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riforma protestante e controriforma, Appunti di Storia

riforma protestante controriforma e storiografia

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 07/06/2021

marcovvfvevevverer
marcovvfvevevverer 🇮🇹

4.2

(11)

53 documenti

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Scarica riforma protestante e controriforma e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! RIFORMA PROTESTANTE 1 LA DOTTRINA DI MARTIN LUTERO Martin Lutero, frate dell’ordine degli agostiniani, è nato nel 1483 in Turingia da una famiglia di minatori di origine contadina. Fu entrato da giovani in convento e presto si era distinto per fervore religioso e per un’acuta intelligenzaè cattedra di teologia all’università di Wittenberg nel 1508 Angosciato dal pensiero del peccato e dalla disperazione della salvezzaèvita ascetica e di penitenza, che però non gli consentiva di superare il terrore delle pene dell’inferno Sentiva ancora alla maniera di un uomo medievale è irrimediabile indennità dell’uomo, solo e impotente di fronte a Dio Torna a indagare i libri delle Sacre Scritture, di San Paolo e Sant’Agostino(filosofo che medita tantissimo sul peccato) e arriva alla certezza che l’uomo non si salva per i suoi meriti ma per quelli di Cristo. Unica condizione: avere fede è il giusto si salva per la sua fede(questo aveva letto in San Paolo)è dottrina della salvezza o giustificazione verso la fede(l’uomo non è reso giusto per le sue opere ma da Dio) La chiesa invece continuava a professare che l’uomo dovesse compiere atti buoni per salvarsi, quali penitenze, digiuni, pellegrinaggi, offerte. Aveva affermato che il rapporto tra uomo e Dio si deve cercare nella vita comunitaria, nell’obbedienza ai precetti e quindi all’interno della chiesa. La stessa speranza della salvezza veniva trasferita dall’adempimento delle opere buone della tradizione della chiesa cattolica romana a questa scelta divina mediata dal concetto della predestinazione. Lutero afferma che l’uomo può essere giustificato solo in virtù della sua fiducia in Dio e che pochi sono gli eletti scelti da Dio, destinati alla salvezza. Ognuno deve credere che sia stato scelto da Dio come elettoèdeve portare Dio dentro di sé perché solo in questo modo può sfuggire alla dannazione eterna. Dottrina sacramentale = celebra e giustifica la funzione stessa del sacerdozio Cattolicesimo è messi in evidenza gli elementi formali, liturgici in grado di condurre alla salvezza a discapito della partecipazione interiore. Luteroèfa cadere l’accento sulla partecipazione e toglie ai sacramenti la funzione liturgia riducendoli in momenti di libera esperienza religiosa. Solo al battesimo e all’eucarestia lasciò il carattere di funzione liturgica, seppur in forma attenuata e diversa da quella cattolica. Anche la società risulta disciplinata maggiormente da un orientamento interiore che lo predispone verso una forma di collaborazione sociale e collettiva. Ogni credente diventa sacerdote di sé stesso è sacerdozio universale La dottrina può essere acquisita individualmente senza l’intermediazione di un’autorità ecclesiastica è libero esame Di fronte al sacerdozio universale il magistero della chiesa perdeva il suo valore. Questo radicalismo distruggeva ogni forma di gerarchia ecclesiastica. Lutero è quindi spaventato dai risvolti sociali che questo tipo di riforma poteva scatenare e finì per favorire la nascita di nuove comunità ecclesiastiche, le Landeskirchen, chiese(molto spoglie dato che il fedele non doveva essere distratto da altro) collocate in piccoli territori ponendole sotto il controllo dei principi tedeschi è occorre porre un’autorità altrimenti ciascuno avrebbe fatto di testa suaè nascita di una nuova chiesa con una gerarchia diversa da quella di Roma Filippo Melantoneè discepolo di Lutero, umanista, dà una forma dottrinale al pensiero di Lutero è1530 Confessione Augustana L’umanesimo spianò la strada alla riforma per quanto riguarda lo studio del testo biblico ma lo spirito della riforma(il credente si salva solo per la fede in virtù della grazia divina) era molto lontano dall’ottimismo etico dell’umanesimo. Rottura tra Lutero e Erasmo da Rotterdamè la giustizia e la misericordia di Dio prevengono la liberazione dell’uomo ma anche quello della grazia cooperanteèprende una posizione “laica”, è una sorta di anticipatore del sentire moderno L’INIZIO DELLA RIFORMA La dottrina della giustificazione verso la fede non condusse subito alla rottura con Roma. La curia romana si mostrò a lungo tollerante sperando che si trattasse di una solita diatriba(discussione su argomenti filosofici) tra monaci. Infine papa Leone X, figlio di Lorenzo de Medici, convocò Lutero perché comparisse per discolparsi, ma lui non si presentò. La rottura avvenne in occasione della concessione di un’indulgenza speciale convocata dal papa nel 1514. Indulgenza= remissione della pena che spetta al peccatore dopo la morte ma non lo libera dalla pena temporanea che lo spetta al purgatorio è la colpa può essere condonata tutta o in parte dall’autorità ecclesiastica in virtù dei meriti di Cristo, della Vergine, dei Santi è una sorta di tesoro spirituale che la chiesa può usare per alleggerire la pena L’indulgenza proclamata da Leone X aveva lo scopo di raccogliere fondi per la ricostruzione della basilica di San Pietroèqueste indulgenze venivano vendute sollecitando i credenti ad elargire offerte di denaro per sé o per i propri defunti è le opere buone venivano sostituite da donazioni e quindi la partecipazione interiore si annullava La predicazione delle indulgenze si risolse in una sorta di ignobile mercato. maggior parte dei fedeli venivano attenuati) del luteranesimo è confessione Augustana(credo del protestantesimo) ad opera di Filippo Melantone Dopo il 1530 Carlo V, grazie all’andamento del conflitto franco-asburgico, poté dedicarsi alle cose di Germania(che gli stavano sfuggendo di mano perché i cavalieri volevano acquistare terre e i principi volevano acquisire autonomia nei confronti dell’imperatore) ed ostacolare il luteranesimo con la riassegnazione delle terre sottratte dai principi al clero cristiano. I principi protestarono energicamente e da qui deriva l’appellativo di “protestanti”. Nel 1531 si riuniscono nella Lega di Smalcalda, lega dei principi luterani per la difesa del Vangelo. La lotta tra Carlo e i protestanti si protrasse fino alla pace di Augusta (1555) con la quale l’imperatore riconosceva ai principi e alle città libere la libertà di scegliere quale religione professare. I sudditi tuttavia non avevano libertà di scelta ma dovevano seguire quella che sceglieva il loro signore(cuius regio, eius religio). C’era ancora la facoltà di lasciare la città e trasferirsi in una che avesse la religione prediletta. Il primo territorio riformato fu quello dove dominava l’ordine Teutonico e il granmaestro Alberto di Hohenzollern aderì al luteranesimo nel 1525, secolarizzando l’ordine e distribuendo parte delle terre ai cavalieri, trasformando così il territorio in un regno ereditario, vassallo del regno di Polonia. In seguito diventerà la Prussia e svolgerà lo stesso ruolo unificatore che il Piemonte ebbe in Italia. LA RIFORMA PROTESTANTE 2 ZWINGLI E CALVINO Confederazione elvetica è terra prediletta della riforma è maggior esponente Ulrich Zwingli, un sacerdote di formazione umanistica che era stato in contatto con Erasmo e che diede una libera interpretazione delle dottrine di Lutero. Aderì alle tesi dei riformatori e predicò a Zurigo investendo sempre di più le istituzioni della chiesa 1520 è il consiglio delle città ordinò ai sacerdoti di predicare solo le dottrine che avevano il loro fondamento nella Bibbia. Zwingli considerò il battesimo e l’eucarestia un fatto interiore, ma conservò la liturgia della tradizione. Il battesimo diveniva la scelta di condurre l’esistenza secondo la religione cristiana. L’eucarestia, esclusa la presenza reale del Cristo nella cena, non costituiva il rinnovamento del sacrificio di Cristo ma un semplice momento commemorativo. Transustanziazione = presenza reale di Cristo nell’eucarestia attraverso il passaggio della sostanza del pane e del vino in quella del corpo e del sangue di cristo in virtù delle parole pronunciate dal sacedorte. Zwingli si batté contro il mercenariato, che portava tanti giovani elvetici a militare fuori dai propri cantoni sotto il comando di principi stranieri. Alcuni cantoni svizzeri, come Lucerna e Uri, fedeli al cattolicesimo, si schierarono in armi contro i riformatori. 1531 è battaglia di Kappel dove morì lo stesso Zwingli è vittoria dei cantoni cristiani che fermò la diffusione dello zwinglismo nella confederazione elvetica Intorno al 1550 avanzava l’influenza di Giovanni Calvino, nativo della Francia da una famiglia borghese. Calvino ebbe, come Zwingli, un’educazione umanistica e giuristica che dette ai suoi scritti una coerenza logica non avvertibile in Lutero. In seguito a un’accusa di lesa maestà fu costretto ad abbandonare la Francia e a rifugiarsi a Ginevra. Elemento fondamentale è dottrina della predestinazione: il peccato originale condanna l’uomo alla pena eterna, tuttavia Dio ha scelto da prima dei tempi i propri eletti, destinati a salvarsi, non in virtù dei loro meriti ma solo della sua grazia è il credente non deve disperarsi né abbandonarsi alla sorte che Dio gli ha riservato(dannazione o salvazione), ma deve assolvere la missione terrena che Dio gli ha assegnato, ricercando dentro di sé il convincimento di appartenere alla schiera degli eletti. Il successo che il credente ottiene nella vita è un’altra prova della sua appartenenza agli eletti è Il calvinismo esalta tutte le forme di lavoro e di attività, le quali devono essere sentiti come un fatto religioso e compiuto in nome di Dio. Il guadagno non deve essere sperperato ma dovrà essere reinvestito in nuove attività produttive. Per questi motivi il calvinismo è sembrato il presupposto etico e psicologico dal quale scaturirà la mentalità capitalistica dell’occidente, Il calvinismo abbandona l’ascetismo medievale e favorisce l’intraprendenza individuale è vista come segno della predestinazione celeste. 1536 INSTITUTIO CRISTIANE RELIGIONIS = in cui sono espresse le dottrine di Calvino Ginevra divenne una città stato guidata da un organo collegiale con ampi poteri politici e religiosi. A tutti i cittadini fu imposto un rigido sistema di vita è viene bandita ogni forma di lusso e dissipazione. Sui costumi e sulla moralità dei cittadini vigilava il Concistoro, un organo formato da sacerdoti e laici, scelti per la dirittura morale. Contro i trasgressori(i libertini) si prevedevano l’ammonizione e la scomunica e anche il ricorso ai magistrati cittadini, i quali tuttavia potevano erano sottoposti alle medesime norme morali e potevano venire ammoniti. In tal modo la chiesa calvinista si poneva al di sopra dello Stato a differenza di quella luterana e tendeva a limitare la libertà stessa dello stato. La chiesa calvinista impone l’imperativo della resistenza allo stato quando questo viola la coscienza dell’individuo. Modello calvinista è comunità autonoma fondata sull’assemblea, sull’elettività delle cariche e sul libero dibattito è il calvinismo si pone all’origine della civiltà moderna Ginevra divenne il rifugio di tutti coloro che erano costretti ad abbandonare le proprie terre a causa della religione. Tuttavia, Calvino non riconobbe a nessuno il diritto di professare confessioni religiose in opposizione a quella calvinista. Calvino non esitò a perseguitare e bandire dissidenti. Michele Serveto, medico spagnolo che professava dottrine ereticali, a stento fuggito all’inquisizione cattolica, fu sottomesso a un processo e in seguito al verdetto bruciato vivo a Ginevra. LA RIFORMA IN INGHILTERRA Il calvinismo ebbe in Europa nel sedicesimo secolo più larga diffusione del luteranesimo. Luteranesimo = Germania e paesi scandinavi Calvinismo = Francia, Paesi Bassi, Scozia, Inghilterra, Polonia, Ungheria, soprattutto tra i ceti socialmente più elevati senza con ciò trascurare i ceti più poveri. L’Inghilterra era già predisposta a una riforma della chiesa grazia all’azione di umanisti come Thomas More e altri umanisti di formazione erasmiana. La critica alle istituzioni ecclesiastiche si ricollegava anche alla predicazione di Wycliffe e ai moti dei lollardi. La riforma inglese dopo il distacco dal papato finì per consolidare il potere della monarchia diventando instrumentum regni. In un primo momento Enrico VIII si era battuto per la difesa della chiesa tanto da meritare l’appellativo di Defensor Fide da Leone X. La rottura avvenne sul piano politico per l’aspirazione della monarchia a esercitare un più diretto controllo sul clero nazionale e sulle ricchezze della chiesa. Questa rottura era incentivata dai ceti nobiliari e da quelli borghesi e anche negli strati popolari che mal sopportavano la corruzione degli ecclesiastici. ALCUNE NOZIONI Eresia = letteralmente “scelta”, scelta di una nuova vita, via, dottrina diversa da quella della chiesa Scisma = separazione senza che questa porti mutamenti sostanziali nella dottrina e nei dogmi 1054 = scisma d’oriente che separò la chiesa d’oriente da quella d’occidente 1378= scisma d'occidente è distacco della chiesa di Roma da quella di Avignone Chi aderisce a uno scisma non contesta alcun dogma. Lo scismatico diverrà anche eretico dopo la proclamazione del dogma del primato dell’infallibilità del papa, che avverrà nel 1870 durante il concilio vaticano e formalizzato da Pio IX IL CONCILIO DI TRENTO Nonostante la volontà dell’imperatore, Clemente VII riuscì a rinviare il concilio fino alla sua morte nel 1534. Il conclave, allora, elesse Alessandro Farnese con il nome di Paolo III, il cui pontificato durerà fino al 1549. Nel 1535 Paolo III promise l’apertura del concilio. È un papa che aveva già dato origine ad una riforma interna alla chiesa eleggendo cardinali del partito rinnovatore della chiesa, ma era anche lui un papa nepotista, nel senso che aveva dei figli. Nel 1545 creò addirittura su Parma e Piacenza un vero e proprio ducato per il figlio Pierluigi e così ha inizio la dinastia dei Farnese che governò sul territorio fino al 1700. Quando, in un momento di tregua della guerra tra Carlo V e Francesco I, nel 1545 si aprì a Trento il concilio dei vescovi la riconciliazione tra le due parti era ormai impossibile. I luterani non accettavano che il papa avesse un ruolo maggiore rispetto agli altri vescovi con la pretesa di dirigere i lavori e di determinare i risultati per cui non presero parte al concilio. Solo nel 1551, dopo le insistenze dell’imperatore, i protestanti vi fecero una breve apparizione senza, però, alcun effetto pratico. La situazione politica in Germania non era in grado di favorire la riconciliazione con la chiesa romana. Dal 1526, dalla seconda dieta di Spira in cui i principi protestanti protestarono contro l’emanazione dell’editto di Worms che impediva la professione della religione luterana, la situazione in Germania era sempre stata incandescente. Il concilio di Trento durò fino alla fine del 1563, con fasi alterne. Nella prima fase, che va dal 1545 al 1548, i padri conciliari affrontarono i problemi più gravi, quelli che riguardavano le questioni dottrinali(le verità di fede contestate da Lutero e Calvino). Accanto all’autorità delle Sacre Scritture, il concilio confermò la validità della tradizione ecclesiastica, cioè quelle dottrine elaborate nel corso dei secoli dai papi e dai concili. Contro la tesi luterana del libero esame, riaffermò che l’unica vera interpretazione della scrittura era quella della chiesa. Contro la giustificazione verso la fede fu ribadito il principio che la salvezza si ottiene in virtù della fede e delle opere, per cui l’uomo non è puro oggetto passivo della grazia o della dannazione predestinata, ma coopera con le opere alla sua salvazione. Contro la riduzione del numero dei sacramenti il concilio sostenne la validità di tutti e sette i sacramenti e la presenza reale di cristo nell’eucarestia. Contro Lutero e Calvino che consideravano fondamentale il momento della partecipazione soggettiva, si dichiarò invece essenziale al sacramento la componente liturgico-sacerdotale. Dunque un rifiuto di tutte le tesi dei riformatori. Per quanto riguarda il piano morale e disciplinare furono introdotte varie e importanti innovazioni, quali il divieto del cumulo delle cariche ecclesiastiche, l’obbligo per i vescovi di risiedere nelle proprie diocesi e svolgere l’attività pastorale. Allo scopo di assicurare alla chiesa sacerdoti degni e di porre fine all’abuso dei titoli e delle cariche conferite per il diritto di nascita, si volle che in ogni sede vescovile fossero istituiti dei seminari dove era curata la formazione dei prelati. Inoltre viene reintrodotto il celibato ecclesiastico e il latino nelle liturgie. Le più importanti decisioni prese dal concilio vennero raccolte all’interno della Professio Fidei Tridentina, che il successivo pontefice, Pio IX, pubblicò nel novembre del 1564. Il primato del papa venne riconfermato, per cui la chiesa divenne ancora di più una monarchia assoluta dove tutto il potere era detenuto dal pontefice, in conformità con quello che stava avvenendo negli altri stati europei. Gli uomini venivano considerati privi di una morale e di una autentica volontà politica e quindi dovevano essere governati da istituzioni sagge e mature quali quelle religiose. Questo atteggiamento ha dato origine a un malcostume italiano che si è manifestato anche negli anni a venire è il tema dell’inferiorità dei fedeli viene anche ripreso dal fascismo. CONTESTO IN CUI SI SITUA L’APERTURA DEL CONCILIO DI TRENTO La morte di Francesco II Sforza nel 1535 portò al terzo scontro tra Francia e impero. Il ducato di Milano sarebbe dovuto passare sotto il dominio diretto della Spagna, però la Francia rivendicò il possesso e di fronte alle opposizioni di Carlo V incominciò le operazioni militari occupando la Savoia nel 1536. Si giunse a una situazione di equilibrio che portò le parti in gioco a ricercare un accordo sopraggiunto nel 1538 con la pace di Nizza, grazie anche alla mediazione del papa Paolo III. Alla fine del 1540 Carlo V aveva concesso l’investitura del ducato di Milano a suo figlio Filippo e in questo modo veniva sancita l’egemonia della Spagna su Milano e sull’Italia settentrionale che si aggiungeva a quella sull’Italia meridionale, per via della presenza degli aragonesi. Questa situazione spinse il re di Francia Francesco I ad allearsi nel 1541 con Solimano il Magnifico, con la Danimarca, la Svezia ed Enrico VIII d’Inghilterra, approfittando soprattutto della sconfitta di Carlo V ad Algeri. Carlo V sperava di poter usare questa tregue per affrontare le battaglie contro i turchi e i luterani ma su entrambi questi fronti subì una battuta d’arresto. Francesco I fu indotto a riaprire le ostilità nel 1542 contro Carlo V a causa delle debolezze dell’imperatore. Il conflitto si concluse con un lento logoramento delle forze. In questa fase venne convocata la dieta di Spira da parte di Carlo V(1544), assumendo una posizione molto critica con la Santa Sede ma con questo atteggiamento ottenne dai principi tedeschi notevoli aiuti che gli consentirono di riprendere la guerra contro la Francia senza la preoccupazione della penuria di denaro. Con la Pace di Crépy del 1544 si conclude la quarta fase del conflitto tra Francia e impero. Proprio nel 1545 Carlo V concluse un armistizio con i turchi e dunque si poté occupare della questione tedesca. Con l’appoggio militare e finanziario del pontefice l’impero sconfisse i protestanti nella battaglia di Mullberg nel 1547. Tuttavia la vittoria militare era insufficiente, dal momento che il luteranesimo era molto più radicato nella società, e perciò Carlo V dovette cedere e ricercare un accordoè pace di Augusta del 1555 LA RIFORMA E L’ESPERIENZA POLITICA CIVILE ITALIANA Benedetto Croce(filosofo, storico politico, principale ideologo del liberalismo novecentesco italiano, esponente del neoidealismo) riteneva che all’origine della vita moderna ci fosse il rinascimento e non la riforma e si schierava contro chi sosteneva che il mancato accoglimento della riforma da parte dell’Italia fosse la causa della sua insufficienza politica. Non di questo avviso è Pier Gobetti che lamentava che in Italia non fosse penetrata la riforma per liberare le coscienze. Carlo Rosselli nel “confino di Lipari” afferma che per secoli gli italiani avevano vissuto ai margini. Questo è un indizio che ricorda anche il De Sanctis. Egli aveva affermato che “in Italia a quel tempo era impossibile restaurare la cristianità così come la moralità. Questo perché le classi colte italiane rimaneva indifferenti di fronte a quegli uomini pii che preferivano ardere sui roghi piuttosto che venire meno alla coscienza, mentre i popoli vegetavano e fu cura e interesse dei superiori lasciare in quella beata stupidità le masse popolari. In Italia, insomma, non ci furono coscienza, convinzioni e passioni religiose, morali e politiche. La riforma, invece, aveva per bandiera la libertà di coscienza e la competenza della ragione nell’interpretazione della Bibbia”. Anche Gramsci fa parte di questa interpretazione. Il suo giudizio batteva sul fatto che i luterani e i calvinisti erano andati al popolo ed avevano suscitato un vasto movimento popolar nazionale, cosa che invece non erano stati in grado di fare gli uomini del Rinascimento. Sulla riforma il giudizio globale restava negativo: essa non solo aveva spezzato la secolare unità della chiesa e aveva aperto la strada alla rivendicazione di una potestà delle autorità secolari nelle decisioni religiose, ma, soprattutto, insegnando le dottrine del libero esame e del sacerdozio universale, aveva introdotto il disprezzo delle autorità e della tradizione nonché l’esaltazione della coscienza individuale. Secondo Lutero il libero esame era un diritto dei fedeli e tutte le verità religiose non contenute nella Bibbia vanno scartate. Per diventare sacerdoti bastava essere scelti dalla società a coordinare i riti religiosi. I cattolici dicevano che questa riforma aveva infettato l’Europa con il morbo del soggettivismo. Un’impostazione di questo genere conduceva a precludere ogni sforzo che portava a capire meglio la riforma e ad esplorarne i contenuti. Un analogo schema interpretativo, ma rovesciato, si trova anche nella storiografia protestante. Storiografia = interpretazioni storiche dei fatti La storiografia protestante rappresentava la riforma come voluta dalla provvidenza, dal momento che aveva scosso l’autorità del papato, ridato ordine alla dottrina, rafforzato il potere delle autorità secolari e dato valore alla coscienza individuale. Questa interpretazione restò una sorta di paradigma per almeno tre secoli. Arnauld scrive un’altra interpretazione alla fine del 600, riconoscendo che la riforma era stata sì un grande avvenimento nella storia del cristianesimo e che per alcuni anni(fino al 1525) al rinnovamento dottrinale si era accompagnata una riforma dei costumi e della prassi della vita ma in seguito la riforma era degenerata rivestendosi di politica e ricorrendo alla violenza. Nel mondo luterano l’affermazione della libertà interiore del cristiano andò a giustificare un massimo di costrizione interiore, tanto più che la sottomissione all’autorità andò a costituire un tratto peculiare del credente. Nel mondo cattolico gravavano anche i rigori di un’azione repressiva. In mezzo a questi contrapposti fanatismi delle chiese si andò spegnendo la libera voce. La riforma finì per soffocare personaggi come Erasmo, Serveto, i fratelli Zozzini. RIFORMA E CONTRORIFORMA-INDIZI STORIOGRAFICI 2 L’insoddisfazione per le tradizionali impostazioni storiografiche, mosse da grande controversia, cominciò a manifestarsi attorno alla metà dell’800, quando si cercò di capire la vera realtà della riforma. A muovere questo nuovo tipo di storici, non furono tanto motivazioni politiche o ecumeniche, quanto la nuova consapevolezza del ruolo dello storico, in particolare una più viva attenzione a tutte quelle arti che i precedenti storici avevano collocato in una posizione subordinata rispetto ai prevalenti interessi della propria religione. Cause della riforma = convinzioni socio-economiche della Germania riconducibili alla transizione del feudalesimo al capitalismo. La chiesa costituiva la struttura portante dell’ordinamento sociale e feudale e quindi la riforma rappresentò delle esigenze oggettive di quelle nuove forze che si stavano affacciando sulla storia(forze capitalistico-borghesi). Questa spinta si trova nella lotta contadina, repressa nel sangue dai principi tedeschi. I contadini aspiravano a una sorta di regno di Dio sulla terra, ovvero a usurpare il posto della nobiltà con l’unica arma rappresentata dalla religione. RIFORMA E CONTRORIFORMA-INDIZI STORIOGRAFICI 3 Insoddisfacente anche la tesi secondo cui la riforma è da mettere in relazione con gli abusi e la condizione sociale che questi abusi avallavano è presente sia in storici cattolici che protestanti. Erano presenti denunce radicali della rilassatezza dei costumi e della corruzione della chiesa già prima di Lutero. La questione che sorge da ciò è la seguente: situazione della cristianità alla vigilia del 1517 era davvero così cupa? Oggi sono in molti a negarlo come Delio Cantimori, autore de “Gli eretici italiani del Cinquecento”. Per eretici intendeva quei ribelli nei confronti di qualsiasi autorità ecclesiastica e li riteneva molto originali. L’aspetto clamoroso fu quello di rifiutare la piena adesione anche alle nuove chiese che si formarono in Europa. L’eresia si formò in termini ideologici ma essa costituisce un’affermazione individuale di forze morali, il cui valore è sentito superiore alle altre pratiche confessionali. La loro eresia rappresenta la legittimazione etica delle esigenze sociali delle classi inferiori. La vita religiosa in Italia si presenta molto diffusa ed intensa. Alcuni storici cattolici hanno voluto concludere che allora fu proprio la riforma protestante ad aver causato il ritardo nel rinnovamento della chiesa. Tuttavia non si possono ridurre le ragioni dell’origine della riforma semplicemente agli abusi e alla corruzione ecclesiastica. Molto più feconde le indicazioni che lo stesso Fer forniva in un saggio del 1929 nel quale erano anticipati molti temi sviluppati dalla storiografia successiva. Fer, studiando i precedenti della riforma in Francia, fu indotto a collocare le origini della riforma in una più vasta tesi religiosa: una crisi verificatasi tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo. Un bisogno di fede più autentica e personale, meno fissata alle cerimonie esteriori e che esaltava una forma di devozione personale imperniata sull’imitatio christie(imitazione della vita di Cristo)èmotivi dell’origine della riforma secondo Fer Molti studiosi che si sono rifatti alle indicazioni di Fer, spostando l’attenzione dal piano teologico a quello antropologico, hanno accolto la dimensione europea del nuovo atteggiarsi di questa sensibilità religiosa e hanno compreso il coinvolgimento emotivo delle masse sulle questioni più importanti. A preparare il terreno della riforma concorse il movimento dell’evangelismo umanistico che fu spinto alla ricerca di un’esperienza cristiana più autentica e interiorizzata da una più attenta lettura e restaurazione dei primi valori cristiani. Le origini della riforma devono dunque essere studiate in relazione alla storia della sensibilità religiosa e a quella della cultura. Da queste costatazioni nascono due quesiti: quello del carattere popolare o meno delle proposte religiose e quello del rapporto tra riforma e umanesimo-rinascimento. RIFORMA E CONTRORIFORMA-INDIZI STORIOGRAFICI 4 Paolo Cristeller considera ininfluente il contributo dell’Umanesimo in generale perché l’apporto filosofico o di teorie nuove sarebbe stato pressoché nullo, in quanto l’umanesimo sorse da studi di carattere grammaticale e retorico, quindi con un’attenzione scarsa di fronte agli studi scientifici-filosofici in generale. La cultura umanistica forniva un rigore filo-logico, uno spirito critico che, se non influenza direttamente la riforma, vi ha contribuito a fornire degli strumenti espressivi alla diffusa insoddisfazione religiosa, la quale però poté tradursi in riforma solo grazie all’energica azione di un singolo uomo come Lutero, nel cui pensiero si trovavano accenti anti-rinascimentali. Segni umanistici fruttificarono anche in terreno luterano grazie all’opera di Melantone, il quale sistematizza il luteranesimo nella Confessione Augustana, o come altri riformatori che sulla scia di Calvino attinsero al ministero degli studi liberi del mondo umanistico. Per quanto riguarda la pietà e la religiosità popolare Alberto Tenenti obietta che la spiritualità nelle forme precedenti, come la devotio moderna, era riservata all’élite piuttosto che alle masse e, quindi, il contributo di questi fu, in questo caso, pressoché nullo. Gli storici cattolici affermano che si trattavano di movimenti assai diffusi e tali movimenti premevano verso cambiamenti della sensibilità religiosa, promuovendo forme devozionali attraverso confraternite religiose e una crescente diffusione dei libri sull’argomento. La predilezione dei cattolici per questa soluzione sembra corrodere l’idea che vi fosse un movimento riformatore interno alla chiesa. Cantimori, un laico, esprime un giudizio più moderato secondo cui l’azione compiuta da Lutero, con piena coscienza, liberò e in parte incanalò quel complesso sotterraneo e tumultuoso di
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