la comunità che è costruita da tutti i singoli individui che sono uguali tra loro nei diritti. Rinuncio quindi ai miei diritti per riacquistarli ad un livello superiore. Nel momento in cui io rinuncio alla mia libertà particolare, agli interessi particolari per sottomettermi ad un IO COLLETTIVO, a una volontà comune con la quale io mi identifico, dice Rousseau, io resto libero come prima. Sono libero perché mi sottometto volontariamente alla
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