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Psicoeducazione per migliorare comunicazione genitore-bambino: obiettivi, approcci ed effe, Prove d'esame di Psicologia dello Sviluppo

Vari interventi psicoeducativi volti a migliorare la sensibilità e la comunicazione dei genitori con i bambini, con un focus su programmi come early intervention e baby massage. Vengono esplorate le implicazioni per il rapporto genitore-bambino, il rendimento scolastico e il comportamento del bambino. Il documento anche discute l'influenza negativa della mancanza di controllo sui genitori e l'importanza di un approccio permissivo. Vengono presentati i principali effetti sullo sviluppo del bambino di stili educativi rigidi e permissivi.

Tipologia: Prove d'esame

2020/2021

In vendita dal 10/05/2021

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Scarica Psicoeducazione per migliorare comunicazione genitore-bambino: obiettivi, approcci ed effe e più Prove d'esame in PDF di Psicologia dello Sviluppo solo su Docsity! Risposte aperte paniere di PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO E DELLE RELAZIONI INTERPERSONALI SCIENZE DELL'EDUCAZIONE E DELLA FORMAZIONE Docente: Camisasca Elena LEZ 1 27. Cosa scrive Bomber in merito al lavoro da svolgere con i bambini con difficoltà di attaccamento? Bomber afferma che avere cure genitoriali sufficientemente buone significa per un bambino poter sviluppare più facilmente un senso di sé, degli altri e del mondo nel quale vive relativamente sicuro. La mancanza di una genitorialità sufficientemente buona lascia al bambino un’eredità di trauma e insicurezza nelle sue relazioni. I tre stili di attaccamento insicuro, evitante, ambivalente e disorganizzato ci aiutano nella comprensione dei bambini con difficoltà di attaccamento e nella programmazione a loro favore. Devono essere considerati come portatori di bisogni speciali ed essere inclusi nel programma SEN (Bisogni educativi speciali). I bambini con difficoltà di attaccamento, infatti corrono un serio rischio di non essere capiti e nei casi peggiori, esclusi. 28. Descriva le associazioni tra: attaccamento e strategie di regolazione emotiva nella prima infanzia Le associazioni tra attaccamento e strategia di regolazione emotiva nella prima infanzia sono fornite nel manuale di Riva Crugnola. A questo proposito l’autrice presenta i risultati di una ricerca con 37 bambini aventi modelli di attaccamento diversi osservandone le strategie regolatorie nelle strange situation. Lo studio ha analizzato gli 8 episodi delle strange situation eccetto il primo (considerato non sufficientemente stressante) differenziando le strategie regolatorie adottate dai bambini in strategie etero-regolatorie, strategie volte cioè a sollecitare l’intervento regolatorio dell’adulto, attraverso modalità comunicative positive e negative, autoregolatorie centrate sull’auto conforto fisico (mano, dito in bocca ecc.) e infine regolatorie centrate sull’esplorazione dell’ambiente e degli oggetti. Nel complesso i risultati della ricerca confermano l’ipotesi formulata all’interno della teoria dell’attaccamento secondo la quale i pattern di attaccamento che il bambino costruisce con genitori e caregiver riflettono le strategie di regolazione emotiva, di tipo sia adattivo sia difensivo, che egli sviluppa nell’ambito di tale contesto relazionale al fine di creare competenze di autoregolazione individuali. 29. Cosa scrive Bomber in merito al ruolo della scuola con i bambini feriti dentro? La scuola può giocare un ruolo importante nel benessere emotivo del bambino che hanno subito traumi o perdite e Bomber sottolinea due grandi compiti che hanno gli insegnanti nella scuola: mettere a disposizione un ottimo ambiente di apprendimento e coinvolgere attivamente i bambini nell’apprendimento. È importante quindi utilizzare strutture di sostegno negli interventi con bambini con difficoltà di attaccamento e differenziare il modo di relazionarsi a questi bambini basandosi sul loro stadio di sviluppo. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) utilizzato tra gli altri anche da Papousek, il quale ha sottolineato l’importanza di questo tipo di approccio che aiuta il genitore a utilizzare stati emotivi presenti e memorie relazionali passate per comprendere e migliorare la comunicazione con il proprio figlio. 36. Delinei i contenuti principali del capitolo di Riva Crugnola sulle madri adolescenti. I contenuti principali del capitolo di Riva Crugnola sulle madri adolescenti parlano degli studi della letteratura che concordano nel considerare la maternità nel periodo adolescenziale come un fattore di rischio per lo stabilirsi di una relazione adeguata tra madre e bambino. Le madri adolescenti appaiono infatti, ostacolate nella gestione del ruolo genitoriale da problematiche relative al processo di costruzione della propria identità adulta e di individuazione dalle figure genitoriali, in particolare quella materna. L’assolvimento di tale compito evolutivo può entrare in conflitto con l’assunzione del ruolo genitoriale e il conseguente accudimento del figlio. La gravidanza in età adolescenziale può essere considerata in alcuni casi un tentativo di conquista dell’autonomia che appare difficile da raggiungere attraverso vie più fisiologiche (studio, lavoro ecc.). Spesso questo accade quando l’adolescente si confronta con una madre che a sua volta ha partorito in giovane età o con difficoltà e fallimenti nel proprio processo di crescita (interruzione degli studi, assenza di sbocchi lavorativi). In altri casi, la gravidanza può essere vissuta come un tentativo di ricreare o creare ex novo l’attenzione e le cure materne perdute o mai vissute o, ancora, di ottenere dal bambino quel riconoscimento e amore non sperimentato dai propri genitori. Dopo aver passato alla disamina la letteratura riguardo le madri in età adolescenziale e gli stili di attaccamento, l’autrice propone, dopo aver presentato due tipi di interventi (video intervention to Promote Positive Parenting e il Minding the Baby), il loro progetto di prevenzione da loro attuato. In particolare, vengono citati due casi e i relativi dati raccolti con i risultati finali ottenuti. 37. Descriva i contenuti principali del primo capitolo di Riva Crugnola. I contenuti principali del primo capitolo del volume di Riva Crugnola, ci permette di avere una panoramica sulla comunicazione affettiva nella prima infanzia tra intersoggettività e attaccamento. Il capitolo propone una serie di studi e ricerche che riguardano le connessioni tra i diversi stili di attaccamento e le strategie di regolazione emotiva messe in atto. In linea generale si evidenza come un buon stile di attaccamento sia frutto di una buona condivisione emotiva e intersoggettiva tra la madre/cargiver e il bambino e quanto questo sia importante nella formulazione di risposte e strategie regolative agli eventi stressanti. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 38. Descriva i contenuti del capitolo di Riva Crugnola relativi ai concetti di responsività e funzione riflessiva. Nel capitolo di Riva Crugnola relativo alla responsività e alla funzione riflessiva, l’autrice mette in luce come la capacità della madre di comunicare in modo efficace con il proprio bambino è da collegarsi, secondo il grande contributo di Fonagy, alla sua capacità riflessiva, alla capacità cioè di pensare il bambino fin dalle sue origini. Fonagy ha ipotizzato a questo proposito che la responsività del genitore si fondi su una funzione riflessiva del Sé. Secondo le ipotesi la riflessività del genitore si correla con un modello operativo interno di tipo sicuro dove il genitore è in grado di dispiegare una funzione riflessiva nei confronti del figlio. Nel caso contrario invece, un genitore con attaccamento di tipo insicuro, non rappresentandosi sufficientemente il bambino come un soggetto di stati mentali non è in grado di tollerare le emozioni. La funzione riflessiva del Sé della madre o del padre diventa in questa prospettiva un fattore protettivo per quanto riguarda la trasmissione della sicurezza dell’attaccamento, anche in contesti familiari a rischio. Altra ricerca è stata condotta da E. Meins che descrive la capacità “mentalizzante” della madre, dimostrando che la mind-mindedness della madre sia correlata alla sicurezza dell’attaccamento del bambino e alle capacità di quest’ultimo di sviluppare una teoria della mente a 4 anni di vita. Ulteriori approfondimenti alle ipotesi di Fonagy sono stati vagliati dalla Slade. Quest’ultima ha messo a punto un’intervista semi-strutturata PDI volta a esplorare le modalità attraverso le quali il genitore si rappresenta la relazione con il proprio bambino, con particolare riferimento alla sfera delle emozioni. Alti livelli di riflessività appaiono in relazione con modelli di attaccamento sicuro sia delle madri, sia nei loro bambini. La Lyons- Ruth ha messo a punto la scala AMBIANCE che ha evidenziato come la bassa riflessività materna si correlasse a errori comunicativi da parte della madre, da attribuire in particolare alla mancata regolazione delle emozioni negative espresse dal bambino. Considerando l’insieme degli studi citati la responsività del genitore è soprattutto da ricondurre alla sua capacità “trasformativa” di rispecchiare le emozioni infantili, regolando quelle negative. 39. Spieghi il concetto di attaccamento disinibito descritto nel volume di Riva Crugnola Da alcune ricerche è emerso che i bambini ricoverati in istituto nei primi anni di vita presentassero una percentuale elevata di attaccamenti atipici rispetto a quelli nella popolazione normale. Questa modalità di attaccamento è stata definita disturbo reattivo dell’attaccamento (RAD). Rispetto a questo disturbo sono stati differenziati due sottotipi: a) Il disturbo dell’attaccamento ritirato ed emozionalmente inibito: caratterizzato da ipervigilanza e preoccupazione unitamente alla difficoltà a utilizzare il caregiver come figura che consola e protegge. b) disinibito con socievolezza indiscriminata: contraddistinto da un’eccessiva familiarità dimostrata nei confronti di adulti sconosciuti o marginalmente conosciuti e dalla difficoltà a formare un attaccamento di tipo selettivo verso figure specifiche. Secondo i risultati della ricerca nei bambini, una volta adottati, i segni del disturbo reattivo dell’attaccamento inibito diminuiscono mentre rimangono quelli dell’attaccamento disinibito i cui marker Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) prevalenti appaiono la ricerca di contatto fisico e la familiarità dimostrata verso adulti sconosciuti o scarsamente conosciuti, riassumibili in un atteggiamento iperamichevole verso partener non familiari. 40. Descriva i contenuti del capitolo di Riva Crugnola in merito alla regolazione emotiva a livello microanalitico Nel volume di Riva Crugnola si parla molto della regolazione emotiva a livello microanalitico, in particolare, a questo riguardo, Tronick è da considerarsi uno dei pionieri dell’analisi microanalitica dell’interazione madre bambino nei primi mesi di vita. Il suo approccio prevede l’analisi dei comportamenti di madre e bambino in brevi intervalli temporali, con la finalità di analizzare in modo più dettagliato possibile le interazioni e l’espressione dei comportamenti. Il ricercatore utilizza una procedura basata sull’osservazione in laboratorio, registrata, dell’interazione faccia a faccia della diade madre-bambino, denominata Still face (volto immobile) che prevede tre fasi di pochi minuti nel corso delle quali viene chiesto alle madri di: 1) interagire con il figlio come farebbe abitualmente; 2) di mantenere un’espressione del volto immobile e inespressiva e di sospendere la comunicazione; 3) di riprendere a interagire con il figlio riassumendo un’espressione normale. Uno degli scopi principali è quello di produrre una condizione controllata di stress relazionale che permetta di valutare come il bambino reagisce e si adatta alla mancata comunicazione materna, infatti la madre anche essendo fisicamente presente, non è emotivamente disponibile. In condizioni di non rischio il bambino mostra una notevole capacità sin dai primi mesi di vita nel regolare il proprio stato emotivo e i propri comportamenti in senso sia auto che eteroregolatorio. Non tutti i bambini, tuttavia reagisco allo stesso modo. L’altro principale interesse di Tronick è quello di valutare come madre e bambino riparino la comunicazione interrotta dall’episodio Still Face. Nella prospettiva di Tronick, la competenza dimostrata dalla diade nel riparare gli errori interattivi è fondamentale per lo sviluppo di una buona interazione madre bambino, che costituisce un indicatore privilegiato della qualità dell’interazione della diade. Il più recente sistema di codifica ideato da Tronick è composto da codici esaustivi e mutualmente escludenti che coprono tutti i comportamenti possibili dell’interazione e non si sovrappongono tra loro. 41. Interventi di prevenzione rivolti all’infanzia: quali sono i più efficaci? I principali modelli di interventi di prevenzione rivolti all’infanzia, citati da Riva Crugnola nel suo volume, sono: l’home visiting, un programma di intervento domiciliare diretto a famiglie multiproblematiche e fondato sul monitoraggio nel contesto familiare. I programmi di home visiting sono finalizzati alla prevenzione del maltrattamento e dell’abuso e alla promozione nei genitori di una modalità di parenting adeguata. Sono approcci prevalentemente di tipo psicoeducativo che forniscono informazioni e indicazioni ai genitori sulle pratiche genitoriali e li monitora nell’acquisizione delle abilità nel corso dei primi anni di vita dei bambini, dando un supporto costante si tende a ridurre lo stress genitoriale che potrebbe amplificare la condizione di rischio. Nurse family partnership: basato sull’home visiting è rivolto a madri primipare nel periodo della gravidanza fino ai 2 anni di vita del bambino. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) Interazione con il feto, Attribuzione di caratteristiche al feto, Attenzione a se stessa. Il secondo contributo è di Condon che sviluppa il questionario Maternal Antenatal Attachment Scale (MAAS) articolato in 19 item su una scala da 1 a 5 che valutano due costrutti: la QUALITA’ del legame emotivo con il feto e l’INTENSITA’ delle preoccupazioni nei confronti del feto. L’autore individua 5 caratteristiche dell’atteggiamento materno verso il feto attraverso le quali si sviluppa questa esperienza: Il conoscere, l’essere con, l’evitare la separazione o la perdita, il proteggere e il soddisfare i bisogni. Le combinazioni dei punteggi ottenuti rendono possibile classificare l’attaccamento al feto all’interno di 4 stili: positivamente preoccupata, positivamente disinteressata, negativamente preoccupata e negativamente disinteressata. 44. I fattori di moderazione del rischio di crescere in famiglie alcoliste Per quanto concerne i fattori in grado di ridurre il rischio di crescere in famiglie alcoliste, questi sono stati esaminati in forma minore rispetto ai fattori in grado di amplificarlo. Alcuni studi concordano il ruolo fondamentale del supporto sociale per ridurre il rischio di abuso e maltrattamento. Le madri con dipendenza da alcool e sostanze, solitamente vivono in una situazione di isolamento sociale, è infatti reale la tendenza ad allontanarsi precocemente dalla famiglia di origine e a cercare protezione presso gruppi devianti, all’interno dei quali instaurano relazioni costruite sull’abuso di sostanze come stile di vita comune. Un’ altro fattore in grado di ridurre il rischio di abuso e maltrattamento dei figli è l’adesione del genitore alcolista ad un programma riabilitativo. Egli, infatti, da una parte segnala una motivazione a farsi curare, dall’altra accetta il supporto sociale fornito dal gruppo stesso. Altro fattore moderatore sembra essere la presenza di un genitore in grado di adottare pratiche educative responsive e di promuovere nei figli l’interiorizzazione di valori e norme appropriate, che favoriscano la comparsa di comportamenti socialmente adeguati. 45. Come si articola il volume di Bomber “feriti dentro”? Il volume di Bombèr ci fornisce strategie, tecniche e strumenti per sostenere bambini che presentano difficoltà di attaccamento ed esiti di esperienze traumatiche multiple. Egli ci mostra l’interazione tra difficoltà di attaccamento e processi di apprendimento e ci illustra le strategie che possono facilitare il recupero e l’adattamento. Viene individuata nella relazione la chiave principale per aiutare questi bambini a superare i problemi scolastici, attraverso la quale possono essere aiutati a sviluppare risposte adattive sane e a raggiungere il controllo dei loro stati emotivi. La scuola può quindi giocare un ruolo importante nel benessere emotivo, nella resilienza e nell’apprendimento dei bambini che hanno esperito traumi o perdite nei primi anni di vita. Nel libro si propone una figura adulta di riferimento a scuola che funga per loro da “figura di attaccamento aggiuntiva” che deve formare una vera e propria relazione col bambino e insegnare a quest’ultimo tecniche di regolazione e auto-regolazione emotiva. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 46. Cosa si intende per violenza domestica e violenza assistita? Per violenza domestica e violenza assistita intendiamo rispettivamente tutti quegli episodi diretti, durante i quali i bambini sono costretti a subire, l’ira del padre (o viceversa) e indiretti dove assistono ai maltrattamenti sulla madre. In questi casi il clima familiare è segnato dalla continua instabilità affettiva e da conflitti che inevitabilmente generano nei bambini conseguenze fisiche e psichiche piuttosto rilevanti. Infatti, il genitore impegnato a difendersi da tale violenza non è in grado di rispondere ai bisogni dei figli. I bambini oltre a provare paura per l’incolumità delle proprie mamme, soffrono un estremo senso di impotenza per non poter fermare gli scatti d’ira e di aggressività del padre e quindi subiscono impotenti. Inevitabile a questo punto è il senso di colpa per non essere in grado di contrastare la violenza o addirittura per aver causato, seppur indirettamente, la lite tra madre e padre. 47. Alcool e violenza: quali connessioni? La letteratura rileva la presenza di una stretta correlazione tra abuso di alcool e violenza. Vivere in una famiglia alcoolista incrementa da 4 a 10 volte il rischio di subire maltrattamento, abuso e trascuratezza. Flett e Hewitt, hanno proposto un modello che illustra come l’abuso di alcool interagisca con altri fattori nell’amplificare il rischio di abuso e maltrattamento e sottolineano come la violenza sia la conseguenza dell’interazione tra fattori di personalità, stress interpersonale e strategie di coping. In particolare, i tratti di personalità quali psicopatia, perfezionismo e ostilità depressiva sono concepiti come fattori prossimali, nel senso che esercitano un impatto immediato sulle strategie di coping, messe in atto per far fronte a situazioni stressanti. Per psicopatia gli autori intendono la condizione che caratterizza quegli individui comunemente descritti come antisociali, poco empatici, che difficilmente provano rimorsi e che possono manifestare comportamenti criminali. Per perfezionismo, invece, si riferiscono alla tendenza a cercare costantemente risultati perfetti nelle relazioni con gli altri, ovvero aspettarsi che le altre persone si comportino sempre in modo ineccepibile. La delusione di queste aspettative provoca rabbia, ostilità e condanna che generano un bisogno di controllo che si attua attraverso stili relazionali autoritari e dominanti. L’ostilità, terza caratteristica di personalità che compare nel modello di Flett e Hewitt, viene intesa come “ostilità depressiva” nel senso di tratti di suscettibilità e irritabilità che inducono a rispondere con rabbia e ostilità quando si ritiene di aver subito un torto. Queste specifiche caratteristiche, nei genitori alcoolisti, inducono ad enfatizzare anche situazioni negative lievi, a viverle come fortemente stressanti, a reagirvi in modo massiccio attraverso strategie di coping di evitamento, e facilitano anche una più ampia tendenza ad autogenerare stress e a trasmetterlo agli altri. Se poi consideriamo la tendenza di questi genitori ad attribuire la causa delle condotte negative dei figli alle loro caratteristiche personali e a reagire con eccessiva attivazione, che promuove pratiche educative severe, comprendiamo come la probabilità di attuare comportamenti violenti e maltrattanti subisca un forte incremento. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 48. Descriva lo sviluppo psicologico dei figli di incarcerati Da uno studio effettuato sulle caratteristiche di adolescenti con problemi psicologici, in cura presso un centro psichiatrico specialistico, confrontando quelli che avevano uno dei genitori in stato di detenzione con quelli che avevano entrambi i genitori presenti in casa, è emerso che i figli con genitori incarcerati presentano livelli maggiori di disturbi della condotta e deficit dell’attenzione e disturbi dell’iperattività e sono più soggetti a sospensioni/espulsioni dalla scuola, arresti e incarcerazione. Sono tuttavia apparsi meno propensi a manifestare sintomatologia depressiva. I figli di genitori incarcerati, durante la loro vita, vivono un numero maggiore di esperienza negative quali l’avere uno dei due genitori dipendente da droga e/o alcol, il trovarsi in condizioni economiche svantaggiose e precarie, l’avere una storia di abuso e/o maltrattamento, l’essere testimoni di scene di violenza, il vivere profonde crisi familiari. È chiaro che la presenza di un genitore in carcere non può essere considerato come unico elemento causa del quadro clinico, la condizione di criminalità spesso si accompagna ad altri fattori critici, anche precedenti o conseguenti all’incarcerazione. Questi fattori hanno influenza negativa sull’assetto psicologico dell’individuo, indipendentemente dalla presenza di comportamento antisociale parentale. 49. Come si delinea il percorso di intervento in caso di prevalenza di fattori protettivi? Se prevalgono fattori e processi protettivi in grado di contrastare quelli di amplificazione del rischio, siamo in presenza di una prima categoria di situazioni caratterizzata da bambini e famiglie da aiutare a casa, ad esempio, di difficoltà economiche, di problemi medici, conflitti momentanei o di eventi traumatici e improvvisi che hanno messo in crisi l’equilibrio e la stabilità del nucleo familiare e il suo assetto interno. Esistono diverse iniziative da impiegare. La presenza di un consistente numero di fattori protettivi che compensi e contrasti quelli di rischio, configura una situazione nella quale, con molta probabilità, vengono innescati meccanismi di resilienza che consentono agli operatori d’intervenire nella prospettiva del sostegno e dell’aiuto e, spesso, con il consenso della famiglia stessa. 50. Come si delinea il percorso di intervento in caso di prevalenza di fattori di rischio? Il percorso di interventi in caso di prevalenza di fattori di rischio, come ad esempio situazioni nelle quali vi siano anche segni di violenza e di danno, richiedono interventi di tutela e protezione esplicita e immediata del bambino, offrendo anche aiuto alla famiglia affinchè si comprendano le cause del disagio. Gli elementi raccolti sulla famiglia e sulla relazione col servizio diventano preziosi per costruire un progetto basato su una rete integrata di connessioni tra servizi ed enti istituzionalmente deputati alla tutela giuridica dei minori. In assenza di fattori protettivi dovrà essere il Servizio stesso, insieme alla rete integrata che si è costituita, a provvedere alla protezione del bambino con provvedimenti di allontanamento dalla famiglia d’origine e con un aiuto psicologico al bambino nell’elaborazione del suo rapporto con i genitori e con le esperienze negative. Non è sufficiente quindi un intervento di protezione fisica bisogna Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) intorno ad una figura materna autoritaria e rigida in cui figli risultano vittime di controllo e soprattutto manipolazioni. Spesso il partner è assente e, quando è presente, scompare sullo sfondo così che i figli non possono contare sul suo aiuto in caso di bisogno. L’ultima tipologia vede i bambini alle prese con dei genitori incompetenti che creano un ambiente caotico e insano. Essi diventano vittime di violenza indiretta che assume le forme dell’inversione di ruolo, alienazione, e anche rifiuto e trascuratezza dei bisogni psicologici di base. 54. Quali sono i fattori di rischio nel caso di abuso sessuale? L’identificazione dei fattori di rischio in questo ambito si concentra sulle caratteristiche dei minori, vittime, sulle caratteristiche delle famiglie a cui appartiene il bambino vittima e, in modo rilevante, anche sulle caratteristiche dei possibili abusanti sessuali. E’chiaro che non sono le vittime a provocare la propria vittimizzazione sessuale, tuttavia è stato da tempo sottolineato come alcune caratteristiche dei bambini siano associate ad un aumentato rischio di abuso sessuale. Per quanto riguarda l’età delle vittime, esistono posizioni differenti e non sono possibili generalizzazioni. Secondo degli studiosi, ad esempio, il rischio di un’aggressione intrafamiliare è maggiore nella fascia d’età compresa tra i 6 e gli 11 anni, mentre il rischio di un’aggressione extrafamiliare è più frequente tra i 12 e i 17 anni. Per quanto riguarda altre caratteristiche demografiche in campioni americani è possibile identificare nelle femmine, di razza nera, che vivono in comunità pericolose i soggetti ad elevato rischio di vittimizzazione sessuale. Si associano poi altre condizioni proprie delle relazioni familiari attuali, caratterizzate da relazioni insoddisfacenti sia a livello coniugale sia con il nucleo d’origine, scarsa efficacia nell’esercizio del ruolo di genitori orientato non tanto sulle punizioni corporali come nei casi di maltrattamento fisico, quanto sulla incuria, in analogia a ciò che avviene nei modelli trascuranti. 55. Quali sono i fattori di rischio nel caso di trascuratezza? I dati a disposizione concordano nel ritenere che il comportamento e le caratteristiche psicologiche dei genitori siano le variabili più significative, in relazione alla trascuratezza, accanto alle limitate risorse socioeconomiche. In particolare, Schumacher e colleghi (2001) evidenziano una combinazione di fattori individuali e sociali tra cui spiccano variabili psicologiche genitoriali come bassa stima di sé ed impulsività, accanto ad uno scarso supporto sociale, scarse interazioni tra le madri e i propri bambini e caratteristiche personali dei bambini stessi che spesso presentano problemi comportamentali. Le condizioni di rischio assegnate a tale tipologia di violenza sono pertanto molteplici e in alcuni casi simili a quelle del maltrattamento fisico. Fattori di rischio importanti sono rappresentati, inoltre, da alcune variabili demografiche e socioeconomiche quali la monoparentalità, vivere in case popolari (rispetto a singole abitazioni familiari), non poter usufruire di una buona assicurazione medica, la condizione di disoccupazione del capofamiglia o nuclei in cui la fonte principale di reddito proviene dai sussidi economici erogati dai servizi. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 56. Quali sono i fattori di rischio nel caso di maltrattamento psicologico? Nella ricerca dei fattori di rischio dell’abuso psicologico, gli autori, come è accaduto anche per le altre tipologie di violenza, giungono a suddividerle in 4 categorie: variabili socio-demografiche; caratteristiche del bambino; caratteristiche genitoriali; caratteristiche delle relazioni familiari. Il rischio di abuso psicologico aumenta con l’aumentare dell’età del bambino; le famiglie a basso reddito risultano quelle più esposte a tale forma di violenza; i bambini che appartengono ad etnie differenti da quella dominante sono più a rischio degli altri. L’aggressività espressa dai bambini, la delinquenza infantile (come il vandalismo) e i problemi relazionali (come difficoltà ad instaurare amicizie) sono i principali fattori di rischio legati all’abuso psicologico. La messa in atto di comportamenti aggressivi e violenti, la presenza di nevrosi, l’aver vissuto durante la propria infanzia con padri poco accudenti e l’essere stati quotidianamente sgridati da bambini, sono i principali fattori di rischio concernenti i genitori. 57. Quali sono le conseguenze psicologiche della violenza assistita? Da una ricerca di Fregusson e Horwood, condotta su 1265 bambini monitorati dalla nascita ai 18 anni ha dimostrato come gli atti di violenza perpetrati da un genitore nei confronti dell’altro sono risultati strettamente correlati a tutte le misure di maladattamento prese in considerazione: presenza di disturbi psicologici e/o psichiatrici, dipendenza da sostanze, tentativi di suicidio, comportamento deviante o criminale. In particolare i bambini esposti ad alti livelli di violenza familiare hanno mostrato una frequenza di questi comportamenti maladattivi maggiori. Isolando gli effetti di altri fattori, l’esposizione alla violenza domestica è stata la più rilevante nel predire un peggiore adattamento in età adulta, e in particolare maggiori livelli di ansia, problemi della condotta e dipendenza dall’alcol. Oltre a questi problemi l’assistere a episodi di violenza assistita può favorire lo sviluppo di sintomi post traumatici da stress. Lehmann cita tra i sintomi, il ricordo intrusivo e incontrollabile dell’evento, il gioco ripetitivo e stereotipato, la reattività psicologica, i problemi del sonno, l’insorgenza di fobie specifiche al trauma, la presenza di distorsioni di memoria, reazioni di ritiro e regressione, le difficoltà scolastiche, l’irritabilità e l’insorgenza di risposte emotive amplificate. Già i risultati di Wolak e Finkelhor, avevano notato l’insorgenza di difficoltà emotivo-relazionali tra cui ansietà, depressione, bassa autostima che si esplicano in una ridotta capacità a instaurare rapporti interpersonali e intimi, negli adolescenti inseriti in contesti familiari caratterizzati da alti livelli di violenza domestica. Oltre a tali problemi si sommano poi deficit cognitivi che causano fallimenti scolastici e disturbi comportamentali e delinquenza giovanile. Gli studi riconoscono inoltre una marcata competenza di genere nelle risposte ad accesi conflitti intra-familiare: le femmine tendono a esperire livelli più alti di ansia e stress, ostilità, aggressione verso i membri della famiglia; i maschi tendono ad attuare comportamenti violenti diretti all’esterno. La violenza domestica agisce determinando un ritardo linguistico che si aggrava in presenza di una madre depressa, la quale a causa della malattia è incapace di stimolare verbalmente il bambino e di creare un ambiente familiare ricco di interazioni e di comunicazioni. Baldry, analizzando un campione di Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) Roma, mostra come i bambini esposti a episodi di violenza familiare siano anche più propensi ad esercitare forme attive di bullismo nei confronti dei compagni. 58. Alcool e parenting: quali connessioni? Gli atteggiamenti negativi dei genitori affetti da problemi d’alcolismo stimolano nei figli vissuti di rabbia e d’aggressività intensa, che ne compromettono la più globale capacità di regolare il comportamento emotivo. Nel libro tra rischio e protezione della Di Blasio si sottolinea come la mancanza di controllo dei figli esercita, a sua volta, un effetto negativo sui genitori che, per questo, si sentono autorizzati ad adottare uno stile educativo autoritario e punitivo, che intensifica ancor di più le condotte problematiche dei bambini. Sono stati inoltre esaminati gli specifici stili educativi che generalmente, in questi genitori, sono poco supportivi, caratterizzati da frequenti ordini e punizioni e dall’incapacità di riconoscere e rispondere in maniera adeguata ai bisogni diversificati dei figli. Questi ultimi finiscono per rifiutarli come modelli da imitare. L’alcool intossica la relazione genitore-figlio perché influisce sul tipo di legame d’attaccamento che il bambino sviluppa nei primi anni di vita. Una ricerca ha rilevato che questi bambini presentano frequentemente un legame di attaccamento insicuro, per il fatto che il genitore alcolista è poco attento e responsivo alle esigenze del figlio di cui non percepisce appieno i bisogni. 59. Quali sono le caratteristiche psicologiche dei minori in affido? L’analisi della letteratura internazionale sottolinea che: molti bambini in affidamento presentano problemi comportamentali ed emotivi più frequenti rispetto alla popolazione generale a causa di maggiore vulnerabilità causata dalla presenza, nelle loro esistenze, di svariati fattori di rischio Frequentemente, questi bambini sono stati vittime di gravi forme di maltrattamento, trascuratezza o abuso; in secondo luogo hanno famiglie di origine caratterizzate da condizioni socio-economiche disagiate che implicano scarse possibilità di accesso ai servizi di cura prenatale, condizioni abitative inadeguate, limitate opportunità di formazione scolastica; in terzo luogo, hanno spesso genitori con problemi psichiatrici o di dipendenza da sostanze e con relazioni di coppia altamente conflittuali; infine la stessa esperienza di separazione dal proprio nucleo familiare originario può diventare un’ulteriore fonte di sofferenza. Alcuni studi sottolineano gli effetti negativi a lungo termine che l’esperienza d’affidamento vissuta nell’infanzia potrebbe avere sull’adattamento in adolescenza e nella vita adulta. In adolescenza, e in particolare nel periodo immediatamente successivo alla conclusione dell’affido, e nella vita adulta, i ragazzi che hanno vissuto in affidamento hanno maggiori probabilità di trovarsi in condizione di disoccupazione, senza un’abitazione adeguata e privi di supporto sociale. 60. Descriva il processo relativo alla scelta della famiglia affidataria Dal modello di raccolta delle informazioni utilizzato dal CAM (Centro Ausiliario per i problemi Minorili) per effettuare un corretto abbinamento, emerge l’importanza di approfondire se la famiglia, con le proprie risorse materiali e affettive sia idonea a sostenere un progetto di affido a breve o lungo termine, oppure a occuparsi di bambini Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) rappresentare quindi una risorsa in momenti particolari, riconoscere le differenze sempre però favorendo le somiglianze. 64. Descriva cosa dicono gli studi in merito alla connessione tra disturbi psichiatrici dei genitori e violenza all’infanzia. La presenza di psicopatologia nei genitori spesso risulta correlata ad una maggiore incidenza di maltrattamento e abuso. I risultati di alcuni studi dimostrano come tra i genitori maltrattanti vi è un’incidenza superiore di disturbi psicopatologici a cui spesso si associano tratti di personalità e atteggiamenti caratterizzati da bassa autostima, scarso controllo degli impulsi, affettività negativa (depressione e ansia) e comportamenti antisociali (tra cui abuso di sostanze, aggressività, psicopatia) che favoriscono l’espressione di comportamenti violenti e maltrattanti. Emerge anche una differenza tra madri e padri che vede le prime responsabili, in misura più elevata, di atti di omissione (es: trascuratezza, non tutela dagli abusi) a causa dall’impatto di sintomi quali: senso di impotenza e fiducia, bassa autostima, scarsa capacità di concentrazione, anedonia e dissociazione sull’esercizio delle capacità genitoriali. I padri affetti da psicopatologia sono invece coinvolti con maggiore frequenza in atti di commissione (abusi e maltrattamenti), soprattutto in quadri psicopatologici caratterizzati da non controllo degli impulsi, aggressività e irascibilità, abuso di alcool e sostanze. Stanton et al. (2000), attraverso interviste condotte con 20 madri colpevoli di aver ucciso uno o più dei loro figli e attraverso la valutazione delle perizie psichiatriche a cui erano state sottoposte, hanno desunto tre tipologie di madri infanticide: una prima tipologia caratterizzata da assenza di patologia psichiatrica conclamata e diagnosticata, una seconda tipologia connessa a disturbi di personalità e una terza tipologia connessa a quadri psicopatologici connotati da gravi disturbi psichiatrici. 65. Le differenze di genere: madri e padri con comportamento deviante Nel caso in cui sia la madre a manifestare comportamenti antisociali, i ricercatori hanno orientato l’attenzione sull’eventuale influenza esercitata da tale condotta deviante sullo sviluppo e sul comportamento dei figli, considerando anche le differenze di genere dei bambini coinvolti. Sembra, infatti, che la criminalità della madre abbia un effetto indiretto sui figli, mediato dalle sue effettive competenze genitoriali, e che siano le figlie ad essere maggiormente influenzate dal comportamento deviante materno, al punto da poter parlare di una sorta di continuità intergenerazionale sesso-specifica. Quando è la madre a manifestare condotte antisociali, un importante elemento da non trascurare si riferisce al periodo di insorgenza del comportamento antisociale. Le donne con problemi di devianza fin dall’adolescenza si dimostrano incapaci di prendersi realmente cura dei bisogni dei propri figli. Al contrario, se il comportamento antisociale della madre compare dopo i 15 anni, le capacità di accudimento non vengono pregiudicate dalla condotta delinquenziale della madre. Le ricerche che hanno esaminato la trasmissione del comportamento antisociale paterno hanno messo in evidenza come la condotta deviante spesso possa accompagnarsi ad uno stile parentale carente, non soltanto da un punto di Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) vista affettivo, ma sopratutto per quanto concerne il monitoraggio della situazione e delle condotte dei figli. In particolare, l’influenza del comportamento deviante paterno sembra interessare maggiormente i figli più grandi il comportamento deviante dei padri sembra influenzare maggiormente la condotta dei figli maschi, analogamente avviene nel rapporto tra madri e figlie. L’influenza intragenerazionale si manifesta anche nella predisposizione alla formazione di coppie coniugali, in cui entrambi i partner presentano comportamentali antisociali: sembra, infatti, che la coppia genitoriale si costituisca spesso tra madri e padri aventi entrambi problemi di devianza. 66. La trasmissione intergenerazionale del comportamento deviante Poche ricerche hanno analizzato il problema della trasmissione intergenerazionale del comportamento deviante. Hanno analizzato questo problema con metodi longitudinali, osservando le dinamiche relazionali delle generazioni adiacenti, al fine di verificare se genitori con comportamenti devianti hanno figli con analoghi comportamenti devianti. Le più recenti formulazioni della teoria biosociale sul comportamento antisociale ritengono che il coinvolgimento dei genitori in comportamenti delinquenziali, potenzialmente può essere trasmesso ai figli. Le analisi sulla trasmissione intergenerazionale del comportamento antisociale hanno evidenziato che la presenza di un membro della famiglia di origine (padre, madre, fratello o sorella) con tendenze antisociali può essere un elemento fortemente predittivo per il comportamento delinquenziale nelle generazioni future. 67. I fattori che mediano il rischio di crescere con genitori che abusano di sostanze Diversi sono gli studi che si sono focalizzati sull’individuazione dei fattori che intervengono nella relazione alcool-violenza, amplificando o riducendo il rischio di abuso, maltrattamento e trascuratezza dei minori. A differenza delle condizioni che amplificano il rischio, i fattori in gradi di ridurlo sono stati esaminati in misura minore. Gli studi presenti concordano sul ruolo fondamentale del supporto sociale per ridurre il rischio di abuso e maltrattamento. Le madri dipendenti da alcool e sostanze vivono frequentemente in una situazione di isolamento sociale, in quanto tendono ad allontanarsi precocemente dalla famiglia di origine e a cercare protezione presso gruppi devianti, all’interno dei quali instaurano relazioni costruite sull’abuso di sostanze come stile di vita comune. L’adesione del genitore alcolista ad un programma riabilitativo risulta un altro fattore che riduce il rischio di abuso e maltrattamento dei figli, in quanto da una parte segnala una motivazione a farsi curare, dall’altra indirettamente implica l’accettazione del supporto sociale fornito dal gruppo stesso. Un ultimo fattore in grado di moderare il rischio in famiglie alcoliste sembra essere la presenza di un genitore in grado di adottare pratiche educative responsive e di promuovere nei figli l’interiorizzazione di valori e norme appropriate, che favoriscano la comparsa di comportamenti socialmente adeguati. 68. Descriva i contributi teorici presentati da Riva Crugnola in merito alla AAI. Per valutare i modelli operativi interni di attaccamento dei genitori, Mary Main ha messo a punto negli anni’80 la Adult Attachment Interview. In un’intervista che Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) permette di indagare in soggetti adulti «gli stati della mente circa l’attaccamento». In particolare, attraverso la AAI è diventato possibile studiare la relazione tra modelli operativi interni dei genitori (MOI) – valutati durante la gravidanza e subito dopo la nascita del figlio - e il tipo di attaccamento di quest’ultimo misurato tra i 12 e i 18 mesi grazie alla Strange Situation. Varie ricerche hanno infatti così potuto dimostrare l’esistenza di una relazione significativa tra i Moi dei genitori e dei figli, formulando l’ipotesi della trasmissione intergenerazionale dell’attaccamento. 69. Quali sono i contenuti affrontati nel volume tra rischio e protezione? Chi è l’autore? L’autore del volume tra rischio e protezione è Paola di Blasio. Il libro si propone la valutazione delle competenze parentali ed è articolato in capitoli che presentano contributi di diversi autori. Protagonisti del volume sono genitori e bambini che attraversano situazioni critiche ma anche, e soprattutto, gli operatori chiamati a valutarli, aiutarli o a tutelare i componenti deboli della famiglia. Aspetto particolare del volume è che non si limita a rilevare solo fattori negativi e di rischio ma tiene conto delle complesse relazioni con i fattori protettivi che potrebbero ridurre la portata delle condizioni critiche e favorire i processi di resilienza. I temi più connessi sono: la violenza verso i bambini, la conflittualità di coppia, la violenza domestica, psicopatologia e abuso di droghe e alcol, devianza, e delinquenza. Infine, le misure protettive dell’affidamento eterofamiliare e dell’adozione. LEZ 4 03. Cosa si intende per adattamento di coppia? Spanier (Spanier, Lewis e Cole, 1975) considera l’adattamento di coppia un indice della marital quality nell’ambito di un processo che muta lungo tutto il ciclo di vita e in quanto tale misurabile in più momenti dell’evoluzione del rapporto di coppia. L’ adattamento di coppia indica l’equilibrio tra stabilità e flessibilità che ogni relazione di coppia dovrebbe possedere per far fronte ai cambiamenti imposti dal ciclo di vita familiare. La flessibilità si esplica nella capacità dei partner di tollerare l’ambivalenza insita in ogni relazione umana e di affrontare le differenze all’interno della coppia. L’adattamento di coppia è un costrutto multidimensionale le cui variabili costitutive sono: la comunicazione, l’accordo, le attività condivise, la soddisfazione, l’impegno e l’intimità. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 23. Descriva il processo di elaborazione primaria del conflitto del modello cognitivo contestuale? Quando il bambino assiste al conflitto tra i genitori si attiva un processo di elaborazione del conflitto che lo spinge a porsi domande del tipo: Cosa sta succedendo? Perchè è successo? Cosa posso fare in proposito? La valutazione che il bambino compie della situazione conflittuale avviene in due tempi distinti ma connessi l’uno con l’altro: il processo di elaborazione primaria e secondaria. Prima fase: elaborazione primaria. Il bambino cerca di ricavare informazioni sul grado di negatività, minaccia e rilevanza della situazione conflittuale, relativamente a sé e agli altri membri della famiglia. Il bambino cerca di ricavare informazioni sul grado di negatività, di minaccia e di rilevanza della situazione. Già dai primi mesi di vita, il bambino può essere in grado di effettuare questa elaborazione in base alla percezione di dissonanze nel clima affettivo abituale, sul piano della comunicazione non verbale (espressioni facciali, tonalità della voce etc., posture). Il bambino di età prescolare e inizio scolare è solitamente più reattivo, dal punto di vista emotivo, alle manifestazioni di rabbia esplicita tra adulti. Con l’aumentare dell’età, i bambini riescono a discernere anche le forme di conflittualità più sottili e meno esplicite. Nel bambino molto piccolo e anche in quelli più grandi, quando la valutazione affettiva produce un’emozione molto forte, l’elaborazione primaria può provocare di per sé reazioni comportamentali o sintomi (piange, urla, scappa, si congela). Ciò interferisce sull’elaborazione successiva favorendo distorsioni interpretative. Se al contrario l’elaborazione primaria porta ad una valutazione di non gravità, il bambino distoglie l’attenzione. Nel caso in cui la valutazione sia negativa, ma consenta di essere tollerata dal bambino, si passa all’elaborazione secondaria. 24. Quali sono i fattori del costrutto di sicurezza emotiva nell’ipotesi di Davies e Commings? Secondo Davies & Cummings, dall’intreccio delle tre componenti della insicurezza emotiva, reattività emotiva, rappresentazioni interne della famiglia e reazioni comportamentali, scaturisce un insieme di risposte, pensieri ed azioni identificabili come insicurezza emotiva, giudicato il fattore cardine in grado di spiegare l’impatto che il conflitto particolarmente intenso e irrisolto che esercita sul benessere psicologico dei bambini. 25.Quali sono le variabili maggiormente utilizzate negli studi del modello cognitivo contestuale? Grych e Fincham (1990, 1993) sottolineano come, nella elaborazione del conflitto, le cognizioni ed emozioni dei bambini agiscano in modo interdipendente. Le percezioni dei bambini e le loro interpretazioni dei conflitti, modulano le loro relazioni affettive iniziali, mentre a loro volta le emozioni possono connotare le loro interpretazioni dell’interazione e siano sistematicamente correlate alle dimensioni del conflitto, e al contesto in cui avviene. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 26. Quali sono le specifiche associazioni tra le dimensioni del costrutto di sicurezza emotiva e gli esiti adattivi dei figli? Per lo sviluppo di un senso di sicurezza non è sufficiente riferirsi solamente alle risposte protettive del caregiver e alle interazioni che tendono a massimizzarle, ma è necessario prendere in considerazione anche la qualità delle altre relazioni familiari allargate: tra queste occupa un ruolo centrale la qualità della relazione della coppia genitoriale. Di fronte alla presenza di conflittualità marcata, i bambini possono andare incontro a reazioni emotive intense e negative o essere indotti a sviluppare risposte adattive e difensive diverse, coinvolgendosi nella dinamica conflittuale, per ridurre od evitare la minaccia alla loro sicurezza. La qualità della relazione tra i coniugi è quindi fattore rilevante per spiegare l’affermarsi o il deteriorarsi del senso di sicurezza nel bambino. 27. Cosa si intende per sicurezza emotiva nell'ipotesi di Davies e Commings? Gli studi trasversali e longitudinali hanno esplorato sia il ruolo di esplicativo del costrutto di sicurezza emotiva sia l’effetto distinto delle sue tre componenti, distress, rappresentazioni interne della famiglia e risposte comportamentali. I risultati hanno confermato l’importante ruolo dell’insicurezza emotiva nel spiegare l’impatto che il conflitto assume sull’adattamento psicologico dei figli in termini di internalizzazione ed esternalizzazione e hanno individuato nella reattività emotiva la componente centrale del costrutto, in grado di spiegare, da sola, la relazione tra conflitto e comportamenti di internalizzazione ed esternalizzazione. 28. Quali sono le indicazioni della teoria dello Spillover? La teoria dello Spillover o travaso degli affetti, ci spiega come il conflitto possa divenire lesivo per i figli, anche quando questi non ne sono direttamente coinvolti. Il clima emozionale che viene a crearsi in un dato sottosistema familiare, come ad esempio la coppia, possa «trasferirsi» ad un altro sottosistema, ad esempio quello caregiver-figlio. In sostanza il conflitto diviene dannoso per i figli quando intacca le competenze genitoriali dei membri della coppia. Gli studi hanno rilevato che le aree della genitorialità intaccate dal clima emotivo negativo del conflitto sono: La sensibilità nella relazione caregiver-bambino; Le pratiche educative; Il parenting stress.I genitori coinvolti in conflitti cronici presentano una riduzione delle energie nella relazione col figlio che si traduce in mancato coinvolgimento, ritiro, disinteresse e rifiuto verso il figlio. Il clima di ostilità rabbia e frustrazione che caratterizza i membri della coppia coinvolti in conflitti cronici possono favorire l’adozione di pratiche educative centrate sul potere, sul controllo coercitivo e sulla minaccia. Inoltre il coinvolgimento dei membri della coppia in conflitti cronici può comportare una riduzione delle energie da dedicare alla genitorialità che si traduce in modalità educative permissive, incoerenti e trascuranti. A causa sia della riduzione Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) delle energie sia di una amplificazione delle percezioni negative del bambino aumenta il rischio di stress genitoriale. 29. Quali sono le principali indicazioni del modello cognitivo contestuale? Il modello cognitivo contestuale sottolinea che le reazioni e le interpretazioni che i bambini danno del conflitto abbiamo un’influenza determinante sull’adattamento superiore a quella del conflitto stesso Grych e Fincham (1990) per spiegare le risposte dei bambini al conflitto tra i genitori propongono un modello teorico cognitivo- contestuale che si inquadra nella prospettiva dell’«information processing». In questo quadro vengono descritti i processi psicologici che essi ipotizzano possano avvenire quando i bambini sono testimoni di un disaccordo tra i genitori. Gli autori sottolineano come, nella elaborazione del conflitto, le cognizioni ed emozioni dei bambini agiscano in modo interdipendente e siano sistematicamente correlate alle dimensioni del conflitto (durata, intensità, contenuto e eventuale soluzione) e al contesto in cui avviene (precedenti esperienze di conflitto, clima emotivo percepito). La valutazione che il bambino compie della situazione conflittuale avviene in due tempi distinti ma connessi l’uno con l’altro: il processo di elaborazione primaria e secondaria. Prima fase: elaborazione primaria. Il bambino cerca di ricavare informazioni sul grado di negatività, minaccia e rilevanza della situazione conflittuale, relativamente a sé e agli altri membri della famiglia. Seconda fase: elaborazione secondaria. L’obiettivo del bambino in questa fase è quello di ricavare maggiori informazioni per comprendere gli eventi e far fronte alla situazione. 30. Quali sono le principali indicazioni dell’ipotesi della triangolazione? La triangolazione implica il coinvolgimento di una terza persona in un conflitto diadico. La triangolazione si verifica quando l’aumento della tensione relazionale tra i coniugi viene gestito e contenuto coinvolgendo uno dei figli: questa alleanza con “un altro più vulnerabile” mira alla costruzione di una relazione più stabile. Esempi di configurazioni triangolari sono: • Il triangolo inammissibile: due genitori in conflitto cercano entrambi una alleanza con il figlio, allo scopo di costituire una coalizione contro l’altro genitore; questo tipo di schema triangolare è molto stressante per il figlio coinvolto perchè comporta un intenso conflitto di lealtà. • La coalizione genitore-figlio: il conflitto genitoriale è esplicito e l’alleanza tra uno dei genitori e il figlio è stabile. In questi casi spesso il figlio si allea protettivamente con il genitore che sente più debole o fragile, prendendo il suo posto in un paradossale confronto (o scontro) “alla pari” con l’altro genitore; piani e i confini generazionali risultano del tutto alterati. • Deviazione-attacco: il figlio è un capro espiatorio, il suo comportamento è cattivo e distruttivo, i genitori si associano per controllarlo: la relazione matrimoniale è spesso priva di conflittualità ma i sintomi comportamentali del figlio spesso rappresentano i conflitti negati o irrisolti. • Deviazione appoggio: anche in questo caso i coniugi mascherano le loro differenze e celano il conflitto concentrandosi entrambi iperprotettivamente sul Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) determinato ambiente relazionale (ad. es. sottosistema coniugale) si trasferiscono ad altre relazioni. Il conflitto di coppia può divenire dannoso per l’adattamento dei figli anche quando questi non assistono direttamente al conflitto. 09. Quali sono le aree della genitorialità intaccate dal conflitto genitoriale? Gli studi empirici hanno rilevato che le aree della genitorialità intaccate dal clima emotivo negativo del conflitto concernono: • La sensibilità nella relazione caregiver-bambino: è stato dimostrato che i genitori coinvolti in conflitti cronici presentano una riduzione delle energie nella relazione col figlio che si traduce in mancato coinvolgimento, ritiro, disinteresse, se non addirittura rifiuto verso il figlio. • Le pratiche educative: è’ stato dimostrato che il clima di ostilità rabbia e frustrazione che caratterizza i membri della coppia coinvolti in conflitti cronici possano favorire l’adozione di pratiche educative centrate sul potere, sul controllo coercitivo e sulla minaccia; è stato dimostrato che il coinvolgimento dei membri della coppia in conflitti cronici possa comportare una riduzione delle energie da dedicare alla genitorialità che si traduce in modalità educative permissive, incoerenti e trascuranti. • Il parenting stress: il coinvolgimento nel conflitto cronico a causa sia della riduzione delle energie sia di una amplificazione delle percezioni negative del bambino aumenta il rischio di stress genitoriale. LEZ 9 02. Quali sono gli stili materni individuati da Rapahel-Leff? Gli stili materni individuati da Raphael-Leff sono studi che indagano la continuità tra stile materno in gravidanza e maternage che verrà fornito al bambino alla sua nascita e sono: • MADRE FACILITANTE: maternità come esperienza conclusiva della sua identità femminile; si abbandona alla regressione; coi movimenti fetali il bambino diviene compagno immaginario; si differenzia dalla propria madre; accetta i cambiamenti della gravidanza, idealizza. • MADRE RECIPROCA: aggiunta successivamente da Raphael-Leff, la madre reciproca è quella madre che è in grado di effettuare degli scambi con l’altro (con il figlio, il partner, la propria madre) sulla base della reciprocità. Questa madre durante il periodo della gravidanza è in grado di mantenere un certo equilibrio tra la tendenza a sentirsi assorbita internamente dalla nuova esperienza e la sua aperta disponibilità verso il mondo esterno, considerando il bambino come una persona con determinate caratteristiche individuali e riconoscendo la propria ambivalenza e le proprie contraddizioni interne. • MADRE REGOLATRICE: gravidanza come passaggio obbligato per avere un figlio; fastidio per le trasformazioni corporee; bambino intruso che la vuole tenere lontana dagli impegni; parto come esperienza minacciosa. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) LEZ 10 02. Descriva l’intervista IRMAG L’IRMAG è un’intervista semi strutturata, che è stata elaborata nell’ambito di una ricerca più ampia, volta a esplorare le rappresentazioni della donna in gravidanza in riferimento sia a se stessa come madre, sia in rapporto al partner, alla famiglia di origine e al futuro bambino, consentendo di individuare possibili tematiche a rischio. Viene somministrata intorno al 7° mese, dura mediamente un’ora ed è costituita da 41 domande principali e da domande di approfondimento. Vengono indagati il desiderio di maternità nella storia personale della donna e della coppia, le reazioni personali, di coppia e familiari, alla notizia della gravidanza, le emozioni e i cambiamenti vissuti nel corso della gravidanza nella vita personale, di coppia e nel rapporto con la propria famiglia, la prospettiva del parto, le percezioni ed emozioni relative al bambino immaginato. Vengono inoltre indagate le aspettative future riguardo a sé come madre e come essa si immagina il suo ruolo. Nell’intervista viene approfondita anche la prospettiva storica della madre riguardo alla percezione del proprio passato di figlia in rapporto alla famiglia di origine e al desiderio di identificarsi con la propria madre rispetto al ruolo materno. LEZ 11 15. Nell’IRMAG quali sono le sottocategorie delle rappresentazioni materne integrate/equilibrate? Le sottocategorie delle rappresentazioni materne “integrate/equilibrate” sono: • Limitata: il quadro rappresentazionale non è particolarmente ricco nelle percezioni, nell’investimento affettivo e nelle fantasie. Difese: realizzazione, controllo; • Orientata su di sé: rappresentazione di sé come madre ricca, maternità come esperienza personale. Minore focus sul bambino; • Orientata sul bambino: rappresentazione ricca del bambino e di sé come madre che si dedica e si realizza prevalentemente attraverso l’allevamento del figlio. 16. Nell’IRMAG quali sono le caratteristiche della rappresentazione materna ristretta/disinvestita? Le caratteristiche della rappresentazione materna “ristretta/disinvestita” sono poco coinvolgimento emotivo da parte delle donne che vivono la gravidanza, un elevato controllo ed elevata razionalizzazione. Il loro racconto è povero, impersonale con pochi riferimenti ai cambiamenti fisici e soggettivi. Forniscono descrizioni astratte alla quale non corrispondono episodi concreti. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 17. Nell’IRMAG quali sono le sottocategorie delle rappresentazioni materne ristrette/disinvestite? Le sottocategorie delle rappresentazioni materne “ristrette/disinvestite” sono: • Accentuata: quadro astratto, freddezza e razionalità, possibile dipendenza sociale, il figlio viene visto più nel futuro che nel presente: • Con paura: disinvestimento generale con paure e fantasie di malattia/morte di sé o malattia/morte/malformazioni del bambino; • Orientata su di sé: disinvestimento generale con maggiore attenzione verso di sé e la propria maternità vista come tappa necessaria per la propria realizzazione personale. 15. Nell’IRMAG cosa segnalano i punteggi bassi nella dimensione apertura al cambiamento? I punteggi bassi nella dimensione “apertura al cambiamento” indicano uno scarso livello di flessibilità della madre ad adattarsi alle trasformazioni psicologiche e fisiche implicate nell’esperienza di gravidanza. Le intervistate, quindi, non modificano le proprie rappresentazioni in seguito ai mutamenti che la gravidanza comporta. Si otterranno quindi delle manifestazioni materne Ristrette/Disinvestite o Non integrate/ambivalenti. 16. Nell’IRMAG su quali dimensioni viene analizzata la narrazione materna? Nell’IRMAG la narrazione materna viene analizzata nelle dimensioni di “ricchezza delle percezioni” di “intensità dell’investimento”. Nella prima c’è una ricchezza delle descrizioni di episodi, emozioni e sensazioni relativi alla madre stessa, al partner e al bambino, mentre nella seconda c’è un racconto delle emozioni intenso e la descrizione di se stessa come madre e del bambino. 17. Descriva la rappresentazione materna integrata/equilibrata, ottenuta attraverso l’IRMAG. La categoria “rappresentazioni Integrate/Equilibrate” comprende donne in grado di fornire un quadro chiaro delle proprie rappresentazioni sia riguardo a se stesse come madri, sia riguardo al partner e al bambino. Le donne assegnate a tale categoria descrivono la gravidanza come un processo integrato nella propria storia personale; inoltre, il loro racconto è ricco di episodi e di emozioni riferiti soprattutto al futuro figlio. La differenziazione tra il proprio punto di vista e quello della propria madre è chiaro e coerente. 18. Descriva la rappresentazione materna non integrata/ambivalente, ottenuta attraverso l’IRMAG La rappresentazione materna “non integrata/ambivalente” comprende donne che raccontano la propria gravidanza in modo contraddittorio, confuso e poco organizzato con bassa coerenza e racconti Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) • nella dimensione della coerenza di sè come madre; • nella ricchezza delle percezioni rispetto al grado di conformismo verso le credenze e gli stereotipi sociali. LEZ.12 06. Quali sono le conseguenze a breve e lungo termine sullo sviluppo infantile di una maternità in adolescenza? L’esperienza della maternità in adolescenza che si configura come una condizione di rischio si ripercuote a breve e lungo termine sullo sviluppo del bambino. In primo luogo, oltre ai possibili problemi connessi alle frequenti condizioni di nascita pretermine, di basso peso e al conseguente rischio di mortalità neonatale, i bambini possono presentare, a breve termine, attaccamenti di tipo insicuro e problemi di sviluppo psicomotorio con un ritardo nel raggiungimento delle tappe di crescita. A lungo termine, essi presentano un maggior rischio di problematiche relative all’adattamento sociocomportamentale (disturbi della condotta e tendenze antisociali) e possono incorrere in difficoltà di apprendimento e abbandono scolastico. Infine, hanno una maggiore probabilità di divenire a loro volta genitori adolescenti. 07. Perché la maternità in adolescenza può definirsi come una condizione di rischio? Gli studi della letteratura concordano nel considerare la maternità nel periodo adolescenziale come un fattore di rischio per lo stabilirsi di una relazione adeguata tra madre e bambino. Le madri adolescenti appaiono infatti ostacolate nella gestione del ruolo genitoriale da problematiche relative al processo di costruzione della propria identità adulta e di individuazione dalle figure genitoriali, in particolare quella materna. L’assolvimento di tale compito evolutivo può entrare in conflitto con l’assunzione del ruolo genitoriale e il conseguente accudimento del figlio. Gli intensi bisogni di cura a livello emotivo e fisico di un bambino appena nato possono essere vissuti dalle madri adolescenti come in conflitto coi propri, causando già nel corso della gravidanza e nel post-partum, sentimenti di vulnerabilità, scarsa autostima e stati di tipo depressivo. L’assorbimento nel processo di crescita tipico dell’adolescente fa sì che le mamme adolescenti nel corso della gravidanza abbiano poche fantasie riguardanti il futuro bambino, rappresetandoselo in modo meno differenziato e ricco rispetto alle madri adulte (Ammaniti et al. 2002). E’ importante sottolineare inoltre come nel post-parto la mamma adolescente tenda a rivolgersi alla propria madre per ottenere sostegno nell’allevamento del bambino, trovandosi a rinsaldare di fatto quegli aspetti di dipendenza che vorrebbe risolvere. 08. Descrivere le variabili psicologiche sottese alla gravidanza in adolescenza La ricerca individua variabili psicologiche sottese alla gravidanza in adolescenza differenti a seconda della scelta intrapresa dalla giovane: Adolescenti che decidono di interrompere la gravidanza: Generalmente provengono da famiglie di classe sociale Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) medio-alta, presentano un minor numero di problematiche familiari, sono più autonome, hanno obiettivi accademici e professionali, mostrano una capacità di pensare al futuro, percepiscono l’impatto che la gravidanza potrebbe avere sulla loro vita, hanno principi religiosi più “liberi”, conoscono qualcuno che ha già sperimentato l’aborto, vedono l’arrivo del bambino come un ostacolo ai loro progetti, si sentono troppo giovani e impreparate, considerano la responsabilità della maternità come troppo importante. Adolescenti che decidono di portare a termine la gravidanza: In genere appartengono ad un livello socio-economico più basso, vivono in famiglie numerose, o in famiglie con genitore unico, hanno livelli di istruzione inferiori. Spesso sono figlie di madri adolescenti. Contrariamente alle altre, non considerano la nascita del bambino come un evento compromettente il loro futuro. LEZ.13 09. Descriva le dimensioni coinvolgimento e comunicazione del costrutto di co- genitorialità La dimensione dell’impegno che fa riferimento al grado di coinvolgimento è riferita alla suddivisione dei compiti genitoriali e spesso viene investigata chiedendo direttamente a ciascun partner quanto tempo dedicano ciascuno alla cura dei figli. Questa dimensione si caratterizza maggiormente rispetto al grado in cui ciascun partner si ritiene soddisfatto circa il coinvolgimento e l’impegno dell’altro nella cura dei figli. La dimensione della comunicazione fa riferimento al livello di scambio e comunicazione tra i due partner relativo alla cura del figlio. Questa dimensione fa riferimento anche al desiderio che i due genitori hanno di parlare dei figli e della loro cura. 10. Perchè il costrutto di co-genitorialità è importante? Il costrutto di co-genitorialità è importante perché è stato dimostrato che una buona cogenitoriliatà favorisce il benessere psicologico dei figli. Infatti, i figli di genitori alleati, che possono sperimentare un senso prevedibilità, la stabilità e sicurezza, presentano un maggior benessere psicologico mentre disaccordi, conflitti e scarsa cooperazione e coerenza educativa si associano nelle diverse fasi dello sviluppo dei bambini a una serie di difficoltà di tipo internalizzato, esternalizzato e problemi di attenzione. Quando il comportamento di un genitore vanifica, squalifica o scredita quello dell’altro, il bambino diviene incerto e confuso e sviluppa l’errata sensazione di poter sfruttare a proprio vantaggio il contrasto tra i genitori. I bambini pensano di poter decidere di fare qualsiasi cosa, visto che non viene detto loro esattamente cosa fare, si genera un profondo senso di smarrimento. Al contrario l’accordo la chiarezza e la coerenza dei genitori sono fonte di sicurezza nei bambini. Per affrontare il mondo esterno, il bambino ha bisogno di partire da una basa sicura in cui possa provare punti di riferimento fermi e non contraddittori. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 11. In quali casi non si ravvisa una forte associazione tra adattamento di coppia e co-genitorialità? Non troviamo una forte associazione tra adattamento di coppia e co-genitorialità in caso di antagonismo. Questa dimensione è caratterizzata dall’utilizzo di una serie di azioni e atteggiamenti che ledono i tentativi dell’altro di raggiungere i propri obiettivi di cura, attraverso criticismo, competitività e reciproca svalutazione delle indicazioni fornite dall’altro genitore. Vi possono essere discussioni e conflitti espliciti o azioni più e sottili messe in atto in assenza del partner, finalizzate a sminuire agli occhi del figlio le sue decisioni. Quando il comportamento di un genitore vanifica o scredita quello dell’altro, il bambino diviene incerto e confuso e sviluppa l’errata sensazione di poter sfruttare a proprio vantaggio il contrasto tra i genitori. I bambini pensano di poter decidere di fare qualsiasi cosa, visto che non viene detto loro esattamente cosa fare, si genera quindi un profondo senso di smarrimento. 12. Perchè la co-genitorialità incide sul benessere psicologico dei figli? Gli studi e le ricerche da tempo suggeriscono che la co-genitorialità costituisce un importante fattore di intersezione tra sottosistema coniugale e sottosistema caregiver- bambino in grado di predire: -Qualità della relazione caregiver-bambino - Benessere psicologico dei figli. Lo sviluppo delle competenze cogenitoriali affonda le proprie radici nella qualità della relazione tra i partner. In letteratura, relativamente alla stretta correlazione tra QUALITA’ DELLA RELAZIONE di COPPIA E COGENITORIALITA’, vi è un sostanziale accordo nel ritenere che i partner felicemente conviventi/coniugati sviluppino sentimenti duraturi di fiducia e affetto reciproco che li predispongono a cooperare e sostenersi durante i compiti genitoriali. E, all’opposto, viene sottolineato come tensioni, difficoltà e conflitti tra i membri della coppia favoriscano, invece, interazioni cogenitoriali caratterizzate da ostilità, scarsa coordinazione, collaborazione e disimpegno di uno o entrambi i partner nella cura del figlio. In particolare, è stato evidenziato come le coppie con livelli di adattamento e soddisfazione più elevati siano in grado di coinvolgersi in interazioni cogenitoriali caratterizzate da maggior supporto e cooperazione, minor ostilità e competizione e da minori tentativi di triangolazione dei figli. 13. Descriva la dimensione comunicazione nella cogenitorialità La co-genitorialità definisce la modalità con cui i genitori cooperano tra loro rispetto al prendersi cura del figlio, supportandosi reciprocamente senza interferire l’uno nei confronti dell’altro. Gli autori concordano nel considerare la co-genitorialità un costrutto multidimensionale comprensivo di quattro dimensioni. Nel caso specifico la dimensione della comunicazione fa riferimento al livello di scambio e comunicazione tra i due partner relativo alla cura del figlio. Questa dimensione fa riferimento anche al desiderio che i due genitori hanno di parlare dei figli e della loro cura. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 11. Descriva lo studio: Baltimora longituinal study di Mary Ainsworth Lo studio Baltimora longituinal study di Mary Ainsworth prende in considerazione: CAMPIONE: 26 famiglie selezionate prima della nascita dei figli e seguite per un anno; dall’età di 4 settimane a 54 settimane. PROCEDURA: Visite a domicilio di 4 ore fino ad arrivare a un monte ore per famiglia di 72 ore METODOLOGIA: osservazione diretta del comportamento delle madri e dei bambini e costruzione della procedura di laboratorio: Strange Situation (a 1 anno di età dei bambini). Basandosi sui comportamenti mostrati nell’interazione con la madre al suo ritorno, più informativi rispetto a quelli alla separazione, riesce ad elaborare un sistema articolato di “organizzazioni relative all’attaccamento”: i tre raggruppamenti più ampi, sicuro (B), resistente/ambivalente; ed evitante (A), sono a loro volta suddivisi in otto sottogruppi totali che colgono in modo molto preciso le sfumature relative alle differenze nei pattern di comportamento. Attraverso l’osservazione delle interazioni caregiver- bambino, Ainsworth evidenzia l’importanza quattro dimensioni indicative del comportamento materno: • Accettazione-Rifiuto: riguarda l’equilibrio tra i sentimenti positivi e negativi che la madre nutre verso il figlio e la sua capacità di integrare tali sentimenti. • Cooperazione-Interferenza: riguarda la sua capacità di collaborare o di interferire con le attività del figlio. • Disponibilità fisica e psicologica-indifferenza: si riferisce all’atteggiamento verso il piccolo. • Sensibilità-Insensibilità: misura la risposta della madre ai segnali e alle comunicazioni del figlio. 12. Quali sono le quattro dimensioni indicative del comportamento materno, individuate da Ainsowrth nello studio di Baltimora? Attraverso l’osservazione delle interazioni caregiver-bambino, Ainsworth evidenzia l’importanza di quattro dimensioni indicative del comportamento materno: • Accettazione-Rifiuto: riguarda l’equilibrio tra i sentimenti positivi e negativi che la madre nutre verso il figlio e la sua capacità di integrare tali sentimenti • Cooperazione-Interferenza: riguarda la sua capacità di collaborare o di interferire con le attività del figlio. Disponibilità fisica e psicologica- indifferenza: si riferisce all’atteggiamento verso il piccolo. • Sensibilità-Insensibilità: misura la risposta della madre ai segnali e alle comunicazioni del figlio. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 13. Delinei la dimensione Accettazione-Rifiuto del comportamento materno descritta da Ainsowrth La dimensione accettazione rifiuto del comportamento materno riguarda la capacità della madre di integrare i sentimenti positivi e negativi vs il figlio. Si presume che al polo positivo del continuum le componenti negative non siano del tutto assenti ma inserite nel contesto di una relazione positiva e che al polo negativo le componenti positive, pur presenti, non siano integrate con quelle negative. Vi sarebbe pertanto una alternanza di sentimenti positivi (tenerezza, cura, piacevolezza) e negativi (risentimento, irritazione e rifiuto), senza la possibilità di una loro compresenza. Il polo positivo implica una preponderanza di amore e accettazione che superano o mitigano le frustrazioni, irritazioni e le limitazioni imposte dal figlio. Una madre accettante tollera i comportamenti che altre troverebbero irritanti e, anche se può sentirsi irritata verso il figlio, si prende sempre la responsabilità di accudirlo. Il polo negativo implica una preponderanza di sentimenti di rabbia, risentimento, irritazione vs il bambino; sentimenti non controbilanciati da affettività positiva e che producono in un rifiuto più o meno coperto del bambino. Diverse possono essere le forme di rifiuto: ad es. allontanare da sé il bambino quando non fa quanto desiderato; ignorarlo come ritorsione; discutere solo gli aspetti negativi del B., criticare, ridicolizzare il bambino; una marcata impazienza. 14. Delinei la dimensione Cooperazione-Interferenza del comportamento materno descritta da Ainsowrth La dimensione cooperazione-interferenza misura l’estensione secondo la quale gli interventi della madre interferiscono, interrompono e riducono il comportamento del bambino. Il livello di interferenza può venire valutato considerando: a) il grado di interferenza fisica nei confronti dell’attività del bambino; b) la mera frequenza delle interruzioni. Alcune madri sono altamente interferenti in senso propriamente fisico. Queste madri afferrano i bambini; li allontanano, li confinano o liberano con un assoluto disinteresse per la sua attività in progress. La limitazione delle attività del bambino avviene con la forza o un intervento fisico. Può usare la forza nei casi in cui viene richiesta la collaborazione del bambino (alimentazione, gioco, toilet training). Altre madri invece interferiscono senza utilizzare la forza ma stando continuamente “addosso” al bambino istruendolo, dirigendolo, controllandolo (attraverso istruzioni e comandi). In sintesi, la madre interferente non considera il bambino come una persona separata e quindi tende ad imporre i i suoi ritmi, senza tenere conto delle esigenze del figlio. La madre cooperativa, al polo opposto, decide insieme al piccolo, rispetta la sua autonomia, i suoi desideri e le sue intenzioni, propone un gioco ma se questo non interessa cambia attività e cerca di evitare che attività piacevoli per il bambino si interrompano. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 15. Delinei la dimensione Disponibilità fisica e psicologica-indifferenza: del comportamento materno descritta da Ainsoworth. L’aspetto centrale della dimensione di disponibilità fisica e psicologica- indifferenza è l’accessibilità della madre per il bambino con una particolare attenzione alla sua responsività. Una madre altamente accessibile mantiene sempre il bambino in un terreno di consapevolezza percettiva, in modo tale che questi possa venire raggiunto anche solo attraverso una comunicazione a distanza. Questa madre può dividere la sua attenzione tra il bambino, le altre persone, attività, senza tuttavia “perdere di vista” il bambino. Non è mai quindi troppo assorbita dai pensieri, preoccupazioni, sentimenti o attività che potrebbero farle dimenticare il bambino ma anzi sa sempre dove si trova e cosa sta facendo. Quando è in un’altra stanza è facilmente in grado di percepire i rumori emersi dal bambino e prende delle precauzioni affinchè il bambino non sia mai troppo lontano o isolato al punto da non sentirlo. E’quindi consapevole delle sue attività e segnali e vi risponde prontamente. Per essere accessibile la madre non necessariamente comprende e interpreta correttamente il comportamento del bambino ma è sempre in allerta e vi risponde. Una madre inaccessibile ignora il bambino e, in questo senso, lo trascura psicologicamente anche se, a volte, può fallire nel proteggerlo dai pericoli. Vi sono due tipologie di madri: le prime sono inconsapevoli di gran parte delle attività del bambino, non percepiscono i loro segnali, e comunicazioni e quindi non sono in grado di rispondere. Le seconde percepiscono i segnali in modo corretto ma non li accettano e non vi rispondono e quindi risultano inaccessibili come le prime. 16. Illustri il costrutto di sensibilità materna come definito dalla Ainsworth? Nei suoi studi la Ainsworth definisce il costrutto della sensibilità materna analizzando diversi aspetti del materiale relativo alle visite a casa, come i momenti di alimentazione, le interazioni faccia a faccia madre-bambino, il pianto, il seguire la madre da parte del piccolo, l’obbedienza e il contatto fisico. Ainsworth rileva che ciò che distingue i bambini dei gruppi A evitante, B sicuro, e C resistente/ambivalente è il costrutto di sensibilità materna. Le componenti principali del costrutto della sensibilità materna si ritrovano nella capacità delle madri di cogliere i segnali dei figli, di interpretarli correttamente e di rispondere in modo tempestivo. LEZ 16 04. Quale dimensione del comportamento materno descritta da Ainsworth giustifica maggiormente le differenze comportamentali dei bambini alla S.S? E la descriva Analizzando diversi aspetti del materiale relativo alle visite a casa, come i momenti di alimentazione, le interazioni faccia a faccia madre-bambino, il pianto, il seguire la madre da parte del piccolo, l’obbedienza e il contatto fisico, Ainsworth rileva che ciò che distingue i bambini dei gruppi A, B e C è la capacità delle madri di cogliere i segnali dei figli, di interpretarli correttamente e di rispondere in modo tempestivo . Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 11. Quali sono le principali caratteristiche della madre altamente accessibile/disponibile secondo la Ainsworth? Una madre altamente accessibile mantiene sempre il bambino in un terreno di consapevolezza percettiva, in modo tale che questi possa venire raggiunto anche solo attraverso una comunicazione a distanza. Questa madre può dividere la sua attenzione tra il bambino, le altre persone, attività, senza tuttavia “perdere di vista” il bambino. Non è mai quindi troppo assorbita dai pensieri, preoccupazioni, sentimenti o attività che potrebbero farle dimenticare il bambino ma anzi sa sempre dove si trova e cosa sta facendo. Quando è in un’altra stanza è facilmente in grado di percepire i rumori emersi dal bambino e prende delle precauzioni affinchè il bambino non sia mai troppo lontano o isolato al punto da non sentirlo. E’quindi consapevole delle sue attività e segnali e vi risponde prontamente. Per essere accessibile la madre non necessariamente comprende e interpreta correttamente il comportamento del bambino ma è sempre in allerta e vi risponde. 12. Quali sono le principali caratteristiche della madre cooperativa secondo la Ainsworth? La madre cooperativa, al polo opposto, decide insieme al piccolo, rispetta la sua autonomia, i suoi desideri e le sue intenzioni, propone un gioco ma se questo non interessa cambia attività e cerca di evitare che attività piacevoli per il bambino si interrompano. 13. Descriva il polo positivo e il polo negativo della dimensione accettazione rifiuto. Il polo positivo implica una preponderanza di amore e accettazione che superano o mitigano le frustrazioni, irritazioni e le limitazioni imposte dal figlio. Una madre accettante tollera i comportamenti che altre troverebbero irritanti e, anche se può sentirsi irritata verso il figlio, si prende sempre la responsabilità di accudirlo. Il polo negativo implica una preponderanza di sentimenti di rabbia, risentimento, irritazione vs il bambino; sentimenti non controbilanciati da affettività positiva e che producono in un rifiuto più o meno coperto del bambino. Diverse possono essere le forme di rifiuto: ad es. allontanare da sé il bambino quando non fa quanto desiderato; ignorarlo come ritorsione; discutere solo gli aspetti negativi del B., criticare, ridicolizzare il bambino; una marcata impazienza. 14. Quali sono le principali caratteristiche della madre interferente secondo la Ainsworth? Il livello di interferenza può venire valutato considerando: a) il grado di interferenza fisica nei confronti dell’attività del bambino; b) la mera frequenza delle interruzioni. Alcune madri sono altamente interferenti in senso propriamente fisico. Queste madri afferrano i bambini; li allontanano, li confinano o liberano con un assoluto disinteresse per la sua attività in progress. La limitazione delle attività del bambino avviene con la forza o un intervento fisico. Può usare la forza nei casi in cui viene richiesta la collaborazione del bambino (alimentazione, gioco, toilet training). Altre madri invece Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) interferiscono senza utilizzare la forza ma stando continuamente “addosso” al bambino istruendolo, dirigendolo, controllandolo (attraverso istruzioni e comandi). 15. Delinei la dimensione Sensibilità- Insensibilità del comportamento materno descritta da Ainsworth Attraverso l’osservazione delle interazioni caregiver-bambino, Ainsworth evidenzia l’importanza quattro dimensioni indicative del comportamento materno: Accettazione- Rifiuto, cooperazione-Interferenza, la disponibilità fisica e psicologica-indifferenza e infine la sensibilità-Insensibilità che misura la risposta della madre ai segnali e alle comunicazioni del figlio. Quest’ultima è intesa quindi come la capacità di rilevare e interpretare correttamente i segnali del bambino, rispondendovi prontamente e in maniera adeguata. LEZ. 17 04. Descriva cosa valuta la scala della responsività delle Emotional Availibilty Scales (Biringen et al.,2000) La scala della responsività delle Emotional Availibilty Scales valutata da 1 a 7, si riferisce alla capacità del bambino di provare piacere e coinvolgimento nella relazione con l’adulto. Possibili segnali di responsività: - manifestazioni di piacere (aspetto affettivo) nell’interazione con l’adulto -volontà e tentativi di coinvolgere l’adulto (attraverso segnali verbali e non verbali) nella propria attività o di seguire i suoi suggerimenti - focalizzazione dell’attenzione non solo sui materiali di gioco ma anche verso l’adulto - ricerca della propria autonomia - Mancanza di evitamento. 05. Quali sono le scale del costrutto di disponibilità emotiva? Le scale del costrutto di disponibilità emotiva, fanno riferimento sia alla capacità dell’adulto, sia alla capacità del bambino. Per quanto concerne la capacità dell’adulto abbiamo: • La scala della sensibilità che si riferisce alla capacità dell’adulto, misurata da 1 a 9, di essere emotivamente “connesso” cioè in sintonia con il bambino. • La scala non ostilità valutata da da 1 a 5, si riferisce all’assenza di atteggiamenti svalutanti ed emotivamente negativi (impazienza, noia, indifferenza, minacce di separazione…) verso il bambino. Valuta il livello di atteggiamenti ostili manifestati verso il figlio, espressi in forma palese dell’intimidazione e della minaccia oppure in forme più velate. • La scala non intrusività valutata da 1 a 5 e si riferisce alla capacità dell’adulto di non interferire con l’attività che il bambino sta svolgendo. Un’ interazione intrusiva si configura come eccessivamente direttiva, sovrastimolante, interferente o iperprotettiva, con una conseguente compromissione dell’autonomia personale del bambino. • La scala della strutturazione valutata da 1 a 5, si riferisce alla capacità dell’adulto di guidare il gioco del bambino e di organizzare in maniera adeguata l’ambiente Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) in cui si svolge l’interazione, definendo contesto, regole e limiti della comunicazione emotiva e facendoli rispettare. Per quanto concerne invece la capacità del bambino troviamo: • la scala del coinvolgimento valutata da 1 a 7, si riferisce ai tentativi del bambino di coinvolgere e attrarre il genitore nelle sue iniziative di tipo ludico, cioè l’iniziativa del bambino (attraverso contatto visivo, fisico, vocale, ad es. porre domande all’adulto, mostrargli i giochi, raccontargli una storia, vocalizzare) di coinvolgere l’adulto; • la scala della responsività valutata da 1 a 7, si riferisce alla capacità del bambino di provare piacere e coinvolgimento nella relazione con l’adulto. Possibili segnali di responsività: - manifestazioni di piacere (aspetto affettivo) nell’interazione con l’adulto -volontà e tentativi di coinvolgere l’adulto (attraverso segnali verbali e non verbali) nella propria attività o di seguire i suoi suggerimenti - focalizzazione dell’attenzione non solo sui materiali di gioco ma anche verso l’adulto - ricerca della propria autonomia - Mancanza di evitamento 06. Descriva cosa valuta la scala coinvolgimento delle Emotional Availibilty Scales (Biringen et al.,2000) La scala del coinvolgimento delle Emotional Availibilty Scales, valutata da 1 a7, si riferisce ai tentativi del bambino di coinvolgere e attrarre il genitore nelle sue iniziative di tipo ludico, cioè l’iniziativa del bambino (attraverso contatto visivo, fisico, vocale, ad es. porre domande all’adulto, mostrargli i giochi, raccontargli una storia, vocalizzare) di coinvolgere l’adulto. 07. Descriva cosa valuta la scala non intrusività delle Emotional Availibilty Scales (Biringen et al.,2000) La scala non intrusività delle Emotional Availibilty Scales valutata da 1 a 5 e si riferisce alla capacità dell’adulto di non interferire con l’attività che il bambino sta svolgendo. Un’ interazione intrusiva si configura come eccessivamente direttiva, sovrastimolante, interferente o iperprotettiva, con una conseguente compromissione dell’autonomia personale del bambino. Possibili segnali di non intrusività: • evitare interruzioni brusche (verbali e fisiche) nelle attività del bambino • evitare iper-controllo ADULTO 08. Descriva cosa valuta la scala della strutturazione delle Emotional Availibilty Scales (Biringen et al.,2000) La scala della strutturazione delle Emotional Availibilty Scales valutata da 1 a 5, si riferisce alla capacità dell’adulto di guidare il gioco del bambino e di organizzare in maniera adeguata l’ambiente in cui si svolge l’interazione, definendo contesto, regole e limiti della comunicazione emotiva e facendoli rispettare. Possibili segnali di scaffolding: • offrire suggerimenti (verbali e non verbali) in quantità opportuna • evitare iperstimolazione • mantenimento della differenza di ruolo Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 13. Descriva cosa valuta la scala non ostilità delle Emotional Availibilty Scales (Biringen et al.,2000) La scala non ostilità delle Emotional Availibilty Scales valutata da da 1 a 5, si riferisce all’assenza di atteggiamenti svalutanti ed emotivamente negativi (impazienza, noia, indifferenza, minacce di separazione…) verso il bambino. Valuta il livello di atteggiamenti ostili manifestati verso il figlio, espressi in forma palese dell’intimidazione e della minaccia oppure in forme più velate. Possibili segnali di non ostilità: Assenza di espressioni facciali e comunicazioni tese a ridicolizzare, prendere in giro, criticare, minacciare il bambino. Assenza di manifestazioni più sottili di negatività (impazienza, noia …). 14. Descriva le somiglianze e differenze tra il costrutto di disponibilità emotiva e di sensibilità materna Il costrutto della disponibilità emotiva trova la sua origine nei primi studi sull’attaccamento e nei lavori successivi. Si tratta di studi che hanno enfatizzato il ruolo della relazione madre-bambino, in cui a partire dall’esperienza di scambi interattivi sintonici, attivati e regolati per mezzo delle emozioni, il bambino sviluppa progressivamente le sue funzioni psichiche autonome e l’immagine di sé. Il termine disponibilità emotiva si riferisce alla ricettività emotiva ed alla sintonia affettiva di un individuo nei confronti dei bisogni e delle mete altrui. Presenta quindi una natura diadica, bidirezionale e considera le emozioni come “barometri” della qualità della relazione. Gli studi della Ainsworth definiscono il costrutto della sensibilità materna. Le componenti principali del costrutto della sensibilità materna si ritrovano nella capacità delle madri di cogliere i segnali dei figli, di interpretarli correttamente e di rispondere in modo tempestivo. Entrambi i costrutti parlano quindi di una madre sensibile e responsiva, ma solo nel costrutto della disponibilità emotiva vengono valutati, attraverso la scala del coinvolgimento e della responsività, i tentativi e le capacità del bambino nel rapporto con l’adulto. LEZ. 19 07. Descriva lo Stato della Mente Sicuro-Autonomo alla AAI Nei soggetti sicuro-autonomo, il discorso é caratterizzato da un notevole grado di fluidità e coerenza interna del discorso e da una attenta consapevolezza delle transizioni in corso con l'intervistatore: il discorso é fresco, mai stereotipato o colmo di frasi fatte, né breve né lungo, pronto a tenere conto di eventuali complessità delle notizie fornite all'intervistatore per commentarle, correggerle, essere certi di aver davvero condiviso con l'altro quello che si voleva dire. Inoltre, sono assenti idealizzazioni, vi è una facilità nel parlare delle imperfezioni proprie e dei genitori, e una accettazione della necessità di dipendere dagli altri. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 08. Quali caratteristiche connotano lo stato della mente "Irrisolto" alla Adult Attachment Interview? I soggetti adulti, vittime di esperienze traumatiche non elaborate o risolte, presentano alla AAI un particolare stato della mente chiamato IRRISOLTO RISPETTO AL TRAUMA. Le narrazioni dei soggetti che ottengono una classificazione di tipo Irrisolto risultano caratterizzate da disorganizzazione del pensiero cosciente e da assenza di metacognizione che si estrinsecano attraverso una serie di lapsus nel monitoraggio del ragionamento e Lapsus nel monitoraggio del discorso che emergono specificatamente durante il resoconto di esperienze traumatiche (lutti maltrattamento fisici, abusi sessuali) e che possono connotare trascritti per altro ben organizzati e coerenti. 09. Descriva lo Stato della Mente Distanziante alla AAI I soggetti Distanzianti presentano una particolare organizzazione di pensiero che permette loro di tenere l’attaccamento relativamente disattivato e scollegato dall’esperienza di vita attuale. Questa caratteristica si esprime, nel corso dell’intervista, attraverso il tentativo attivo di allontanare o sminuire il versante emotivo ed affettivo delle proprie esperienze di attaccamento. Vengono classificati in questa categoria: i soggetti le cui descrizioni dei genitori appaiono altamente positive (idealizzazione delle figure genitoriali), senza tuttavia che tali descrizioni risultino supportate da specifici episodi della loro infanzia; i soggetti che esprimono una forte svalutazione relativamente all’importanza delle relazioni di attaccamento, minimizzando in particolare l’influenza delle esperienze negative nel proprio sviluppo, coloro che omettono di ricordare specifici episodi (specialmente quelli negativi) del loro passato. I distanzianti manifestano notevoli lacune di memoria e una dissociazione tra memoria episodica (ad es. negli episodi riguardanti i compleanni della propria infanzia il genitore era sempre assente, non gli ha mai fatto un regalo, non è possibile rievocare un solo episodio in cui gli abbia prestato attenzione) e memoria semantica ("é sempre stato generoso e attento verso di me"). Nella relazione con l'intervistatore la freschezza del discorso è minore (possono apparire frasi stereotipate, c'é meno attenzione ad accertarsi che i significati della narrazione siano comprensibili e condivisi, c'é meno tendenza a commentare il proprio discorso); l'impressione é di una minore "presa" della coscienza sugli eventi interni e relazionali in corso durante l'intervista. E' stato anche rilevato che durante l'AAI dei soggetti distanzianti nell'intervistato compaiono segni fisiologici di tensione emotiva (accelerazione del battito cardiaco) simili a quelli riscontrati dai bambini evitanti alla Strange Situation. 10. Descriva l'ipotesi della trasmissione intergenerazionale dell'attaccamento Gli studi degli anni 80 e 90 hanno portato alla costruzione della Adult Attachment interview (AAI) che valuta lo stato della mente rispetto all’attaccamento in età adulta. L’applicazione della AAI ha permesso di riscontrare una associazione significativa tra classificazioni alla AAI (SICURE VS INSICURE) e sicurezza nell’attaccamento. I teorici dell’attaccamento propongono un modello teorico che prevede che gli stati della mente rispetto all’attaccamento dei genitori influenzano la sensibilità nel comportamento di cura che, a sua volta, determina la strategia di attaccamento dei Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) bambini ed è per questo si parla della trasmissione intergenerazionale dell’attaccamento. Quando è presente una integrazione coerente dell’informazione riguardo l’attaccamento, il genitore avrà maggiori probabilità di mostrarsi sensibile ai segnali e alle comunicazioni del figlio. Se, invece, lo stato mentale del genitore è insicuro, egli sarà più “preoccupato” di mantenere una determinata organizzazione delle informazioni, perdendo in flessibilità e coerenza nell’organizzazione delle stesse, ed è proprio questa sua necessità che gli impedisce di essere attento e aperto ai segnali provenienti dal figlio, risultando insensibile. 11. Descriva la classificazione dei Modelli Operativi Interni all' Adult Attachment Interview Nella classificazione dei modelli operativi attraverso l'intervista viene codificato il CONTENUTO dello STATO MENTALE, ovvero del modo in cui viene presentato e narrato il contenuto. Relativamente al contenuto, si considera la qualità delle esperienze di attaccamento. Relativamente allo stato della mente, particolare rilevanza assumono le modalità con cui il soggetto narra le proprie esperienze di attaccamento, piuttosto che la qualità di tali esperienze. Sulla base dell’analisi delle diverse scale, il sistema di codifica prevede che ogni soggetto intervistato venga assegnato a una delle 5 categorie previste: Sicuro – autonomo (F); Distanziante (DS); Preoccupato (E); Irrisolto rispetto ad un trauma/disorganizzato/disorientato (U/D); Non classificabile (CC). 12. Descriva lo Stato della Mente Preoccupato alla AAI I soggetti preoccupati esprimono un coinvolgimento confuso, passivo o arrabbiato rispetto alle figure di attaccamento, dal quale è possibile evincere la presenza di un invischiamento nell’ambito delle relazioni familiari che continua ad agire sul loro attuale stato mentale. Le loro interviste si caratterizzano per una continua intrusione del passato nei loro processi mentali, all’interno di un discorso fortemente intriso di elementi affettivi, di sensazioni e di emozioni che il soggetto sembra non riuscire ad articolare in un quadro di pensiero logico e coerente. Nel corso dell’intervista, questi soggetti sembrano prestare un’attenzione eccessiva verso i ricordi collegati con l’attaccamento, con una conseguente tendenza a perdere il punto centrale della domanda o il contesto del discorso e a produrre dettagli irrilevanti. La forma del discorso, che appare difficile da seguire, contiene numerose violazioni delle Massime di Grice, per quanto riguarda la lunghezza delle risposte (Massima della quantità), la loro rilevanza (Massima della relazione) e la loro chiarezza (Massima del modo/maniera. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 08. Chi ha parlato di stato della mente HH? cosa significa HH e quali sono le sue principali caratteristiche? In questi ultimi anni Lyons-Ruth, hanno proposto un nuovo sistema di codifica AAI, integrativo rispetto a quello di Mary Main. Lo stato mentale disorganizzato chiamato Ostile-Impotente definito con l’acronimo HH, risultato del un nuovo sistema di codifica, permette sia di cogliere la presenza/assenza di condizioni di disorganizzazione e di indentificare i fattori coinvolti nell’insorgenza e nel mantenimento di questo stato mentale. Più in particolare, la codifica HH è stata sviluppata al fine di individuare meglio gli effetti dei traumi relazionali di tipo cronico, come ad esempio l’abuso sessuale, emozionale, la trascuratezza e il maltrattamento fisico. Attraverso questo sistema di codifica, si possono, pertanto, identificare gli indicatori di un’esperienza traumatica ancora operante e perciò in grado di influenzarne lo stato psicologico e i comportamenti correlati del soggetto vittima, tra cui assumono una rilevanza particolare le condotte di caregiving. Lo stato della Mente di tipo HH implica pertanto la presenza di stati mentali pervasivi e incoerenti che risultano spesso associati a precoci esperienze relazionali traumatiche. Tali stati mentali si esplicitano attraverso valutazioni opposte e globali di natura dissociativa delle relazioni con le figure di attaccamento, senza che il soggetto, avvertendo una contraddizione, tenti di discuterle o riconciliarle. Gli autori hanno identificato due diversi sottotipi dello stato della mente di tipo HH (Ostile e Impotente) e un sottotipo misto, nel caso siano presenti caratteristiche di entrambi i sottotipi 09. Descriva lo stato della mente di tipo impotente. Spesso la figura genitoriale dei soggetti impotenti ha abdicato al proprio ruolo genitoriale più che sollecitare una inversione di ruoli. Questi soggetti, da bambini, hanno sviluppato una tendenza a comprendere, proteggere il caregiver. Spesso i trascritti sono caratterizzati da rappresentazioni del sé negative, colpevoli e non meritevoli di attenzioni, e da concomitanti tentativi di non giudicare, criticare il genitore che hanno vissuto come impotente. La rabbia è inibita o espressa indirettamente o dissociata e, spesso, emerge in svalutazioni del caregiver che non sono integrate col resto dell’intervista. Oppure, questo stato della mente, può essere caratterizzato da una istanza timorosa e impotente in relazione ad un caregiver percepito come malevolo, crudele, minaccioso nei confronti del quale il soggetto si è sentito sopraffatto e incapace di organizzare una strategia coerente e stabile per far fronte alla situazione. 10. Illustri il sistema di codifica “Ostile- Impotente” della Adult Attachment Interview proposto da Lyons- Ruth e coll. (2005). In questi ultimi 10 anni, Lyons-Ruth e coll., hanno proposto un nuovo sistema di codifica della AAI, integrativo rispetto a quello di Mary Main, che permette di individuare un ulteriore stato mentale disorganizzato chiamato Ostile-Impotente (HH). Tale sistema offre il vantaggio non solo di cogliere la presenza /assenza di condizioni di disorganizzazione ma anche di indentificare i fattori coinvolti nell’insorgenza e nel mantenimento di questo stato mentale. Più in particolare, la codifica HH è stata Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) sviluppata al fine di meglio individuare gli effetti dei traumi relazionali di tipo cronico, come ad esempio l’abuso sessuale, emozionale, la trascuratezza e il maltrattamento fisico. Attraverso questo sistema di codifica, si possono, pertanto, identificare gli indicatori di un’esperienza traumatica ancora operante e perciò in grado di influenzarne lo stato psicologico e i comportamenti correlati del soggetto vittima, tra cui assumono una rilevanza particolare le condotte di caregiving. Lo stato della Mente di tipo HH Implica pertanto la presenza di stati mentali pervasivi e incoerenti che risultano spesso associati a precoci esperienze relazionali traumatiche. Tali stati mentali si esplicitano attraverso valutazioni opposte e globali di natura dissociativa (tutto buono – tutto cattivo) delle relazioni con le figure di attaccamento, senza che il soggetto, avvertendo una contraddizione, tenti di discuterle o riconciliarle. Gli autori hanno identificato due diversi sottotipi dello stato della mente di tipo HH (Ostile e Impotente) e un sottotipo misto, nel caso siano presenti caratteristiche di entrambi i sottotipi. LEZ.22 03. Cosa si intende per Mind-mindedness? Il costrutto di mind-mindednss fa riferimento ad una specifica forma di sensibilità materna che implica la propensione della madre a considerare il figlio un agente mentale piuttosto che semplicemente una creatura le cui esigenze debbano venire soddisfatte. A differenza del costrutto di sensibilità materna (Ainsworth ) quello di mind-mindedness permette, infatti, di discriminare tra una più generale competenza tesa a rispondere ai bisogni fisici ed emozionali del bambino e una più specifica attenzione agli stati mentali sottostanti il comportamento dei figli, competenza che si ravvisa maggiormente proprio quando i bisogni fisici ed emozionali di questi sono soddisfatti. Una madre Mindminded, è pertanto in grado di coinvolgersi a livello mentale con il figlio, riconoscendo e sostenendo gli stati mentali (intenzioni, credenze, desideri, emozioni etc..) che guidano il suo comportamento. 04. Cosa si intende per transmission gap? Van Ijzendoorn (1995) in una meta-analisi di 14 studi realizzati (in totale 854 diadi) si propone di esplorare la relazione esistente tra modelli operativi interni rispetto all’attaccamento del genitore (MOI), sensibilità e sicurezza dell’attaccamento del figlio. I risultati confermano che c’è corrispondenza tra le rappresentazioni mentali dell’attaccamento alla AAI e lo stile di attaccamento del figlio. I dati indicano quindi che la sensibilità risulta scarsamente connessa sia alla AAI sia all’attaccamento del figlio. Vi è una forte connessione tra AAI e sicurezza nei figli ma tale associazione non è spiegabile attraverso la sensibilità materna. Questi dati hanno pertanto portato l’autore a concludere che esiste una sorta di “gap di trasmissione”. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) LEZ 23 07. Chi è la madre Mind-Minded? Una madre Mind-minded, è pertanto in grado di coinvolgersi a livello mentale con il figlio, riconoscendo e sostenendo gli stati mentali (intenzioni, credenze, desideri, emozioni etc..) che guidano il suo comportamento. A titolo esemplificativo, possiamo sostenere che una madre in grado di confortare il suo bambino quando questi sta piangendo sia sensibile e responsiva. Tuttavia, in assenza di una diretta esplicitazione delle ragioni che motivano tale comportamento materno e che fanno riferimento ad una “lettura” della vita mentale bambino, non è possibile stabilire che tale madre sia dotata di mind mindedness. 08. Come viene valutata la Mind- mindedness? A 1 anno per valutare la MM è cruciale poter stabilire come i commenti del caregiver si associno al comportamento del bambino. E’essenziale disporre di una visione migliore possibile di entrambi – caregiver e bambino – in ogni momento. L’interazione deve essere trascritta verbatim. Il livello di dettaglio incluso nella trascrizione può variare a seconda degli interessi degli osservatori; tuttavia, al minimo assoluto, la trascrizione deve includere un resoconto verbatim di tutto ciò che il caregiver dice durante l’interazione. 09. Descrivi i commenti Mind-related Sono stati definiti come Mind-Related tutti i commenti che: a) usano un termine esplicito di stato interiore per commentare ciò che il bambino può stare pensando, sperimentando, provando b) il caregiver parla al posto del bambino I commenti appartenenti a questa categoria non devono necessariamente contenere un termine di stato interiore (benché spesso lo contengano), ma dovrebbero esprimere un dialogo pronunciato dal bambino (per esempio, “Questo è l’orsacchiotto di pezza, mamma”). I commenti mind-related comprendono stati epistemici e parlare al posto del bambino, emozioni e cognizioni e desideri e preferenze. 10. Descriva i commenti non Mind-related ESEMPI di commenti che NON sono Mind-related riguardano la percezione: sono quei commenti riguardo al vedere, osservare, guardare, ascoltare, toccare, gustare e non devono essere codificati come mind-related. Il Dire/parlare con commenti in risposta al fatto che il bambino abbia detto qualcosa o abbia parlato (fatti in risposta alle vocalizzazioni del bimbo) non devono essere codificati come mind-related (per esempio “Mi stai parlando?”, “Cosa stai dicendo?”). Invece, se il caregiver va avanti a parlare al posto del bambino e fa congetture su ciò che il bimbo potrebbe aver detto, allora questo si codifica come mind-related. Non devono essere codificati come mind- related i riferimenti non specifici a stati interiori del bambino sono commenti che indicano che il caregiver ha notato un cambiamento dello stato interiore del bambino, ma non riflettono lo specifico stato che è stato esperito (ad esempio, “Cosa c’è/Cos’è che non va/che succede?”). Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 08. Cosa si intende per maternity baby blues? Con il termine Maternity baby blues si fa riferimento a delle piccole alterazioni dell’umore che seguono il lieto evento. Riguarda il 30-85% delle donne. La massima intensità si registra nel IV o V giorno dopo il parto, si risolve intorno alla X giornata (al massimo due settimane dopo il parto). Esordisce 2 o 3 giorni dopo il parto e la neomamma comincia a sentire ansia, umore triste e sensazione di instabilità. Irritazione immotivata nei confronti del neonato, coniuge, altri figli. Piange senza motivo, fatica a prendere sonno, poco appetito, vive sentimenti di inadeguatezza. Non è previsto alcun trattamento specifico al fuori di sostegno, comprensione, empatia. In rari casi, il maternity blues può peggiorare e favorire il passaggio a un disturbo depressivo. Le possibili cause posso essere fluttuazioni ormonali, stress e stanchezza che derivano dalla nuova condizione. 09. Quali sono i principali esiti sullo sviluppo dei bambini della depressione post- partum? I bambini in età infantile di madri con depressione post partum hanno: difficoltà a mostrare interesse verso gli oggetti, Guardano la madre più raramente, Hanno livelli di attività più bassi, Maggiore reattività fisiologica: battiti cardiaci più alti e livelli di cortisolo più alti. Scarse performance sulle Bayles Scales of Infant development. I bambini in età prescolare, delle madri depresse appaiono più passivi, passivamente disubbidienti, con una minore capacità di autonomia rispetto agli altri bambini. Tendono a presentare maggiori problematiche di internalizzazione (ansia e depressione) o esternalizzazione (rabbia o distruttività). Rispondono negativamente ai tentativi di interazione amichevoli da parte dei pari. Presentano un gioco meno creativo e ritardi nello sviluppo cognitivo e linguistico. Successivamente, in ETA’ SCOLARE permangono i problemi di internalizzazione e Esternalizzazione. E’stata inoltre trovata una associazione tra depressione materna e disturbo dell’attenzione e della iperattività. Problematiche di apprendimento scolastico; in ETA’ ADOLESCENZIALE, i figli di madri depresse sono a rischio di disturbi depressivi, abuso di sostanze, disturbo della condotta, fobie, attacchi di panico. 10. Come si comportano le madri depresse nella relazione col figlio? Tendenzialmente la madre depressa tende a vivere in modo ritirato col proprio bambino e fatica a riconoscere il proprio stato di sofferenza. Volendo analizzare la relazione delle madri depresse con il proprio figlio, dobbiamo partire dai sintomi depressivi. Molti di questi, infatti, come l’ansia, il rimuginare e l’irritabilità sono aspetti importanti nella comprensione delle difficoltà genitoriali delle madri depresse. Le madri asteniche e che rimuginano, sono meno responsive e attente ai bisogni dei figli; Le madri irritabili, possono esprimere una affettività negativa e risultare meno tolleranti nei confronti del comportamento dei figli. Si delinea un quadro di madre distaccata o coercitiva. Nel primo caso abbiamo una marcata mancanza di interesse, di entusiasmo, di energia che implicano un minor coinvolgimento col bambino, ne conseguono bambini inquieti, nervosi e che piangono spesso. Nel secondo caso le espressioni di rabbia, irritabilità e stress innescano interazioni ostili col bambino e questo a sua volta Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) riversa rabbia e attenzione ad altri oggetti, evitando di guardare e interagire con la madre. 11. Quali sono i trattamenti maggiormente utilizzati per la depressione post- partum? Nei casi di depressione post partum i trattamenti maggiormente utilizzati sono: 1. Identificazione prenatale delle donne a rischio 2. Identificazione postnatale delle donne a rischio e valutazione diagnostica delle situazioni sintomatiche 3. Trattamento delle situazioni attraverso: Trattamento farmacologico con ansiolitici e antidepressivi (sempre sotto controllo medico e sospendendo con l’allattamento) e/o psicoterapico. La consulenza psicologica può essere sia individuale, per ricevere sostegno e prendere consapevolezza del nuovo ruolo a cui si va incontro, sia di coppia, per affrontare insieme i cambiamenti che la nascita di un figlio comporta nella propria vita personale e familiare. Anche delle sedute di gruppo possono essere utili per far sentire la neomamma meno sola, facendo l’esperienza che ci sono altre persone che condividono con lei incertezze e difficoltà. Se tale problematica evolve in una vera e propria psicosi post-partum si rendono necessarie misure tempestive, come il ricovero e la terapia tipica di una psicosi. LEZ 26 07. Quali sono secondo Main e Hesse le forme di caregiving che producono una disorganizzazione dell’attaccamento dei figli? Secondo Main e Hesse le forme di caregiver che producono una disorganizzazione dell’attaccamento dei figli sono comportamenti di caregiving di tipo Minaccioso/timoroso dissociato (FR). Tali condotte sono espressioni fenomenologiche osservabili di uno stato della mente dissociato o assorbito nei confronti del quale il soggetto risulta incapace di esercitare un controllo o semplicemente di porvi rimedio. Molti bambini vivono momenti di paura nella relazione coi genitori senza che tali situazioni producano effetti deleteri. Inoltre, un caregiver, che induce ripetutamente sentimenti di paura nel figlio a causa del suo stesso comportamento, difficilmente sarà in grado di riconoscere con prontezza le richieste di attaccamento conseguenti ai sentimenti di paura e, ancor meno, saprà rispondervi. 08. Quali sono le macro categorie di comportamento incluse nel sistema di codifica FR+ di Main e Hesse? Le condotte di caregiving che assumono una connotazione di tipo Minaccioso timoroso (FR), che non possono essere riparate o risolte, sono state individuate attraverso la messa a punto di un sistema di codifica (Main & Hesse, 1992- 2006), che identifica una serie di comportamenti di caregiving quasi impercettibili e di durata molto breve (10-30 sec.), riconducibili a 6 tipologie di comportamento, a loro vota, ascrivibili a due macro- categorie. La prima macro categoria comprende tre tipologie di comportamento Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) definite primarie poiché ritenute in grado di provocare direttamente uno stato di allarme nel bambino. Si tratta di azioni che sono espressione di uno stato della mente di tipo dissociato; comportamenti anomali che spaventano il bambino e condotte indicative di una condizione di paura nel genitore. La seconda macro categoria comprende tre tipologie di comportamento definite secondarie poiché, diversamente dalle precedenti, non determinano direttamente nel bambino una condizione di paura. Si tratta, nello specifico, di comportamenti denotati da timidezza, deferenza e inversione di ruolo; condotte di tipo sessualizzato e di comportamenti disorganizzati, disorientati simili a quelli riscontrati nei bambini disorganizzati durante la Strange Situation. 09. Cosa si intende per comportamento spaventato? Main e Hesse sostengono che i soggetti, i cui stati mentali risultano immersi in memorie dolorose irrisolte, come ad esempio, in memorie di lutti, di incidenti, di malattie, di maltrattamenti e violenze, vivono una pervasiva condizione di paura che favorisce l’assunzione di comportamenti di caregiving di tipo Minaccioso/timoroso dissociato (FR) a loro volta responsabili della disorganizzazione dell’attaccamento. Il bambino viene a trovarsi in una situazione paradossale irrisolvibile dal momento che il caregiver è, al tempo stesso, fonte di rassicurazione e paura. Possiamo immaginare che si realizzi una spirale di paura che prevede un avvicinamento - allontanamento tra bambino e caregiver senza soluzione. Infatti, quando il bambino impaurito avvicinando il caregiver viene spaventato da questi, reagisce a tale paura allontanandosi; tale allontanamento, tuttavia, diventa causa di ulteriore paura e, il sistema di attaccamento che diviene in tal modo sovrastimolato, guida ulteriormente il bambino a ricercare la vicinanza del caregiver; tale avvicinamento, tuttavia, lo espone di nuovo a paura con la conseguente tendenza a fuggire da esso. 10. Descriva i comportamenti di caregiving di tipo Minaccioso/timoroso dissociato (FR) di Main e Hesse. Main e Hesse sostengono che i soggetti, i cui stati mentali risultano immersi in memorie dolorose irrisolte, come ad esempio, in memorie di lutti, di incidenti, di malattie, di maltrattamenti e violenze, vivono una pervasiva condizione di paura che favorisce l’assunzione di comportamenti di caregiving di tipo Minaccioso/timoroso dissociato (FR) a loro volta responsabili della disorganizzazione dell’attaccamento. Tali condotte altro non sono che una sorta di espressione fenomenologica osservabile di uno stato della mente dissociato o assorbito nei confronti del quale il soggetto risulta incapace di esercitare un controllo o semplicemente di porvi rimedio. È infatti probabile che molti bambini vivano momenti di paura nella relazione coi genitori senza che tali situazioni producano effetti deleteri. È inoltre facilmente intuibile come un caregiver, che induce ripetutamente sentimenti di paura nel figlio a causa del suo stesso comportamento, difficilmente sarà in grado di riconoscere con prontezza le richieste di attaccamento conseguenti ai sentimenti di paura e, ancor meno, saprà rispondervi. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) piccolo assume la connotazione di un comportamento spaventante poiché priva il bambino dell’esperienza di sentirsi adeguatamente protetto. LEZ 28 06. Cosa si intende per stress genitoriale? Lo stress genitoriale viene definito come squilibrio tra le risorse che il genitore sente di possedere e le esigenze obiettive imposte dal suo ruolo. Reazione psicologica negativa alle richieste connesse al ruolo genitoriale. Gli autori ritengono che lo STRESS GENITORIALE abbia origine da una triade di fattori relativi a specifiche caratteristiche del bambino, del genitore e del contesto. 07. Quali sono i fattori predittivi dello stress genitoriale? Gli autori ritengono che lo STRESS GENITORIALE abbia origine da una triade di fattori relativi a specifiche caratteristiche • del bambino: temperamento difficile, disabilità evolutive. Psicopatologia, malattia cronica provocano ansia, frustrazione e preoccupazioni; • del genitore: un basso livello di autostima spinge alla ricerca costante di rassicurazione provoca un senso di incertezza e ansia diffusa. Per tali ragioni, una scarsa autostima può favorire lo stress genitoriale. Le condizioni depressive, caratterizzate da una scarsa considerazione dei sé, sottovalutazione delle proprie capacità e risorse, da vissuti di deprivazione e solitudine, da un ingigantimento dei problemi e delle responsabilità, favorisce l’insorgenza del parenting stress. • del contesto: relazione insoddisfacente con il partner, supporto inadeguato della rete sociale e difficoltà economiche lavorative. 08. Cosa si intende per parenting dayly hassless? Alcuni autori sottolineano il ruolo di una serie di fattori stressogeni di minor entità, i “Parenting daily hassles”, che caratterizzano tipicamente i compiti genitoriali routinari in famiglie con bambini piccoli. Il costrutto di «parenting daily hassles» è particolarmente adatto alle famiglie con bambini piccoli nelle quali i genitori sperimentano una serie di “fatiche” connesse alla cura dei figli o al loro comportamento. Infatti, in ogni famiglia, i genitori si ritrovano ad affrontare quotidianamente una serie di richieste legate al loro ruolo di genitori ed al comportamento del bambino. Secondo gli autori, sebbene tali eventi non siano particolarmente rilevanti, il loro impatto cumulativo nel corso del giorno e per diversi giorni può divenire una significativa fonte di stress per i genitori. In alcuni studi è stato infatti evidenziato che i Parenting Hassles risultano più fortemente associati al funzionamento individuale e familiare, rispetto agli eventi di vita stressanti di grave entità che sono decisamente più rari. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) LEZ 30 04. Lo stress e l'adattamento psicologico dei figli: cosa dicono gli studi? Per quanto riguarda lo stress e l’adattamento psicologico dei figli, gli studi formulano due prospettive alternative. La prima prospettiva teorica ha ipotizzato che lo stress agisca sull’adattamento dei figli solo indirettamente, ovvero, attraverso la mediazione delle condotte di tipo educativo. Recentemente, alcuni autori tra i quali Camisasca, hanno affiancato una seconda prospettiva teorica sostenendo che l’esposizione dei bambini ad un ambiente familiare disregolato, dei contesti stressati, leda direttamente il loro sviluppo socio-emozionale. 05. Lo stress e l’adattamento psicologico dei figli: descrivi l’ipotesi diretta Crnic ritiene che lo stress agisca direttamente, senza la mediazione delle condotte di tipo educativo, sulla competenza socio-emotiva dei figli e che quindi l’esposizione dei bambini a tale ambiente possa ledere direttamente il loro sviluppo socioemozionale. Crnic et al. rilevano che i parenting hassles, esperiti in modo continuativo dalle madri di bambini di 5 anni, esercitano un’influenza diretta sui comportamenti di internalizzazione ed esternalizzazione dei figli, senza alcuna mediazione del modo in cui la madre interagisce con il figlio nei termini di emozionalità positiva o negativa. 06. Quali sono le principali differenze nella concezione di stress genitoriale secondo Abidin e Crnic? Lo stress genitoriale consistente e continuativo determina problemi di disadattamento nei figli. Abidin e Crnic propongono due ipotesi alternative per i processi che operano in tale operazione. Abidin ritiene che lo stress agisca sull’adattamento dei figli nei termini di attaccamento insicuro e problematiche comportamentali interiorizzate e esternalizzate, solo indirettamente, ovvero, attraverso la mediazione delle condotte di tipo educativo. Lo stress genitoriale quindi amplifica le condotte educative disfunzionali direttamente responsabili del disadattamento dei figli (genitori con livelli di stress elevati adottano più frequentemente condotte autoritarie e strategie disciplinari assertive centrate sul potere che, a loro volta, risultano associate a iperattivita e labilità emotiva dei figli.) Crnic invece ritiene che lo stress agisca direttamente, senza la mediazione delle condotte di tipo educativo, sulla competenza socio-emotiva dei figli e che quindi l’esposizione dei bambini a tale ambiente possa ledere direttamente il loro sviluppo socioemozionale. Crnic et al. rilevano che i parenting hassles, esperiti in modo continuativo dalle madri di bambini di 5 anni, esercitano un’influenza diretta sui comportamenti di internalizzazione ed esternalizzazione dei figli, senza alcuna mediazione del modo in cui la madre interagisce con il figlio nei termini di emozionalità positiva o negativa. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) LEZ 31 09. Descriva i principali effetti sullo sviluppo del bambino dello stile educativo di tipo trascurante. Lo stile trascurante e di rifiuto, si contraddistingue per una condotta disimpegnata del genitore, sia dal punto di vista del controllo sia dal punto di vista affettivo. I genitori trascuranti, che possono sia rigettare che rifiutare le responsabilità educative proprie del ruolo parentale, non sono né ricettivi, né esigenti. Non controllano le attività del bambino, non sono di sostegno e tendono a fornire pochi strumenti di comprensione del mondo e delle regole sociali fondamentali per viverci. Inoltre non promuovono lo sviluppo dei propri figli dal momento che non sono in grado di fornire regole sensate e criteri realistici d’interazione con gli altri, portandoli a manifestare una notevole immaturità sia nella sfera cognitiva sia in quella sociale. 10. Descriva le caratteristiche dello stile educativo di tipo autoritario I genitori che adottano uno stile autoritario sono caratterizzati da una continua ricerca di affermazione del proprio potere e da atteggiamenti distaccati nei confronti dei figli, sollecitano raramente l’opinione del bambino, mostrando di rado piacere e sincero interesse per i risultati da lui ottenuti. Tendono ad essere direttivi ed esigenti, a plasmare il comportamento del figlio, controllandolo e gestendo le sue scelte attraverso il frequente ricorso a restrizioni e punizioni e pretendendo un’obbedienza incondizionata. Per questi genitori assume una grande importanza il rispetto per l’autorità, l’esercizio del potere e una rigida disciplina: credono fortemente nella gerarchia familiare, non stimolano la discussione e pretendono che il figlio si conformi alle loro idee e alle loro credenze, ponendo confini severi per limitarne l’autonomia. 11. Delinei i principali effetti sullo sviluppo del bambino dello stile autoritario Solitamente i bambini di genitori autoritari tendono ad essere sgarbati, insolenti, dipendenti e socialmente incompetenti, in modo particolare nei confronti dei coetanei. Difficilmente riescono ad intrattenere relazioni stabili ed affettuose e, a causa dei loro comportamenti antisociali ed aggressivi, vengono spesso isolati dai compagni. Raramente prendono iniziative, mancano di curiosità e spontaneità, mostrando inoltre bassi livelli di autostima che deriva dalla sofferenza per la freddezza e il poco affetto dei genitori nei loro confronti. Solitamente sono obbedienti e rispettano l’adulto per paura delle punizioni, ma in assenza dei genitori tendono a oltrepassare ogni limite a causa della mancata interiorizzazione delle regole e delle norme di condotta che i genitori hanno cercato di inculcare con la sola forza. 12. Delinei le principali caratteristiche dello stile educativo di tipo autorevole I genitori che adottano uno stile autorevole cercano di guidare le attività e i comportamenti del figlio, incoraggiando la comunicazione e il dialogo e considerando fondamentali l’espressione di maturità e di indipendenza. Le richieste che questo tipo di genitore Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 18. Qual è stato il contributo Maccoby e Martin (1983) in merito agli stili educativi genitoriali? Maccoby e Martin individuano quattro stili educativi tre dei quali coincidono con la classificazione della Baumrid, stile autoritario, autorevole e permissivo, mentre la quarta introduce una modalità nuova, definita: “stile trascurante e di rifiuto”, che si contraddistingue per una condotta disimpegnata del genitore, sia dal punto di vista del controllo sia affettivo. I genitori trascuranti, che possono sia rigettare sia rifiutare le responsabilità educative insite nel ruolo parentale, non sono né ricettivi, né esigenti: non controllano le attività del bambino, non sono di sostegno e tendono a fornire pochi strumenti di comprensione del mondo e delle regole sociali fondamentali per viverci. Inoltre non promuovono lo sviluppo dei propri figli dal momento che non sono in grado di fornire regole sensate e criteri realistici d’interazione con gli altri, portandoli a manifestare una notevole immaturità sia nella sfera cognitiva sia in quella sociale. 19. Quali sono gli stili educativi secondo Hoffman? Hoffman individua quattro stili educativi. I primi due sono basati sulla costrizione mentre gli altri due sono basati sulla persuasione 1) COSTRITTIVO basato sul POTERE FISICO: si basa sul potere fisico, sulle punizioni, sulla privazione d’oggetti materiali cari al bambino come i giocattoli, e sulle proibizioni di svolgere attività piacevoli come uscire a giocare o incontrare i compagni. Questo stile, dei quattro descritti da Hoffman, è sicuramente quello che arreca al bambino i maggiori svantaggi: il dialogo è completamente ignorato, i genitori non forniscono spiegazioni e spunti di riflessione, impedendo così al bambino di attuare strategie comportamentali alternative e ostacolando il passaggio dall’eteronomia alla autonomia morale, condizione quest’ultima in cui l’obbedienza ai principi non deriva più dal rispetto dell’autorità, ma dalle aspettative e dal benessere degli altri. 2) COSTRITTIVO per SOTTRAZIONE DELL’AFFETTO. Tale modalità si esprime nella privazione della stima, dell’attenzione, e sulla propensione ad ignorare i tentativi del bambino, espliciti o solo abbozzati, di riconciliazione, sul distanziamento affettivo quando il bambino è ansioso e cerca sostegno, sull’uso di espressioni che segnalano sentimenti di rifiuto o d’abbandono. Ha un impatto negativo: può agire in profondità scatenando paure d’abbandono e di separazione, soprattutto se il bambino è piccolo e quindi meno capace di comprendere che la punizione ha una durata limitata nel tempo. 3)PERSUASIVO (induttivo) basato sul RAGIONAMENTO Tale stile educativo, certamente più positivo e vantaggioso dei precedenti in termini di conseguenze sullo sviluppo, viene definito induttivo poiché basato sul ragionamento e sul dialogo persuasivo di tipo razionale. L’adulto si rivolge alla razionalità del bambino, lo stimola a riflettere, lo spinge a comprendere le motivazioni che lo hanno portato a mettere in atto un certo tipo di comportamento e ad assumersene progressivamente le responsabilità. Anche le punizioni vengono spiegate e motivate. 4)PERSUASIVO (induttivo) basato sull’EMPATIA Tale stile si fonda sul dialogo persuasivo di tipo Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) empatico-emotivo e sulla trasmissione di informazioni che consentono di capire i sentimenti degli altri e che aiutano a riflettere sulle conseguenze del comportamento. Hoffman (1988) sottolinea sia la complementarietà di questi due ultimi stili educativi in quanto l’aspetto cognitivo e quello emozionale si richiamano a vicenda sia la superiorità di questi stili rispetto a quelli costrittivi, soprattutto se vengono adottati negli anni di transizione alla morale autonoma, che corrispondono a quelli della scuola elementare, e se vengono adottati nella relazione tra madre e bambino. LEZ 32 15. Quali sono le istruzioni fornite alla famiglia nel Lausanne Trilogue Play (LTP)? In un contesto semi-strutturato in cui i partecipanti madre, padre e figlio occupano idealmente i vertici di un triangolo equilatero (il bambino è posto in un seggiolino su un tavolino al centro della stanza) in modo da facilitare la relazione triangolare, la famiglia è inviata a giocare insieme come una squadra alternando quattro fasi di gioco. Le istruzioni prevedono: nella prima fase di scegliere chi inizierà a giocare con il bambino e l’altro genitore rimarrà ad osservare; nella seconda fase i due genitori si invertono, uno gioca e l’altro osserva; nella terza entrambi giocano con il bambino; nella quarta e ultima fase i genitori parlano insieme senza dare troppa attenzione al bambino. Nelle fasi, i genitori sono liberi di decidere chi inizia il gioco con il bambino e quanto durano le fasi. 16. Descrivere la seconda e quarta fase del Lausanne Trilogue Play (LTP) Nella seconda fase del LTP padre/madre - bambino, gli aspetti informativi dello scambio rimangono identici a quelli della parte precedente, con il solo cambio del genitore. Spesso nella seconda parte il bambino è meno eccitato e partecipe, indipendentemente da quale sia il genitore, può essere stanco o annoiato. Quindi si osserverà come il genitore gestisce un bambino meno partecipe. Nella quarta fase invece padre, madre e il bambino come terzo, si osservano le capacità del bambino di accettare l’esclusione e la capacità dei genitori di gestire questa esclusione. 17. Cosa si intende per lettura evolutiva del Lausanne Trilogue Play (LTP)? La lettura evolutiva, ha lo scopo di osservare come il bambino affronta la capacità dei genitori e del bambino di essere in relazione a tre in tutte le configurazioni dell’LTP (triangolazione), sia nei contesti emotivi negativi sia in quelli positivi, e in modo appropriato allo stadio evolutivo del bambino. In questo senso la triangolazione viene ad avere un valore normativo, non solo intesa come esclusione disfunzionale di un terzo membro, ma come inclusione normale di quest’ultimo. Si passa da una triangolazione differenziata ed efficace tra genitori e bambino che consente di instaurare una condivisione intersoggettiva nei casi di alleanze cooperative ad una triangolazione volta a deviare i conflitti o paradossale nei casi di alleanze collusive o disturbate. Da Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) notare che secondo le autrici il processo triangolare avviene già in età molto precoci, fin dai 3 mesi di vita. 18. La lettura strutturale del Lausanne Trilogue Play (LTP) prevede un sistema di codifica del sistema familiare, attraverso la considerazione di 4 funzioni. Quali sono queste funzioni? L’analisi strutturale valuta le interazioni non verbali della famiglia confrontandole con un modello elaborato tramite una analisi microanalitica, che prevede un sistema di codifica del sistema familiare, attraverso la considerazione di 4 funzioni partecipazione, organizzazione, ‐ partecipazione, organizzazione, attenzione focale e contatto affettivo per ciascuna parte dell’LTP. PARTECIPAZIONE: è Il primo livello funzionale che permette di comprendere se tutti i membri stanno partecipando all’interazione; è il livello base da cui non si può prescindere affinché l’obiettivo sia raggiunto. ORGANIZZAZIONE: è la funzione che viene analizzata attraverso la domanda: ciascun partecipante rispetta il proprio ruolo. ATTENZIONE FOCALE: è la funzione che risponde al quesito se tutti i partecipanti prestano attenzione all’interazione e ai contributi degli altri partecipanti. Questo livello si definisce a partire dall’orientamento degli sguardi tra i partecipanti. CONTATTO AFFETTIVO che si manifesta attraverso le espressioni del volto e il tono emotivo delle verbalizzazione. Questo livello ci permette di capire se è presente una condivisione ed intimità emotiva. Le 4 funzioni sono ordinate secondo una successione gerarchica, per cui non può essere soddisfatta la funzione successiva se non viene soddisfatta quella precedente. 19. Cosa valuta l'analisi funzionale-clinica del Lausanne Trilogue Play (LTP)? L’analisi funzionale clinica valuta il modo in cui la famiglia svolge il gioco, tenendo sempre in considerazione l’obiettivo principale dell’interazione. Questa lettura macroanalitica permette di indicare le alleanze famigliari dalla più funzionale alla più disfunzionale, considerando se l’obiettivo viene raggiunto o meno. Per delineare questo tipo di alleanza si deve considerare se la famiglia interagisce come squadra, se i genitori lavorano come una sub unità coparentale guidando e facilitando il bambin, oppure se lo ostacolano; come si pone il bambino, quale è il clima affettivo generale. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 11. Come viene definita l’alleanza familiare in tensione all’interno del Lausanne Trilogue Play (LTP)? L’alleanza in tensione si registra in famiglie che riescono comunque a raggiungere l’obiettivo, ma commettono degli errori interattivi che sono poi riparati, ripristinando un clima di collaborazione. Il clima affettivo è comunque sereno. Anche in questo caso il figlio beneficia di una triangolazione differenziata; sono garantite le funzioni della partecipazione e organizzazione, mentre risultano problematiche l’attenzione focale e il contatto affettivo. 12. Quali sono le caratteristiche principali delle famiglie con un’alleanza di tipo collusivo, osservate attraverso il Lausanne Trilogue Play (LTP)? L’alleanza collusiva è tipica di famiglie altamente conflittuali che non riescono a coordinarsi per raggiungere l’obiettivo ed il figlio è coinvolto in una triangolazione disfunzionale come mediatore del conflitto. Soltanto la funzione della partecipazione possiede un livello di funzionamento adeguato. L’interazione è caratterizzata dalla competizione tra i genitori ed è osservata solitamente tra le famiglie in cui esiste un conflitto non negoziabile tra i genitori che deviano le loro tensioni coniugali sui figli. Queste famiglie non riescono a raggiungere l’obiettivo di gioco e di divertimento condiviso e c’è una forte difficoltà da parte della componente genitoriale nel fornire aiuto e guida al bambino. La successione delle parti è brusca e segnata da molte interruzioni, la trama narrativa è mancante e sconnessa. Il clima affettivo non è rilassato e percorso da una tensione che non viene riparata. 13. Cosa si intende per alleanza familiare disturbata nel Lausanne Trilogue Play (LTP)? L’alleanza disturbata, infine indica la presenza del massimo grado di disfunzionalità ed oltre alla presenza di un grave conflitto sono presenti messaggi paradossali ed il figlio è coinvolto in coalizioni generazionali. La famiglia non riesce a portare avanti il compito dal momento che i ruoli non sono ben definiti e ci sono continue interferenze. La componente strutturante ed evolutiva non collaborano. Le parti del gioco sono confuse e sovrapposte e ciò genera continua tensione e ambiguità fino ad attivare all’esclusione del bambino dalla triade. La trama narrativa oltre che confusa è inesistente, lo svolgimento del gioco può essere rigido o caotico, sconnesso, al punto che non viene concluso o termina con una situazione di stallo. Gli affetti sono chiaramente negativi, anche se possono essere coperti da una “pseudopositività”. In quest’ultimo caso neanche la funzione della partecipazione è garantita. Questo tipo di alleanza è stata osservata tipicamente tra le famiglie che presentano una severa psicopatologia. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 14. Descrivere sinteticamente le quattro alleanze familiari osservabili nel Lausanne Trilogue Play (LTP) facendo riferimento alle quattro funzioni individuate dagli autori. Le 4 alleanze nella LTP sono osservabili all’interno delle 4 funzioni strutturali che sono: partecipazione, organizzazione, attenzione focale e contatto affettivo. Le 4 funzioni sono ordinate secondo una successione gerarchica, per cui non può essere soddisfatta la funzione successiva se non viene soddisfatta quella precedente. Pertanto: • nell’alleanza disturbata non c’è partecipazione quindi non tutti sono inclusi e non si procede nella funzione successiva. • Nelle alleanze collusive c’è partecipazione ma manca l’organizzazione pertanto anche se sono tutti inclusi non tutti rispettano il proprio ruolo. • Nell’alleanza in tensione è presente partecipazione e organizzazione ma manca l’attenzione focale quindi tutti sono inclusi e rispettano il prorpio ruolo ma non tutti prestano attenzione al gioco. • Nelle alleanze cooperative tutti e quattro i livelli funzionali sono presenti pertanto sono tutti inclusi, rispettano il proprio ruolo, prestano attenzione al gioco e sono tutti in contatto affettivo. LEZ. 34 11. Quali sono le caratteristiche della relazione fraterna individuate in letteratura? La maggior parte ricerche hanno identificato quattro caratteristiche della relazione fraterna: l’affetto, il conflitto, la rivalità e il potere (status), considerate costitutive e distintive del rapporto. La componente positiva della relazione, definita di volta in volta in termini di affettività, cooperazione, calore è spesso risultata correlata inversamente con la componente negativa (conflittualità, competizione, rivalità), anche se non sempre questo dato, all’apparenza intuitivo, viene confermato. Sembra, infatti, che una certa dose di tutte queste caratteristiche sia sempre presente, come del resto è naturale supporre in un legame tra pari non volontario, che attraversa tutto l’arco di vita e per questo va incontro ai molteplici cambiamenti del ciclo vitale individuale e familiare. 12. Cosa si intende per conflitto costruttivo relativamente alla relazione fraterna? La conflittualità è una delle caratteristiche della relazione fraterna più studiata. È possibile riconoscere due tipologie di conflitto, costruttivo e distruttivo, distinte in base alle strategie di risoluzione. Il conflitto costruttivo ha un alto livello di negoziazione, implica una buona comprensione del punto di vista e delle ragioni altrui e quindi presuppone capacità relazionali piuttosto raffinate. Questo tipo di conflitto, agito nella relazione fraterna può aiutare i bambini ad apprendere e rafforzare queste competenze e a trasferirle nelle relazioni esterne alla famiglia. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 13. Cosa intendono Stoneman e Brody per processo di role crossover all'interno della relazione fraterna? Stoneman e Brody per processo di role crossover all'interno della relazione fraterna si riferiscono a quelle situazioni in cui uno dei due fratelli ha particolari difficoltà, handicap o malattie e quindi l’asimmetria è più frequente e in una certa misura adattiva per entrambi i fratelli. Quando il fratello sano è minore del fratello disabile si verifica il processo denominato role crossover, in cui il fratello minore, superando le capacità del fratello maggiore e assumendosene in parte la cura, di fatto ne usurpa il ruolo di primogenito. LEZ 36 09. Quali sono le fasi dello sviluppo morale secondo Piaget? Il metodo clinico e l’osservazione diretta consentono a Piaget di delineare le diverse fasi dello sviluppo morale PERIODO PREMORALE: fino ai 4 anni prevale l’anomia, ovvero l’assenza di regole. REALISMO MORALE: Prevale nel periodo operatorio concreto, dai 4-5 fino agli 8-9 anni. Caratterizzato da un punto di vista egocentrico. Si parla di “realismo” perché i giudizi sono formulati adottando come criterio guida il danno reale e oggettivo più che l’intenzionalità di chi lo compie è più grave se un bambino rompe per sbaglio 10 tazze di un bambino che ne rompe 1 intenzionalmente. RELATIVISMO MORALE: Si sviluppa dopo gli 8-9 anni. Si caratterizza per una concezione meno rigida delle regole, considerate il frutto di un accordo e quindi passibili di cambiamenti. Prevede lo sviluppo di una morale autonoma. Viene attribuita progressivamente più importanza agli elementi specifici della situazione e all’intenzionalità. Dominata dalle idee di reciprocità e cooperazione nelle interazioni e dalla convinzione che tutti abbiamo diritto alla giustizia. La menzogna è un’azione immorale in sé perché danneggia la fiducia reciproca e mina i rapporti interpersonali, compromettendo la stabilità e l’ordine sociale. Le regole non sono immutabili derivano dal consenso reciproco e quindi sono modificabili le aspettative e il benessere degli individui sono più importanti dell’autorità. Il bambino esprime giudizi morali in modo più flessibile e critico, prendendo in considerazione più dimensioni (es: la situazione, le caratteristiche psicologiche dell’agente, la gravità del danno, ecc). 10. Descriva il sé esistenziale La consapevolezza di Sé si articola in consapevolezza primaria e consapevolezza secondaria. Il Sé esistenziale e si basa: • sulla percezione immediata e precoce proveniente dalle informazioni sensoriali • sulla comunicazione verbale e non verbale nelle interazioni diadiche. Il Sé esistenziale si sviluppa gradualmente nel 1 anno di vita: 3 mesi: il piccolo inizia a distinguere sé dagli altri 9 mesi: percepisce il senso della propria continuità Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) LEZ 37 07. Descriva lo stadio convenzionale di Kohlberg Concetto chiave nella teoria di Kohlberg è la convenzione, cioè, il conformarsi ed attenersi alle regole, alle aspettative, alle convenzioni della società o dell’autorità proprio perché sono regole, aspettative e convenzioni della società. Il livello convenzionale riguarda sia il terzo che il quarto stadio della sua teoria. Nel terzo stadio troviamo l’orientamento del bravo ragazzo che è centrato sui rapporti interpersonali, il periodo è quello della preadolescenza/adolescenza. Il comportamento giusto è quello di vivere in conformità alle aspettative della propria cerchia sociale. Vi è una connessione al ruolo (figlio, amico, ecc); essere buoni e mantenere relazioni reciproche, basate sulla fiducia. Ragioni per agire giustamente risiedono nel bisogno di sentirsi buoni; senso di responsabilità verso il prossimo, adesione alla regola aurea “non fare agli altri ciò che non vorresti venisse fatto a te”. Sotto l’aspetto dell’individuazione e coordinazione dei punti di vista, prevede una prospettiva dell’individuo in relazione ad altri individui. Realizza che esistono sentimenti, accordi, aspettative più importanti degli interessi personali. Coglie punti di vista diversi, cercando di mettersi nei panni dell’altro, ma ancora non valuta sistema sociale inteso astrattamente. Nel quarto stadio, troviamo un orientamento al mantenimento dell’autorità e dell’ordine. Si affinano le capacità di differenziazione tra il punto di vista della società e le motivazioni individuali. Il Comportamento giusto rigurda l’adempiere agli impegni; sostenere le leggi, salvo che non contrastino con altri obblighi sociali; dare il proprio contributo alla società, al gruppo, ecc. Ragioni per agire giustamente risiedono nel senso di responsabilità per il buon andamento delle istituzioni, che non esisterebbero se ognuno pensasse solo a sé. L’ Individuazione e coordinazione punti di vista mostrano che c’è differenziazione tra il punto di vista della società e le motivazioni personali. Assume il punto di vista del sistema sociale, con regole e ruoli definiti. Considera la relazione tra le persone sulla base della loro collocazione nel sistema. 08. Descriva lo stadio pre-convenzionale di Kohlberg Il modello stadiale dello sviluppo morale di Kohlberg identifica tre stadi dello sviluppo, ognuno dei quali caratterizzato da sue sottostadi. Lo stadio di sviluppo pre- convenzionale presenta: STADIO 1: orientamento premio punizione Prevale nei bambini <9 anni. Il Bene e il male sono giudicati in base alle conseguenze. Il Comportamento giusto prevede di evitare le infrazioni che potrebbero essere sanzionate ed evitare danni fisici alle persone e alle proprietà. Ragioni per agire giustamente vengono rintracciate nella necessità di evitare le punizioni. Nell’Individuazione e coordinazione punti di vista prevale il punto di vista egocentrico. Non prende in considerazione gli interessi altrui, oppure non riconosce che siano diversi da quelli del protagonista dei dilemmi, non coordina due punti di vista diversi, considera solo gli aspetti concreti delle azioni, senza valutare le intenzioni e gli interessi, confonde il punto di vista dell’autorità con il proprio. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) STADIO 2: orientamento individualistico strumentale ha come fulcro l’individualismo e il vantaggio personale. Il Comportamento giusto da seguire riguarda il rispettare le regole se ne deriva un vantaggio; agire in accordo con i propri bisogni e interessi. Allacciare con gli altri rapporti basato sull’uguaglianza tra il dare e il prendere. Ragioni per agire giustamente sono da rintracciare nella soddisfazione dei propri bisogni e perseguimento propri interessi. Nell’ Individuazione e coordinazione punti di vista la prospettiva individualistica è concreta. Il bambino si rende conto che ognuno ha interessi personali e ciò può creare conflitti. Capisce che non esiste un’azione giusta in assoluto: giustizia è relativa. Ma ancora in senso individualistico e concreto. 09. Quali sono gli stadi dello sviluppo morale secondo Kohlberg? Sulla base delle risposte fornite, Kohlberg ha proposto un modello stadiale dello sviluppo morale, identificando tre stadi dello sviluppo, ognuno dei quali caratterizzato da sue sottostadi. I tre livelli sono: • livello preconvenzionale • livello convenzionale • livello post convenzionale 10. Quali sono le due forme di giustizia individuate da Piaget? Le due forme di giustizia individuate da Piaget sono: GIUSTIZIA RETRIBUTIVA: Legata alla morale eteronoma, basata sull’idea che vi debba essere una proporzione tra meriti e vantaggi e fra trasgressione e punizioni. Concetto di giustizia che richiede l’espiazione; GIUSTIZIA DISTRIBUTIVA: Legata alla morale autonoma, si basa sulla necessità dell’uguaglianza tra gli individui. 11. Cosa si intende per morale autonoma? Il metodo clinico e l’osservazione diretta consentono a Piaget di delineare le diverse fasi dello sviluppo morale. La morale autonoma prevale nello stadio del relativismo morale e fa sì che venga attribuita progressivamente più importanza agli elementi specifici della situazione e all’intenzionalità (responsabilità soggettiva). Dominata dalle idee di reciprocità e cooperazione nelle interazioni e dalla convinzione che tutti abbiamo diritto alla giustizia. La menzogna è un’azione immorale in sé perché danneggia la fiducia reciproca e mina i rapporti interpersonali, compromettendo la stabilità e l’ordine sociale. Le regole non sono immutabili derivano dal consenso reciproco e quindi sono modificabili le aspettative e il benessere degli individui sono più importanti dell’autorità. Il bambino esprime giudizi morali in modo più flessibile e critico, prendendo in considerazione più dimensioni (es: la situazione, le caratteristiche psicologiche dell’agente, la gravità del danno, ecc). Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 12. Cosa si intende per morale eteronoma? Il metodo clinico e l’osservazione diretta consentono a Piaget di delineare le diverse fasi dello sviluppo morale. La morale eteronoma prevale nella fase di realismo morale la validità dei principi morali dipende dall’autorità di colui che li ha promulgati e sanciti e dalla forza con sui sono fatti rispettare attraverso punizioni o sanzioni. La menzogna è sbagliata perché comporta una punizione, ma è grave non per l’intenzionalità quanto per il grado di distacco dalla realtà. È quindi più colpevole colui che racconta la bugia più grossa e irreale. Le conseguenze delle azioni (responsabilità oggettiva) sono più importanti delle intenzioni di chi le compie (responsabilità soggettiva). LEZ 38 08. Cosa si intende per comportamento prosociale? Il comportamento prosociale è quel comportamento teso a produrre, mantenere e migliorare il benessere di un’altra persona. I Fattori che inibiscono il comportamento prosociale: la presenza di altre persone: fenomeno della “diffusione di responsabilità” e l’Indecisione su ciò che sarebbe opportuno fare che si cerca di superare utilizzando il comportamento altrui come modello. I fattori che favoriscono il comportamento prosociale: presenza di chiari segnali di emergenza, in assenza di ambiguità. Quelli che favoriscono il comportamento prosociale possono inoltre essere divisi in Interni: empatia ed altruismo Esterni: pratiche educative, l’atteggiamento dei genitori e l’orientamento altruistico familiare. LEZ 42 07. Descriva il gioco simbolico Il gioco simbolico caratterizza il secondo anno di vita e per Piaget, implica la capacità del bambino di agire come se al di fuori del contesto normale e la capacità di utilizzare oggetti in sostituzione di quelli reali per esempio usare una scatola per simulare un telefono oppure un ferro da stiro, oppure una sedia per una macchina. Implica inoltre la capacità del bambino di mettere in scena azioni seguite da altri e l’abilità di collegare schemi di azioni differenti in sequenze tematiche correnti, dare cioè una sequenzialità a quello che sta facendo. 08. Descriva il gioco con regole per Piaget Il gioco con regole per Piaget si caratterizza nel periodo della seconda infanzia, 6-7 anni, in cui il bambino inizia a vivere il rapporto con gli altri. Questa fase è caratterizzata da una maggiore a aderenza alla realtà, anche se continua a prevalere l'assimilazione sull'accomodamento. l bambino, sperimentando la vita di gruppo, si trova di fronte a determinate regole che è tenuto a rispettare. Questo periodo infatti è governato da una norma interna al gioco, a volte negoziata, ma sempre liberamente accettata e intimamente condivisa. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 28. Cosa riescono a fare nel tempo i bambini e gli adulti che hanno sperimentato un lutto normale, a differenza di coloro che hanno vissuto un lutto prolungato o traumatico? I bambini/adulti che sperimentano un lutto normale riescono nel tempo a: • Accettare la realtà e irreversibilità della morte • Vivere e affrontare l’ampia serie di sentimenti relativi alla persona deceduta; tristezza, rabbia, colpa • Adattarsi ai cambiamenti nelle loro vite e alla nuova identità • Sviluppare nuove relazioni o approfondire quelle preesistenti con amici e familiari • Investire in nuove attività • Mantenere un legame continuo con la persona deceduta attraverso pensieri e ricordi • Dare significato alla morte • procedere nei diversi compiti di sviluppo I soggetti che hanno sperimentato un lutto prolungato o traumatico ritengono che la causa della morte sia terrificante e scioccante. In questi casi le reazioni post traumatiche interferiscono con il processo di elaborazione del lutto. I ricordi/i pensieri, le emozioni relative alla persona deceduta possono sollecitare le memorie spaventose relative alla modalità del decesso. E poiché tali ricordi sono altamente spiacevoli e sconvolgenti il bambino cerca di evitare tutto ciò che può ricordare la perdita. In altri termini tali strategie di evitamento impediscono il normale processo di elaborazione del lutto. 29. Secondo Bowlby quali sono le condizioni che favoriscono l’elaborazione del lutto nei bambini? -prima di tutto che egli abbia goduto di un rapporto ragionevolmente sicuro con i genitori, prima della perdita; -in secondo luogo, che lo si informi tempestivamente e in modo esatto di quanto é accaduto, permettendogli di fare tutte le domande che vuole, e rispondendo nella maniera più onesta possibile, in modo da farlo partecipare al dolore della famiglia; - in terzo luogo che possa godere della presenza consolante del genitore superstite, o se questo non é possibile di un sostituto che il bambino conosca e in cui abbia fiducia, con l'assicurazione che il rapporto continuerà in futuro. 30. Perché alcune persone trovano più difficile manifestare le proprie sensazioni di dolore in seguito ad un lutto? BOWLBY sostiene che nella famiglia in cui sono cresciuti e con cui sono ancora in rapporto, il comportamento di attaccamento del bambino veniva/viene considerato come qualcosa che deve scomparire prima possibile. In tali famiglie, il pianto, le manifestazioni di protesta alla separazione vengono considerate come infantili e la collera o la gelosia come riprovevoli. Evitare il lutto é una importante variante patologica del dolore e B. sottolinea l'importanza dell'incoraggiamento della espressione emotiva. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 31. Come si può aiutare un bambino che ha subito un lutto significativo? È fondamentale intervenire correttamente per aiutare un bambino che ha subito un lutto significativo e lo si fa attraverso passaggi importanti quanto inevitabili. È bene assicurarsi che il bambino riceva informazioni corrette sulla malattia o sulle circostanze della morte. È necessario correggere ogni malinteso o informazione sbagliata. È fondamentale dare esplicitamente al bambino il permesso di addolorarsi e offrirgli l’opportunità di farlo in un ambiente sicuro, consapevole delle modalità non verbali di espressione del lutto. È importante ristabilire la routine il più presto possibile, infatti ritornare alla consueta routine familiare aiuta a minimizzare le paure che il futuro del bambino sarà minacciato dalla perdita. Aiutare a mantenere i legami coi coetanei, offrendo opportunità di incontro senza fare pressioni. Molto importante è la continuità con il rispetto delle regole. Molti bambini traggono vantaggio dal poter dire “addio” alla persona scomparsa, riponendo ad esempio un oggetto sulla tomba. 32. Che cosa si intende per elaborazione del lutto? L’elaborazione del lutto è un particolare processo mentale lungo e articolato che si svolge “a ondate” per mezzo delle quali ci avviciniamo e allontaniamo dalla percezione diretta del dolore mentale depressivo. La progressiva consapevolezza emotivo- cognitiva della perdita, la sua accettazione profonda, ad una stabile ristrutturazione emotivo-cognitiva della percezione di Sé che tenga pienamente conto della perdita a un riconoscimento schietto del dolore che si sta provando, della sua sensatezza e “legittimità” e un ritornare a accogliere, stimare, a volere bene al se stesso sofferente che ci si ritrova ad essere. Comporta grandi trasformazioni delle immagini mentali sia di sé sia della persona perduta che potrà venire conservata soltanto in quanto sarà trasformata in ricordo. 33. Quali sono le reazioni al lutto nei bambini? Le reazioni al lutto nei bambini possono essere: reazioni emotive quali tristezza, rabbia, ansia, appiattimento emotivo, stordimento, solitudine, colpa, impotenza, vergogna, insicurezza, rimorso; cambiamenti nel comportamento, ovvero mancanza di interesse e partecipazione nelle attività abituali; comportamenti aggressivi; irritabilità, impulsività, regressioni e comportamenti infantili, modifiche nel sonno cambiamenti nell’appetito e problemi di salute fisica; lamentele somatiche, crollo nelle prestazioni scolastiche; interazioni interpersonali quali ritiro, isolamento sociale e comportamenti aggressivi; cambiamenti nel pensiero come pensieri/memorie persistenti sulla persona persa o sulla morte; preoccupazioni che altre persone possano morire; preoccupazioni sulla salute propria e altrui. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 34. Come è inteso il concetto di morte a partire dai 6 anni di età? DAI 6 ANNI IN POI la quasi totalità dei bambini sa che la morte è irreversibile, universale, ed implica la cessazione delle funzioni vitali. Tale concetto può essere raggiunto anche prima se vengono date a bambino precoci informazioni su come il corpo stia in vita, o quando il minore ha esperienza diretta del problema. Inoltre a questa età i bimbi possiedono un atteggiamento attivo nei confronti del fenomeno, vissuto in alcuni casi come evitabile per mezzo dell’abilità umana, ed aumenta in loro anche la consapevolezza delle emozioni negative che la morte provoca in parenti e amici. Altri autori ritengono invece che la comprensione della morte come universale, irreversibile, e consistente nella cessazione delle funzioni vitali, sia meno precoce e avvenga verso gli 8 anni di vita. 35. Descriva le caratteristiche del CONCETTO di morte Un lutto è un evento tragico, soprattutto quando colpisce un bambino nei primi anni di vita e riguarda una figura di riferimento che per il bambino rappresenta una fondamentale fonte di amore, di sicurezza e quindi di benessere. Tale morte ha spesso la caratteristica di essere prematura ed improvvisa in quanto causata da incidenti, violenza, suicidio, disgrazie, piuttosto che da situazioni legate all’invecchiamento. La modalità nella quale si verifica la morte di una persona cara al minore determina spesso l’effetto che questa ha su di lui: se la morte è l’esito di una lunga malattia il minore in genere saprà affrontare l’evento con l’aiuto degli adulti di riferimento, mentre una morte improvvisa, o ancor peggio violenta, rischia di far crollare improvvisamente il sostegno emotivo e la protezione dell’altro genitore e dei parenti, proprio quando il bambino ne ha più bisogno, facendolo sentire a sua volta in pericolo ed abbandonato a se stesso. Nel caso estremo in cui il bambino abbia assistito alla morte violenta del genitore, poi, egli sarà esposto a ricordi di violenza che spesso possono diventare ricordi traumatici intrusivi ed interferire con la capacità del minore di elaborare il lutto, in quanto il bambino non riuscirà a ricordare il genitore senza ricordare anche la scena della sua morte. Le caratteristiche sono: Non funzionalità: la comprensione che la morte porta alla cessazione delle funzioni vitali; Irreversibilità: la comprensione che la morte porta ad una fine e che quindi una volta morti non si può tornare in vita; Universalità: la comprensione che la morte è inevitabile per le cose viventi e che conseguentemente tutti gli esseri viventi muoiono; Causalità: la comprensione delle cause che portano alla morte; Mortalità personale: concetto legato all’universalità ma vi è la comprensione aggiuntiva che anche per sé stessi vi sarà la morte. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 11. Quali sono le principali caratteristiche dei soggetti resilienti? Non semplice capacità di sopravvivere, ma utilizzo delle esperienze, anche negative, per riflettere, riparare e ricominciare a costruire e a realizzare progetti grazie alla forza e alle energie interiori. È una manifestazione di un adattamento positivo, nonostante condizioni esistenziali avverse. Implica la capacità di affrontare le avversità, di superarle e, a volte, perfino di uscirne rafforzati, e la Capacità di adattamento, di flessibilità e di resistenza allo stress, all’ansia e alle avversità. Le principali caratteristiche dei soggetti resilienti sono: STIMA DI SE’ Sono soggetti che operano una valutazione cognitiva e possiedono sentimenti autoriferiti essenzialmente positivi; PROGGETTUALITA’ E PIANIFICAZIONE Soggetti che presentano una disposizione a perseguire obiettivi e scopi a lungo termine. 12. Descriva i 3 modelli teorici sul rischio I tre modelli teorici sul rischio sono: i fattori di rischio distali, i fattori prossimali negativi e quelli che prevengono il rischio. I fattori di rischio distali sono tali perché esercitano un’influenza indiretta e rappresentano il terreno in cui si innestano altri elementi più vicini. Di Blasio ne stabilisce 11, tra i quali ricordiamo: basso livello d’istruzione, giovane età della madre, povertà cronica, famiglia monoparentale, scarse conoscenze e disinteresse per lo sviluppo del bambino. I fattori di rischio prossimali, denominati così perchè più vicini a livello relazionale, coincidono con le esperienze del quotidiano. Hanno valenza negativa contribuendo a potenziare e amplificare il rischio e si suddividono in fattori individuali, fattori familiari e sociali e caratteristiche del bambino. I fattori protettivi e di riduzione del rischio invece, hanno valenza positiva e contribuiscono a ridurre la portata dei fattori di rischio. I fattori protettivi sono quindi particolari eventi o relazioni, che in condizioni abituali sono neutri, ma assumono valore protettivo quando incontrano situazioni di rischio ed entrano a far parte di un processo protettivo. 13. Quali sono i principali fattori protettivi? Per fattore di protezione si intende una serie di fattori che hanno valenza positiva e contribuiscono a ridurre la portata dei fattori di rischio. I fattori protettivi sono quindi particolari eventi o relazioni, che in condizioni abituali sono neutri, ma assumono valore protettivo quando incontrano situazioni di rischio ed entrano a far parte di un processo protettivo. I principali fattori protettivi sono: • Fattori Individuali: Sentimenti di inadeguatezza per la dipendenza dai Servizi; Rielaborazione del rifiuto e della violenza subiti nell’infanzia; Capacità empatiche; Capacità di assunzione delle responsabilità; Desiderio di migliorarsi; Autonomia personale; Buon livello di autostima; • Fattori familiari e sociali: Relazione attuale soddisfacente con almeno un componente della famiglia d’origine; Rete di supporto parentale o amicale; Capacità di gestire i conflitti; • Caratteristiche del bambino: Temperamento facile Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) LEZ. 49 06. Descriva le diverse forme di trascuratezza Le diverse forme di trascuratezza sono: • Trascuratezza fisica: nel cibo, nel vestiario, nel fornire riparo e protezione dal freddo e dai pericoli; • Trascuratezza medico-sanitaria: nei trattamenti medici prescritti, nella somministrazione dei farmaci, nelle vaccinazioni, ecc.; • Trascuratezza emozionale; • Trascuratezza educativa: nell’educazione scolastica. 07. Descriva le azioni di ipercura Le diverse azioni di ipercura sono: • Sindrome di Munchausen per procura: i genitori inducono un’apparente malattia nel figlio; • Chemical abuse (abuso chimico): anomala ed aberrante somministrazione di sostanze chimiche al bambino (farmaci e sostanze innocue che in dose eccessive divengono dannose alla salute); • Medical shopping: i genitori si rivolgono a numerosi medici per ansia o per paura di disturbi fisici che il bambino presenta o può presentare. 08. Descriva le azioni di discuria La discuria è un ANACRONISMO (errore) delle CURE in cui l’atteggiamento dei genitori risulterebbe corretto se il figlio fosse in uno stadio evolutivo diverso da quello che sta realmente vivendo; i genitori danno un’IMPOSIZIONE di RITMI di ACQUISIZIONE PRECOCE durante la quale si pretende che il bambino adatti i suoi bisogni riguardanti i ritmi alimentari, del sonno e del controllo sfinterico con le esigenze degli impegni della vita adulta. Si tratta di ASPETTATIVE IRRAZIONALI, in cui i genitori richiedono ai figli delle prestazioni superiori alle possibilità insite nello stato evolutivo del bambino e vogliono che il bambino risulti il migliore in qualsiasi attività intraprenda. I genitori ad esempio: • danno un’imposizione prematura di responsabilità fisiche e/o patologiche; • Hanno aspettative inappropriate e/o incoerenti in termini di capacità di comprensione, comportamento e controllo interno; • mancanza di protezione rispetto ad esperienze inadeguate; • comunicazione confusiva e distorsione della “realtà oggettiva”; • atteggiamento iperprotettivo ed incapacità di offrire opportunità di apprendimento cognitivo ed emotivo adatte all’età del bambino Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) 09. Descriva le caratteristiche dell'abuso sessuale L’abuso sessuale è lo sfruttamento sessuale compiuto da un adulto ai danni di un minorenne, che, per via della sua età, non è in grado di comprendere la natura del contatto e non può opporvi resistenza (consenso). L’abuso può essere classificato rispetto alla tipologia dei comportamenti abusivi in: • Abuso senza contatto fisico (esibizionismo); • Abuso con contatto fisico (masturbazione, baci, carezze); • Abuso con penetrazione (genitale, anale, orale, digitale). Oppure un altro tipo di classificazione si ha rispetto alla relazione vittima/abusante, in: • Intrafamiliare: l’abusante appartiene al nucleo familiare del bambino, • Extrafamiliare: l’abusante è estraneo al nucleo familiare del bambino. Le fasi di sviluppo dell’abuso sessuale sono: • Fase dell’adescamento: l’abusante instaura una relazione di preferenza (complicità, giochi, regali) con la vittima, facendo leva sul proprio bisogno di attenzioni e di affetto; • Fase della relazione sessuale: l’abusante, dai contatti erotici passa al rapporto sessuale completo: la relazione diviene più coinvolgente e duratura nel tempo e gli interagenti si sentono prigionieri di un ruolo; • Fase del segreto: l’abusante, attraverso le lusinghe o la minaccia, costringe la vittima al mantenimento del segreto e al rispetto del silenzio; • Fase della rivelazione LEZ. 50 09. Quali sono le diverse forme di trascuratezza sui minori? Quali le loro conseguenze? Le diverse forme di trascuratezza sono caratterizzate da carenza persistente di cure rispetto ai bisogni fisici, fisiologici e psichici del bambino. Le varie forme di trascuratezza si possono suddividere in trascuratezza fisica, medico sanitaria, emozionale e educativa. Nel caso della trascuratezza fisica il caregiver non riesce a garantire adeguata assistenza per il cibo, il vestiario, nel fornire riparo e protezione dal freddo e dai pericoli. Per quanto concerne la trascuratezza medico sanitaria, il caregiver non è in grado di garantire adeguato supporto nei trattamenti medici prescritti, nella somministrazione dei farmaci e nelle vaccinazioni. In merito alla trascuratezza emozionale possiamo sostenere che vi è completa disattenzione per le necessità di affetto e insufficiente attenzione e supporto emotivo nei confronti del bambino. I bambini inoltre vengono esposti a ripetute situazioni di violenze domestiche, il caregiver si rifiuta di fornire cure psicologiche e di sorvegliare comportamenti antisociali. Le conseguenze psicologiche della trascuratezza in età prescolare sono: difficoltà di crescita e ritardo nel linguaggio, problemi di attaccamento, difficoltà relazionali e ricerca di affetto negli adulti e negli estranei. In età scolare: scarso rendimento scolastico, ostilità e comportamenti aggressivi, ritiro e scarse competenze Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) I tetti schiacciati o molto allargati possono indicare un disagio all’interno della famiglia (p.e. il bambino può sentirsi soffocato da genitori troppo esigenti). La porta è espressione del modo di entrare in contatto con l’ambiente: se è chiusa e senza maniglie indica prudenza, timidezza e difficoltà nelle relazioni; se è ben visibile, il bambino è ben visibile ed estroverso. Le finestre rappresentano la possibilità di guardare all’ambiente esterno e segnalano il modo di comunicare del bambino. Porte e finestre sbarrate indicano chiusura e difficoltà ad uscire dal rifugio protettivo per vivere liberamente. Chiavistello nella porta o sbarre alle finestre sono indicatori del sentirsi prigionieri e condizionati da situazioni conflittuali (p.e. trascuratezza o iperprotettività): bambini che solitamente hanno difficoltà ad esprimere i propri sentimenti e socializzano a fatica. Finestre aperte o spalancate indicano apertura e curiosità per l'ambiente. Finestre chiuse indicano chiusura e cautela nelle relazioni. L’assenza di finestre indica la sensazione di non poter affrontare la realtà a causa di ambiente familiare soffocante. 10. Descriva le caratteristiche del disegno della figura umana dei bambini con deficit cognitivo Il disegno rispecchia la disarmonia dello sviluppo e le difficoltà nella strutturazione dello schema interno (corpo) ed esterno (mondo). Diversità strutturale (disorganizzazione e scarsa integrazione): un disegno di un bambino con deficit di 10 anni, ma con età mentale di 5 anni, è sostanzialmente diverso da quello di un bambino normodotato di 5 anni. Ritardo nello sviluppo: le manifestazioni grafiche non compaiono prima dei 4 anni. Ritardi quantitativi e qualitativi: nessuna prospettiva, perseveranza di figure, trasparenze, annerimenti, figure capovolte, mancanza di parti. In particolare, nel disegno della figura umana: - il volto generalmente non presenta mimica, - il tronco è eccessivamente schematico e geometrico (triangolo, rettangolo, quadrato), - le proporzioni di testa e tronco sono errate (con la testa più grande del tronco), - alcuni elementi sono ripetuti (incapacità del bambino di spostare l’attenzione). LEZ 53 06. Quali sono le principali tematiche del gioco delle vittime di maltrattamento e abuso? Le principali tematiche del gioco delle vittime di maltrattamento e abuso sono: bisogno di contenimento, malattia, rabbia, controllo, seduzione e temi sessuali, vuoto e solitudine, vergogna, disgusto e sporcizia. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) LEZ 54 07. Facendo riferimento alle indicazioni di Cirillo e Di Blasio, quali sono le due differenti categorie di situazioni familiari strettamente legate all'insorgere del maltrattamento e della trascuratezza? Cirillo e Di Blasio fanno riferimento ai dei “giochi” familiari strettamente legati all’insorgere del maltrattamento e della trascuratezza. Più precisamente, richiamiamo due differenti categorie di situazioni famigliari: alla prima appartengono quei nuclei con bambini ancora piccoli e in cui i genitori maltrattanti e, ancora più, quelli trascuranti, sono incapaci, ma la loro incapacità risulta essere un messaggio, di accudire i propri figli, alla seconda appartengono le situazioni in cui il maltrattamento e/o la trascuratezza si esprimono sui figli più grandi e vedono l’attiva partecipazione del maltrattato al mantenimento del gioco patogeno, assumendo così la posizione di capro espiatorio. 08. In che senso Di Blasio afferma che l'abuso sessuale diventa "un segreto della famiglia"? Il coinvolgimento sessuale della figlia può avvenire sia attraverso la coercizione, l’uso della forza e di sostanze sia attraverso la costruzione di un rapporto “privilegiato” durante il quale il genitore incestuoso mette in atto la seduzione e crea le circostanze che gli consentono un contatto, al riparo degli altri membri della famiglia. Attraverso la manipolazione affettiva, le lusinghe, le minacce, la paura e la violenza, il genitore costringe, inoltre, la figlia al “segreto”. Segreto che, Di Blasio ha definito appunto un segreto della “famiglia” che viene custodito, più o meno consapevolmente, e per motivi diversi, da tutti i membri del nucleo. “Segreto che rende impensabile per tutti i protagonisti l’idea che vi possa essere un abuso, ed è proprio tale impensabilità che costituisce parte integrante della dominanza psicologica del genitore perpetratore, che deforma progressivamente il contesto di apprendimento della vittima rendendo “naturale” l’abuso e disinnescando i movimenti reattivi che, in una personalità sana, l’avrebbero contrastato. 09. Quali dinamiche familiari, secondo Cirillo e Di Blasio, favoriscono l'assunzione della posizione di "capro espiatorio" da parte del figlio, all'interno delle famiglie maltrattanti e trascuranti? Gli autori, definiscono, all’interno delle famiglie maltrattanti o abusanti, la categoria di famiglia in cui il figlio assume la posizione di capro espiatorio, cioè quelle situazioni in cui il maltrattamento e/o la trascuratezza si esprimono sui figli più grandi che diventano parte attiva del gioco patogeno. Succede che all’interno di una relazione di coppia compromessa da conflitti, i figli più grandi iniziano ad essere coinvolti e a schierarsi dalla parte di uno dei genitori. I bambini, a cui sfugge la complessità e la circolarità della relazione di coppia, tendono, infatti, ad esprimere una alleanza preferenziale per quel genitore che mostra nei loro confronti maggior interesse e attenzione, e che presumono essere debole e vittima del partner. Questa propensione del bambino viene ben accolta dal genitore stesso che, senza accorgersene, incoraggia Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com) questa inversione di ruoli anche in virtù di esperienze analoghe. Si può parlare in questi casi di ruolo attivo del figlio nella misura in cui egli, coinvolto in un rapporto parentificato, inintenzionalmente sollecita l’irritazione e la rabbia già latenti in uno o entrambi i genitori, finendo così per assumere la posizione di “capro espiatorio”. Di Blasio sottolinea che se leggessimo superficialmente tali situazioni vedremmo un adulto violento verso il partner e la prole, mentre l’altro genitore apparire in grado di stabilire una buona relazione coi figli. In realtà, nei contesti familiari in cui si sviluppano violenza e maltrattamento cronico, quasi mai la relazione tra i figli e il genitore non direttamente maltrattante é autenticamente protettiva; frequentemente é compensatoria o strumentale. Il bambino non può tuttavia accorgersene e intervenendo in difesa del genitore più “debole”, può così diventare oggetto di maltrattamento fisico. 10. Secondo Finkelhor quali sono le quattro precondizioni necessarie affinché si compia l'abuso sessuale? Finkelhor parla di quattro precondizioni necessarie affinché si compia l’abuso sessuale. La prima precondizione vede nell’abusante l’esistenza in lui di blocchi evolutivi, incongruenza emotiva e attivazione sessuale. È evidente che l’abusante, a causa delle situazioni traumatiche e delle gravi carenze accuditive subite nella sua infanzia, cerchi compenso nella ricerca di un partner debole con cui costruire un rapporto fusionale, fino all’annientamento dello stesso L’eccitazione sessualizzata nel rapporto è secondaria. Le altre precondizioni (seconda, terza e quarta) spiegano le circostanze che facilitano il verificarsi della azione abusante attraverso il superamento di qualsiasi barriera. L’abuso di alcool o droghe, la presenza di psicosi e di un controllo inadeguato degli impulsi costituiscono aspetti salienti che predispongono al superamento delle inibizioni “interne” (seconda precondizione). Per il superamento delle inibizioni “esterne” assumono particolare rilevanza alcuni fattori tra cui, ad esempio, la presenza in famiglia di una madre assente o ammalata, non empatica o non protettiva verso il figlio, dominata e dipendente, e l’isolamento sociale della famiglia (terza precondizione). Infine, l’utilizzo della coercizione, la presenza di un bambino insicuro e deprivato, scarse conoscenze sull’abuso sessuale da parte del bambino, e la presenza di un rapporto di fiducia, affetto e dipendenza da parte del bambino nei confronti dell’abusante sono tutte condizioni che permettono di superare le resistenze del bambino (quarta precondizione). 11. Quali sono le quattro tipologie di famiglie psicologicamente maltrattanti secondo Gagnè e Bouchard? Relativamente al funzionamento delle famiglie psicologicamente maltrattanti, Gagné e Bouchard ne suggeriscono 4 diversi tipi. Nella prima tipologia, il bambino vittima assume il ruolo di “capro espiatorio”. A differenza degli altri fratelli, qualora presenti, il bambino diviene vittima di rifiuto, denigrazione, eccessiva durezza e trascuratezza dei suoi bisogni psicologici di base. Spesso possiede caratteristiche non desiderabili (è un bambino privo di attrattiva fisica, lento nell’apprendimento, malato, iperattivo o con handicap) oppure non è stato voluto. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fra5675 (vasapollof@gmail.com)
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