Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto Teologia II - professor Banna, Dispense di Teologia

Riassunto discorsivo del corso di Teologia II tenuto dal professor Banna

Tipologia: Dispense

2020/2021
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 07/10/2022

cecilia-caraffini
cecilia-caraffini 🇮🇹

4.4

(9)

10 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto Teologia II - professor Banna e più Dispense in PDF di Teologia solo su Docsity! Capitolo 1 Capitolo primo – Come introdursi all’intelligenza della Chiesa. La Chiesa non è espressione di vita ma la vita vita che ci raggiunge da molti secoli. • Pensiero sulla Chiesa bisogna avere un tempo sufficiente ci sono connotazioni e aspetti in una realtà sorgente dalla vita che non si finisce mai di scoprire Conditio sine qua non per l’intelligenza della vita è la CONVIVENZA con essa  occorre semplicità e lealtà non serve porre un limite temporale non possiamo avere un giudizio critico su quella forma di vita non c’è oggettività. • La Chiesa è una realtà catalogabile tra i fenomeni religiosirealtà religiosa  vita religiosa. Nella misura in cui l’aspetto religioso non è attivato, non sarà facile giudicare oggettivamente e criticamente quel fatto religioso una corrispondenza deve esistere perché si produca la comprensione. L’assenza di educazione dal senso religioso naturale ci porta troppo facilmente a sentir lontane da noi realtà che sono invece radicate dentro il nostro spirito; la vivacità di spirito rende più facile capire quali sono i termini di una realtà come la Chiesa. Prima difficoltà=difficoltà d’intelligenza, fatica non dovuta alla non disposizione del soggetto rispetto all’oggetto che deve giudicare. Il senso religioso ha come caratteristica sua propria di essere la dimensione ultima inevitabile di ogni gesto, di ogni azione di ogni tipo di rapporto è un livello di domanda o di adesione ultima inestirpabile da ogni istante di vita, perché la profondità della sua richiesta di significato si rivolge su ogni gesto, passione. Ineducazione del senso religioso: difficoltà estesa e greve, estraneità che avvertiamo quando ci sentiamo dire che il dio è il fattore al quale non si può sfuggire, il criterio in base al quale si sceglie, si vive.. etc. L’educazione del senso religioso dovrebbe favorire la presa di coscienza del dato di inevitabile e totale dipendenza che esiste tra l’uomo e ciò che dà senso alla sua vita e inoltre aiutarlo a espugnare quella estraneità che prova nei confronti della sua situazione originale. • La corrispondenza di mente e cuore con il contenuto proposto dalla chiesa si rivela attraverso una permanente educazione di senso religioso scaturisce l’ipotesi che il mistero che circonda tutte le cose si manifesti all’uomo annuncio cristiano è che questa ipotesi si è avverata il mistero è fatto storico. • L’avvenimento Gesù si può accostare in modo tale da raggiugerne una valutazione ragionevole e certa, adeguata alla gravità del problema Chiesa come risposta a tale esigenza  Chi è veramente Cristo?  impegno morale nell’uso della coscienza a fronte al fatto storico dell’annuncio cristiano e serietà morale nella vita del senso religioso. Se sul fatto storico di Cristo si pensa di non poter prendere una posizione la Chiesa potrà interessare solo in modo riduttivo come problema sociologico. Capitolo secondo. Prima premessa: Come raggiungere oggi la certezza sul fatto di Cristo • 3 atteggiamenti culturali da cui emergono risposte diverse modalità di affrontare le più diverse circostanze della nostra vita l’atteggiamento culturale investe la modalità stessa del rapporto con tutto. • 1) il primo atteggiamento un fatto nel passato  si raccoglie, si paragona si valuta e si raggiunge infine un certo giudizio che sarà di certezza di su alcuni fattori e di incertezza su altri. È il normale metodo della ragione applicata a un fatto del passato, la ragion storica impostazione sulla quale a prima vista non si può avere nulla da ridire atteggiamento razionalistico  superare la fragile incapacità della ragione teorica con la ragione del cuore. Atteggiamento in cui la ragione è la misura delle cose e quindi la consistenza di quelle cose è datagli dalla ragione proiezione sul reale di dimensione già fissate e riconosciute dalla ragione. Contraddice la legge suprema del realismo l’oggetto detta il metodo di conoscenza, cosa che è possibile solo se si afferma una concezione di ragione come coscienza del reale nella totalità dei suoi fattori. Allora se la ragione è coscienza del reale esiste la possibilità della novità  scoperta dell’esistenza di qualcosa che non sia già contenuto nella nostra misura il razionalismo abolisce questa posizione viene negata la vera categoria del possibile, dell’eventuale esistenza di qualcosa la cui natura sconfini al di là degli orizzonti cui giunge l’uomo. Gesù è affrontato come un mero fatto del passato  non potremmo dire niente di sicuro su un annuncio così straordinario. In realtà l’atteggiamento razionalistico riduce il messaggio cristiano prima di averlo preso in considerazione. Questo atteggiamento tende a ricondurre la mente a un tipo di concezione che ci è più familiare  di fronte all’annuncio cristiano abbiamo la tentazione di ridurre Dio alle immagini che noi abbiamo della presenza e dell’assenza. La novità cristiana sta nel fatto che Dio non è una lontananza a cui con uno sforzo l’uomo tenti di arrivare, ma Qualcuno che si è affiancato al cammino dell’uomo ne è diventato compagno. Il metodo razionalista per verificare la veridicità di questa ipotesi la elimina perché ne svuota il contenuto  ributtando l’avvenimento di Cristo in una lontananza  viene tolta la possibilità di capire quale sia l’essenza di tale pretesa: Dio come presenza umana nel cammino dell’uomo. L’atteggiamento razionalista concepisce la ragione come unica misura del reale appare contrario alla novità, alla categoria della possibilità di un fatto che non abbia le caratteristiche da essa predeterminate. Reale non va definito a priori  dobbiamo guardarlo bene in faccia  in seguito si potrà giudicare non veritiero ma va considerato per quello che è: Dio reso presenza, che non lascerà mai l’uomo. 2) POSIZIONE PROTESTANTE: profondamente religiosa e come tale percepisce con chiarezza la distanza sterminata che c’è fra uomo e Dio il perché ultimo è riconosciuto come ben più grande dell’uomo  l’uomo vive intensamente la categoria della possibilità a Dio è possibile tutto anche rendersi presente nell’umanità attraverso Cristo. L’uomo lo riconosce attraverso un’esperienza interiore fulcro dell’atteggiamento protestante. Il metodo protestante per raggiungere il fatto di Cristo lontano è un rapporto interiore e diretto con lo Spirito INCONTRO INTERIORE. Questo metodo fa molto riferimento alle figure dei profeti rappresentano l’atteggiamento più consono a loro di fronte a ciò che si sente si è sicuri e fiduciosi così ognuno è giudice di se stesso, ognuno profeta di se stesso. C’è denominatore comune con il razionalismo: un ULTIMO SOGGETTIVISMO. Il soggettivismo protestante ha due riflessi interrogativi a) come si può distinguere se quello che l’uomo sente è frutto di Dio o dell’idealizzazione dei suoi pensiero. I profeti avevano come verifica obiettiva il popolo e il tempo, mentre io come profeta di me stesso non posso avere tale verifica b) Come è possibile che lo Spirito Santo nell’entrare in contatto con l’uomo per aiutarlo, abbia voluto usare un metodo moltiplicatore della confusione, di cui l’uomo era già capace da solo? Questo atteggiamento non rispetta i dati dell’annuncio cristiano  infatti l’annuncio è un fatto integralmente umano secondo tutti i fattori della realtà l’atteggiamento protestante annulla questa integralità, riduce l’esperienza cristiana a esperienza meramente interiore. c) Il terzo atteggiamento, il più adeguato è quello della tradizione cristiana come tale (ortodosso- cattolico)  coerenza con la struttura dell’avvenimento cristiano così come si è presentato nella storia il Mistero si è fatto carne, presenza integralmente umana  metodo dell’INCONTRO con una realtà esterna a sé, presenza oggettiva che percuote il cuore ma che si trova fuori di sé. Il suo avvenimento assumeva una forma che non si identificava solo con la fisionomia fisica della sua persona ma anche con la fisionomia della presenza di coloro che credevano in Lui il metodo consiste nell’imbattersi in una realtà fatta da persone che credono in Lui. Perché la presenza di Cristo nella storia perdura visibilmente come forma incontrabile nell’unità dei credenti  questa realtà è la Chiesa. L’energia di questo rapporto afferra il credente in modo tale da assimilarlo come parte del mistero della Sua stessa persona. La verità diventata carne anche dopo secoli ti raggiunge attraverso una aspetto della tensione al coinvolgimento delle prime comunità è l’alta considerazione dell’ospitalità. È il vertice della condivisione, perché si mette in comune la vita della persona. Il sacrificio fatto con costrizione genera menzogna. Il sacrificio può essere fatto con grande fatica, ma comunque con spontaneità. Comunione anche in senso istituzionale, come forme sociali stabilite. Comunione come gesto eucaristico (rituale). La comunità non sorge come atto spontaneo di ognuno, ma tutti hanno la funzione di gesù verso l’umanità. Alcune figure, però, riflettono la sua funzione in modo eccezionale (vescovo come autorità della comunità, compito di riconoscere se un uomo aderisce o no alla fede). Urgenza di comunicare a chi non conosceva = ideale missionario. Fin da subito comunità sparse come missionari. Noi diventiamo strumento per comunicare ad altri ciò che è stato comunicato a noi. Un cristiano è autentico se comunica agli altri, sennò taglia i ponti con gli altri. La comunicazione di una certezza è sempre un aiuto per chi cerca, anche se ancora non volesse aderire a quella proposta. Anche dio è venuto per rendere più facile quello che senza di lui sarebbe stato più difficile. San paolo riconosce di non essere arrivato alla perfezione, ma di essere sempre in cammino per conquistarla. Questo ci stona perché pensiamo che un santo sia perfetto. Ma Santo non era il perfetto, era chi apparteneva alla alleanza di dio con l’uomo. È un cammino verso l’immedesimazione col dio fatto uomo, verso l’imitazione dell’umanità che si è realizzata in gesù. Moralità cristiana = dinamismo di tensione nell’appartenenza a cristo. La chiesa non è il luogo della gente perfetta (comunità di santi = comunità cristiana primitiva fatta di peccatori). È gesù che può attraversare le nostre impotenze e mutarle in energia operosa per il bene. Parte terza (capitoli 1-2-3) Capitolo 1  la chiesa è una realtà umana strumento del divino. Dio comunica all’uomo attraverso l’uomo (incarnazione). San paolo era consapevole di una sproporzione della chiesa che porta il messaggio attraverso il veicolo umano e dunque è esposta alle miserie dell’umanità. L’uomo è cosciente della sua incapacità e dei suoi limiti rispetto a ciò di cui è strumento (dio). Ma la fragilità umana serve a rendere evidente la potenza di dio, che essendo così invincibile non può venire da noi, ma da altro. Questa coscienza di limite non rendeva rassegnati gli uomini, ma costantemente in corsa e in lotta. Non solo dio si comunica attraverso gli umani, ma nelle prime comunità l’incontro con dio avviene a una semplice cena (contesto “volgare”), attraverso il pane e il vino. Dio vuole e decide di passare attraverso coloro che ha afferrato nel battesimo. Quindi l’umano non è separabile dalla definizione di chiesa. L’uomo però non usa i suoi limiti come scusa, ma chiede e domanda a dio con atteggiamento sincero e doloroso proprio per la sua incapacità. Anche quando l’umano è misero e meschino non si può dire che allora in esso non può esserci il divino, ma anzi bisogna dire che nessuna miseria può annullare la paradossalità dello strumento scelto da dio. -l’uomo scelto da dio come veicolo rimane uomo e mantiene il suo temperamento particolare = sereno e positivo, ma anche triste. Dio si serve di entrambi i temperamenti servendosi dell’uomo. La potenza di dio passa attraverso al tipo di uomo di cui si sta servendo, qualunque esso sia. A volte si rischia di giudicare un discorso per il temperamento o l’atteggiamento di chi parla, ma così si rischia di dimenticare l’amore alla verità. Bisogna desiderare davvero il vero per superare lo scandalo dello strumento che comunica (l’antipatia o la simpatia verso una persona). Ma per fare ciò bisogna avere in mente che ha senso superare un certo atteggiamento (superare il fango) perché dietro si cela la verità che desideriamo (per trovare l’oro). Sennò non siamo incentivati a superare quel temperamento particolare e ci fermiamo ad esso. Sta a ognuno capire quanto desidera quell’oro. -l’uomo è cristiano con tutta la sua particolare libertà. Il messaggio cristiano è legato alla serietà e capacità morale dell’uomo. Uno può portare l’ideale e contraddirlo mentre vive. Quindi il messaggio, passando attraverso l’uomo, passa attraverso un limite. Ma dio si è legato proprio alla nostra particolare messa in atto della libertà: ognuno risponde a dio in base alla sua capacità di infinito. E se si giudica la chiesa in base al comportamento delle persone? Nella definizione di chiesa c’è l’umano come veicolo scelto dal divino, allora dentro alla chiesa entrano anche i “delitti” degli uomini. Ma essi non vanno accettati con rassegnazione, non sono materiale di giudizio sulla verità della chiesa. Non si giudica la chiesa in base ai comportamenti degli uomini. Di fronte ai difetti delle persone della chiesa non bisogna ritirarsi, ma sforzarsi per il bene, ossia per ridurre il difetto altrui col proprio impegno. Beato l’uomo che non rifiuta il valore per l’imperfezione di chi lo porta. L’errore è quello di cercare non la verità, ma i difetti di chi la porta. La chiesa, invece, è stata salvata nel corso dei secoli da chi seguiva la verità e il reale e non si è scandalizzato dei limiti delle circostanze. Ciò che l’uomo può fare è essere cosciente della sua sproporzione = umiltà. Noi dobbiamo volere un valore che ci renda più veri, non affermare noi stessi giustificando la nostra inerzia coi difetti degli altri  spinta a migliorare, non giustificarsi del fatto di essere limitati. -l’uomo è condizionato dal momento storico e culturale che vive. Allora, anche i valori della chiesa avranno un volto di tempo in tempo. Il cristianesimo, infatti, non vuole svuotare l’evoluzione storica, ma vuole comunicare i valori coi quali ogni evoluzione diventa più utile come espressione dell’uomo. Il cristianesimo riguarda l’uomo, in qualunque circostanza si trovi. Il cristiano è chi afferma l’umano anche nelle circostanze peggiori. La fede determina e incide sempre la personalità dell’uomo, che poi userà i mezzi che il suo periodo storico gli dà. E se sarà consapevole nel vivere il contesto universale della chiesa, allora lo farà con equilibrio, prudenza e pazienza (che altrimenti non avrebbe). Ciascun uomo, nella sua epoca, avrà i mezzi che altri uomini non hanno avuto e non ne avrà altri: questo fa parte della modalità dell’annuncio cristiano.  conclusione: il divino usa l’uomo veramente, senza eliminare i fattori del temperamento, del periodo storico, ecc., ma li usa come strumento di salvezza, ossia come strumenti del riproporsi del rapporto vero tra l’uomo e il suo destino. Capitolo 2  funzionalità della chiesa: essere il prolungamento di cristo. Funzione di cristo: educazione alla religiosità, ossia a posizionare esattamente la propria coscienza e l’atteggiamento di fronte al destino. “persona” = irriducibilità dell’io a ogni schema e categoria; la persona è sorgente di valori e dipendente solo da dio. “regno di dio” = significato cui tutto tende, anche ciò che non comprendiamo. La chiesa (prolungamento di cristo) vuole dare all’uomo questa parola: la persona (intangibile e irriducibile) in funzione del regno di dio (ordine segreto delle cose). L’indipendenza dell’uomo è tracciata dal suo essere dipendente solo da dio. Essere dipendente da dio rende me a me stesso, ossia mi rende libero da tutti gli altri. La chiesa è madre attraverso le preghiere che si levano mediante lei, perché noi da soli non siamo capaci nemmeno di chiedere. È una madre che continua a richiamarci alla realtà delle cose. La chiesa ci difende da un isolamento, è una fune tesa per me e per salvarmi. La chiesa sollecita a un retto atteggiamento verso sé stessi e verso l’esistenza e ci richiama, come una madre, al realismo per non dimenticarci come stiano effettivamente le cose. Indica la posizione ottimale per affrontare i problemi umani. Non risolve i problemi, ma favorisce la loro soluzione. Il giusto atteggiamento, però, potrebbe voler dire un distacco dal proprio punto di vista, che servirà per generare nuova ricchezza. La chiesa ci richiama, quindi, ad un rapporto, che deve essere tracciato in modo serio e rispettoso affinché vi sia stabilità in ogni tentativo di risoluzione dei problemi umani. Problemi dell’uomo: -cultura: problemi sulla ricerca della verità e del senso della realtà. Svela come l’uomo sta davanti al suo destino. -amore: problemi relativi alla ricerca dell’uomo della sua completezza personale. -lavoro: esigenza di esprimere la propria personalità, volere incidere sulla realtà di tempo e spazio che ha da vivere. -politica: problema della convivenza umana. La chiesa non fa come una madre che si sostituisce ai figli illudendosi di risolvere i loro problemi. Verrebbe meno al suo compito educativo, impoverirebbe il cammino dell’uomo e svilirebbe il fenomeno cristiano. Ma essa educa al senso religioso. Anche nel vangelo spesso si appellavano a gesù per risolvere le liti, ma non fa questo, bensì suggerisce l’atteggiamento autenticamente religioso da tenere di fronte ai problemi (es. fratelli litigano per l’eredità, attaccamento al denaro: è più intelligente arricchire davanti a dio piuttosto che accumulare tesori per sé). Gesù viene a porre nel cuore dell’uomo quella condizione che permette la differenza tra la radice della giustizia e dell’ingiustizia. Non è la formula magica, è un inizio per la costruzione, non è già tutto. Tutte le soluzioni ai nostri problemi devono avere: comprensività di tutti gli aspetti, equilibrio nella soluzione, stabilità nella soluzione avvenuta, fecondità dopo. La libertà è il sintomo essenziale dell’umanità della soluzione. Il compito dell’uomo lungo la sua vita terrena è quello di sforzarsi e cercare la soluzione. La possibilità di soluzione c’è perché dio non ci ha immesso nel flusso di tempo senza una ragione. Tale possibilità è affidata alla propria libertà di mettere me, le cose e le circostanze che creano il problema in nesso con il fondamento della vita. Dio non obbliga l’uomo a essere sé stesso, glielo chiede e lo sprona ma non lo obbliga. Se, poi, si affronta sinceramente la condizione che chiede la chiesa, allora si sente una fierezza e una energia nel mettersi al lavoro. La chiesa non è astratta proprio perché è fondamento di una costruzione che spetta a ognuno di noi, e ci spinge nella concretezza dei problemi alla ricerca di soluzioni. Dio si è incarnato per provare agli uomini il suo amore verso essi  impegnarsi nei problemi che il tempo ci pone è la prima forma di carità. Nella storia spesso l’uomo non accetta di vivere quell’atteggiamento religioso a cui la chiesa lo sprona, oppure lo accetta ma poi non ci si mantiene (confessione all’inizio di ogni messa per riconoscere la libertà che non si è mantenuta nel retto atteggiamento). La lotta tra bene e male esisterà per sempre. Ma questo serve per mettere in gioco la libertà la libertà di aderire al vero. Noi non saremo mai costretti ad aderire al vero, non è qualcosa di meccanico. La religiosità rende saggi davanti al male che si presenta alla fine di ogni strada; ma non lo elimina perché il limite che sopraggiunge alla nostra libertà non sosterrà a lungo la rettitudine dell’atteggiamento religioso, ma il cristiano deve sempre mendicarlo a dio. L’atteggiamento proposto da dio non sarà mai sempre rispettato  i problemi umani avranno sempre aspetti irrisolti. Ma, allora, se per risolvere i problemi serve l’atteggiamento richiamato dalla chiesa, ma questo non sarà mai vissuto fino in fondo dalla nostra libertà, allora come si può fare? La chiesa propone la “tensione”, come la vigilanza di una sentinella o il cammino verso una meta. La nostra vita deve essere un cammino, ma la soluzione totale sta a dio, non più a noi. Ma, nonostante ciò, la grandezza del cristiano sta in questo tendere sempre e sempre di più a cercare la completezza, nonostante solo dio ci possa completare. Ricerca continua del cristiano = “pace”. La necessità di vivere un’attesa e una ricerca in cui un vuoto è sempre da colmare è il fondamento della pace. Questa pace non dura se non ci appoggiamo a dio. Senza appoggiarsi la pace è fragile e si deteriora in ansia. L’ansia è una menzogna che sorge per impedirci di aderire a ciò che ci è apparso come vero. Per questo la pace è una guerra, ma con sé stessi. Capitolo 3  l’uomo è il veicolo con cui la chiesa comunica con noi, però il contenuto che ci giunge è più che umano, è divino. La chiesa non può ridursi al fattore umano (che comprende contesto sociale, culturale, temperamento…). Ma la chiesa, comunicando in un veicolo umano, reca un grande valore a questo strumento seppur fallibile. Il cristiano può trovare a dover portare a qualcuno che è meglio di lui un valore che è meglio di entrambi. Dovrà rinunciare per questa indegnità? No. Se l’uomo è sollecitato all’amore autentico (portare quel valore), allora sa esprime l’attaccamento al contenuto più che la considerazione di sé. Gesù ci vuole come bambini: seguire d’istinto lo scopo di imparare e crescere. L’uomo conosce qualcosa solo se ne comprende prima il significato. Dio tramite la chiesa aiuta l’uomo a raggiungere chiarezza e sicurezza sui significati della sua esistenza. L’uomo mendica l’aiuto della chiesa per avere chiaro ciò che sennò raggiunge solo con duro lavoro: struggente desiderio di significato che colleghi tutto della vita. Trinità: è un’unità. Non si può conoscere l’uomo senza il suo rapporto con dio. Tutto vale per l’eternità, nulla cade nell’oblio e di tutto siamo chiamati a rendere conto  dio valorizza il bene e redime e trasforma il male. Ma come avviene questa comunicazione della chiesa all’uomo sui significati della vita? Magistero ordinario: l’uomo arriva a tale verità attraverso la vita della comunità (discorsi del Papa, lettere dei vescovi alla diocesi…). Lo strumento di questo comunicarsi del vero è la continuità con cui viene fatto: tradizione, coscienza della comunità che vive ora. È tradizione perché il cristiano diviene appassionato di quella vita e di quell’insegnamento che percorrono i La santità è la realtà umana che si realizza secondo il disegno che l’ha creata  santo= uomo vero perché aderisce a Dio e al suo ideale uomo che realizza la propria personalità, ciò che deve essere. - La personalità si modula nella chiarezza della coscienza del vero e nell’uso della propria libertà, ovvero il governo di sé  ogni azione inizia ad avere una sua rilevanza anche quella più innocua, questo però se l’uomo è consapevole del motivo delle sue azioni (santi sono padroni dei loro gesti perché li innestano nell’oggettività del disegno di Cristo). Tutto può essere trasformato se vissuto in rapporto con la realtà vera e se offerto a Dio consegnare a Dio qualunque miseria è nesso del proprio particolare con l’universale. La santità si può sorprendere attraverso 3 caratteristiche che la qualificano: a) IL MIRACOLO avvenimento attraverso cui Dio costringe l’uomo a badare a Lui, ai valori di cui vuole renderlo partecipe, attraverso cui Dio richiama l’uomo perché si accorga della sua realtà. Dio si è reso familiare alla vita dell’uomo il miracolo è il metodo di rapporto quotidiano di Dio con noi, modalità in cui Egli diventa oggettivo nel contingente. TRE ACCEZIONI: - Tutte le cose sono miracolo noi spesso non ce ne accorgiamo perché tendiamo a vivere estromettendoci dal nesso originario con la realtà oggettiva. Quanto un uomo è più consapevole e vivido nella sensibilità del suo nesso con l’Altro tanto di più tutto tende a diventare miracolo per lui  per l’uomo nuovo nuova creazione è ogni cosa  basta la normalità dell’istante e non uno shock particolare la sorgente dell’estetica è la totalità. - Vi sono poi momenti particolari in cui Dio straordinariamente richiama il singolo ad attendere alla sua presenza, a togliersi dalla distrazione accento particolare degli avvenimenti che richiama inesorabilmente a Dio  qualsiasi tipo di evento. La grandezza di Dio sa palesarsi proprio nella familiarità con cui vive l’uomo, vive nella vita dell’uomo deve avere una funzione edificatrice della coscienza della persona. Se uno non è aperto verso Dio, il miracolo lo confonderà di più, chi vuol essere distratto troverà nel miracolo fonte di maggiore distrazione miracolo= confronto della libertà con Dio che la crea. - Miracolo come un fatto oggettivamente inspiegabile Dio vuole richiamare non solo il singolo ma la collettività alla sua presenza offrendo all’edificazione della comunità religiosa fattori oggettivi documentabili per tutti. Necessario l’impegno dell’uomo ad aprirsi anche alla sperimentale esistenza di un avvenimento non riconducibile alle categorie di saggezza razionale o scientifica. b) L’EQUILIBRIO ricchezza la cui origine è una coscienza decisamente orientata Dio  vivere il mistero della comunione con Dio in Cristo fa imparare a vedere tutte le cose riferite ad un valore unico per cui tutti i giudizi e le decisioni incominciano a partire da una misura unica. L’equilibrio si propone e si dimostra come non parzialità e non faziosità nell’impegno di sé per raggiungere l’ideale di una propria completezza  il segno più espressivo più adeguato dell’esperienza cristiana è questa comprensività di tutte le componenti del fatto umano. Questa comprensività caratterizza il pensiero cristiano nelle sue espressioni più geniali  bisogna allargare l’orizzonte e comprendere e includere ogni sfaccettatura di umanità in nome di un’iniziativa divina che ogni cosa ha creato e che ogni cosa ha voluto salvare. È l’equilibrio dell’homo viator, è una dinamica destinata a rendere più concreto e completo il cammino poiché a noi si è affiancato Colui la cui pienezza spiega la vita e la dispensa a piene mani. c) L’INTENSITA’  intensità documentabile in senso quantitativo e qualitativo, in modo incommensurabile e imparagonabile rispetto a qualsiasi altro luogo di esperienza religiosa. Per vedere e per credere gli occhi devono sapersi posare sul loro oggetto con uno sguardo animato da un minimo di capacità simpatetica, che è del resto la condizione naturale di ogni conoscenza. 3) CATTOLICITA’ è una dimensione essenziale della Chiesa ed esprime fondamentale la sua pertinenza all’umano in tutte le variabili delle sue espressioni. Ciò significa che la verità e lo spirito della Chiesa possono essere veicolati e assimilati da qualsiasi cultura e mentalità qualsiasi cultura e mentalità può sperimentare la verità che la Chiesa proclama e l’esperienza che essa propone come il più adatto completamento di sé, come l’adempimento più adeguato. Il cattolicesimo corrisponde a ciò a cui è destinato l’uomo espressione varia e differenziata che si qualifica come risposta ad un imperativo interiore del cuore creato  c’è una capacità multiforme dell’esperienza cristiana di rivolgersi all’uomo come tale e non all’esponente di quella o quell’altra civiltà  missionari devono conoscere fede e cultura del paese. La cattolicità deve essere dimensione personale di ogni cristiano anche non chiamato a una specifica vocazione missionaria. 4) APOSTOLICITA’ Caratteristica che indica la sua capacità di affrontare in modo organicamente unitario il tempo  dimensione storica: la Chiesa afferma la sua autorità unica a essere depositaria di una tradizione di valori e di realtà che deriva dagli apostoli  Chiesa legata ai successori di Pietro. Il valore di tale successione apostolica sta nel carattere di miracolo che conferisce al fenomeno stesso della Chiesa  la resistenza costruttiva nel tempo è nella dimensione storica della Chiesa. La Chiesa afferma la sua capacità di affrontare il tempo come sfida all’avvenire (forte delle promesse di Gesù) e non solo come forza di conservare un passato. La valorizzazione del proprio passato è sintomo di una personalità che tenderà sempre di più ad aver coscienza della sua traccia nella storia  l’affermazione di poter realizzare una permanenza nel futuro è assai imponente. La superiorità della Chiesa sul tempo è dono che la Chiesa coglie come frutto della presenza di Gesù nel mondo fino alla fine dei tempi. • La categoria dell’unità è l’orizzonte in cui si situano le altre categoria elencate: la santità(energia realizzatrice dell’unità dell’io all’interno dell’unica Chiesa), la cattolicità (ogni valore rifluisce in un unico orizzonte di completa esperienza dell’umano) e l’apostolicità (colloca all’interno della vicenda umana l’origine di una nuova storia unitaria nella sua capacità di permanente esperienza di accoglimento dell’assoluto nel tempo. Ognuno di questi tratti distintiti spalanca la mente e il cuore ad abbeverarsi a tutte le ricchezze dell’umano autentico presente in tutto l’umanità: la cui origine e il cui destino è uno solo, i cui diversi cammini sono chiamati a realizzarsi nella compagnia di quell’Uno che ha voluto rendersi dono umano perché non smarrissimo la strada. Cap. 3 Il cristianesimo è l’annuncio dell’avvenimento di Cristo che è entrato nel mondo come uomo non è più l’inconoscibile, ma è la sorgente dell’essere in quanto si comunica e si rende sperimentabile attraverso una realtà umana. La Chiesa è la continuità dell’avvenimento dell’Incarnazione nella storia, ciò permette all’uomo di essere in rapporto con Cristo; la Chiesa comprende anche quella figura importante che è la figura di Maria  è stata scelta come prima casa di Dio, il primo luogo in cui tutto era di Dio. Attraverso la maternità della Madonna, Dio si è reso parte dell’esperienza umana, dell’esperienza dell’io umano e di ogni azione che esso compie. tutto il rinnovamento del mondo passa da lei. La libertà di Maria di fronte al fuori norma assoluto che le stava accadendo, da cui è dipeso il destino di tutto il mondo. La fede è quella forza piena di attenzione con cui l’anima aderisce al segno di cui Dio si è servito e sta a questo segno con fedeltà, nonostante tutto  la grandezza dell’uomo è nella fede, nel riconoscere la grande Presenza dentro una realtà umana. La Madonna ci introduce nel Mistero, nel senso delle nostre giornate, nel significato del tempo che scorre; ci guida nel cammino il suo sguardo, ci educa al suo esempio costituisce il disegno del nostro proposito. Formula che esprime l’autocoscienza della Chiesa come permanenza di Cristo nella storia è: Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam. Questa invocazione afferma il metodo scelto da Dio ed esprime il desiderio di una coincidenza tra il rapporto con Cristo e la realtà. ORIGINE DELLA PRETESA CRISTIANA Capitolo ottavo: la concezione che Gesù ha della vita • Il valore di una persona non viene colto direttamente come se lo vedessimo, l’intimità personale si lascia comprendere nella misura in cui si rivela attraverso i gesti per cogliere e giudicare il valore di una persona attraverso i suoi gesti occorre una genialità umana, una capacità psicologica composta da: una sensibilità naturale, una completezza dell’educazione e dall’attenzione • Bisogna avere in sé una genialità morale e religiosa che ci permetta di interpretare i gesti di quella persona come segni significativi in quel preciso senso. La moralità è il rapporto tra il gesto e la concezione del tutto in esso implicato, questa moralità non è indicata da un livello di santità ma è definibile come apertura originale dell’animo  come volontà di affermazione dell’essere e non di sé. Tutto ciò si esprime come confronto vissuto di sé con un ideale che ci supera umiltà nello sforzo di migliorare sé. Sentimento proprio della creatura è la radice stessa della religiosità è necessario non avere un atteggiamento autosufficiente, non disponibile poiché ciò non rende possibile percepire il valore rivelatore di ciò che compie. Per affrontare la concezione morale di Gesù e per valutare la personalità che da essa traspare, occorre un’umanità, una possibilità di corrispondenza umana con Lui. Genialità religiosa spalancamento ultimo dello spirito è qualcosa in cui la persona si deve continuamente impegnare grande responsabilità dell’educazione: capacità di comprendere non è spontaneità (se trattata come tale la religiosità verrà soffocata modo più definitivo e sottile di perseguitarla e di esaltarne gli aspetti fluttuanti e provvisori, legati ad una sentimentalità contingente. Se la sensibilità non è costantemente sollecitata e ordinata, nessun fatto troverà corrispondenza estraneità alla realtà  l’umanità non è qualcosa da costringere, ma da chiamare nella libertà. • La statura umana solo il divino può salvare l’uomo, nel senso che può definire la moralità della persona. È nella concezione della vita che Cristo proclama, nell’immagine che egli dà della vera statura dell’uomo è qui dove il cuore cerca il suo desiderio  il cuore morale coglie il segno della Presenza del Signore. - Fattore fondamentale dello sguardo di Gesù Cristo è l’esistenza nell’uomo di una realità superiore a qualsiasi realtà soggetta al tempo e allo spazio. Tutto il mondo non vale la più piccola persona umana non ha nulla di paragonabile a sé nell’universo possiede un principio originale e irriducibile, fondamento di diritti inalienabili, sorgente di valori. Il valore tende ad essere ridotto ai termini prevalenti della mentalità propria all’ambito in cui si vive. Invece la persona gode di un valore e di un diritto di sé che nessuno può attribuirle o toglierle, il valore racchiude il motivo, lo scopo di un’azione. Essere sorgente di valore significa per la persona avere in sé lo scopo del proprio agire; ciò si riversa come una passione per il singolo, un impeto per la felicità dell’individuo. A questo si lega il fatto che è il mistero dell’io che spinge a voler bene a sé e all’altro. • Bisogna avere chiaro anche su cosa si fonda un valore  Cristo evidenzia nell’uomo una realtà che non deriva da dove l’uomo proviene, realtà che è rapporto diretto ed esclusivo con Dio rapporto misteriosamente personale  il contenuto di questo rapporto è il tesoro nel campo. Il senso della vita umana dipende da un amore unico e personale che ci illumina. L’irriducibile rapporto è di un valore inaccessibile e inattaccabile da qualunque genere di influenza le beatitudini sono un inno a tale liberà e a tale dignità. Tale inno trova conferma nell’abbandono totale a Dio che Cristo richiede con dolcezza e forza ai suoi discepoli. Questo tipo di rapporto unico, in quanto è riconosciuto e vissuto è chiamato religiosità. L’uomo senza questo tipo di rapporto non ha possibilità di avere un volto suo, indistruttibile, d’eterna durata: non ha possibilità d’essere persona e di rappresentare quindi un ruolo inconfondibile nel cammino del mondo.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved