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Riassunto "Ulpia Severina Augusta. Domina e Dea" di Margherita Cassia., Sintesi del corso di Storia Romana

Riassunto "Ulpia Severina Augusta. Domina e Dea" della professoressa Margherita Cassia (UniCT).

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023
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Scarica Riassunto "Ulpia Severina Augusta. Domina e Dea" di Margherita Cassia. e più Sintesi del corso in PDF di Storia Romana solo su Docsity! ULPIA SEVERINA AUGUSTA. DOMINA E DEA. Ulpia Severina Agusta è sicuramente la più enigmatica e la meno nota fra le 12 Augustae. Diliana N. Angelova ha affermato che il titolo di Augusta rappresentava l’onorificenza più significativa per le donne d’epoca imperiale (249-284 d. C.: 7 Augustae in 35 anni), il cui titolo faceva sì che queste potessero rivendicare l’associazione con la prima Augusta, Livia Drusilla, e con l’onore implicito nello stesso appellativo portato originariamente da Augusto. Il primo a conferire “visibilità” a Severina fu il numismatico Theodor Rohde. 1) Le fonti letterarie (pp. 19-33). ¶ 1: L’”anonima” uxor di Aureliano. Severina è assente nelle testimonianze letterarie: quasi nulla conosciamo della sua vita privata. È menzionata in modo anonimo nella Historia Augusta (quale “moglie” di Aureliano). Si delinea la figura di Aureliano quale uomo parco, sobrio e non dedicato agli sprechi, incline a non soddisfare le pretese della moglie, la quale avrebbe preteso abiti di lusso. Nonostante ciò, l’imperatore avrebbe restituito il “senatino” alle matrone, similmente a quanto accadde sotto Elagabalo in epoca severiana: accostare l’elemento femminile al senato significa che per la donna cominciava a profilarsi un nuovo ruolo. ¶ 2: Ulpius Crinitus. Secondo quanto riportato dalla Historia Augusta, Ulpia Severina sarebbe figlia del generale dell’esercito di Valeriano Ulpio Crinito, nonché persino padre adottivo dell’imperatore. Il rapporto di parentela, tuttavia, non viene mai esplicitato. Il nome di Ulpio Crinito appare anche a proposito del monetariorum bellum verificatosi nel 271, anno che vide la chiusura della zecca della capitale come forma di punizione per aver adulterato le emissioni. Molti studiosi ritengono che questo non sia nient’altro che un personaggio inventato, poiché l’autore della Historia Augusta non avrebbe esitato a creare degli antenati per gli imperatori e i loro sostenitori. Watson lo considera una delle tante fabrications della Historia Augusta, ma sulla base di questo personaggio ha ritenuto lecita la possibilità che la consorte di Aureliano potesse essere dacica o danubiana. Ulpio Crinito viene nuovamente menzionato contestualmente alla Daciscorum, in una menzione in una lettera apocrifa che Aureliano avrebbe scritto al padre adottivo all’interno della quale riferisce della rivolta dei monetieri del 271 ed enumera i soldati della Dacia morti per reprimerla. Altre fonti fanno riferimento a questo evento, ma non fanno parola dei soldati daci. La figura di Ulpio Crinito viene più volte collegata a quella di Marcus Ulpius Traianus mediante il nomen, mentre Aureliano non mostra mai di essere un Ulpius, nemmeno sulle monete. Il nomen potrebbe essere stato scelto dallo scrittore della Historia Augusta o per rafforzare il legame con l’imperatore adottivo, o per alludere all’anonima moglie di Aureliano. “È all’imperatrice che Ulpius Crinitus deve la sua esistenza”: il biografo non sapeva che fosse Severina il collegamento fra l’imperatore e la gens Ulpia e, dunque, sopperisce alla mancanza di dati inventando questa figura fittizia, “l’anello mancante”. 2) Le fonti numismatiche (pp. 35-74). ¶ 1: Il ripostiglio della Venèra. Le fonti numismatiche permettono di tracciare un quadro dell’imperatrice del tutto differente. Questo è stato possibile soprattutto dopo il ritrovamento di numerosi numerali, conservati all’interno di due anfore vinarie da trasporto, emessi a nome dell’Augusta nel famoso ripostiglio della Venèra, a sud di Verona, nel 1876. Il contenuto del ripostiglio comprende esemplari databili dal regno di Gordiano III fino alla diarchia di Diocleziano. Il tesoro sarebbe stato una cassa militare destinata al pagamento dei soldati e avrebbe contenuto la paga di otto giorni per un’intera legione. L’interramento sarebbe avvenuto nel 288 d. C. in connessione con il transito di Diocleziano da Roma verso la Pannonia. Importantissimo ritrovamento che ha cambiato le nostre conoscenze sulla monetazione di Aureliano. Un primo picco si registra a nome del solo Gallieno con 5.160 Antoniniani; un secondo picco riguarda il regno di Aureliano con 10.843 monete, tra Antoniniani e denarii anteriori alla riforma monetaria del 274 e riformati; un terzo picco sotto Probo. Le zecche più rappresentate sono quelle di Roma, Ticinum e Siscia; la presenza delle zecche orientali appare ridotta. Tre fasi:  135 pezzi fino al 260.  18.623 pezzi dal 260 alla riforma di Aureliano.  26.956 pezzi dalla riforma alla chiusura del ripostiglio. In merito a questa parziale mascolinizzazione sono state date diverse spiegazioni, ma è pur vero che, come scrive Eric. R. Varner, la giustapposizione fra acconciatura femminile e connotati maschili rendono l’iconografia monetali di Severina un unicum nel repertorio dei ritratti femminili. La motivazione adotta dallo studioso sarebbe da ritrovare nel carattere di peculiarità in cui il regno di Aureliano si trova, ovvero il conflitto contro Zenobia. Ulpia Severina è inserita all’interno del programma ufficiale di propaganda imperiale contro la guerra in Oriente, poiché Zenobia, Augusta, costituiva una rivale diretta della moglie di Aureliano. Vanno segnalati altri due reperti:  Un anello aureo rinvenuto in una camera sepolcrale raffigurante un busto femminile accompagnato dall’epigrafe ΒΑCΙΛΙCCΑ ΟΥΛΠΙΑΝ ΑΣΙΑ, regina Ulpia dell’Asia.  Reperto monetale pubblicato nel 1962 raffigurante l’imperatrice ed emessa nella zecca di Ticinum nel 275. Il reperto offre un interessante giunto di raccordo fra Ulpia Severina e una regione il cui nomen Ulpius era particolarmente diffuso. L’imperatrice potrebbe dunque derivare da un’area geografica mediana dell’impero. 3) Le fonti epigrafiche (pp. 75-118). ¶ 1: Le iscrizioni di Ulpia Severina, coniux Aureliani.  Iscrizione in latino posta dal municipium di Augustum Semta in Africa destinata ad onorare Ulpia Severina, Pia, coniux Aureliani. Epigrafe rinvenuta nel 1893. Secondo Jacques Gascou non sarebbe possibile indicare quando il sito sia divenuto municipium, se prima o dopo la morte di Aureliano. Attraverso lo studio di alcuni nominali, Callu ha collegato gli appellativi P(IA) F(ELIX) AVG(VSTA) alla fecondità delle imperatrici (il titolo di PIA è presente anche sulle monete di Iulia Domna e Cornelia Salonina). La volontà di mettersi in evidenza presso Aureliano di questa comunità africana è testimoniata anche dal rinvenimento di una base di statua dedicata all’imperatore a pochi chilometri da Semta. Aureliano, già in vita, avrebbe ricevuto l’appellativo di deus et dominus. Per quanto concerne le iscrizioni di Severina, ce ne sono pervenute 13, di cui 9 in lingua latina e 4 in lingua greca:  Base di statua iscritta in calcare locale da Egnatia, Brindisi. Il sito di Egnatia avrebbe costituito la prima testimonianza nota del culto delle divinità orientali nella città in età imperiale. Può definirsi un sito strategico: dall’età di Traiano ricevette un notevole impulso di crescita e sviluppo in seguito al rifacimento e alla trasformazione della vecchia strada, divenuta così un’alternativa alla via Appia, come documentato dai profondi solchi lasciati dalle ruote dei carri. La collocazione di una statua di Severina assume particolare risalto, in quanto posta in un’area culturale dedicata ad Attis, alla Magna Mater e alla dea Syria, le quali rientravano nel vasto pantheon di divinità orientali.  Base di statua iscritta rinvenuta ad Allifae, Caserta. È significativo che la base rechi sul retro un’iscrizione per Probo, poi resecata nel ‘700. Il reiterato uso del supporto non consente di comprendere appieno l’importanza conferita alla statua sulla base della sua originaria collocazione e la connessa visibilità del simulacro all’interno del sito di Allifae, anche se le tre iscrizioni molto ravvicinate ci consentono di ipotizzare che fosse una comunità molto prospera e avesse voglia di mettersi in evidenza di fronte al potere centrale.  Base di statua in travertino modanata con iscrizione mutila nella parte superiore rinvenuta a Clusium, Chiusi. L’iscrizione di Severina si può inserire all’interno di una serie di onorificenze tributate agli imperatori del III secolo da parte di una ricca committenza di origine locale.  Lastra scorniciata frammentaria in marmo bianco mutila su tre lati e col retro sbozzato da Industria, Torino. L’ordo decurionum era in grado di sostenere le spese connesse con l’erezione di una lastra marmorea per l’Augusta. Continua quel dialogo instaurato fra le élites locali e il potere centrale.  Base di statua recante iscrizione mutila nella parte inferiore, mancante nella parte superiore e danneggiata sul lato destro proveniente da Verona. È stato ufficialmente comunicato he si tratta di marmo cristallino. Il ruolo nevralgico di Verona sembra trovare espressione a partire dalla metà del III secolo. Inoltre, non va sottovalutato che scavi condotti a nordovest di Verona abbiano portato alla luce tombe con corredi funebri, tra i quali spicca un piccolo bronzo di Ulpia Severina.  Base di statua iscritta in calcare grigio con cornice profilata a parte posteriore ruvida . Ritrovata nel forum di Pola, economicamente in grado di sostenere le spese per l’erezione di una statua la quale venne posta in un’area destinata proprio al culto dell’imperatore e della sua famiglia in un’area topograficamente centrale della colonia.  Base di statua iscritta da Tarraco in Hispania Citerior. I nomi di Severina e del marito sono stati erasi, anche se sono certe la lettura e l’integrazione. L’appellativo di domina non deve stupire, in quanto si trova nelle iscrizioni latine per Iulia Domna, Iulia Maesa, Iulia Mamaea, Cornelia Salonina e Galeria Valeria.  Base di statua iscritta da Banasa, Sidi Ali bou Jenoun. Divenne colonia sotto Augusto e rivestì un ruolo economico rilevante nella provincia africana (svariate attività commerciali connesse con la trasformazione dei prodotti agricoli).  Base di statua iscritta costituita da due frammenti rinvenuta nel macellum di Volubilis in Mauretania Tingitana e dedicata dall’ordo della città. Due elementi interessanti: o Ubicazione della statua nel macellum, cuore pulsante delle attività economiche del centro urbano. o Notare come la respublica, prima di rendere omaggio a Severina, avesse già onorato le Augustae d’età severiana.  Iscrizione incisa su lastra marmorea rinvenuta a Palaiopoli nell’isola di Andros dedicata dall’Ἀνδρίων πόλις.  Base di statua in pietra calcarea bianca iscritta composta di tre blocchi frammentari rinvenuta presso Nysa in Caria.  Miliario bilingue greco e latino rinvenuto a sudovest di Hacilar, presso Smirne. Kienast, Eck e Hail hanno interpretato l’erasione del nome del solo imperatore come una forma di damnatio memoriae, mentre la Sotgiu pensa che i motivi non siano chiari. Secondo la studiosa, i miliari di Aureliano originerebbero da motivazioni squisitamente politiche e sarebbero espressioni d’omaggio rivolte dalle città all’imperatore.  Base quadrangolare marmorea di statua incisa su due blocchi frammentari rinvenuta in Tracia e dedicata dalla Περινθίων πόλις. Secondo Strobel, la titolatura Θεὰ Νείκη Σεβαστή sarebbe l’equivalente di Deus Invictus Augustus. Quanto all’uso dell’appellativo Νίκη/Victoria, esso viene posto in relazione con i successi militari e riveste un posto di rilievo nelle testimonianze epigrafiche di Aureliano. L’iscrizione deve essere inserita fra quelle che presentano un’assimilazione delle Augustae a divinità come la Νίκη/Victoria con chiaro riferimento ai successi militari e in correlazione all’appellativo di mater castrorum. La formula presenta nell’epigrafe della città non costituisce un caso isolato: per esempio, dall’isola di Cos proviene un’iscrizione onorifica del II secolo d. C. incisa sulla parte superiore di una base di statua in marmo bianco dedicata ad un’Augusta identificata con la dea Victoria. ¶ 2: Gli appellativi di Σεπτιμία Ζηνοβία Σεβαστή.  Miliario rinvenuto sul ponte del wadi Finar.  Miliario cilindrico in greco e palmireno rinvenuto ad ovest di Palmira.  Miliario rinvenuto sulla strada Palmira-Emesa.
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