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Ricerca su Girolamo Savonarola, Schemi e mappe concettuali di Storia

Ricerca sul personaggio di Girolamo Savonarola

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 21/11/2022

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ludovicag. 🇮🇹

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Scarica Ricerca su Girolamo Savonarola e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia solo su Docsity! Ludovica Giosia GIROLAMO SAVONAROLA Girolamo Savonarola nacque a Ferrara il 21 settembre 1452, terzogenito del mercante Niccolò di Michele dalla Savonarola e di Elena Bonacolsi. Dopo la morte del nonno paterno, suo primo maestro, il padre Niccolò, poichè desiderava avviarlo alla professione medica, gli fece studiare le arti liberali; dapprima appassionato ai “Dialoghi” di Platone, tanto da scriverci un commento,distrutto da lui stesso successivamente; passò presto all'aristotelismo e al tomismo. Dopo aver conseguito il titolo di maestro in arti liberali, intraprese gli studi di medicina che tuttavia abbandonò già a diciotto anni per dedicarsi allo studio della teologia; scrisse componimenti poetici: risale al 1472 la sua canzone “De ruina mundi” nella quale ricorrono già temi delle sue future predicazioni: “...La terra è sì oppressa da ogne vizio, / Che mai da sé non levarà la soma: / A terra se ne va il suo capo, Roma, / Per mai più non tornar al grande offizio…”. La scelta di una vita dedita alla religione e alla predicazione di questa assunse un carattere fondamentale nella vita del frate. A ventitrè anni decise di scappare di casa e recarsi a Bologna per diventare un domenicano. Dopo aver vissuto presso il convento bolognese di San Domenico, si trasferì nuovamente a Ferrara dove si dedicò alla teologia. Iniziò a dare prova delle sue abilità oratorie e del suo rigore morale, nel 1489 venne chiamato Firenze da Lorenzo il Magnifico, su intercessione di Pico della Mirandola, noto filosofo. Sosteneva un rinnovamento della società e un cambiamento dei costumi che avrebbero evitato un castigo divino, data l’ enfasi narrativa del Savonarola, le sue prediche venivano udite con timore. Con la discesa di Carlo VIII nel 1494, la profezia secondo la quale l’ Italia sarebbe stata presto punita per la sua corruzione con l’ arrivo di un nuovo “Ciro”, destò clamore. Nel 1482 conquistò i fiorentini con le sue prediche appassionate. I suoi seguaci si organizzarono nella setta penitenziale dei "piagnoni" (così chiamati per le lacrime versate durante i sermoni di Savonarola). Fustigatore di corruzione e decadenza della Chiesa, predicava la penitenza come sola via di salvezza. Contrario a ogni lusso, che riteneva fonte di depravazione, faceva processare chi giudicava dissoluto, organizzando "roghi delle vanità", cioè di opere d'arte, libri e strumenti musicali. nella Chiesa e nella società. Personaggio complesso e discusso, si oppose ai Medici, signori di Firenze, sostenendo la breve esperienza della repubblica di Pier Antonio Soderini. Nel 1492 morì Lorenzo il Magnifico e due anni dopo i Medici vennero cacciati da Firenze. Savonarola acquista ancora più potere, arrivando a dominare per qualche anno la scena politica fiorentina. Le sue prediche si inasprirono ulteriormente e vennero addirittura organizzati dei “falò delle vanità”, in cui opere d’arte, libri e suppellettili vennero dati alle fiamme. Al tempo la Chiesa Cattolica attraversava un momento di estrema decadenza. Sotto la guida di Alessandro VI, pontefice dal 1492 al 1503, aveva toccato il fondo. Lo spagnolo Alessandro VI, al secolo Rodrigo de Borja (italianizzato in Borgia), dopo essersi comprato il conclave aveva trasformato Roma in una città-bordello che poi Lutero paragona a Sodoma. Il critico più aspro di tale degenerazione fu proprio Savonarola, che verso la Chiesa di allora non usava perifrasi: "Nella lussuria ti sei fatta meretrice sfacciata, tu sei peggio che bestia, tu sei mostro abominevole". Alessandro VI prima lasciò dire, poi definì le tesi di Girolamo una "perniciosa dottrina, con scandalo e iattura delle anime semplici". E poiché le anime vanno tutelate, finì che il frate ribelle fu scomunicato. Va precisato che Alessandro VI non si sporcava mai personalmente le mani di sangue: lasciava che lo facessero altri. In primis suo figlio Cesare, detto il Valentino, nominato cardinale nel 1493 e spretato nel 1497. Nel caso di Savonarola, lasciò carta bianca ai fiorentini. In città si crearono due fazioni: i “compagnacci”, che vollero approfittare della scomunica, per sovvertire il rigido moralismo imposto dal Savonarola e i “frateschi”, che ne negavano la validità e ne chiedevano la revoca, a favore del frate vi erano invece i “piagnoni”. In questo clima teso entrò anche il conflitto tra frate Francesco di Puglia, francescano, e fra’ Domenico Buonvicini da Pescia, discepolo di Savonarola. Il primo lanciò al secondo la sfida della “prova del fuoco”: lui e fra’ Girolamo sarebbero passati attraverso il fuoco, per avvalorare la validità delle profezie. La proposta fu accettata: la Signoria fiorentina fissò la prova al 7 aprile 1498. Tuttavia, un abbondante acquazzone la rese impossibile. Nello stesso anno fu catturato dai fiorentini che chiedevano il ritorno dei Medici e processato, impiccato e arso sul rogo il 23 maggio. Fu giudicato e condannato come “eretico e scismatico” da una commissione apostolica. La piazza, riferiscono le cronache del tempo, era infatti tumultuante di folla e assai diversa da come appare. Ciononostante il rogo e le fasi dell’esecuzione sono ricostruiti con maggiore fedeltà. Prima dell’esecuzione Savonarola fu sconsacrato sulla ringhiera dei Signori (davanti a Palazzo dei Priori, oggi Palazzo Vecchio) davanti a dove erano riuniti i commissari apostolici nominati da papa Alessandro VI. La condanna a morte fu eseguita mediante impiccagione insieme ai suoi confratelli Domenico Buonvicini e Silvestro Maruffi. I tre frati vennero impiccati in Piazza della Signoria e i loro corpi vennero bruciati.
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