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Riassunto Umberto Saba, Appunti di Italiano

Riassunto su Umberto Saba tratto da "I classici nostri contemporanei"

Tipologia: Appunti

2019/2020
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Caricato il 08/05/2020

alisia-taddei
alisia-taddei 🇮🇹

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Scarica Riassunto Umberto Saba e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! UMBERTO SABA. 1.LA VITA. Umberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli, nasce a Trieste il 9 marzo del 1883. il padre è un nobile veneziano che abbandona la famiglia prima della nascita del figlio, la madre triestina di origini ebraiche si trova così ad affidare il piccolo nei primi tre ani di vita ad una nutrice slovena. Dopo aver interrotto gli studi, Saba si dedica alla poesia. Di carattere introverso e incline alla depressione, ha una vita segnata da profonde crisi esistenziali che trovano consolazione nella poesia. Tra il 1905-1906 soggiorna a Firenze dove entra in contatto con gli ambienti intellettuali della rivista “La Voce”. I rapporti diventano ambigui perché gli altri consideravano la formazione di Saba arretrata e provinciale e i suoi versi troppo tradizionali, tanto da non pubblicargli il saggio Quello che resta da fare ai poeti. Nel 1909 Saba sposa Carolina Wolfler dalla quale avrà una figlia. Successivamente pubblica le sue prime raccolte poetiche che vengono accorte freddamente dalla critica. Viene richiamato alle armi ma riesce a sfuggire all’azione. Ritorna a Trieste e acquista una libreria antiquaria. Nel 1921 pubblica il Canzoniere e alcuni anni dopo sulla rivista Solaria viene pubblicato un saggio interamente dedicato alla sua opera. Nel 1929 a causa dell’aumento delle crisi depressive si sottopone a una terapia psicoanalitica con un allievo di Freud. Nel 1938 si rifugia a Parigi per sfuggire alle leggi razziali e poi tra Roma e Firenze grazie ad Ungaretti e Montale. Nel 1957 muore a Gorizia. Origine del nome SABA: -Cognome della balia -ebraico “pane” -Giordano Castellani significa “nonno” in ebraico 2.IL CANZONIERE. Il Canzoniere raccoglie tutta la produzione poetica di Saba, dal 1900 al 1954, ed è stato pubblicato in quattro edizioni. L’edizione definitiva dell’opera risulta divisa in sezioni, che sono a loro volta raggruppate in tre “volumi” corrispondenti ai più ampi archi di sviluppo temporale della giovinezza, della maturità e della vecchiaia. Saba definisce la sua raccolta poetica come «la storia di una vita» e una sorta di «romanzo psicologico», sottolineandone due aspetti fondamentali: la struttura unitaria e il carattere autobiografico. Il Canzoniere si presenta come un testo organico non solo perché i componimenti sono collegati dal punto di vista tematico e tendono in genere a proseguire un discorso già avviato, ma perché ogni parte acquista significato alla luce dell’insieme, proprio come accade nella «storia di una vita». Le vicende esistenziali affrontate nel Canzoniere non valgono per se stesse, ma acquistano un valore esemplare e paradigmatico; non si tratta cioè del mero resoconto della propria vita, in quanto Saba trae ispirazione dal proprio vissuto per parlare di tutta l’umanità, trasferendo la propria esperienza particolare sul piano di una riflessione generale sulla condizione dell’uomo e sulla vita. La volontà di dire qualcosa di valido per l’uomo si pone in rapporto con la riflessione di Saba sul nesso tra poesia e verità. Egli prende le distanze dalla concezione estetizzante che dominava in quel periodo in Italia e si propone di fare non tanto della “bella poesia”, ma della «poesia onesta», animata da una sincerità volta a fare chiarezza dentro di sé e nei rapporti con gli altri. Anche la poetica dell’Ermetismo e le esperienze dei grandi poeti del Novecento (Ungaretti e Montale) gli rimarranno sostanzialmente estranee, nel rifiuto di un dettato di ardua comprensione e dell’analogia come tramite di un rapporto misteriosamente allusivo con la realtà. Il desiderio di sincerità spinge Saba ad andare al di là delle apparenze, per svelare «la verità che giace al fondo». È uno strumento di scavo interiore per arrivare al nucleo fondamentale delle cose Il suo approccio poetico alla realtà vuole indagare i sensi riposti e segreti delle cose, facendoli emergere in superficie, ma tale ricerca non intende svelare alcun significato metafisico. Per Saba la poesia non si occupa (come avviene per Ungaretti) di attingere e svelare una verità superiore e mistica, di tipo irrazionale, attraverso intuizioni improvvise. La verità che Saba ricerca è tutta terrena, riguarda l’uomo e le motivazioni profonde del suo agire, motivazioni che sono identiche per tutti gli uomini. Lo strumento privilegiato per comprendere la realtà umana è per Saba la psicoanalisi di Freud, che, sgombrando il campo da qualsiasi condizionamento moralistico, mostra le pulsioni inconsce, spesso inconfessabili, che stanno alla base delle azioni e dei pensieri umani. La scoperta della «verità che giace al fondo» può assumere per il poeta anche una funzione terapeutica, proprio come nella pratica psicoanalitica il rinvenimento delle pulsioni inconsce che hanno determinato l’insorgere della nevrosi può liberare il paziente dalla nevrosi stessa. Saba afferma di aver subito anche una forte influenza da parte di Nietzsche, «non di Nietzsche del superuomo che affascinò d’Annunzio e troppi altri, ma dello psicologo che tante verità intuì dell’anima umana, per cui la sua opera può essere considerata anche come l’immenso preludio alle scoperte di Freud» tematiche principali. La crisi della parola, che investe la poesia novecentesca, non trova terreno propizio in Saba; l’autore adopera senza timori il linguaggio della quotidianità, ma utilizza anche termini desueti che appartengono al patrimonio poetico della tradizione. La predilezione per un lessico che definisce le cose con precisione, anziché essere allusivo o evocativo, corrisponde alla scelta di una struttura sintattica articolata e ben definita, che non rifiuta i facili ritmi della musicalità popolare o certe modulazioni proprie del melodramma. La poesia di Saba è sempre sostenuta da una chiarezza del dettato che usa modi semplici e immediati, con un lessico volutamente povero e comune. Il “rischio” della banalità è consapevolmente accettato, per la scommessa di riuscire ancora a ottenere effetti poetici anche dagli elementi più scontati del discorso. Questa riduzione al “grado zero”, ossia a un livello elementare, della scrittura poetica obbedisce a un movimento di limpida e lineare efficacia, che dal soggetto si sposta sulla realtà anche più dimessa e quotidiana per giungere a interrogarsi sui significati essenziali e universali della vita. Negli anni delle avanguardie Saba non esita ad adottare gli schemi poetici del passato, come la metrica regolare e l’uso delle rime. La sua poesia è stata definita come espressione di una linea “antinovecentista”, a cui aderiscono anche altri poeti che rifiutano le più vistose e spericolate innovazioni della ricerca poetica del Novecento, e sembrano tornare a una poesia tradizionale. Nonostante il rifiuto delle soluzioni poetiche contemporanee, la produzione di Saba subisce un’evoluzione anche sul piano delle soluzioni tecniche, come mostra il ricorso al verso libero o a una struttura di tipo drammatico che si realizza nell’uso del dialogo. T1)A MIA MOGLIE. Fa parte della sezione Casa e campagna, che comprende sei poesie scritte nel 1909-1910. L’immagine femminile che traspare dal testo risulta del tutto inconsueta e originale all’interno della tradizione poetica italiana, dove la donna è vista per lo più secondo un processo di idealizzazione e di cristallizzazione in tipologie ben definite. Nulla id tutto ciò in queste strofe, che si snodano, secondo un’ordinata sequenza, proponendo una serie di successivi confronti fra la moglie del poeta e le femmine di numerosi animali. Il poeta, come il fanciullino, ama gli animali, che per la semplicità avvicinano a Dio, alle verità cioè che si possono leggere nel libro aperto della creazione. Lo sguardo del fanciullo non finge uno stupore innocente, ma presuppone la presenza di un adulto, che osserva le cose nella loro concreta immediatezza, senza reticenze e inibizioni. I paragoni suggeriscono atteggiamenti e gesti precisi, volti ad illustrare le qualità fisiche e morali della donna: la scrittura di Saba si propone di cogliere con proprietà le cose, senza alludere o eludere. Gli animali perdono qui ogni funzione di tipo simbolico o allegorico-morale. Equivalenti della persona femminile, essi vivono anche nella loro configurazione autonoma: in questo modo l’uomo trova nella natura lo specchio di se stesso. L’efficace linearità del procedimento è rafforzata dall’uso di un linguaggio semplice e vicino a quello quotidiano, appena elevato da una patina di arcaismo letterario, che conferma i debiti contratti da Saba nei confronti della tradizione poetica ottocentesca. T2)LA CAPRA. Fa parte della sezione Casa e campagna. La situazione del dialogo fra il poeta e una capra è collocata in un quadretto di umile quotidianità, dove ogni aspetto assume un significato simbolico. La presenza dei un animale non richiama la tradizione favolistica, ma si fa espressione di un messaggio di dolore che va oltre l’occasione poetica. Dopo una situazione colloquiale, Saba definisce la prima strofa con un taglio nitidamente descrittivo, di semplice ed essenziale efficacia. Gli attributi della capra indicano una condizione di infelicità che umanizza l’animale. Più ambigua risulta la determinazione “sazia d’erba”, che sembrerebbe alludere almeno a una soddisfazione dei
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