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rivoluzione francese e rivoluzione americana, Sintesi del corso di Storia

riassunto rivoluzione americana e francese

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 22/06/2021

gretapicciarelli
gretapicciarelli 🇮🇹

4.4

(17)

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Scarica rivoluzione francese e rivoluzione americana e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! Rivoluzione americana Nel 1764 il governo inglese introdusse il Revenue Act, che consisteva nel divieto per le colonie americane di trafficare con altri paesi all’infuori dell’Inghilterra. Con questa legge le colonie erano molto svantaggiate perché i prodotti delle ben più vicine colonie spagnole erano più economici e più facilmente reperibili. Fu promulgato anche lo  Sugar Act, che imponeva ai coloni di comprare solamente lo zucchero inglese, sul quale era stata posta una nuova tassa. Nel 1765 venne introdotto lo Stamp Act, che consisteva nell’imposta di bollo da pagare per i vari atti pubblici. Nel 1766 venne tolto lo Stamp Act, ma il malcontento generale non calò e iniziarono a sorgere casi di violenza. Il governo inglese rafforzò il potere dei giudici inviati dalla madrepatria e diminuì quello dei giudici locali. Il primo atto violento di ribellione avvenne nel 1773 in seguito al  Tea Act, che stabiliva che i coloni potevano comprare solamente tè inglese. Questo atto mandò in rovina molti mercanti americani del tè. In questo contesto avvenne la prima violenta manifestazione dei coloni americani, nota come Boston Tea Party. Un gruppo di Sons of liberty si travestì da indiani, entrò di notte nelle navi inglesi ancorate al porto di Boston, gettarono quintali di tè in mare e incendiarono le imbarcazioni. Nel 1774 venne istituito a Filadelfia un Congresso  tra i rappresentanti inglesi e quelli delle tredici colonie per trovare un accordo comune. Gli intenti iniziali dei coloni americani erano di rimanere fedeli all’Inghilterra. Nel Congresso si chiese di mandare un’altra petizione a Londra. Però nel 1775, di fronte al nuovo rifiuto inglese, venne convocato un secondo Congresso. Avvenne uno scontro aperto tra le milizie dei coloni e i soldati inglesi. Le milizie inglesi furono messe in fuga dopo una sparatoria. Gli inglesi reagirono duramente e così nel Congresso emerse fortemente il desiderio di rottura con la madrepatria. Il 4 luglio 1776 così venne stilata la Dichiarazione d’indipendenza. In questo documento i coloni espressero che a malincuore dovevano dichiarare l’indipendenza poiché l’Inghilterra non tutelava i diritti inviolabili di ogni uomo. La Dichiarazione d’indipendenza era il primo documento ufficiale in cui erano esposti i diritti inalienabili di tutte le persone che lo stato aveva il dovere di proteggere. La dichiarazione scatenò la guerra e le colonie raccolsero un esercito comune al capo del quale fu posto un ricco latifondista della Virginia,  George Washington, che aveva già combattuto contro i francesi nella Guerra dei sette anni. All’inizio della guerra i mercenari inglesi avevano sempre la meglio sulle truppe coloniali. Il problema degli inglesi era rappresentato dall’estrema estensione dei territori che erano difficili da controllare. I coloni capirono che bisognava dare tempo al nuovo esercito federale di organizzarsi e che fosse necessario evitare le battaglie a campo aperto in cui gli inglesi erano imbattibili. Nel 1777 avvenne la prima vittoria delle truppe coloniali a Saratoga. Nel 1778 francesi, spagnoli e olandesi si schierarono a fianco dei coloni per indebolire il nemico inglese. I francesi furono convinti a partecipare alla guerra dalle parole dell’ambasciatore dei coloni, che era Benjamin Franklin. Con l’ingresso in guerra di altre superpotenze europee, la preoccupazione principale dell’Inghilterra divenne la difesa delle altre colonie come l’India. Nel 1781 avvenne la battaglia decisiva a Yorktown, in cui l’esercito inglese venne sconfitto. La guerra si trascinò per altri due anni e al 1783 si arrivò alla pace di Parigi che sancì l’indipendenza delle tredici colonie americane. Il Canada rimase sotto il controllo anglosassone e vi rimase anche dopo una serie di tentativi di conquista da parte dell’esercito coloniale che non ebbero il risultato sperato. La politica assolutistica portò ad un generale stato di malcontento che attraversò gran parte dell'Europa ma la prima importante sollevazione contro l'assolutismo non si ebbe qui. I primi a rivoltarsi furono i coloni americani soggetti all'autorità della monarchia parlamentare inglese. A metà del '700, le colonie inglesi nella costa atlantica dell'America settentrionale si estendevano lungo la costa per circa 2000 chilometri. I francesi, sebbene presenti in un territorio più esteso, erano in numero nettamente minore. Nonostante l'inferiorità numerica potevano godere di capacità militari superiori, grazie soprattutto all'alleanza con le tribù indiane. Nel 1754, durante gli scontri tra coloni inglesi e francesi sul corso del fiume Ohio per il possesso dei territori, le truppe dell'esercito inglese dovettero intervenire per fronteggiare i francesi in quanto nettamente più forti. Gli scontri tra coloni si trasformarono così in una vera e propria guerra tra Inghilterra e Francia (Guerra dei sette anni) durante la quale la Francia perse dapprima il Québec (1759) e poi il ministro Loménie de Brienne convocarono per il maggio 1789 a Versailles gli Stati Generali, che non erano stati convocati dal 1614. I lavori dell'assemblea resero evidente la nuova forza politica assunta dal Terzo Stato, il quale al fine di dotare la nazione di una carta costituzionale si proclamò Assemblea Nazionale, trasformata (9 luglio) in Assemblea Nazionale Costituente. Il 14 luglio 1789 il popolo di Parigi insorse e s'impadronì della Bastiglia, simbolo dell'assolutismo regio, dando vita quindi alla  Rivoluzione francese. Luigi XVI si recò a Parigi, dove riconobbe la sovranità del popolo e l'esistenza  della Guardia Nazionale, formata da borghesi e comandata da Lafayette. Alla rivoluzione del Terzo Stato nelle città per ottenere i privilegi politici, si unì impetuosa la rivolta contadina. Sotto la spinta degli avvenimenti, l'Assemblea Nazionale soppresse (4 agosto) i privilegi feudali dell'antico regime ed il 26 agosto fu votata la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino. Al rifiuto del re di sanzionare il decreto, il popolo parigino marciò su Versailles costringendo il re a tornare a Parigi con l'Assemblea Nazionale Costituente (5-6 ottobre 1789), i cui lavori furono sempre più influenzati dal club degli amici dell'89, portavoce della grande borghesia. La  Costituente sancì la separazione dei poteri, affidando il potere legislativo all'Assemblea Legislativa, il potere giudiziario ai giudici e quello esecutivo al re e ai suoi ministri. Il 12 luglio 1790 fu votata la Costituzione civile del clero, che sopprimeva gli ordini religiosi e introduceva il principio elettivo nella nomina dei parroci e dei vescovi. Si faceva strada, intanto, il malcontento dei ceti popolari (i sanculotti), che riteneva di non aver avuto alcun vantaggio dalla  Rivoluzione francese. La fuga di Luigi XVI, arrestato a Varennes (20 giugno 1791), portò un colpo decisivo al prestigio della monarchia. Il 30 settembre 1791 l'Assemblea Costituente si sciolse per lasciare il posto all'Assemblea Legislativa Le elezioni per la sua formazione portarono alla ribalta una forte componente, capeggiata dai girondini, favorevole a un programma di decisa democrazia politica. I girondini, contraddicendo al proclama di pace del 22 maggio 1790, dichiararono guerra all'Austria. Il  10 agosto  1792 il popolo parigino, il più grande protagonista della  Rivoluzione francese, invase le Tuileries e massacrò le guardie svizzere: il Comune rivoluzionario sostituì la municipalità borghese. I girondini concedettero nuove elezioni a suffragio universale per una Convenzione Nazionale. Nemmeno la vittoria a Valmy dell'esercito rivoluzionario (20 settembre 1792) servì a placare la tensione crescente tra  radicali  democratici e borghesia moderata, culminata con il massacro di migliaia di prigionieri politici (stragi di settembre). Il 21 settembre la Convenzione proclamò la Repubblica. La minaccia della I coalizione europea, formatasi dopo l'esecuzione di Luigi XVI (21 gennaio 1793), il tradimento del generale Dumouriez, comandante dell'esercito legato ai girondini, la rivolta vandeana e l'inflazione, che arricchiva i borghesi alle spalle del popolo minuto, provocarono l'espulsione dalla Convenzione dei girondini (2 giugno 1793) e la presa del potere da parte dei giacobini. Votata la  Costituzione dell'anno I della Repubblica, il governo fu affidato a un Comitato di salute pubblica con poteri straordinari per la difesa delle istituzioni repubblicane dai nemici interni e dagli eserciti delle potenze monarchiche. Il Comitato, dominato da Robespierre, proclamò la 'leva in massa' per difendere 'la patria in pericolo' invasa dalle truppe straniere e con misure draconiane salvò da ogni tentativo di revisione il regime repubblicano (periodo del Terrore): i Tribunali rivoluzionari con procedure sommarie mandavano alla ghigliottina o in carcere ogni sospetto controrivoluzionario. Il progressivo isolamento del Comitato e l'avversione dei nuovi ricchi determinarono, il 9 termidoro (27 luglio) 1794, la caduta e l'esecuzione di Robespierre e dei suoi seguaci. I  termidoriani  abolirono tutte le leggi sociali e scatenarono il  Terrore bianco. Dopo l'approvazione della nuova Costituzione (dell'anno III), che aboliva il suffragio universale, un'insurrezione monarchica fu soffocata il 13 vendemmiale (30 agosto) 1795 dai cannoni del generale Bonaparte e il potere esecutivo fu affidato al Direttorio. Seguì un periodo di agitazioni da parte di forze democratiche (congiura degli eguali) e monarchiche, che il Direttorio represse con l'aiuto dell'esercito. Infine il colpo di Stato del generale Bonaparte il 18 brumaio dell'anno VII (9 novembre 1799) rovesciò il Direttorio e concluse la Rivoluzione francese avviando l'età napoleonica.
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