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Guide e consigli
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ricerca arte ed educazione civica, Guide, Progetti e Ricerche di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche

approfondimento sul tema del vandalismo nell'arte e la sua storia

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2021/2022

Caricato il 07/02/2024

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dgnsdfiojmf 🇮🇹

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Scarica ricerca arte ed educazione civica e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche solo su Docsity! L’arte della distruzione: i 10 atti vandalici più celebri d’Italia 10 Giovanni Bellini, “Madonna col bambino” (Piove di Sacco, Padova) 20 aprile 1978. Vandalismo colposo: nel santuario della Madonna delle Grazie, ignoti tentano di rubare il dipinto del Bellini. I frammenti del cristallo di protezione danneggiano in modo grave il quadro. 9 Le fontane di Roma La fontana dei Fiumi nel 1998, la Fontana delle Api nel 2004, la Fontana della Navicella nel 2005, la Fontana della Barcaccia nel 2007, la Fontana dei Navigatori nel 2010, la fontana del Moro nel 2011. Quello con le fontane è un appuntamento fisso per ogni vandalo (volontario o involontario) in visita a Roma. 8 Baccio Bandinelli, “Ercole e Caco” (Firenze, Piazza della Signoria) 15 aprile 1993. Sono passati due anni dal suo “capolavoro” (vedi sotto) e il vandalo Pietro Cannata ci ricasca. La sua vittima stavolta è il cinghiale del gruppo scultoreo “Ercole e Caco”, che finisce sdentato. 7 Fontana di Trevi (Roma) 19 ottobre 2007. Il sedicente post-futurista Graziano Cecchini getta un secchio contenente un colorante rosso nel bacino di marmo, regalando la foto della vita ai turisti presenti. L’anno seguente il secondo exploit: 500 mila palline colorate sommergono Piazza di Spagna. In entrambi i casi nessun danno per il monumenti, ma tanti soldi spesi per ripulire dopo le bravate artistiche. 6 Filippo Lippi, “Storie di santo Stefano e san Giovanni Battista” (Prato, Cattedrale) 13 ottobre 1993. Pietro Cannata, il vandalo più famoso d’Italia, torna a colpire: armato di un pennarello nero indelebile, stavolta prende di mira l'affresco di Filippo Lippi raffigurante "Le esequie di Santo Stefano", all’interno della cattedrale di Santo Stefano a Prato. 5 Donatello (copia), “San Marco” (Firenze, Orsanmichele) 31 ottobre 2004. Un uomo si arrampica su uno dei tabernacoli di Orsanmichele per urinare (e dove, se no): mentre si tiene aggrappato alla scultura, stacca un pezzo del mantello di San Marco. Fortunatamente si tratta di una copia collocata qui nel 1990. L’originale di Donatello è al sicuro all’interno del Museo di Orsanmichele. 4 Andrea Mantegna, “Il trasporto del corpo di san Cristoforo" (Padova, chiesa degli Ermitani) 12 luglio 1993. Uno squilibrato supera il cancelletto della Cappella Ovetari e imbratta il lato inferiore dell'affresco di Mantegna con la scritta "Santa Giustina". Subito dopo tenta di ripetere l’impresa con l'opera di Bono da Ferrara, ma dopo aver vergato le parole "Santa G..." viene bloccato da alcuni visitatori. Agli investigatori dichiara di aver agito su suggerimento della stessa santa. 3 Raffaello, “Madonna di Foligno” (Musei Vaticani) 24 gennaio 1989. Un uomo su una sedia a rotelle getta del liquido infiammabile contro il dipinto di Raffaello, poi tenta di dare fuoco al quadro con un accendino. I custodi intervengono subito estinguendo l'incendio. 2 Michelangelo, “David” (Firenze, Galleria dell’Accademia) 14 settembre 1991. Pietro Cannata inaugura la sua carriera di vandalo seriale in grande stile, scheggiando tre dita del piede del David con un martello. I danni sono limitati e il restauro ripristina senza particolari difficoltà le parti intaccate utilizzando i frammenti originali. 1 Michelangelo, “Pietà” (Basilica di San Pietro in Vaticano) 21 maggio 1972. Al grido di “I am Jesus Christ, risen from the dead!”, l’australiano Laszlo Toth irrompe nella storia dell’arte conquistando il titolo di vandalo più famoso di sempre: il folle vibra quindici martellate contro la Pietà danneggiando in particolare la Vergine. Il risultato: braccio sinistro staccato, sfregi al volto, naso e palpebre in frantumi. Uno shock planetario che, terminato il restauro dell’opera (di cui abbiamo parlato qui), imporrà l’adozione di una parete di cristallo antiproiettile. VANDALISMO Il vandalismo è una compagine di atti fini a se stessi, che violano il limbo sacrale tra creazione e fruizione e indeboliscono l’opera, perché la deprivano della sua bellezza originaria, così come le è stata donata dall’artista. Il termine deriva dal nome della popolazione germanica dei Vandali che, nel V secolo, invase l’Italia. Come altri popoli, era spinta alla distruzione per necessità di conquista ed espansione. L’immotivazione dell’atto compare quindi solo con la Rivoluzione Francese, quando cominciano a predominare il piacere e il gusto per la rovina. STREET ART: ARTE O VANDALISMO? ARTE: deriva dal voler esprimere un concetto e seguire determinate regole. utilizza pareti e spazi assegnati dalle amministrazioni comunali per dare sfogo alla creatività di giovani writers, con lo scopo di abbellire la propria città. (Haring, Banksy, Blu) VANDALISMO: un modo sbagliato di protestare. (Pietro Cannata) Vandali senza scrupoli o artisti geniali? Sicuramente la street art è nata come espressione fuori dall’ordinario, al di là dell’imperativo categorico dell’arte rinchiusa nelle gallerie e nelle grandi esposizioni, ma ancora oggi le persone si dividono: la street art è arte o vandalismo? Street art: cos’è? Il writing, o anche detto graffitismo, è una manifestazione sociale, culturale e artistica diffusa in tutto il pianeta, basata sull’espressione della propria creatività attraverso interventi diretti sul materiale urbano. Questo fenomeno è stato spesso etichettato come atto di vandalismo perché i supporti utilizzati sono mezzi ed edifici pubblici. La differenza tra atti di vandalismo e il writing però esiste ed è da ricercare nelle motivazioni che portano la persona a dipingere. Il confine fra arte e vandalismo e tra bellezza e illegalità è stato illuminato più volte da artisti di fama mondiale, come Haring, Banksy, Blu e molti altri. A nessuno verrebbe in mente di accusarli di vandalismo, perché? Perché i loro disegni sono opere d’arte che spingono a riflettere sulle difficoltà e i successi della società attuale, ispirando in ognuno di noi il desiderio di pensare a ciò che ci circonda non solo idealmente, ma anche fisicamente. Street Art è la definizione utilizzata dai media per comprendere quelle forme d’arte che si manifestano in luoghi pubblici. Ogni artista che pratica street art ha delle motivazioni personali: alcuni la praticano come forma di sovversione critica verso il sistema economico e politico, altri come tentativo di riappropriazione degli spazi pubblici e altri ancora per condividere con il numero più ampio possibile di persone le proprie opere. La street art infatti vanta un pubblico vastissimo, molto di più di quello di una tradizionale galleria d’arte. Secondo molti autori di street art, la loro creazione artistica ha preso le mosse da un forte desiderio di riappropriarsi del proprio territorio, considerando centrale il binomio arte e realtà urbana. Il desiderio di
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