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RIFORMA PROTESTANTE E CONTRORIFORMA, GUERRE DI RELIGIONE IN FRANCIA, GUERRA DEI TRENT'ANNI, Dispense di Storia

L'elaborato è il frutto di una sintesi tra il manuale di riferimento ("Scenari" di Feltri, Bertazzoni, Neri), appunti presi in classe ed approfondimenti su Internet/video su Youtube. E' un ottimo materiale di studio, chiaro e completo di tutte le informazioni necessarie.

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 06/04/2023

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Scarica RIFORMA PROTESTANTE E CONTRORIFORMA, GUERRE DI RELIGIONE IN FRANCIA, GUERRA DEI TRENT'ANNI e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! RIASSUNTI VERIFICA FINALE STORIA LA RIFORMA PROTESTANTE La protesta di Lutero  La Riforma Protestante fu innescata a partire dal XVI secolo da Martin Lutero e segnò la fine dell’unità cristiana. Una prima separazione era avvenuta nel 1054 con lo Scisma d’Oriente, che aveva provocato la separazione della Chiesa di Bisanzio, ortodossa, dalla Chiesa di Roma, cattolica. C’è però una profonda differenza tra lo Scisma e la Riforma Protestante. La prima rottura segnò una divisione tra due mondi che erano già separati politicamente e culturalmente (i due imperi romani divisi), la seconda, invece, segnò la rottura dell’universo culturale, politico e religioso dell’ Occidente che fino a quel momento era percepito come un’identità unitaria.  Martin Lutero, nato ad Eisleben (Sassonia) tra il 1484 e il 1485, diede vita ad una Riforma le cui conseguenze sono evidenti ancora oggi (riscontrabili nella varietà di professioni cristiane presenti in Europa). Martin Lutero era figlio di un ricco mercante. Decise di non seguire le orme del padre entrando in convento e diventando un monaco agostiniano. Egli visse un periodo di profonda crisi spirituale, dettata dal fatto che in quell’epoca Dio veniva presentato come un giudice severo, che, al momento del giudizio universale, avrebbe chiesto il conto dei peccati, delle penitenze e delle opere compiute da ciascuno. Lutero, dunque, arrivò ad elaborare la propria e personale visione secondo cui agli occhi di Dio nessun uomo può essere giusto. La fede, per Lutero, è dunque figlia di un percorso interiore fatto anche di sofferenza e lacerazione.  Primo passaggio. La svolta nella sua visione della fede in relazione alla sua formulazione della Riforma, avvenne nel momento in cui diventa professore di teologia all’Università di Wittenberg, dove ebbe la possibilità di analizzare la Lettera ai Romani scritta dall’apostolo Paolo e da cui Sant’Agostino elaborerà i propri principi teologici. I principi teologici fondamentali di sant’Agostino sono essenzialmente due: La fede è interna all’uomo (è contrario alla concezione secondo cui la fede potesse essere imposta). Il “peccato originale” secondo cui la caduta di Adamo ed Eva aveva cancellato nell’uomo ogni capacità di attuare il bene e, dunque, di disporre di un’irresistibile tendenza verso il male.  Secondo passaggio. Un peso rilevante nell’ottica di riformare la fede fu sicuramente il compimento del viaggio a Roma nel 1512. A Roma ebbe la possibilità di percepire chiaramente le pessime condizioni in cui versava Roma: Il clero era dedito alla prostituzione e all’alcolismo, era corrotto etc. Inoltre, era dotato di enormi ricchezze e privilegi, oltreché fortemente legato al potere temporale. Dunque la Chiesa era sempre più distante dal popolo e dalle necessità ed ai bisogni di quest’ultimo. Era necessario pagare per poter osservare le reliquie dei santi e per ottenere il perdono dei peccati. Era largamente presente la vendita dell’indulgenze. La Chiesa necessitava di denaro (costruzione di San Pietro ma non solo) e per questo vendeva le indulgenze in giro per l’Italia e per l’Europa (l’uomo nasce peccatore, quindi la Chiesa dava l’opportunità di sanare i propri peccati comprando una quota di azioni dei santi; accedendo a queste, venivano cancellate una parte delle cattive azioni commesse dall’uomo). Lutero rimase scandalizzato e desiderò cambiare le cose.  Nel 1517 pubblicò le 95 tesi, affermazioni e dogmi (verità rivelate che non possono essere messe in discussione) che caratterizzavano la visione di fede maturata da Lutero nel corso degli anni, dopo aver superato la crisi spirituale. Il contenuto fondamentale era la condanna delle indulgenze. Elabora, quindi, la concezione della giustificazione per mezzo della fede: la salvezza non si ottiene né con la confessione, né con i meriti, né con le buone azioni (anche perché l’uomo tende dalla nascita verso il male). Dio salva l’uomo anche se è peccatore, ma l’uomo, per poter partecipare a questa salvezza gratuitamente donata, deve avere fede nel fatto che Dio l’ha salvato.  Elaborò il principio di sola Scrittura. Solamente la Bibbia può essere presa come valida fonte per costruire e riformare la dottrina e la prassi della Chiesa. Applicando il principio della sola Scrittura la dottrina poteva essere ripulita da tutte le accezioni negative acquisite nel corso del tempo e riavvicinarsi alla fede dei primi seguaci di Cristo. Inoltre, ogni uomo in virtù del battesimo può leggere la Bibbia e accedere alla parola di Dio. Non serve l’intermediazione del clero: ogni uomo è sacerdote di sé stesso (sacerdozio universale). Può certamente esserci un pastore che guida il lettore della comprensione, ma ciò non preclude il fatto che ciascun fedele possa leggere la parola di Dio. Per poter essere compresa da tutti, quest’ultima deve essere scritta in una lingua lineare e usufruibile da tutti. (La Bibbia venne tradotta da Lutero. Lutero fu agevolato nell’ampia diffusione di tale testo e delle tesi anche dalla nascita della stampa a caratteri mobili, ideata da Gutenberg).  La Riforma di Lutero suscitò l’ira delle due entità fondamentali del XVI secolo:  Il papato. Papa Leone X emanò il 15 giugno 1520 la bolla Exurge Domine, con la quale scomunicava Lutero stesso. Egli bruciò pubblicamente la bolla e dichiarò il papato come un’istituzione priva di fondamento nella parola di Dio.  L’impero. L’imperatore Carlo V lo invitò a prendere parte, il 18 aprile 1521, alla dieta di Worms (l’assemblea composta dai principi elettori tedeschi e presieduta da lui stesso). Lutero, in questa sede, doveva ritrattare le sue affermazioni eretiche, ma si rifiutò di farlo. I principi elettori, però, si schierarono a favore del teologo tedesco e Federico I di Svevia lo nascose per proteggerlo in uno dei suoi castelli (dove poté dedicarsi alla traduzione della Bibbia). La Riforma in Germania Negli anni Venti del Cinquecento il legame tra i principi tedeschi (detti protestanti, perché non si dissociarono dall’eresia) con Lutero si rafforzò ulteriormente nel momento in cui scoppiò una rivolta di contadini tedeschi, guidata da Thomas Münster. Essi chiedevano di essere trattati come uomini liberi e non come schiavi dai principi e dai signori, citando passi scelti dalla Bibbia per non apparire nemici dell’ordine. I contadini chiesero l’appoggio di Lutero, che si rifiutò categoricamente di prestare aiuto e, anzi, esortò i principi a intervenire con la violenza. Questo perché la rivolta che era degenerata in guerra, e, tale conflitto, andava contro il principio esposto da Paolo nella Lettera ai Romani secondo cui l’autorità di un sovrano proviene da Dio. Ribellarsi all’autorità significava opporsi alla volontà di Dio. Thomas Münster, convinto che Dio si sarebbe servito dei cittadini per trasformare il mondo nel regno dell'uguaglianza e della giustizia, esortò i contadini a non temere la potenza e dell’esercito dei principi e a sperare che essi si trasformassero in esecutori della giustizia di Dio. Nella battaglia di Frankenhausen del 1525, però, l'esercito contadino venne sbaragliato, e Thomas Münster venne fatto prigioniero, torturato e decapitato.  Gli altri avvenimenti rilevanti accaduti a seguito della Riforma furono i seguenti:  Dieta di Spira – 1529 . Fernando d’Asburgo cercò di imporre la propria autorità in campo religioso (era stato designato dal fratello di Carlo V) ma i principi rimasero convinti nel continuare a sentirsi legati al principio di Sola Scrittura.  Dieta di Augusta – 1530 . I principi e le città luterane consegnarono a Carlo V una confessione di fede nella quale si ribadiva il principio della giustificazione per una sola fede. L’imperatore Le chiese calviniste segnalarono la necessità e la volontà di attuare una Riforma più completa, in cui gli aspetti della vita cristiana avessero come unico punto di riferimento il nuovo Testamento e la Chiesa degli apostoli. Gli elementi chiave di questa differenziazione furono:  Il rifiuto di tutti gli elementi di culto non chiaramente citati nella Bibbia.  La condanna dell’utilizzo cattolico di immagini sacre riguardanti Cristo , Maria e i santi, ritenuto una perversa forma di idolatria. RELIGIONE E POTERE NEL TARDO CINQUECENTO Spagna, Paesi Bassi e Inghilterra Nel gennaio 1556, Filippo II d’Asburgo divenne re di Spagna, esercitando il suo potere su un territorio immenso (controllava, infatti, ducato di Milano, l’Italia Meridionale, la Sicilia e la Sardegna). Negli anni a seguire lo stato spagnolo fu costretto a dichiarare più volte bancarotta, poiché non riusciva a ottemperare i debiti contratti con i finanzieri che prestavano denaro al re per attuare le campagne militari. Inoltre, nel corso del suo regno, Filippo II dovette dividere le proprie energie su due fronti politico-militari:   Il Mediterraneo con l’ impero turco.  L' Europa Nord-Occidentale. Gli interventi nella parte settentrionale dell’Europa attuati da Filippo II cercarono di contenere la diffusione delle rivolte: nei Paesi Bassi – Belgio, Olanda e Lussemburgo. La rivolta dei Paesi Bassi divampò con l’ascesa al potere di Filippo II (con il padre la situazione era tranquilla - era affezionato alle Fiandre, risiedette a Bruxelles e garantì consuetudini e privilegi alle oligarchie). Filippo decise di abbandonare Bruxelles per trasferirsi a Madrid, che diventerà, in seguito, la capitale dell’impero. Nei Paesi Bassi la rivolta prese inizio nel 1566 per due motivi: in primo luogo, per la mancanza di un alleggerimento fiscale, e, in secondo luogo, per la promulgazione di severi editti che prevedevano la pena di morte per gli eretici; queste motivazioni, inoltre, furono aggravate dal fatto che gli animi vennero scaldati per il cattivo raccolto dell’anno precedente (che portò ad un rialzo delle tasse).  Tra le file dei Paesi Bassi vi erano non solo riformati e calvinisti ma anche numerosi cattolici. A capo della rivolta si posero i nobili, tra cui si distingueva la figura di Guglielmo d’Orange, cattolico moderato (che poi adottò il calvinismo) ostile sia al rafforzamento dell’autorità regia sia alle persecuzioni religiose. Filippo II, per difendersi, inviò Fernando Alvarez de Toledo (il duca d’Alba) che sconfisse Guglielmo d’Orange e che riuscì a porre sotto il proprio controllo le province meridionali; le provincie del Nord, invece, furono conquistate da una flotta di ribelli calvinisti che diedero origine a una rivoluzione politica, religiosa ma anche sociale. Gli spagnoli incontrarono notevoli difficoltà quando si trovarono costretti ad affrontare la guerra corsara, che riuscì a tagliare i rifornimenti dalla Spagna. I soldati spagnoli, non venendo pagati, si diedero al saccheggio nelle provincie dei Paesi Bassi, che si allearono con la Pacificazione di Gand - 1576 (unione delle province del Nord calvinista e quelle del Sud cattolico) per difendersi. Questo progetto venne, però, vanificato. Le provincie del Nord si unirono nell’Unione di Utrecht - 1581 ed emanarono l’Atto d’abiura, nel quale esse affermarono di non voler sottostare all’autorità di Filippo II; con il quale il sovrano veniva richiamato alle sue responsabilità (avendo violato le antiche consuetudini dei Paesi Bassi e i privilegi dei cittadini di quelle terre, era diventato praticamente un tiranno.); con il quale esse si dichiararono totalmente indipendenti, prendendo il nome Repubblica delle Province Unite. La nascente Repubblica delle Provincie Unite è assai complessa da definire. E’ una federazione di entità sovrane, ciascuna delle quali voleva conservare la propria autonomia e i propri organi di governo. Guglielmo d’Orange non era un sovrano, ma una sorta di governatore generale e il potere risiedeva nelle mani dell’assemblea dei delegati delle sette province (gli Stati generali). In Inghilterra. Nel 1580 i confini entro cui si stava svolgendo la guerra tra Filippo II e i ribelli dei Paesi Bassi si ampliarono. Il sovrano, infatti, ottenne la corona del Portogallo. Per questo motivo, i corsari olandesi iniziarono ad attaccare non solo le navi spagnole, ma anche quelle portoghesi, che portavano le spezie ad Anversa. Inoltre, gli sviluppi della guerra nei Paesi Bassi, spinsero la regina Elisabetta I (figlia di Enrico VIII e di Anna Bolena) ad inviare un esercito in appoggio alle truppe olandesi. Tuttavia, Filippo II, per eliminare tale pericolo, elaborò un piano per invadere la Gran Bretagna e fece costruire una flotta imponente: l’Armada. Se, grazie a questa flotta, le truppe spagnole fossero riuscite a sbarcare, l’Inghilterra non avrebbe potuto opporre resistenza, per via delle sue deboli fortificazioni (risalenti al medioevo) e per la penuria di armi da fuoco e di polvere da sparo. Tuttavia, dopo che l’Armada entrò nella Manica - 1588, rimase preda della marina inglese, che la attaccò con i propri velieri (imbarcazioni veloci e ben munite di artiglieria). Si trattò, di fatto, della prima vera battaglia navale; infatti, entrambi le fazioni disponevano di cannoni a bordo. Alla fine, gli spagnoli, colpiti da numerose perdite, sconfitti e a corto di risorse economiche, decisero di rinunciare all’invasione. La regina Elisabetta I, citata sopra, venne incoronata nel 1558. Era potuta salire al trono, poiché in assenza di eredi maschi, una donna acquisire il potere ed esercitare tutte le funzioni tipiche della sovranità. Elisabetta, amante delle cerimonie e dello sfarzo, era una donna colta e spregiudicata che fondava la sua cultura più sui classici greci e latini che sugli episodi della Bibbia. In questo senso, infatti, reputava le dispute teologiche tra cattolici e riformati come inutili discussioni. La sua scelta religiosa, che si trovò a compiere, fu determinata dal fatto che il papa non reputava valido il secondo matrimonio di Enrico VIII e, di conseguenza, Elisabetta stessa veniva considerata una figlia illegittima. L’ostilità verso il papa, infatti, che spinse la regina nel campo protestante. Rimase sempre fedele al principio secondo cui la Chiesa d’Inghilterra doveva avere come proprio capo supremo il re, la regina non esitò ad utilizzare una delle armi propagandistiche più potenti che la Riforma aveva lasciato come eredità: l’identificazione del papato come l’Anticristo. Infine, per non sottostare all’autorità di nessun uomo, Elisabetta decise di non sposarsi, passando alla storia come la “regina vergine”. Elisabetta I trasformò l’Inghilterra da paese tendenzialmente agricolo ad uno stato ricco di attività artigianali e commerciali. Ne beneficiarono soprattutto l’industria tessile (stoffe di lana) e l’attività mineraria (carbone, ferro, rame e stagno). Ancor più importanti successi furono riportati grazie al finanziamento delle grandi compagnie commerciali, che gestivano i traffici di lunga distanza. Infine, la regina favorì la pirateria. Attaccare le navi spagnole ricche di merci provenienti dall’America significava acquisire un ingente bottino che, per la corona, era un vero e proprio affare. Le guerre di religione in Francia In Francia, in Scozia e nei Paesi Bassi, il calvinismo si manifestò in tutta la sua pericolosità rivoluzionaria. In Francia, tuttavia, la situazione fu ulteriormente aggravata dalla presenza di re molto giovani a cui i nobili erano soliti ribellarsi per ottenere un’autonomia maggiore. Nel territorio francese, quindi, la crisi iniziò nel 1559, alla morte del re Enrico II di Valois. Il potere venne assunto da Caterina de’ Medici (i figli erano ancora minorenni), vedove del re defunto. Caterina si rese conto che la corona non poteva inimicarsi i signori più potenti della Francia (tra cui i Borbone) che, nel mentre, avevano aderito al calvinismo. Pertanto, cercò di adottare una posizione intermedia, concedendo ai cosiddetti ugonotti (i calvinisti francesi) una relativa libertà di culto. Tuttavia, quando poi consentì agli ugonotti anche la possibilità di celebrare le funzioni religiose, purché ciò avvenisse al di fuori dei centri urbani. Caterina scatenò la reazione dei cattolici radicali, che presero il nome di Guisa, dal duca che li guidava. I Guisa, nel 1562, diedero inizio alla guerra civile a Vassy. L’episodio più grave di tutto il conflitto, però, si ebbe nel 1572, in cui i cattolici uccisero più di 20 mila ugonotti, di cui duemila a Parigi. I presenti nella città francese erano molti in quanto si stava per celebrare il matrimonio tra Enrico di Borbone (calvinista) e Margherita di Valois, figlia di Caterina (cattolica) , trasformando un evento che doveva sancire la concordia tra le due confessioni religiose in una strage. Questo episodio è noto come la “notte di san Bartolomeo”. Le responsabilità di tale massacro non ricaddero solo sui Guisa, ostili a qualsiasi tipo di conciliazione, ma anche sulla stessa Caterina, che improvvisamente abbandonò il suo atteggiamento moderato (fermo restando che tutte le azioni che compiva erano volte alla tutela della Francia). Alla fine degli anni Settanta del Cinquecento, la Francia si trovava stretta in una morsa: da un alto i cattolici non le permettevano di giungere a compromessi accettabili con gli ugonotti e, dall’altro, i calvinisti si rifiutavano di cedere. Nacque il “Vendiciae contra tyrannos”, con cui i calvinisti – definiti “monarcomachi” (“combattono la monarchia”)- giustificavano la resistenza armata contro i sovrani oppressori. Nella loro concezione, i principi erano scelti da Dio ma potevano governare pretendendo l’obbedienza dei sudditi solo nel caso in cui ci fosse, da parte dello stesso re, il rispetto delle libertà e dei diritti dei sudditi. In altri termini, ogni re stipulava due alleanze: una con Dio e l’altra direttamente come il popolo (non da intendere come vero soggetto sovrano ma come entità che agisce guidata da uno strato superiore). Ben presto la Francia si trovò ad affrontare un periodo ancora più complesso. Il re Enrico III (figlio di Caterina de’ Medici), infatti, era privo di eredi diretti e ciò avrebbe portato il potere nelle mani di Enrico di Borbone, leader degli ugonotti e marito di Margherita di Valois (figlia di Caterina). Tuttavia, per impedire che un eretico (Enrico di Borbone) salisse sul trono di Francia, si formò una Lega cattolica, diretta da Enrico di Guisa (famiglia di cattolici radicali). In questa situazione, a Parigi si verificarono diverse rivolte, in una delle quali venne assassinato lo stesso Enrico III. A questo punto Enrico di Borbone si proclamò re della Francia col nome di Enrico IV. Quando, però, Enrico IV mise Parigi sotto assedio, intervenne un esercito spagnolo, in soccorso della Lega cattolica. Per salvare la situazione il re decise di convertirsi al cattolicesimo, e abiurò solennemente la fede riformata. In tal modo poté presentarsi come sovrano legittimo e venne riconosciuto tale anche dal popolo di Francia. Successivamente, nel 1598, venne stipulata anche la pace con la Spagna e, nello stesso anno, Enrico IV promulgò l’editto di Nantes, finalizzato a mantenere la pace religiosa nel paese. Secondo quanto stabilito dall’editto di Nantes, il culto pubblico riformato a Parigi era vietato, ma era lasciato libero in tutte le altre regioni. L’importanza storico dell’editto di Nantes è enorme, in particolar modo se viene paragonato alla pace di Augusta che aveva posto fine alle guerre di religione in Germania. Questo perché, la Pace di Augusta poggiava sul principio dell’omogeneità e quindi il principe stabiliva la religione che dovevano seguire i propri sudditi; con l’editto di Nantes, invece, si ammetteva ufficialmente la possibilità di coesistenza di fedeli appartenenti a differenze confessioni religiose. stati protestanti). Consequenzialmente i cattolici, sotto il comando di Massimiliano di Baviera, si unirono nel 1609 nella “Lega Cattolica”. Nel 1612, il nuovo imperatore Mattia d’Asburgo si fece promotore della Controriforma nelle terre ereditate e di conseguenza iniziò ad estendere la sua nuova linea politica anche nella Boemia. Successivamente, il comando in Boemia passò al fratello di Mattia, Ferdinando d’Asburgo. Egli, in Boemia, decise di imporre una rigida censura sulle opere stampate a Praga e di impedire ai non cattolici di ricoprire cariche pubbliche.  Il conflitto – prima fase (boemo-palatina, 1618-1624) Il 23 maggio 1618 ci fu la defenestrazione di Praga, nella quale due delegati imperiali furono buttati fuori da una finestra del palazzo reale dopo aver comunicato la nuova politica religiosa degli Asburgo (esplicata sopra). In Boemia si decise di affidare la corona a uno tra i nemici degli Asburgo; offerta la corona a Federico V del Palatinato, questi accettò. Egli divenne guida dell’Unione Evangelica, che riconquistò Praga (finita nelle mani degli Asburgo) nella battaglia della Montagna Bianca del 1620 grazie ad un esercito ben reclutato. L’imperatore reagì immediatamente e riconquistò Praga che venne affidata al comando di Albrecht von Wallenstein. Il conflitto – seconda fase (danese, 1625-1629) In seguito, a fianco dei riformatori ribelli si schierano le Province Unite e il re di Danimarca Cristiano IV per apportare un aiuto militare. Per contrastare la nuova potenza venutasi a creare, all’esercito imperiale non rimase altro che attuare un “sistema delle contribuzioni” (tutte le città e i villaggi incontrati per la strada devono essere saccheggiati). In seguito, dopo la ritirata del re di Danimarca, l’imperatore Ferdinando II emanò “l’editto di restituzione” con il quale i calvinisti vennero considerati eretici e banditi dall’impero. Il conflitto – terza fase (svedese, 1630-1635) Nel 1630, Ferdinando II dovette sciogliere l’esercito perché giudicato una minaccia per la libertà tedesca, dal momento che avrebbe potuto originare una monarchia se non, addirittura, dare vita ad una tirannia. Wallenstein predispose un progetto ambizioso: dare vita ad un impero tedesco egemone dal punto di vista economico e politico. Sentendo minacciati gli interessi svedesi nel Baltico dalla pressione tedesca, il luterano re di Svezia Gustavo II Adolfo intervenne per bloccare il progetto di Wallenstein. Inizialmente il re di Svezia non venne accolto come un liberatore dai principi protestanti tedeschi, anzi: era perlopiù identificato come un intruso e come una fonte di pericolo. Tuttavia, dopo aver ottenuto numerose vittorie i principi tedeschi compresero di non avere alternative e, quindi, di doversi sottomettere. Nel 1632 a Lutzen, si scontrarono gli eserciti di Wallenstein e di Gustavo Rodolfo. Il primo si ritirò e il secondo morì in battaglia. In seguito, Wallenstein attuò una politica personale, negoziando la pace con la Svezia e i protestanti, ma venne accusato di tradimento e così venne ucciso nel febbraio del 1634. Il conflitto – quarta fase (francese, 1636-1648) Alla fine del Cinquecento, la Francia da un lato era esausta, da un lato per il lungo periodo delle guerre civili tra cattolici e ugonotti, dall’altro per la continua competizione con la Spagna per l’egemonia in Europa. Enrico IV, re di Francia dell’epoca, fu ucciso e come suo successore salì al potere Luigi XIII che, a causa della sua giovane età, venne sostituito dalla madre Maria de’ Medici la quale attuò una politica assolutistica. Nel 1617, Luigi XIII voleva sollevò la madre dal suo compito. Ancora inesperto, però, decise di cooperare con il cardinale Richelieu. Quest’ultimo capì che una vittoria degli Asburgo avrebbe portato la Francia ad essere, inevitabilmente, un loro satellite. Luigi XIII, prima di intraprendere il conflitto, dovette sottomettere gli ugunotti che si stavano ribellando per dover sottostare alla volontà di un sovrano cattolico. Dunque, sconfisse gli ugunotti a La Rocchelle, ma al momento della resa gli diede l’opportunità di professare il loro culto in cambio alla fedeltà della corona. Nel 1635, quindi, aderì nella guerra dei Trent’anni e si alleò con i Paesi Bassi e con la Svezia, che rientrò a pieno titolo nel conflitto. Francia, Svezia e Paesi Bassi, dichiararono guerra alla Spagna. Nel 1643 la flotta spagnola viene battuta da quella dei Paesi Bassi presso Rocroi . La guerra, ovviamente, comportava un netto incremento delle tasse che servivano per coprire le spese militari; a occuparsi di questo problema, si trovò il successore di Richelieu, Giulio Mazzarino. Queste rivolte furono spente abilmente da Mazzarino, che rientrò da trionfante nella capitale e che spense le speranze dell’aristocrazia nobiliare francese di dividere il potere con il re. Tutti gli stati, logorati dal conflitto, nel 1648 firmarono la Pace di Westfalia (dal nome della regione in cui si elaborò – precisamente nelle città di Munster e Osnabruck) nel quale si affermò:  La caduta del disegno politico di trasformare la Germania in una grande potenza egemone.  L’esercizio del potere dell’imperatore solo nei possedimenti d’Austria.  L’estensione al calvinismo del principio del “cuius regio, eius religio”.  
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