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217 Domande e Risposte Geografia Umana, Prove d'esame di Geografia

Risposte alle 217 domande di Geografia Umana della Professa Marengo. Ho preso 30 e lode con questo riassunto.

Tipologia: Prove d'esame

2019/2020

Caricato il 22/02/2020

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4.4

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Scarica 217 Domande e Risposte Geografia Umana e più Prove d'esame in PDF di Geografia solo su Docsity! 1. Parlare delle incisioni rupestri e altri sistemi di rappresentazione del mondo nella preistoria Esse costituiscono i primi documenti che ci informano della Necessità degli esseri umani di: o Delimitare lo spazio o Rappresentare il loro spazio di vita Incisioni rupestri si trovano in Valcamonica, troviamo le tavolette d’argilla della Mesopotamia, gli Egiziano scrivevano sui fogli di papiro. 2. Parlare delle rappresentazione del mondo nell’antichità Le “carte” più antiche rappresentavano il mondo in modo alquanto impreciso: - La forma dello spazio da rappresentare è approssimativa - Le distanze sono misurate in maniera approssimativa. Non si sapeva “fare il punto”, cioè definire le coordinate geografiche (latitudine e longitudine) 3. Parlare dei pinax dell’età greca Venivano disegnati dai filosofi ionici nel IV secolo a.c.. I primi mappamondi (pinax) dei filosofi ionici (Anassimandro, Ecateo) rappresentavano la terra come un disco circondato dall’oceano, diviso trasversalmente in due parti, Europa e Asia, dal Mediterraneo in cui sporgevano le penisole che si protendono. È probabile che la carta di Ecateo sia stata basata su una riproduzione di quella di Anassimandro, infatti le sue nazioni erano chiaramente primitive. 4. Parlare delle rappresentazioni del mondo di Ecateo Le nozioni geografiche di Ecateo sono chiaramente primitive. La prima opera geografica greca scritta in prosa fu la Periegesi, (Viaggio intorno al mondo) di cui ci sono pervenuti circa 300 frammenti, costituisce una sorta di guida alle regioni costiere del Mediterraneo. 5. Parlare delle rappresentazioni del mondo di Erodoto Erodoto considerato Padre della geografia umana è un osservatore instancabile di civiltà e costumi, può viaggiare per tutte le provincie dell’Impero Persiano, anche se di rado supera i pregiudizi inerenti alla sua formazione; in questo senso non gli si può togliere un posto notevolissimo nella storia della geografia umana. 6. Parlare delle rappresentazioni del mondo di Dicearco da Messina Dicearco da Messina capisce la necessità di “fare il punto”. Comprese che per fissare sulla carta le posizioni dei punti occorreva riferirli a linee determinate. Ha quindi definito il principio del reticolato geografico. 7. Cartografia antica: che cosa è il diafragma? Un primissimo parallelo, aveva una funzione che potremo definire ‘’d’equatore” per le terre conosciute dell’epoca: dalle Colonne d’Ercole, attraverso lo Stretto di Messina, a Atene e fino a Rodi. 8. Parlare delle rappresentazioni del mondo di Eratostene 1 Erastotene III costruisce il suo mappamondo a partire da diversi meridiani e paralleli (7 paralleli e 9 meridiani). Inventa lo gnomone per misurare la latitudine. Eratostene misurò per la prima volta le dimensioni della Terra. Il suo calcolo si basava sull'osservazione che un bastone verticale posto a Siene (Assuan) in Egitto il giorno del solstizio d'estate, non proietta nessuna ombra. Ciò significa che, in quel giorno e a quell'ora, il Sole si trova esattamente allo zenit. Nello stesso giorno dell'anno e alla stessa ora, un uguale bastone piantato ad Alessandria, proietta un'ombra e indica una inclinazione. 9. Che cosa è lo gnomone? Lo gnomone per misurare la latitudine (con gli astri) Lo gnomone per misurare la latitudine un semplice e banale bastone piantato verticalmente in un terreno perfettamente pianeggiante. Permette di seguire anche il cambio delle stagioni: il giorno in cui a mezzogiorno l'ombra è più corta è il solstizio d’estate; sei mesi dopo, l'ombra a mezzogiorno è la più lunga ed è il solstizio d’inverno. 10. Parlare delle rappresentazioni del mondo di Ipparco da Nicea Ipparco da Nicea (Turchia) definisce il reticolato geografico della Terra a partire da linee disegnate ad eguale distanza fra di loro. Definisce i fondamenti dei sistemi moderni per il calcolo delle coordinate geografiche (ancora le stesse oggi). 11. Parlare delle rappresentazioni del mondo di Posidonio Posidonio, dalla ricostruzione di Bertius che venne pubblicata nell' Antiqua Geographia, vedeva la Terra con una forma lenticolare. 12. Parlare delle rappresentazioni del mondo di Strabone Strabone aveva scritto il suo famoso trattato Geographia, basandosi sui resoconti dei viaggi compiuti da tanti esploratori, suoi predecessori e contemporanei. Fortunatamente tutti i diciassette libri del Geographia di Strabone sono giunti a noi. 13. Parlare delle rappresentazioni del mondo di Tolomeo Il mappamondo di Tolomeo utilizza, migliorandole nel contempo, il principio di Ipparco da Nicea. Comprende la difficoltà di rappresentare una superficie sferica su di una superficie piana 14. Il principio del mappamondo di Tolomeo Anche se Ipparco aveva già inventato il principio della proiezione geografica, disegna con precisione la prima proiezione tronco-conica. Il mappamondo di Tolomeo si basa su un metodo matematico e geometrico per la rappresentazione della Terra, con una serie di dati sulla longitudine e latitudine riportati su una rete in proiezione conica. 15. Parlare della Cartografia romana Le carte romane non si basano su principi scientifici. Esse hanno scopi pratici: –commerciali -amministrativi -politici e militari 16. Cosa è una carta itineraria 2 La carta di Marco Polo: tratta di uno schizzo delle coste dell’Alaska di ottocento anni fa disegnata con l’ausilio della bussola. Carta detta map with ship è conservata alla biblioteca del Congresso a Washington. 29. Cartografia rinascimentale e moderna in generale Nella cartografia rinascimentale e moderna riappare intorno al 1409 la Geografia di Tolomeo (in versione latina) •Riprendono i sistemi geometrici e matematici dell’Antichità •I fondamenti nella costruzione della cartografia e geografia moderna •Nuovamente appaiono le coordinate geografiche (latitudine e longitudine), meridiani e paralleli a eguale distanza •Grande impulso alla cartografia grazie alla scoperta della stampa e dell’incisione su legno e rame: maggiori possibilit di riproduzione delle carte.à̀ importante del periodo medioevale. Essa non porta 30. Età moderna: la Scuola italiana di cartografia Giacomo Gastaldi fu un importante cartografo veneziano di origine piemontese del XVI secolo. Il "Dominio Fiorentino" rappresenta il frutto dell'aggiornamento e dell'adattamento prodotti, a cavallo tra Cinque e Seicento, dal grande geografo e cartografo padovano. 31. Età moderna: la Scuola olandese di cartografia La scuola Olandese si ha fra il 500 e 600 con esponente Abramo Ortelio che pubblico una raccolta sistematica di carte, il vero e proprio primo atlante della storia. 32. Parlare di Abramo Ortelio Abraham Ortelius è stato un cartografo fiammingo. Ortelius fu con Mercatore il grande fondatore della cartografia fiamminga. Nel 1570 pubblica ad Anversa il primo Atlante moderno. 33. Parlare di Gerardo Kremer, detto Mercatore Gerhard Kremer, detto Mercatore nel 1595 è stata pubblicata la prima raccolta di carte denominata Atlante, parola usata per la prima volta per indicare una raccolta ordinata di carte geografiche. E’ stato uno dei pi grandi cartografi dell’età moderna. ù̀ importante del periodo medioevale. Essa non porta 34. L’uso della parola “karte” per indicare la carta geografica La parola “karte” è stata introdotta nel tedesco orale da Laurent Fries, cartografo alsaziano dell’età rinascimentale. La parola “landcharte” ha cominciato ad essere utilizzata in Germania a partire dal XVII secolo. 35. La proiezione cilindrica di Mercatore La rappresentazione di Mercatore è uno sviluppo cilindrico diretto modificato da un procedimento misto geometrico- analitico che rende le carte isogoniche (angoli uguali nella rotta). Essa è diventata la proiezione cartografica più usata per le carte nautiche per la sua proprietà di rappresentare linee di costante angolo di rotta (linee lossodromiche) con segmenti rettilinei. 36. La scuola francese di cartografia (in generale) 5 Con la decadenza della scuola olandese e italiana, in Europa si affermò quella francese: Il primo e più conosciuto fu Sanson poi ci fu Picard che eseguì a fine ‘600 la prima misurazione esatta del grado di meridiano e la Famiglia Cassini. 37. La scuola francese di cartografia: la famiglia Cassini La famiglia Cassini costituita da generazioni di matematici e topografi. Nel ‘600 rilevarono l’intera Francia e costruirono la Carta di Francia in 182 fogli: la prima carta topografica moderna. 38. La scuola francese di cartografia: Nicolas Sanson Sanson (nuove proiezioni, nuovi atlanti). Utilizzò perfezionandolo il metodo trigonometrico per la misura indiretta delle distanze e di ricerca delle posizioni 39. La scuola francese di cartografia: Delisle Delisle eliminò ciò che restava della tradizione tolemaica, come l’eccessiva lunghezza del Mediterraneo. Scomparvero con lui allegorie e rappresentazioni figurate i contorni incerti e le aree inesplorate furono lasciate in bianco. 40. La scuola francese di cartografia: Bourguignon D’Anville Con Bourguignon D’Anville Ebbe così fine la cartografia empirica e si affermò la cartografia scientifica: •base geodetica (determinazione astronomica della posizione dei punti fondamentali), •triangolazione, •proiezioni geografiche. 41. La prima carta topografica di Francia La prima carta topografica scientifica (costruita con l’uso dei principi geometrici) È quella di Cassini pubblicata nel 1746. La carta rappresenta il territorio francese in 18 fogli. 42. Definizione di carta geografica La carta geografica è una rappresentazione in piano, ridotta, simbolica e approssimata di una parte o di tutta la superficie terrestre. La carta geografica è quindi un disegno composto di punti, linee e segni speciali convenzionali. 43. Perché una carta geografica è “ridotta”? Non è né possibile né utile mantenere sulla carta le distanze e le superfici reali. E’ necessario che vengano ridotte mantenendo un rapporto matematico proporzionale, questo prende il nome di scala geografica 44. Perché una carta geografica è “approssimata”? Non essendo possibile riportare la superficie della sfera sul piano, ogni rappresentazione della superficie sferica deve essere necessariamente più o meno deformata, anche se si usano particolari accorgimenti per limitarne le deformazioni: Le proiezioni geografiche. 45. Perché una carta geografica è “simbolica”? Perché utilizza dei simboli per rappresentare gli oggetti geografici. 46. Il concetto di scala geografica 6 Essa è data dal rapporto fra una lunghezza misurata sulla carta e la lunghezza ad essa corrispondente sul terreno. La scala può essere espressa anche graficamente (scala grafica) oltre che numericamente. Si deve tracciare un segmento diviso in parti corrispondenti a determinate lunghezze sul terreno, che si scrivono su ogni divisione e che costituiscono le cosiddette unità grafiche. 47. Le carte a grande e piccola scala Quanto più piccolo è il denominatore tanto più grande è la rappresentazione grafica Carte a grande scala (o con piccolo denominatore) Denominatore minore di 150.000 Carte a piccola scala (o con grande denominatore) Denominatore superiore a 150.000 48. Le proiezioni geografiche: concetto generale La superficie della Terra, sferica, non è sviluppabile su di un piano: ogni carta geografica rappresenta la superficie con deformazioni. Possono essere deformazioni relative a: Punti Distanze Aree Forma Le proiezioni geografiche sono dei procedimenti geometrici che permettono di RIDURRE tali deformazioni. Le proiezioni possono soltanto attenuare le alterazioni ed evitarne alcune piuttosto che altre. Non danno comunque una rappresentazione esatta della terra. Per mantenere la “fedeltà” della rappresentazione occorre che siano mantenute inalterate tre condizioni: angoli lunghezze aree 49. Le proiezioni geografiche equidistanti, equivalenti, isogoniche o equiangole. Le proiezioni vengono denominate: equidistanti, se mantengono inalterate le lunghezze equivalenti, se mantengono inalterate le aree isogoniche o equiangole (o conformi), se mantengono inalterati gli angoli. Le deformazioni sono tanto più piccole quanto minore è la proporzione di superficie rappresentata sulla carta. Nessuna carta può eliminare completamente le deformazioni: al massimo possono essere soddisfatte due delle tre esigenze. A seconda dell’uso che si deve fare della carta geografica deve essere scelta la proiezione più adatta 50. Classificazione dei principali tipi di proiezione geografica Le proiezioni sono di due tipi: Proiezioni vere Sono fondate su principi matematici e sulla proiezione geometrica del reticolato geografico. Da esse derivano tutte le altre: •Proiezioni azimutali •Proiezioni di sviluppo Proiezioni convenzionali sono fondate su principi di empirici, cioè su regole indipendenti dalle leggi geometriche o matematiche. 51. La classificazione delle carte geografiche: le carte topografiche Le carte topografiche da “topos” = luogo esse rappresentano con molta precisione piccoli tratti della superficie terrestre di cui si raffigurano rilievo, idrografia, centri abitati, strade, singole costruzioni, vegetazione, ecc. NB: La Carta d’Italia è una carta topografica. 52. La classificazione delle carte geografiche: le carte corografiche Carte corografiche da “chora” = regione Esse servono a rappresentare con molti particolari una regione abbastanza ampia della superficie terrestre. 7 63. I simboli cartografici: le tecniche di restituzione del rilievo Tra le isoipse normali se ne possono talvolta inserire altre TRATTEGGIATE dette AUSILIARIE o DIMOSTRATIVE Esse servono a mettere in evidenza alcuni particolari aspetti del terreno. Per mettere in evidenza le differenze di livello e dare maggiore risalto alla rappresentazione si distinguono con colori o tratti diversi le varie ZONE ALTIMETRICHE Per esempio la zona tra 0 e 200 m si può indicare con il verde, quella tra i 200 e i 500 con il giallo chiaro, quella tra 500 e 1000 m con l’avana e così via sino ad arrivare al marrone ed al rosso (o nero) per le zone più elevate. 64. I simboli cartografici: le scritture Le scritture rappresentano il naturale completamento della carta topografica, esse non hanno tuttavia soltanto una funzione toponomastica, ma per certi aspetti svolgono pure un ruolo di veri e propri simboli, in quanto contribuiscono a dare loro un'ulteriore caratterizzazione qualitativa e quantitativa. Già la forma del carattere consente di distinguere sulla carta diverse categorie di oggetti geografici ed introduce pertanto una differenziazione di tipo qualitativo: oltre che per il colore, l’inclinazione della scritta. Le dimensioni delle lettere alfabetiche, grazie alle quali è possibile procedere ad un'ulteriore classificazione degli oggetti geografici in relazione alla loro importanza relativa o specifica: anche lo spessore (o intensità) del tratto contribuisce spesso a definire la rilevanza di un fenomeno dal punto di vista morfologico, antropico od economico. 65. Le rappresentazioni del mondo degli abitanti dell’Isola di Pasqua I moai sono statue che si trovano sull'Isola di Pasqua. Nella maggior parte dei casi si tratta di statue monolitiche, cioè ricavate e scavate da un unico blocco di tufo vulcanico. Esistono raffigurazioni scolpite sia all'interno delle grotte sia su 22 tavolette di legno. Si tratta di una scrittura simile ai geroglifici riproducenti migliaia di simboli. Altrettanto interessanti sono i petroglifici, immagini scolpite sulla roccia, rappresentanti l'uovo della fertilità e l'uomo uccello. Il Tapati, la gara che si svolge ogni anno nell'isola, ricalca gli antichi culti pasquensi. 66. Le carte mentali e cognitive E’ la carta cognitiva, solitamente nota come mappa mentale (traduzione istintiva dell'inglese mentalmap). La mappa o carta cognitiva è più specificamente la fase grafica (proiettiva) del processo mentale; nella sua trasposizione esteriore, si opera un processo di strutturazione delle moltissime informazioni che la percezione ha impresso nella mente. Con essa il soggetto decodifica gli schemi mentali formatisi attraverso un processo cognitivo, iniziato dagli impulsi e dalle informazioni provenienti dall'esterno. 67. Immagini schematiche dell'urbanizzazione europea attraverso i secoli 10 La storica configurazione a X dell'urbanizzazione europea evolve dalla sua originaria concentrazione mediterranea al suo pieno sviluppo medievale, fino al rafforzamento del cuore continentale centrale a scapito delle estremità, in età moderna e contemporanea. 68. Le mappe di comunità: spiegare il concetto e far qualche esempio L'idea delle Parish Maps nasce in Inghilterra. Valorizzazione del patrimonio locale attraverso il coinvolgimento attivo delle comunità locali. Evidenzia chiaramente come l'obiettivo principale non sia quello di dare attenzione a un luogo definito da rigidi confini amministrativi - siano questi comunali o legati ad antiche proprietà ecclesiastiche - ma piuttosto come venga privilegiata quella che viene definita "la più piccola arena in cui la vita è vissuta". 69. Cartografia immaginaria. Si può cartografare l’immaginario? Da sempre la letteratura ha squadernato mappe di nuovi mondi, paesaggi immaginari o reali anche se mai visti, srotolato davanti a noi tappeti su cui erano intessute le vie del mondo. La risposta parrebbe semplice. Certo che si può fare. Ne danno prova antiche carte e pergamene, mosaici e affreschi, portolani allegati a racconti fantastici e d’avventura. Geografia umana 70. Cosa sono le città primate e perché sono così importanti nei Paesi in via di sviluppo? Le città primate sono città le cui dimensioni sono molto più del doppio di quelle delle città del secondo posto nella graduatoria. E’ la possibilità di ordinare le città secondo il principio rango- dimensione. È possibile che non esista alcuna seconda città ben distinta. I Paesi in via di sviluppo detengono un primato indiscutibile, per via del loro passato coloniale, quando lo sviluppo economico come quello dei trasporti e le attività commerciali erano concentrati in un unico punto. 71. Che cosa si intende con il termine cultura? (Come si trasmette una cultura, incidenza sull’individuo dell’acquisizione di aspetti culturali) La cultura rappresenta il complesso di modelli comportamentali, conoscenze, adattamenti e sistemi sociali peculiari, nel quale si sintetizza il modo di vivere acquisito da un gruppo di individui. La cultura si trasmette alle generazioni successive tramite imitazione ed istruzione. La cultura è una rete di comportamenti e modi di pensare che si modificano nel tempo, essa si trasforma costantemente attraverso l’interazione con culture differenti. 72. In che modo le isoglosse e la geografia linguistica contribuiscono alla studio della geografia umana? 73. Le differenze tra determinismo ambientale e possibilismo. Il determinismo ambientale è la teoria secondo il quale l’ambiente fisico da solo plasma gli esseri umani, le loro azioni e il loro pensiero. I fattori ambientali non possono giustificare le varianti culturali che si producono nel mondo. Invece il possibilismo è la teoria secondo il quale sono gli individui, non gli ambienti a rappresentare le forze dinamiche dello sviluppo culturale. La natura non esprime solo vincoli ma offre possibilità di occupazione del territorio. Ogni società utilizza le risorse offerte dall’ambiente a seconda delle proprie necessità. 74. Quali sono le componenti o sottosistemi del sistema tripartito della cultura 11 La cultura ha una struttura tripartita composta di sottosistemi ai quali si attribuisce i nomi di ideologico, tecnologico e sociologico. 75. Cosa si intende per contro urbanizzazione? Processo di deconcentrazione della popolazione urbana, rilevato per la prima volta negli Stati Uniti, è un’inversione della tendenza alla concentrazione (urbanesimo) legata alle grandi agglomerazioni industriali, la contro urbanizzazione porterebbe verso un nuovo modello di città diffusa. 76. Cosa si intende per domesticazione di piante a animali (quando è avvenuta, che effetto produsse sugli esseri umani) Il rapido cambiamento climatico incide negativamente sulle loro risorse alimentari vegetali e animali, così gli individui sperimentano la domesticazione delle piante e degli animali. La domesticazione delle piante come quella degli animali è avvenuta in modo autonomo. 77. Le differenze fra tratti culturali e strutture culturali I tratti culturali sono elementi distintivi di una cultura, essi sono considerati unità di comportamento acquisito, vanno dalla lingua, agli utensili e alle attività ricreative. Un tratto può essere un oggetto una credenza o un modo di pensare. I tratti sono definiti come l’espressione più elementare della cultura, che forma i complessi modelli comportamentali degli individui. La struttura culturale è l’insieme dei singoli tratti culturali. Le strutture culturali possono essere facilmente individuate all’ interno di una società. I tratti e le strutture culturali possono essere condivise da individui che presentano altri aspetti distinti, ma associati da punti di vista spaziati. 78. Quali sono le caratteristiche distintive e i problemi delle industrie primarie non agricole? 79. Cosa si intende per interazione spaziale? (le tre condizioni che governano tutte le forme di interazione spaziale) L’interazione spaziale indica il movimento di popoli, idee e prodotti all’interno delle aree geografiche e fra di esse. Tali movimenti e scambi sono finalizzati a raggiungere un’efficace integrazione fra i diversi punti di attività umana. Alla base c’è una serie di tre fattori: - planimetria perché due luoghi interagiscano, l’uno deve avere ciò che l’altro desidera ed è in grado di ottenere. - trasferibilità ossia quando i costi di uno scambio risultino accettabili. Il movimento nello spazio risponde non soltanto alla disponibilità e alla domanda. Non è una costante, varia a seconda del luogo e del tempo e a come deve essere trasportato. - opportunità interposte servono a ridurre le interazioni fra offerta e domanda che altrimenti potrebbero svilupparsi tra aree complementari distanti. 80. Che cosa si intende per agricoltura commerciale? 81. Come si classificano le attività economiche Il concetto di struttura socio-economica, cioè il collegamento all’organizzazione sociale: il concetto permette opportunamente di distinguere il differente significato sociale e quindi economico che anche l’uso delle medesime tecniche può occultare. 12 98. Il focolaio culturale Il focolaio culturale viene utilizzato per descrivere centri di innovazione e di invenzione, dai quali importanti tratti ed elementi culturali si spostarono per esercitare la loro influenza sulle regioni circostanti, facendosi portatori di particolari paesaggi culturali. 99. La struttura del sistema culturale La struttura culturale sono i singoli tratti correlati dal punto di vista funzionale, formando all’interno di una modello una struttura culturale. Possono essere individuate all’interno di una società strutture di tipo religioso, economico, sportivo ecc. 100. Il sottosistema ideologico (mentale) della struttura del sistema culturale Il sottosistema ideologico è composto da idee, credenze e conoscenze di una cultura e delle modalità di espressione in discorsi o in forme di comunicazione. Le mitologie e teologie fanno parte di questo. 101. Il sottosistema tecnologico della struttura del sistema culturale Il sottosistema tecnologico è composto dagli oggetti materiali grazie ai quali gli individui sono in grado di vivere. Gli oggetti sono utensili e altri strumenti che consentono di nutrirsi, vestirsi, ripararsi, difendersi e svagarsi. Agli oggetti materiali che usiamo per soddisfare le necessità sono fondamentali e vengono chiamati manufatti. 102. Il sottosistema sociologico della struttura del sistema culturale Il sottosistema sociologico di una cultura è la somma dei modelli attesi e accettati di relazioni interpersonali, che sfociano nelle associazioni economiche, politiche, militari, religiose ecc. Tali prodotti sociali definiscono l’organizzazione sociale di una cultura: regolano il modo in cui il singolo si colloca rispetto al gruppo. 103. Immagini schematiche dell'urbanizzazione europea attraverso i secoli 104. Alle origini della stanzialità umana Nel corso del Neolitico, una vera e propria Rivoluzione Agricola, basata sulla coltivazione della terra e sull’allevamento del bestiame, conduce l’uomo verso una vita sempre più stabile. L’uomo si stabilizza in luoghi confortevoli per dedicarsi all’agricoltura e all’allevamento. L’accampamento nomade si trasforma in uno stanziamento stabile: per la sua costruzione vale la pena investire più tempo e maggiori risorse. 105. Il modello agrario dei campi aperti: l’openfield L'openfield è un sistema di organizzazione dello spazio agrario a campi aperti. Esso caratterizzò vaste regioni dell'Europa centro-occidentale e si associò a forme di proprietà collettiva della terra e di insediamento accentrato in villaggi. I campi erano ottenuti abbattendo le foreste di latifoglie e venivano coltivati col sistema della rotazione triennale. Nei campi a riposo si faceva pascolare il bestiame ovino. Non esistevano case sparse e l'agricoltura era di tipo estensivo. L'openfield si originò nei luoghi in cui i suoli erano poco fertili ed avevano bisogno di essere concimati con il letame. 106. Il modello agrario dei campi chiusi: il Bocage 15 Bocage ci si riferisce a un particolare tipo di paesaggio rurale che comprende piccoli boschi, siepi naturali e paludi frammiste a terreni coltivati di forma irregolare recintati, particolarmente presente nelle regioni nord-occidentali della Francia. Come indica l'espressione stessa, il sistema dei campi chiusi presentava proprietà recintate con reti e muretti (enclosures), forma irregolare dei fondi, case al centro dei terreni e colture scelte dai proprietari. Probabilmente, più che da una tradizione individualistica, il bocage deriva dalla possibilità di utilizzare, in climi umidi, suoli più fertili e dunque meno bisognosi di concimazione animale. 107. La centuriatio romana Sono le strade che squadrano il terreno, le case vengono allineate lungo le strade della centuriazione romana. I canali che fiancheggiano le strane formano dei rettilinei in pendenza per facilitare il drenaggio delle acque. Le case coloniche hanno alle spalle i poderi, le regolari forme di rettangoli dati dal geometrismo della bonifica romana e dall’assegnazione delle terre. 108. Il concetto di "genere di vita" (Lebensform) Il tentativo di comprendere i modelli territoriali di sussistenza economica delle diverse popolazioni del mondo è stato riferito in prevalenza all’ambiente fisico e biologico e alle possibilità che esso offre. Alla fine del XIX secolo il geografo tedesco Friedrich Ratzel propone il concetto di "genere di vita" (Lebensform). Il concetto è applicato a una classificazione dei modi di vita dei diversi popoli della terra, per la maggioranza dei quali all'epoca la connessione col quadro fisico-ambientale è molto evidente. È intuitivo per esempio che i prodotti agricoli fondamentali delle umide regioni tropicali non si ritrovano nei sistemi agricoli delle medie latitudini, né i tipi di bestiame che prosperano nei pascoli americani o negli spazi aperti dell'Europa occidentale sono adatti alla tundra artica o ai margini del deserto del Sahara. 109. La popolazione urbana mondiale: processo di inurbamento dal 1800. La città è l'emblema dell'età contemporanea. La popolazione urbana mondiale è cresciuta in progressione esponenziale proprio a partire dal secolo scorso. Nel XX secolo la crescita della popolazione urbana è stata sbalorditiva. Nel 2006 diciannove metropoli hanno registrato una popolazione di oltre 10 milioni di abitanti, guadagnandosi il titolo di megacittà. Nel 1900 non esistevano centri di dimensioni analoghe. Ne consegue che il notevole aumento della popolazione mondiale nel corso dei secoli ha implicato un forte incremento anche della componente urbana. La percentuale di popolazione urbana è cresciuta ovunque in misura rilevante, poiché il fenomeno dell'urbanizzazione si è diffuso a tutte le aree del globo. La maggioranza della popolazione mondiale sarà presto costituita da residenti in città. 110. La popolazione urbana mondiale: la megacittà, definizione e esempi. Vengono definite "megacittà" le aggregazioni urbane che superano i 10 milioni di abitanti; tale definizione fu coniata negli anni Settanta del secolo scorso dalle Nazioni Unite. L'emergere del fenomeno delle megacittà indusse, agli inizi del decennio successivo, a formulare previsioni pessimistiche secondo le quali questo tipo di aggregazioni sarebbe stato destinato a dominare la struttura urbana e a distorcere le economie. Nel 1984 si diceva che Città del Messico contava già 17 milioni di abitanti e nel 2003 la popolazione della capitale messicana era pari a 18 milioni di abitanti circa. 16 111. La popolazione urbana mondiale: la fusione di metropoli 112. La popolazione urbana mondiale: le regioni metropolitane. 113. La popolazione urbana mondiale: le conurbazioni. Quando importanti complessi metropolitani separati, qualunque sia la loro dimensione, si espandono lungo le strutture di trasporto da cui sono collegati, è possibile che alla fine si incontrino e si uniscano in corrispondenza dei rispettivi margini esterni, creando le ampie regioni metropolitane o conurbazioni. Nelle aree dov'è emerso questo modello sempre più diffuso, il paesaggio urbano non può più essere descritto come un'area dai confini ben definibili e chiaramente distinguibili dai territori agricoli interposti alle altre unità urbane. Occorre piuttosto riconoscere la presenza di vaste regioni di urbanizzazione continua, formate da più centri che si sono uniti in corrispondenza dei rispettivi margini. 114. La popolazione urbana mondiale: la megalopoli, il concetti ed esempi. Il termine megalopoli designa la principale conurbazione presente in Nord America, una fascia urbana quasi continua che si estende da nord di Boston fino a sud di Washington, D.C. E’ stata individuata e denominata come tale da Jean Gottmann, geografo francese. 115. L'ubicazione degli insediamenti urbani: il sito Il termine sito si riferisce alle caratteristiche fisiche del terreno su cui la città è insediata, nonché alla sua ubicazione assoluta. Sono state proposte classificazioni delle città sulla base delle caratteristiche dei relativi siti, riconoscendo l'esistenza di collocazioni con caratteristiche peculiari. Fra queste rientrano le ubicazioni in punti di rottura di carico, quali punti di attraversamento fluviali dove merci e persone devono interrompere un viaggio; le ubicazioni corrispondenti a punti estremi di navigazione o di estremità di baie, dove vengono raggiunti i limiti massimi consentiti per il trasporto via acqua; le ubicazioni corrispondenti a un capolinea ferroviario, dove la ferrovia termina. 116. L'ubicazione degli insediamenti urbani: la situazione Con il termine situazione si indica l'ubicazione relativa, cioè la posizione di un insediamento rispetto alle caratteristiche fisiche e culturali delle aree circostanti. Molto spesso è importante conoscere il tipo di possibilità e attività esistenti nella zona vicina a un insediamento, quali la distribuzione delle materie prime, delle aree di mercato, delle regioni agricole, delle aree montuose e degli oceani. Pur essendo sotto molti aspetti più importante del sito per comprendere le funzioni e il potenziale di crescita delle città, la situazione è un elemento che caratterizza in modo più esclusivo ciascun insediamento e non si presta a facili generalizzazioni. 117. Perché sono nate le città e a quale epoca risale la loro nascita. Le città sono uno dei più antichi segni della civiltà. Risalenti a 6000 anni fa o più a partire dai focolai culturali da cui si svilupparono le prime forme di agricoltura stanziale. Ogni città svolge determinate funzioni - ha una base economica - da cui ricava il reddito necessario per sostentare 17 Le località centrali presentano alcune caratteristiche di regolarità in termini di dimensioni e distanza reciproca, che non sussistono dove prevalgono città con funzioni speciali o centri di trasporto. Le località centrali hanno una distribuzione regolare, ovvero centri di dimensione assimilabile svolgono pressoché lo stesso numero e tipo di funzioni e sono ubicati circa alla medesima distanza l'uno dall'altro. Nel 1933 il geografo tedesco Walter Christaller (1893-1969) tentò di spiegare tali tratti di regolarità inerenti le dimensioni, l'ubicazione e l'interdipendenza degli insediamenti. Egli decise di applicare la sua teoria delle località centrali a un contesto ideale semplificato. Christaller ipotizzò che si verificassero le seguenti condizioni: 1. Le cittadine che forniscono alle campagne circostanti beni fondamentali, quali generi alimentari e abbigliamento, si sviluppano in una pianura uniforme priva di barriere topografiche, di direzioni privilegiate del traffico, nonché di variazioni della produttività agricola. 2. La popolazione agricola è distribuita in modo uniforme in tale pianura. 3. Le persone hanno caratteristiche omogenee, vale a dire che hanno gusti, tipi di domanda e redditi simili. 4. Ogni tipo di prodotto o servizio disponibile alla popolazione distribuita nella pianura ha una propria soglia, ovvero un numero minimo di consumatori necessario per sostenerne l'offerta. 5. I consumatori acquistano beni e servizi presso la struttura più vicina (negozio o fornitore di servizi). Christaller giunse a due importanti conclusioni. Innanzitutto, le città di uguali dimensioni nel sistema di località centrali si trovano a una distanza uniforme l'una dall'altra; inoltre i centri più grandi sono più distanziati rispetto a quelli più piccoli. Ciò significa che esistono molte più città piccole che grandi. 129. Le strutture urbane reticolari. Le strutture urbane reticolari nascono a seguito delle profonde trasformazioni economiche manifestatesi nei paesi di antica industrializzazione a partire dagli anni Settanta del secolo scorso. Quando due o più città in precedenza indipendenti, le cui funzioni sono divenute potenzialmente complementari, si impegnano a collaborare sviluppando fra loro corridoi di trasporto ad alta velocità e infrastrutture per le comunicazioni. 130. La competizione per l’uso del suolo urbano Il terreno accessibile (e in quanto tale utilizzabile) è una risorsa scarsa, che possiede un elevato valore di mercato e impone un impiego intensivo, ad alta densità. A causa della limitata disponibilità di terreno utilizzabile, la città industriale tipica del periodo di diffusione del trasporto pubblico era compatta, contraddistinta da un'elevata densità residenziale ed edilizia, con una netta contrapposizione fra usi urbani e non urbani nelle aree periferiche. 131. Modello relativi alla struttura di uso del territorio urbano Agli anni Venti e Trenta del secolo scorso risalgono alcuni modelli relativi alla crescita e all'uso del territorio urbano, che descrivono la struttura della città. 20 Se è vero che tali modelli, principalmente riferiti alla realtà statunitense, si applicano con difficoltà a contesti diversi, come quello europeo, essi appaiono comunque utili a comprendere talune dinamiche, e soprattutto ad analizzare i diversi processi evolutivi che hanno caratterizzato lo sviluppo delle città non statunitensi. 132. Descrivere i modelli di uso del territorio urbano a: struttura concentrica, a settori, a nuclei multipli Il modello a struttura concentrica o ad aree è il modello di Burgess dove la comunità urbana si distribuisce come una serie di anelli e si differenziano quattro cerchi. Il modello a settori si concentra sulla distribuzione delle abitazioni e della ricchezza, ma conclude che le aree residenziali che dominano nei processi di espansione della città si sviluppano verso l’esterno rispetto al centro città, lungo le principali arterie di comunicazione. Il modello a nuclei multipli si contrappone ai precedenti, secondo il quale le grandi città si sviluppano espandendosi verso la periferia a partire da molteplici nodi di crescita. Nodi di crescita relativi a funzioni speciale, tipo commerciale, industriale, portuale e residenziale. 133. La scuola di Chicago di ecologia urbana La scuola di Chicago di ecologia urbana prese forma a partire dagli anni venti del Novecento e continuò a operare nei decenni successivi. I suoi esponenti si concentrarono sullo studio dei problemi sociali di Chicago. Un notevole flusso di immigrati generò consistenti fenomeni di disagio abitativo e sociale (alcolismo, suicidi, psicosi e così via). La scuola di Chicago studiò questi problemi sociali ricorrendo alla metodologia dell'ecologia urbana, che consisteva nella scomposizione dell'area urbana in molteplici settori e nell'analisi comparata dei fattori locali di esclusione sociale 134. Il modello di Burgess a struttura concentrica Nel modello a struttura concentrica, si distribuisce come una serie di anelli. Si riconoscono quattro cerchi concentrici che si differenziano tra loro per l'utilizzo dei suoli. -una "zona di transizione" caratterizzata dal degrado di vecchie strutture residenziali, abitate da una popolazione a basso reddito, residenze o ghetti destinati a singoli gruppi etnici; -una zona di residenze occupate da lavoratori del settore industriale, magari cittadini americani di seconda generazione che possono permettersi abitazioni decorose ma piuttosto vecchie in piccoli lotti di terreno; -una zona di abitazioni migliori, case unifamiliari o appartamenti con canone di affitto elevato, occupati da chi era abbastanza ricco da poter scegliere dove abitare e potersi permettere di fare un tragitto più lungo e costoso per raggiungere il posto di lavoro; - una zona in cui si concentravano i pendolari, consistente in sobborghi residenziali isolati, a bassa densità abitativa, che inizia-vano appena a delinearsi quando questo modello fu proposto. 135. La città e le disuguaglianze socio spaziali Il fenomeno della segregazione etnoresidenziale, nato e studiato storicamente nel contesto statunitense, va oggi ben al di là dell'esperienza della città americana, e viene indagato in 21 riferimento a una molteplicità di contesti geografici anche molto diversi tra loro: quello, ad esempio, delle città "miste" israelo-palestinesi. 136. Le gated walled communities. Le gated walled communities, le comunità residenziali "recintate" o "fortificate" entro le quali gruppi di cittadini appartenenti alle classi medio-alte scelgono di vivere per trovare riparo e protezione dai rischi - reali, percepiti o immaginari che siano -della vita urbana e metropolitana. 137. I processi di gentrification. Gli studi di geografia sociale urbana hanno iniziato a soffermare sempre più la propria attenzione non solo sui "modelli", ma anche sui "processi" di uso e produzione dello spazio urbano, cercando dunque di cogliere realtà urbane maggiormente dinamiche e in movimento. Un esempio classico è quello che viene dagli studi sui processi di gentrification degli spazi urbani: tali processi possono verificarsi in seguito a una dinamica di rinnovamento sociospaziale che ha l'effetto di far crescere i costi di affitto e di proprietà e di costringere gli abitanti delle classi medio- basse a trasferirsi altrove, sostituiti da quelli delle classi medio-alte. Lo smantellamento degli impianti produttivi della grande industria hanno offerto la possibilità di riconversione e valorizzazione dei suoli urbani e della loro destinazione a un uso abitativo. In questi ultimi casi, i protagonisti dei processi di "sostituzione" abitativa sono stati i membri di quella della «nuova classe media». 138. Il concetto di popolazione residente La popolazione residente è costituita da quanti hanno dimora abituale nel luogo in cui sono stati censiti. 139. Il concetto di densità di popolazione La densità di popolazione è una misura del numero di persone che abitano in una determinata area. 140. Spiegare il concetto di tasso di natalità e quello di tasso di fecondità Indice di natalità rappresenta il numero medio di nascite in un anno ogni mille abitanti mentre il tasso di fecondità rappresenta un indicatore più preciso del tasso di natalità, esprime la capacità riproduttiva delle donne in età feconda, l’unico segmento della popolazione in grado di procreare. Indica il numero medio di figli che nascerebbero da ogni donna se la stessa, durante i suoi anni fertili, procreasse secondo il tasso di fecondità dell’anno corrente. 141. L’Indice di natalità Indice di natalità rappresenta il numero medio di nascite in un anno ogni mille abitanti. 142. L’Indice di mortalità Indice di mortalità rappresenta il numero medio di decessi in un anno ogni mille abitanti. 143. Il tasso generico di natalità 22 L'Italia è stata, sin dalla sua unificazione, una nazione che ha conosciuto il fenomeno dell'emigrazione. Per più di cento anni, la popolazione fuoriuscita dal paese ha raggiunto territori lontani - come le Americhe, a cavallo tra i secoli XIX e XX - e nazioni più vicine -come quelle dell'Europa occidentale, soprattutto nel secondo dopoguerra. Un elemento rilevante che si afferma riguarda la provenienza dell'emigrante. 161. L’immigrazione in Italia A partire dagli anni ‘70 del 1900, in Italia cominciano ad arrivare i primi lavoratori provenienti da Paesi extraeuropei. All'inizio il fenomeno ha caratteristiche particolari sia riguardo all'area di provenienza sia riguardo all'attività lavorativa, sia, ancora, al genere. Le prime presenze significative si registrano nella cittadina siciliana di Mazara del Vallo, dove le attività della pesca e dell'agricoltura richiamano molti lavoratori, maschi, tunisini. Un altro tipo di arrivi, che non riguarda un'area particolare dell'Italia, è caratterizzato da una manodopera femminile impegnata nel lavoro domestico. 162. Push et pull factors migratori I fattori di spinta (push factors). Fra essi si possono annoverare la disoccupazione, la mancanza di opportunità professionali, il sovraffollamento o lo sgombro dei quartieri degradati, oltre alla povertà, alla guerra e alla fame. Le presumibili condizioni positive del luogo di destinazione prendono il nome di fattori di attrazione (pulì factors). Di essi fanno parte tutte le caratteristiche di attrazione: sicurezza e cibo, opportunità di lavoro, clima migliore, tasse meno gravose, più spazio e così via. 163. Le leggi di Ravenstein Negli anni Settanta e Ottanta dell'Ottocento E.G. Ravenstein (1834-1913) formalizzò una serie di "leggi della migrazione". Tra le più importanti vi sono le seguenti: 1. La maggior parte dei migranti percorre soltanto una breve distanza. 2. La migrazione a più lunga distanza favorisce le mete verso grandi città. 3. La maggior parte delle migrazioni procede passo per passo. 4. La maggior parte delle migrazioni ha luogo dalla campagna verso la città. 5. Ciascun flusso migratorio produce un contro flusso. 6. La maggior parte dei migranti è costituita da adulti; è meno probabile che le famiglie operino trasferimenti a livello internazionale. 7. La maggior parte dei migranti internazionali è composta da giovani di sesso maschile. La conclusione di Ravenstein, secondo il quale nei flussi internazionali alimentati da ragioni economiche prevalgono i giovani adulti di sesso maschile, è oggi meno valida rispetto all'epoca in cui fu proposta per la prima volta. 164. Le attività primarie Le attività primarie sono quelle attività che raccolgono o estraggono qualcosa dalla terra o del mare. Si collocano all'inizio del ciclo produttivo, nel quale gli esseri umani sono in più stretto contatto con le risorse e le potenzialità dell'ambiente. Tali attività implicano la produzione di 25 generi alimentari di base e di materie prime: esempi tipici sono la caccia e la raccolta, la pastorizia, l'agricoltura, la pesca, la selvicoltura, l'estrazione mineraria e le cave. 165. Le attività secondarie Le attività secondarie sono quelle che aggiungono valore ai materiali, modificandone la forma o combinandoli, per creare prodotti più utili, e dunque di maggior valore. Il modo di conferire ai materiali tale utilità di forma può variare dalla semplice produzione di manufatti in ceramica o legno al raffinato assemblaggio di articoli elettronici o di veicoli spaziali. Sono incluse in questa fase del processo produttivo la fusione del rame, la fabbricazione dell'acciaio, la siderurgia, la produzione di automobili, le industrie tessili e chimiche, in pratica l'intera gamma delle industrie manifatturiere e di trasformazione. Ne fanno parte anche la produzione di energia e l'industria edilizia. 166. Le attività terziarie, quaternarie e quinarie Le attività terziarie consistono in quelle occupazioni e specializzazioni lavorative che forniscono servizi ai settori primari o /e secondario e beni e servizi alla comunità in genere e all'individuo. Comprendono servizi finanziari, commerciali, professionali, amministrative personali e costituiscono il vitale collegamento tra produttore e consumatore, perché le occupazioni del terziario includono primariamente le attività di commercio all'ingrosso e al dettaglio, comprese le vendite via Internet, indispensabili in società a forte interdipendenza. I servizi del terziario, inoltre, forniscono ai produttori un'informazione essenziale: l'entità della domanda di mercato, senza conoscere la quale sono impossibili decisioni produttive economicamente giustificabili. Nelle società con economie avanzate, un numero crescente di individui e intere organizzazioni operano per elaborare e diffondere informazioni e amministrare e controllare le iniziative proprie e altrui. Il termine quaternario si applica a una quarta classe di attività economiche, interamente composta dai servizi resi da "colletti bianchi", professionisti impegnati nel campo dell'istruzione, del governo, della gestione, dei processi informativi e della ricerca. A volte si distingue una suddivisione di queste funzioni direttive –le attività quinarie-per evidenziare il ruolo dei centri decisionali ad alto livello, in tutti i tipi di organizzazioni su larga scala, pubbliche e private. 167. Tipi di sistema economico In generale le economie nazionali, rientrano in uno di questi tre principali tipi di sistema: di sussistenza, di mercato o pianificato. Nel nostro mondo sempre più interdipendente, nessuno di questi sistemi economici è "puro", cioè nessuno esiste isolato. Ciascuno, manifesta caratteristiche peculiari, basate sulle sue basilari forme di gestione delle risorse e di controllo economico. In un'economia di sussistenza, i beni e i servizi vengono creati a uso dei produttori e dei loro nuclei familiari. Dunque lo scambio di merci è modesto, e il bisogno di mercati limitato. Nelle economie di mercato, divenute prevalenti quasi ovunque nel mondo, i produttori o i loro agenti, commercializzano merci e servizi; almeno in teoria, la legge della domanda e dell'offerta determina prezzi e quantità e la concorrenza commerciale costituisce l'elemento chiave per regolare le decisioni produttive e la distribuzione. Nella forma estrema delle economie pianificate, associate alle società di tipo comunista (ormai crollate in quasi tutti i Paesi in cui erano state create o imposte), i produttori e i loro controllori disponevano delle merci e dei servizi attraverso agenzie governative che ne controllavano la quantità offerta, le caratteristiche e il prezzo, i modelli localizzativi di produzione e distribuzione. 26 168. Attività primarie: i cacciatori-raccoglitori Lo scopo basilare dell'economia umana è produrre o assicurarsi cibo sufficiente - per contenuto calorico –a far fronte alle richieste giornaliere di energia individuale e abbastanza bilanciato da soddisfare il fabbisogno nutrizionale medio. Il numero dei cacciatori –raccoglitori è basso e in declino, e ogni qualvolta essi vengono in contatto con culture tecnologicamente più avanzate, il loro sistema di vita entra in crisi o si dissolve. Prima che si affermasse la coltivazione dei campi, la caccia e la raccolta erano le forme universali di produzione primaria. Questi sistemi pre-agricoli di occupazione vengono ormai praticati al massimo da poche migliaia di persone in tutto il mondo. 169. Attività primarie: l'agricoltura L'agricoltura, intesa come coltivazione di piante e allevamento di bestiame, tanto per il sostentamento dei produttori quanto per la vendita o lo scambio, ha da tempo sostituito la caccia e la raccolta come attività primaria economicamente più significativa. Era consuetudine classificare le società agricole sulla duplice base dell'importanza delle vendite a distanza e del livello di meccanizzazione e progresso tecnologico. Di sussistenza, tradizionale e avanzata sono i termini solitamente impiegati per identificare entrambi gli aspetti. I tipi non si escludono reciprocamente, bensì rappresentano stadi di quello che in realtà è un continuum di condizioni dell'economia agricola. A un'estremità del continuum si trova la produzione intesa esclusivamente per il sostentamento familiare, con l'impiego di utensili rudimentali e di piante autoctone; all'altra si trova l'agricoltura tipica delle economie avanzate: specializzata, ad alto investimento di capitali e quasi industriale, concepita produzione. 170. Le tipologie di agricoltura e allevamento Esistono tre tipi di agricoltura:  Agricoltura estensiva: poca resa, ma tanto terreno coltivabile quindi maggior guadagno  Agricoltura intensiva: resa elevata, ma poco terreno coltivabile quindi maggior guadagno  Monocoltura: tecnica che consiste nell’adibire vaste zone di territorio alla coltura di un’unica specie. Un sistema economico di sussistenza implica la quasi totale autosufficienza da parte dei suoi membri. La produzione destinata allo scambio è minima e ciascuna famiglia o gruppo sociale coeso conta su se stesso per il cibo e le altre esigenze fondamentali. La coltivazione dei campi per soddisfare gli immediati bisogni della famiglia costituisce a tutt'oggi l'occupazione dominante dell'umanità. Si possono individuare due tipi fondamentali di agricoltura di sussistenza: estensiva e intensiva. Sebbene entrambi abbiano diverse varianti, la differenza principale fra i due concerne il raccolto realizzabile per unità di superficie utilizzata, e dunque le potenzialità di sostentamento della popolazione. 171. L’agricoltura di sussistenza intensiva L'agricoltura di sussistenza intensiva prevede la coltivazione di piccoli appezzamenti attraverso il ricorso a una grande mobilitazione di manodopera per ettaro. 27 L’agricoltura di mercato viene praticata nei paesi sviluppati dove si fa uso di moderni mezzi produttivi, sistemi di irrigazione e fertilizzanti; essa ha uno stretto legame con l’industria alimentare. 177. Il modello di localizzazione agricola di von Thünen Von Thünen (1783- 1850) osservò che suoli dotati in apparenza delle medesime caratteristiche fisiche venivano impiegati per scopi agricoli diversi. Egli notò che attorno a ciascuna delle più importanti città in cui si concentrava il mercato dei prodotti agricoli del territorio circostante si sviluppava una serie concentrica di anelli di terreno, ciascuno usato per produrre derrate agricole differenti. L'anello più vicino al mercato si specializzava in prodotti deperibili, costosi da trasportare e molto richiesti. Per i prezzi elevati che riusciva ad aggiudicarsi sul mercato cittadino, tale produzione era la scelta più conveniente per il terreno adiacente alla città, terreno a elevato valore. Gli anelli di suolo coltivabile più lontani dal centro urbano erano impiegati per derrate meno deperibili, con costi di trasporto più contenuti, domanda meno continua e prezzi unitari di mercato inferiori. Von Thünen giunse alla conclusione che le differenze riflettevano il costo necessario per superare la distanza che separava una data fattoria da una città centro di mercato (egli così si esprime: "Una parte di ciascun raccolto è mangiata dalle ruote"). Maggiore era la distanza, più elevato era il costo operativo per il contadino, giacché alle altre spese bisognava aggiungere quelle di trasporto. 178. Parlare dell’attività primaria: la pesca Sebbene la pesca e i frutti di mare incidano per meno del 20% sul consumo di proteine animali umane, si ritiene che un miliardo di persone dipenda dal pesce come fonte principale di proteine, soprattutto nei Paesi a basso reddito. Il pesce è molto importante anche nella dieta dei Paesi più avanzati. Mentre il 75% circa del prodotto ittico annuale mondiale è consumato dagli esseri umani, il restante 25% è trasformato in alimento per il bestiame o impiegato come fertilizzante.  La pesca nelle acque interne (stagni, laghi e fiumi)  L’allevamento ittico, in cui i pesci crescono in un ambiente controllato e ristretto  La pesca marittima, che comprende tutto il pesce non di allevamento catturato nelle acque costiere o in mare aperto 179. Parlare della selvicoltura La selva costituiva un ambiente protettivo e produttivo per le antiche società, che si sostentavano con la raccolta della frutta, delle noci, delle bacche, delle foglie, delle radici e delle fibre ricavate dagli alberi e dagli arbusti. Il manto forestale ricopre ancora il 30% circa della superficie del pianeta, malgrado i millenni di disboscamenti provocati da agricoltura e allevamento, dalla richiesta locale o dal commercio di legname da opera, da costruzione e da combustione. Come fonte di materie prime industriali, però, le foreste costituiscono un'area più ristretta, alcuni tipi di foresta si estendano in maniera discontinua dall'Equatore sino a oltre il Circolo Polare Artico e nelle zone equatoriali dell'America meridionale e centrale, dell'Africa centrale e dell'Asia sud- orientale. 30 Il ‘’legno dolce’’ il pino silvestre, l'abete rosso, l'abete e altre conifere si utilizzano per il legname da costruzione e per produrre pasta per carta, raion e altri prodotti in cellulosa. Il ‘’legno duro’’ le varie specie di quercia, l'acero, il faggio, il noce americano, la betulla e così via e sono sfruttati particolarmente per ricavarne combustibile vegetale e carbonella, sebbene quantità sempre crescenti di qualità pregiate vengano tagliate per l'esportazione del legname. 180. La localizzazione delle attività umane Ogni attività umana ha un'espressione spaziale. Nei diversi sistemi economici si riconoscono regioni di concentrazione industriale, aree di specializzazione e luoghi specifici destinati a fabbriche e magazzini. In maniera del tutto preliminare, abbiamo iniziato a comprenderli classificando le attività economiche in primarie, secondarie, terziarie, quaternarie e quinarie. Le attività primarie sono legate alle risorse naturali che le attività stesse raccolgono o sfruttano: la localizzazione è quindi predeterminata dalla distribuzione di minerali, combustibili, foreste, zone pescose e dalle condizioni naturali che interessano agricoltura e allevamento. Gli stadi successivi delle attività economica (oltre quello primario), invece, appaiono sempre più svincolati dalle caratteristiche dell'ambiente fisico. 181. La localizzazione delle attività secondarie e dei servizi Le attività secondarie, incentrate sulla lavorazione dei materiali e sulla produzione di merci, richiedono condizioni spaziali diverse dalle attività al dettaglio del terziario o dei poli di ricerca e dei complessi d'uffici delle attività quaternarie e quinarie. Si presume, comunque, che per l'industria e per gli altri tipi di attività si possa identificare un insieme ricorrente di vincoli economici. 182. Concetti e vincoli delle attività secondarie e dei servizi Si presuppone che produttori e venditori di merci e servizi mirino alla massimizzazione dei profitti. Per raggiungere tale obiettivo, ciascuno di questi soggetti deve tenere conto dei costi di produzione e di quelli derivanti dal mercato, nonché dei condizionamenti della politica, della concorrenza e di altri fattori limitativi, non ultimi i capricci del comportamento individuale. Alla fine bisogna comunque supporre che, nelle economie di mercato, la migliore valutazione della correttezza delle decisioni economiche sia determinata dal meccanismo di mercato. Sappiamo che le attività umane si svolgono in un contesto preciso e che né la popolazione, né le risorse, né le opportunità sono distribuite in maniera uniforme sulla terra. Ci rendiamo conto che il luogo o i luoghi della produzione possono differire da quelli della domanda. Comprendiamo che esistono relazioni e interazioni spaziali fondate sull'offerta, la domanda e il prezzo di equilibrio. Ci accorgiamo che esistono una geografia dell'offerta, una geografia della domanda e una geografia del costo. 183. La localizzazione delle attività secondarie e dei servizi in base alla domanda Sul versante della domanda, a definire le aree in base alle opportunità commerciali è la distribuzione della popolazione e della capacità di acquisto. La localizzazione regionale delle attività del terziario - vendite e servizi - può risultare quasi altrettanto fissa di quella delle attività primarie, sebbene le decisioni in proposito siano più complesse. 31 184. La localizzazione delle attività secondarie e dei servizi in base all’offerta Sul versante dell'offerta, prendere decisioni comporta, per gli industriali, un insieme di equazioni più elaborato. I produttori devono considerare il costo delle materie prime, la distanza tra queste ultime e i mercati, il costo della manodopera, le spese per il combustibile, la disponibilità e i costi di capitale e una serie di altri oneri, relativi al processo di produzione e distribuzione. 185. Le attività secondarie: le manifatture Le attività secondarie prevedono la trasformazione di materie prime in prodotti finiti, che in tal modo acquisiscono un valore aggiunto. Si va: dalla fusione del ferro e dell'acciaio allo stampaggio di giocattoli di plastica, dall'assemblaggio di componenti per computer alla confezione di abiti. Le manifatture pongono un problema di localizzazione diverso dall'acquisizione di materie prime, in quanto presuppongono l'assemblaggio e la lavorazione dei materiali e la distribuzione di quanto viene prodotto verso altri punti, e dunque presentano il dilemma di dove debba avvenire la trasformazione. 186. I principi o "regole base" della localizzazione delle attività manifatturiere 1. Certi costi delle manifatture sono spazialmente fissi, cioè restano più o meno invariati ovunque l'industria sia collocata. Ne sono esempio i salari stabiliti dai contratti di lavoro nazionali o di settore. 2. Altri costi di produzione delle manifatture sono spazialmente variabili, cioè presentano sostanziali differenze da un posto all'altro, sia per entità sia per quanto riguarda il contributo relativo al costo totale di lavorazione. 3. Scopo ultimo dell'attività economica è la massimizzazione dei profitti. In un ambiente economico di piena e completa competitività, l'obiettivo del profitto è ottenuto con maggiore probabilità se l'industria manifatturiera è situata nella di minor costo totale. 4. Gli industriali basano la ricerca localizzativa sulla minimizzazione dei costi variabili. 5. Le spese di trasporto - i costi legati all'afflusso dei materiali e alla distribuzione dei prodotti - sono assai variabili. 6. Le imprese individuali sono raramente isolate: quasi sempre fanno parte di sequenze e ambienti manifatturieri integrati in cui l’interdipendenza aumenta parallelamente alla complessità dei processi industriali. Le economie di interdipendenza strutturale e spaziale possono essere decisive per la localizzazione di certe industrie. Il collegamento fra aziende può spingere a situare delle manifatture in aree di agglomerazione industriale in cui si trovino risorse comuni. 187. Le localizzazioni industriali della prima industrializzazione in Inghilterra Si trova nel Nord dell’Inghilterra in un’area che vanta secoli di tradizione nel campo della lavorazione della ceramica. Stoke-on-Trent ne è una delle città più famose ed è stato un distretto rinomato per la lavorazione della ceramica e della porcellana fin dal 1700. 188. Il distretto delle potteries dello Staffordshire 32 Il settore quaternario può essere con buona approssimazione considerato una forma avanzata di servizi riguardanti conoscenze specialistiche, competenze tecniche, abilità comunicative o capacità amministrative. Si tratta di compiti che vengono svolti negli uffici, nelle aule scolastiche e universitarie, negli ospedali e negli studi dei medici, nei teatri, nelle agenzie di gestione della contabilità e di intermediazione. Il settore quaternario, nelle economie più sviluppate, ha sostituito l'occupazione del settore primario e secondario come base della crescita economica. 201. I servizi: il quinario Le professioni dei "colletti d'oro", un'altra riconosciuta suddivisione a sé stante del settore dei servizi, che rappresenta le qualificate competenze lavorative ben retribuite di dirigenti commerciali, funzionari governativi, scienziati ricercatori, consulenti finanziari e legali e così via. Queste persone trovano il proprio posto di lavoro nei maggiori agglomerati metropolitani, all'interno e accanto alle più importanti università e ai parchi di ricerca, nei centri medici di primo livello e negli uffici dell'amministrazione pubblica situati nelle capitali politiche. 202. Gerarchie centri finanziari sul pianeta 203. I servizi: questioni di localizzazione Le attività di servizio sono per definizione orientate verso il mercato. Quelle che si dedicano ai trasporti e alle comunicazioni si preoccupano dell'ubicazione di persone e impianti da mettere in connessione o da trasferire. Le loro determinanti localizzative sono pertanto le tipologie distributive della popolazione e la struttura spaziale di produzione e consumo. L'offerta di questo genere di servizi di prima necessità, a basso profilo, deve essere identica alla distribuzione spaziale della domanda effettiva, cioè delle esigenze rese significative dal potere d'acquisto. I servizi al dettaglio e personali sono localizzati dal proprio mercato, perché produzione e consumo del servizio avvengono simultaneamente. 204. L’outsourcing di servizi L’outsourcing di servizi in passato forniti all'interno della cerchia familiare è anch'esso tipico della corrente pratica commerciale. Pulizie e manutenzione di fabbriche, negozi e uffici - una volta assicurati dalla società stessa, come operazione interna -vengono ora subappaltate a specialisti del settore. 205. L’offshoring dei servizi L'offshoring consiste nell'ingaggiare manodopera straniera oppure, più comunemente, nell'appaltare a un fornitore estero di servizi per conto terzi il controllo e la gestione di partico-lari processi o operazioni. L'offshoring si propone sempre più spesso come risposta standard a strategie di contenimento delle spese e riflette la drastica diminuzione dei costi di comunicazione, la facilità d'uso di Internet e la crescente preparazione tecnica di bacini di manodopera straniera. 206. Il turismo Esso è diventato non soltanto la più importante attività del settore terziario, ma anche la maggiore industria mondiale, per produzione di posti di lavoro e valore complessivo generato. Il turismo incide per circa 250 milioni di unità sui posti di lavoro ufficiali e per un'imprecisata percentuale 35 aggiuntiva nell'economia informale o sommersa. Nel complesso, il 15% e oltre della forza lavoro mondiale si occupa di fornire servizi ai viaggiatori. Il turismo ha registrato dunque una crescita eccezionale, che testimonia l'aumento dei redditi individuali e della mobilità internazionale. II turismo è nato in Europa e si è in seguito sviluppato in tutti i paesi industrializzati del mondo. Il peso dell'Europa è confermato dalle graduatorie dei primi paesi al mondo per arrivi e per entrate turi-stiche, dato che nelle prime cinque posizioni conta tre paesi, la Francia, primo paese del mondo per arrivi, la Spagna e l'Italia (principali paesi turistici del mondo). 207. L’Italia dei servizi All'inizio del nuovo millennio l'Italia, come tutti gli altri paesi dell'Europa occidentale, ha raggiunto la condizione di paese post-industriale. La componente di forza lavoro del settore primario è passata dal 44% del 1900 al 38% del 1950, fino a scendere al 3,7% nel 2012. L'industria, che nel 1900 assorbiva solo il 22% della manodopera, è cresciuta fino a una quota del 41% del 1980, per poi scendere al 27,8% (2012). Alla diminuzione di questi due settori è corrisposta la crescita del terziario che sempre nel 2012, il 68,5% della forza lavoro. 36
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