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risposte aperte linguistica e sociolinguistica prof.ssa Stavinschi ecampus, Panieri di Linguistica

risposte aperte linguistica e sociolinguistica prof.ssa Stavinschi ecampus

Tipologia: Panieri

2021/2022
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Scarica risposte aperte linguistica e sociolinguistica prof.ssa Stavinschi ecampus e più Panieri in PDF di Linguistica solo su Docsity! RISPOSTE APERTE LINGUISTICA E SOCILINGUISTA PROF.SSA STAVINSCHI ECAMPUS 72.Che cos’è un dialetto? Il dialetto è quel sistema linguistico subordinato ad una lingua standard con la quale è strettamente imparentato e in confronto alla quale ha una diffusione più limitata. Un dialetto ha una propria storia e una propria struttura diversa dalla lingua standard, ad esempio i dialetti italiani come il campano o i dialetti italo-romanzi sono subordinati all’italiano nel senso che il dialetto copre gli usi bassi cioè quelle situazioni sociali non impegnative, mentre la lingua standard è utilizzata per gli usi alti cioè quelle situazioni sociali più formali. 73.Come ha definito P. Bourdieu il mercato linguistico? La lingua nella società ha anche un valore economico e commerciale e per spiegare questo fenomeno P. Bourdieu usa il concetto di mercato linguistico. Il valore dello standard sul mercato linguistico è alto cosicché i parlanti che non padroneggiano bene lo standard risultano essere svantaggiati e quindi si può dire che il mercato linguistico in questo senso è un ostacolo alla mobilità sociale. C’è inoltre un valore commerciale delle competenze delle lingue seconde che si può tradurre a volte in differenze salariali che riguardano i soggetti dotati di queste competenze: in Svizzera ad esempio non solo il sapere l’inglese ma anche il sapere una delle due lingue nazionali diversa dalla propria portano ad un tasso di remunerazione più alto sul mercato del lavoro. 74. Che cosa si intende per economia delle lingue? L’economia delle lingue raggruppa diversi temi trasversali: lo studio dell’effetto delle competenze linguistiche sul reddito e sul commercio internazionale, la modellizzazione matematica delle dinamiche linguistiche, l’identificazione dei costi e dei benefici delle azioni di pianificazione linguistica, la tutela delle lingue minoritarie, la valutazione dell’efficacia e dell’equità delle politiche linguistiche a livello internazionale. Secondo François Grin, uno dei primi studiosi di economia delle lingue, questa materia “usa i concetti e gli strumenti dell’economia nello studio di relazioni inerenti le variabili linguistiche. Si focalizza principalmente, ma non esclusivamente, su quelle relazioni in cui anche le variabili economiche giocano un ruolo”. 75. Che cos’è una lingua minoritaria? Una lingua minoritaria, detta a volte eteroglossia, è la lingua usata all’interno di uno Stato da parte di una comunità linguistica in situazione di minoranza demografica ed è generalmente diversa dalla lingua ufficiale/comune dello Stato in cui è usata. Generalmente una lingua minoritaria ha valore simbolico di identità etnica o culturale per la comunità che la usa. Alla comunità che parla una lingua minoritaria ci si riferisce col termine minoranza linguistica. Si distingue inoltre tra le lingue minoritarie e le lingue di immigrazione poiché le prime sono quelle lingue la cui presenza in un certo territorio è radicata storicamente e le seconde quelle la cui presenza è dovuta a un apporto immigratorio recente. In Italia esistono varie lingue minoritarie come il francese in Valle D’Aosta, il ladino dolomitico e il sardo. Le lingue minoritarie sono particolarmente inclini a diventare lingue minacciate o lingue in via d’estinzione: si tratta di lingue che perdono progressivamente domini di impiego e parlanti perché esposte alla presenza di una lingua socialmente e culturalmente dominante cioè la lingua ufficiale dello Stato. Inoltre, alcune lingue minoritarie si definiscono in relazione a entità politico-amministrative di altra natura rispetto a quella di uno Stato. E’ il caso ad esempio delle cosiddette eteroglossie interne in Italia ovvero quei dialetti italo-romanzi parlati in aree geografiche nelle quali il dialetto di riferimento parlato nelle aree circostanti è storicamente un altro. 76. Quali sono le basi storiche dell’italiano standard? La varietà standard di italiano è basata sul volgare fiorentino del Trecento, che grazie al prestigio letterario delle cosiddette tre corone fiorentine (Dante, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio) e alla supremazia economica e culturale raggiunta in quell’epoca da Firenze, e incrementata nel Quattrocento, acquista via via nell’età dell’Umanesimo e del Rinascimento il carattere di lingua letteraria di elezione, presentandosi come il principale candidato a rispondere all’esigenza di una lingua unitaria adeguata al rinnovamento culturale rinascimentale. Il coronamento di questo processo si ha nella prima metà del Cinquecento con la fioritura di grammatiche del volgare, che diffondono il modello fiorentino come lingua letteraria in tutta Italia, e discutono e fissano le norme dell’italiano segnandone la codificazione come lingua standard. 77. Descrivere il modello parlato/scritto proposto da Koch e Oesterreicher Lo scritto tende di solito a condividere le caratteristiche tipiche dei registri molto formali mentre il parlato, per via della sua natura più spontanea, tende a condividere i tratti tipici dei registri molto informali. Se lo scritto è la lingua della distanza comunicativa, il parlato è la lingua della vicinanza, o immediatezza, comunicativa. In questa prospettiva, scritto e parlato si oppongono fra di loro sulla base di parametri come: - Pubblicità: alta nello scritto e bassa nel parlato; - Confidenza o familiarità fra i partecipanti all’interazione: bassa nello scritto e alta nel parlato; - Partecipazione emotiva: nulla nello scritto e forte nel parlato; - Prossimità fisica tra i partecipanti: nulla nello scritto e alta nel parlato; - Spontaneità della comunicazione: minima nello scritto e massima nel parlato; - Fissazione degli argomenti: alta nello scritto e nulla nel parlato. 78. Qual è la differenza tra un pidgin e il creolo? Il pidgin nasce per adempiere alla comunicazione tra gruppi di parlanti con lingue materne diverse, tipiche di situazioni migratorie o coloniali, e funziona quindi da lingua franca. Nasce per soddisfare bisogni comunicativi essenziali relativi a rapporti di lavoro o di commercio oppure dettati da questioni di sopravvivenza. Un pidgin è un sistema linguistico semplificato che presenta fenomeni di semplificazione che rendono la grammatica autonoma e ben diversa da quella delle lingue di partenza. Un pidgin non ha parlanti nativi perché non è di per sé lingua materna di un gruppo di parlanti. Col tempo però tuttavia il pidgin può essere trasmesso come lingua materna presso una comunità di parlanti: quando ciò accade, un pidgin si sviluppa in creolo. Il creolo nasce come lingua materna, e quindi come strumento di comunicazione principale, di una comunità, un creolo è quindi utilizzato non solo per i bisogni comunicativi essenziali ma viene usato in domini di impiego diversificati e sviluppa un lessico e una grammatica più elaborati di quelli del pidgin da cui ha origine. 79. Che cosa si intende per koinè e koneizzazione? La koineizzazione è un esempio di fenomeno di convergenza orizzontale: si tratta di un processo diviso in 2 fasi: la prima fase è caratterizzata dalla mescolanza caotica di tratti linguistici provenienti da varietà differenti e la seconda fase è una fase di livellamento delle differenze vernacolari più marcate. Un processo di koineizzazione può anche sfociare nell’emergenza di una nuova varietà di lingua portando alla formazione di una koinè cioè grandi quantità di testi che, con le metodologie oggi a disposizione, possono raggiungere l’ordine dei miliardi di parole. In questo senso la disciplina riguarda sia lo studio del dato linguistico in quanto tale, sia le specifiche modalità della sua archiviazione e del recupero dell’informazione in esso contenuta. 91. Che cos’è un corpus linguistico? Un corpus linguistico è una raccolta di testi, orali e scritti prodotti in contesti comunicativi, compilati digitalmente per l’analisi linguistica. 92. Che cosa si intende con “dati elicitati”? I dati elicitati sono i dati ottenuti artificialmente mediante domande mirate o altre tecniche per esempio interviste. 93. Qual è la differenza fra diglossia, dilalia e bilinguismo? Esempi? Quando un individuo o una comunità possiedono un repertorio linguistico composto da due lingue che svolgono pari funzioni e che godono di uguale prestigio, si parla di BILINGUISMO: in Val d’Aosta, ad esempio dialetto valdostano, italiano e francese. DIGLOSSIA è un repertorio linguistico in cui ci sono due lingue diverse sul piano strutturale ma delle quali soltanto una lingua (A) è pienamente elaborata e standardizzata, gode di una prestigiosa tradizione letteraria, è appresa attraverso la scolarizzazione, dunque non nella socializzazione primaria, ed è usata nello scritto e nel parlato formale quindi non nella conversazione ordinaria; l’altra lingua (B) è appresa nella socializzazione primaria ed è usata dalla comunità solo nel parlato informale e quindi non si va a sovrapporre alla lingua più “alta”: esempi di diglossia sono italiano (lingua A) e dialetti italo-romanzi (lingua B)oppure francese (lingua A) e creolo (lingua B) ad Haiti; DILALIA si oppone alla diglossia e si ha quando all’interno di una stessa comunità sono compresenti due lingue strutturalmente diverse e vi è una chiara distinzione funzionale tra lingua per gli usi alti e la lingua per gli usi bassi. Diversamente dalla diglossia, la dilalia non è compartimentata nel modo rigido della diglossia: esistono domini in cui l’uso di una delle due lingue è esclusivo ma anche domini in cui sono usate e accettate entrambe le lingue; in particolare sia A che B sono impiegate nella conversazione ordinaria. In Germania c’è il tedesco (lingua A) e i dialetti (lingua B) ad eccezione delle grandi città che tendono al monolinguismo. 94. Qual è la differenza fra code-switching e code-mixing? Code Switching è il cambio di varietà di una lingua e il passaggio da un codice o sistema linguistico all’altro avviene all’interno della stessa conversazione. La commutazione non avviene casualmente, ma in rapporto al contesto comunicativo. Code Mixing invece è ciò che fanno le persone, grandi e bambini, quando stanno imparando una lingua e prendono in prestito parole e strutture grammaticali dalla lingua nativa per supplire alla loro incapacità di esprimersi nella seconda lingua. 95. Nell’analisi della conversazione, che cosa sono le coppie adiacenti? Dall’analisi della conversazione emerge che il partecipante che sta parlando può scegliere il partecipante che interverrà scegliendo eventualmente anche il tipo di intervento che questi dovrà fare: in questo caso produrrà il primo membro di una coppia adiacente, termine con il quale gli etnometodologi designano due turni strettamente interconnessi fra loro, del tipo domanda/risposta, saluto/saluto, in cui il secondo è richiesto obbligatoriamente dall’esecuzione del primo. 96. Definire il repertorio linguistico La lingua standard, il dialetto e la lingua minoritaria sono compresenti all’interno di uno stesso repertorio linguistico; esso è l’insieme delle lingue e delle loro varietà usate da una certa comunità linguistica. Si possono avere sia repertori monolingui sia repertori plurilingui e si parla di repertori bilingui quando le lingue compresenti sono due e di repertori multilingui quando le lingue sono più di due. 97. Che cosa si intende per “analisi variazionista”? La sociolinguistica nella sua dimensione variazionista è caratterizzata dall'analisi delle correlazioni tra le variabili linguistiche, in particolare fonetiche e morfosintattiche, e le varianti non linguistiche (ad esempio classi sociali dei parlanti, età e sesso). Questo tipo di correlazione è un ambito principale della ricerca sociolinguistica. La disciplina, nella dimensione definita variazionista tiene conto dei parametri della diatopia (luogo), diastratia (classi sociali), diafasia (registro), analizzando repertori del parlato, per cui si parte dall'analisi dei fatti sociali per arrivare a quelli linguistici, e questi vengono descritti e spiegati in termini di correlazione con le variabili sociali. 98. Che cosa si intende per coppia adiacente? Dall’analisi della conversazione emerge che il partecipante che sta parlando può scegliere il partecipante che interverrà scegliendo eventualmente anche il tipo di intervento che questi dovrà fare: in questo caso produrrà il primo membro di una coppia adiacente, termine con il quale gli etnometodologi designano due turni strettamente interconnessi fra loro, del tipo domanda/risposta, saluto/saluto, in cui il secondo è richiesto obbligatoriamente dall’esecuzione del primo.
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