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Roma e le sue province. Letta, Segenni, Sintesi del corso di Storia Romana

Riassunto di "Roma e le sue province. Dalla prima guerra punica a Diocleziano"

Tipologia: Sintesi del corso

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Scarica Roma e le sue province. Letta, Segenni e più Sintesi del corso in PDF di Storia Romana solo su Docsity! Roma e le sue province. Dalla prima guerra punica a Diocleziano 1 PROVINCE IN ETA’ REPUBBLICANA Il termine provincia designava l’ambito in cui un magistrato – cum imperio – esercitava il suo potere, un incarico quindi, e non doveva per forza coincidere con un’area geografica. Il magistrato restava in carica un anno  quindi il suo compito nelle province doveva avere carattere annuale; se non si riusciva, passava al successore (comunque i compiti nelle province si svolgevano in pochi anni). Le sue competenze potevano essere il controllo di un territorio specifico, condurre una campagna militare o svolgere una particolare giurisdizione (come l’inter cives del pretore urbano a Roma). Il senato esercitava un controllo sulla definizione e assegnazione delle province – cosa che permetteva un adattamento alle esigenze strategiche e militari del momento. (Prima della questione/novità Sicilia) = Sistema Italico delle alleanze I rapporti con le città e popoli sconfitti erano regolati da trattati di alleanza bilaterali: foedera: - limitavano la capacità degli alleati di determinare la propria politica estera - includevano l’obbligo di fornire unità militari su richiesta di Roma Richieste e eventuali conflitti erano gestiti dagli organi centrali della Repubblica: senato e consoli.  La creazione delle prime province territoriali stabili coincise con l’inizio della stagione imperiale della repubblica: Roma superava i confini italici e si presentava come una potenza su scala mediterranea. La connessione del termine provincia con un territorio controllato direttamente e in maniera stabile da Roma avvenne per la prima volta con l’assoggettamento della Sicilia occidentale dopo la fine della prima guerra punica (264-241 a.C) *Sicilia* La prima preoccupazione alla fine della guerra fu quella di inviare un magistrato – probabilmente un questore – per sovrintendere alla riscossione del tributo in denaro o natura imposto alle città escluse dal regno di Siracusa  tributi simili non erano previsti nei trattati con gli alleati italici. L’idea di fare della Sicilia un granaio per Roma (e di confrontarsi di nuovo con Cartagine) fu quello che spinse a rafforzare e stabilizzare il controllo sull’isola. I romani non applicarono però in Sicilia Sardegna e Corsica (le prime province) il sistema italico delle alleanze: nel III secolo si stava affermando il concetto di “terra Italia” quindi equiparazione del territorio italico all’ager romanus (legati per molti aspetti al diritto sacro – es. validità della dictio del dittatore). I romani ritenevano quindi che tra loro e gli italici esisteva una stretta affinità culturale, mentre galli, cartaginesi e siciliani erano genti esterne – alienigenae. Nel 227 crearono due nuovi pretori per governare, anno per anno, Sicilia e Sardegna Corsica. Da quel momento il loro governo quindi era permanente. La provincia inizia a configurarsi come un’area geografica sottomessa ad un controllo di un magistrato; la suddivisione delle province inoltre inizia ad essere un utile strumento per ordinare le descrizioni geografiche del Mediterraneo (rif. Agrippa e sua suddivisione del mondo in 24 regioni, carta dell’ecumene messa nel porticus Vispania in Campo Marzio). L’imperium indicava in principio il potere, soprattutto quello militare, di un magistrato  ma poiché questo potere si inquadrava nei limiti di una provincia – quindi un incarico – inizia ad intendere un dominio territoriale solo quando i romani comincia a creare province stabili fuori dai confini italici. Imperium = l’area dove i romani esercitano il loro potere. ITER FORMAZIONE PROVINCIA Nel momento della formazione di una provincia stabile era necessario stabilirne i limiti territoriali e le modalità di governo. Questo si faceva tramite: 1) FORMULA PROVINCIAE = Lista che comprendeva tutte le città straniere assoggettate – civitates peregrinae – colonie e municipi, di diritto romano e latino, che sarebbero andate a far parte della responsabilità del magistrato. L’estensione quindi era definita come una somma di territori delle varie entità assoggettate. Lo spazio provinciale quindi ha in origine solo un carattere amministrativo e non è definito da elementi naturali ma da numero di soggetti amministrati  Il modo con cui i nomi delle città erano organizzati variava e rifletteva il loro contesto – es. le città delle tre province ispaniche, della Dalmazia e dell’Asia, erano raggruppate in distretti giudiziari (detti conventus); altre formule dividevano per regione o etnia. NON erano incluse nella lista le città libere: comunità che avevano ottenuto da Roma il privilegio di continuare a far uso delle proprie leggi e/o l’immunità fiscale; quindi essendo libere non sottostavano all’autorità del governatore romano. 2) LEX PROVINCIAE = fornivano il quadro normativo per il governo e la gestione dei trapporti tra le comunità. Il primo nucleo di leggi provinciali stabilito dal magistrato al momento della provincializzazione di un territorio. Il magistrato era assistito in questo compito da una commissione di 10 senatori. le decisioni da prendere erano principalmente: - Natura delle imposizioni tributarie - Regole per riscossione - Limiti giurisdizione magistrati locali - Norme da seguire nelle dispute tra romani e peregrini Come per le formulae, le differenze tra le varie lex rispecchiavano l’epoca di annessione e la presenza o meno di strutture statali più o meno evolute. Le disposizioni iniziali venivano modificate dagli editti dei governatori successivi o da decreti del senato o da leggi votate nei comizi. AMMINISTRAZIONE (età repubblicana) Dopo aver creato due nuovi pretori per amministrate stabilmente Sicilia e Sardegna, nel 228 la necessità di dare un governo stabile nei territori nuovi conquistati, e di organizzarne lo sfruttamento, costrinse Roma a elevare a quattro il numero dei pretori: Due dei pretori eletti dai comizi centuriati ebbero come competenza la Sicilia occidentale e la Sardegna Corsica  le prime due province territoriali stabili create da Roma = territori annessi extraitalici in cui lo Stato romano inviava regolarmente governatori. L’attribuzione della provincia al magistrato avveniva per sorteggio (sortitio provinciarum). Nel 197 poi, per provvedere al governo delle province di Hispania Ulteriore e Citeriore fu ancora aumentato il numero dei pretori a sei. *I primi due inviati nella penisola iberica furono M. Helvio e C. Sempronio Tuditano – compito fissare i limiti territoriali. Già nel 193 i pretori Flaminio (Citeriore) e Fulvio Nobiliore (Ulteriore) ebbero il proprio impero prorogato (successivamente nessun incarico in Spagna durò meno di due anni) Lex Baebia – 181 del console Baebius: riguardava l’ambitus, per evitare eccessivo aumento dei candidati alle elezioni consolari  ad anni alterni eletti 4 o 6 pretori; così anche nelle province non dovevano essere rinnovati ogni anno i governatori. Legge poi abolita ma il meccanismo rimane: La Lex aurelia iudiciaria del 70  le giurie composte da un terzo di senatori, un terzo di cavalieri e un terzo da tribuni aerarii  La Lex iulia de repetundis fatta approvare da Cesare nel 59 (anno del suo consolato) prevedeva nuovi tipi di crimini e dava direttive precise sul comportamento che dovevano tenere i governatori nelle province II. Processo per maiestas  Nel 103 (o 100) il tribuno della plebe L. Apuleio Saturnino fa approvare una legge che istituiva una corte di giustizia permanente - quaestio de maiestate – per perseguire i reati contro la maestà del popolo romano Poi sostituita dalla Lex cornelia di Silla che riformava la quaestio de maiestate. I crimini perseguiti comprendevano l’antico reato di perduellio – alto tradimento – e gli atti che potevano nuocere al prestigio e dignità dello stato – quindi anche i comportamenti dei magistrati contrari alla costituzione o al loro dovere (es. usata da Cicerone vs Gabino nel caso dell’Egitto e di Tolomeo Aulete o suo processo contro Verre governatore di Sicilia). GRANDI COMANDI PROVINCIALI – Tarda Repubblica Alcune leggi approvate prima della metà del I secolo a.C conferirono a privati comandi militari che coinvolgevano più province = ridimensionamento ruolo del senato.  Nel 74 viene attribuito al pretore M.Antonio Cretico un imperium infinitum per combattere i pirati  Questo (e il suo fallimento) portò all’approvazione della Lex gabinia del 67 e permise il conferimento a Pompeo (console nel 70) del comando per la guerra contro i pirati: la durata dell’imperium era di 3 anni e il suo esercizio esteso a tutto il Mediterraneo. La legge destinava fondi per l’impresa e permise al comandante di poter nominare 24 legati di ordine senatorio  MA comunque non conferiva un potere superiore a quello dei proconsoli nelle province rientranti nell’ambito del suo imperium.  Nel 66 la Lex manilia appoggiata da Cicerone affida a Pompeo il comando della guerra contro Mitridate  questo imperium andò ad accumularsi a quello ottenuto con la lex gabinia e si estendeva su un territorio molto vasto (Asia, Bitinia e Cilicia).  Durante il primo triumvirato nel 59 un plebiscito del tribuno Vatinio attribuiva a Cesare le province della Gallia Cisalpina e dell’Illirico per 5 anni – con 3 legioni e potere di nominare legati. Poi aggiunta anche la Gallia Narbonense e una quarta legione.  Nel 55 la Lex trebonia affida a Pompeo e Crasso (consoli allora) per 5 anni il comando rispettivamente delle due Spagne e della Siria. Nello stesso anno la Lex pompeia de provincia iulii caesaris proroga per altri 5 anni il comando di Cesare sulle Gallie  quando scadde il consolato Pompeo restò a Roma e governò le due province della Spagna tramite legati 2 PROVINCE IN ETA’ AUGUSTEA E ALTO IMPERIALE PROVINCE IMPERIALI Quando Ottaviano sale al potere, sconfitto Marco Antonio con la fine delle battaglie del 31 e 30 ad Azio e Alessandria e vincitore della guerra civile, prende il cognome di Augusto e rimane console, ininterrottamente fino al 23. A partire dal 27 un certo numero di province passa definitivamente sotto il suo controllo e costituiscono la categoria di province caesaris o province imperiali – con caratteristiche proprie per governatori, gestione finanze e altro. Riceve il comando per 10 anni su molte province, sia in Oriente che Occidente: - Le due province della Gallia (Comata e Narbonense) - Le due Spagne (Ulteriore e Citeriore) - Siria - Egitto - Cipro Il motivo principale era la necessità di pacificare e stabilizzare queste regioni – ma il suo vero scopo era di mantenere un legame diretto con il maggior numero di legioni (e reprimere la conquista di gloria di altri generali). Come per i comandi straordinari di Cesare in Gallia (59), Pompeo in Spagna e Crasso in Siria (55)  Augusto governava le sue province sulla base della sua autorità di console; e anche lui come Pompeo in Spagna affida a dei legati il comando concreto delle singole province  TRANNE per l’Egitto guidato da un prefetto di rango equestre. Nonostante il suo comando abbia durata limitata viene progressivamente ampliato territorialmente con le nuove conquiste e sempre rinnovato a intervalli di 5 o 10 anni. PROVINCE PROCONSOLARI Province proconsolari = quelle non governate da Augusto Nel 27 viene reintrodotto il sistema (sperimentato da Pompeo nel 52 con una sua legge) secondo cui il governo viene affidato a ex magistrati che hanno ricoperto la pretura o il consolato da almeno 5 anni – che ricevevano un imperium con votazione dei comizi e partivano per la provincia con il titolo di proconsoli  Come da tradizione l’assegnazione delle province proconsolari avviene annualmente – anche se poi è possibile prorogare di uno o due anni la carica in caso di necessità. *Tutti partivano da Roma con il lo stesso imperium provincia consule ma: - I governatori di Asia e Africa erano sempre di rango consolare  - Quelli delle altre province erano di rango pretorio *Nonostante la maggior parte delle armate erano concentrate nelle province imperiali - gli importanti comandi legionari di Illirico, Macedonia e Africa rimanevano in mano a dei proconsoli ordinari - solo più tardi quindi si può confermare che i proconsoli amministravano solo le regioni pacificate dell’impero, quando quindi avviene il processo di demilitarizzazione delle province proconsolari:  Il primo passo avvenne nel 13 quando necessità militari spingono a far passare l’Illirico sotto la responsabilità imperiale Poi le campagne (12-9) del legato imperiale Calpurnio Pisone portano alla conquista della Mesia e quindi alla demilitarizzazione della Macedonia (xk non più provincia di confine). Solo l’Africa rimaneva dotata di una sola legione – ma anche questa poi sottratta al comando proconsolare di Caligola (nel 39) e affidate ad un legato imperiale.  Infine certe province imperiali potevano passare al comando proconsolare se ormai ritenute pacificate – es. Gallia Narbonense, Betica e Cipro sotto Augusto. IMPERIUM MAIUS DEL PRINCIPE Le province imperiali e proconsolari non erano due ambiti distinti di intervento dell’imperatore o del senato: infatti i decreti senatori potevano riguardare le province imperiali e Augusto poteva intervenire nelle province proconsolari = l’impero rimane un organismo unitario (guidato da un uomo solo che però considerava le competenze tradizionali del senato). - Secondo i principi repubblicani i proconsoli erano nominati dal senato e con poteri dati dal popolo - perciò erano governatori indipendenti - I legati augusti invece ricevono il loro imperium direttamente per delegazione dal principe  Nel 23 però Augusto riceve un imperium maius, più elevato, rispetto a quello dei proconsoli – con cui poteva intervenire a piacimento in tutte le province (anche se la notizia non è confermata per questo periodo è sicura per l’imperium maius del 17 d.C nell’epoca tiberiana – potere menzionato nel senato consulto di Pisone pare del 20 d.C) GOVERNATORI E PERSONALE AMMINISRATIVO NELLE PROVINCE IMPERIALI 1. Legati augusti pro pretore - Sono i governatori di province imperiali di rango senatorio - Sono quindi propriamente dei funzionari dell’imperatore (legati augusti) - Venivano da lui nominati senza concorso del senato e del popolo - Restavano in carica il tempo fissato liberamente dall’imperatore stesso – generalmente intorno ai 2 o 3 anni - In quanto propretore il legatus augusti è titolare di poteri magistratuali – che però esercita per delega da parte dell’imperatore  al cui imperium proconsulare il suo imperium rimane subordinato - Erano preceduti da 5 littori con 5 fasci - Quelli che avevano ricoperto il consolato potevano avere la qualifica di consularis = legatus consularis - A differenza dei proconsoli delle province del popolo (focus più avanti) – che assumevano l’imperium fin dal momento in cui uscivano da Roma e lo conservavano fino al rientro nel pomerium – i legati augusti provincia pretore assumevano l’imperium solo nell’atto di ingresso nella provincia e lo deponevano alla loro uscita Competenze: - In quanto titolari di un imperium avevano il supremo comando militare su tutte le truppe stanziate nella sua provincia. Se questa aveva una sola legione lui diveniva automaticamente il suo comandante. - Se le legioni idi stanza erano più di una, ognuna veniva affidata al comando di un legatus legionis – nominato dall’imperatore e sottoposto all’imperium del legatus augusti (*Fa eccezione la legione in Hispania Citeriore – legio 7 gemina – con comando di un proprio legatus, per enorme distanza tra la legione e la sede del governatore) - Il governatore comandava entro i confini della sua provincia ma se c’era necessità poteva partecipare a operazioni all’esterno, in province contigue o in territori da conquistare - In situazione particolari uno stesso legato poteva governare più province contemporaneamente - Potevano nominare soldati con incarichi speciali – principales – e se autorizzati all’imperatore anche centurioni e ufficiali - Non avevano diritto al titolo di imperator e di celebrare il trionfo – ma potevano ricevere ornamenta triumphalia e onori speciali Nelle funzioni amministrative e giurisdizionali le competenze dei legati imperiali non differivano da quelle dei proconsoli delle province del popolo: - Provvedimenti di carattere amministrativo erano – comuni a tutti i tipi di governatorato (autorizzazione costruzione opere, consenso dediche onorifiche, misure per mantenimento ordine pubblico, controllo funzionamento attività organi cittadini, vigilanza modalità esazioni tributi e imposizione di corvees). Comunque sia la sua iniziativa era limitata in quanto rappresentatore dell’imperatore e a lui sottoposto – attuava i mandati che riceveva da lui. - Per le funzioni giurisdizionali aveva competenza in ambito civile e criminale: esercitava la iurisdictio direttamente salvo casi in cui non la trasferiva a un legatus iuridicus - Tutti i governatori erano dotati dello ius gladii = diritto di infliggere condanne capitali ai cives e pene restrittive della libertà (es lavoro nelle miniere) - Gestione del patrimonio imperiale nella provincia  se esisteva anche nelle province del popolo erano inviati anche li con questa esclusiva funzione - Riscossione tributaria e esecuzione spese, soprattutto per mantenimento truppe provincia - Riscossione anche delle imposte dirette, progressivamente, a scapito delle società dei pubblicani non ovunque estromesse ma su cui i procuratori esercitavano controllo 6. Prefetti o procuratori presidiali Durante suo regno Augusto aveva introdotto altre forme di governo equestre nelle regioni annesse, anche se incorporate in province già costituite (es. Asturia e Cilicia), che avevano bisogno di sorveglianza militare particolare: distretti – prefetture - affidati a ufficiali subalterni – prefetti – alle dipendenze dei comandanti delle truppe legionarie stanziate in quelle aree. Questi distretti non costituirono mai, sotto Augusto o Tiberio, delle province vere e proprie. Esistevano prefetture distrettuali che avevano una certa autonomia specialmente nelle aree alpine; nelle Alpi Cozie ad esempio il dinasta locale continuò a regnare ottenendo la cittadinanza romana e il titolo di praefectus. Altre prefetture furono istituite con l’annessione di ex regni o stati clienti (Giudea, Cappadocia – alle dipendenze del legato della provincia di Siria). - Le province procuratorie alpine si svilupparono dalle preesistenti prefetture (che non erano province vere e proprie) – - Similmente la Tracia e le due procuratele separate della Mauretania. L’impiego di equites come governatori era iniziato con Ottaviano Augusto prima ancora della sistemazione provinciale (27) quando aveva affidato l’amministrazione dell’Egitto a un prefectus A partire dall’età claudia insieme alle province rette da senatori (=proconsoli o legati augusti) c’è un nuovo tipo di provincia: le province procuratorie rette da procuratores equestri di nomina imperiale I prefetti erano nominati dall’imperatore e a lui rispondevano MA sul loro operato esercitava autorità diretta il governatore della provincia alla quale la prefettura era aggregata – o cmq il comandante delle truppe legionarie limitrofe. I prefetti erano militari che svolgevano i loro incarichi di governo sulle civitates o gentes o nationes loro affidate, alla testa di truppe ausiliarie. Oltre a compiti di presidio militare i di polizia territoriale esercitavano anche funzioni civili  es. il prefetto della Giudea: manteneva una certa autonomia - nonostante il legato di Siria avesse il diritto di intervenire negli affari giudaici per ogni evenienza -  amministrava la giustizia per i peregrini che poteva anche mandare a morte (uno fu Ponzio Pilato). NON svolgevano funzioni di natura finanziaria e non amministravano il patrimonio dell’imperatore.  A differenza del prefetto civitatum, il territorio del governo del procuratore era una vera e propria provincia  I procuratori presidiali – cui si può aggiungere la qualifica di pro legato (per non confonderli con i procuratori finanziari) - godono di un potere autonomo rispetto a quello dei colleghi senatori governatori di altre province – e rispondono unicamente all’imperatore (ugualmente ai legati  MA a loro differenza non avevano imperium) Anche se non avevano l’imperium ricevevano per delega una ampia somma di poteri che li metteva nella condizione di operare come se avessero attribuzioni magistratuali (anzi estendevano anche la competenza a materie come amministrazione finanze e patrimonio imperiale che non erano tra le attività dei legati) - Comandavano le truppe ausiliarie a loro assegnate - Curavano il buon governo della provincia con provvedimenti amministrativi nei settori di intervento tradizionali - Amministravano la giustizia civile e criminale (con limitazioni anche per i legati) *Sotto i Severi hanno anche lo ius gladii (come tutti gli altri governatori in questo periodo ma che prima era conferito solo con riserva speciale). GOVERNATORI E PERSONALE AMMINISRATIVO NELLE PROVINCE PROCONSOLARI 1. Proconsoli A differenza dei legati imperiali restavano alla testa della propria provincia solo un anno (in accordo col principio repubblicano dell’annualità degli incarichi). Venivano scelti tra gli ex magistrati che avessero ricoperto la carica da almeno 5 anni (erano quindi privati al momento dell’investitura). L’investitura avveniva sulla base di un senato consulto e di una lex dei comizi  che li dotava di un imperium consolare - diritto quindi di farsi precedere da 12 littori – valido SOLO nella sfera militare extraurbana. Non avevano quindi autorità sulle città e anzi perdevano ogni potere quando rientravano nel pomerium. *Durante la Repubblica il rivestimento di un comando provinciale come magistrato o come proconsole era l’unico modo per accedere al trionfo, xk solo in questi casi si aveva la possibilità di combattere sotto i propri auspici – cosa non possibile per chi come i legati augusti riceveva il proprio imperium per delega (ogni loro vittoria era delegata all'imperatore).  L’importanza del proconsolato nel cursus senatorio vide la progressiva riduzione dei compiti militari di questi governatori: a partire dall’epoca augustea, con l’instaurazione del principato si ridusse molto la possibilità di riportare un trionfo. *Aspetto importante perché la conquista di gloria militare o di onori del trionfo era stata x lungo tempo uno degli elementi principali del sistema di valori aristocratico a Roma – brusca cesura dal 9 quando i trionfi vennero preclusi solo per i membri della domus imperiale = pressioni politiche di Augusto – che inoltre negli anni successivi attuò una politica di allontanamento dei proconsoli dai fronti più importanti (es. Illirico e Macedonia).  Durante la sua carriera un senatore poteva rivestire il proconsolato in due modi: a. 5 anni o più dopo la pretura b. 5 anni o più dopo il consolato I proconsolati di livello pretorio rimasero sempre degli incarichi di livello inferiore, rivestiti da senatori giovani. Il governo delle due province consolari invece venne spostato sempre più avanti nella carriera – fino a 15 anni circa dopo il consolato con gli Antonini – quindi l’amministrazione dell'Asia o dell'Africa era spesso l’ultima tappa del cursus.  La nomina dei proconsoli spettava al senato e seguiva una procedura:  In una prima fase la tendenza era di mandare in provincia quelli che avevano rivestito la magistratura esattamente 5 anni prima. Le specifiche province poi venivano distribuite con sorteggio tra gli aventi diritto.  La Lex iulia de maritandis ordinibus del 18 a.C e la Lex papia poppea del 9 d.C introducono poi dei vantaggi per i senatori che avevano almeno 3 figli (ius trium liberorum) – e sfavorivano chi non ne aveva o era celibe  quindi i senatori che avevano questa caratteristica potevano scavalcare i senatori più anziani ma senza figli e rivestire il proconsolato.  Nel 5 a.C viene ripresa la pratica dell'assegnazione regolare di consolati suffetti: i consoli ordinari si dimettevano a metà anno per lasciare posto a due sostituti, suffetti  in questo modo aumentava molto il numero di consolari. *Con Augusto infatti alle due province proconsolari di Africa e Asia si sommavano i posti di legatus augusti propretore di livello consolare in Germania, Mesia, Dalmazia e Siria.  Il progressivo aumento di candidati al proconsolato di Africa e Asia a partire dal 5 a.C porta all'introduzione di un altro criterio per la loro selezione  l’anzianità (più gli anni passavano e più aumentava il numero di senatori che aveva ricoperto il consolato da oltre 5 anni ma mai governato in Africa o Asia).  Procedura di nomina sotto Tiberio (e buona parte dell'alto impero): - Ogni anno venivano stilate due liste – una dei possibili candidati per i proconsolati di rango pretorio e una per quelli di rango consolare. - I nomi venivano messi in graduatoria in base all’anzianità, allo ius trium liberorum e altri criteri - Il senatore più in alto in graduatoria poteva scegliersi la provincia - Solo in caso di parità di procedeva al sorteggio *In alcuni casi avvenivano le nomine extra sortem – particolari esigenze militari o amministrative potevano consigliare la nomina diretta di un proconsole senza procedura di sortitio (tutte nomine cmq accordate col senato – l’unica autorità competente per designare i proconsoli ). - Una volta nominati per senatus consultum i proconsoli ricevevano il loro imperium con legge dei comizi - Non appena uscivano alla città ricevevano le insegne del potere e i littori che simboleggiavano l’imperium: 12 per i consolari, 6 per i pretori.  Una volta arrivato in provincia era responsabile di tutti gli aspetti di governo – in particolare mantenimento dell’ordine, amministrazione giustizia e riscossione imposte  Le province proconsolari vengono progressivamente demilitarizzate tra Augusto e Caligola – ma anche dopo questo periodo unità militari di ausiliari continuano a stazionare in queste province per mantenere l’ordine pubblico.  La rilevanza secondaria dei compiti militari dei proconsoli comportava che la loro mansione principale fosse l’amministrazione della giustizia: durante l’anno si spostavano tra i vari capoluoghi dei conventus giuridici – i distretti giudiziari in cui era divisa la provincia (soprattutto in Asia e Africa perché estese).  Le linee guida per la giurisdizione erano emanate anno per anno con un editto provinciale che il proconsole emanava nel momento in cui prendeva servizio in provincia: forma standard che riprendeva molto l’editto del pretore di Roma con in più norme specifiche che variano per provincia  caratteristica che cmq garantiva uniformità nell’applicazione del diritto romano in tutte le parti dell’impero.  La giurisdizione penale e le condanne a morte erano però di esclusiva competenza del tribunale proconsolare – xk solo il governatore aveva lo ius gladii (i cittadini romani mantengono cmq la possibilità di ricorrere all’appello e farsi giudicare a Roma dall’imperatore).  Tutte le attività del proconsole erano in genere svolte con confronto costante con le città e loro élite locali  frequentemente coinvolte nella politica locale (es. per decisione elezioni magistrati cittadini)  Doveva tenere sott’occhio le finanze cittadine e valutare se autorizzare o meno le opere pubbliche  a partire dal II secolo questo compiti affidato sempre più a curatores (legistai in greco) – affidati a delle città dall’imperatore per alleggerire i compiti dei governatori La acquisizione di territori extraitalici consentì a Roma di riversare sui vinti e sulle province i costi delle guerre e del bilancio statale. Dalle varie tassazioni definite che si crearono col tempo vennero considerate esenti: - Alcune civitates riconosciute come alleate – federate - Città autonome per l’aspetto giurisdizionale e finanziario e immuni da obblighi contributivi – libere e immuni - Alcune categorie di individui beneficiari di immunità fiscale. Per lo sfruttamento dei terreni i romani richiamavano il loro diritto di vincitori e garanti della pace interna ed esterna  1. Età Repubblicana: Due forme di tassazione a. Imposte dirette Mantenute secondo l’uso preesistente o introdotte ex novo. Colpivano in primo luogo le risorse agricole ma alcune erano tassazioni diverse – es. la scriptura basata sulla conta dei capi di bestiame. - A.1: Contribuzioni percentuali – decuma e vectigal (Sicilia, Sardegna e Asia) - A.2 Imposte fisse – vectigal certum o stipendiarium – lo stipendium (Spagna, Africa, Macedonia, Illirico e Acaia) A.1: Le imposte percentuali erano spesso affidate ad appaltatori romani o locali, che stipulavano accordi – pactiones – sopratt. per l’esazione delle decime – con le comunità soggette alla valutazione dell’ammontare del raccolto.  Es. Sicilia: conosciuto grazie alle Verrine di Cicerone – a norma della preesistente lex hieronica (dal tiranno di Siracusa Gerone II) una volta l’anno il governatore appaltava la riscossione del tributo – fissato a un decimo del prodotto agricolo, per ogni città e isola, e x vari tipi di raccolto. In base agli accordi la decuma era riscossa tramite appaltatori – decumai – dal coltivatore o dalle singole autorità cittadine. Sulla Sicilia cmq gravava anche la fornitura di grano detta frumentum imperatum – per le necessitò delle frumentationes.  In Asia viene imposta invece la lex sempronia di Gaio Gracco – una decima la cui riscossione era venduta in blocco dai censori a Roma = censoria locatio per 5 anni. A.2: Lo stipendium era l’esazione di somme fisse in denaro, spesso imposte alle province in maniera arbitraria. Erano versate annualmente da alcune città – le civitates stipendiarie – che arrivavano all’ammontare complessivo con imposte proporzionali sul patrimonio dei singoli, o grazie a contributi in natura o entrate cittadine di vario tipo = vectigalia. b. Imposte indirette = dazi doganali e pedaggi  Per la loro riscossione lo stato si affidava a società private. La Roma tardo-repubblicana infatti non aveva una struttura organizzata x gestione della fiscalità, quindi trasferiva ai privati i rischi per la loro riscossione. Le societates publicanorum erano organizzazioni complesse e potenti rette d grandi finanzieri che avevano a disposizione capitali ingenti e che di solito erano dell’ordine equestre.  Il termine per indicare un dazio (marittimo o terrestre) o un pedaggio per transitare su certe strade o ponti è portorium – o portus e vectigal e nel principato telonium  Per la loro esazione c’erano delle stazioni di riscossione nelle zone di traffico più intenso, ai confini delle circoscrizioni doganali (una o più provincia).  Sul valore dichiarato delle merci gravava la quadragesima = diritto di transito fisso di solito in percentuale del 2.5 percento (a volte era più alta – come in Illirico o per le importazioni dall’Egitto e Siria) Es: - In Sicilia la vicesima (tassa di solito sull’eredità) con nome ufficiale portus siciliae gravava sui beni diretti in Italia - In Gallia dopo Cesare viene introdotta a quadragesima galliarum che dette il nome al distretto doganale; l’amministrazione centrale era a Lione sotto direzione del procurator e le stazioni doganali presidiavano accessi alle valli e coste - Nell’Illirico veniva versato il publicum portorii illyrici riscosso da conductores aggiudicatari dell’appalto (poi forse da Commodo riscosso da procuratori imperiali) - In Asia l’iscrizione della Lex portus asiae (testo base del 75 poi modificato) ritrovata a Efeso recava in greco il regolamento sui dazi doganali da corrispondere per le merci importate o esportate dall’Asia. Nel 58 d.C Nerone ordina che tutte le leggi relative alle imposte devono essere rese pubbliche a tutela dei contribuenti = la lex pubblicata dai 3 consolari preposti ai publica vectigalia contribuisce alla sistemazione dei dazi doganali dell’Asia. - In Siria per chiarire la situazione sulle imposte nella provincia c’è il tariffario doganale di Palmira (del 137 d.C) – una epigrafe bilingue greco e dialetto aramaico locale con le nuove e vecchie tariffe per le merci esportate e importate  i portoria (soliti dazi doganali) dell’area siriana sono importanti xk la maggior parte del commercio con l’oriente transitava in questa zona. - Durante il principato viene data forma compiuta x l’organizzazione anche dei quattuor publica Africae – con stationes sul Mediterraneo e all’interno dell’Africa - Le province della Spagna vengono riunite nell’unica circoscrizione della quadragesima hispaniarum - In Egitto invece si trovano il portorium di Alessandria e il vectigal maris rubri. Oltre alla tassazione ordinaria vanno considerate altre numerose imposizioni aggiuntive di vario genere:  contributi straordinari o prestazioni di servizi  donativi in oro x celebrare i generali romani  forniture supplementari di derrate x l’approvvigionamento della popolazione romana o dell’esercito = frumentum e annona  dazi aggiuntivi  imposte sui singoli e sul patrimonio  servizio coattivi di vario tipo – es x la riparazione di strade 2. Augusto Augusto per conoscere in maniera completa le risorse dell’impero da avvio a una politica di controllo sugli abusi di governatori e pubblicani  rimuovendo il sistema dell’appalto – per uniformare il sistema di riscossione Vengono quindi modificati i criteri dell’imposizione:  Per escludere i pubblicani dall’esazione dell’imposta la decima fu sostituita da una tassa sulla proprietà – quindi tassazione in denaro e non più basata sul raccolto – e per riscuoterla vengono incaricate le città provinciali.  Le imposte principali diventano: - il tributum soli: tassa sugli immobili che gravava principalmente sulla proprietà fondiaria (ma anche altre voci come schiavi, navi, ecc) - il tributum capitis: imposta personale x tutti coloro che non erano cittadini romani – riscossa in tutte le province  Il sistema prevedeva regolari censimenti in tutte le province per accertare le proprietà e calcolare la popolazione = si creano dei catasti provinciali  sistema dei census provinciali (compiutamente organizzato all’inizio del III secolo d.C): - ogni contribuente doveva fare una dichiarazione – professio – sui suoi fondi detenuti in ogni città - le amministrazioni delle comunità provinciali facevano da intermediazione tra i contribuenti e l’amministrazione centrale  questori nelle province proconsolari e procuratori in quelle imperiali  Le imposte dirette ovviamente continuarono ad esserci nell’impero, insieme alle altre forme di contribuzioni proprie delle singole province o comunità (es. fiscus iudaicus). I pubblicani sparirono con l’inizio dell’impero ma l’appalto ad alcune società per le imposte indirette fu soppresso solo progressivamente  si preferì infatti un sistema di gestione semi- indiretto per queste imposte = c’erano ancora conductores aggiudicatari dell’appalto x la riscossione dei dazi ma i loro impiegati venivano controllati dai procuratori imperiali. RISORSE ECONOMICHE E PROPRIETA’ IMPERIALI 1. Risorse agricole L’economia imperiale romana si estendeva su tutto il bacino del Mediterraneo e le numerose province transalpine e si basava sui grandi flussi commerciali che facevano circolare le derrate dalle regioni più produttive ai centri di consumo – Roma, le grandi città e le basi militari. Solo il commercio a corto raggio avveniva via terra x la sua lentezza e costo – il trasporto via mare su grandi navi era preferito. Nonostante lo sviluppo di rotte commerciali che coprivano efficacemente gran parte dell’impero e la conquista di province molto produttive, nel mondo antico erano frequenti le carestie e un’enorme oscillazione regionale dei prezzi.  La fondamentale necessità di accumulare scorte e l’approvvigionamento della capitale erano fattori determinanti nel momento in cui si doveva decidere se provincializzare una regione. I principali prodotti coltivati e commercializzati erano quelli della triade mediterranea: vino, olio e cereali – orzo, farro e miglio I cereali venivano coltivati ovunque ma solo alcune regioni erano in grado di produrre surplus e di esportarlo. - Tra le aree più fertili ci sono: l’ager di Leontini, un fondo presso Theadelphia in Egitto, Africa, Betica e in regioni italiche come Etruria e Campania. - Lo sfruttamento delle regioni granarie avveniva principalmente con l’imposizione di una tassazione in natura – tasse (decima) e acquisti forzati (una seconda decima sui moggi). La vite era coltivata tradizionalmente in Italia e sulle coste egee  con l’espansione si piantò anche a Cartagine, Spagna, Siria e certe regioni fluviali dopo le Alpi (Aquitania, valle del Rodano e corso centrale del Reno). - La produzione vincola era generalmente consumata dalla popolazione e dalle truppe locali; vini più pregiati (Falerno) venivano anche commercializzati su grandi distanze. L’olio era indispensabile per la maggior parte degli usi nella vita quotidiana – preparazione e conservazione cibo, sport, illuminazione e sapone. - La sua coltivazione quindi era diffusa in tutto il Mediterraneo – ma NON in altura o a elevate altitudini x il clima freddo (in regioni come Aures in Numidia c’erano dei terrazzamenti x coltivarlo). - Il suo consumo cresceva di pari passo con l’urbanizzazione delle province. - Le principali regioni esportatrici erano: Africa, Sicilia, Italia meridionale, Betica e la Narbonense  le province settentrionali erano costrette a importarlo. Legumi frutta e carne erano di consumo quasi esclusivamente locale – come anche la produzione di legname. Questo aspetto divenne ancora più evidente già verso la fine del I secolo D.c con il graduale ridursi degli arruolamenti legionari in Italia  la maggior parte delle reclute x le legioni, anche se aveva già la cittadinanza romana, veniva dalle province. In questo modo l’esercito fu sentito gradualmente non più come simbolo della conquista ma come un proprio esercito – favoriva quindi l’integrazione, dava occasioni di impiego e garantiva la pace.  Il meccanismo di integrazione viene accelerato anche grazie alla prassi introdotta da Claudio di concedere la cittadinanza romana nel momento del congedo ai soldati delle truppe ausiliarie – come attestano i certificati diplomata militaria  incentivo x i peregrini ad arruolarsi nelle ausiliarie. Economia  incidenza del reclutamento provinciale = la voce più incidente nel bilancio complessivo di spesa dell’impero: doveva provvedere al pagamento del loro stipendio x tutta la durata del servizio (20-28 anni), assicurare vitto e equipaggiamento, versare al congedo una buonuscita consistente.  Per la buonuscita Augusto creò una cassa apposita – l’aerarium militare, alimentata da 2 nuove tasse (vicesima hereditatium – tassa di successione – e la rerum venalium – tassa sulle vendite all’asta). La presenza di grandi concentrazioni di soldati nelle province inoltre determinava molto le attività produttive e i flussi commerciali + impulso alla circolazione monetaria x la paga di soldati. Una delle esigenze fondamentali dell’esercito x controllare efficacemente il territorio era di disporre di una rete razionale ed efficiente di collegamenti – x assicurare massima rapidità negli spostamenti e trasmissione notizie. A questo scopo esistevano nelle principali formazioni militari, personale qualificato e attrezzature adeguate  fu l’esercito che infatti creò o perfezionò la vasta rete di strade + interventi sulle infrastrutture importanti x l’economia e la civiltà. L’esercito infine forniva le persone e le competenze x assicurare i collegamenti tra le province e il centro, ma anche per l’amministrazione interna alle singole province. - Alcuni militari erano distaccati al servizio dell’imperatore come speculatores e frumentarii (tipo messi e agenti segreti) e assicuravano un collegamento costante con i governatori provinciali tramite il sevizio postale di stato - Altri erano distaccati al servizio del governatore e gli fornivano il personale x il suo officium  I regni clienti Regni e principati formalmente indipendenti ma di fatto sottoposti al controllo di Roma. Si trattava di una forma di amministrazione indiretta e di protettorato attuata a partire dalla tarda Repubblica: Roma tutelava da nemici esterni i regni “clienti” e questi dovevano garantire la sicurezza dei propri confini.  Spesso questi regni avevano il ruolo di Stati cuscinetto – es. Armenia e Commagene nei confronti dei Parti. Questi territori erano affidati a re e principi fidati – così facendo Roma non doveva impegnarsi direttamente nella loro gestione, evitando rischi e truppe e incentivando il loro sviluppo economico e la romanizzazione. I romani definivano questi regni reges socii et amici populi Romani e la loro relazione può essere descritta come una forma di amicitia interstatale - non basata su obblighi morali reciproci come nel caso del rapporto patronus-cliens - più fluidi e informali. Questo rapporto poteva interessare anche singoli individui privati benemeriti nei confronti dello stato romano.  I re alleati NON erano necessariamente legati a Roma da trattati di alleanza   Il titolo veniva conferito dal senato, spesso dopo stipula di una pace, e il conferimento registrato in una lista – formula I re alleati pubblicizzavano il loro status di amici e alleati con dediche al popolo romano e a Giove capitolino (iscrizioni esposte in Campidoglio) e con sacrifici celebrativi.  La tipologia dei regni “clienti” era varia sia dal punto di vista geografico sia da quello economico e militare. *La provincia maggiormente disseminata di piccoli principati era la Siria Non vi è alcuna prova che i Romani pensassero di annettere questi regni nel breve periodo – es. anche dopo la provincializzazione di grandi regni come Galazia, Cappadocia e Commagene l’utilizzo di re clienti rimase  L’annessione di un regno avveniva spesso essenzialmente xk spinta da fattori locali: sospetto di tradimento con il nemico, lotte intestine per successione (Giudea) o come applicazione di un lascito testamentario a favore del popolo romano (Asia).  Il passaggio dalla repubblica all’impero segnò una svolta importante nei rapporti con i re clienti – prima di tutto per la presenza di un monarca anche a Roma: si iniziava a diffondere l’idea che i regni fossero parte della provincia di Augusto (in realtà un rapporto diverso parte già con Antonio). = i re avevano ora come unico punto di riferimento l’imperatore e non più il senato o i singoli patroni e molti re divennero cittadini romani. Con il principato la relazione non fu più tra eguali ma i re entrarono a far parte dell’impero romano = diventano reges servientes e instrumenta servitutis. I rampolli delle case regnanti trascorrevano la loro giovinezza a Roma (con Antonio) I regni venivano lasciati in eredità agli imperatori e ai membri della domus augusta – non più al popolo romano. Se nella Repubblica era inappropriato che un re possedesse la cittadinanza – con il principato il problema non si pose più e permise ai regnanti di accedere ad una carriera a livello imperiale. *Cesare fu il primo che concedette la cittadinanza ad Antipatro = il primo re cliente cittadino romano. Nella monetazione gli imperatori battevano la legenda rex datus dichiarando così che i re avevano ricevuto da loro il regno. 5. I PROCESSI DELLA ROMANIZZAZIONE Con il termine “romanizzazione” si indica la condizione generale, che si verificò nell’impero conquistato dai Romani, caratterizzata da omogeneità culturale e da un’organizzazione sociale e politica uniforme. Negli ultimi decenni è prevalsa la tendenza a rivalutare il peso delle fonti materiali, al fine di mettere in rilievo le diversità locali a discapito degli elementi comuni livellatori. Nella romanizzazione non vi fu alcuna volontà coercitiva: fu un lungo processo di cambiamento favorito dal potere centrale, ma caldeggiato da una certa parte della società locale, le élite, e condiviso da tutti gli altri. Il controllo romano di ogni nuovo territorio esigeva una serie di interventi di ordine pratico (eserciti, strade, potenziamento dei centri cittadini) che finivano per modificare profondamente la realtà sociale, economica e politica. In Italia, ma anche nelle province, questo si attuò attraverso alleanze con le aristocrazie locali. Uno dei canali più importanti di romanizzazione fu il latino. Si crearono anche le prime scuole dove i giovani potevano apprendere il latino e le arti liberali e i rampolli dei sovrani amici soggiornavano a Roma, imparando la mentalità romana. Con Augusto si assiste a un progetto consapevole di imposizione di strutture imperiali, che prevedeva l’urbanesimo, la centralità della figura dell’imperatore e le pratiche religiose  riadattamento o nuova fondazione di città: l’edificazione del Foro, della Basilica, di terme e templi porta l’assunzione di atteggiamenti intrinseci alla società romana, insieme ad una propaganda attraverso epigrafi, statue, monete, pitture. La concessione della cittadinanza romana era molto ambita dai locali, che ne percepivano i vantaggi contro i soprusi dei governatori e l’inizio di una carriera prestigiosa. Solo nelle aree rurali si rintraccia un numero maggiore di permanenze indigene. SICILIA, SARDEGNA E CORSICA La connessione del termine provincia con un territorio controllato direttamente e in maniera stabile da Roma avvenne per la prima volta con l’assoggettamento della Sicilia occidentale negli anni successivi alla fine della prima guerra punica (264-241 a.C.).  Nel 227 a.C. i romani decisero di creare due nuovi pretori che, anno per anno, governassero la Sicilia e la Sardegna-Corsica  Nel 264 a.C. i romani arrivano x la prima volta in Sicilia era divisa tra due potenze in conflitto: i Greci dell’area orientale e i Cartaginesi di quella occidentale. Gli altri ethne o popolazioni – sicani, elimi e siculi - avevano perso rilevanza. All’origine dell’intervento romano fu la richiesta di soccorso loro mossa dai Mamertini – mercenari campani - che si erano stabiliti a Messina alla morte di Agatocle di Siracusa (che li aveva ingaggiati) e avevano iniziato scorrerie  contro di loro Gerone di Siracusa, che dopo averli sconfitti si dichiara re. Per premunirsi da altri attacchi allora i mamertini chiesero l’aiuto di Cartagine e poi dei romani  quindi i cartaginesi si alleano con Gerone II –allontanato dai nemici cartaginesi da Appio Claudio Caudex, sbarcato con due legioni, in cambio di potersi tenere i territori La prima guerra punica – guerra tra Roma e Cartagine – dura 20 anni: si concluse nel 241 a.C. (vittoria Roma isole Egadi) - i cartaginesi dopo 3 secoli dovettero abbandonare l’isola. L’ex Sicilia punica occidentale e centro meridionale divenne la prima provincia e nel 227 a.C. fu inviato a reggerla un pretore creato ad hoc. Il sistema di gestione e la creazione di nuove figure erano nuovi perché il territorio era troppo distante dal centro del potere per poterlo gestire con gli stessi sistemi della penisola – quindi alleanze, obblighi militari, confische e fondazioni di colonie  1. SARDEGNA Nello stesso anno un altro pretore viene creato ad hoc e inviato a governare Sardegna e Corsica – considerate realtà unitarie. La conquista di questo territorio fu permesso grazie all’instabilità interna e sconfitta di Cartagine: nel 240 i mercenari cartaginesi che presidiavano la Sardegna si ribellarono, perché erano in attesa dei pagamenti dovuti  i Cartaginesi cercarono di tornare in possesso della Sardegna ma i Romani minacciarono una nuova guerra e quindi Cartagine abbandonò ogni pretesa sull’isola (238). Il corpo di spedizione al comando di Tiberio Sempronio Gracco sbarca nell’isola e si impossessa dei vecchi centri di Olbia, Carales, Nora e Sulci  a condurre la resistenza contro gli occupatori furono i Sardi, molto probabilmente anche con il sostegno dei Cartaginesi. (Nei primi decenni a reprimere i sardi vengono inviati alcuni eserciti a comando consolare).  Il governatore era di rango pretorio e doveva controllare i sardi dell’interno, dotare l’isola di una rete stradale efficiente e curare l’invio di grano dalla Sardegna agli eserciti romani impegnati nel resto del Mediterraneo I Sardi sollevarono successivamente altre rivolte, come quella di Hampsicora (nel 215), che però fallì  rappresentativa l’interazione tra popolazione locale e potenza esterna occupante (cartaginesi). Carales fu la residenza principale del governatore e uno dei principali centri, insieme a Nora, Sulci, Tharros e Olbia – della Sardegna in epoca repubblicana  tutti sottoposti al pagamento di un tributo. La Hispania, caratterizzata da una grande diversità etnica, entrò in contatto con Fenici, Greci e Punici. Le popolazioni indigene si possono distinguere in: - Turdetani o Tartessi, nell’area meridionale e orientale - Iberi, a sud e a est - Lusitani, affini ai Celti – abitavano tutto l’occidente europeo, anche l’Italia settentrionale - nell’area occidentale, centro e settentrione. - A Nord erano i Galiziani, Asturiani e Cantabri - In prossimità dei Pirenei erano i Baschi La società si basava su una struttura pregentilizia e scarso era lo sviluppo dei centri abitati nelle aree interne nord-occidentali, mentre le aree costiere erano urbanizzate – precoce sviluppo x Fenici, Greci e Punici/cartaginesi.  Le prime relazioni dei Romani con la Hispania si possono datare dopo la prima guerra punica, quando il trattato dell’Ebro nel 226 a.C . fissò a nord del fiume l’area d’influenza romana e a sud quella cartaginese. La presa di Sagunto, città il cui ceto dirigente era filoromano, da parte di Annibale scatenò la seconda guerra punica. - La presenza militare di Roma in Hispania si data 218 quando Cn. Cornelio Scipione sbarcò a Emporion con lo scopo di tagliare la retroguardia ad Annibale. - La conquista romana fu lunga e difficile –almeno 2 secoli - solo Augusto poté dichiarare Hispanias pacavi. Con la definitiva scacciata dei punici dalla Hispania, cominciò da parte di Roma un processo di conquista e programmazione urbana.  Nel 197 a.C. furono istituite due province, affidate a magistrati cum imperium di rango pretorio: - Hispania Citerior, che comprendeva l’area orientale e costiera fino a Carthago Nova e la bassa valle dell’Ebro - Hispania Ulterior, che includeva la valle del Baetis e il territorio meridionale. Distrutti o destrutturati i precedenti insediamenti, uccisi o fatti prigionieri gli abitanti, fu modificato in maniera sostanziale il paesaggio urbano e rurale. Vennero fondate numerose città su precedenti comunità indigene: - Italica e Corduba da Claudio Marcello x controllare i lusitani - Gracchuris da Tiberio Sempronio Gracco (pretore 180 poi proconsole) x controllare i vascones e i celtiberi - Carteia x controllare i pirati – porto sull’oceano e considerata dal senato colonia di latini e liberti, x figli di soldati e donne indigene. Celtiberi e Lusitani si ribellarono più volte e lunga fu anche la conquista delle strategiche Isole Baleari – 123/22 da Q. Cecilio Metello, nodo strategico x controllo navigazione tra Italia, Gallia, Spagna e nord Africa.  1.La guerra combattuta in Hispania da Pompeo contro Q. Sertorio fu decisiva per l’avvio a Roma del suo predominio  Sertorio, partigiano di Mario, nominato proconsole della Hispania Citerior nell’82 a.C., proscritto da Silla, creò uno stato autonomo con un proprio senato, appoggiandosi a Lusitani e Celtiberi – viene ucciso a tradimento da Perperna nel 72 a.C., a sua volta eliminato da Pompeo nel 71 a.C. La presenza costante di Pompeo in Hispania favorì i suoi legami con il ceto dirigente indigeno e facilitò l’ampliamento delle sue clientele.  2. Nella lotta per il potere a Roma tra Pompeo e Cesare, la Hispania svolse un ruolo notevole: a Ilerda, nel 49, con la sconfitta dei pompeiani, Cesare ottenne il controllo del territorio ispanico. Nella Ulterior notevole fu l’azione colonizzatrice di Cesare.  3. Augusto conquistò la Callaecia (Galizia), le Asturiae e la Cantabria.  Divise la Hispania in tre province - due sotto il suo diretto controllo e una attribuita al popolus Romanus. - Provinciae Caesaris : Hispania Citerior, con capitale Tarraco e Ulterior Lusitania, con capitale Emerita Augusta - Provincia del popolus Romanus : Hispania Ulterior Baetica, con capitale Cordova.  Vespasiano nel 73-74 d.C. concesse lo ius Latii universae Hispaniae   Caracalla attuò una nuova divisione amministrativa, che però ebbe breve vita.ù  Nel 293, con la riforma tetrarchica, si formò la diocesis Hispaniae, con capitale Emerita Augusta. GALLIA CISALPINA Essendo adiacente ai territori romani ebbe una valenza strategica di particolare rilievo, di cui si resero ben conto Cicerone, Cesare, Augusto, ma anche Catilina e Spartaco. La sua conformazione geografica, che il Po separa in due parti , determinò una diversa evoluzione e integrazione dei popoli.  Fu l’unica provincia che per circa quarant’anni fu costituita da cittadini romani e da città di diritto romano e latino. La provincia si estendeva dalla zona pedemontana delle Alpi, per tutta la pianura padana fino ad una linea immaginaria, a sud, dal fiume Arno al Rubicone.  Comprendeva dunque anche Liguria, Emilia-Romagna e parte della Toscana e delle Marche. “Gallia Cisalpina” è la definizione usata da Strabone per configurare l’Italia settentrionale  soggetta a ondate migratorie periodiche da parte di popolazioni celtiche del Nord Europa = - gli Etruschi dovettero abbandonare la regione - i Liguri riuscirono a mantenere tratti peculiari - i Veneti non furono interessati dall’occupazione.  I Romani conquistarono la parte più meridionale al di qua del Po nel corso del III secolo a.C. mossi dall’esigenza di arginare continue incursioni, ma anche di trovare una valvola di sfogo al sovraffollamento cittadino. - Iniziò il controllo del territorio portato avanti attraverso la centuriazione, una regolare e parcellizzata suddivisione del territorio da assegnare a nuovi coloni - I Boi, i Senoni, i Friniati, i Piceni (popoli del Centro Italia) furono i primi a cadere in mano ai Romani e le genti galliche furono respinte al di là delle Alpi da dove venivano. - Vennero fondate Sena Gallica (290-283), Ariminum (268), Firmum Picenum (Fermo) e Aesis (Jesi) - Flaminio fece costruire la via Flaminia, da Roma a Rimini.  Intorno al 225 a.C. i Romani passarono al di là del Po e conquistarono Mediolanum, capitale degli Insubri. Nel 218 fondarono Cremona e Placentia. Il processo espansionistico subì un arresto con le guerre puniche, ma poi ripresero.  All’inizio del II secolo con la conclusione di una guerra i Romani riservarono un trattamento particolare ai popoli della Transpadana  stipulando con loro dei foedera che li lasciavano indisturbati nelle loro terre, liberi dal tributo, senza colonie che li danneggiassero  Questo atteggiamento di riguardo e rispetto verso i popoli della Transpadana richiama le alleanze strette con i reges socii et amici populi Romani, la cui funzione primaria era quella di stato cuscinetto. Venne costruita la Via Emilia per rendere più sicura la fascia dell’Appennino tosco emiliano, sentito come confine-barriera di protezione dalle incursioni galliche - collegava Rimini a Piacenza seguendo la linea collinare lungo gli Appennini e costituì l’asse portante della centuriazione. Lungo la via furono fondate una serie di colonie: Bologna, Modena, Parma, Lucca, Luni. La via Postumia univa Aquileia e Genova e costituì la vera linea di demarcazione con la Transpadana, piuttosto che il fiume Po. Un assetto territoriale così omogeneo e capillare fu reso possibile anche dal fatto che le popolazioni celtiche vivevano in villaggi non urbanizzati ed erano seminomadi. *Risulta problematico stabilire la data di costituzione di questa provincia: Per quanto riguarda il II secolo a.C., ci sono testimonianze relative a comandi provinciali con scopo prettamente militare finalizzato a reprimere possibili rivolte, senza implicare l’assegnazione di un territorio, ritenuto solo un corollario del comando provinciale.  La Gallia faceva parte della provincia Italia, dove furono affidati ai due consoli, o ad altri magistrati competenti, incarichi di repressione di insurrezioni.  A partire dal I secolo a.C. la Cisalpina venne a essere assegnata annualmente ad un governatore come provincia ordinaria (comunque problema insoluto definire una data precisa)  Dopo la guerra sociale fu concessa la cittadinanza romana alla Cispadana e il diritto latino ai Transpadani (su proposta di Pompeo Strabone).  Cesare concesse poi la cittadinanza optimo iure anche ai Transpadani.  Nel 42 a.C. Ottaviano stabilì che la Cisalpina cessasse di essere provincia e fosse inglobata in tota Italia.  Nella sua riorganizzazione Augusto la divise in quattro regioni creando nuove province a protezione del suolo italico.  Chi seppe sfruttare al meglio la provincia fu Cesare, cui il controllo decennale di truppe proconsolari ai confini di Roma consentì di esercitare una forte pressione sulla capitale e avere una solida base per le sue spedizioni nella Gallia Comata. La marcia di Spartaco verso la Cisalpina e il ripiegamento a sud potrebbe essere spiegata attraverso un piano strategico che prevedeva aiuti dai Galli e dall’Etruria per poi marciare su Roma. (Anche Catilina cercò aiuti lì, oltre che in Etruria). La presenza dei Romani nella provincia fu ottenuta con la forza in Cispadana, mentre attraverso la diplomazia e un’adesione spontanea alla romanità in Transpadana. *A Roma nel I secolo a.C. ci sono molti letterati provenienti dalla Transpadana: Catullo da Verona, Virgilio da Mantova, Livio da Padova ecc. PROVINCE GALLICHE I Celti (Keltoi x i Greci) Galli x i Romani – erano divisi in numerosi popoli; stanziati nell’età del ferro tra i fiumi Elba e Senna e nella Germania meridionale. Si stanziarono poi nell’Italia settentrionale, nella Gallia meridionale, occidentale e centrale e in Bretagna, mescolandosi alle popolazioni autoctone. Abitavano in insediamenti protourbani, vivevano di agricoltura, lavoravano i metalli e non avevano funzioni politiche e religiose centralizzate. Il potere era gestito da un’aristocrazia terriera. (I Romani inizialmente pensavano che fossero di origine celtica e non germanica). *Durante le campagne galliche di Cesare i romani oltrepassarono il Reno e invasero la Gallia più volte. Il fiume Reno avrebbe dovuto costituire il confine (a ovest) tra Gallia e Germania  La regione al di là del Reno era abitata da numerosi popoli differenti: - Longobardi lungo l’Elba - Angli e Sassoni nella penisola dello Jutland - Vandali e Burgundi a est - Goti oltre la Vistola Questi popoli costituivano entità politiche separate spesso in contrasto tra loro. Se a ovest il confine era il Reno, molto più difficile era segnare un confine orientale, date anche le scarse conoscenze che i Romani avevano delle popolazioni al di là dell’Elba.  È dunque necessario distinguere la Germania come territorio abitato dai popoli germanici e le diverse province di Germania che vennero a crearsi dall’epoca augustea.  Durante il principato di Augusto alcune tribù germaniche invasero e saccheggiarono il territorio gallico.  Nel 12 a.C. Druso iniziò le prime campagne di conquista e ottenne numerose vittorie  Tiberio continuò le operazioni del fratello.  Il legato imperiale P. Quintilio Varo prese le redini della Germania. Nel 9 d.C. scoppiò una sommossa di varie tribù germaniche, capeggiate da Arminio, che annientarono l’esercito romano: Varo si uccise per non cadere in mano al nemico. (Molte testimonianze archeologiche fanno pensare ad un processo di provincializzazione già avanzato, interrotto bruscamente dalla sconfitta subita da Varo). Già dalla fine dell’epoca augustea, le legioni renane erano state organizzate nell’exercitus Germanicus superior e inferior  ciascuno sotto il comando di un legatus Augusti pro praetore.  Si formarono così due zone militari che Domiziano trasformò nell’85 in due province: la Germania superiore e la Germania inferiore. - La Germania superior, con capoluogo Magonza = regione attorno all’alto corso del Reno, attualmente divisa tra Germania sud-occidentale (Baden-Wuttemberg), Francia orientale (Alsazia) e Svizzera. Questa provincia includeva anche gli agri decumates, il territorio tra la sponda destra dell’alto Reno e quella sinistra dell’alto Danubio, dove Domiziano vi rafforzò il limes. - La Germania inferior corrispondeva al basso corso del Reno e aveva come capoluogo Colonia. Il territorio è oggi diviso tra la regione tedesca del Nordrhein-Westfalen, il Belgio e l’Olanda - interamente posto sulla riva sinistra del Reno. Insieme a Pannonia e Siria, le regioni germaniche erano le più importanti dal punto di vista militare per la consistenza delle loro guarnigioni, le quali potevano anche avere un grande peso politico e imporre un proprio candidato al soglio imperiale. *L’occupazione romana non fu però solo militare: significativa rete di città e floridezza economica. PROVINCE ALPINE 1. I Romani e le Alpi Nelle fonti antiche l’ambiente montano viene avvertito come estraneo, agli antipodi del mondo civile, essendo caratterizzato da una natura ostile e da popolazioni selvagge  questo spiega la mancanza di interesse per l’occupazione delle popolazioni alpine.  La prima spedizione romana in area alpina è quella condotta da Appio Claudio Pulcro nel 143 a.C. contro i Salassi della Val d’Aosta, indirizzata essenzialmente al controllo delle miniere d’oro. L’occupazione si limitò alla piana di Ivrea. Le spedizioni successive furono perlopiù semplici spedizioni punitive o per far passare l’esercito, ma non per occupare i territori.  Cesare per primo concepì il disegno di occupare stabilmente il passo del Gran San Bernardo, ma la missione fallì. 2. La conquista delle Alpi  Il progetto di Cesare fu ripreso e realizzato da Augusto: nel 25 a.C. A. Terenzio Varrone Murena occupò la Val d’Aosta e fondò con 3000 veterani la colonia di Augusta Praetoria, l’attuale Aosta. - L’azione successiva interessò Alpi Centrali e Orientali - Nerva , legato dell’Illirico completò l’occupazione delle vallate alpine del versante italiano. Nel 15 a.C. partì una grande offensiva con lo scopo di occupare tutta l’area alpina e prealpina oltre il versante italiano, come premessa alla progettata conquista della Germania e con lo scopo di creare un collegamento tra Gallia e Illirico  il territorio venne conquistato da Tiberio e Druso  Augusto vi trovò il pretesto per occupare anche il vicino regno del Noricum  Per completare il piano di Augusto, restavano le Alpi occidentali a sud della Val d’Aosta: vennero conquistate le Alpi Marittime e Cozie. 3. L’organizzazione della conquista L’area era vasta, scarsamente urbanizzata e con scarsi collegamenti  Romani vi costruirono quindi una rete stradale e promossero lo sviluppo di alcuni centri. L’interesse per le zone alpine rimaneva però fondamentalmente limitato al controllo dei valichi. Se si eccettuano infatti le risorse minerarie (soprattutto il ferro del Norico) le risorse economiche erano scarse. In una prima fase ci si limitò all’occupazione militare, che portò alla costituzione di distretti amministrati da praefecti di rango equestre .  Claudio invece costituì province sottoposte all’autorità di governatori equestri con il titolo di procuratores. - Alpes Maritimae. - Alpes Cottiae: Erano state il regno di Cozio, che quando venne sconfitto depose il titolo di re e diventò prefetto del territorio - carica tramandata anche ai successori  finché Nerone non trasformò il distretto in provincia procuratoria. Segusio (Susa) assunse subito il carattere di città romana, come mostrano i suoi monumenti, tra cui il celebre arco. - Alpes Graiae/Alpes Atrectianae. - Alpes Poeninae - Raetia et Vindelicia: Alpi Centrali e pianura fino al Danubio. - Noricum: buona parte dell’attuale Austria e confinava con la Rezia con il fiume Inn. La principale risorsa era costituita dalle miniere, soprattutto di ferro. ILLIRICO (DALMAZIA E PANNONIA) I romani iniziarono a estendere la loro influenza sulla regione nella seconda metà del III secolo a.C. = in corrispondenza con l’apertura della fase imperiale della Roma repubblicana. Anche l’Illirico non esisteva come unità geografica, politica o culturale. Essa fu continuamente ridefinita e arrivò a comprendere la parte occupata dalle odierne Slovenia, Croazia, Bosnia- Erzegovina, Serbia occidentale, Ungheria occidentale e Austria sud-orientale  Era abitata da numerose popolazioni solo parzialmente raggruppate sotto il nome di Illiri. Alcuni di questi popoli presentano tratti in comune con la cultura di La Tène - per altri si parla di origine indoeuropea. *Nelle fonti antiche gli Illiri sono il modo in cui i Greci chiamavano le popolazioni barbare a est delle aree ellenizzate di Macedonia e Epiro. La presenza di commercianti romani e italici in questa zona era già significativa nella seconda metà del III secolo a.C.  Nel 230 il re Agrone, che guidava il regno illirico, mise sotto assedio la città greca di Issa, che fece appello a Roma  un ambasciatore romano venne assassinato e Roma decise di entrare in guerra: > La prima guerra illirica fu breve: i Romani non crearono nessuna provincia né lasciarono guarnigioni permanenti. Alcune tribù divennero alleate di Roma > Scoppiò la seconda guerra illirica quando Demetrio di Faro aveva ricostituito il regno illirico - vinta rapidamente dai Romani. > Nel 169 gli illirici si allearono con il re di Macedonia Perseo e quando vennero sconfitti l’Illirico venne diviso in tre repubbliche  Nel frattempo, i Romani si erano affacciati anche sull’Istria con la fondazione della colonia di Aquileia nel 181 e assoggettarono la regione costiera.  Ottaviano completò e ampliò le deduzioni coloniarie iniziate da Cesare nelle regioni. Con Ottaviano si concluse dunque la fase di provincializzazione iniziata con Cesare.  Una nuova offensiva romana fu portata negli anni 13-9 a.C. in seguito di incursioni di popoli pannonici e dei Daci, oltre che un’altra ribellione dei Dalmati: Il comando venne affidato ad Agrippa, poi alla sua morte ad Augusto, che vi inviò Tiberio. Vennero conquistate anche le pianure della Pannonia fino al Danubio. (Successivamente scoppiò un’altra rivolta).  Traiano divise in due la Pannonia: Pannonia superior a ovest e Pannonia Inferior a est  La Pannonia ebbe un grande valore militare  Settimio Severo era governatore della Pannonia Superiore quando fu proclamato imperatore dalle sue truppe nel 193. MACEDONIA, ACAIA, EPIRO L’intervento romano nei Balcani alla fine del III secolo a.C. non portò alla creazione immediata di nuove province. La vittoria di Flaminio nella seconda guerra macedonica obbligò Filippo V a rinunciare al controllo della Grecia, ma le legioni romane si ritirarono.  La terza guerra macedonica costituì il punto di svolta: la sconfitta di Perseo (168 a.C.) segnò la fine della monarchia macedone: Roma non annesse i territori conquistati MA suddivise la Macedonia in quattro distretti amministrativi. L’economia e la società macedone furono pesantemente condizionate dai Romani - in Grecia vennero epurate le classi dirigenti, venne creato il porto franco di Delo (che danneggiò Rodi). La regione della Molossia (Epiro), che aveva appoggiato Perseo, era stata devastata da Emilio Paolo e risultava disabitata. La rivolta di Andrisco, proclamatosi come figlio di Perseo, portò Roma alla decisione di annettere la Macedonia come provincia nel 146 a.C. Si pensa che il proconsole avesse autorità anche sull’Epiro e l’Illiria meridionale. Romani e ricevette sussidi  ma Decebalo, grazie ai sussidi, rafforzò il suo esercito: Traiano allora intervenne nelle due guerre daciche. Nel 106 la provincia dacica risultava fondata : si trattava di una provincia imperiale. La provincializzazione comportò una profonda trasformazione del territorio attraverso la costruzione di strade, la deduzione di colonie e la costruzione di centri urbani. Ritenendo la situazione ormai sicura, nel 114 Traiano ritirò alcune truppe dalla provincia in vista della spedizione contro i Parti (forse per questo, ben presto si verificarono nuovi conflitti, vinti dai Romani). La Dacia fu suddivisa in: - Dacia Inferior: nei territori nord-danubiani, governata da procuratores praesidiales - A settentrione, la Dacia di Traiano fu divisa in Dacia Superior, governata da un legatus Augusti pro praetore, e in Dacia Porolissensis, amministrata da procuratores praesidiales.  Il conflitto più grave furono le guerre contro i Marcomanni all’epoca di Marco Aurelio. La Dacia subì invasioni da parte di questi popoli  decise nuovamente di riorganizzarla dal punto di vista amministrativo: - Due province cambiarono nome: la Superior divenne Apulensis e la Inferior divenne Malvensis. - Tutte diventarono distretti finanziari sotto l’autorità di procuratori di rango equestre e di un unico governatore, legatus Augusti pro praetore Daciarum trium di rango consolare. Marco Aurelio e, alla sua morte, Commodo stipularono trattati di pace coi nemici.  Sotto i Severi la provincia conobbe un periodo di sviluppo economico. Ci furono continue invasioni da parte dei Carpi e dei Goti, che portarono ad un’insicurezza generale, anche a causa dello spostamento di truppe dalla Dacia a altri teatri di guerra, indebolendo la difesa della provincia.  La progressiva demilitarizzazione comportò il decadimento economico della provincia. L’abbandono definitivo della provincia avvenne sotto Aureliano, probabilmente nel 271. Una nuova provincia con il nome di Dacia venne creata a sud del Danubio tra le due Mesie. ASIA La guerra contro Antioco III si concluse nel 188 a.C. con la pace di Apamea. Il re di Pergamo Attalo III (morto nel 133 a.C.) aveva lasciato per testamento i Romani eredi del suo regno. Pergamo, insieme ad altre poleis, era resa città libera, ma il paese era in rivolta: > Aristonico, fratellastro di Attalo III, si era fatto acclamare nuovo re = il conflitto terminò solo nel 129 a.C. per opera del console Manio Aquilio, che nei successivi tre anni restò in Asia con il compito di organizzarla come provincia. La capitale era Efeso (non Pergamo) un’antica rocca difficilmente accessibile. Il compito di Manio Aquilio nell’organizzazione del nuovo territorio si identifica con ciò che viene definito “provincializzazione” = un forte empirismo e un alto grado di flessibilità di fronte a situazioni diverse. Lo schema della provincializzazione, la redactio in formam provinciae, è riconducibile a pochi elementi comuni: il generale vincitore o un autorevole esponente del senato riceveva l’incarico di organizzare il territorio con l’ausilio di una commissione di 10 o 5 senatori – cmq la ratifica finale del senato era indispensabile. Al termine delle operazioni, l’ordinamento poteva essere sancito con una lex, che poteva subire modifiche anche in tempi ben successivi. Nella nuova provincia i Romani avevano trovato una realtà complessa e situazioni molto diversi, ma vi era un elemento caratteristico: le città greche dispensarono i Romani dal processo di colonizzazione che spesso doveva essere fatto nelle nuove province  L’impianto di grandi strade era una delle prime preoccupazioni dei Romani in una nuova provincia e infatti Manio Aquilio vi procedette. Manio Aquilio e i suoi immediati successori crearono conventus iuridici: suddivisero il territorio in unità minori, viste come indispensabili per un’efficace amministrazione della giustizia. Almeno una volta l’anno, il governatore della provincia o un suo delegato si recava nelle varie città capoluogo di conventus per presiedere il tribunale e amministrare la giustizia ai cittadini Romani e, a seconda dei crimini, agli abitanti delle città. *La provincia d’Asia presenta alcune affinità con la Sicilia : conventus istituiti molto presto, coesistenza di mondo greco e mondi anellenici, forte urbanizzazione, vita politica, sociale e culturale e l’imposizione di una tassazione pretesa in forma proporzionale (decima)  non secondo un tributo fisso, come nelle altre province. In queste due province erano diffuse strutture urbane e territori già catastati, elementi indispensabili per le operazioni legate a calcolo e previsioni delle capacità contributive. Inoltre venne adattata parzialmente anche la precedente tassazione attalide. La decima veniva riscossa dai pubblicani appaltatori e gli Asiatici versavano un corrispettivo in denaro della decima.  La provincia fornì sostegno a Mitridate VI nella guerra contro Roma. I Greci trucidarono 80mila Romani e Italici  la guerra fu affidata a Silla, console dell’88, che sconfisse le forze pontiche e passò all’Asia. Nell’85 a Dardano si conclusero i trattati di pace: - L’Asia ritornò ai Romani - tutte le città che avevano sostenuto Mitridate persero i loro privilegi e furono punite - quelle rimaste fedeli ottennero esenzioni e libertà. A Roma alla fine della repubblica mancavano forme giuridiche di tutela dei provinciali e non c’era alcun sostegno per i governatori, che, impegnatisi nella loro difesa, si erano inimicati i pubblicani, che presiedevano i tribunali speciali.  L’inizio del passaggio dallo sfruttamento brutale all’integrazione cominciò con Giulio Cesare, quando nel 48 a.C. l’Asia passò al sistema fiscale del tributo fisso , ridotto di un terzo e raccolto non dai pubblicani, ma dalle singole città della provincia   Le guerre civili successive però colpirono duramente la provincia. La situazione mutò dopo la vittoria di Ottaviano ad Azio (31 a.C.): il governo delle province cessò di essere uno strumento finanziario del controllo politico - la pace e il benessere delle province divenne una priorità di Ottaviano, che prevenne gli abusi e tutelò i provinciali.  Affidò la provincia a un proconsole = un senatore anziano e ricco di esperienza, a differenza degli ex pretori che la governavano prima. Afrodisiade divenne la capitale della nuova provincia. Nella provincia d’Asia si sviluppò quel fenomeno capitale nella storia religiosa dell’antichità noto come culto imperiale: venne istituito il culto del vivente princeps. La preesistente assemblea provinciale, la koinon, diventò responsabile dell’amministrazione del culto dell’imperatore. La koinon si pose come istanza intermedia tra il governatore e le città, tutelò i provinciali, rafforzò i legami tra la periferia e il centro del potere. Il culto imperiale permise alle élite locali di inserirsi nell’amministrazione e nel governo imperiale. Nel I secolo d.C. l’Asia conobbe una grande prosperità economica, crescita demografica e urbanizzazione. La possibilità di vivere in un impero dove era garantita con la pace la possibilità di viaggiare, di istruirsi, dove la cultura greca era importante contribuisce a spiegare la nascita della Seconda Sofistica, movimento culturale fiorito in Asia nei primi tre secoli dell’impero, che distingue la vita politica, culturale e sociale. PONTO E BITINIA La doppia provincia comprendeva la zona che si affaccia sul Mar di Marmara e sul Mar Nero. Le risorse sono legate alle ricche foreste e alla fertilità del suolo e il commercio si avvaleva di un’eccellente rete portuale. La popolazione del Ponto, composta da elementi indigeni, iranici e greci, era dominata da sovrani che facevano risalire le proprie origini ai re di Persia. La popolazione della Bitinia aveva invece legami con la Tracia. Il grado di adesione alla cultura greca della Bitinia in età ellenistica è considerevole: in questo periodo il re Nicomede I cercò di adattare il territorio al modello dei sovrani ellenistici (creazione di città che portavano il nome del fondatore - es. Nicomedia). I re bitinici mantennero buoni rapporti con Roma (un’eccezione fu Prusia I che accolse Annibale).  L’ultimo re di Bitinia, Nicomede IV, lasciò il suo regno in eredità ai Romani (74 a.C.). Mitridate VI, re del Ponto, mosse guerra a Roma, che la vinse: venne creata la doppia provincia di Ponto e Bitinia ad opera di Pompeo nel 63 a.C.  La provincia venne ridotta da Marco Antonio per poi assumere confini stabiliti sotto Augusto. A sud, nel 5 a.C., venne creata la provincia di Paflagonia. Nerone creò la provincia del Ponto Polemoniano  na parte di questa, in età flavia, venne unita all’ Armenia Minor per formare la provincia dell’Ora Ponti Mediterranei. Le città di Ponto e Bitinia erano numerose.  La provincia era proconsolare retta da magistrati di rango pretorio  fino ad Antonino Pio, che la rese provincia imperiale. L’anno, come in Asia, cominciava il 23 settembre, data del compleanno di Augusto, mentre il conteggio degli anni è variabile a seconda delle singole città, spesso a partire dal momento in cui entrarono a far parte dello Stato romano. La questione dei koina bitinico e pontico è complicata: si tratta certamente di due unità distinte. La loro attività riguardava in particolar modo la celebrazione del culto imperiale . - A capo del koinon pontico era il pontarca - in Bitinia troviamo sia un bitiniarca sia un (hellenarche) arconte del koinon dei Greci di Bitinia. (Poteva darsi che una stessa persona rivestisse sia la carica di bitiniarca che di pontarca). La sede del tempio per il culto imperiale era Nicomedia, mentre a Nicea era il culto di Cesare e Roma (le due città erano sempre state in contrasto per riconoscimenti e onori). Ignoriamo dove il governatore risiedesse, ma probabilmente o a Nicomedia o a Nicea. La presenza militare romana di terra nelle province che affacciavano sul mar Nero era concentrata in Mesia, mentre in Ponto e Bitinia era importante la flotta. LICIA E PANFILIA La Licia è una penisola montuosa e ricca di boschi nella parte sud-occidentale della penisola anatolica e si affaccia sul mar Mediterraneo. I Lici - popolazione non greca - conservano elementi che definiscono la loro identità. Ancyra (moderna Ankara), eletta capitale provinciale, fu sede del koinon dei Galati e di un conventus. Al centro della città fu eretto il tempio in onore della dea Roma e di Augusto, sulle cui pareti si trova inciso il testo delle Res gestae divi Augusti (di cui sono state rinvenute solo altre due copie, entrambe nella provincia di Galazia).  Con Nerone e nuovamente con Vespasiano la provincia di Galazia e quella di Cappadocia furono unificate in una grande provincia.  Ma poi vennero definitivamente separate sotto Traiano. I centri urbani erano pochi: il più rilevante, accanto ad Ancyra, era Pessinunte, la città-tempio dedicata al culto della dea Cibele  con la provincializzazione le due città si trasformarono in poleis e si dedussero diverse colonie romane soprattutto nel sud della provincia, contribuendo alla urbanizzazione del territorio. La Galazia venne invasa da Goti e Sasanidi a metà del III secolo. 2.CAPPADOCIA Territorio montuoso e vasto, in confronto alle altre regioni orientali. Era una regione abbastanza ricca e con fertili valli, coltivate e con numerosi allevamenti di bestiame. Erano presenti inoltre miniere. Su questa regione avevano regnato le dinastie di origine iranica degli Ariaratidi e degli Ariobarzanidi.  L’ultimo rappresentante degli Ariobazanidi, Ariarate X, era stato rimosso dal trono da Antonio, che lo aveva rimpiazzato con il nobile Pontico Archelao.  Dopo 50 anni di regno, Archelao fu deposto da Tiberio con l’accusa di attività rivoltosa: il regno fu redactum in provinciam. In seguito fu nominato un procurator Augusti di rango equestre.  Tra il 54 e il 55 Cappadocia e Galazia vennero unite, poi separate, poi di nuovo unite da Vespasiano, che creò una grande provincia raggruppante Cappadocia, Armenia Minore, Galazia (che includeva Isauria, Licaonia, Paflagonia, Ponto) Al governo fu posto un legato di rango consolare, che, insieme al legato di Siria, aveva il compito di sorvegliare la frontiera dalle invasioni dei Parti   Traiano organizzò una provincia di Cappadocia e Armenia Minore separata dal resto.  Sotto Diocleziano la provincia fu ulteriormente ridotta, con il distaccamento di Ponto Polemoniaco e Armenia minore.  La divisione in strategie fu mantenuta e Mazaca, capitale del regno, divenne sede del governatore. I centri urbani in Cappadocia erano pochi, quindi vennero fondate più che altro colonie  La creazione di un limes sull’Eufrate rese la Cappadocia una regione strategicamente importante. La presenza di forze militari stabili però non la risparmiò dalle rovinose invasioni dei Goti e dei Sasanidi. SIRIA E GIUDEA  La campagna in Oriente contro Mitridate condusse Pompeo a deporre Antioco XIII e a ridurre il suo regno in provincia (63 a.C.), mettendo così fine alla dinastia dei Seleucidi e un periodo di anarchia nella regione, oltre che a una storia secolare di civilizzazione ellenistica sopra uno strato di popolazione semitica di lingua aramaica. Il nucleo della provincia inizialmente comprendeva: - città della Tetrapoli, a nord (Antiochia, Apamea) - città della Decapoli a sud - la Cilicia Pedias - le città-stato sulla costa fenicia La provincia era un mosaico di città, principati e territori con statuti diversi: regni clienti (Commagene, Nabatea), piccoli dinasti formalmente indipendenti (es. Stratone di Aleppo, filarchi, tetrarchi.  Pompeo era intervenuto anche in Giudea, dove infuriavano liti dinastiche tra gli Asmonei, assediando e conquistando Gerusalemme: la Giudea diventò un regno cliente sottoposto al pagamento di un tributo, con a capo un sommo sacerdote e un procuratore – Antipatro*. 1. La Siria non ebbe vita facile nei primi anni. La disastrosa campagna di Crasso (55-53 a.C.) espose la provincia alle invasioni dei Parti. Le guerre civili fecero precipitare la regione in un lungo periodo di instabilità.  Grazie all’appoggio di Antonio, Erode il Grande (*figlio del procuraore Antipatro)si insediò come nuovo re di Giudea nel 37 a.C.  Ottaviano passò dalla Siria nel 30 a.C.  la sua sistemazione aprì la via alla stabilità e alla prosperità di una regione ricca in risorse agricole e naturali e crocevia di intensi traffici commerciali. Nel 27 a.C. venne ripristinato l’assetto della provincia di Pompeo e Antonio: governata la un legato di rango consolare residente ad Antiochia, la Siria venne considerata un comando importante e prestigioso – xk confinante con l’impero dei Parti = dotata quindi di un forte esercito stanziale. Grazie ai ripetuti interventi romani in Armenia, la minaccia partica rimase sotto controllo e i confini della Siria rimasero sicuri fino al II secolo a.C. - Il fiume Eufrate era il confine. Il primo principato vide un’intensa attività di urbanizzazione, con fondazione di colonie, (es.Beirut) da parte di Augusto; il culto imperiale ebbe il suo centro ad Antiochia - il koinon di Siria pare fosse suddiviso in distretti o eparchie. 2. In Giudea dilagava un forte separatismo religioso. Alla morte di Erode, nel 4 a.C., scoppiarono disordini, soppressi dal legato di Siria Varo  Augusto ripartì i territori tra i tre figli di Erode.  Nel 6 d.C. la Giudea - data a uno dei figli Archelao, deposto ed esiliato in Gallia - entrò quindi a far parte della provincia di Siria sotto l’amministrazione di un praefectus di rango equestre, Ponzio Pilato.  Nel 39 fu esiliato Antipa – che aveva ricevuto la Galilea – e al suo posto regna il nipote Agrippa I, che aveva anche ereditato i territori di Filippo (il 3°fratello) della regione a oriente e da Caligola riceve il titolo di re. Agrippa aiutò anche Claudio nell’ascesa al potere che quindi lo ricompensa con tutto il regno – anche la Giudea – che era stato di Erode.  Claudio quando muore nel 44 pose la Giudea sotto l’amministrazione di un procuratore di rango equestre – capoluogo Cesarea.  La Commagene venne annessa una prima volta sotto Tiberio: alla morte del re Antioco III nel 17 Germanico affidò l’amministrazione del regno a un pretore. *Germanico era stato inviato in Oriente da Tiberio con un imperium proconsulare maius su tutte le province orientali. Dopo essere entrato in contrasto con il governatore di Siria Gn. Calpurnio Pisone, morì nel 19 - Pisone accusato di averlo ucciso.  Caligola (nel 37) restituì la Commagene alla dinastia reale - Antioco IV, che vi regnò fino al 72 - ma il re venne poi accusato – dal gov. di Siria C. Peto - forse ingiustamente di aver stretto un accordo coi Parti: con la legio 4 ferrata lo invase e fu deposto.  Vespasiano lo perdonò ma annesse definitivamente la Commagene alla Siria. *Sempre sotto Vespasiano la Cilicia Pedias viene staccata dalla Siria In Giudea nei decenni successivi si verificarono una serie di disordini, specialmente a Gerusalemme, causati da contrasti sul culto nel Tempio, predicazione di profeti messianici, banditismo e scontri tra popolazioni rivali, come Galilei e Samaritani. Ci furono due grosse rivolte: > La prima guerra fu causata dalle vessazioni del procuratore Gessio Floro  Nerone inviò allora a capo di tre legioni il legato Vespasiano , che lasciò il figlio Tito al comando. Tito prese Gerusalemme nel 70 e distrusse il tempio. Gli abitanti furono uccisi o ridotti in schiavitù. Tutti gli Ebrei dell’impero furono soggetti al fiscus Iudaicus, una tassa annuale da versare per il tempio di Giove Capitolino a Roma. La Giudea venne ridotta in provincia sotto il comando di un legato di rango pretorio a capo di una legione permanente a Gerusalemme. > La seconda guerra è nota con il nome di Bar Kochba, dal nome del leader della rivolta (Simon bar Kosiba): la Historia Augusta la intende una reazione alla legislazione romana, tra cui un bando sulla circoncisione, che interferiva con la cultura degli Ebrei. Cassio Dione invece la attribuisce alla fondazione di una colonia romana, Aelia Capitolina, sul sito di Gerusalemme. I Romani riuscirono a domare la rivolta: agli Ebrei si proibì di risiedere a Gerusalemme. Adriano cambiò il nome della provincia in Syria Palaestina, governata da un legato di rango consolare al comando di due legioni. Il secondo secolo fu caratterizzato da pace e prosperità per la Siria  piena integrazione nell’impero (vi si diffuse la Seconda Sofistica). I Parti invasero Armenia e Siria – 161/62, ma vennero respinti dall’imperatore Lucio Vero (162- 166). Le vicende successive invece videro protagonisti due suoi governatori, che vennero nominati imperatori (Avidio Cassio e Pescennio Nigro nel 193 durante la guerra civile)  il candidato delle legioni danubiane Settimio Severo però lo sconfisse.  Per limitare i poteri dei governatori allora Settimio Severo divise la provincia in due comandi separati: - Syria Coele a nord con 2 legioni - Syria Phoenice – Fenice nuova provincia a sud – governata da un legato di rango pretorio al comando della legione III Gallica (comprendeva anche il litorale nel Libano e l’interno di Damasco)  I Severi ebbero un occhio di riguardo x la Siris r incentivarono le promozioni coloniali  ma ben presto la la Siria venne invasa dai Sasanidi. ARMENIA, MESOPOTAMIA E ASSIRIA 1. ARMENIA Regione montuosa a sud-ovest del Caucaso, si distingueva in due territori: Armenia maior e Armenia minor. - La Grande Armenia (o semplicemente Armenia) si estendeva a est dell’alto Eufrate fino al Mar Caspio. Con l’espandersi dei romani a oriente divenne uno stato cuscinetto fra l’impero romano e il regno dei Parti e il controllo del suo trono fu motivo di scontro tra le due potenze.  Diocleziano modificò i confini della provincia: la parte intorno a Bostra conservò il nome di Arabia, il territorio restante fu incorporato nella Palaestina. EGITTO I limiti dell’Egitto restano, durante la sua storia millenaria, pressoché invariati: si estendeva dalla costa del Mediterraneo a nord, fino alla prima cataratta del Nilo a sud. A oriente il Mar Rosso segnava il limite del territorio e a nord-est c’era il confine tra Egitto e deserto arabico. A occidente il deserto libico segnava un limite indeterminato. Il Nilo fu la fonte della grande ricchezza dei faraoni e la fascia di terra che attraversava era fertilissima. Il territorio era ricco anche di risorse minerarie. Dopo la vittoria sui Persiani nel 333 a.C., Alessandro Magno liberò l’Egitto dal dominio persiano - al 331 a.C. risale la fondazione di Alessandria. Dopo la morte di Alessandro, la dinastia greco-macedone dei Tolemei, insediata in Egitto fino al 30 a.C. lasciò un profondo segno nella regione. I Greci e gli Egizi erano i due più ampi gruppi etnici, ma confluirono nel paese immigranti provenienti dal Mediterraneo orientale, soprattutto Ebrei. Le prime relazioni con Roma risalgono al III secolo a.C., quando, in seguito al successo romano su Pirro, vennero intrecciati rapporti di amicizia impostati su un piano di parità politica e giuridica. I contatti, fino ad allora sporadici, con Roma si intensificarono nel corso del II secolo a.C. Durante la sesta guerra siriaca tra Egitto e Siria, Antioco IV si inserì nei contrasti dinastici della dinastia tolemaica  Roma lo indusse ad allontanarsi dall’Egitto. Scipione Emiliano visitò l’Egitto nel 140-139 a.C. nel corso di una missione diplomatica in Oriente. Iscrizioni testimoniano la presenza di Romani in Egitto già alla fine del II secolo a.C.  Tolemeo VIII Evergete II era stato il primo dei Tolemei a fare alla metà del II secolo a.C. un testamento a favore di Roma: alla sua morte, il regno (Egitto, Cipro e Cirenaica, amicii e socii del popolo romano) venne diviso fra i tre figli. Discussa è l’identità del re d’Egitto, Alexa, ricordato da Cicerone, che avrebbe lasciato in eredità il proprio regno ai Romani (secondo alcuni il testamento risale all’88 a.C. e riguarda Tolemeo X Alessandro I; secondo altri risale all’80 a.C. ed è di Tolemeo XI Alessandro II). La questione dell’Egitto entrerà nella lotta politica dei decenni successivi: le ricchezze del territorio attraevano soprattutto gli equites. Crasso aveva proposto l’annessione dell’Egitto, ma trovò una forte opposizione. Intanto Tolemeo Aulete, sul trono dell’Egitto dall’80 a.C., mirava a farsi riconoscere re dai Romani, contando soprattutto sull’appoggio di Pompeo e promise di pagare lui e Cesare  nel 59 a.C., anno del consolato di Cesare, fu riconosciuto re e amicus et socius populi Romani .  Nel 51 a.C., alla morte dell’Aulete, gli successe la figlia Cleopatra VII. L’Aulete aveva lasciato in eredità il regno alla figlia maggiore e al figlio Tolemeo XIII, che avrebbero dovuto regnare insieme sotto la tutela del popolo romano ma Cleopatra venne allontanata dal trono dagli uomini del fratello.  Dopo la sconfitta a Farsalo nel 48 a.C., Pompeo raggiunse Pelusio e chiese aiuto a Tolemeo XIII, ma i cortigiani del re lo uccisero per evitare che l’Egitto divenisse la base per operazioni contro Cesare: Cesare raggiunse l’Egitto e vi rimase sino alla primavera del 47 a.C. Restituì Cipro, annessa da Roma nel 58 a.C., ai Tolemei.  Sul trono d’Egitto, dopo la morte nel 47 di Tolemeo XIII, venne confermata Cleopatra. Il figlio che aveva avuto da Cesare fu nominato correggente: Cleopatra voleva assicurargli la successione al trono.  Dopo la vittoria a Filippi sui cesaricidi (42 a.C.), Marco Antonio, che aveva il controllo delle province orientali e progettava una spedizione contro i Parti, incontrò a Tarso nel 41 a.C. Cleopatra  Nel 40 a.C. gli accordi di Brindisi definirono nuovamente le aree di competenza dei triumviri: Antonio ottenne l’Oriente. Dopo la vittoria armena, Marco Antonio, durante una cerimonia ad Alessandria, proclamò Cleopatra “regina dei re” sul trono di Egitto e Cipro e, con lei, Tolemeo XV Cesare “re dei re”. I tre figli avuti da Cleopatra ebbero attribuiti come regni Libia e Cirenaica (Cleopatra Selene), Armenia, Media e il regno dei Parti da conquistare (Alessandro Elio), Fenicia, Siria e Cilicia (Tolemeo Filadelfo). Dalla seconda metà del I secolo a.C. si registra una crescente presenza di Romani in Egitto: soldati, veterani, uomini d’affari.  La sconfitta di Marco Antonio e Cleopatra ad Azio nel 31 a.C. e la loro morte, dopo la presa di Alessandria nel 30 a.C. portarono all’incorporazione del regno tolemaico nell’impero romano. Ottaviano affidò l’Egitto a un prefetto di rango equestre (L. Cornelio Gallo, che aveva partecipato alla conquista di Alessandria) e così rimase anche quando diventò provincia imperiale. - Augusto emanò un provvedimento in base al quale senatori e cavalieri illustri non potevano entrare in Egitto senza l’autorizzazione del princeps. La provincia fu molto importante per l’approvvigionamento granario di Roma.  Vespasiano fu acclamato imperatore dalle legioni d’Egitto. Percorrono la storia della provincia, tra il I e il II secolo d.C., tensioni e rivolte. L’incorporazione nell’impero romano determinò mutamenti profondi: - la lingua della burocrazia restò il greco - la provincia venne amministrata da funzionari romani - sottoposta a tassazione e al diritto romano ed erano presenti soldati romani. Le città greche (Alessandria, Naucratis, Tolemaide e Antinoopoli) possedevano una propria costituzione e autonomia negli affari interni. I cittadini delle città greche godevano di una condizione privilegiata - dalla cittadinanza erano esclusi Egizi ed Ebrei. La chora era divisa in distretti (nomoi). Il territorio tra il Nilo e il Mar Rosso era di grandissima importanza economica, anche per le sue ricche risorse minerarie. Qui erano anche le cave di porfido del Mons Porphyrites e del granito del foro del Mons Claudianus. CIPRO La ricca isola fu sottoposta all’Egitto fino al 58 a.C.  quando il tribuno della plebe P. Clodio Pulcro per finanziare la sua politica frumentaria, fece approvare un plebiscito relativo alla sua annessione. Catone l’Uticense venne inviato per procedere all’annessione dell’isola e requisire il tesoro del re. (Tolemeo, re di Cipro, fratello di Tolemeo Aulete, si suicidò).  Dopo il ritorno di Catone a Roma, Cipro fu unita alla provincia di Cilicia   Ma nel 47 a.C. Cipro tornò sotto il controllo dell’Egitto   Dopo la vittoria di Ottaviano su Marco Antonio e Cleopatra nel 30 a.C. e la successiva ripartizione delle province tra senato e principe nel 27 a.C., Cipro fu riservata ad Augusto, che poi la restituì al popolo romano: - venne governata da proconsoli di rango pretorio affiancati da questori - fu ripartita tra 12 città (sebbene Plinio menzioni 15 oppida). - Non vi erano colonie o città privilegiate - le città principali erano Paphos e Palaipaphos, sede del koinon. CRETA E CIRENE 1.La Cirenaica occupava la costa dell’Africa settentrionale che si affaccia sul Mar Mediterraneo. Ad oriente il deserto e una costa importuosa la separavano dall’Egitto. Il confine meridionale era segnato dal deserto e occupato dalle tribù della Libia. Dalla metà del III secolo a.C. la Cirenaica era sottoposta al dominio dell’Egitto.  da Cirene infatti il testamento con cui nel 155 a.C. Tolemeo VIII Evergete II prometteva di lasciare il proprio regno ai romani (senza specificare quale).  Nel 96 a.C. Tolemeo Apione re di Cirene morì e lasciò in eredità il proprio regno a Roma. La Cirenaica non divenne immediatamente provincia: le città greche vennero dichiarate liberae, mentre gli agri regii vennero incamerati nell’ager publicus. Nel 75/74 a.C., dopo anni di instabilità, la Cirenaica venne ridotta a provincia E’ documentata, nel corso del I secolo a.C., la presenza di negotiatores italici e di publicani incaricati dello sfruttamento degli agri regii. 2.La storia di Creta si collega a M. Antonio “Cretico”, che nel 74 a.C. ottenne un comando speciale di tre anni contro i pirati, nel corso del quale invase, senza molto successo, l’isola.  L’annessione di Creta venne decisa dal senato nel 70 a.C. - fu inviato Q. Cecilio Metello “Cretico”, che procedette all’annessione e all’organizzazione di questa provincia pretoria. Restò ancora per alcuni anni distinta dalla Cirenaica.  Nel 44 a.C., dopo la morte di Cesare, l’isola venne assegnata a Bruto e Cirene a Cassio.  Marco Antonio riportò la Cirenaica e parte di Creta sotto il dominio tolemaico.  Si deve probabilmente a Ottaviano la deduzione di una colonia di veterani a Cnosso. Non disponiamo di dati certi sul momento in cui i due territori furono riuniti in un’unica provincia. Nel 27 a.C. tuttavia la provincia di Creta et Cyrenae venne attribuita al senato e fu amministrata da un proconsole di rango pretorio, che risiedeva nell’isola, a Gortyna, che divenne anche sede del koinon. Cirene fu invece la sede del governatore in Cirenaica. Questori affiancavano l’attività del governatore (uno di essi fu il futuro imperatore Vespasiano). Creta e Cirenaica ebbero una storia in parte diversa.  La Cirenaica nel 115-117 d.C. venne percorsa dalla rivolta giudaica, che si era diffusa violentemente nel Mediterraneo orientale, in Egitto, a Cipro e in Mesopotamia. AFRICA E NUMIDIA 1.La provincia d’Africa venne istituita nel 146 a.C. a seguito della definitiva sconfitta di Cartagine.  La parte occidentale del territorio della città punica fu concessa a Massinissa, re di Numidia.  Un fossato, la fossa regia, separava la Numidia dal territorio romano: questo comprendeva le numerose città puniche della regione costiera e il loro fertile entroterra agricolo, che venne perlopiù reso ager publicus. In cambio del loro supporto durante l’assedio di Cartagine, sette città puniche ottennero lo statuto di civitates liberae, tra cui Utica, capitale provinciale.  La nuova provincia si trovava nell’odierna Tunisia.
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