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Riassunto Totalitá è infinito, Appunti di Filosofia morale

Spiegazione concetti di Levinas in totalitá è infinito

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 27/12/2019

anisiaricc
anisiaricc 🇮🇹

4.2

(9)

4 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto Totalitá è infinito e più Appunti in PDF di Filosofia morale solo su Docsity! Levinas scrive un testo: ‘totalità e infinito, saggio sull’esteriorità’ anche in dialogo con satrre, e interamente dedicato all’altro. ‘esteriorità’ potrebbe essere la traduzione dei 3 termini che Platone usa x definire l’altro. ‘saggio sull’alterità’. Totalità e infinito è l’altro dell’essere in nulla, si pone in rapporto polemico con tutto ciò che Sartre rappresenta. Secondo levinas proprio la relazione con altri è il grande dimenticato della tradizione filosofica. 1986 <<l’ideale verso cui andava la filosofia europea consisteva nel credere nella possibilità per il pensiero umano di abbracciare tutto ciò che sembra opporvisi, sin tal senso di rendere interiore ciò che è esteriore, di rendere immanente ciò che è trascendente>> (intervista). Levinas naturalizzato francese, lituano ebreo, ha fatto esperienza del campo di concentramento. Totalità e infinito è un’opera matura, e ha 70 anni scrive ‘Altrimenti che essere’. E dice quella prospettiva di partenza del suo pensiero: tentare di pensare non nel modo dell’essere, mettendo in questione l’essere. Heiddegr levinas: c’è una strana confluenza tra i loro percorsi, una presa di distanza dall’essere, da quel modo di cogliere e di pensare che si riassume sotto l’essere. Levinas lavora ai margini dell’essere, non subordinarsi più alla prospettiva dell’essere. Heiddeger arriva alla conclusione del congedo dall’essere—abbandonare l’essere x far prevalere l’evento. Levinas e heiddeger lavorano in maniera antitetica giungendo tuttavia a una conclusione che è paragonabile. ‘violenza e metafisica’ saggio raccolto nella ‘scrittura e la differenza’ Jacques Derrida—>in totalità e infinito si mette in scena il dramma che intesse tutta la storia dell’occidente: dialogo tra il Greco e l’Ebreo. E dalla parte dell’ebreo Derrida mette il giudaismo. Levinas è sia greco che ebreo. Levinas è allievo di husserl e heiddeger. Saggio sull’esteriorità non significa soltanto un saggio sull’altro ma è anche un saggio scritto a partire dall’altro (voce giudaico-cristiana). Grande voce da cui partirà la critica di levinas. Quale sarebbe x heiddger il peccato originale della filosofia(platone)? L’aver interpretato l’essere in base a una dimensione del tempo (il presente) e quindi di aver ridotto l’essere alla cosa. Perciò l’essere nell’occidente è sempre stato interpretato come cosa, sul modello della semplice presenza. Riproporre il problema dell’essere x heiddeger significa scardinare questa concezione della cosa presente. Heiddeger dice che anche quando l’occidente ha interpretato l’ente come dio, lo ha interpretato come super-ente. x heiddeger significa mettere in questione la metafisica, ambizione di superare l’occidente, lasciarsi alle spalle l’interpretazione metafisica dell’essere. Heidegger: il tempo che decide è il futuro, l’essere deve essere interpretato dalla preminenza del futuro, del non-ancora, del in-ente, della sottrazione di ciò che ancora non si è manifestato. Anche heiddeger come levinas parla dalla prospettiva dell’altro. Anche in heiddger è <<l’altra>> voce che permette di mettere in questione l’occidente. Cosa intende levinas con il termine totalità? Allude alla totalizzazione, quindi alla forza del pensiero greco, la sua grande ambizione, la sua aspirazione costitutiva. E il primo atto di questa totalizzazione accade nel parricidio che Platone realizza rispetto a parmenide, quando mostra che anche l’altro dall’essere può essere pensato, inglobato: come? Pensandolo come diverso. Grande mossa che se si limitasse al piano logico potrebbe essere tollerata. Ma se ridurre il non-essere al diverso non è semplicemente una mossa della logica, se il non essere è quell’essere che mi guarda, è l’altro, allora la totalizzazione (operazione di inclusione) è un’operazione violenta. totalizzazione—ricondurre nel campo dell’essere il diverso, ricondurre nel proprio campo l’altro. Operazione imperialistica: ridurre l’altro a sè, portare l’altro nel campo del medesimo: totalità. Infinito—l’altro polo, la resistenza alla totalizzazione. Ciò che si rifiuta all’inclusione. La figura dell’infinito è quella dell’altro. L’altro è infinitamente altro. L’occidente ha inglobato l’altro. L’impossibilità del rapporto è il suo respiro. Ci sarà un punto in cui l’altro non sarà più altro (sarebbe catastrofe)? no!! L’altro è infinitamente altro. L’infinito è la resistenza alla totalizzazione. 40—45 Pag 39: La trascendenza designa una relazione con una realtà infinitamente distante dalla mia, senza però che questa relazione distrugga questa distanza. trascendenza come relazione con infinito. metafisica: relazione che non diventa un inserimento nell’altro e una confusione con l’altro, relazione che non intacca l’identità stessa del medesimo. La metafisica non è teologica. Relazione che non abolisce la distanza, infinitamente distante (metafisica). Abolire la distanza è una tentazione. 4-la metafisica precede l’ontologia. Metafisica è stata praticata in una relazione teorica—oggetto metafisica: la realtà come suo fondamento (tentativo di rapportarsi a questo oltre custodito all’interno della realtà). Sapere: rispetta alterità dell’essere conosciuto, non lo deturpa, non lo segna, non lo modifica con l’atto conoscitivo. In questa dimensione—Teoria espressione del desiderio metafisico. Ms teoria significa anche intelligenza—cioè un modo di affrontare l’essere conosciuto che la sua alterità rispetto all’essere conoscente svanisce. Questo modo da privare la realtà dalla sua realtà si attua attraverso un 3 termine (che non è un essere): in questo terzo termine finirebbe con l’attutirsi lo choc dell’incontro tra il medesimo e l’altro. Terzo termine concetto—->Individuo cede il passo all’universale. (intellettualismo) Terzo termine sensazione—->si confondono qualità oggettiva e affezione soggettiva (empirismo) Superamento dell’individuo nell’universale/nella sensazione confusione tra qualità oggettiva e affezione soggettiva. Terzo termine come essere distinto dall’ente (formulazione è richiamo esplicito ad heiddeger). Luce condizione inapparente che permette l’apparire di tutti gli enti—-noi non vediamo la luce, vediamo grazie ad essa. Noi non vediamo gli enti, vediamo grazie ad essi. Ontologia—>Teoria degli enti che appaiono (che divengono intelligibili) grazie alla luce ‘essere’, grazie all’essere. Cosa fa l’ontologia? Riconduce l’altro al medesimo, promuove la libertà che è l’identificazione con il medesimo, che non si lascia alienare dall’altro. levinas—>ricapitolazione totale dell’ontologia x farne scarto. x heidegger all’inizio della filosofia avviene anno scarto all’interno del pensiero greco, il pensiero greco sarebbe prima della filosofia sarebbe caratterizzato da ciò che levinas mette nella 1dimensione—>pensiero gredco: teoria animata dalla meraviglia dell’esteriorità. tecne (heiddeger)—>rapporto conoscitivo con l’ente che stabilizza l’ente, a cogliere l’ente nella luce dell’idea—spostamento che avviene all’inizio della filosofia. Modo di rapportarsi all’ente non più all’insegna dello stupore, ma del controllo, è una conoscenza che fissa. L’idea è l’ente colto nel suo essere. E l’essere del cavallo non è questo cavallo. Platone prende termine idea (prima significava apparenza) e lo forza—è ciò che appare agli occhi della mente, l’essenza del tavolo, l’invariante di tutti i tavoli, la forma nel senso intelligibile di tutti gli enti x. Quando il rapporto tra medesimo e l’altro si determina come rapporto di avere la presenza mediante l’idea inizia l’epoca del dominio dell’ente da parte dell’uomo. Levinas (che conosce queste riflessioni heiddegeriane) le ripropone e le rivolge ad heiddeger stesso. husserl—Atteggiamento teorico e descriveva la teoria come contegno critico. C’è un’altra dimensione nella teoria, quando la teoria rispetta l’esteriorità, per il fatto che il sapere che ci caratterizza (che qualifica l’occidente) è un sapere critico, che denuncia il dogmatismo e l’arbitrarietà ingenua della sua spontaneità (x Hegel: sapere dell’intelletto)+mette in questione la libertà dell’esercizio ontologico. La teoria cerca una teoria critica che conosce la critica, cerca di attuare un esercizio ontologico della conoscenza degli enti nell’orizzonte dell’essere, cercando di risalire in ogni momento all’origine del dogmatismo arbitrario di questo libero esercizio. L’esercizio critico fa questo scomodo movimento che cerca di guardare alle proprie spalle. Ciò porterebbe a una regressione all’infinito. Un atteggiamento radicale critico non può tradursi semplicemente in una teoria della propria provenienza, perchè anche quellateoria Andrebbe indagata e metterebbe capo a un’altra teoria. Una critica mette in questione l’esercizio del medesimo. La messa in questione della riconduzione al medesimo non può essere fatta dal medesimo stesso, nella sua spontaneità egoistica, ma può essere fatta solo dall’altro. Pag 41—La parola che distingue il pensiero di levinas: ‘etica’. Levinas ha riconosciuto a heiddeger il tentativo di identificare una intrinseca tendenza al dominio all’occidente, quel germe di imperialismo. Ma imputa a heiddeger ciò che definisce ‘il ritorno a stati d’animo pagani’ perché ciò che heiddeger propone per sottrarsi a questo violento rapporto con la totalità dell’ente in positivo con la natura contiene elementi dubbi a parere di Levinas—cioè non si risolve la questione dell’occidente rifugiandosi nel radicamento del suolo. Lo sradicamento che le grandi potenze favorirebbe viene opposto al radicamento. Il radicamento porta con sé un ulteriore schiavitù, non è con questa alternativa che potremmo staccarci dall’imperialismo. Che cosa non va in questo modo di opporsi all’occidente da parte di heiddeger? Il fatto che non si tocchi il punto cruciale: l’essere prima dell’ente, l’ontologia prima della metafisica, cioè la libertà prima della giustizia. È questo ordine che non va. Perché questo ordine contempla un certo modo di risolvere il rapporto tra il medesimo e il suo altro. E ciò comporta una centratura sul medesimo che si svincola dai suoi obblighi verso l’altro (etica x levinas). x levinas si devono invertire i termini. Per la tradizione filosofica i conflitti tra medesimo e altro si risolvono con la teoria nella quale l’altro si riduce al medesimo, o concretamente con la comunità dello stato sotto il potere anonimo l’io ritrova la guerra. È nei cromosomi dello stato moderno la subordinazione dell’individuo alla totalità (allo stato), una subordinazione consacrata nella filosofia hegeliana. Teoria e stato modo di risolvere conflitti tra medesimo e altro—modo di risolvere della tradizione filosofica. Qual il rapporto con Levinas con la tradizione filosofica—>pag 45. Parole chiave: discorso luogo di una relazione non allergica (non conflittuale). Il discorso è quella relazione (conversazione) che non ha di mira la riduzione al Medesimo (lo spianamento delle asperità e differenze) ma rispondere all’appello dell’altro. Il discorso è la forma più originaria di comunicazione. Relazione in cui rispondo all’interpellazione (l’altro mi chiama). Nel discorso si può scorgere una relazione non allergica con l’alterità e vi si può cogliere il desiderio. Levinas distingue radicalmente desiderio e bisogno, e propone una concezione del desiderio agli antipodi di quella di Sartre (sinonimo di mancanza)—per levinas desiderio invece è totalità positività, comincia a desiderare quando esco dalla necessità del bisogno, il desiderio è un bisogno di lusso, è tutto all’insegna dell’eccesso, non è provocato dalla mancanza bensì suscitato dall’altro (attrattiva dell’altro). Levinas vuole cogliere un altro modo della relazione, e questo modo è segnato dal discorso(comunicazione originaria in cui domina l’appello dell’altro), dal desiderio (scavato in noi dall’altro, non ha a che fare con ciò che ci manca), dalla giustizia (relazione all’altro all’insegna del primato dell’altro). Bontà—dis-interesse come forma del rapporto con l’altro. (pag 45)/linguaggio stesso senso del discorso. Comunità anonima—>stato Società di me con altri. Anche quando domina la comunità anonima non si può superare la società di me con altri. Etica e verità non sono in alternativa .il rapporto etico non è contro la verità, va verso l’essere nella sua esteriorità assoluta e mette proprio in atto l’intenzione che anima il cammino verso la verità. Quando si enfatizza l’etica non si sta parlando contro la verità, ma si sta mettendo in atto l’intenzione più profonda della conoscenza, giacché essa è sorprendere, cogliere l’altro che accade, cioè l’essere nella sua esteriorità assoluta (termini sartriani: l’essere del fenomeno)— questa è l’intenzione profonda della teoria della conoscenza. L’etica ci porta la livello ultimo, ci immerge nella vocazione originaria della conoscenza(conoscere l’altro) ma una conoscenza che non si dispieghi nell’omologazione. Se l’essere infinitamente distante è l’altro allora la sua autorità di esistente è già là operante in ogni problema che noi possiamo porci sul significato del suo essere, e ci interroga aldilà di ogni idea che noi possiamo aver elaborato dell’altro. Non ci si interroga SU di esso, lo SI interroga (discorso, appello). Perché l’altro è sempre di fronte, in una forma di provocazione, non ci consente mai il riposo della teoria che omologa, di una comprensione definita. Se l’ontologia è impossibile perché non può risolvere la relazione con altri, nel senso che la relazione con altri fonda la comprensione dell’essere in generale, quindi è da rovesciare quello che spesso noi diamo di ovvio (c’è comprensione generale dell’essere e all’interno c’è comprensione dell’altro). [[[non si può pensare che vi sia un’assoluta alterità perché l’assoluta alterità sarebbe del tutto incomprensibile. Non si da mai eterologia assoluta, ogni ente si da dentro un’orizzonte. Si tratta di una violenza trascendentale (violenza necessaria), perché altrimenti l’altro sarebbe del tutto estraneo, se ci fosse alterità assoluta l’altro sarebbe negato e non accettato, avrebbe la stessa alterità di una pietra.—pensiero tradizione filosofica ]]]]] Per levinas tutto ciò ha senso ma il passo è breve da questa posizione a quella di inglobamento. La relazione con altri condiziona la comprensione dell’essere con altri. Espressione di Derida—relazione con altri è apertura dell’apertura, senza relazione con altri non c’è neanche apertura. Quella dimensione che ci caratterizza come uomini è la comprensione dell’essere. Non solo lo incarniamo la lo comprendiamo. Se questo è il tratto distintivo, non c’è comprensione del mondo senza relazione con altri. È la società con altri che permette l’apertura alla comprensione del mondo. Perciò la giustizia non è contro la verità ma è ciò che permette di incamminarsi verso la verità. Se per giustizia intendiamo non una relazione violenza, ma una relazione aperta agli altri. L’uomo diventa quel vivente che comprende il mondo perché vive di una relazione costitutiva con altri, non c’è nessun orizzonte culturale senza altri. La diade è il numero medio della costituzione della soggettività. L’etica (la relazione ad altri) è una genealogia del soggetto, dice l’apertura di quella apertura che chiamiamo comprensione, in questo senso è robusta l’affermazione ‘dire ad altri precede ogni ontologia’ nella misura in cui anche la si legge come la si legge la genealogia del soggetto. Tutti noi siamo degli enti comprendenti interpretanti i quanto uomini, ma se lo siamo è perché siamo metafisici, cioè in una originaria relazione ad altri. Altrimenti non lo diventeremmo, perciò l’etica è un altro nome della genealogia della società. 5. La trascendenza come idea dell’Infinito pag 46 La filosofia in quanto identifica una certa forma con il rapporto con l’ente (altro) si scarta da tutte le forme di pensiero magico mistico, pensiero della fusione. Questo è per levinas la grande svolta, dal pensiero magico si passa alla frontalità della teoria. Levinas lo chiama: merito imperituro del popolo greco. La filosofia desacralizza il mondo, ma da questo punto di vista corrono in parallelo la filosofia greca e il pensiero giudaico cristiano, il mondo perde la sua anima. monoteismo—L’emergere del dio è l’uscita di scena degli dei. socrate—critico della comunione magica. Nella filosofia l’essere conoscente resta separato dall’essere conosciuto. L’occidente è la rottura della comunione magica, del dispositivo sacrale, dell’animismo che caratterizza il pensiero di certe culture pre-filosofiche. A distanza tra me e dio si contrappone la comunione magica. La trascendenza Filosofica differisce da quella delle religioni (che è partecipazione prima o poi nell’essere verso quale va. Con la filosofia si apre un altro modo della relazione. L’io penso con l’infinito ha relazione che si chiama ‘idea dell’infinito’. (cartesio). Ma da dove diviene se abbiamo a che fare solo con cose imperfette? L’idea di infinito è un’idea strana. Noi abbiamo un’idea di qualcosa che non si è dato mai. Non posso farmi un’idea adeguata dell’infinito. La trascendenza dell’infinito rispetto all’io misura la sua infinitezza. L’infinito è il carattere proprio di un essere trascendente in quanto trascendente. Il trascendente è infinitamente lontano dalla sua idea, eppure noi abbiamo un’idea dell’infinito. Come si produce l’infinito nel finito (pensare il trascendente è molto più che pensare)—come Desiderio, un desiderio che non è appagato dal possesso, ma è suscitato dal desiderabile invece che esserne soddisfatto—bontà. Tema del desiderio tema chiave tra tutti entrambi autori. Alle spalle di tutti e tre c’è la lettura di kojev—>quando traduce begierde con desiderio fornisce indirettamente il terreno a una serie di sviluppi che non erano preventivabili come quello di Levinas. ‘umanesimo dell’altro uomo’—>il desiderio degli altri da noi vissuto nella più banale esperienza quotidiana è il movimento fondamentale, il trasporto puro, l’orientamento assoluto, il senso assoluto. 1. Desiderio dell’invisibile pag 31 Desiderio nel suo rapporto con il bisogno. La metafisica si presenta come un movimento che va dal proprio al non proprio. Il termine di questo movimento è detto altro in senso eminente. Campo del bisogno—> pane di cui mi nutro. Desiderio metafisico tende a qualcosa di totalmente altro. Se si intende il desiderio sotto il segno della mancanza non si capirebbe che cosa sia. Il desiderio metafisico mira aldilà della soddisfazione.—è come bontà.—>affermazione dell’altro senza nutrirsene, senza appropriarsene (perchè nel momento in cui ci fosse l’appropriazione non sarebbe più Altro). Il desiderato invece di riempire scava, allarga la capienza.più riceve e più si tende. desiderio—>Relazione che non fa scomparire la distanza, non vuole estinguere la separazione. Rapporto la cui positività viene dall’allontanamento, l’altro sfugge. Noi desideriamo l’altro nella sua imprendibilità. Perché il desiderio si nutre della propria fame, della distanza. Un desiderio è tale se io non posso anticipare il desiderabile, l’altro è l’intacibilità per eccellenza. Derrida ha molto sfruttato questa descrizione e ha parlato non solo di altro ma dell’altro come ‘evento’, ciò di cui non posso anticipare la venuta. Quando nasce il bambino è un frammento incandescente di assoluto, perché è altro rispetto a come avevamo pre-visto. Il desiderabile lacera l’orizzonte di attesa.—>l’altro è un evento. Vivere è esporsi all’altro. Volto invisibile non si sottopone alla visione intuitiva. L’altro è precisamente la rottura dell’idea che noi ne abbiamo. Mentre i sensi posso essere appagati, la metafisica desidera l’altro aldilà delle soddisfazioni, non c’è nessuna invenzione del corpo che possa diminuire la dismisura del desiderio. Noi spesso vorremmo inventare un gesto che sappia contenere la dismisura. Il desiderio soffre nel senso che vive di un eccesso. C’è del metafisico nell’uomo—è un essere desiderante, non è solo bisognoso. Desiderio è senza soddisfazione, ma ciò non significa che è l’anticamera della frustrazione. L’uomo è oltre che bisogno desiderio. Il desiderio intende l’esteriorità, è un rapporto senza appropriazione con l’alterità dell’altro, con il volto. Il desiderio è secondo la dimensione della verticalità, dell’altezza, l’uomo è l’unico vivente che è aperto all’altezza. Levinas cita platone pag 33 L’uomo è quel vivente a cui è aperta la dimensione dell’invisibile. desiderio: rapporto con l’invisibile, con l’imprendibile. 4. Il bisogno e la corporeità pag 116 L’alterità dell’altro è superata in forza del bisogno. Il bisogno è il primo movimento del medesimo, ma il bisogno sancisce la dipendenza dall’altro, tuttavia è una dipendenza cheta sempre ritorno al medesimo, e questo ritorno nell’uomo si realizza come lavoro (trasformazione della natura) e economia e attraverso lo stabilimento (costruisce una casa e torna al medesimo). Non dipende dal mondo se non facendo dipendere il mondo da sè. No insegna della privazione ma della distanza che si frappone nell’uomo dal mondo. Pag 116—godimento—forma di rapporto con l’altro finalizzata al ritorno Il bisogno è il primo movimento del medesimo, è una dipendenza nei confronti dell’altro
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