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Rivista infanzia Educazione al sonoro nella prima infanzia, Sintesi del corso di Psicologia Dello Sviluppo E Dell'educazione

Riassunto della rivista infanzia "Educazione al sonoro nella prima infanzia" di Addessi

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016

In vendita dal 21/10/2016

Morgana.gaia
Morgana.gaia 🇮🇹

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Scarica Rivista infanzia Educazione al sonoro nella prima infanzia e più Sintesi del corso in PDF di Psicologia Dello Sviluppo E Dell'educazione solo su Docsity! Rivista Infanzia “Educazione al sonoro nella prima infanzia” Il mondo sonoro in cui il bambino è immerso dal momento in cui nasce costituisce uno dei temi più interessanti e ricchi di suggestioni scientifiche ed emozionali x chi si occupa dell’infanzia e della sua educazione. L’ambiente sonoro è già di per sé formativo, costituisce una fonte primaria di educazione estetica nel senso proprio della sollecitazione sensoriale, su cui comincia ad esercitarsi l’intenzionalità del bambino. La formazione di educatori dell’infanzia deve assumere “il sonoro” come uno dei campi dell’esperienza privilegiati su cui costruire interazioni significative con i bambini. La percezione, la sensibilità, l’esperienza dei suoni vissuti dal bambino fanno emergere, analogamente, la rilevanza dei “vissuti” sonori dell’adulto, la sua capacità di ascoltare e di ascoltarsi. INTRODUZIONE 2 gli argomenti principali che attraversano questo numero della Rivista: • la formazione al sonoro degli educatori di nido; • lo sviluppo della musicalità infantile. La rivista è divisa in 3 parti: Argomenti, Esperienze e Osservatorio (le esperienze degli altri e ricerche). UN MODELLO DI FORMAZIONE MUSICALE PER GLI EDUCATORI DI NIDO (Addessi) In questo articolo presenterò il modello di formazione al sonoro realizzato nel corso di laurea in Educatore di nido e Comunità infantile della Facoltà di Scienze della formazione dell'Università di Bologna. Tale modello si caratterizza in quanto prima esperienza italiana di formazione musicale universitaria degli educatori di nido e ha visto l'elaborazione di un profilo professionale dell'educatore basato sull'integrazione di competenze psico-pedagogiche e di competenze sull'educazione al sonoro. In questo percorso formativo, riteniamo che i fattori più importanti da perseguire siano: ➢ la scoperta da parte degli studenti della propria musicalità; ➢ la centrazione della loro attenzione sulla musicalità del bambino; ➢ l'acquisizione di strumenti professionali x costruire interazioni musicali con i bambini. Il profilo professionale relativo al sonoro, è basato sull’acquisizione di 3 tipi di competenze: • Competenze di base: conoscenze e abilità relative al contenuto specifico del suono e della musica. Saper capire, saper produrre, saper percepire e conoscere diversi repertori musicali e possedere, infine, una maggiore conoscenza della propria identità musicale. • Tecnico-professionali: competenze relative al ruolo professionale dell’educatrice di nido riguardo all’educazione al sonoro. Conoscere gli elementi dello sviluppo psicologico musicale, strumenti x l’interazione musicale con i bambini e x progettare percorsi di educazione al sonoro. • Trasversali: capacità dell’educatrice di mettersi in relazione con altri soggetti professionali e conoscere strumenti di ricerca, di documentazione e auto-aggiornamento. Nel dettaglio le competenze dell’educatore possono essere così definite: ➔ conoscenza e capacità di comprensione; ➔ capacità di applicare conoscenza e comprensione; ➔ autonomia di giudizio; ➔ abilità comunicative; ➔ capacità di apprendimento. L'attuale formazione al sonoro nel curricolo universitario prevede: un corso di 30 ore con esame obbligatorio x gli studenti; il tirocinio e la tesi che sono facoltativi. Il corso intende fornire alcuni elementi di base relativi alle competenze prima descritte. Il tirocinio sonoro tende a sviluppare soprattutto le competenze tecnico-professionali e trasversali. Il lavoro di tesi, infine, permette di acquisire gli strumenti metodologici di ricerca e una competenza specialistica sull'esperienza musicale nella prima infanzia. Crediamo fermamente che la stretta collaborazione tra le scienze dell'educazione e le scienze della musica sia particolarmente fruttuosa e necessaria x la formazione di figure professionali adeguate alle diverse realtà educative esistenti e allo sviluppo della musicalità nella prima infanzia. NON C’È MUSICALITÀ SENZA INTENZIONALITÀ. RITORNO ALLE ORIGINI DELLA MUSICALITÀ UMANA (Imberty) Trevarthen e Malloch hanno definito la musicalità umana come la capacità di entrare in comunicazione con i nostri congeneri in modo interattivo. Per molti filosofi l’intenzionalità è la facoltà dell’essere umano di produrre un senso che accompagna le sue attività. L’intenzionalità è una caratteristica di tutti i comportamenti e di tutti i fenomeni umani: ciò che caratterizza l’azione umana rispetto all’azione degli animali è che la nostra coscienza dà loro un senso e gli oggetti del mondo non esistono fuori dalla coscienza che ne abbiamo. Husserl afferma che la coscienza ha una doppia funzione: – la prima è dirigere il pensiero verso l’oggetto come oggetto nel mondo e nella rappresentazione; – la seconda è quella di prendere posizione nei confronti dell’oggetto e identificarlo nella sua intenzionalità. Fra le capacità umane che favoriscono l’intenzionalità la voce svolge un ruolo fondamentale. La voce umana è diversa da tutte le altre voci per la sua flessibilità, articolazione, tonalità, ritmo, melodia. L’intenzionalità della voce è basilare. Quando la voce non manifesta un'intenzionalità comunicativa, attraverso una melodia, un ritmo o un'intonazione riconoscibili come segni di una intenzione di comunicazione con il bambino, quest'ultimo si disinteressa alla situazione. L’intenzionalità non funziona senza una coscienza del tempo e del suo scorrere perché si collega il presente della mia azione ai risultati precedenti e futuri. Si parla di tempo vissuto fondamentale x la cognizione e che accompagna vita affettiva e cognitiva. Il tempo è un fenomeno psicologico e se ne ha un’esperienza soggettiva. Il neonato scopre la fusione temporale tra movimenti e suoni soprattutto attraverso la voce, e inizia a organizzare il mondo fisico attraverso forme di tempo. Nell’allattamento c’è una esperienza di tensione e distensione. È una unità di tempo che il bambino vive con il valore di una unità di senso: attendere e ricevere. Gli psicologi hanno individuato, fra le grida fondamentali del neonato, il grido di fame, il grido di collera, il grido di dolore e il grido di frustrazione. Ma già da 3 a 4 settimane dopo la nascita appare un falso grido di frustrazione. Si tratta di un gemito prodotto per attirare l’attenzione e mano a mano che la madre impara a riconoscerlo diventa quello di un vero messaggio-ricatto rivolto a lei. Questo grido è intenzionale: il bambino attraverso l’intenzionalità è capace di manipolare le proprie azioni ed emozioni, così come le emozioni e le azioni della madre, x modificare il flusso degli eventi nel tempo. Verso la quinta settimana questo grido diventa la base delle reazioni circolari ( Piaget ) nei giochi vocali con gli adulti. I primi contenuti negli scambi madre/bambino sono delle emozioni, dei sentimenti che si esprimono attraverso una forma temporale, un’organizzazione particolare del tempo vissuta sotto la forma di tensione/distensione, accelerazione/decelerazione, crescendo/decrescendo. In realtà, tutte le emozioni si traducono in movimento. A questa età le emozioni si esprimono in modo “amodale” o “trasmodale”, cioè si esprime attraverso la voce, suoni, movimenti. Stern afferma che l’organizzazione temporale del movimento è uguale all’organizzazione temporale della manifestazione vocale dell’emozione. Il profilo del gesto e il profilo ritmico (e melodico ) sono gli stessi. Ciò che il bambino conserva è il fatto che siano sincronizzati, cioè lo stesso profilo soggettività della dimensione temporale nelle persone e la loro realizzazione e sorpresa x quanti minuti o ore siano trascorsi, durante lo svolgimento di un'attività coinvolgente. 3. Indicatori del contesto sociale (o consapevolezza degli adulti e dei pari): qualsiasi interazione osservabile che comprenda sguardi prolungati, il voltare la testa, il movimento fisico verso un’altra persona; sono particolarmente degni di nota i tentativi di coinvolgere verbalmente o fisicamente un’altra persona. Ricerche sul flow su bambini in età prescolare hanno dimostrato un'influenza significativa degli “altri”. I bambini utilizzano i caregiver x avere sicurezza ed approvazione x la propria partecipazione. Guardano gli adulti come un modello da imitare. CONSAPEVOLEZZA TRA PARI: è meno consistente anche se c’è una volontà di coinvolgere gli altri bambini nelle attività. Emerge quando si crea una competizione x avere l’attenzione dell’adulto e quando si pone come priorità la questione della proprietà di un oggetto. CONLUSIONI I risultati di questo studio esplorativo indicano che: – i comportamenti legati al flow sono osservabili persino nei bambini alle prime esperienze musicali; – la struttura musicale nella dimensione temporale è importante; – il ruolo del gesto nella dimostrazione di conoscenza e auto-correzione; – la rilevanza dell'influenza del contesto sociale. X tornare alla definizione di flow in quanto percezione da parte dell'individuo di un compito che comporti sia un'alta sfida sia la possibilità di essere realizzato sulla base della consapevolezza delle proprie abilità, noi crediamo che, nell'interazione musicale insegnante-bambino, sia presente il potenziale x creare durante la vita la predisposizione alla scoperta e all'apprendimento. I MONDI MUSICALI DEI BAMBINI NELLA VITA QUOTIDIANA (Lamont) Le esperienze musicali nei primi anni di vita hanno un’influenza considerevole sullo sviluppo e sul gradimento della musica. La musica, specialmente il canto, è fortemente influenzato dalle abitudini familiari. I bambini sotto i due anni vivono un’esposizione prolungata alla musica attraverso fonti registrate, giocattoli e strumenti, soprattutto i giocattoli sonori. Un ruolo sonoro importante viene svolto dalla televisione e dai video/dvd. I programmi televisivi specificamente rivolti ai bambini piccoli includono enormi quantità di musica utilizzata spesso x richiamare l’attenzione o x ottenere una risposta attraverso una canzone. Quindi l’esposizione dei bambini alla televisione può rappresentare un’esperienza musicale significativa. Oltre alla famiglia, i bambini in età prescolare sono coinvolti in una varietà di differenti contesti famigliari, educativi e sociali. La teoria ecologica di Bronfenbrenner evidenzia l’importanza di considerare i differenti micro-contesti ai quali i bambini partecipano e le interazioni fra essi. La famiglia è solo uno di tali contesti. Da uno studio con bambini in età prescolare, ha fornito un quadro dettagliato delle esperienze musicali quotidiane: • l'ambiente familiare domina le esperienze musicali dei bambini in età prescolare , con le madri e altri familiari che forniscono loro preziosi input ed esperienze; • i bambini, a quest'età, hanno spesso delle opinioni ben definite su quale genere di musica vogliono ascoltare e soprattutto in quali determinate situazioni; • la maggioranza delle madri sono consapevoli dei potenziali effetti della musica sui loro bambini e la usa con accortezza; • anche le insegnanti della scuola dell'infanzia utilizzano la musica in modalità strutturate durante tutto il giorno; la scuola dell'infanzia è spesso assai più strutturata in termini di routine della vita familiare e la musica gioca un ruolo importante in queste routine e rituali. La musica tipica della scuola dell'infanzia spesso serve come passaggio scuola/casa; • l'esposizione alla musica attraverso i programmi televisivi e giochi al computer rappresentano una parte sostanziale delle esperienze musicali dei bambini; • in generale è stato possibile osservare che i bambini a questa età non sono esposti frequentemente alla musica trasmessa nei negozi, nei ristoranti (musica muzak), principalmente perché non sono spesso in queste situazioni. In conclusione, la musica è estremamente rilevante nelle vite dei bambini piccoli. Le influenze familiari e istituzionali sulle scelte musicali sembrano emergere come influenti nel determinare i generi musicali cui i bambini sono esposti. GIOCHI MUSICALI TRA ADULTI E BAMBINI (Young) In un curriculum centrato sul gioco l’adulto non dirige l’attività. Al contrario gli adulti: • Preparano e allestiscono un buon contesto x favorire il gioco dei bambini • Osservano attentamente il gioco • Partecipano al gioco x svilupparlo, se lo reputano un’azione valida, cioè se valutano che la propria partecipazione possa far evolvere e sviluppare il gioco dei bambini. Questo non significa che gli approcci che prevedono la guida dell’adulto debbano essere abbandonati ma che la musica dovrebbe essere presentata attraverso un’ampia gamma di differenti modalità, poiché il gioco musicale autonomo dei bambini e l’attività auto diretta ricoprono un ruolo centrale nell’esperienza musicale infantile. E' importante decidere cosa può essere considerato canto e cosa no. Se si separa anche solo semplicemente il parlato dal canto, si elimina una buona parte di giochi vocali ed espressivi che i bambini associano al loro gioco con i giocattoli, con gli altri bambini e quando si muovono. Possono essere descritti sia come canto ma anche come vocalizzi. Molti degli strumenti che vengono offerti ai bambini sono strumenti a percussione perché sono semplici da suonare. Questi strumenti sono adatti soprattutto x essere suonati all’aperto. Ecco alcuni elementi su cui riflettere: – molti degli strumenti offerti ai bambini sono a percussione, in quanto semplici da suonare ma sono adatta soprattutto x essere suonati all'aperto; – molti strumenti a percussione non sono molto interessanti x i bambini che li suonano perché lo strumento a percussione preso singolarmente ha meno possibilità di risultare interessante. – Gli educatori inglesi non suonano con i bambini perché credono che i bambini debbano esplorare da soli. Se x l’adulto il suonare insieme non è importante, non lo sarà neppure x i bambini. La musica dei bambini suona diversamente dalla musica degli adulti. Invece di interpretare l’attività musicale dei bambini sulla base delle cose che non possono fare, dovremmo farlo sulla base di ciò che possono fare. La musica è creatività, immaginazione, sensibilità musicale. Questo non vuol dire che non si deve pensare a sviluppare le abilità tecniche, ma una eccessiva enfatizzazione delle abilità può soffocare altri aspetti della musicalità dei bambini. Troppo spesso nelle attività musicali nella prima infanzia ci aspettiamo che i bambini si adattino a noi, invece di fare il contrario. Il ruolo dell'adulto può essere definito con il termine di “partecipazione guidata”. RITMI DI APPARTENENZA E CONSAPEVOLEZZA DI SIGNIFICATO: VARIANTI CULTURALI NELLE INTERAZIONI VOCALI MADRE-BAMBINO (Gratier, Trevarthen) I modi di comportarsi della madre costituiscono il primo senso di appartenenza dei bambini. Lo spazio intersoggettivo fra genitore e bambino costituisce il primo spazio culturale, uno spazio di intimità e di esperienza condivisa creato e modellato dall'appartenenza culturale materna. La madre porta con sé il suo personale e culturale modo di muoversi, parlare, cantare, elementi che il bambino fa propri in tenerissima età. Questi fattori influenzano e contribuiscono a determinare nel bambino lo sviluppo del senso e della rappresentazione di sé. Attraverso la condivisione del tempo genitori e bambini raggiungono una propria relazione musicale chiamata “musicalità comunicativa”. Madre e bambino cercano e conservano una sensibilità x il ritmo espressivo che completa lo scambio. Il reciproco impegno o “consapevolezza” madre e bambino portano ad anticipare i movimenti intenzionali dell’altro. Il “senso del futuro”, infatti, è fondamentale x tutte le forme di impegno sociale. Attraverso la condivisione intersoggettiva e l'espansione dialogica cosciente, il bambino acquisisce il potere di attendere, agire, partecipare sempre più direttamente alla vita di comunità. Il senso di appartenenza guida verso ciò che Bourdieu ha definito “habitus”, che ha sede dapprima nel movimento del corpo che esprime compagnia simpatetica. Esso non proviene da una cultura in particolare, ma crea miscele culturali di abitudini, prassi e idee. La coscienza evolve secondo una forma narrativa e di coscienza del tempo futuro. Nei primi mesi di vita il bambino, mplto prima di potersi esprimere attraverso il linguaggio verbale, ha un apprendimento culturale: attraverso le anticipazioni, madre e bambino sono in grado di negoziare dinamicamente esperienze significative nel modo in cui essi le vivono. Partecipare alla condivisione aiuta a creare identità, senso di continuità e stabilità. Attraverso le articolazioni narrative madre e bambino condividono la storia ed evocano la comunità. La forma narrativa contiene insieme la sicurezza di procedere verso una rassicurante conclusione e una tensione conferita dal suo senso del tempo. Il contrasto derivante dagli elementi di sicurezza e tensione costituiscono la forza cruciale che stimola lo sviluppo cognitivo infantile. Questi elementi complementari devono essere mantenuti in un giusto equilibrio da momento a momento come lo rivelano le interazioni. Perché il suono e il movimento siano espressivi è necessario possedere un senso futuro che li metta in movimento attraverso l’anticipazione della loro destinazione. Il senso del futuro richiede fiducia o stima interiore nella motivazione. Questo senso di fiducia è probabilmente innato, ma deve essere sostenuto da una vitale e sensibile interazione con gli altri. Il senso del futuro potrebbe perdere direzione se non si è provvisti di opportunità che sollecitino lo sviluppo delle sue abilità naturali. Gli immigrati spesso sperimentano temporanea confusione e stress dovuti alla discrepanza fra le personali rappresentazioni interiori della loro identità e cultura e le nuove realtà culturali in cui essi sono emigrati. La maggior parte di essi sono rapidamente in grado di adattare i loro modi di essere e pensare così da essere “sintonizzati” con il nuovo contesto culturale; ma x altri questo processo è rallentato. Diversi studi hanno messo in luce la connessione fra il senso materno di “essere a casa” o di appartenere o il senso di fiducia con la sua abilità di condividere e negoziare significativamente e coerentemente l'esperienza con il proprio bambino. Una visione di consapevolezza come comunità della mente: quando una madre ha smarrito il senso di avere un posto nel mondo, il suo senso del futuro diviene confuso e fragile e la sua abilità di condividere significati intersoggettivi è a rischio. La comunità nella mente si sviluppa sin dalla nascita attraverso una fiera e fiduciosa comunicazione musicale. Chi manca del senso di comunità nella mente, manca anche di fiducia e orgoglio in se stesso e soffre dell'inabilità di costruire e mantenere una coerente e condivisibile visione narrativa del mondo. LE RAPPRESENTAZIONI SOCIALI DELLA MUSICA NEI NIDI D’INFANZIA (Pileri, Addessi) Indagine sui saperi musicali dell’educatrice importanti perché l’educazione musicale ha un ruolo educativo particolarmente importante poiché concorre alla formazione globale della personalità. in atelier. È stato proposto un solo materiale, x volta, x permettere ai bambini una buona conoscenza e un’interazione differenziata con il materiale, favorendo così le diverse condotte sonore. Materiali: alluminio, plastica e cartone. Gli incontri si sono svolti dalle 10.15 alle 11.00 e sono stati scanditi tutti dalle stesse routine, ovvero: • Iniziale : caratterizzato dallo spostamento dei bambini davanti all’atelier (chiuso) e dall’attesa davanti a esso x ricordare a ogni bambino la presenza di uno spazio magico; • Esplorativa: lasciando liberi i bambini di esplorare e manipolare i diversi oggetti allestisti, sostenendo e valorizzando le diverse condotte sonore; • Conclusiva: spostamento davanti all’atelier x lasciare traccia dell’esperienza e x esternare il proprio vissuto su carta. I bambini sono attratti da qualsiasi cosa che faccia rumore o suono e sono anche molto bravi ad ascoltare e a creare musica. Il ripetere delle diverse condotte, favorisce nei bambini una memorizzazione dei diversi suoni e la variazione di essi che gli permette di arricchire la loro esperienza musicale. MEMORIA IN GIOCO: IL RUOLO DELL’ADULTO NELL’ESPERIENZA MUSICALE DEI BAMBINI L’aspetto sonoro dell’esperienza prenatale e postnatale incide sui vari aspetti dello sviluppo. Gli studi di Feijoo dimostrano che già a partire dalla fase prenatale si costruisca una memoria del suono, nelle sue componenti del ritmo e dell’altezza, ma anche della sequenza, della correlazione di suoni e della melodia. X la realizzazione di questo progetto è stata posta l'attenzione sulla possibilità di costruire contesti e attività nelle quali i bambini potessero ritrovare elementi di vissuti precedenti. Il progetto è nato come integrazione di quello già avviato dal nido “G.B Martini” sulla narrazione sonora delle avventure della marionetta Bum. L’attività è stata divisa in due parti: 1. nella prima è stato predisposto un contesto di sperimentazione libera e sono stati messi a disposizione dei bambini alcuni oggetti utilizzati nel progetto “G.B Martini”; 2. nella seconda, con un piccolo gruppo di bambini, si è provato a costruire un dialogo aperto x ricordare l’esperienza vissuta. L’obiettivo fondamentale era quello di stimolare i bambini alla produzione di esperienze che dessero la possibilità di rivedere il vissuto, rielaborarlo, attribuirne senso e sedimentare i ricordi che contribuiscono alla costruzione del sé. Restuccia Saitta afferma che i bambini devono essere educati a ricomporre i ricordi: sollecitare i bambini alla narrazione del sé, e delle proprie emozioni, significa spingerli alla elaborazione dei loro paesaggi mentali x creare racconti unificanti di sé separati x selezionare dettagli emozionanti e significativi della propria vita, attraverso un’organizzazione che dà ordine, senso, interpretazione dei piccoli scampoli di vita infantile. Raccontarsi significa rileggere i vissuti x conservarli più chiari, significa collegare i “pezzetti” del proprio passato x ricreare il proprio passato. La sezione è stata suddivisa in 4 gruppi di 6 bambini ciascuno, secondo l'età e il temperamento. Lo spazio della sezione è stata allestito con materassini e sopra di essi alcuni degli oggetti utilizzati precedentemente, in un numero sufficiente x tutti. Una volta esaurito l'interesse esplorativo, la tirocinante prova a costruire un dialogo con i bambini attraverso il libro da lei creato (una sorta di documentazione non organizzata a supporto di un momento di condivisione con i bambini, x ripensare all'esperienza e far emergere alcuni aspetti del loro vissuto). Materiali: bottiglie di plastica vuote, bottiglie piene di acqua e riso, coperchi di barattoli incollati, carta crespa, vari tipi di carta, bastoncini di legno, carta da imballaggio. Concludendo, la memoria e la possibilità di riproporre le attività musicali, come sorta di documentazione autonoma dei bambini, sono parti importanti del processo di sviluppo musicale e bisogna prenderle in considerazione, alla stessa stregua delle fasi di allestimento e realizzazione, in quanto parti determinanti nella comprensione dell'evento sonoro. L’INTEGRAZIONE SOCIALE ATTRAVERSO LA COMUNICAZIONE SONORO-MUSICALE: UN PERCORSO DI MUSICOTERAPIA CON BAMBINI DI 3 ANNI La musicoterapia può costituire un intervento appropriato in particolar modo nei casi in cui il bambino non possa utilizzare il linguaggio verbale sia a causa di deficit sia a causa di difficoltà relazionali. Il progetto è volto all’integrazione sociale di un bambino di tre anni con tratti autistici. L’obiettivo generale del lavoro del professionista della musicoterapia è quello di favorire l’integrazione spaziale, temporale e sociale dell’individuo. Tale obiettivo viene perseguito tramite un utilizzo relazionale del canale di comunicazione non verbale e sonoro-musicale a un livello affettivo, evocativo e di senso. Il musicoterapista mette in atto sintonizzazioni affettive attraverso le quali condivide le emozioni del paziente. Il legame tra processo creativo e terapia risiede nell’opportunità che l’esperienza artistica offre agli individui di regolazione delle emozioni. Attraverso l’intervento musicoterapico, è possibile offrire al paziente l’opportunità di sperimentarsi in maniera attiva in un’area intermedia nella quale i significati non sono precostituiti ma si organizzano proprio grazie all’utilizzo di uno specifico mezzo espressivo condiviso con il terapista. A tal proposito, Klein e Winnicott misero in evidenza che la funzione del processo creativo poteva essere collegata ,in ambito clinico, alla possibilità di elaborare le emozioni conseguenti alla perdita dell’oggetto d’amore e di pervenire a una progressiva interiorizzazione dell’oggetto stesso. Il progetto prevedeva 7 incontri da svolgere con un gruppo di sette bambini di 3 anni nel quale era inserito il bambino con tratti autistici. Il percorso è stato pensato allo scopo di favorire il percorso di integrazione del bambino nel gruppo classe durante il periodo dell’inserimento. Gli strumenti utilizzati comprendevano strumenti a percussione, a scuotimento e strumenti melodici. La scelta di tali strumenti è stata dettata dall'esigenza di offrire ai bambini strumenti differenti x modalità di produzione del suono, x caratteristiche timbriche, x forme e grandezza degli strumenti stessi. L’obiettivo principale delle attività riguardava l’integrazione sociale del bambino autistico ma anche di offrire, durante gli incontri,una cornice spazio-temporale nella quale ricostruire un senso di continuità e di integrazione a livello sensoriale, motorio e affettivo-emotivo. Le attività proposte hanno riguardato: • l’ascolto di sé e dell’altro; • dal silenzio al suono e dai suoni di bassa intensità a quelli di alta intensità, dalla pulsazione lenta a quella veloce; • l’esplorazione di semplici strumenti musicali; • l’apprendimento e l’esecuzione di canzoni come occasioni x riconoscere precisi momenti all’interno degli incontri e x favorire un’esperienza di continuità fra gli incontri stessi. Il principale strumento di verifica dell’andamento del percorso è stata l’osservazione partecipe, che non considera solo un piano propriamente descrittivo ma anche l'osservazione della relazione osservatore-osservato e delle emozioni ad essa connesse. Gli incontri hanno preso l’avvio dall’esplorazione delle possibilità sonore di semplici strumenti musicali, della voce e del corpo x poi giungere a incoraggiare i bambini a utilizzare questi canali espressivi x ascoltare, comunicare nel gruppo e quindi interagire e rapportarsi con la diversità dell’altro. a) RICERCA-AZIONE: LA DIMENSIONE SONORO-MUSICALE NEI MOMENTI DI ROUTINE QUOTIDIANA (Addessi) I protocolli si basano su 3 assunti derivati dagli studi sull’infanzia e sulla musicalità infantile: • l’importanza che nella vita del bambino assumono le routine quotidiane come organizzatori del tempo; • l’individuazione del principio di ripetizione/variazione come prima esperienza di strutturazione del tempo e di formazione dell’”involucro del sé” nel bambino; • il valore dato all’esperienza del ritmo come fondamento della musicalità comunicativa tra madre e bambino. Gli obiettivi principali del progetto sulle routine sono quelli di documentare e descrivere la dimensione sonora e delle condotte sonoro-musicali dei bambini nelle routine quotidiane, analizzare le funzioni della dimensione sonora nello sviluppo del bambino e il ruolo dell’adulto e dell’educatore. I protocolli si basano sull’osservazione di videoregistrazioni effettuate in contesti spontanei e quindi sull’elaborazione di griglie di osservazione, check-list e microanalisi di brevi frammenti particolarmente significativi. L’analisi dei dati videoregistrati è effettuata prima attraverso una descrizione generale dei materiali raccolti; in seguito, i frammenti particolarmente significativi sono sottoposti a un’analisi più fine secondo le seguenti categorie di osservazione: - Descrizione generale: spazi, soggetti, materiali, durate; - Microanalisi di frammenti video, check-list, griglie di osservazione: • interazione adulti/bambino, tra pari; • ripetizione/variazione, anticipazione, sintonizzazione; • turn-turning, role-taking; • rispecchiamento, modelling, scaffolding. - La voce: lallazioni, giochi di esercizio, babbling, proto-narratività. - Dall’oggetto materiale all’oggetto sonoro: condotte di ascolto: dalle proprie produzioni, dalle produzioni dell'adulto, dalle produzioni dei pari. - Condotte esplorativo/compositive: ripetizione, variazione, contrasto, alternanza, sequenza. - Analisi dei parametri musicali delle condotte sonoro-musicali osservate: sistema delle durate, sistema delle sonorità, sistema delle altezze, sistema della forma. Le routine prese in esame sono: il cambio, l’addormentamento, il pranzo e il gioco libero. I dati raccolti documentano un'ampia varietà di condotte sonoro-musicali messe in atto dai bambini nelle loro routine quotidiane e dimostrano come la dimensione sonora e musicale rappresenti un fattore di segmentazione dello scorrere della vita quotidiana dei bambini, dando ritmo alle loro esperienze e contribuendo in tal modo a costruire una dimensione temporale del vissuto. SCARABOCCHI VOCALI: L’INTERAZIONE VOCALE NELLA RELAZIONE GENITORE/BAMBINO AL MOMENTO DEL CAMBIO Viene osservata l’interazione vocale tra un bambino di 9 mesi, la madre e il padre, durante il momento del cambio. Il protocollo sperimentale era focalizzato sull’interazione vocale diadica e su quella triadica. Il protocollo ha previsto 2 videoregistrazioni giornaliere, una al mattino e una alla sera, durante il momento del cambio, x una durata di 2 settimane. In un secondo momento sono stati osservati e analizzati i contenuti. Il feto, grazie all'attività uditiva in funzione già dal quinto mese di gravidanza, è in grado di stabilire i suoi primi rapporti con il mondo fisico e umano che lo circonda. Nella vita intrauterina egli sente i rumori provenienti dal corpo della madre e quelli dell’ambiente, in particolare la voce materna sia dall’interno che dall’esterno, che riconoscerà subito dopo la nascita. Successivamente il bambino È stata svolta un’analisi di tipo cronologico. Video: La bambina usa soprattutto il corpo x produrre suoni. C’è un buon livello di sintonizzazione madre/bambina. La bambina spesso non risponde alla madre vocalizzando, ma la madre ripete alcune parole variandole creando piacere nella bambina. La madre considera la bambina un soggetto attivo che comprende. È presente la ripetizione/variazione tra madre e bambina. E' necessario che nasca negli adulti un'attenta capacità di osservazione e valorizzazione delle condotte sonore dei bambini e l'assunzione consapevole del ruolo di stimolo all'esplorazione e all'invenzione sonora. IL LINGUAGGIO SONORO PRIVATO DEL BAMBINO Imberty afferma che la narratività è il modo attraverso il quale il sé si struttura nel tempo organizzato. Fin dalle prime settimane di vita, il bambino comincia a mostrare l'abilità di anticipare alcuni eventi, imparando a strutturare le proprie esperienze all'interno di una temporalità e pulsazione vitali. Tali elementi si ritrovano nelle interazioni vocali che il bambino stabilisce con gli adulti e con gli altri bambini e danno luogo, ben prima dell'apparizione del linguaggio verbale, a forme proto-narrative caratterizzate da particolari profili intonativi e ritmici. La bambina (Amanda, 22 mesi) è stata ripresa durante momenti di gioco libero in casa, x 3 settimane consecutive, in 3 giorni della settimana. Le videoregistrazioni sono state effettuate di pomeriggio poco dopo il risveglio e duravano circa mezz’ora. Il sistema utilizzato si basa sull’analisi delle videoregistrazioni che hanno permesso la rilevazione e l’interpretazione dei dati sulla base di una griglia di osservazione. Video: La bambina finge di parlare al telefono: imita la madre al telefono, la risata è molto simile a quella della madre x l’intonazione e articolazione e anche x i gesti del corpo. Un aspetto importante che ritroviamo nella narrazione è la prosodia (alzare e abbassare la voce quando si parla). La tirocinante è stata un osservatore partecipante. E' importante creare un ambiente stimolante nel quale il bambino ha la libertà di sperimentare la propria vocalità. Il compito dell'adulto è quello di mettere a disposizione dei bambini le proprie competenze x condividere e promuovere dall'interno i processi musicali che sono anche affettivi, cognitivi e interazionali. INFANZIE MUSICALI IN BRASILE Spesso in luoghi o in famiglie disagiate i bambini sono considerati “adulti in miniatura”: sono costretti a lavorare; a badare, sin da giovanissimi, ai loro fratelli più piccoli; lasciati vagabondare x le strade dei grandi centri urbani. Come ci si può aspettare, differenze di credo religioso, di ricchezza, di genere e di etnia, hanno avuto un ruolo significativo nell'evoluzione dei repertori e delle pratiche musicali dei nostri bambini. La storia dell'educazione musicale in Brasile evidenzia come, nei secoli, solo una minima percentuale di bambini abbia avuto l'opportunità di imparare la musica in modo formale. Attualmente, la maggior parte dei bambini brasiliani impara la musica nella propria comunità. Come succede in altre parti del mondo, le mamme brasiliane e gli adulti di riferimento hanno sempre cantato x i loro figli e bambini, come pure i bambini e gli adolescenti hanno sempre fatto giochi basati sulla musica, ascoltato musica e si sono espressi attraverso canzoni e danze. Risulta quasi impossibile risalire agli svariati stili e generi musicali ai quali sono stati esposti i bambini brasiliani nel tempo, in diverse sottoculture del paese; questo è causato dal fatto che non è possibile parlare di una cultura brasiliana unitaria. In Brasile, infatti, sono mescolate le varie culture autoctone che compongono la popolazione del paese. Le varie “infanzie musicali” dei bambini brasiliani sono molto differenziate in base alla religione, allo stile di vita, alla cultura locale, all'ideologia politica e all'impatto dei media. Dall’arrivo degli europei la religione principale è diventata il Cristianesimo, ma vi sono altre credenze, rituali e pratiche religiose: questi diversi credo hanno comunque influenzato la musica. Le pratiche musicali dei bambini sono influenzate in modo significativo dalla combinazione dello stile di vita e dalle diverse culture locali che si possono trovare nelle varie zone del paese. Alcune differenze si possono riscontrare nei repertori dei bambini che vivono nelle aree rurali e nei centri urbani: queste differenze diventano più complesse quando è implicato l'accesso ai mezzi tecnologici e ai mass media. In conclusione, possiamo dire che il “tradizionale” e il “nuovo” convivono in Brasile e sono parte integrante dell'immenso mosaico delle musiche brasiliane che permea la vita quotidiana dei bimbi brasiliani. DAL CIANGOTTIO AL BABBLING. STUDI E RICERCHE SULLA VOCALITA' INFANTILE NELL'INTERAZIONE FRA PARI Quasi la totalità delle ricerche che verranno qui presentate provengono dall'ambito della psicologia evolutiva, la quale ha analizzato le interazioni fra bambini piccoli avendo 2 grandi obiettivi: – studiare la nascita e lo sviluppo delle competenze sociali dei bambini; – descrivere le fasi dell'acquisizione del linguaggio. Tra le prime ricerche vi è lo studio di Bridges: osservò x 3 mesi consecutivi 62 bambini ricoverati in un ospedale in Canada. L'autrice ha indicato, messe x mese, le produzioni sonore dei piccoli pazienti sottolineando: • le vocalizzazioni e il “ciangottio nonsense” hanno una funzione sociale sociale dopo gli 8 mesi; • il nono mese rappresenta una tappa importante: appaiono le prime imitazioni sonore tra bambini, chiamate “babbling imitativo”. Tra gli anni 40 e gli anni 70, la maggior parte delle ricerche in campo psicologico si occupavano di: teorie sulla deprivazione associata al periodo bellico, studi sull'interazione medre e bambino in situazioni di disagio economico; negli anni 50 e 60 sulle condizioni dell'infanzia durante il baby boom. Le ricerche alla fine degli anni 70 hanno dimostrato come i bambini durante il secondo anno di età abbiano già le competenze sociali, una forma di interazione molto simile al pattern che caratterizza la conversazione fra adulti e come queste interazioni non siano accidentali ma ricercate dai bambini stessi. Negli anni 80 si focalizza l'attenzione sulle influenze che alcune variabili, quali il ruolo dei giocattoli o il genere possono avere sulle interazioni. Le ricerche condotte in questi ultimi anni, sottolineano il ruolo della voce materna nel favorire lo sviluppo della vocalità infantile e di come questa interazione sia estremamente positiva x il bambino. Newson afferma che le proto-conversazioni e lo sviluppo vocale del bambino nel primo anno di vita sono il risultato della funzione di “scaffolding” dell'adulto nei confronti del bambino: è quindi l'adulto che organizza e influenza i comportamenti comunicativi del bambino. Diventa perciò interessante analizzare le interazioni fra pari, in cui la funzione di scaffolding non è presente. Gli studi di Selby e Bradley, sottolineano come uno stesso comportamento possa avere differenti significati a seconda delle differenti situazioni comunicative; diventa perciò importante x gli autori, un'analisi specifica di ogni singolo gruppo di bambini. Quindi Selby e Bradley hanno osservato triadi di bambini di 9 mesi all'interno di un contesto di laboratorio. L'analisi di tipo qualitativo ha sottolineato come: – i bambini piccoli utilizzino il corpo, gesti, sguardo e vocalizzi x interagire con gli altri e sono attenti a decodificare i messaggi degli altri; – il bambino può essere: 1. pronto x giocare; 2. rilassato senza bisogni; 3. preso da richieste proprie e dei compagni; 4. perplesso. Il numero degli scambi vocali e dei gesti prodotti dipende, in parte, da queste 4 situazioni di partenza; – essere all'interno di un gruppo è più della semplice somma di interazioni di coppia; – la comunicazione tra pari rappresenta un'ottima via x comprendere l'esistenza di significati condivisi utili ai bambini x l'acquisizione del linguaggio. Una recente ricerca di Malloch è stata fatta sulle differenze di genere nell'interazione di gruppo fra pari. La ricerca è stata condotta con 12 bambini di 8 mesi circa, suddivisi in 4 gruppi (solo maschi; solo femmine; gruppo misto con predominanza di maschi; gruppo misto con predominanza di femmine). I risultati hanno evidenziato: • non sono presenti differenze significative, fra maschi e femmine, nel numero totale delle vocalizzazioni e degli sguardi; • da parte di tutti il rispetto dei turni tra un vocalizzo e l'altro; • i maschi osservano i compagni x auto-regolarsi emotivamente, mentre le femmine sono più attive e socievoli. La ricerca di Camaioni, condotta con bambini di 10-24 mesi in interazione con la madre, suggerisce come questo periodo di età segni il passaggio da una comunicazione attraverso segni convenzionali a una comunicazione simbolica compresa anche da soggetti esterni alla diade o al gruppo. Le prime ricerche si sono svolte principalmente in ospedali o in contesti istituzionali in cui i bambini venivano ricoverati. Dagli anni '70 in poi, la ricerca ha proseguito il suo viaggio su 2 binari paralleli: 1. gli studi in laboratorio; 2. le ricerche sull'interazione madre-bambino svolte sia in contesti controllati come i laboratori, ma anche in contesti “naturalistici” come la casa e i centri x la prima infanzia. Soltanto negli ultimi anni la ricerca si è orientata verso un'osservazione etologica scegliendo come contesti i nidi e i centri dell'infanzia dove i bambini trascorrono, quotidianamente, parte della loro giornata. Un esempio di questo ambito è il progetto “One to One” di Susan Young. In contrapposizione, abbiamo le ricerche svolte dal gruppo di ricerca-azione coordinato da Addessi sull'osservazione delle condotte sonoro-musicali nei momenti di routine quotidiana, che rappresentano un valido e ampio esempio di osservazioni di condotte sonore spontanee di bambini in contesti familiari e di nido. Uno dei punti di forza di questo gruppo è il metodo basato sulle microanalisi di brevi frammenti video nei quali vengono osservati e descritti cambiamenti ed evoluzioni di aspetti prettamente musicali. LO SCAFFALE DELL'INSEGNANTE Nel suo articolo, Fiorella Cappelli mira a delineare il profilo del musicista educatore, una figura professionale considerata nuova, in relazione alle sue funzioni nei contesti in cui opera, quindi educativi, sociali e socio-sanitari. Partendo dalla certezza che x ottenere una professionalità riconoscibile, sia necessaria una solida preparazione teorica e pratica, si riconosce la fondamentale importanza che un ampio spazio nel curriculum formativo del futuro musicista educatore, sia dedicato alla preparazione sugli aspetti pragmatici della professione (il saper fare), aspetto spesso tralasciato dal nostro sistema formativo. A questo si unisce, e in parte ne deriva, il fatto che l'attività educativa debba essere sostenuta da una costante attività di ricerca. La musica, possibilmente in forma ludica, deve essere necessariamente pensata come un valore
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