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Le Colonie Americane: Origini, Popolazione e Sviluppo, Appunti di Storia

La nascita e lo sviluppo delle colonie americane, abitate principalmente da popolazioni inglesi e europee continentali. Dal 1770, le colonie contavano 2 milioni di abitanti, ma non erano una semplice replica della madrepatria inglese. La seconda metà del XVII secolo vide l'emergere di un senso di distanza tra gli inglesi d'America e la lontana Inghilterra. Le prime insediamenti inglesi in America risalgono ai primi decenni del Seicento, con la fondazione della Virginia nel 1607. Nel XVII secolo, i Padri Pellegrini, perseguitati in patria per la loro adesione al calvinismo, decisero di emigrare nel Nuovo Mondo e fondarono la colonia di Plymouth nel 1620. la vita quotidiana nelle colonie, le differenze tra le colonie settentrionali e meridionali, e le tensioni crescenti tra le colonie e la madrepatria inglese, culminate nella Rivoluzione Americana.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 14/04/2022

aariaannaa1234
aariaannaa1234 🇮🇹

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Scarica Le Colonie Americane: Origini, Popolazione e Sviluppo e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! RIVOLUZIONE AMERICANA Tanti sono i film che ruotano intorno alle vicende della rivoluzione americana e sulla dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America. Tra i tanti ricordiamo Independence Day; Il patriota; Gloria, Revolution; 1776; La Fayette, una spada per due; I rivoltosi di Boston. Tutti questi film affrontano il tema della nascita della potenza mondiale per eccellenza. Ma cosa è e come nasce la rivolta? Partiamo dalle origini. Il mondo delle colonie americane era abitato in maggioranza da una popolazione inglese per nascita o per discendenza, nonostante vi fossero insediati anche i gruppi provenienti dall'Europa continentale; nel 1770 vantava 2 milioni di abitanti contro il tre volti tanti della madrepatria E tuttavia il mondo americano non rappresentava una pura e semplice replica di quello inglese. Con l'Inghilterra i coloni condividevano la lingua, la tradizione religiosa e di pensiero, gran parte delle leggi, ma avevano sviluppato una società dotata di caratteristiche proprie. Nella seconda metà del 700 gli inglesi d'America si sentivano sempre meno rappresentati dalla lontana madrepatria. Infine ruppero gli indugi: cambiarono nome, cessando di essere sudditi britannici, e si dichiararono americani indipendenti. Cominciarono quindi a costruire un paese completamente nuovo: grazie alla loro rivoluzione per la prima volta nell'età moderna la democrazia si fece realtà. I primi insediamenti inglesi nell'America settentrionale vennero fondati nei primi decenni del Seicento. La prima colonia inglese in America fu la Virginia, fondata all'inizio del secolo in onore di Elisabetta I. All'inizio del diciassettesimo secolo, i Padri Pellegrini, perseguitati in patria per la loro adesione ad un cristianesimo rigorosamente calvinista, decisero di abbandonare l'Inghilterra e andare nel Nuovo Mondo, l'attuale America del Nord: nel 1620, 102 pionieri si imbarcarono sulla Mayflower e arrivarono sulle coste americane dopo un duro viaggio attraverso l'oceano Atlantico; durante il viaggio molti si ammalarono e alcuni morirono. Quando arrivarono, con l'inverno ormai alle porte, si trovarono di fronte a un territorio selvatico e inospitale, fino ad allora abitato solo da nativi americani. I Pellegrini avevano portato dall'Inghilterra dei semi di vari prodotti che si coltivavano in patria e li seminarono nella terra dei nuovi territori. Per la natura del terreno e per il clima, la semina non produsse i frutti necessari al sostentamento della popolazione, per cui quasi la metà di loro non sopravvisse al rigido inverno. Questa situazione rischiava di riproporsi anche l'anno successivo se non fossero intervenuti i nativi americani, che indicarono ai nuovi arrivati quali prodotti coltivare e quali animali allevare, nella fattispecie il granoturco e i tacchini. Dopo il duro lavoro degli inizi, i Pellegrini indissero un giorno di ringraziamento a Dio per l'abbondanza ricevuta e per celebrare il successo del primo raccolto. I coloni invitarono alla festa anche gli indigeni, grazie ai quali avevano potuto superare le iniziali difficoltà di adattamento ai nuovi territori, gettando le basi per un futuro prospero e ricco di ambiziosi traguardi. Nel menù di quel primo Ringraziamento americano ci furono pietanze che divennero tradizione per le feste — in particolare il tacchino e la zucca — insieme con altre carni bianche, carne di cervo, ostriche, molluschi, pesci, torte di cereali, frutta secca, noccioline e caramelle, alimenti ancora oggi tipici del pranzo del Ringraziamento, che si tiene sempre il quarto giovedì del mese di novembre. Gli inglesi approdavano nelle nuove terre in ordine sparso e a titolo privato, senza fruire, cioè, dell'appoggio ufficiale dell'Esercito e della marina britannici. Erano organizzati in compagnie, ciascuna delle quali era munita di un privilegio accordato dal sovrano, vale a dire dell'autorizzazione a effettuare un insediamento in un'area determinata. In alcuni casi il re attribuiva il privilegio direttamente a una singola persona, che diveniva in tal modo il proprietario della colonia. Intorno alla metà del Settecento avevano così preso forma lungo la costa atlantica o nella sua immediata prossimità tredici colonie, ciascuna cresciuta cacciando verso l'interno gli abitanti originari del paese, i cosiddetti pellerossa. La maggior parte degli inglesi approdati in America apparteneva a gruppi religiosi minoritari e dissidenti, oppure agli strati subalterni della società, gente umile che nella Patria d'origine era relegata ai margini della società e che aveva ben poco da perdere. Non c'erano, tra gli emigrati, esponenti dell'aristocrazia di sangue, e accadde così che nel mondo delle colonie prendessero forma comunità relativamente poco differenziate sotto il profilo sociale. Gli immensi territori nordamericani risultavano divisi, dopo la Guerra dei Sette, tra colonie inglesi, vicereami spagnoli, e alcune limitatissime zone canadesi ancora in mano ai francesi. A fissare i confini delle tredici colonie, nucleo originario degli Stati Uniti, fu un proclama, incluso negli accordi della Pace di Parigi del 1763. Le colonie del Nord (new hampshire, Massachusetts, Rhode Island e Connecticut), sortenella prima metà del 600, quella del centro (New York, Pennsylvania, New Jersey) e quelle del sud (Dalaware, Maryland, Virginia carolina Del Nord, Carolina del sud e Georgia) differivano sia dal punto di vista economico-sociale sia da quello religioso. Nelle colonie centro-settentrionali gli insediamenti erano composti soprattutto da Agricoltori proprietari di piccole porzioni di terra, artigiani, mercanti, professionisti, pescatori: un mondo improntato a una grande semplicità di costumi, puritano sotto il profilo religioso e altamente alfabetizzato. Differente invece era la situazione delle colonie del Sud. Qui lo sfruttamento del suolo si effettuava attraverso il sistema della grande piantagione (di tabacco, di riso di colorante Indaco, di cotone) che richiedeva l'Impiego di cospicui capitali. Esso veniva gestito da un ceto di proprietari medi e grandi, che faceva largamente ricorso al lavoro degli schiavi neri, importati direttamente dall'Africa o dei Caraibi, oltre che a quello di Bianchi approdati oltreoceano come servi a contratto, vincolati a lavorare per almeno 4 anni alle dipendenze Act il quale stabiliva l'autorità di emanare leggi di qualsiasi sorta e su qualsiasi questione ("in all cases whatsoever") per governare le colonie e il popolo americano. I coloni, dal canto loro, cominciarono a sabotare lo smercio dei prodotti inglesi. Tra il 1769 e il 1770 l’esportazione della produzione britannica oltreoceano si ridusse di ben due terzi. Nel 1770 un violento scontro di piazza a Boston, nel Massachusetts, culminò nell'uccisione di 5 coloni da parte delle truppe inglesi. Questo episodio è passato alla storia come massacro di Boston. Per attenuare la tensione, salita ormai a livelli incontrollabili, Londra decise di abolire tutti i dazi sulle importazioni delle merci in America, con l'eccezione di quello sul te. Tre anni la situazione parve tranquillizzarsi, ma nel 1773 si verificò l'episodio che diede il via all’Insurrezione generale delle colonie. Per salvare dalla bancarotta La Compagnia delle Indie orientali, uno dei colossi del Commercio inglese, il Parlamento di Londra, d'accordo con la Corona, attribuì a essa il monopolio dell'esportazione del tè proveniente dalla Cina oltreoceano, senza l'obbligo di pagare tasse o dazi di alcun tipo al Regno Unito. Ciò permise alla compagnia di vendere il tè a metà del prezzo precedente e anche più economicamente di quello venduto in Inghilterra permettendole di contrastare anche le offerte dei mercanti e dei contrabbandieri delle colonie, provocando l'irritazione degli ambienti mercantili americani. A questo punto un gruppo di coloni ideò una forma spettacolare di protesta. Un gruppo di giovani nordamericani, appartenenti al gruppo patriottico Sons of Liberty, si travestì da Mohawk, popolo di native americani, e si imbarcò a bordo delle navi del Regno Unito ancorate nel porto di Boston e ne gettarono in mare il carico di te. L'episodio è passato alla storia con il nome Boston Tea Party. Gli inglesi risposero alla provocazione adottando nuove misure restrittive e autoritarie nei confronti dei coloni, ma questi ultimi replicarono esautorando i funzionari britannici e trasformando le assemblee rappresentative di ogni Colonia in veri e propri corpi legislativi, nei quali dichiararono di riconoscere la sola legittima fonte di autorità. Nel 1774 fu convocato a Filadelfia, presso la Carpenters' Hall, il primo congresso continentale americano, al quale pervennero 56 membri da tutte le colonie ad eccezione della provincia della Georgia, che non inviò alcun delegato. In quella sede ebbero modo di mettersi in mostra e di imporsi come leader coloro che erano destinati a diventare i padri fondatori della nuova nazione: Thomas Jefferson, James Wilson e John Adams. Jefferson è stato il 3º presidente degli Stati Uniti d'America dal 1801 al 1809 il suo volto è ritratto sul monte Rushmore, nel Dakota del Sud, accanto a quelli di George Washington, Abraham Lincoln e Theodore Roosevelt. È colui che presentò la bozza della Dichiarazione di Indipendenza. Fu un delegato della Virginia. Wilson è stato un giurista e politico statunitense e fu tra i firmatari sia della dichiarazione di indipendenza che della Costituzione. Fu uno dei primi sei giudici della Corte suprema nominati da George Washington. Fu delegato della Pennsylvania. Adams è stato il secondo presidente degli Stati Uniti d'America (1797-1801) e primo vicepresidente (1789-1797). Fu il primo presidente a vivere alla Casa Bianca. Fu il delegato del Massachusetts al primo e al secondo Congresso continentale: qui fu uno dei più accesi sostenitori della secessione e dell'indipendenza delle colonie dall'Inghilterra e tra i promotori dell'affidamento del comando in capo del neo-costituito esercito rivoluzionario al virginiano George Washington. Adams fece inoltre parte del comitato di redazione che preparò la Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America. Inizialmente il congresso, che espresse le sue idee in una petizione rivolta al re, non mirò a promuovere il totale distacco tra colonie e madrepatria, ma, semmai, a svincolare le prime dalla pretese del parlamento di Londra. Da questo momento le colonie e l'Inghilterra avrebbero dovuto essere considerate come comunità politiche coordinate, soggette allo stesso sovrano, ma dotate di organi legislativi separati e autonomi. Le colonie ribadiscono dunque la loro fedeltà alla Corona, ma, al tempo stesso, chiedevano l'emancipazione amministrativa e fiscale dal Parlamento inglese e dalle tasse che questo pretendeva di esigere in America. Quando furono posti dinanzi alle richieste di sostanziale autonomia del congresso americano, temendo di perdere ogni autorità sui domini coloniali, il re Giorgio III e il Parlamento inglese fecero fronte comune e rifiutarono ogni concessione. Nel 1774 alcune colonie vennero ufficialmente dichiarate in stato di ribellione; contemporaneamente fu dato il via all'allestimento dell'esercito che avrebbe dovuto riportarli all'obbedienza. Anche il congresso americano nel 1775 iniziò a mettere insieme un esercito di volontari e ne affidò il comando ha George Washington, un ricco proprietario di piantagioni, originario della Virginia, che già durante la guerra dei sette anni aveva dato prova di grandi capacità militari. Washington è divenuto in seguito il primo Presidente degli Stati Uniti d'America (1789-1797). È considerato uno dei grandi padri fondatori della nazione, e il suo volto è ritratto sul Monte Rushmore. Ha anche ricoperto la carica di presidente della Convenzione per la Costituzione nel 1787. Inoltre, dà il nome alla capitale degli Stati Uniti. Aveva così iniziò una guerra che si sarebbe conclusa 7 anni più tardi a favore degli insorti, malgrado le truppe schierate sotto la bandiera inglese godessero inizialmente di una schiacciante supremazia numerica. Determinante fu l’ intervento a sostegno degli insorti della Francia, tra le cui truppe si distinse Lafayete, scesa in campo nel 1778, grazie anche alle efficaci pressioni esercitate dal rappresentante americano a Parigi, lo scienziato Benjamin Franklin, e della Spagna, che ne imitò l’esempio un anno più tardi. Benjamin Franklin è stato uno dei cinque membri a redigere la Dichiarazione di Indipendenza . Franklin ha migliorato la vita per gli americani in numerosi modi. Franklin era fondamentale nella fondazione della prima biblioteca pubblica americana, del servizio di vigilanza pubblica, dell'ufficio postale e di numerosi altri sforzi filantropici, oltre che in ambito scientifico. Benjamin Franklin rimane una delle figure più influenti della storia americana. La prima vittoria americana avvenne nel 1777 a Saratoga; seguirono altri successi che culminarono nel 1781 nella battaglia di Yorktown, in Virginia, nella quale gli inglesi furono costretti alla resa. Le clausole della Pace, siglata a Versailles nel 1783, prevedevano il riconoscimento da parte inglese non solo dell'indipendenza delle ex-colonie, ma anche il diritto degli americani di espandersi liberamente negli immensi spazi scarsamente popolati dai pellerossa. Francia e Spagna, in cambio dell'appoggio dato i coloni nella Guerra d'Indipendenza, ripresero parte dei territori che l'Inghilterra aveva sottratto loro vent'anni prima: alcune basi in Africa e nei Caraibi la prima, la Florida è l'isola di Minorca la seconda. Intanto, il 4 luglio 1776, il congresso aveva emanato la dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America, un importante documento che si richiamava ad alcuni fondamentali principi illuministici come l'esistenza dei diritti umani, naturali e inalienabili e la teoria della sovranità popolare. Fu approvata dai rappresentanti delle tredici colonie britanniche del Nord America riuniti al congresso di Filadelfia e venne presentata dal 33enne Thomas Jefferson. Inizia -con la guerra d'indipendenza- il loro cammino verso l'emancipazione. "Quando, nel corso degli umani eventi, diviene necessario per un popolo spezzare i legami politici che lo hanno unito ad un altro, ed assumere, fra le potenze della terra, la posizione distinta e paritaria a cui le leggi della Natura e di Dio gli danno diritto, il giusto rispetto dovuto alle opinioni dell'umanità esige che esso dichiari le ragioni che lo costringono a separarsi. Consideriamo verità evidenti per sé stesse che tutti gli uomini sono creati uguali; che sono stati dotati dal loro Creatore di taluni diritti inalienabili; che, fra questi diritti, vi sono la vita, la libertà e il perseguimento del benessere. Che per garantire questi diritti, vengono istituiti fra gli uomini dei governi che derivano dal consenso dei governati il loro giusto potere. Che ogni qualvolta una forma di governo diviene antagonistica al conseguimento di questi scopi, il popolo ha diritto di modificarla e abolirla, e di creare un governo nuovo, ponendo a base di esso quei principi, e regolando i poteri di esso in quelle forme che offrono la maggiore probabilità di condurre alla sicurezza ed alla felicità del popolo medesimo. La prudenza consiglierà, in fatto, di non cambiare per motivi tenui o
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