Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Lo sviluppo della Teoria della Mente: Abilità Sociale e Sindrome Autistica, Dispense di Psicologia dello Sviluppo

L'abilità di mentalizzazione e la teoria della mente, che permettono di comprendere il comportamento interpersonale e la comunicazione con gli altri. Viene esplorata la sindrome autistica come esempio di mancanza di teoria della mente e il suo sviluppo evolutivo. Il testo include anche la comprensione della falsa credenza e il suo sviluppo nei bambini.

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 19/10/2022

reb-3
reb-3 🇮🇹

10 documenti

1 / 11

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Lo sviluppo della Teoria della Mente: Abilità Sociale e Sindrome Autistica e più Dispense in PDF di Psicologia dello Sviluppo solo su Docsity! cap 1: compito della scatola ingannevole : misura la capacità del soggetto di attribuire a un altro una falsa credenza ↪ cioè di rappresentarsi la credenza dell’altro come diversa dalla realtà. I bambini autistici spesso non superano il compito in quanto cadono nell’errore realista ↓ una previsione della risposta in funzione del dato di realtà 1.1 definizioni e funzioni della teoria della mente Possedere una teoria della mente significa essere in grado di attribuire stati mentali (intesi come credenze, emozioni, desideri, intenzioni, pensieri) a sé e agli altri e di prevedere, sulla base di tali inferenze, il proprio e l'altrui comportamento. Il punto di forza di una tale abilità risiede nel fatto che ci si riferisce a una capacità di “uso comune", cioè a processi e a ragionamenti che ognuno di noi utilizza nella vita quotidiana nel contatto con gli altri: folk psychology o psicologia del senso comune Le funzioni sono : ➔ sociale : la capacità di compiere complesse attribuzioni di stati mentali permette di spiegare, di predire e di agire sul comportamento proprio e altrui e di riconoscere che le nostre azioni nel mondo sono mediate da quello che noi sentiamo,pensiamo e crediamo. Senza questa comprensione sociale non saremmo in grado di interpretare le azioni o comunque potremmo solo cercare di comprendere gli altri basandoci sui movimenti del corpo e sul significato letterale di ciò che viene detto. Ne deriva quindi che è possibile rintracciare ulteriori specificazioni della funzione sociale della teoria della mente. - l'abilità di mentalizzazione permette di dare un senso al comportamento interpersonale: infatti attribuire ad altri degli stati mentali significa essenzialmente comprenderli, formulare una spiegazione di un dato comportamento, prevedere l'azione successiva, conferendo un significato all'esperienza sociale, significa quindi essere candidati come partner sociali competenti. - possedere una teoria della mente permette di poter essere partner comunicativi competenti: cioè di poter dare un senso alla comunicazione, dal momento che un'affermazione non necessariamente può e deve essere considerata nel suo significato letterale, dal momento che comprendere il messaggio comunicato significa cogliere l'intento comunicativo della persona. I filosofi del linguaggio hanno evidenziato come la comprensione delle comunicazioni (verbali e non verbali) vada al di là di ciò che letteralmente viene detto. Nello scambio comunicativo è anche indispensabile che i diversi interlocutori, tramite una serie di segnali e feedback, si interroghino sulla riuscita del proprio messaggio.E’ necessario ricordare che in alcuni casi le ambiguità e l'uso di un linguaggio figurato sono volontariamente adoperati dall'interlocutore con l’intento specifico che il destinatario comprenda il significato che è al di là dell’interpretazione letterale. In questo modo è evidente che la comunicazione non possa essere ridotta e limitata alla produzione di linguaggio ma debba essere considerata come un processo complesso e articolato e intrinsecamente connesso all’abilità di leggere la mente ➔ adattiva A partire dall'attribuzione di stati mentali ad altri il bambino non solo rende significativo il comportamento altrui, ma lo rende anche prevedibile. Tutto ciò consente al piccolo di mettere in ar to, a propria volta, delle condotte flessibili. Fonagy sostiene che il bambino, sulla base di esperienze precedenti di interazione con l'altro, crea una molteplicità di modelli rappresentazionali di Sé e dell'altro, che gli consentono di utilizzare, in maniera adattiva, nello specifico scambio interpersonale, il comportamento più appropriato alla situazione. L'abilità di leggere la mente permette anche di sviluppare la consapevolezza e la riflessione su di sé : iI bambino diventa in grado di riflettere sui propri processi mentali: di comprendere: - le origini o le determinanti del suo comportamento - la fallibilità delle proprie credenze - la fonte delle proprie conoscenze - “pensare prima di agire": capacità di esaminare mentalmente le diverse alternative e, in base agli esiti previsti, mettere in atto la soluzione considerata come più adeguata . Organizzazione del Sé: secondo Fonagy,essendo la funzione riflessiva parte di molte caratteristiche che definiscono il Sé essa "crea quella continuità nell'esperienza di sé che è alla base di una struttura del Sé coerente". Fonagy nella sua concezione intersoggettiva della funzione riflessiva, sottolinea come la funzione dell'abilità di mentalizzazione debba essere ulteriormente declinata come cruciale funzione protettiva per soggetti con percorsi evolutivi critici o difficili. ➔ protettiva ll caso del bambino abusato, l'autore sostiene che l'abilità di mentalizzazione possa portare il bambino a distinguere il proprio Sé dall’ Altro. Cioè, partendo dalla credenza che il rifiuto e il comportamento abusante del genitore possano essere determinati da stati mentali del caregiver non connessi al proprio Sé, il bambino, attraverso la funzione riflessiva, diventa in grado di moderare l'effetto di tali esperienze negative, non essendo costretto ad accettare una visione o un'immagine negativa del Sé La sindrome autistica è un esempio di mancanza di teoria della mente . Si parla di uno specifico deficit metarappresentazionale. Glli affetti presentano gravi difficoltà di comprensione degli stati mentali propri e altrui,ma anche sensibili ritardi e carenze a livello dei precursori della teoria della mente quali : -condivisione dell’attenzione -comprensione degli scopi -gioco di finzione. penso che tu pensi x" . Il test che permette di valutare tale competenza è il già citato compito di falsa credenza ↓ il bambino deve arrivare a capire che l’azione di una persona deriva dalla credenza erronea da questa posseduta. I paradigmi sperimentali sono : - spostamento inatteso di un oggetto del quale il protagonista della storia non è a conoscenza. Il bambino deve dimostrarsi in grado di attribuire al protagonista della storia una credenza falsa rispetto al dato di realtà (l'oggetto "x" verrà cercato nel posto dove è stato riposto dal protagonista della storia prima di andare via) e di rappresentarsi il contenuto della mente dell’altro come diverso dal proprio, caratterizzato cioè dalla conoscenza del posto reale in cui si trova L'oggetto. - la prova della scatola ingannevole : sally Dal momento che più del cinquanta per cento dei bambini di quattro anni supera il compito di falsa credenza normalmente tale età viene indicata come tappa cronologica di riferimento nell’acquisizione della teoria della mente. Prima di tale età, invece, la maggioranza dei bambini compie previsioni sulla base del dato di realtà (il protagonista cerca l'oggetto nel luogo dove realmente esso si trova), cade cioè in quello che, riprendendo il pensiero piagetiano, viene definito "errore realista", cioè un errore determinato dall'incapacità del piccolo di decentrare il proprio punto di vista da quello dell'altro. La tappa finale che normalmente viene riportata nell'ambito degli studi sullo sviluppo della teoria della mente coincide con la comprensione da parte del bambino della falsa credenza di secondo ordine, ossia un pensiero ricorsivo più complesso in cui una metarappresentazione è inclusa in un'altra ("Io penso che tu pensi che x pensi z") Infatti, al fine di comprendere e interpretare l'azione altrui, la semplice descrizione di ciò che le persone pensano correttamente (vera credenza) o erroneamente (falsa credenza) di eventi reali di primo ordine, seppure svolge un ruolo importante, non coglie pienamente la complessità dell’interazione sociale, basata su ciò che le persone pensano rispetto agli altrui pensieri. Per valutare lo sviluppo nei bambini di tale abilità è stato costruito un apposito paradigma sperimentale: il compito di falsa credenza di secondo ordine ↓ i risultati suggeriscono che la prova viene superata dai bambini con uno sviluppo tipico intorno ai 6/7 anni Per quanto riguarda i risultati ottenuti nei compiti di falsa credenza bisogna distinguere : -competence : il possesso dell’abilità -performance: la prestazione ad un compito Superare il compito di falsa credenza non significa essere in grado di adoperare tale comprensione mentalistica nei rapporti sociali: infatti i soggetti autistici ad alto funzionamento pur superando i compiti di falsa credenza non sono dei partner sociali competenti I percorsi di indagine sulla valutazione dell’abilità mentalistica sono rivolti verso due direzioni: ➔ strumenti su età diverse da quelle standard ➔ prove mentalistiche con un contenuto maggiormente contestualizzato PROVE DI RICONOSCIMENTO DEI PASSI FALSI Viene raccontato un episodio in cui un personaggio commette una gaffe a sfavore di un altro personaggio presente. Roberto ha appena iniziato una nuova scuola. Parla con il suo nuovo amico Andrea e gli dice: “La mia mamma è un’inserviente della mensa di questa scuola”. Subito dopo, arriva Chiara e dice: “Io odio le inservienti della mensa. Sono molto antipatiche”. Allora Andrea le chiede: “Vuoi andare a giocare a pallavolo?”. “ No”, risponde lei, “non mi sento molto bene”: 1. domanda di identificazione della gaffe : Qualcuno in questa storia ha detto qualcosa che non doveva dire? 2. domanda di identificazione del personaggio che commette la gaffe: Chi ha detto qualcosa che non si doveva dire? 3. domanda di identificazione del contenuto della gaffe commessa: che cosa è stato detto che non si doveva dire? 4. Domanda di controllo, ossia di comprensione della storia: che lavoro fa la mamma di Roberto? 5. domanda sulla falsa credenza del personaggio che commette la gaffe: Chiara sapeva che la mamma di Roberto era l’inserviente della scuola? 6. domanda di giustificazione della falsa credenza del personaggio: Perché, secondo te, 1.3 dal quando al come : le prospettive teoretiche PROSPETTIVE CLASSICHE approccio theory-theory l’elemento caratterizzante è dato dall’analogia rintracciata tra lo scienziato che elabora la propria teoria e il bambino che elabora la propria teoria della mente. Il momento critico di tale elaborazione scientifica si presenta intorno ai 4 anni : il bambino a questa età giunge a una sorta di “rivoluzione scientifica" dal momento che acquisisce una modalità di pensiero astratto. Gli stati mentali sono considerati come principi teorici astratti,non osservabili che consentono al piccolo di costruire una teoria, con leggi e concetti annessi in grado di consentirgli una spiegazione e predizione dei comportamenti in termini di stati mentali. Tale teoria non è ritenuta immodificabile ma può e deve essere falsificata e ampliata dall’esperienza. Così la teoria che il bambino man mano sviluppa è una teoria della mente costruita in maniera scientifica, all'interno della quale, l’esperienza con la realtà viene considerata esclusivamente in modo indiretto, ossia come vissuta,plasmata e influenzata dalla teoria raggiunta dal bambino approccio della simulazione concepisce la comprensione della mente come abilità di simulazione mentale che si sviluppa gradualmente a partire da un accesso privilegiato del bambino ai propri stati mentali, per via introspettiva. Dunque il soggetto non ha bisogno di postulare dei concetti e di compiere previsioni teoriche ma, essendo in grado di riconoscere l'esistenza degli stati mentali in se stesso, giunge a generalizzare i nessi tra situazioni, stati mentali e azioni, realizzando semplicemente una simulazione mentale il bambino immagina di provare un determinato desiderio o di possedere una determinata credenza (o falsa credenza) come se fosse al posto dell'altra persona e prevede, sulla base di tale simulazione, le azioni che potrebbero seguire nel comportamento di quella persona approccio modulare sostiene una visione innatista dello sviluppo della teoria della mente, affermando l'esistenza di specifici moduli di elaborazione dell'informazione che si attivano e funzionano in maniera automatica, rigida, stereotipata, secondo tempi e modi relativamente indipendenti dalle esperienze dell'individuo. Tali moduli, o strutture concettuali innate, vengono concepiti come sottosistemi organizzati in maniera gerarchica, che si attivano in sequenza, per organizzarsi in parallelo, determinando lo sviluppo della comprensione di una specifica classe di informazioni.Gli autori che abbracciano tale prospettiva portano a sostegno della loro posizione i risultati emersi dagli studi sui soggetti autistici. Il grave deficit a livello di sviluppo della teoria della mente riscontrato in tale condizione clinica conduce questa e postulare la presenza di un innato deficit neurologico. Lo sviluppo dell'abilità mentalistica è determinato geneticamente, vincolato allo sviluppo neurologico e non soggetto a modifiche legate all'esperienza,il ruolo dell'ambiente è considerato in maniera solo marginale, SECONDA ONDATA DI STUDI ➔ approccio solipsistico : si riprende l’assunto piagetiano della scarsa o nulla influenza del fattore sociale sullo sviluppo cognitivo e descrive lo sviluppo della teoria della mente come un processo autonomo e individuale ➔ approccio relazionale : si riprende la teoria di Vygotskij, e si elabora una posizione nella quale l’attività cognitiva è resa possibile dall'interazione del soggetto con il suo ambiente fisico e culturale Ciò che accomuna gli orientamenti appena descritti concerne la concezione di stampo piagetiano dello sviluppo della teoria della mente come processo intraindividuale .Secondo Astington scarsa o nulla influenza viene riconosciuta al fattore sociale per quanto riguarda lo sviluppo cognitivo, descritto come processo autonomo e appunto intraindividuale. Gli approcci menzionati, secondo Fonagy, "tendono a vedere il bambino come un elaboratore isolato di informazioni, coinvolto nella costruzione di una teoria della mente che fa uso di meccanismi biologici che potrebbero fallire se la sua dotazione di base fosse carente". Al contrario, gli sviluppi più recenti tendono a sottolineare il radicamento dell'attività cognitiva nell'interazione del bambino con il suo ambiente fisico, sociale e culturale. Si assiste quindi, all'interno di un orientamento di stampo direttamente o indirettamente vygotskiano, a una "rivoluzione" o almeno a una profonda trasformazione della concezione della mente che da impresa "monadica", individuale e solitaria si trasforma in "un lavoro a più mani" che si struttura e si sviluppa con partner significativi, all'interno di contesti emozionalmente e affettivamente caríchi. Altri ricercatori si sono interessati al tema del nesso tra uso del linguaggio nel contesto familiare e sviluppo della teoria della mente. Ad esempio, Elizabeth Meins sottolinea il ruolo della early maternal mind-mindedness, ↪ cioè l'uso da parte del caregiver del linguaggio mentale appropriato per commentare gli stati mentali del bambino, a partire dai sei mesi di vita. L'autrice rileva come tale competenza materna predica le successive competenze mentalistiche del bambino in compiti di mentalizzazione. Ancora, recenti studi si focalizzano sul nesso tra sviluppo della teoria della mente nei bambini e stile conversazionale delle madri inteso sia come grado di apertura a termini mentali sia come collegamento esplicitato, attraverso il linguaggio, tra stato mentale, evento e comportamento, In particolare, Peterson e Slaughter analizzano, tramite un questionario, le differenze individuali tra madri per quanto riguarda la preferenza nell'uso del linguaggio mentalistico mentre parlano con i loro bambini di quattro anni in situazioni conversazionali quotidiane. I risultati dimostrano che le madri con uno stile di spiegazione mentalistica più elaborato, hanno figli con maggiori abilità di mentalizzazione che cioè raggiungono al punteggi nei compiti di falsa credenza. Infine, nella prospettiva di Siegal si evidenzia come le conversazioni tra genitori e bambino sono fonda per mentali per la comprensione mentalistica del piccolo. Infatti la comunicazione con i partner affettivi consente al piccolo di diventare un esperto conversatore, in grado cioè di acquisire man mano le massime conversazionali implicate nella vita quotidiana e molte volte violate, per scopi scientifici, nelle situazioni sperimentali. 1.4.2 il contesto familiare: gli affetti come dimensione interna l legame tra cognizione e relazioni affettive è considerato come uno dei “ponti più recenti, innovativi e promettenti nel panorama attuale della psicologia dello sviluppo, L'indagine della dimensione affettiva riveste un significato primario non solo perché si focalizza sulla prima forma di relazione del bambino con l'altro, ma anche perché, più degli approcci precedentemente considerati permette di proporre una visione integrata di ambiti di sviluppo diversi, quali cognizione e affetti, tradizionalmente considerati e indagati come autonomi e separati. La considerazione del ruolo giocato dagli aspetti interni legati al contesto familiare consente anche di indagare in maniera più approfondita,le differenze individuali nella comprensione della mente. E’ evidente che lo studio delle relazioni del bambino con i suoi partner e soprattutto del carico affettivo a esse connesso deve necessariamente tener conto della singolarità del soggetto e dell'unicità della relazione che il piccolo instaura con il proprio caregiver . Il significato emotivo e affettivo della relazione bambino-caregiver viene definito nei termini di sicurezza dell'attaccamento o, più precisamente, come qualità della relazione di attaccamento instaurata tra il piccolo e la madre, adottando dunque concetti che John Bowlby ha formulato nell'ambito della teoria dell'attaccamento. Teoria dell'attaccamento e teoria della mente sono state avvicinate.Nella sfera cognitiva l'avvicinamento è stato possibile grazie alla sottolineatura dell'influenza del sociale per lo sviluppo delle abilità mentalistiche. Nell'ambito della teoria dell'attaccamento, è possibile rintracciare degli spunti per un accostamento dei due ambiti già nei concetti formulati dal padre della teoria. É soprattutto, però, negli sviluppi successivi di questa teoria che si ritrovano gli elementi che consentono di evidenziare i nessi con lo sviluppo cognitivo del bambino. Gli studiosi nei loro disegni di ricerca fanno riferimento a dimensioni d'attaccamento sia di tipo sensomotorio o comportamentali, misurando dunque la dimensione affettiva con procedure osservative quali la Strange Situation (SAT). Lo stesso riferimento alla teoria dell'attaccamento da parte di diversi gruppi di ricerca origina, ipotesi interpretative plurime sul nesso tra attaccamento e teoria della mente . Sebbene infatti gli autori concordino nel sostenere che l’'attaccamento sicuro presenta una connessione con la riuscita nei compiti di comprensione della mente (in genere compiti sulle false credenze), differiscono tra loro nello spiegare tale nesso, formulando suggestive ipotesi interpretative, ricche di implicazioni e ricadute tanto teoriche, quanto applicative.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved