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Riassunto Vita di Temistocle - Plutarco, Sintesi del corso di Storia

Riassunto vita di Temistocle - Plutarco: Gioventù, La battaglia di Maratona e i proventi del Laurio, Rivalità con Cimone Filaide e la correggia, La battaglia di capo Artemisio e delle Termopili, Sacco di Atene e il decreto Trezene, La battaglia di Salamina, Dopo le guerre persiane, La fortificazione di Atene e del Pire, La votazione nell’Anfizionia delfica, L’ostracismo.

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016
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Caricato il 18/06/2016

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Scarica Riassunto Vita di Temistocle - Plutarco e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! Vita di Temistocle (Plutarco) Gioventù (educazione e dissidio con Aristide) Temistocle (della tribù Leontide e del demo meridionale di Frearrioi) della gente dei Licomidi è un metroxenos (di sangue misto) figlio di padre ateniese Neocle (discendente del ramo cadetto licomide) e di madre tracia Abrotono o forse caria (di Alicarnasso) Euterpe. L’appartenenza di Temistocle alla gente dei Licomidi è comprovata dal restauro (da lui promosso) del santuario dei misteri di Flia (proprietà comune dei Licomidi) dopo l’incendio dei barbari. Temistocle (giovane pieno d’impeto, d’indole perspicace, di grandi propositi ed incline alla politica) è uno studente svogliato e non curante ma fiducioso nelle sue doti naturali (non saprebbe accordare una lira ma riuscirebbe a rendere grande e illustre una città piccola e oscura). Suo maestro di gioventù è Mnesifilo di Frearrioi (non un retore né un filosofo naturalista) bensì un sapiente (alla maniera di Solone) che gli insegna la destrezza in politica e l’intelligenza pratica. Temistocle (che primeggia in politica) affronta l’inimicizia di Aristide (di orientamento opposto al suo) la cui avversione potrebbe avere u’ origine giovanile (sono ambedue innamorati di Stesileo di Ceo) o essere dettata dal diverso stile di vita (Aristide ha un carattere retto e dolce e pratica la politica non per gloria ma per garantire sicurezza e giustizia). La battaglia di Maratona e i proventi del Laurio Temistocle diserta le bevute (con i compagni) senza riuscire a dormire per l’impresa compiuta da Milziade II Filadie a Maratona contro il barbaro e che ritiene l’inizio di un grande scontro (mentre gli altri considerano la vittoria ateniese come la fine della guerra). Temistocle convince gli Ateniesi a destinare i proventi dalle miniere del Laurio ai cittadini più ricchi come credito da impiegare nella costruzione di una grande flotta e li persuade sfruttando il rancore e la rivalità verso gli Egineti (padroni dei golfo Saronico) invece di agitare lo spauracchio del lontano e poco temibile persiano. Rivalità con Cimone Filaide e la coregia Temistocle (ambizioso) è considerato (dagli Ateniesi) vanitoso come uno sconosciuto che senza mezzi o meriti vuole elevarsi al livello dell’illustre Cimone Filaide (contro il quale gareggia alle Olimpiadi). Temistocle vince come corego nei concorsi tragici e piace alla gente perché si presta a fare da arbitro nelle contese tra privati. Crescendo il suo favore popolare fa bandire Aristide con l’ostracismo. La battaglia di capo Artemisio e delle Termopili Quando Serse organizza i preparativi per una nuova spedizione contro la Grecia, tutti i candidati alla strategia rinunciano (spaventati) e solo Epidice (un politicante vile d’animo e sensibile al denaro) aspira al comando. Temistocle (nel timore che la situazione sia compromessa) compra l’ambizione di Epidice con denaro ed è elogiato per il suo comportamento nei riguardi dell’interprete dell’ambasceria persiana, inviato a chiedere (in omaggio) terra e acqua. Questi è arrestato e messo a morte per decreto del popolo per aver posto la lingua greca al servizio delle ingiunzioni dei barbari. Temistocle (assunto il comando) cerca d’imbarcare i cittadini sulle triremi e di convincerli ad affrontare i Persiani sul mare (il più lontano possibile dalla Grecia) e guida una spedizione a Tempe (insieme agli spartani) per difendere la Tessaglia dall’avanzata persiana. La spedizione si conclude in un nulla di fatto, la Grecia centrale (Tessaglia e Beozia) cade nelle mani persiane e gli Ateniesi assecondano maggiormente la politica navale di Temistocle che viene spedito con una flotta al capo Artemisio (per sorvegliare lo stretto dell’Euripo). Qui Temistocle cede (per comune volontà dei Greci) il comando della flotta allo spartano Euribiade che di fronte alla moltitudine delle navi persiane, decide di ripiegare verso l’intero (tenendosi stretto al Peloponneso) ritenendo impossibile il confronto con le forze navali del re). Gli Eubeesi (nel timore di essere abbandonati) intavolano trattative segrete con Temistocle inviandogli Pelagonte (con molto denaro). Temistocle lo accetta e lo consegna ad Euribiade. Nella battaglia dell’Artemisio gli Ateniesi «pongono un fulgido fondamento di libertà» ma per le notizie giunte dalle Termopili (morte di Leonida e la conquista del passo da parte di Serse) ripiegano verso l’interno della Grecia. Temistocle (costeggiando il paese) fa incidere su pietra (presso gli ancoraggi e le fonti d’acqua) delle scritte che incitino gli Ioni a danneggiare la flotta persiana di passaggio. Sacco di Atene e il decreto Trezene Serse scende dalla Doride nella Focide senza che i Greci si muovano in loro difesa e mentre gli Ateniesi li scongiurano di affrontare il nemico in Beozia (davanti all’Attica) questi si tengono stretti al Peloponneso (concentrando tutte le forze nell’Istmo) e lasciano Atene scoperta contro migliaia di soldati (costringono gli Ateniesi alla fuga). Ma l’ateniese comune non concepisce una salvezza ottenuta con l’abbandono della città (ovvero dei santuari degli dei e dei sepolcri dei padri) e Temistocle (nell’impossibilità di attrarre dalla sua la moltitudine con ragionamenti razionali) escogita una messinscena con segni divini ed oracoli (simile a quella delle tragedie) atta a suggestionare gli Ateniesi: la scomparsa del serpente dal recinto sacro induce i sacerdoti (ispirati da Temistocle) ad annunciare alla folla che la dea ha abbandonato la città per guidarla verso il mare. Temistocle fa approvare un decreto per cui tutti i cittadini in età militare s’imbarcano e si mettono in salvo (trasferendo mogli e figli) a Trezene. Gli equipaggi sono foraggiati o dall’Areopago che fornisce 8 dracme a ciascuno dei combattenti (Aristotele) o con uno stratagemma dello stesso Temistocle che usa il denaro pubblico della dea (Clidemo). Temistocle (per paura che Aristide si unisse al barbaro) propone un decreto per far tornare (temporaneamente) ad Atene i cittadini esiliati. Inoltre si oppone a Euribiade che (al comando della flotta) vuole far vela sull’istmo (dov’è ammassato l’esercito di terra) e convince i Greci a combattere per mare (che aderiscono al suo piano dopo che una civetta si posa sull’albero maestro della nave da cui sta parlando lo stesso Temistocle). La battaglia di Salamina L’affare Sicinno Ma dopo che la flotta persiana si avvicina all’Attica (dalla parte del Falero) e il re è disceso con l’esercito di terra verso il mare, i Peloponnesii di Euribiade tornano a guardare verso l’istmo. Temistocle, (preoccupato che tutti i Greci della flotta si disperdano ciascuno nella propria città) spedisce Sicinno (un prigioniero di guerra persiano che gli si era affezionato) nell’accampamento persiano, per comunicare al re la generale ritirata dei Greci e indurlo all’attacco (impedendo al nemico la fuga). Il sacrificio Il giorno seguente Serse fa porre uno scranno d’oro lungo la costa per osservare personalmente la battaglia mentre Temistocle (riluttante) segue il vaticinio dell’indovino Eufrantide (consapevole che la moltitudine, nei grandi cimenti e nelle situazioni difficili, ripone speranza di salvezza più nell’irrazionale che nel razionale) e fa sacrificare a Dionisio Mangiatore di carne cruda 3 prigionieri persiani. Lo scontro navale Temistocle sceglie il luogo dello scontro e prima di disporre le triremi greche (poco fonde e più agili) di prua contro quelle persiane (alte e pesanti nei movimenti) attende che si alzi il vento, che danneggia le navi persiane che ora offrono il fianco ai colpi dei greci. L’ammiraglio Ariamene (fratello di Serse) è rovesciato in mare in uno scontro con Aminia di Decelea e Socle di Pallene; verso sera i Greci riportano la più splendida vittoria che Greci o barbari abbiano mai compiuto in mare. La ritirata persiana Dopo la sconfitta nella battaglia Serse (ostinato) tenta di condurre l’esercito a Salamina contro i Greci (ostruendo lo stretto) mentre Temistocle propone di distruggere il ponte di navi all’Ellesponto per «prendere l’Asia in Europa». Ma Aristide (saggiamente) consiglia di indurre alla fuga il Persiano (invece che trattenerlo in Grecia ostruendogli al strada per la ritirata) e Temistocle invia alla corte del re Arnace (un eunuco reale fatto prigioniero) per avvertire il re che i Greci hanno deciso di salpare per l’Ellesponto. Serse (nel grande panico) affretta la ritirata. Temistocle (cui tutti i Greci riconoscono il primato della vittoria sul barbaro) è premiato da Sparta per la saggezza con una corono d’ulivo (Euribiade per il coraggio) ed al suo ingresso alle Olimpiadi successive tutti hanno gli occhi su di lui (dimenticando i contendenti della gara).
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