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riassunto ultime lettere di Jacopo Ortis, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

riassunto/spiegazione Ortis con prefazione sull'opera e varie connotazioni che la Prof. Bussotti ha dato a lezione.

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 10/01/2024

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Scarica riassunto ultime lettere di Jacopo Ortis e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! domenica 18 giugno 2023 Ortis Nasce a Zante, si trasferisce a Venezia nel 1783. La repubblica veneziana era in crisi nel ‘700. Foscolo partecipa con il suo arrivo a Venezia e molti salotti veneziani. Tra i suoi maestri Melchiorre Cesarotti che conosce a Padova. A partire dal 1796 foscolo elabora il piano di studi, un programma dove inserisce quello che avrebbe voltosi leggere e studiare, scriveva i titoli di opere letterarie. Nel ‘96 arriva Napoleone e creano le repubbliche giacobine. Molti giovani italiani aderivano alle sue idee compreso Foscolo, questo essere vicino alle idee repubblicane napoleoniche o si vede in alcune sue opere come il Tieste (1797), l’opera ha successo e lo invia a molti letterari tra cui Alfieri. Dopo Foscolo va a Bologna, si arruola nella repubblica cispadana. La prima ode a Napoleone la scrive nel 1799 descrivendolo come liberatore, viene celebrato anche da altri letterati e anche Venezia prima di essere ceduta agli austriaci ha il suo governo provvisorio di tipo giacobino democratico. Foscolo rientra a Venezia per questo motivo e diventa il segretario della società d’istruzione pubblica. Sono questi gli anni dove si inizia a pensare a un coinvolgimento pedagogico culturale del popolo. Nel 1797 Venezia viene ceduta all’Austria e ai veneziani viene offerto di passare alla repubblica cisalpina. L’attività politica di Foscolo durante il triennio rivoluzionario si vede dai testi ma anche dai suoi interventi in luoghi pubblici. Queste sue orazioni le interpreta con un linguaggio tragico, quasi a diventare un personaggio di alfieri. Foscolo si sposterà tra diverse tappe tra cui Milano e Bologna. Successivamente alle politiche più dispotiche di Napoleone diverta più critico, poi si muove a Bologna nella quale nel 1798 inizia la stampa del primo Ortis che si rivela un pò problematica. La scrittura del primo Ortis viene interrotta perchè Foscolo decise di arruolarsi lasciando il romanzo a metà per essere poi completato da qualcun altro. Col nuovo secolo ritorna a Milano, rifiuta la proposta del romanzo completato. Quando esce la edizione dell’ Ortis che non voleva Foscolo scrive una lettera che viene pubblicata su un giornale, tutto questo lo spinge a completare il romanzo e pubblica a milano nel 1802 il secondo Ortis. 1802-03 biennio importante nel quale scrive i primi sonetti. Da questi anni affianca all’attività di romanziere anche quella di traduttore, di classici e scritti moderni. Dimostra interesse verso il ‘ sentimental journey’ di Stern. Nel 1808 è professore all’università di Pavìa e nel 1811 ritorna alla tragedia. L’Aiace diventa l’opera simbolo della critica a Napoleone. 1812 è a Firenze e nel 1813 prime redazione dell’inno alle grazie. 1812 - 1815 periodo importante. In svizzera porta a compimento l’ortis. L’Ortis non completamente di Foscolo è composto di 45 lettere che Jacopo invia a un certo Lorenzo F. come destinatario, sarebbe l’editore. Odoardo che dovrebbe sposare Teresa e Jacopo entra in conflitto, nella prima edizione Odoardo è un personaggio buono, amico di Lorenzo che porta a una specie di triangolo amoroso. Quando Foscolo andò via da Bologna l’editore consegna il romanzo epistolare a (). Nel 1816, in svizzera, esce l’edizione di Zurigo, viene aggiunto un testo critico sull’ortis, Foscolo finge che questo testo sia stato scritto da tre redattori letterati. ‘Questi’ ricostruiscono la storia editoriale dell’ Ortis e si soffermano sulla valutazione morale del romanzo trattando un argomento forte qual è il suicidio. L’ultima edizione è quella londinese del 1817, un anno dopo quella di Zurigo datata, falsamente, Londra 1814. Delusione del dopo Campoformio: incertezza e mancata indipendenza italiana a seguito della normalizzazione napoleonica; • motivo dell’indipendenza nazionale: attorno a questo motivo ruota la speculazione politico-ideologica di Jacopo, che nell’ed. del 1816 diventa più radicale, tanto più il protagonista incarna la figura dell’intellettuale sconfitto sul piano della prassi, ma che è deciso ad affermare il proprio ideale politico con un gesto egotistico di estremo autolesionismo, il suicidio. 1 • Prima edizione che Foscolo non riconosce dell’editore bolognese. Definite da lui in modo sprezzante un romanzo. In questa prima redazione incompleta del 1798 composta da 45 lettere vediamo il personaggio di Odoardo con una connotazione ancora positiva cosa che nelle edizioni successive cambierà, diventando il nemico di Jacopo. Il romanzo viene pubblicato nel 1799 diviso in due volumi di cui il secondo è il racconto di Sassoli. Il titolo è ‘vera storia di due amanti infelici ossia ultime lettere di Jacopo ortis’. Foscolo non riconosce quest’opera pubblicando un avviso sulla Gazzetta Universale di Firenze nel 1801. L’edizione del 1802, la seconda, quella milanese, è la prima riconosciuta dall’autore. Edizione più compatta ed omogenea, la definisce ‘romanzo del suo cuore’, citazione presa dallo scambio epistolare con Melchiorre Cesarotti. Le vicende amorose di Jacopo sono inserite in un quadro più complesso su cui influiscono le esperienze dello stesso Foscolo negli anni 1799-1802. Le vicende più importanti sono il suicidio del fratello Giovanni, la relazione amorosa con Arese Fagnani e Isabella Roncioni, senso di sconfitta di Jacopo più tragico con un pessimismo profondamente filosofico e cambia la figura di Odoardo in negativa. Questa edizione è più compatta e omogenea; Jacopo è ora portatore non solo di un dolore privato (amore irrealizzabile per Teresa, ma anche politico e storico che dipende dal disinganno circa le sue attese repubblicane e democratico-libertarie); (In alcuni punti dell’ortis sono evidenti le influenze delle tragedie alfierane) La terza, edizione dell’esilio. Foscolo accusato di congiurare contro il governo e di conseguenza scappa in svizzera. Nel 1816 vede la luce una nuova edizione delle lettere di Jacopo nellla quale aggiunge la lettera del 17 marzo che Foscolo voler far credere di averla composta all’epoca di una presunta prima edizione del romanzo; la lettera è debitrice dei Discrosi sulla servitù dell’Italia (1815). La lettera del 17 marzo va letta e inquadrata alla luce degli avvenimenti avvenuti in fase terminale della parabola napoleonica. Edizione John Murray, Londra, 1817 - edizione, quarta, definitiva. Arriva a Londra nel settembre del 1816, il mese dopo già inizia a stampare il romanzo per il pubblico inglese. Per la prima volta il romanzo si presenta diviso in due parti suddivise in due tomi. Riprende dal modello del romanzo tedesco (werther) l’abolizione della molteplicità dei mittenti e l’univocità del destinatario. In più l’andamento monologico che rende le lettere simili a un diario intimo: non ci sono corrispondenti e dunque cinese meno il dialogo. Infine la novità è il destinatario delle lettere, Lorenzo Alderani, è anche l’editore del romanzo. La reale esistenza di Lorenzo e il conseguente reale coinvolgimento nell’opera (anche se in un certo senso extradiegetico) aumenta il coinvolgimento del lettore data un’apparente verità. Stile: Trama di collegamenti intertestuali. Frequenza di citazioni poetiche di altri autori italiane e stranieri, auto citazioni. Matrice poetico lirica; sintassi irregolare e gesticolata, tipica dello stile oratorio e di quello drammatico. Accuse da critici di uno stile bizzarro e disarmonico, oscuro e incerto. Foscolo si difende affermando che questo stile permette di dare una voce naturale al protagonista. il registro epistolare è proprio di Jacopo; quello narrativo e di commento storico è proprio di Lorenzo; 2 • l’episodio consente a Jacopo di concentrarsi sull’insanabile conflitto fra chi, come lui, è affetto da passioni estreme e sublimi, come per esempio l’ira (“quella furia mia dominatrice”), e “la galante gentaglia”, che dietro ai bei modi, spesso composti e studiati, nasconde un’indole calcolatrice e tutta votata al proprio interesse; contrasto cuore/ragione. Padova, 23 Dicembre Critica il contesto accademico dove si trova, la società dei dotti dove i professori orgogliosi sono nemici fra loro e gli studenti dissipatissimi, riporta poi una citazione ‘Della tirannide’ di Alfieri dove continua questa critica riflessione, il letterato pagato per istruire si piega al potere e non sceglie il vero. Dice poi a Lorenzo di vendere tutti i suoi 4000 libri e di dare i soldi alla madre, unica cosa di tenere quelli postillati che sono di Plutarco. Colli Euganei, dal 3 al 19 Gennaio 1798 Nel 3 Jacopo riflette sulla prudenza, se l’uomo possa incidere al suo destino o mano, ma è un ragionamento che applica alla situazione con Teresa e si domanda dunque se esserlo o meno. Non sa se lasciarsi andare alla passione o mettersele al riparo. Il 19 tratta Tema della felicità e illusioni L’uomo si autoillude perhcè così riesce a rimanere in vita, in caso contrario si toglierebbe la vita perchè posto davanti la realtà che tuo sfugge e nulla è sotto il controllo dell’uomo si suiciderebbe. tema della felicità e delle illusioni; - critica all’antropocentrismo: la natura ha costituito la specie umana come un “quasi minimo anello passivo dell’incomprensibile suo sistema”; ha dato all’uomo l’amor proprio, la speranza e il timore per illudersi di sfuggire da un’esistenza infelice, breve e dubbia, facendo nascere in lui desideri e occupazioni; - ma la natura è indifferente (“ride”) alle sorti dell’uomo e al suo orgoglio; l’uomo serve ciecamente il fine della natura, cioè la conservazione dell’universo (materialismo); - la natura si presenta ora in uno scenario luttuoso invernale (la terra sepolta sotto la neve; negra nube di gelida nebbia; lutto dell’aere freddo ed ottenebrato), ora nella sua forza devastatrice; unico spiraglio un raggio di sole, al quale Jacopo, come riporta, si rivolge. 22 Gennaio Altra storia secondaria che ah per protagonista una povera villanella e Jacopo prende avvio una riflessione politica morale. La villanella raccontata da Jacopo la storia della vecchiaia ottantenne la quale nonostante la fame, il dolore per la morte del marito e dei suoi familiari, mostrava ancora attaccamento alla vita. Eppure osserva Jacopo, la natura ci da i mezzi per sottrarci a questo infausto destino.(suicidio) Il romanzo fu censurato per questa idea del suicidio come mezzo della natura per sfuggire ai dolori della vita 5 17 Marzo Questa è la lettera che compare per la prima volta nell’edizione zurighese del 1816 anche se Foscolo cerca di dire che era già stat pensata prima dell’ortis. È divisa in 2 parti: la prima è una critica politico - morale, la seconda ritratta la vita nei colli Euganei. Parla di amor di patria come passione che infiamma i petti dei giovani anche grazie ai fortunati eventi (si riferisce alla rivoluzione francese), ma si tratta di un desiderio che deve restare nascosto. Poi parla di libertà venduta a chi si professa liberatore d’Italia, chiaramente si rivolge a Napoleone che ormai (1816) è un falso ‘timoleone’ (personaggio liberatore antitirannico). A un certo punto Jacopo propone una società nella quale la religione fa da collante; la società senza religione sarebbe un mondo di belve, suggerisce quindi che i preti e i frati siano sacerdoti, cioè recuperare il significato che aveva la religione dal punto di vista pagano, non più un’istituzione politica. Poi il diritto di proprietà della terra ai plebei perchè solo tramite questo i plebei possono diventate cittadini, la proprietà si lega anche alla sepoltura presso il proprio terreno, i miei cari hanno diritto a ricordarmi e a tenere in vita il ricordo postmortem. Nella seconda parte parla dei libri nella biblioteca del signor T, libri di filosofia che si è fatto mandare per leggere, da queste letture tura fuori una serie di conclusioni: Che il non conoscere gli uomini è pur cosa pericolosa; ma il conoscerli quando non s’ha cuore da volerli ingannare è pur cosa funesta, la Seconda conclusione è che diverse visioni in diversi libri non conducono in fine da nessuna parte se non allo scetticismo, il mondo è un caos, la Terza conclusione è che nonostante lo scetticismo Jacopo si sente animato da questo amor di patria. resta comunque ‘sciaguratissimo’ a causa di una volontà così forte che però non ha potere: se Jacopo parlasse, apparirebbe ridicolo come i paladini dei romanzi; meglio astenersi dunque: questa posizione rispecchia quella di molti letterati che scelgono il silenzio, piuttosto che adeguarsi al nuovo regime dell’Italia napoleonica (1802-1803). Poi conclude parlando dell’amore per Teresa che ancora non è stato rivelato ed è un fantasma come le sue altre passioni. 3 - 11 Aprile Nel 3 aprile ha una riflessione meditativa, parla della compassione fra sventurati e poi un passaggio lirico - descrittivo di come la natura sia tornata bella, questo passaggio è un auto citazione. In quella del 6 ci dice che Odoardo è ancora a Roma ma non vuole approfittarsi della sua assenza ma allo stesso tempo rimane l’ombra dei questo amore impossibile (non ha scelto la via della prudenza), ci parla della felicità come illusione perchè si tratta di fantasia. L’11 Jacopo e Teresa; lettura della storia di Gliceria tratta dal Socrate delirante di Wieland. Gliceria è la ragazza scomparsa prematuramente e compianta dal suo innamorato. Ha la funzione di raccordo con la storia dello sventurato Olivo (vedi lettera del 17 aprile) e del Frammento della storia di Lauretta (vedi lettera del 29 aprile). Tutte storie di amori impossibili, suggellate dalla morte. 6 17 aprile Racconta la storia di Olivo e il suo amore infelice, uomo che Jacopo ha conosciuto e ci dice che lui ormai defunto ha lasciato la sua ragazza che adesso sta con un parente del signor T, infatti rincontra lei. La storia inizia con Jacopo seduto per terra giocando con la bambina, lei entra e lui vedendola, si alza per salutarla calorosamente, lei non lo riconosce e gli fa un complimentuccio, sono le c.d. buone maniere, saluto freddo. Si mettono a parlare e lui le chiede notizie di Olivo, lei gli dice che è morto e Jacopo sconvolto ne descrive le qualità a Teresa. Questa scena è descrivibile come una scena teatrale. Il marito di lei inizia a narrare la vicenda di questi fratelli che si sono scannati per una causa - intermezzo di Jacopo che parla di chi è ricco può comprarsi la gratitudine e tiranneggiare le virtù, scrive dell’uomo come animale oppressore. Il discorso è sempre che le anime elette, gli sventurati pieni di virtù non hanno potere che invece è dominato dai ricchi oppressori, ai poveri rimane che consolarsi tra di loro - interviene il marito finendo il racconto e dice che Olivo nonostante rinunciò agli interessi del padre, all’eredità, volle pagarne i debiti perchè questo avrebbe ridato una buona luce mentre il fratello li aveva gettati sotto una luce disonorevole. Jacopo dice che è stato chiamato da dio, lontano dalla ricchezza e lei interviene dicendo che chi ha bisogno di pane non sta a guardare l’onore, Jacopo risponde aizzandosi nella parte in rosa. Poi parla a Lorenzo di come da giovane no aveva nemici sostanzialmente anzi, però era un disinganno quella sua visione. - Olivo doppio di Jacopo: hanno in comune l’intransigenza morale, posta a difesa della propria dignità di intellettuali non nobili e delle rendite che non hanno; - vengono messe in luce le differenze fra Jacopo e Odoardo anche in materia di politica; - è ripreso il tema di Odoardo collezionista di libri, mostrati ai due ospiti; - racconto della morte di Olivo e descrizione del personaggio; ne deriva una discussione fra Jacopo e Odoardo; - Jacopo: associazione virtù-sventura; solo gli sventurati e infelici sono capaci di virtù (“A’ soli afflitti è conceduto di potersi e soccorrere e consolar scambievolmente senz’insultarsi); “l’uomo dabbene in mezzo a’ malvagi rovina sempre”; - Chi è favorito dalla fortuna (specie economicamente) non è automaticamente virtuoso; gli sventurati hanno solo il conforto, cioè l’illusione, della virtù, che, sottolinea poco oltre Jacopo, è forse un “voto nome”; luce funerea del disinganno; Jacopo ha scoperto l’ipocrita crudeltà della società; il soverchiare del ricco sul povero: natura matrigna; - Solo Teresa immagine di virtù e consolazione per gli afflitti; ma un’immagine di virtù che si combina necessariamente alla vita nel dolore. 7 Dal 26 Maggio al 2 Giugno Nel 26 dice a Lorenzo che sta tornando Odoardo, questa cosa lo agita essendo l’elemento reale che smentisce l’illusione. Nel 27 inizia con un monologo interiore, esclude anche Lorenzo, riflette su Teresa. Dopo aver insinuato un potenziale tradimento da parte di lei torna sui suoi passi, anzi torna il tema di seduttore e amore infelice, l’idea del suicidio prende sempre più corpo. Il 28 maggio viene introdotto il tema del delirio, prima parvenza. Il 29 maggio emergono nuovi sintomi di delirio e comunica a Lorenzo di sentirsi malato, compare la malattia. In più rivede Teresa ed è chiaro che non sono in buoni rapporti. Il 2 giugno va lett a in antitesi con quella del 13 maggio. Tutto il bello che abbellisce sostiene di averlo creato come un qualcosa artificiale, è un illusione. Se prima favea caso a non calpestare i ante e formiche, adesso le strappa “gemesse con me l’universo”, addirittura medita di rapire Teresa per farla sfuggire alla prepotenza degli uomini. Conclude dicendo che partirà. Lorenzo - A chi legge Da qui inizia una narrazione diretta da parte di Lorenzo che in quanto testimone racconta on chiave documentaristica le vicende. Dopo la introduzione di se stesso e la narrazione ci racconta di Jacopo con un aspetto trascurato, malinconico e spesso errava per le campagne dei Colli. Torna Odoardo con un giovane pittore, cerca di salutarlo appena tornato e Jacopo rimane sbigottito. Interviene il pittore che gli dice he lo conosceva di nome ed era ansioso di vederlo di persona ma Jacopo da un riposta un pò strana a capirsi e quando gli chiedono di spiegarsi meglio prende e se ne va. Odoardo rimane male per questo suo atteggiamento sgarbato e se ne lamenta col signor T, il quale già si preoccupava per la salute di Jacopo. Scopriamo subito dopo tramite Lorenzo proprio, che Teresa è innamorata di Jacopo. Ci descrive l’atmosfera di quella casa come irrequieta, Odoardo era poi infastidito dall’atteggiamento di Jacopo incapace anche di simulare, una volta poi gli sbottò addosso perchè Odoardo giustificava il trattato di Campo Formio, da qui si fece sospettoso del suo atteggiamento. Passa così tuto giugno e Jacopo divine sempre più tetro, non si fa vedere, non scrive alla madre, viene visto da contadini cavalcare a briglia sciolta a grande velocità. Una mattina il pittore stava prendendo i colli come modello e sentì la sua voce dal bosco, declamava dei versi del Saul (atto II, scena I). Poco dopo lo vide arrampicarsi fino la cima della montagna arrivando quasi a buttarsi suicidarsi. Una sera mangiando a casa tutti insieme pregò Teresa di suonare l’arpa (la musica di lei è tipo il canto di David per Saul/Jacopo?), inizialmente sembrò gradire la cosa ma poi si fece sempre più malinconico e triste, Teresa lo nota e anche lei si sforza di trattenere il pianto, Jacopo a sua volta nota lei che si trattiene e se ne va. A questo gesto i lo padre chiede a Teresa se vuole mandare tuti in rovina (economica) e lei si getta su di lui piangendo e gli confessa tutto. Il giorno seguente vedendo Jacopo 10 mentre si stava facendo fare il ritratto nuziale, gli passa accanto e sottovoce gli dice che suo padre sa tutto, lui inespressivo. Se ne va e non ritorna neanche a mangiare la sera, non fino a mezzanotte. Da qui torna per poco a esserci le lettere di Jacopo partendo da ‘Mezzanotte’ dove introduce il tema di dio e di come ci si stia rapportando, è andato in chiesa. All’alba La prima parte è ancora Jacopo poi interviene Lorenzo - continua a parlare a dio e chiede di essere maledetto perchè reo di aver baciato Teresa che è in realtà innocente. Dice anche che si sente in un certo senso abbandonato più o meno, cioè che non c’è dio non lo sente, mi sembra una similitudine col Saul rispetto al potere divino. Ricomincia poi la narrazione e Lorenzo adesso è uno scrittore e la sua narrazione diventa più elaborata. Ci dice che Jacopo è sempre più malato fornendoci un’indicazione, ovvero il fatto che il signor T, alla luce dei fatti, vuole che Jacopo party a almeno per dei mesi. C’è un passaggio in cui il signor t non odia Jacopo ma lo teme come minaccia per la sua volontà di rialzarsi economicamente con il matrimonio della figlia, anzi in realtà stima Jacopo, nutre una simpatia intellettuale per il giovane. Ritorna il tema polito che avevamo abbandonato alla lettera del 17 marzo. Adesso il politico riemerge e Lorenzo racconta della difficile situazione politica vissuta a Venezia con l’occupazione degli austriaci e le persecuzioni di molte persone; qui Lorenzo parlerà di sè assumendo i contorni di una persona reale. (Domanda d’esame può essere su Lorenzo e sulle differenze tra lui e Jacopo, come il fatto che Lorenzo è più ragionevole e dove possiamo vedere queste cose) Apprendiamo che Jacopo scrive una lettera a Teresa e una a la madre prima di andare via, su invito del signor t. Vorrebbe salutare Teresa ma non riesce a vederla e allora le scrive. È importante perchè viene introdotta una lette che per la prima volta non è per Lorenzo. Jacopo consegna la lettera per lei all’ortolano e nel frattempo parte. Jacopo comunica a lei il suo addio e le chiede il ritratto, vuole portare con se questo ritratto. È importante prchè nel distacco da Teresa diventa un simulacro, diventa il sostituto di lei. All’interno dell’addio, oltre questo, tornano i temi già incontrati, la sepoltura con le immagini di morte sepolcrali, fa riferimento a una lettera che lei gli scrisse quando lui era a Padova. Ci dice, scrive, anche che questa lettera aveva segnato l’inizio del loro amore. Chiede poi di consegnare il ritratto a Lorenzo che glielo avrebbe portato; oltre alle parole per lei scrive un biglietto per il signor t nel quale dice che la lettera per Teresa forse non va bene e allora mette un biglietto sostitutivo da darle. 11 Rovigo, 20 Luglio Jacopo ci fa capire in questo quadro cosa non va, cioè i destinatari dei suoi scritti iniziano a confondersi, diventa difficile capire a chi sta scrivendo. In questa irriconoscibilità è come se le coordinate temporali si annullassero, dovuto a una specie di ansia di morte. Anticipo segreto lettera 14 marzo. Ferrara, 20 luglio, a sera ‘tutto è un punto’ significa proprio l’acronia, tutto è confuso. Tornano diverso temi, rintracciamo di nuovo la colpa, in preda all’ansia di morte si sente colpevole per aver trascinarto lei nella tempesta e si etichetta negativamente come seduttore. Si rivolge poi al signor t come ‘Padre crudele’ con la p maiuscola, questo rappresenta probabilmente quel passaggio che stava avvenendo di distacco tra giovani e vecchi, inoltre parlerà del padre di lei come spregevole e di lei come sua vittima sacrificale. Viaggi di Jacopo Da Bologna Jacopo torna a chiedere a Lorenzo il ritratto di Teresa e gli dice che neanche l’oppio riesce a calmare il suo stato. Fa menzione anche di un episodio che riconduce al tema della giustizia in modo teatrale, cioè l’episodio di 2 sciagurati che devono essere giustiziati davanti al pubblico, critica questo tipo di esecuzioni pubbliche a cui il popolo accorre come sorta di spettacolo per far credere la la giustizia funzioni e per incutere timore. Fa notare però che è solo la povera gente che sale sui patiboli. Jacopo si trova ad assistere a queste esecuzioni come se nonostante il passato della rivoluzione francese non fosse cambiato nulla. Firenze 7 settembre Jacopo visita i sepolcri della chiesa di santa croce, qui viene ripreso nuovamente il tema politico perchè fa riferimento a Machiavelli. Qui Jacopo muove una critica nei confronti dei mausolei perchè fatti come testimonianza del passato ma ne parla, ai suoi tempi, come un’ipocrisia nel senso che i morti sono il motivo per cui la situazione attuale miserabile della classe politica perseguitano i poveri (era una cosa così più o meno). Il paesaggio fiorentino rievoca nella memoria di Jacopo alcuni posti dei Colli Euganei. L’elemento dlela sepoltura inncerta diventa ancora più forte, dato che pellegrina in giro. Alla fine della lettera parla di Teresa e del suo matrimonio “Teresa ha giurato” nel senso che ha sigillato il matrimonio, sente queste parole come una sentenza di morte. 17 Settembre Caso raro nell’Ortis: Jacopo da voce alle lettere di Teresa e le trascrive, le gli scrive di vivere senza di lei e gli dice che lo ama ma non può. a un ceto punto non si capisce Jacopo a chi stia parlando se a Teresa o Lorenzo “con chi parlo? E a che pro?”. 12 5 Marzo, Rimini Continua il pellegrinaggio, si sposta verso Rimini, gli giunge notizia che Teresa si è sposata. Ore 11 sera Inizia la lettera dicendo che Teresa si è sposata. Cambia il suo atteggiamento. È la sua sentenza di morte. Rispetto all’irrequietudine di prima adesso c’è una calma sepolcrale, quasi inquietante - inizia la catastrofe. Da qui comincia a intervenire ancora Lorenzo e proprio da questi punti hanno definito l’inizio della catastrofe lenta, l’inizio della fine. Jacopo ci dice che le illusioni non ci sono più, il velo è caduto, “tutto è calma”. Poi Lorenzo ci dice che non gli ha scritto espressamente da Ravenna ma è riuscito a ricollegare i pezzi e i frammenti, abbiamo qui un Lorenzo regista che mette insieme questo collage di lettere e pezzi. Jacopo a Ravenna invoca dante e va a trovare la sua tomba, anche lui esiliato lo vede come doppio. (13 Marzo) Qua Jacopo smette praticamente di scrivere e Lorenzo è quel regista che rimette insieme il collage. Ci racconta che mentre era la la mamma di Jacopo e videro arrivare Michele e pensavano fosse successo qualcosa non essendo con lui, Michele dice che sarebbe arrivato nei prossimi giorni. Torna ai Colli Euganei e s’incontra con Teresa il padre Odoardo e la sorellina, Teresa quasi sviene quando lo vede, il signor T a malapena lo saluta, stessa cosa Odoardo m ancor ameno e l’unica che gli corre addosso per salutarlo è Isabellina. Odoardo gli chiede se a breve riparte per Venezia, domanda che fa intuire che è chiaramente non gradito. Michele torna la sera, mezzanotte circa, e vede Jacopo allo scrittoio impegnato su delle carte, molte stracciate altre bruciate. L’ultimo intervento di Lorenzo ci diche che Jacopo diede una bibbia a Odoardo, testo importante, uno di quei testi antichi imprescindibili che a lui mancavano. 14 Marzo Segreto - incoerenza Jacopo svela il segreto a Lorenzo cui aveva accennato monella lettera del 20 luglio. Racconta che nei giorni del suo forsennato dolore, quindi dopo il bacio, era sera e cavalcava a briglie sciolte a grande velocità, vide sbucare una persona in un vicolo stretto, cercò di indirizzarlo ma nella velocità e confusione il cavallo lo prese e fracassò il cranio. Provò a soccorrerlo ma morì poco dopo. Torna a casa distrutto e il girono dopo lo ritrovarono, subito si allontana dalle colpe aiutando la famiglia dell’uomo dando una somma al figlio che si voleva fare prete e combinando un fidanzamento della figlia con il castaldo. Qui c’è chiaramente l’argomento della giustizia che si ritorce contro Jacopo, l’ha fatta franca a discapito di un poveraccio, pur avendo poi arricchito la famiglia. Chiede poi a Lorenzo di raccontare questo segreto una volta morto. Reinterviene Lorenzo e ci racconta l’ingresso in casa del signor T di Jacopo con Teresa fuori in giardino e Odoardo che legge in balcone. Posa il libro che teneva in 15 mano, ne prende un altro e si incammina verso le sue stanze, il libro posato era il volume IV delle tragedie di Alfieri, la scena IV del Saul. Poco dopo altra citazione del Saul: Scena IV, Atto IV, sempre in versi. Odoardo esce dalla sua stanza e lo sente declamare, parlano brevemente del viaggio di Jacopo che a breve sarebbe ripartito e Odoardo cogli chiede se sarebbe tornato tra tanto, lui rispose “potrei quasi giurare che non ci rivedremo più”, il signor T preoccupato diceva che gli si leggeva la morte in volto. Si chiuse poi in casa e scrisse dei versi che Lorenzo riporta frammentariamente: Nel primo parla di viltà e suicidio, poi si rivolgeva alla luna “amica Luna”, qui inizia a scrivere riflettendo sulla natura, cita poi il Saul con “bell’alba è questa” ed esprime una soggettività cioè il verso la natura “finchè io ti vedeva bella” si riferisce al passato quando era felice, mentre adesso “Ma nella mia disperazione ti ho poi veduta con le mani grondanti di sangue” la vede da un’altra prospettiva, dice che regola la vita e morte degli esseri indifferentemente. Si immagina poi una risposta diretta della natura che scrive e dice che effettivamente l a morte è un qualcosa che la natura ha dato all’uomo come la nascita e nazi sono più i modi per sfuggire alla vita che per arrivarci; la natura gli chiede se questo dono che gli ha dato non è più a suo beneficio perchè rimanere con lei, in vita?. Interviene di nuovo Lorenzo dicendoci che ci dice ciò che gli è stato raccontato e ha visto (ricorda questa testimonianza il ruolo degli apostoli per Gesù), racconta che fino al 19 marzo non seppe nulla. (19 Marzo) La lettera non fu datata ma fu scritta il 19. Gli scrive che vorrebbe incontrare Teresa prima di partire ma ha paura di incontrare Odoardo. È andato a trovare ‘la donna decrepita che vivi e ancora’ sua madre (?). Lorenzo rimporta due frammenti scritti probabilmente la stessa notte. Nel primo parla di smascherare la morte che significa morire senza turbamento e nel secondo richiama un immagine shakespeariana del coltello e la morte, in particolare Macbeth. 20 marzo, sera Jacopo racconta dell’addio dato a Teresa, lei mantiene la sua promessa e piangendo gli da il suo ritratto, lui rientra a casa e brucia molte delle sue carte/ scritti, rimangono solo quelli su Marco Aurelio e un pezzo dove cita Pascal e riflette su un senso esistenziale, elemento di modernità che troveremo nel romanzo moderno che scardina il romanzo tradizionale. In una notte insonne scrive una lettere per la madre dove aggiunge una nota per Lorenzo dove gli chiede di occuparsi o della madre, poi scrive anche a Teresa. 16 Mercoledì ore 5 Lettera addio per Teresa è divisa in più parti che sono separate da altre lettere, qui la prima parte. Le scrive che non è lei la causa della sua morte ma che i delitti umani, le ingiustizie e la patria venduta lo avevano già predestinato, lei poteva al massimo alleviare il dolore. Riappare come figura angelica anche se di una teresa che ora non c’è più, si riferisce alla ‘sua’ teresa, quella anteriore al matrimonio con Odoardo e che conservasse ancora la sua innocenza (penso si riferisca alla verginità). Le chiede infine di assistere la madre e di andarla a trovare. Interviene Lorenzo e ci parla a del viaggio che hanno fatto fino a venezia per andare a trovare la madre di Jacopo, si danno un addio, lei ha l’impressione che non lo rivedrà più. Diche poi che ha saputo che è andato a trovare la tomba di Lauretta ma la chiesa era chiusa e va allora dalla madre di lei senza parlare della figli , le chiede di andare a consolare sua madre. Si accorge nel che ritratto dipinto da Teresa c’è un riferimento del lago dei cinque fonti, con anche Jacopo dentro, dipinto da Teresa e donato da lei alla madre del giovane: Jacopo si accorge del quadretto a casa della madre soltanto ora e appone accanto al verso di Dante (libertà va cercando ch’è si cara) un altro verso (Come sa chi per lei vita rifiuta, Dante, Purg. I, Virgilio su Catone), che ne completa il senso anche rispetto alla imminente fine di Jacopo. Inoltre trova dietro il quadro una treccia di Teresa e lui si taglia un ciocca di capelli e li unisce per sigillare il loro legame. Rientra poi a Padova dal professor Cesarotti che lo ospita e se ne va poi al Colli Euganei. Venerdì ore 1 Jacopo scrive la lettera d’addio a Lorenzo, ci parla di un tentativo di avvicinamento a dio e al cielo ma infondo ci fa capire che non crede veramente a una vita dopo la morte. Gli racconta che gli era presa di scrivere a Teresa e di proporle un doppio suicidio ma poi si ricrede in quanto lei non più vergine ma si era corrotta dalle braccia di un altro. Fa poi una specie di piccolo testamento di dare dei libri al signor t, l’orologio a Michele, la morte si avvicina. Continuo lettera per Teresa seconda parte Le comunica che è arrivato il momento di morire, vuole risollevarla dal senso di colpa, liberandola e facendole vivere il suo amore con Odoardo ma comunque le chiede di guardarlo con pietas, le chiede di andare a trovare il suo sepolcro. Si immagina poi responsabile di questo suo amore per Teresa e di questa illusione che aveva, quindi di un dio che viene evocato come responsabile del suicidio, essendo anche il dio di Teresa, e avendola scolpata, è forse un pò colpevole infine. Torna Lorenzo a raccontarci l’ultimo ennesimo addio di Jacopo, a Teresa e tutti. L’unica che ha piacere a vederlo è la piccola Isabella ma quando saluta tutti per andare via dicendo “l’indomani non sarò più qui” scoppia a piangere fragorosamente. 17
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