Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto "Voce dei Secoli Oscuri di Gasparri", Appunti di Storia Medievale

Riassunto del libro, con risposta alle domande date dall'insegnante. Utili per studiare in preparazione dell'esame con la docente Paola Guglielmotti.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 07/05/2023

ilaria-chindamo
ilaria-chindamo 🇮🇹

4.5

(11)

41 documenti

1 / 13

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto "Voce dei Secoli Oscuri di Gasparri" e più Appunti in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! Stori Medieval: riassunto e risposte alle domande di “Voce dei Secoli Oscuri, Gasparri” Corso 9 CFU Paola Guglielmotti Anno accademico 2022-2023 Appunti di Ilaria Emma Chindamo Conservazione dei Beni Culturali, indirizzo Storico-Artistico VOCI DEI SECOLI OSCURI, GASPARRI 1.Qual è l’arco cronologico preso in esame da Gasparri? Gasparri è un autore altomedievista. L’altomedioevo è un periodo chiamato così dagli storici, nome poco chiaro che indica la prima parte del medioevo che indicativamente, comprende la seconda parte del primo millennio (476-1000 d.c). 2.Quali sono nell’insieme le intenzioni di Gasparri in questo libro? L’ altomedioevo è considerato oscuro per la sua fama negativa e la scarsità delle fonti scritte. ➔ Le scarse fonti scritte hanno suggerito una più profonda esegesi (interpretazione critica dei testi) e un proficuo ricorso alle fonti archeologiche a partire dagli anni 70 (prima non c’erano). Gasparri ha una struttura vigilata, brillante. Crede al dovere di interpretare. ➔ Gasparri crea ed elimina degli stereotipi negativi sull’altomedioevo Spesso risalgono all’800, età del nazionalismo. Il vero balzo in avanti è avvenuto dal secondo dopoguerra. Quando assestandosi la stessa Unione Europa, si è pensato di riconsiderare le origini dell'Europa e uscire dagli schemi interpretativi ottocenteschi (tedeschi che si reputano discendenti Germani). Si è cercato di mettere le cose in pari e si è lanciato il programma “The Transformation of the Roman World”, non la caduta dell’impero romano, ma la trasformazione - attribuendo significato costruttivo anche alla componente barbarica. I barbari come potente fattore di cambiamento, suggerendo parallelismi con quello che avviene in Europa. Ragionare in termini in trasformazione che tracollo, dà strumenti politici differenti. ➔ La centralità del libro sono le fonti che vengono tradotte da Gasparri Ha cercato di mostrare una discreta tipologia di fonti, andando a guardare la massa e gli altri. Apprezza quello che scaturisce da delle controversie, per entrare nelle vicende soprattutto quando vengono ascoltati dei testimoni. Struttura del libro 8 capitoli con baricentro tematico - ogni capitolo vive di propria autonomia. Ogni capitolo ha un chiaro motivo polemico. 1. Paolo diacono e l'invasione longobarda Circoscrive la parte violenta a un decennio e valorizza gli aspetti di graduale amalgama. Gasparri è un buon rovescista. 2. Conflitto diocesi Arezzo contro Siena Idea che l'arrivo dei longobardi in Italia non ha portato grande squassato. Fa vedere come le diocesi parlino di una cristianizzazione profonda. Questi longobardi non si vedono tanto. 3. Storie di schiavi, servi e contadini Gasparri si oppone a visione in cui nella società altomedievale c’erano schiavi da una parte e liberi dall’altra parte, ci dice che sono molto mescolati e che quasi tutti gli individui vivono in condizioni diversamente graduate di dipendenza personale. Si sofferma sulle parole: "schiavi", parola che nasce dopo “servo”- la prima viene coniata da Sclaus “slavi”- questo ha generato confusione lessicale per definire la condizione delle persone. La gran parte degli abitanti delle campagne stanno in area grigia, ma nessuno pienamente libera. 4. Salvarsi l'anima Nell'alto Medioevo non c'erano testamenti, ma donazioni rivolte alle chiese, perché la preoccupazione era che con queste donazioni beneficiando le chiese pensavano di andare in paradiso. Gasparri parla di tre storie in cui si vedono le disposizioni post mortem di questi individui, che ovviamente hanno anche dei benefici per la famiglia. In particolare per le donne che non si maritassero. 5. Mercanti e soldati: Comacchio, Cremona e il commercio sul Po Obiettivo polemico è il vedere che non è vero economia altomedievale è depressa, ma economia che continua a vivere di scambi su circuiti larghi e importanti che non escludono contatti con l'area bizantina. 6. Le origini di Venezia e il “primo doge” fiducia. Liutprando delega ambrogio a dirimere la questione - regno con funzionariato efficace. Ambrogio delega un'inchiesta sulla situazione delle diocesi al notaio Gunteram. La documentazione di questa sentenza, è l'ascolto di un gran numero di testimoni che raccontano la loro versione della faccenda, che è dire chi sta officiando nelle chiese e chi ha nominato i sacerdoti nelle chiese. E sanno rispondere con puntualità, perché come Gasparri ci fa notare più volte, tutti gli interrogati (uomini) si identificano con queste chiese (battezzato, prendi sacramenti etc). Mostrano come la comunità abbia punto di riferimento nelle chiese, delle quali conoscono vicende. Vengono ascoltati gli anziani soprattutto, ma anche dei fanciulli - perché alcune chiese sotto influenza patrimoniale di un'importante famiglia di Arezzo, il fatto che Siena avesse usurato queste chiese, tendeva a mettere in discussione anche il controllo di questa famiglia su queste chiese. “Chiese” si intende in questo caso vuol dire posto dove si versano le decime. Inoltre il controllo della chiesa nei territori annessi, consolida il potere dei proprietari. Vediamo una decina di testimoni che mostrano come questo territorio era fortemente cristianizzato. Testimoni mostrano larga conoscenza delle chiese, perciò l’idea che le campagne italia con l’arrivo dei longobardi sono state sconquassate è da contestare secondo Gasparri. Decide l'assemblea (sinolo) dei vescovi della provincia ecclesiastica tra i territori confinanti tra Arezzo e Siena che dicono la loro: ciascuno si tenga le proprie ma di fatto si registrano le prepotenze fatte da Siena. Dalle testimonianze emerge l’attaccamento e la volontà di appartenere alla diocesi aretina, la devozione a San Donato e preoccupazioni di carattere amministrativo. 8. Quale può essere il rilievo, per un sacerdote, di essere consacrato tale in una specifica sede vescovile? Si vede, quindi, come i vescovi fossero attenti alla gestione delle pievi, era un luogo dove gli abitanti dei villaggi facevano battezzare i figli a una fonte che era stata consacrata dal vescovo, così la sua chiesa diventava il punto focale di una devozione tenace. Tra i testimoni ecclesiastici vi sono dei preti che affermano di essere stati consacrati dal vescovo di Arezzo, nel periodo in cui non c’è stato un vescovo per più di un secolo e mezzo a Siena. In un certo senso sfrutta la sua funzione di supplente nei confronti di una sede vacante, veniva avvolto da competenze che non gli spettavano: usciva dal territorio sottoposto alla giurisdizione di Arezzo perché sosteneva che le pievi appartenessero alla sua diocesi dai tempi romani. Questo ha comunque portato ad avere scambi e rapporti fra le città, anche attraverso questo movimento di preti, che decidono appunto di andare a farsi consacrare dal vescovo di una città vicina. I preti sono eletti dalla popolazione che vive attorno alle pievi. 6.Qual è l’obiettivo polemico di Gasparri nell’analisi ravvicinata del conflitto tra Arezzo e Siena? Importante sottolineare secondo Gasparri, che in età longobarda nella prima metà del sec. VIII potevano riunirsi tranquillamente l’assemblea provinciale per delineare questioni che stavano a cuore. Questo conflitto locale, che ha lasciato tracce significative, può essere inteso per il valore generale che può assumere. Italia sotto longobardi non era stata devastata, le chiese fiorivano ed erano oggetto delle ambizioni di espansione del vescovo della diocesi importante di Siena. 9. Come sono presentati da Gasparri i funzionamenti del regno longobardo grazie all’osservatorio costituito dal conflitto tra le due città? Il valore generale di un conflitto locale: Dalle fonti emerge un quadro più chiaro di quel periodo. Gli abitanti risultano inquadrati dalle strutture territoriali ecclesiastiche, anche gli abitanti delle campagne, grazie alla sorveglianza da parte delle città con i suoi ufficiali pubblici. Il buon funzionamento della macchina pubblica è anche confermato da un continuo utilizzo della scrittura. Nessuno poi mette in discussione l’autorità del re Liutprando, sintomo anche questo di un buon coordinamento dell’apparato pubblico. La popolazione non risulta quindi divisa tanto sui principi di etnia quali “longobardi” o “romani”; la frattura stava all'inimicizia tra due città vicine. Altra cosa su cui si afferma Gasparri è eccezionalità di questi 3 documenti cuciti in metri di rotolo di documenti (perché la vertenza tra le due diocesi si protrae fino al 1200)- rotolo che va omologato a libri che contengono documenti. STORIE DI SCHIAVI, SERVI E CONTADINI 10. Qual è l’obiettivo polemico di Gasparri nel trattare di schiavi, servi e contadini? Gasparri si oppone a visione in cui nella società altomedievale c’erano schiavi da una parte e liberi dall’altra parte, ci dice che sono molto mescolati e che quasi tutti gli individui vivono in condizioni diversamente graduate di dipendenza personale. Si sofferma sulle parole: "schiavi", parola che nasce dopo “servo”- la prima viene coniata da Sclaus “slavi”- questo ha generato confusione lessicale per definire la condizione delle persone. La gran parte degli abitanti delle campagne stanno in area grigia, ma nessuno pienamente libera. La vicenda di Lucio Gasparri ha indovinato nella documentazione longobarda, un nucleo di documenti legati uno all’altro. Con la moglie ha capito che sono documenti introdotti dal personaggio Totone. Era un mercante ricco che si era arricchito con sfruttamento di proprietà fondiarie e commercio schiavi. Gasparri prende in considerazione Lucio, uomo che rivendicava la propria libertà o indipendenza meno vincolante. Mentre Totone chiede delle prestazione d’opera, prestazione di dipendenza. Lucio dice a Totone che i suoi genitori si erano liberati dall'indipendenza con cerimonia di fronte altare dando denaro a genitori Totone, ricattando la propria dipendenza. Poi lo avrebbero reso libero davanti all’altare di una chiesa. Portano questione al tribunale. La manomissione davanti all'altare non aveva vigore perché vigeva l'editto di Rotari che prevedeva altra cerimonia. Siccome la libertà era stata data non a termini di legge, a Lucio viene negata la prima libertà - è solo aldio “semilibero”. Gasparri dice che è interessante come ha chiesto la libertà, riesce a ricattare una ricontrattazione degli oneri. Storia utile per dare quadro variegato di indipendenze, i vari modi per conseguire libertà e i servi che cercano di ri-attuare la propria posizione. 11. Attraverso quali passaggi/rituali si poteva acquisire la libertà in età longobarda? Si riscontra un’evoluzione in tali passaggi/rituali? I passaggi per la libertà con l’editto di rotari - Servo passava innanzitutto nelle mani dei 4 uomini liberi (tra cui padrone), in modo da rendere pubblica la manomissione. - Il padrone lo porta davanti ai testimoni di un quadriglio: vengono mostrate 4 vie, pronunciando una frase simbolica, lasciandolo libere di scegliere - Gli venivano dati un bastone e una freccia - come simbolo di uomo libero e guerriero. - Avrebbe ottenuto la piena libertà soltanto se veniva reso al servo “senza mundio”, ovvero la piena dipendenza dal padrone - pagare il mundio voleva dire che gli avrebbero restituito il valore della persona. Si arriverà al 721 con Liutprando il quale menziona solamente la piena libertà, l’unica che poteva essere conferita dalla chiesa - se fosse stata approvata prima della liberazione di Lucio - viene data la possibilità di liberare un servo vicino all’altare. Gli altri dipendenti di cui parla: sia toscani che Santa Maria in Organo - provano anche loro a liberarsi, provando a dire che certe funzioni le facevano in quanto legati vassallicamente ai loro superiori gerarchici o al proprietario di Santa maria in Organo - questi tentativi non hanno successo. 12. Come si può spiegare, secondo Gasparri, il paradosso di un’ascesa sociale tramite la dipendenza, come si verifica nel percorso di Boniperto e Leoperto? Boniperto e Leoperto Dallo zio viene fatta la “Donazione post obitum”, in quanto i suoi nipoti erano rimasti orfani e credeva che la morte del fratello fosse una punizione per i suoi peccati. Pone una condizione al lascito: se avrà figli, questi spartiranno le proprietà con i nipoti - anche discendenza femminile può ricevere beni ereditari (forte religiosità). Boniperto e Leoperto, alla morte dello zio, dovranno entrare in dipendenza del monastero di San Salvatore al Monte Amiata e pagare annualmente un censo per guadagnare la salvezza dell'anima del defunto. I due non erano servi, si muovevano in una zona grigia fra libertà e schiavitù come buona parte della popolazione del contado (molti rapporti non erano regolati da documenti scritti). Lo zio aveva posto la proprietà famigliare, nipoti e discendenti sotto la protezione di un grande proprietario fondiario, da cui erano in dipendenza (non come contadini) come uomini liberi e membri della clientela armata, remunerati tramite lo sfruttamento delle terre del monastero stesso. Il censo, espressione della superiorità dell’abate, era previsto nel caso non si prestasse servizio armato. Data la scarsa diffusione del vassallaggio all’inizio del IX sec, era poco probabile che i due fossero formalmente vassalli dell’abate, ne erano al seguito nel contesto di un progressivo sviluppo della signoria fondiaria, ma il loro era l’esercito pubblico. Attraverso la dipendenza, in un contesto di mobilità sociale e mancanza di netti confini tra liberi e servi, Boniperto e Leoperto determinano la propria ascesa nella signoria di San Salvatore. L’obbligo ereditario di risiedere sulla terra, assunto con il contratto, caratterizza generalmente la condizione servile. La loro ascesa sociale è avvenuta tramite la dipendenza e all’ombra di un monastero, ciò è un paradosso. 13. Che cosa intende Gasparri parlando di “schiavitù di corpo e signoria”? Si parla di “schiavitù di corpo“ quando si parla di traffico di essere umani. Il commercio di schiavi proseguì in forme diverse, le fonti se ne occupano poco, facendo vaghi accenni delle fonti narrative a mercanti o a incursioni di pirati. È difficile quindi scrivere un vera e propria storia. Questo porta anche ad una difficoltà denunciata da Marc Bloch, storico, sulle complicazioni lessicali dell’uso delle parole “servo”(possedimenti o rapporti clientelari, aveva più diritti) e “schiavo”(sorta di prigioniero). Le gradazioni della condizione non libera erano molte, e su di esse pesava la realtà economica dell’individuo e del suo gruppo familiare. Il quadro è dinamico e può portare ad ascese che spesso vengono bloccate. Le parole servus/sclavus permettono di cogliere l’esistenza di mutamenti sociali profondi avvenuti nel corso dei secoli, con il passaggio dalla condizione antica di schiavi di corpo, a quella di persone non libere, che però nella maggior parte dei casi, avevano una terra da lavorare, una casa in cui risiedere e una famiglia. La condizione di dipendenza divenne un tratto diffuso nelle campagne, soprattutto dopo la fine dell’età carolingia e le gradazione della condizione non libera erano moltissime. SALVARSI L’ANIMA 14. Cosa consentono di vedere le donazioni pro anima altomedievali? Nel 713, con Liutprando, la legge longobarda legalizzò le donazioni a enti religiosi. L’inizio delle donazioni “pro anima” coincide con l’inizio della conservazione della documentazione da archivio di età longobarda. Sono donazioni fatte a enti religiosi (chiese monasteri, spesso di fondazione familiare), che avevano lo scopo di assicurare la salvezza dell’anima (non necessariamente scritti in punto di morte) del donatore e dei parenti stretti. Spesso venivano fatte “post obitum", dopo la morte sarebbero scattate le clausole, invita continuava a godere dei beni. Caratterizzano una nuova fase della spiritualità cristiana dell’Elite altomedievali. 15. Che cosa si può intravedere, secondo Gasparri, in merito al ruolo della donna e alla sua evoluzione grazie alla donazione di Rattopert (745) nella tarda età longobarda? 1) Donazione di Rottopert (745) L’arenga, parte introduttiva, contiene una breve riflessione spirituale e i motivi che hanno spinto Rottopert alla donazione, seguono le sue disposizioni. Il primo beneficiario è una chiesa, poi le quattro donne della famiglia. Per la figlia Gradane Rottopert nutre speranze di matrimonio, nel caso le spetterà il faderfio, una sorta di dote (trecento solidi e un vestito intessuto d’oro); se invece fosse ancora nubile quando lui morrà, La storiografia ha sempre enfatizzato la citazione il primo dux come prime doge, doge che vuol dire “autonomia” e noi lo abbiamo da tempi memorabili. Mentre Gasparri poi mostra che ci sono prestiti lessicali, che anche dove c’erano questi dogi erano sotto l’autorità bizantina etc.. L'obiettivo è entrare in polemica con chi rivendica la tradizione di libertà e autonomia veneziana- quindi separatezza della storia Veneziana. Atipica rispetto alle altre grandi città italiane,Venezia sorge nell’alto Medioevo. Poche sono le fonti scritte, inesistenti per il periodo più antico; impossibilità di effettuare scavi significativi nel centro storico. La classe dirigente del ducato veneziano ha costruito il proprio mito delle origini, una narrazione che esaltava le basi libere ed eroiche dell’identità politica della comunità lagunare, che nel tardo Medioevo raggiunse la sua forma più completa. Venezia sarebbe nata quando di fronte alle devastazioni dei barbari, le popolazioni del Veneto si sarebbero rifugiate nella laguna, dove i vescovi avrebbero rifondato le rispettive chiese sulle isole. Una delle versioni vede Attila condurre la distruzione di Aquileia e altri centri nel Veneto e nel Friuli, meno accentuato è il ruolo dei Longobardi. Pietra miliare del mito era lo sviluppo delle istituzioni politiche, intorno alla figura del doge, che incarnava lo stesso stato veneziano. 22. Quali sono le fonti che Gasparri usa per affrontare il problema delle origini di Venezia? Per affrontare il problema dell’origine di Venezia, Gasparri usa alcune fonti antiche: 1) Lettera di Cassiodoro, ministro del re goto Nel contesto della guerra tra i Goti e l’esercito bizantino inviato da Giustiniano per riprendere il controllo politico militare della penisola, scrisse una lettera indirizzata ai ‘tribuni marittimi’, ufficiali dell’esercito che controllava l’arco lagunare nord-adriatico, parte della provincia della Venetia et Histria, ordinando loro di far trasportare con le loro navi, vino e olio dell’Istria a Ravenna, derrate necessarie all’esercito. Cassiodoro esalta le doti marinare dei suoi interlocutori, descrive l’ambiente lagunare e la moneta da loro coniata. 2) Storia dei Longobardi di Paolo Diacono Allude al fatto che dall’età imperiale romana fino al momento della conquista di parte dell’Italia ad opera di Alboino, la Venetia et Histria era una delle due vaste province in cui era divisa l’Italia settentrionale, governata dopo la fine della guerra gotica (553) da funzionari bizantini, dipendeva cioè dall’antico Impero romano d’Oriente. In seguito alla conquista longobarda (569), però la Venetia si restrinse progressivamente riducendosi verso la costa adriatica, fino a ridursi nella laguna. l’antica provincia era divenuta un distretto militare, un ducato. A capo del ducato doveva esserci un dux/ magister militum, comando militare di una regione di frontiera. 3) Epigrafe nella chiesa di Santa Maria di Torcello (isola) La notizia della lapide di Torcello conferma il carattere militare dell’insediamento lagunare e la sua consistenza demografica. Venezia città ancora non esisteva. 4) Testimonianze esterne al ducato di Giovanni Diacono Costantino racconta l’origine di Venezia, la fuga dei Franchi di Aquileia dagli Unni e Attila, un’improbabile vittoria veneziana, pace di Aquisgrana e l’elezione del primo duca. 23. Si può parlare, secondo Gasparri, di una fuga catastrofica delle popolazioni di terraferma verso la laguna all’arrivo dei barbari? Ha creato il mito legato al primo duca, per lui i barbari che fecero fuggire gli abitanti della terraferma in laguna furono i Longobardi. L’incertezza sull’identità dei barbari invasori delle fonti più antiche, fa capire come non ci fu mai una fuga catastrofica delle popolazioni di terraferma verso la laguna, si verificò invece un progressivo arretramento delle autorità romane e poi bizantine verso le zone più protette della laguna, ritiro che si accompagnò a un aumento della popolazione lagunare. Fraintendendo le clausole di Lotario, ricava le notizie del primo doge costruendo un mosaico di notizie inventate. Si inventa la storia dei tribuni che avrebbero governato Venezia prima dei duchi, cosa che non poteva essere in quanto erano gli ufficiali dell’esercito bizantino e sono testimoniati nel IX sec. 24. Come vanno interpretate le attestazioni dei più antichi duchi in area veneta? L’affermazione secondo cui negli eserciti italo-bizantini (anche Venezia) avevano duchi nel 726-7, si può interpretare in questo modo. Gli eserciti dell’Italia bizantina dei diversi ducati, si erano eletti dei duchi da loro e non più nominati dalle autorità bizantine di Ravenna o Costantinopoli. I duchi esistevano già da tempo, abbiamo le fonti dalla fine del VI secolo. Bisanzio ristabilì l’ordine, nei decenni Venezia riesce ad imporre l’elezione autonoma dei duchi-non erano indipendenti, ma Venezia aveva comunque iniziato la sua ascesa politica, istituzionale e cittadina. NASCITA DEL PATRIMONIO DI SAN PIETRO 25. Si può identificare un percorso lineare e inevitabile verso la costruzione del Patrimonio di San Pietro? L'alto Medioevo vide la formazione del primo nucleo di dominazione territoriale della Chiesa di Roma, il patrimonium sancti petri (trasformazione significato). I vescovi assunsero ruolo rilevante nelle città Occidente post-romano V-VI sec, attraverso le deleghe in campo giudiziario, poi di fronte al dissolversi delle autorità statali laiche, esercitando la funzione di governo (possesso di giurisdizione). Regno ostrogoto in Italia, struttura amministrazione pubblica intatta. Mentre in Gallia vi è il collasso delle strutture romane che ha portato i vescovi ad assumere il titolo di “defensores civitatis” (difensori della città). Dopo la conquista dei Longobardi, l’espandersi dell’autorità vescovile si verificò anche in Italia, frenata dalle strutture del nuovo regno (duchi e gastaldi), più forte nell’Italia bizantina, soprattutto a Roma - la quale era collegata via terra (antica via Tiberina) con Ravenna, capitale politica di Bisanzio in Italia e via mare (Tirreno) con la Sicilia. Approvvigionamento (frumento dai patrimoni fondiari che la Chiesa di Roma aveva in Sicilia, donazioni della classe senatoria) e difesa diventarono sfere di competenza dei vescovi, come testimoniano le lettere lasciate da Gregorio Magno. I patrimoni erano la base materiale per il vescovo per esercitare la propria supremazia. Duca, figura evanescente, talvolta proveniente da gruppi famigliari vicini ai papi. Dal punto di vista politico, l’autorità del papa fu subordinata a quella dell’esarca di Ravenna fino al 751. Una serie di eventi decisivi da secondo venticinquennio VIII sec innescarono un rapido cambiamento, intrecciandosi con la fine regno longobardo ad opera dei Franchi e con la costruzione dell’Impero da parte di Carlo Magno. 26. Cosa è il Liber Pontificalis e la questione dei “testi fantasma”: che valutazione dà Gasparri delle fondamenta documentarie delle famose donazioni franche alla Chiesa di Roma? La fonte principale su cui lavora Gasparri è il liber pontificalis: è una raccolta in cui vengono raccolte le vite dei pontefici e i suoi provvedimenti (dopo la morte) su pergamena. Questa pratica viene consolidata. Liber cresce come fonte importante per la storia vescovo di Roma. Gasparri dice come in questo libro non sia reperibile nessun documento che attesti acquisizioni o restituzioni territori, ma accenni a documenti che nessuno ha visto (prove sempre perse). La locuzione interessante è di come il liber alluda a documenti fantasma, non c’ è niente se non le cose solide che si avvertono quando il pontefice entra in relazione con Carlo Magno. Parla dei successivi incontri che in pontefici hanno avuto con vari sovrani. E quando il re dei longobardi Liutprando, durante il VII secolo, ha invaso il castello di Sutri, con il passare del tempo riceveva pressioni da parte del Papa e decide di restituirglielo “donazione di Sutri”-importante per la ricchezza territoriali della chiesa romana. Oggi possiamo dire che la restituzione di Sutri non ha cambiato l’autorità del Papa su quel luogo, che ritorna ad essere proprietà privata della chiesa romana. La situazione comunque rimarrà pericolosa per il papato. L’anno successivo (729) Liutprando torna sotto le mura di Roma e devastò anche le campagne intorno alla città. Carlo, dopo aver ottenuto il titolo di re dei longobardi era dei franchi, nel 774 da Roma per Pasqua. Il Papa del tempo Adriano primo era intimorito, perché magari aveva altre intenzioni. Di questi documenti non se ne parla, sono atti solenni e pubblici sanzionati da una cerimonia in San Pietro. 27. Modalità degli incontri tra re e pontefici nel secolo VIII: perché Gasparri parla di “cerimoniali”? )???) Gasparri allude anche come si costruiscono queste relazioni, stabiliscono molto sul piano cerimoniale. Difatti Carlo Magno viene accolto da cantori che lo esaltavano come se fosse un nuovo Cristo che entra Gerusalemme. Ci saranno mosse in parte rituali e in parte strategiche: Carlo sceglie l’abito del pellegrino (mostrandosi umile) e va a San Pietro a piedi; mentre il Papa aspetta Carlo dall’alto e lo vede salire. In un certo senso la vittoria dei longobardi viene messa sotto protezione divina. Carlo chiede al Papa di poter visitare le basiliche per assolvere i voti, dopo aver pregato il corpo di Pietro. Viene poi celebrata una messa solenne e in cui Carlo si fece rileggere la donazione (forse non la conosceva). Secondo il liber, Carlo avrebbe promesso di donare al Papa più o meno tutta l’Italia a sud di una linea che andava dal Tirreno all’Adriatico (era la vecchia Italia, prima assegnata al prefetto e poi all’autorità ecclesiastica diretta del Papa su tutte le diocesi). Gasparri riconosce la fragilità delle fondamenta documentarie delle famose donazioni franche alla chiesa romana, in quanto vengono citate in testi narrativi di parte papale (fantasma). L’unica pietra concreta è stata composta da Ludovico il Pio nel suo diploma, dove conferma in parte quello che è stato scritto nel Liber; il quale stato probabilmente soggetto ad alterazioni di testo, per cui non molto sicuro. E sicuramente dietro alle donazioni c’era una base forte, ma non sapremo mai quanto aderiva realmente alle fonti papali. Il percorso che ha portato i papi ad assumere un’autorità politica e territoriale su quello che verrà chiamato Stato pontificio, non è stato inevitabile. UN MATRIMONIO CONTROVERSO La “lettera del 770 di Papa Stefano III” per i franchi Carlo e Carlomanno (unica fonte contemporanea): Dov’è il pontefice parla dei longobardi come un popolo di lebbrosi, eretici, in quanto nemici di Roma perché invasori, mentre i franchi erano fedeli a San Pietro (protettori della chiesa romana). Il Papa non sa quale dei tuoi figli di Pipino diventerà presto sposo, ma da questa fonte possiamo capire che entrambi erano già sposati e il Papa prego che la sorella dei re franchi non sposasse Adelchi (figlio di desiderio). BERTA 1. “Gli annali del regno dei Franchi” : fonte quasi ufficiale della corte carolingia, ci racconta del viaggio dalla regina franca madre Berta, la quale raggiunse l’Italia dopo essere passata a Selz per parlare con Carlomanno; viaggiò con lo scopo della pace, ma non sappiamo se i due figli erano in contrasto, oppure per mettere pace con Desiderio. 2. “Annales Mosellani”: parlano dell’incontro fra Berta e Desiderio per la restituzione dei soliti territori, dopo il colloquio forse portò con sé la figlia di Desiderio. 3. “Annali del monastero di Fulda” Berta condusse in Italia la figlia di lui affinché uno dei suoi la sposasse. 4. “Vita di Carlo”: L'autore fu Eginardo, pochi anni dopo la morte di Carlo nell’814. Secondo questo testo Carlo era veramente in cattivo rapporto con il fratello, aveva sposato la figlia di Desiderio per volere della madre, ma l’aveva ripudiata dopo un anno, sposando una di origine sveva. Tuttavia venne scritta molto tempo dopo i fatti e la sua veridicità è discutibile. Secondo la fonte numero 1, il cugino di Eginardo, Adalardo, abate di Corbie, dopo la morte di Carlomanno divenne un fedele di Carlo, mentre secondo la Vita Adalahardi di Pascasio Radberto, egli abbandonò la vita politica ritirandosi in monastero, a causa proprio del ripudio della sposa longobarda ad opera di Carlo; egli decise di non contrastare la decisione del re ma neppure di appoggiarla.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved