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Roland Barthes - La morte dell'autore, Schemi e mappe concettuali di Critica Letteraria

Sintesi del saggio di Barthes sulla morte dell'autore

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

In vendita dal 27/12/2023

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fras_ma 🇮🇹

4.9

(11)

54 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Roland Barthes - La morte dell'autore e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Critica Letteraria solo su Docsity! Roland Barthes La morte dell’autore La scrittura è distruzione di ogni voce. La scrittura è quel dato neutro, composito, obliquo in cui si rifugia il nostro soggetto, il nero-su-bianco in cui si perde ogni identità, a cominciare da quella stessa del corpo che scrive. Non appena un fatto è raccontato, per fini intransitivi, e non più per agire direttamente sul reale, avviene questo distacco, l’autore entra nella propria morte, la scrittura comincia. Il modo di sentire tale fenomeno è stato tuttavia variabile. L’autore è un personaggio moderno, prodotto dalla nostra società quando scopre il prestigio del singolo o della ‘persona umana’. Anche se l’impero dell’Autore è ancora assai potente certi scrittori hanno tentato da tempo di minarne le basi. Mallarmé ha visto la necessità di sostituire il linguaggio in sé stesso a chi sino ad allora sembrava esserne il proprietario; è il linguaggio a parlare, non l’autore; scrivere significa, attraverso una preventiva spersonalizzazione, raggiungere quel punto in cui solo il linguaggio agisce. Tutta la poetica di Mallarmé consiste nel sopprimere l’autore a vantaggio della scrittura, il che significa restituire al lettore il ruolo che gli spetta. La linguistica ha fornito alla distruzione dell’Autore un prezioso strumento analitico, rivelando come l’enunciazione nel suo insieme sia un procedimento vuoto. L’autore non è mai nient’altro che colui che scrive, proprio come io non è altri che chi dice io: il linguaggio conosce un ‘soggetto’, non una ‘persona’, e tale soggetto, vuoto al di fuori dell’enunciazione stessa che lo definisce, è sufficiente a far tenere il linguaggio, cioè ad esaurirlo. L’allontanarsi dell’Autore non è soltanto un fatto storico o un atto di scrittura: esso trasforma radicalmente il testo moderno. Innanzitutto, il tempo non è più lo stesso. L’Autore è sempre visto come il passato del suo stesso libro. Lo ‘scrittore’ moderno nasce invece contemporaneamente al proprio testo . Non esiste altro tempo se non quello dell’enunciazione. Scrivere non può più designare un’operazione di registrazione, di rappresentazione, bensì ciò che i linguisti chiamano un performativo, forma verbale nella quale l’enunciazione non ha altro contenuto che l’atto stesso con il quale si enuncia. Lo ‘scrittore’ moderno, dopo aver sepolto l’Autore, non può più credere che la sua mano sia troppo lenta per il suo pensiero, per lui la sua mano, staccata da qualsiasi voce, guidata da un puro gesto di inscrizione, traccia un campo senza origine, o che, per lo meno, non ha altra origine che il linguaggio stesso, ovvero proprio ciò che rimette costantemente in discussione qualsiasi origine.
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