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Riforme agrarie e tensioni sociali nella Roma antica, Appunti di Latino

Le conseguenze dell'ampliamento dell'Impero romano, tra cui la crescita delle grandi aziende agricole e la diminuzione della piccola proprietà terriera. Si parla delle riforme promosse dai fratelli Gracco per attenuare gli squilibri tra le classi agiate e quelle povere, e della guerra sociale dei socii italici. Si approfondisce il cambiamento introdotto da Gaio Mario nel reclutamento militare, che portò alla formazione di eserciti professionali fedeli al proprio comandante e non a Roma.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 09/09/2022

helisaa
helisaa 🇮🇹

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Scarica Riforme agrarie e tensioni sociali nella Roma antica e più Appunti in PDF di Latino solo su Docsity! La situazione dopo l’ampliamento dell’Impero Conseguenze: - Strutture amministrative inadeguate - Magistrati che abusano del potere loro affidato per arricchirsi - Insufficienti i metodi di reclutamento dell’esercito - Dall’espansione del Mediterraneo avevano tratto vantaggio sia il ceto equestre che i grandi proprietari terrieri. - Si espandono le grandi aziende agricole e si indebolisce la piccola emedia proprietà terriera. Già dal II secolo a.C. alcuni uomini politici furono promotori di riforme che volevano attenuare gli squilibri tra le classi agiate e quelle povere. Ma questi appartenevano alle classi detentrici del potere e questo portò prima ad una divisione all’interno della classe nobiliare - Gli optimates-conservatori- difensori dei propri privilegi - I populares- i sostenitori di riforme- schierati a favore del popolo. Tiberio Sempronio Gracco Fu il primo ad occuparsi della questione agraria. Lui, in qualità di tribuno della plebe, fece approvare nel 133 una legge che prevedeva la confisca di una parte dell’ager publicus, abusivamente occupato dai grandi proprietari terrieri, per distribuirlo ai nullatenenti. L’opposizione fu tale che generò uno scontro armato dove lo stesso Tiberio perse la vita. Gaio Sempronio Gracco Fratello minore di Tiberio diventò tribuno della plebe 10 anni dopo e nel 123 a.C., portò avanti delle riforme che potessero ricevere il consenso del ceto equestre e della plebe. -Per i cavalieri crea un piano di lavori pubblici stradali e concede loro un ampio numero di seggi nel tribunale permanente( sino ad allora in mano ai senatori). -Per la plebe fece approvare la legge frumentaria che prevedeva distribuzioni mensili gratuite di grano , che veniva venduto dallo Stato a prezzi bassissimi. -Per lo scontento dei socii italici che non avrebbero tratto vantaggio dalla distribuzione delle terre, propose di concedere la cittadinanza e agli altri Italici i diritti degli alleati latini. Gaio rimasto isolato non poté ricandidarsi, perse così l’inviolabilità, e fu dichiarato nemico pubblico dal Senato ed eliminato nel 122 a.C. - Alla morte di Gaio le riforme furono abrogate o molto limitate. - Restavano insoluti i problemi sociali e politici. - La crisi agraria incideva sull’arruolamento militare, se piccoli e medi proprietari non potevano più partecipare alle campagne militari altri cives potevano essere arruolati. Il problema emerse con la guerra contro Giugurta, re di Numidia, durata alcuni anni fino a quando i populares fecero eleggere console GAIO MARIO, homo novus del ceto equestre a cui viene affidato il comando delle operazioni militari. Mario introduce un cambiamento, istituì il reclutamento volontario, aperto anche a coloro che mai prima d’ora avevano potuto partecipare. Un gran numero di proletari e di contadini poveri cercavano di arruolarsi non solo per ricevere uno stipendio o la spartizione del bottino ma anche per l’assegnazione di terre che veniva concessa ai veterani. Si formarono così degli eserciti professionali fedeli al proprio comandante e non a Roma. Nel 90 ci fu anche la rivendicazione dei socii italici che si ribellarono a Roma dando vita alla guerra sociale. Mentre ancora si combatteva fu approvata una legge che prevedeva la cittadinanza per gli italici rimasti fedeli o per gli insorti che avessero deposto le armi o si fossero arresi in breve tempo. Alla fine del II secolo a.C. C’era grande tensione tra optimates e populares e questa tensione degenerò n guerra civile nei primi decenni del I secolo. Roma, dovendo affrontare la rivolta di Mitridate re del Ponto nell’88 a.C. affida il comando della spedizione al console Lucio Cornelio Silla, che faceva parte dell’ala dei conservatori dell’aristocrazia senatoria. I populares con un plebiscito fecero trasferire il comando a Mario. Silla allora con le proprie truppe entra a Roma attraversando il pomerio, sconfigge Mario e lo obbliga alla fuga. Silla si imbarca per l’Oriente e dopo 4 anni dall’87 all’84, Mitridate si ritira nei suoi antichi confini.
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