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rivoluzione industriale e condizione operaia, Guide, Progetti e Ricerche di Storia

breve approfondimento (basato sull'analisi di documenti) riguardante: 1. condizioni degli operai durante la rivoluzione industriale 2. iniziative legislative dell'Inghilterra industriale 3. rivendicazioni operaie 4. dibattito sull'industrializzazione

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2017/2018

Caricato il 24/05/2018

giulialia
giulialia 🇮🇹

4.5

(2)

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica rivoluzione industriale e condizione operaia e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Storia solo su Docsity! 1. CONDIZIONE DEGLI OPERAI DURANTE LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE Durante la rivoluzione industriale le condizioni di vita per gli operai erano pessime. Questi vivevano all’interno di piccole abitazioni sovraffollate in cui la privacy era ridotta al minimo poiché vi erano anche persone estranee al nucleo familiare. Conseguenze dirette del sovraffollamento furono il concubinaggio e l’alto tasso di figli illegittimi (1). Vennero tolti agli operai tutti i piaceri ad eccezione dell’alcool e del sesso dei quali abusarono eccessivamente. Le famiglie contadine migrarono verso la città dove si respirava un’atmosfera peggiore a causa dell’inquinamento dato dalle fabbriche. Erano inoltre privati dei mezzi necessari alla pulizia, come l’acqua , che portò ad uno scarso livello d’igiene. Questo, in aggiunta alla trascuratezza del sistema fognario e all’ingente quantità di spazzatura presente nelle strade, portò alla facile diffusione di epidemie e malattie con un conseguente alto tasso di mortalità (2). Le giornate lavorative erano frustranti e variavano dalle 12 alle 14 ore al giorno, i salari non bastavano al sostentamento di una famiglia nel caso vi fossero dei bambini, erano appena sufficienti ai bisogni di un giovane operaio celibe e troppo scarsi per una giovane operaia nubile costretta quindi alla prostituzione. In tempi normali i tre quarti delle risorse economiche erano destinate all’alimentazione: pane nero o integrale, frutti, fecola, legumi e raramente alla carne o al pesce. Coloro che erano salariati potevano essere assunti e licenziati in un’ora e coloro che lavoravano a domicilio per un produttore non venivano forniti dei mezzi necessari al tipo di lavoro (3). Nelle fabbriche non erano impiegati solamente uomini ma anche donne e bambini poiché avevano il vantaggio di costare meno. Oltre a lavorare nelle fabbriche, le donne lavoravano anche nelle miniere dove erano nude dalla vita in su e legate con una catena. Le ore che passavano all’interno di queste cave erano 12, 6 giorni su 7 con sole pause di un’ora per pranzare. Queste lavoravano anche in gravidanza e dopo il parto rientravano al lavoro dopo pochi giorni (4). Il lavoro femminile era motivo di scandalo poiché tutti ritenevano che le fabbriche fossero luoghi immorali nei quali le giovani spose sarebbero state condotte alla perdizione (1). Invece i bambini, dai 5 anni in su, venivano prelevati dagli ospizi per i poveri e portati a lavorare per 13 ore giornaliere, questo provocò loro un danneggiamento dello sviluppo mentale e fisico (5). A partire dal 1833 però, quando venne introdotto il Factory Act, venne proibito il lavoro dei bambini al di sotto dei 9 anni. Dopo una quarantina di anni il lavoro minorile diminuì sempre più grazie alla diffusione delle scuole elementari e all’istituzione dell’obbligo scolastico (3). 1. [ V. Robert, “L’operaio”, L’uomo dell’ottocento, T.1 pag 498-499 del manuale ] 2. [ F .Engels, La situazione della classe operaia in Inghilterra ] 3. [V. Robert, “L’operaio”, L’uomo dell’ottocento, T.4 pag 296-297 del manuale] 4. [Great Britain Parliamentary Papers, 1842 ] 5. [F. Gaeta, P. Villani, Documenti e testimonianze. I grandi problemi della storia medioevale e moderna nei testi originali e nelle interpretazioni critiche] 2. INIZIATIVE LEGISLATIVE DELL’INGHILTERRA INDUSTRIALE Tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo in Inghilterra vennero presi varie iniziative, sia pubbliche che private, in particolare alcune riguardanti gli operai, i poveri e il commercio di cereali. Per quanto riguarda le iniziative private, all’interno di varie fabbriche, vennero presi da parte dei proprietari, dei provvedimenti per assicurarsi che il lavoro venisse svolto regolarmente e per evitare che i lavoratori potessero modificare il proprio orario di lavoro e potessero stipulare patti illegali riguardanti l’aumento salariale. Questo è l’esempio della fonderia appartenente a sir Ambrose Crowley e suo figlio John. Secondo la testimonianza del proprietario, all’interno dell’azienda alcuni dei dipendenti, nonostante avessero ricevuto una ricompensa maggiore rispetto alle ore di lavoro, si mostrarono scorretti e sleali pretendendo il diritto all’ozio e affermando necessaria solamente la presenza, senza occuparsi del lavoro. Egli afferma inoltre che gli orari di lavoro non venissero rispettati regolarmente, che l’ora di fine lavoro venisse stabilita con orologi che venivano messi avanti mentre l’ora di inizio con orologi che andavano indietro. Questo portò alla formulazione di una nuova legge, la quale prevedeva 15 ore di lavoro con un’ora e mezza di pausa e la registrazione dei tempi di lavoro doveva essere regolata sull’orologio del sorvegliante. (1) Nelle fabbriche in cui i proprietari accusavano i dipendenti di stipulare patti illegali per l’aumento salariale, la sanzione prevista era la reclusione nella prigione comune o la condanna a lavori forzati.(2) Oltre alle iniziative private vennero prese, da parte del governo inglese, iniziative pubbliche nel tentativo di modificare la società. I disoccupati, per esempio, erano considerati parassiti per la comunità in quanto non contribuivano allo sviluppo interno del paese; il governo inglese decise quindi di modificare le Poor Laws (leggi sui poveri). Attraverso questo nuovo provvedimento, che privava i miserabili di qualsiasi sussidio pubblico, si cercava di stimolare l’introduzione nella società di questi individui. Ritrovatisi quindi senza alcun mezzo di sostentamento, i poveri si videro costretti a migrare dalle campagne alle città, dove la possibilità di trovare un impiego era maggiore. Il governo inglese abolì inoltre, tra il 1842 e il 1849, le leggi sul grano (Corn Laws) che in passato vietavano l’importazione di cereali a basso costo dall’estero. Questo provocò l’eliminazione del protezionismo sul grano e il trionfo di un orientamento liberoscambista inglese, il cui obbiettivo era quello di stimolare la coltivazione interna di grano (sollecitando anche la manodopera) e la facile importazione di merci dall’estero, senza impedimenti. La soppressione di queste Corn Laws tutelava gli interessi dei capitalisti industriali a discapito dei proprietari terrieri, i quali erano costretti ad adeguare il prezzo dei loro cereali a quello del grano importato dall’estero a basso costo, riducendo quindi il loro margine di guadagno. Il trionfo dell’orientamento liberoscambista fu invece vantaggioso per gli industriali i quali potevano contenere i salari dei propri impiegati e diminuire i costi di produzione, grazie all’abbassamento del costo del genere alimentare per eccellenza e quindi la diminuzione del costo della vita.(3) 1. . [E.P. Thompson, Tempo , disciplina del lavoro e capitalismo industriale (1967), in Id., Società patrizia, cultura plebea. Otto saggi di antropologia storica sull’Inghilterra del Settecento, Einaudi, Torino 1981, pp. 27-9] 2. . [E. Grendi, Le origini del movimento operaio inglese, 1815-1848. Documenti e testi critici, Laterza, Roma-Bari 1973] 3. . [paragrafo 2.3 pag. 273-275+ documento “in difesa del libero scambio” del manuale] 3. RIVENDICAZIONI OPERAIE
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