Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Seneca: Vita Politica e Filosofia - Biografia, Opere e Contesto Storico, Sintesi del corso di Latino

Filosofia anticaStoria antica romanaLetteratura Latina

Biografia di Seneca, filosofo e politico romano, con un focus sulle sue opere e il suo ruolo nella storia romana. Da Cordova a Roma, passando per la sua attività politica e la sua produzione letteraria, tra le quali 'De Brevitate Vitae', 'De Tranquillitate Animi' e i suoi drammi didattici. informazioni sulla sua vita, la sua filosofia e la sua influenza sulla società romana.

Cosa imparerai

  • Che cosa ci dice la vita di Seneca riguardo la sua attività politica?
  • Come Seneca ha influenzato la società romana con la sua filosofia?
  • Quali opere letterarie sono considerate le più importanti di Seneca?

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 24/10/2022

giada-gallo-5
giada-gallo-5 🇮🇹

3

(4)

13 documenti

1 / 9

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Seneca: Vita Politica e Filosofia - Biografia, Opere e Contesto Storico e più Sintesi del corso in PDF di Latino solo su Docsity! SENECA La Vita: (Fonti: Seneca nella sua stessa opera, Marziale negli Epigrammi dai informazioni su Cordova, Tacito negli Annales e Svetonio e Cassio Dione danno informazioni sull'attività politica) 5 a.C Nasce a Cordova in Spagna, dove viene a contatto con le idee filo-repubblicane ed anti-imperiali (Cordova si era schierata con Pompeo ai tempi della guerra civile). Giunto a Roma assai presto, riceve istruzione retorica e filosofica: tra i suoi maestri egli ricorda Papirio Fabiano della scuola dei Sestii, lo stoico Attalo, il neopitagorico Sozione, da cui apprende abitudini di vita sobrie ed austere già ereditate dalla madre. Entra a far parte della setta dei Sestii, molto attiva fra il I sec. a.C. ed il I sec. d.C., che predica una morale intransigente ed un rigoroso ascetismo psicofisico (esame di coscienza, dieta vegetariana); la persecuzione di Tiberio nei confronti di questa setta lo costringe a fuggire in Egitto. 31-32 d.C Torna a Roma e diviene senatore. Sotto Caligola (37-41) rischia la condanna a morte. 41 d.C. L'imperatore Claudio lo manda in esilio in Corsica, accusandolo di adulterio con Giulia Livilla, sorella di Caligola e nipote di Claudio; qui rimane 8 anni. Torna a Roma grazie ad Agrippina, che lo vuole come precettore per il figlio Nerone. 54 d.C.Forse coinvolto nella morte per avvelenamento di Claudio, Seneca tenta di riscattarsi agli occhi dei Romani scrivendo il discorso di elogio che Nerone pronuncia in Senato in onore dell'imperatore. Seneca gestisce il potere del giovanissimo imperatore per più di 4 anni, affiancato da Agrippina e dal prefetto del pretorio Burro (54-58 d. C. = "quinquennio felice"). 59 d.C.Agrippina muore per mano dei sicari di Nerone. Seneca scrive un discorso di accusa nei confronti della defunta e lo pronuncia in Senato: reazione indignata di Trasea Peto, leader dell’opposizione stoica al principato, che lascia la seduta. 62 d.C. Muore il prefetto del pretorio Burro, che viene sostituito dal famigerato Tigellino. Nerone scavalca il suo precettore ed assume il potere, dietro le direttive di Poppea. Seneca, perciò, si ritira a vita privata. Si sposa con la giovanissima Paolina. 65 d.C.Coinvolto nella congiura dei Pisoni, ormai inviso a Nerone e al nuovo prefetto del pretorio, riceve da Nerone l'ordine di uccidersi; sceglie la morte del saggio stoico, facendosi aprire le vene (la descrizione della sua morte è riportata da Tacito negli Annales). La moglie Paolina vorrebbe seguire la sorte del marito, ma viene salvata dai soldati di Nerone. Opere: Dialogi Filosofici: sono 10 diviso in 12 libri, ciascuno è compreso in un libro, tranne il “De ira” che si estende per tre libri. De Clementia: in tre libri, dedicato al giovane Nerone e pubblicato tra il 55 e 56. De Beneficiis: in sette libri dedicato a Ebuzio Liberale composto negli ultimi anni di vita. Epistulae morales ad Lucilium: 124 lettere in 20 libri (62). Naturales quaestiones: in 7 libri, tratto di scienze naturali. Tragedie: - 9 cothurnate (tragedie di argomento greco): Hercules furens, Troades, Phoenissae, Medea, Phaedra, Oedipus (di dubbia autenticità, forse opera di un imitatore di Seneca come indicano l'eccessiva lunghezza e lo stile differente), Agamemnon, Thyeste, Hercules Aetaeus. - 1 praetexta (tragedia di argomento romano): anche se considerata non senecana, è l’unica praetexta ad esserci giunta per intero. Divi Claudii Apokolokyntosis: in forma di satira menippea, composto dopo la morte e quindi la divinizzazione dell'imperatore Claudio. Epigrammi: decina di epigrammi tra i 70 sotto il nome di Seneca, autentici solo quelli sull’esilio. Dialogi filosofici: Non implica la forma dialogica, con personaggi distinti che si scambiano punti di vista, ma piuttosto inteso nel senso di "discussione", ragionamento filosofico condotto con metodo dialettico; Il dialogus è il confronto con un interlocutore fittizio. La forma non è strettamente dialogica, si tratta principalmente di monologhi: sette sono a tema etico psicologico, tre sono consolationes. Consolationes: prime opere di questo genere da noi possedute, e sono tre. - Consolatio ad Marcian: Rivolto alla figlia di Cremuzio Cordo, che non si era mai rassegnata alla perdita del proprio figlio. Seneca richiama alla memoria di Marcia la sua forza d'animo dimostrata in occasione della morte del padre parlando della necessità di accettazione del destino della morte intesa come uno strumento di liberazione dalle pene della vita umana. Nel finale Cremuzio si rivolge alla figlia dicendole di desistere dal dolore e in più viene immaginato il figlio di Marcia che contempla le bellezze dell'universo in compagnia di grandi personalità della storia romana. - Consolatio ad Helviam matrem: rivolto a sua madre come consolazione per il proprio esilio, istituendo un'equivalenza tra l'esilio e la morte; come la morte l'esilio non va considerato male, perché la necessità di cambiare di luogo e legge universale valida per i corpi celesti come per i popoli e le sue persone. Con tale consolazione Seneca lo scopo di accattivarsi le simpatie dell'opinione pubblica per ritornare a Roma, serve a dare una sua immagine positiva. - Consolatio ad Polybium: indirizzata a Polipiu, potente liberto dell'imperatore Claudio, preposto agli archivi e anche incaricato di esaminare le suppliche rivolte all'imperatore.Seneca nel consolare poi Libio per la recente scomparsa di un fratello esprime il proprio desiderio di assistere al trionfo di Claudio, rivolgendo un avere propria supplica perché Claudio lo perdoni. Dialogi: - De breviate vitae: dedicato a Paolino, padre di Pompea, moglie di Seneca; Seneca raccomando a Paolino, una volta conclusi i compiti pubblici, di dedicarsi allo studio e la ricerca della saggezza. Seneca accusa le vanità dell'essere umano e lo spreco del tempo in un'infinità di occupazioni, la brevità della vita dovrebbe essere occupata per dedicarsi alla filosofia utilizzando l'esistenza vantaggio di sé e degli altri. Per Seneca nemmeno l’otium si salva in quanto speso in un'eccessiva cura del corpo e in inutili svaghi; soltanto la saggezza permette dire impadronirsi della vita: tramite una concezione etica del tempo l'existere può mutarsi in vivere. Il pensiero storico ero mai stabile nell'anziano, ma le epistole sembrano consentirgli una non trascurabile sensibilità al pensiero epicureo: con una massima di Epicuro si concludono spesso le epistole dei primi tre libri, o come segno di apertura all'interesse del destinatario o come forma di omaggio al maestro. Nelle lettere a Lucilio la ricerca filosofica senecana raggiunge il punto più alto della sua tecnica introspettiva: si intravede la propria vicinanza ai metodi della scuola dei Sestii, che richiedeva dei veri e propri esami di coscienza, per questo epistole permettono di scandagliare ogni segreto dell’animo. • Il modello dell'epistolario si poteva rifare alle lettere di Platone; seguono le lettere di Epicuro, mentre a Roma si possiede l'epistolario di Cicerone, di tipo privato e non concepito per la pubblicazione, Orazio scrisse epistole in versi, Ovido scrisse lettere fittizie di eroine abbandonate, e anche San Paolo scrisse epistole. • Lettera 7: si rivolge contro la folla che fa perdere la propria moralità, portando ai vizi, critica dunque i giochi circensi che per lui sono barbarie così come barbari sono gli spettatori guardanti. Il modello a lui più vicino e quindi Epicuro: la coscienza individuale è il punto fondamentale in quanto si può convincere una folla ma non le si può insegnare; il rapporto personale è invece efficace per questo secondo aspetto e per questo le lettere sono rivolte a un destinatario preciso che può riflettersi però in qualunque lettore. La componente paideutica è inserita in una cornice di quotidiana progressività sia per il lettore sia per lo scrittore, questo per intendere la filosofia come una pratica giornaliera. Per Seneca è dunque possibile educare chiunque ma preso singolarmente, per questo si concentra sul ruolo dell'esempio: un cattivo esempio finisce per condizionare inevitabilmente per questo bisogna circondarsi di persone capaci di migliorarci, e il modo migliore è il rapporto con una sola persona. Naturales quaestiones Ampio trattato di scienze naturali, in sette libri, dedicato a Lucilio e composta tra il 62 e il 64 d.C.; la presenza di lacune e disuguaglianze nella distribuzione della materia ci portano a credere che l'opera ci sia giunta fortemente in completa e in ordine turbato. Ad ogni libro è associato un elemento diverso: 1. Fuoco 2. Fulmini 3. /4. Acqua 5. Aria 6. Terremoti 7. Comete La maggior parte degli autori a cui si riferisce sono una quarantina di scienziati e filosofi greci. Per Seneca la comprensione della natura era un passaggio obbligatorio per arrivare alle leggi che regolavano i valori dell'individuo e della società, infatti partendo dagli eventi della natura si diffonde nel biasimo dell'insensato i vizi umani. La riflessione moralistica si concentra nelle prefazioni e negli epiloghi dei singoli libri: nel prologo del primo libro ad esempio l'eterno immensità del cosmo viene contrapposta alla caducità delle cose terrene e umane. • Seneca indaga la natura ma non ritiene che l'intelligenza pratica sia paragonabile a quella del pensiero in sé, soprattutto morale. • Questo trattato non è un tipo di pensiero scientifico in senso moderno ma assomiglia più ai testi di Lucrezio e Plinio il vecchio. Pensiero filosofico: Punto di riferimento per il pensiero di Seneca fu la scuola dei sesti in cui confluivano differenti dottrine che si articolavano in un sistema complesso con una viva attenzione per i precetti intesi a regolare la vita quotidiana. Seneca ritrova qui anche l'interesse che mostra per le scienze naturali come strumento di coscienza e di affinamento interiore. Lo stoicismo resta il fulcro indiscusso del pensiero senecano a cui si aggiungono anche l'epicureismo e la dottrina peripatetica; questo perché Seneca considerava la filosofia non come astratta speculazione ma come ricerca di una concreta condotta da attuare nella vita. La filosofia stoica aveva un ruolo importante nei rapporti di Seneca con il potere: lo stoicismo agevolava l'idea di una suprema sovranità da esso teorizzata tra l'ordine cosmico guidato da un'unica provvidenziale volontà e l'ordine umano predisposto per sua costituzione a essere guidato da un'unica altissima autorità politica. Seneca si impegna anche a trovare un ruolo specifico alla filosofia e al filosofo nel contesto sociale e politico: il discorso moralistico per Seneca non è un significato attivo ma è un forte elemento di coesione che cancella le differenze sociali. Le Tragedie Sono divise in cinque atti, hanno i metri lirici dei cori dei carmina oraziani, e il trimetro giambico caratteristico dei dialogo a una forma rigida modellata sui modi greci. Non abbiamo alcuna notizia riguardo alla sua effettiva rappresentazione sulla scena, per questo si è ritenuto che le tragedie di Seneca fossero destinate unicamente alla lettura. Considerata la crisi dei generi drammatici è possibile che le tragedie di Seneca non siano mai state portate sulla scena, questo però non significa che siano state composte con l'intenzione di non essere rappresentate in quanto ricche di componente visiva e scenica: le sue tragedie sono ricche di azioni fortemente drammatiche. Nelle tragedie senecane c'è un'estrema concentrazione dell'azione sui meccanismi morali e psicologici dei personaggi; con questa tendenza si accorda il potenziamento del monologo, in cui emergono meccanismi psicologici. L'elemento tipico del teatro latino, ovvero la presenza di tratti riconoscibili mentre romani contribuiscono all'intensificazione drammatica permettendo l'identificazione del lettore spettatore.le tragedie di Seneca vengono definite “drammi didattici”, ovvero dimostrazioni mitico-poetiche delle leggi morali scoperte dall'autore in veste di filosofo: Seneca infatti isola la virtù o più spesso il vizio come in uno studio psicologico. • Le sue tragedie sono le uniche in nostro possesso d'ambito latino; a Roma la tragedia non aveva avuto grande successo. - Hercules furens (Euripide) - Troades (Euripide) - Phoenissae (Euripide) - Medea (Euripide) - Phaedra (Euripide) - Oedipus (Sofocle) - Agamemnon (Eschilo) - Thyeste (Sofocle, Euripide, Ennio) - Hercules Aetaeus (Sofocle) • “Medea” e “Phaedra” sono due donne razionali che tuttavia non possono resistere alle passioni in Euripide: i personaggi di Seneca sono totalmente accecati dalle passioni, dall'ira, dal furor. C'è quindi uno strato di componente morale storica presentato da un confronto tra mens bona e furor, ira, spesso prevalgono costituendo degli antimodelli. • Ebbero un grande successo, anche per la lingua e le immagini proposte tali da suscitare orrore; lo stile di scrittura è piuttosto drammatico, sia nei versi che nella prosa. Apokolokyntosis L’Apokolokyntosis è una satira minippea, ovvero un componimento comico-parodistico prosimetrico di cui era ritenuto iniziatore Menippo, anche se l’unico esempio di satira menippea interamente conserva resta quella di Seneca. Nella forma generalmente accettata la parola greca Apokolokyntosis significherebbe qualcosa come “trasformazione in zucca”, una allusione parodistica alla divinizzazione dopo la morte all'imperatore e lascia intendere che lo stolto Claudio si fosse trasformato in zucca invece che in Dio. Dopo un Proemio in cui Seneca riprende parodisticamente il luogo comune dell'obiettività e della ricerca della verità, compare Claudio che dopo la morte arriva sull’Olimpo accolto da Ercole, ex semidio esperto in mostri, incaricato da Giove di scoprire chi sia il nuovo arrivato; una volta identificato gli dei discutono della missione di Claudio il rango di vino e Augusto ricordando le malefatte di Claudio, convince gli altri a negargli quest'onore. Mercurio lo accompagna negli inferi e mentre Claudio passa per la terra vede il proprio funerale compiacendosi degli elogi falsi che sono recitati; negli inferi è condannato a una duplice pena per contrappasso: amante dei dadi, è costretto a giocare eternamente con un bossolo sfondato e appassionato di processi, dovrà ricoprire il ruolo di segretario di un liberto. In questa satira i difetti morali trovano evidenza attraverso i difetti fisici; novità è l'uso della forma minippea ai fini di attacco personale di diffamazione politica: Seneca da libero sfogo al risentimento verso l'imperatore che l'aveva mandato in esilio e che aveva contrastato le sue fortune, infatti oltre agli errori di governo sono sbeffeggiati i gusti letterari dell’imperatore (Seneca inoltre tramite questo phamplet conquista l'appoggio del Senato). La divinizzazione di Claudio è voluta da agrippina per esaltare la sacralità del potere del figlio: il discorso funebre, fortemente elogiativo, fu scritto da Seneca per Nerone, e suscitò il riso di tutti. • Satira menippea: da ambientazione fantastica, con la presenza di parodia e molto polemiche e sarcastiche. Questo tipo di satira era giunto a Roma in età asariana da Varrone. De Brevitate Vitae 8 Seneca invita Paolino a riflettere sulla preziosità del tempo: gli uomini custodi dei propri beni non riconoscono adesso alcun valore e lo dissipano dimenticando che l'essenza della vita consiste nel cammino verso la saggezza. • Seneca afferma di essere solito stupirsi della trascuratezza con cui gli uomini guardano il tempo: impiegano le loro forze alla riscossione di denaro. In consapevoli dell'importanza del tempo, ne chiedono e ne danno come se fosse niente e Seneca utilizzando gli stessi termini evidenzia l'insensatezza dell'errore umano. • Gli uomini comprendono il valore del tempo solo quando la loro vita è in pericolo, se sono malati o se rischiano la pena di morte, solo così sono disposti a cedere ogni loro ricchezza per prolungarlo. • Lo spreco di tempo è conseguenza del fatto che l'uomo non sa per quanto tempo gli resta da vivere, mentre sta bene quanto ha vissuto, questo perché si è più portati a prendersi cura di qualcosa di certo. • Il tempo viene paragonato un fiume, destinato a non tornare indietro e non arrestarsi, nessuno può fermarlo • Nella fugacità della vita anche Paolino rischia di dimenticare che il tempo va impiegato non solo per le occupazioni, ma anche in previsione della morte a cui nessuno può sottrarsi.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved