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riassunto voci libro "Americana", Sintesi del corso di Letteratura Angloamericana II

all'interno di questo documento ci sono i riassunti delle voci: adamo americano - salem - caccia alle streghe - città sulla collina - covenant - destino manifesto - eccezionalissimo - wilderness - esplorazioni - etnicità - frontiera - Halloween - linea del colore - nuovo mondo - piccole donne - rags to riches - rivoluzione americana - Seneca falls - tea party - USA - yankee - WASP

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 06/04/2021

anna-bordiga
anna-bordiga 🇮🇹

4.2

(6)

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Scarica riassunto voci libro "Americana" e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Angloamericana II solo su Docsity! Riassunto termini di americana Adamo americano Se fin dagli inizi l’America si pone come terra promessa, allora li ci sarà anche un Adamo (Eva è una storia più complessa). Esclusi gli indiani ( saranno poi incarnazione del demonio), si svilupperà sul piano culturale un processo di aggregazione di caratteri. Istintivo, coraggioso, incorrotto, ingegnoso, semplice e generoso, nemico delle false complessità del vivere civile e urbano, amico della natura di cui conosce ogni segreto, capace di parlare la lingua di piante, animali ed indigeni, amante degli spazi aperti, in rapporto contraddittorio con i Nativi Americani, ribelle e insofferente di perbenismo, diffidente nei confronti di costruzioni ideologiche, un po' spaccone e un po' burlone, questi sono alcuni dei caratteri distintivi dell’Adamo Americano. Dalla forse definitiva sistemazione dell’archetipo che è lo Huckleberry Finn di Mark Twain, significativo ritorno indietro all’adolescenza, con un cuore solido, positivo, disinteressato e audace, capace di resistere alle pressioni del mondo adulto e alle sue falsità e brutalità, non riconciliato con la società e pronto a dire No, pronto di battuta e d’invenzione, ma sincero fino in fondo. Da allora, le reincarnazioni dell’Adamo Americano non si conteranno più, e abiteranno sia la letteratura popolare, sia il canone letterario di tanta parte del Novecento. Nel corso del tempo, l’archetipo assume ulteriori connotati, ancor più significativi. Se infatti l’Adamo Americano è in fuga dalla società che incalza, da un certo momento in avanti il suo orizzonte tende a restringersi sempre più: lo spazio libero si riduce, si comprime e alla fine scompare. Dietro, alle spalle, non c’è nulla, se non la minaccia dell’essere acciuffati. Se già è difficile essere un Adamo Americano nei tempi della Grande Depressione, figurarsi dopo la Seconda Guerra Mondiale. Allora, l’Adamo Americano abiterà gli interstizi della società, eternamente “sulla strada” come gli eroi di Jack Kerouac oppure si reincarnerà in personaggi di altra, diversa marginalità, lontani dai solitari ardimenti iniziali, quasi amaramente comici seppur simpatici Salem - Caccia alle streghe Salem, una cittadina del Massachusetts, uno dei primi insediamenti puritani nel New England, prese notorietà per un episodio nel quale non ci fu granchè spazio per armonia e concordia. In questa cittadina, infatti, si sono svolti i processi per stregoneria del biennio 1692-1693(che hanno fatto da sfondo a Young Goodman Brown). Il punto chiave è il clima di sospetto che sfociò nell’isteria collettiva, infatti onesti cittadini venivano accusate sulla base di dicerie o prove inconsistenti, e per salvarsi la pelle molti accettavano di firmare false confessioni nelle quali raccontavano di particolari circostanze in cui, se non dal demonio in persona, erano stati iniziati ai rituali stregoneschi. Che quanto accaduto a Salem abbia costituito una ferita difficile da rimarginare lo capiamo attraverso un interessante aneddoto legato a Nathaniel Hawthorne. Quando era al college, il futuro scrittore decise di aggiungere una “w” al suo cognome, per liberarsi dal fardello dell’eredità del proprio trisavolo, il magistrato John Hathorne, uno dei protagonisti principali dei processi di Salem. Quello che rende l’esperienza di Salem unica è che un’intera comunità si trova coinvolta in questa rete di sospetti e accuse che culmina con i processi, a cui prendono parte intellettuali di fama e che portano una grande spaccatura nella società tra chi era favorevole e non. Questa dinamica viene estesa ad altri momenti della storia americana e il termine “caccia alle streghe” viene riutilizzato. Questo indica le ossessioni e paura che caratterizzano il popolo americano. Infatti, nel 1947, due secoli e mezzo dopo i processi di Salem, e dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, con il manifestarsi delle divergenze tra Stati Uniti e Russia riguardo alla determinazione delle rispettive sfere d’influenza, la “caccia alle streghe” riprese con altro vigore, riproponendo il clima di sospetto, l’incentivo alla delazione, la fabbricazione di prove inesistenti, la negazione di diritti fondamentali. In quest’occasione però, l’accusa riguardava l’affiliazione al Partito Comunista. Città sulla collina Il ricorso di un Barack Obama non ancora presidente nel 2006 è l’ennesima riprova di quanto l’immagine biblica evocata dal predicatore John Winthrop nel suo celebre sermone a bordo della nave Arbella sia un riferimento culturale imprescindibile per la storia americana, costituendone, ancor più che una pietra miliare, un vero e proprio fondamento ideologico. Nella primavera del 1630 John Winthrop, a capo di undici vascelli, partì alla volta del New England, dove sarà guida spirituale e governatore della nascente Massachusetts Bay Colony. Durante la sua attraversata, Winthrop scrisse il sermone “A Model of Christian Charity”, delineando I preceduti teocratici su cui si baserà la vita del New England coloniale. Le sue parole annunciano l’entrata di quel gruppo di coloni in un covenant, un patto con Dio: essi perseguitano la loro missione sapendo di essere un modello per il loro mondo. Col passare del tempo, l’ideale della “città sulla collina” perderà la spinta teocratica delle origini per rinascere come simbolo di una nuova religione democratica dedicata all’infinito progresso della civiltà statunitense. Abbandonato lo zelo degli standard morali puritani, la giovane nazione cercherà di primeggiare nell’ambito del benessere e dell’avanzamento tecnologico, come attesteranno le numerose esposizioni. La fede di un’intera nazione nella propria funzione di “faro” per l’umanità non verrà mai meno, andandosi anzi a rinovare nei passaggi più delicati del secondo Novecento, quando la fiducia degli americani nella loro missione prenderà a vacillare. Covenant È una delle voci fondamentali nelle prime fasi degli insediamenti nel Nuovo mondo. Significa patto/alleanza, è un riferimento a dei passi della Genesi, quando Abramo aveva 99 anni (Genesi 17,1-8) il Signore gli disse “stringerò con te un patto” e nell’esperienza americana il nuovo popolo eletto sono i padri pellegrini che si lasciano alle spalle la corruzione europea per fondare la nuova Gerusalemme. Il primo documento fondamentale è il Mayflower compact 1620: un patto volontario e santificato, firmato prima di scendere dalla nave, in cui loro promettono di attenersi alle regole della comunità. Il covenant diventa esplicito dieci anni dopo, quando il predicatore Winthrop declama il sermone “A model of Christian Charity” in cui esplicita che i padri pellegrini hanno fatto un patto con Dio, che li ha incaricati di fondare una nuova Gerusalemme. In uno dei brani più celebri del sermone, Winthrop dice “la nostra vittoria sui nemici dimostrerà che il Dio di Israele è con noi e noi ci dimostreremo così degni di gloria che gli uomini diranno dei nostri insediamenti successivi “possa il Signore renderli come quelli del New England”. Noi saremo un modello per tutti gli altri, saremo una città sulla collina”. La convinzione di essere una comunità di santi non si limita ai primi insediamenti del ‘600, ma con delle trasformazioni, continuerà ad essere un elemento culturale decisivo sia a livello religioso sia politico fino al ‘900. C Destino manifesto In questo contesto di diffonde questa espressione che è stata inventata 1845 dal giornalista Sullivan nell’articolo Annessione apparso sulla Democratic review, tratta del Texas che era uno stato indipendente che gli Stati Uniti volevano annettere, ma i negoziati per l’ingresso del paese negli Stati Uniti erano falliti. Scrive “il nostro destino manifesto è di espanderci nel continente che la provvidenza ci ha dato”, è il patto fatto con Dio a garantire ai pellegrini la possibilità di trasformare la wilderness in giardino e sarà la provvidenza a proteggerli e spingerli a spostare la frontiera sempre più verso ovest. È un concetto fondamentale per comprendere come gli Stati Uniti compresero il loro ruolo nel mondo: da una parte la parte spirituale e dall’altra la concretezza economica e politica. Il destino manifesto giustifica l’aggressiva espansione in termini di missione. Eccezionalismo L’autorappresentazione retorica e politica dell’America, ha a che fare con la metafora cinquecentesca di una “terra vergine” in cui gli esuli puritani proveniente dall’Europa possano ricominciare una vita ex novo. Sono d’altronde i puritani stessi a raffigurarsi come “eccezionali”, estrani cioè alla corruzione del Vecchio mondo da cui rifuggono; la loro missione sarà dunque quella di fondare na civiltà “nuova”. storie. Ricevevano un dolce come compenso, ma erano pronti a combinare qualche brutto scherzo nel caso fossero ignorati. Linea del colore Farai tanti confini che delimitano gli USA, la “linea del colore” è di certo uno dei più sottili. L’oggetto del contendere è ancora, il crinale che separa l’identità bianca dalle identità etniche, e prima di ogni altra cosa, da quella nera. La cura egemone statunitense ha per molto tempo fornito una semplice, pragmatica, riposta: chiunque abbia anche solo una goccia di sangue nero, è da considerarsi tale. La “One Drop Rule” spiega perché, a tutt’oggi, vengano considerati neri personaggi che in reltà non dovrebbero esserlo. La realtà è che circa i tre quarti dei cosiddetti “neri americani”sono di origine mista; mulatti, espressione in uso fIn dal XVII e deriva dalla parola “mulo”, l’ibrido fra un cavallo e un’asina, e incapace di procreare - come si credevano sterili i mulatti dalla terza generazione in avanti. Dai mezzosangue veri e propri ai quadroons (un quarto di sangue nero) agli octoroons (un ottavo) la società Wasp fu a lungo impegnata a costruire una minuziosa casistica delle declinazioni della mescolanza, basata sul principio che, le razze fossero responsabili non solo del colore della pelle, ma anche dell’attitudine e del carattere del singolo e delle culture stesse, trasmesse per via genetica, insieme ai tratti somatici. Quindi il peccato più nefando è di sovvertire, attraverso il matrimonio e il contratto sessuale, quella gerarchia. A esplorare e sovvertire quella gerarchia fu più di tutti W.E.B Du Bois, che cerca di individuare in una “linea vagamente incerta il mondo spirituale in cui diecimila americani vivono e si battono.” La questione di chi sia da considerarsi nero e chi bianco è tutt’oggi assai incerta e declinata a seconda delle regioni. Nuovo mondo I primissimi incontri tra il Vecchio e il Nuovo mondo andrebbero riletti come un confronto, più che un semplice scontro, tra culture, che sono, a livello materiale e metaforico, in viaggio costante, in un rapporto di mutua negoziazione. Le vicende di Squanto e di Pocahontas, Equiano e Sacajawea attestano l’importanza dei go-between, ovvero dei mediatori nella storia e nella cultura americana di ieri e di oggi. Nato intorno al 1580, Squanto, indiano patuxet, viene catturato dall’inglese Thomas Hunt e trasportato alla volta della Spagna per essere venduto come schiavo. Salvato da alcuni frati si converte al cristianesimo e parte per Londra. Giunto a Londra, vive e lavora per alcuni anni con un costruttore di navi che gli insegna a parlare inglese. Tenterà di aggregarsi ad una spedizione alla volta del New England, ma l’esito sarà fallimentare. Nel 1619 riattraverserà l’Atlantico riuscendo ad approdare sulla costa orientale americana e scoprendo che i patuxet sono stati sterminati da un’epidemia (prob vaiolo). È a questo punto che accoglie i pellegrini nel suo vecchio villaggio, poi ribattezzato Plymouth, insegna loro a pescare e a cacciare e, soprattutto, a coltivare il mais con fertilizzanti naturali. Nel 1613 una febbre gli sarà fatale; la sua morte sarà ricordata come una grande perdita. Qualcosa di simile succede a Pocahontas che, grazie al ruolo di mediatrice, contribuirà alla nascita della colonia di Jamestown. Una leggenda sulla cui storicità si sta ancora dibattendo , vuole che nel 1608 la principessa indiana salvi la vita dell’avventuriero e colonizzatore John Smith, quando il padre di lei, Powhatan, sta per ucciderlo. Nel 1613 durante la guerra tra inglesi e Powhatan, Pocahontas viene rapita e trasferita nella colonia di Jamestown. Nel 1614 la sua conversione è ufficiale: entra nella Chiesa d’Inghilterra con il nome di Rebecca e sposa John Rolfe, da cui avrà un figlio. La figura di Pocahontas sarà recuperata solo due secoli dopo, in chiave patriottica ed espansionistica a partire dagli anni quaranta dell’Ottocento, quando scrittori e pittori, in piena temperie da “destino manifesto“ rivisiteranno le origini del paese magnificando il ruolo “civilizzatore” dei padri fondatori nei confronti di personaggi assimilabili alla figura del “buon selvaggio”. Va detto che non sempre le conversioni, reali o immaginarie, basteranno perché i mediatori di culture altre siano davvero accettati in un ruolo diverso dalla posizione subordinata in cui razza e genere li hanno ingabbiati, prima e dopo la Guerra d’Indipendenza, specie quando in gioco vi è l’altro per eccellenza, l’afroamericano. Può un mediatore culturale rappresentare un simbolo di resistenza invece che di accettazione della cultura egemone? Forse si, ma solo nell’interpretazione postuma e spesso ideologica; come nel caso di Sacajawea, la giovane shoshone che accompagnerà Louis e Clark nel loro viaggio verso Ovest. Poco si sa della sua vita, ma sappiamo che quando Louis e Clark, in viaggio con i Corps of Discovery, decidono di reclutare Charbonneau a Fort Mandam, lo fanno per il contributo fondamentale che la sua moglie indiana potrà avere nelle vesti di interprete e mediatrice con le tribù native dell’Ovest. Il ruolo di Sacajawea è comunque di notevole importanza. Infatti, nel viaggio di ritorno è lei a identificare il punto in cui guardare lo Yellowstone river, passaggio scelto in seguito anche dalla Northern Pacific Railway, per attraversare la catena montuosa con la linea ferroviaria. A facilitare le relazioni con i nativi, oltre alle sue parole, sarà la sua stessa presenza, una prova concreta delle intenzioni non belligeranti dell’intera spedizione. Scomparsa dal mondo reale, Sacajawea diventerà un secolo dopo un punto di riferimento per il nascente movimento suffragista che in lei vedrà un’eroina, simbolo di coraggio e indipendenza. Piccole donne nei quattrocento anni di storia degli Stati Uniti, le donne sono state poco rappresentate nella vita pubblica del paese, relegate al silenzio o alle case, costrette in ruoli subordinati inculcati nella mente delle ragazze attraverso precisi modelli comportamentali. La letteratura per l’infanzia ha un ruolo fondamentale come strumento di costruzione e consolidamento di un’idea di cittadinanza suddivisa in base al genere. La womanwhood in questa letteratura è una costruzione culturale e questo genere viene incoraggiato dai primi decenni della repubblica ed è dovuto dalla consapevolezza che le virtù pubbliche dipendano da quelle private e dalla necessità di plasmare le nuove menti su modelli autoctoni. Al centro della narrativa per l’infanzia troviamo storie per i bambini che parleranno di avventure in terre lontane o di come arrivare al successo, mentre per le bambine la società tiene in serbo una casa e un destino già segnato e senza possibilità di evasione. Quindi per le ragazze, a segnarne la maturità è un percorso interiore che spesso avviene tra le mura domestiche e nei romanzi più famosi attraverso qualche menomazione che costringe la bambina a rimanere ferma. L’infanzia e l’adolescenza vengono descritte come il periodo migliore nella vita di una ragazza, mentre l’età adulta comporta la rinuncia (es. Piccole donne e i quattro diversi tipi di femminilità). Rags to riches Con i suoi romanzi costruiti intorno alla formula “rags to riches” (dalle stalle alle stelle), Horatio Alger ha incarnato il mito americano del successo, nel senso di prosperità materiale conquistata attraverso duro lavoro, abilità e soprattutto onestà. Il mito ha prevalso sulla realtà storica di un individuo che continuò scrivere a ritmo forsennato, per oltre 30 anni, incalzato dalle necessità finanziare e per questo non si fece scrupolo di riciclare intrecci e personaggi. Nato nel 1832 a New Chelsea, Massachusetts e ottenuto un incarico a Brewster, dopo gli studi d Teologia ad Harvard, fu però costretto a dimettersi perché accusato di aver avuto un’innaturale familiarità con alcuni ragazzi. Dovendosi inventare na nuova fonte di sostentamento, si dedicò alla scrittura di romanzi per ragazzi. Le trame inverosimili e complesse, l ambientazioni esotiche, l’universo morale dove buoni e cattivi erano facilmente riconoscibili, andavano a soddisfare il bisogno crescente di lettori poco alfabetizzati. Le case editrici erano a caccia di incredibili e nuovi Hack writers, scrittori da quattro soldi. Nel 1867 Alger ottenne un enorme successo e il suo primo bestseller con una trama molto semplice. Un fattore non secondario del suo successo fu la capacità di sfruttare la curiosità del pubblico pr i misteri della città. Negli anni successivi, Alger propose innumerevoli variazioni sul tema, dando vita a un prototipo di personaggio radicato in profondità nell’immaginario culturale degli USA. La riprova di questo si ha nell’insistenza con ci generazioni successive di scrittori fecero i conti con il “mito di Horatio Alger”, rivoltandolo o decostruendolo. L’eroe di Alger verrà poi rivisitato da Francis Scott Fitzgerald ne “Il Grande Gatbsy.”. Nonostante queste numerose decostruzioni il mito ha resistito e Horatio Alger è “una medicina che ci viene prescritta fin da piccoli sotto forma di una favola, ma una favola che può diventare realtà”. Il messaggio era che in America tutti possono farcela, e alla grande. Rivoluzione americana Il fantasma delle tensioni post rivoluzionarie è presente nel racconto di Sleepy Hollow. Uno dei momenti decisivi è individuato nel 1765 con lo Stamp act e da quando viene imposta la tassa obbligatoria sui documenti, aumentano le tensioni perché le colonie pagavano le tasse ma non erano rappresentati in parlamento. Un altro momento importante è il massacro di Boston che diventa l’esempio di proteste che creano incidenti e fanno si che la Gran Bretagna decida di stanziare un esercito permanente sul suolo americano e questo crea ulteriormente reazioni. Nell’esercito permanente fanno parte anche dei mercenari che vanno a combattere per la corona inglese, e tra loro c’è Il cavaliere senza testa. Il momento chiave della rivoluzione americana è il Boston Tea Party 1773 quando un gruppo di cittadini sale su tre navi ormeggiate nel porto della città e getta in mare un carico di the, bevanda amata e costosa. Tea party è diventata un’espressione molto usata nella politica degli ultimi vent’anni da parte del partito repubblicano per indicare una nuova ribellione nei confronti delle tassazioni eccessive e incompatibili con i valori americani. Questi tre eventi principali delineano le relazioni con la madre patria e che portano al 1776. Alla Dichiarazione d’indipendenza ha contribuito il saggio scritto da Thomas Paine, in cui sostiene che l’indipendenza è l’unica strada per poter mettere fine alle ingiustizie subite dalle colonie. Il testo viene diffuso, letto e commentato e indirizza l’opinione pubblica a sostenere la necessità della separazione politica e pochi mesi dopo il congresso, riunito a Philadelphia il 4 luglio, firma la dichiarazione. Il testo è steso anche dal delegato della Virginia Thomas Jefferson, che diventerà uno dei primi presidenti. La guerra rivoluzionaria americana avrà molte fasi e solo nel 1783, con il Trattato di Parigi, la Gran Bretagna riconosce l’indipendenza. Un altro momento centrale nel percorso d’indipendenza 1787 viene approvata la Costituzione federale, che crea la carica di presidente da eleggere ogni quattro anni e nel 89 Washington diventa il primo presidente. Diventa chiarò però che l’indipendenza politica non è completa senza una indipendenza cultura che permetta di opporre una forza simbolica alla Gran Bretagna. All’inizio del ‘800 infatti ricominceranno i tentativi inglesi di conquistare gli Stati Uniti con bombardamenti, incendi e assalti fino al 1812. La percezione è quella di una indipendenza fragile, ma abbiamo visto attraverso gli autori come per molti giovani americani la sfida è quella di articolare anche l’indipendenza letteraria e culturale. Seneca Falls 1848 è il primo incontro di donne americane che durante la conferenza si interrogano su come rimediare all’assenza delle donne nella vita politica americana e scrivono la Declaration of Sentiments. Queste donne sono attive anche nella lotta per la schiavitù, infatti Mott e Stanton si incontrano a Londra nel contesto della lotta antischiavista. Il documento aggiunge la parola women accanto a men, perché ritiene che sono stati creati uguali e puntualizza che la tirannia il governo contro cui il popolo ha il diritto di ribellarsi si allarga alla sfera privata, all’interno della quale le donne sono soggiogate dall’uomo. È solo nel 1860, con il Married women’s property act diventa possibile per le donne ereditare una proprietà infatti prima le donne non potevano toccare denaro ed era necessaria la presenza di un tutore. Sono nel 1920 le donne avranno il diritto di voto. Tea party Tra i momenti più iconici della Rivoluzione Americana, un posto particolare occupa il Boston Tea Party. La notte del 16 dicembre 1773, un gruppo di cittadini, mascherati da indiani Mohawk, salì a bordo di tre navi mercantili ormeggiate nel porto, la Dartmouth, la Eleanor e la Beaver. La brigata impiegò quasi tre ore per buttare in mare tutto il carico di tè delle navi: circa 45 tonnellate, per un valore di 9000 sterline di allora. Era chiaro l’intento provocatorio nei confronti della Madrepatria: le colonie erano disposte a rinunciare al tè piuttosto che pagare la tassa decisa dal Parlamento di Londra sul commercio delle spezie da cui si ricavava la bevanda. L’elitè politica americana rifiutava di pagare dazi votati da un’istituzione in cui non sedevano rappresentanti scelti dalle colonie d’oltreoceano – atteggiamento riassunto d’ala formula coniata da James Otis “la tassazione senza rappresentanza equivale a tirannia.”.
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