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Ricerca su Duccio di Buoninsegna, Schemi e mappe concettuali di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche

Ricerca sintetica ma efficace su Duccio di Buoninsegna

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 17/03/2024

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giorgio-battaglino-1 🇮🇹

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Scarica Ricerca su Duccio di Buoninsegna e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche solo su Docsity! Duccio di Buoninsegna è stato un pittore italiano, tradizionalmente indicato come il primo maestro della scuola senese. L'arte di Duccio aveva in origine una solida componente bizantina influenzata da una notevole conoscenza di Cimabue (quasi sicuramente il suo maestro nei primi anni di attività), alle quali aggiunse una rielaborazione personale in senso gotico, una linea morbida e una raffinata gamma cromatica. Col tempo lo stile di Duccio raggiunse esiti di sempre maggiore naturalezza e morbidezza e seppe anche aggiornarsi alle innovazioni introdotte da Giotto, quali la resa dei chiaroscuri secondo una o poche fonti di luce, la volumetria delle figure e del panneggio, la resa prospettica. Il suo capolavoro, ovvero la Maestà del Duomo di Siena, è un'opera emblematica dell'arte del Trecento Italiano. La Maestà realizzata per l'altare principale del Duomo di Siena risale al 1308-1311,è il capolavoro di Duccio. Restò esposta nel Duomo, anche se fra vari spostamenti, fino al 1878, mentre oggi è conservata presso il Museo dell'Opera della Metropolitana sempre a Siena Finita nel giugno del 1311, era tale la sua fama già prima del completamento, che una volta terminata, dalla bottega di Duccio, fu portata in Duomo con una festa popolare con tanto di processione: a capo di questa, il vescovo e le massime autorità cittadine, mentre il popolo, portando candele accese, cantava ed elargiva elemosine. Si tratta di una grande tavola (425x212 cm) a due facce, anche se oggi si presenta tagliata lungo lo spessore a causa di un dannoso intervento di restauro ottocentesco. Il lato principale, quello originariamente rivolto ai fedeli, era dipinto con una monumentale Vergine con Bambino in trono, circondata da un'affollata teoria di santi e angeli su fondo oro. La Madonna è seduta su un ampio e sfarzoso trono, che accenna ad una spazialità tridimensionale secondo le novità già praticate da Cimabue e Giotto, ed è dipinta con una cromia morbida, che conferisce naturalezza all’intera opera. Anche il bambino esprime una profonda tenerezza, ma il suo corpo non sembra generare peso e le mani di Maria che lo reggono sono piuttosto innaturali. Il retro era invece destinato alla visione del clero, e vi sono rappresentate 26 Storie della Passione di Cristo, divise in formelle più piccole. Il posto d'onore, al centro è dato dalla Crocifissione, di larghezza maggiore e altezza doppia, come anche la formella doppia nell'angolo in basso a sinistra con l'Entrata a Gerusalemme. In varie scene Duccio diede prova di essere aggiornato rispetto alle "prospettive" dei fondali architettonici di Giotto, ma in altre deroga volontariamente alla raffigurazione spaziale per mettere in risalto particolari che gli premono, come nel caso della tavola apparecchiata nella scena dell'Ultima cena o come il gesto di Ponzio Pilato nella Flagellazione, che è in primo piano rispetto a una colonna nonostante i suoi piedi poggino su un piedistallo che è collocato dietro. La pala aveva anche una predella, ossia una sorta di tavoletta rettangolare posta alla base, dipinta su tutti i lati e a coronamento dei pannelli cuspidati con Scene della vita di Maria (fronte) e Episodi dopo la morte di Cristo (retro): queste parti non sono più a Siena ed alcune di esse si trovano in collezioni e musei esteri. Nella Maestà si ravvisa tutto il realismo dei volti dei personaggi di cui era capace Duccio, nonché la sua grande capacità di disegnare cose e personaggi secondo i canoni giotteschi della prospettiva diretta. Le vesti hanno un panneggio voluminoso, i chiaroscuri sono resi con un'attenzione per la provenienza delle fonti di luce, tendenze anch'esse ereditate da Giotto. L'opera spicca anche per la grande presenza di dettagli e decorazioni: (dagli intarsi marmorei del trono alla fantasia fine del drappo sullo schienale dello stesso trono, dalla capigliatura degli angeli agli ornamenti delle sante). La coesione di elementi di fiorentini con il realismo figurativo propri di Duccio, il tutto impreziosito da una cura estrema per il particolare, fanno di quest'opera uno dei capolavori del Trecento italiano.
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