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Riassunto Ulrich Schulz-Buschhaus, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

Vita e Opere di Schulz-Buschhaus - da "Critica, letteratura e società" di Gianni Turchetta

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019
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Caricato il 31/01/2019

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Scarica Riassunto Ulrich Schulz-Buschhaus e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Ulrich Schulz-Buschhaus 1941: Nasce a Plettenberg (Nordrhein-Westfalen), critico e teroico della letteratura. Ha scritto molti studi importanti, nessuno dei quali però è stato tradotto in italiano; fortunatamente Buschhaus conosceva diverse lingue e scrisse anche saggi direttamente in italiano, come "Il sistema letterario nella civiltà borghese" che andremo ad analizzare. 1968: si laurea ad Amburgo e inizia a lavorare come assistente. 1971-1989: lavora in varie Università dove insegna prima Filologia romanza ed in seguito dirige il dipartimento di umanistica. Come tutti i filologi tedeschi, Schulz-Buschhaus non si concentra solo sulla medievistica, ma spazia attraverso tutti i secoli della letteratura occidentale, facendo spesso riferimento all'unità culturale europea, che unisce in profondità le letterature romanze di lingua tedesca e inglese. I suoi saggi critici affrontano autori: francesi (Flaubert: La retorica del silenzio e la poetica della citazione), anglo- americani, spagnoli, sudamericani (Borges e Vergas Llosa) e italiani. In particolare le prime monografie di Schulz-Buschhaus sono dedicate a "Il Madrigale: Storia stilistica della lirica italiana fra Rinascimento e Barocco" e a Parini "La satira come ode". In seguito pubblica saggi dedicati sia ad autori rinascimentali (Bandello e Giovanni della Casa), sia ad autori moderni (Manzoni e il Futurismo), concentrandosi particolarmente sui narratori novecenteschi (Sciascia e Calvino): una parte dei suoi studi sulla narrativa italiana è raccolta in "Aspetti del racconto nella letteratura italiana moderna" e in "Traduzione e formazione del canone. Appunti sulla ricezione della letteratura italiana nei paesi di lingua tedesca". Oltre all'attività critica Schulz-Buschhaus ha sviluppato un'importante riflessione teorica, capace di unire l'attenzione al testo (compito del filologo) all'interpretazione dei nessi fra letteratura e società. Non a caso nel volume di saggi in italiano troviamo una riflessione storica su "La sociologia della letteratura: lo stato degli studi". Schulz-Buschhaus fa riferimento esplicito da una parte alla tradizione dell'ermeneutica e dall'altra alla grande tradizione sociologica di inizio secolo, con la sua fondamentale riflessione sulla posizione dello studio delle scienze umane. Fra i suoi molti lavori teorici ricordiamo: Il canone della Scienza della letteratura romanza, A che serve l'educazione letteraria?, Intorno a due concetti fondamentali della Scienza della letteratura storico-sociologica, Moralistica e poetica ed Il progetto del romanzo dopo la Modernità. Nella riflessione teorica di Schulz-Buschhaus gioca un ruolo strategico il concetto di genere letterario. Lo testimoniano innanzitutto gli importanti lavori sulla letteratura di consumo (Trivialliteratur -> letteratura banale). A questo proposito fondamentale è il volume "Forme e ideologie del romanzo poliziesco: un saggio di storia dei generi letterari" che studia soprattutto autori anglo-americani. Fra i saggi italiani di grande rilievo è "Considerazioni storiche sulla Trivialliteratur" -> nella letteratura pre-borghese il sistema letterario era organizzato su una opposizione fra letteratura alta e letteratura bassa: era una distinzione verticale, legata al sistema sociale e all'opposizione rigida fra le classi. anche il "fascino voyeuristico" del romanzo (assistere segretamente ad un evento privato). La fortuna del romanzo va però di pari passo con la persistente ostilità della critica. Quasi tutti i romanzi del 19esimo secolo (Schulz-Buschhaus si rifà a un campione di 800 romanzi francesi) hanno infatti un atteggiamento spiccatamente difensivo. In sostanza queste prefazioni dimostrano che il romanzo ha bisogno di legittimarsi, cioè affermare il proprio valore estetico. L'ostilità dell'establishment letterario conferma d'altra parte che il romanzo si è affermato senza il sostegno della critica, grazie al favore del pubblico e all'impulso ricevuto dalla produzione editoriale. Ecco così che si va a toccare il punto decisivo dell'argometazione, ricordando come l'editoria influenzi la produzione letteraria in svariate direzioni, ma soprattuto stimolando il formarsi di nuovi generi e sottogeneri. Un caso storico avvenne in Italia con i "Gialli Mondadori" hanno addirittura determinato il nome di un genere che all'estero viene chiamato poliziesco o criminale. Da queste considerazioni emerge però la tendenziale opposizione di prospettive fra critico ed editoria. Il critico infatti tende a cercare il valore estetico, il bello, laddove trova il Nuovo (caratteristiche del tutto originali e mai riscontrate prima). E' ciò che Schulz-Buschhaus definisce come "nominalismo estetico": la tendenza cioè della critica a insistere sulla unicità dell'opera. La prospettiva del'editore è opposta: l'editore ha bisogno che i lettori comprino il libro, e che l'opera nuava susciti emozioni belle, simili a quelle sperimentate leggendo i libri precedenti -> per questo l'organizzazione editoriale insiste sulla genericità, l'appartenenza a un determinato genere. Per quanto nuova un opera non può fare a meno di richiamare a una struttura già esistente, ricordandoci che in letteratura il Nuovo assoluto è un illusione inconcepibile. La questione della ripetizione rimanda al suo opposto, ovvero all'avanguardia, che per principio afferma una poetica di trasgressione e di innovazione permanente: ma la storia insegna che ogni trasgressione, quando diventa una regola, si condanna alla ripetizione.
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