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La Nascita della Repubblica Romana: 15 novembre 1948 - 12 aprile 1850, Sintesi del corso di Storia Contemporanea

Storia Moderna ItalianaStoria Politica ItalianaStoria romanaFailed

La transizione dalla monarchia pontificia a una repubblica a Roma, tra fine del 1948 e l'aprile 1850. Il testo racconta come i governi avevano vita breve a Roma, come si formò un nuovo governo guidato da Pellegrino Rossi, e come le elezioni andarono in senso desiderato. Vengono descritte le difficoltà che si incontrarono nella decisione di quale messaggio inviare da Roma, e il timore che la generazione di rivoluzionari si accontentasse di costruire una loro isola di repubblicanesimo. anche la costituzione romana, considerata una delle più democratiche, e il comportamento dei romani durante l'occupazione francese.

Cosa imparerai

  • Chi era il leader del nuovo governo di Roma?
  • Che eventi hanno portato alla nascita della Repubblica Romana?
  • Quali problemi si sono incontrati nella decisione di quale messaggio inviare da Roma?
  • Come si è comportato il popolo di Roma durante l'occupazione francese?
  • Come si sono svolte le elezioni in Roma?

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 16/01/2020

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4.3

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Scarica La Nascita della Repubblica Romana: 15 novembre 1948 - 12 aprile 1850 e più Sintesi del corso in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! Intro Roma, 15 novembre 1948, ore 13 circa. I legionari alzano i mantelli per consentire all'attentatore di pellegrino rossi di dileguarsi tra la folla senza essere identificato. Dalle indagini e dal processo che verrà celebrato cinque anni dopo, responsabile materiale dell'omicidio risulterà essere stato Luigi Brunetti, già fucilato dagli austriaci, indicherà nella politica estera di Rossi, contrario alla guerra federale piemontese la causa dell'attentato. Descritto da tutti come un carattere emotivo e facilmente impressionabile, già il 16 novembre Pio pensa a come mettersi al sicuro. Tra i diplomatici si volge una specie di gara a offrirgli asilo. Il francese e lo spagnolo pensano al prestigio che, accogliendo il papa, il loro paese riscuoterebbe sia agli occhi dei sudditi sia di tutto il mondo cattolico. Pio non sembra pretarsi a questo gioco che infastidirebbe l'austria. Il conte Spaur, la cui moglie teresa è una romana devotissima dal dubbio passato, non mira a possibili vantaggi per la Baviera: gli preme solo che si chiuda l'epoca del papa liberale e dell'incoraggiamento che incautamente egli ha dato alla nazione. Il piano scatta la mattina del 24' alle 6.45 Pio indossa un semplice abito talare, le stanze del palazzo restano illuminate per fare intendere che il papa è al lavoro, nelle sale delle udienze si parla ad alta voce per far credere a chi eventualmente origliasse che il papa stia ascoltando. Alcuni monsignori sanno della partenza, convinti che il papa vada a civitavecchia e poi in francia. Ferdinando II sa della presenza del papa il 25 verso mezzanotte e in preda all'entusiasmo convoca i familiare e comunica loro che il giorno dopo si parte tutti in nave per Gaeta. Quando vi si reca, invita formalmente Pio a restare a Gaeta, che accetta e si profonde in una serie di complimenti che sono manna dal cielo per un re che bisogno di migliorare la propria immagine di re bomba. Pochi giorni dopo Pio rifiuta di ricevere la delegazne di deputati, consiglieri e amministratori inviati da Roma per indirre il papa a tornare sui suoi passi e inizia un periodo di transizione destinato a durare poco piu di due mesi, trascorsi i quali, il nove febbraio 49 verrà proclamata la repubblica romana. CAPITOLO 1 DUE ANNI DI SPERANZE pio, al secolo Giovanni Maria Mastai Ferretti, fu eletto papa la sera del 16 giugno 1846 al termine di un conclave di soli due giorni. Era di nobile famiglia marchigiana, nato a Sinigallia e aveva retto la diocesi di spoleto e di Imola, era stato con altri due cardinali obiettivo di un fallito tentativo di sequestro.. Dopo Gregorio XVI si disse che se anche fosse stato eletto papa ignazio di loyola sarebbe stato impossibile avere un papato piu reazionario di quello precedente. Giacomo Antonelli disse che parlare di riforme a roma era tanto ridicolo come il voler pulire una piramide con lo spazzolino. Pio, come era tradizione ad ogni elezione papale, concesse un'amnistia a detenuti ed esuli politici. Pio parve gradire molto le manifestazioni di giubilio con cui era stato accolto, era un papa a cui piaceva piacere. Pio concepì la speranza che l'approvazione generale per i suoi atti come sovrano temporale e la simpatia per la sua persona potessero favorire una ripresa del sentimento religiosa, che in effetti era cio che gli stava a cuore. Il progetto riformatore puo essere visto come un modo per cercare di tenere lontata la prospettiva di un coinvolgimento del papato nella spinosa causa dell'indipendenza nazionale, ma era impossibile dato che alla morte di gregori non aveva eliminato dalla curia gli elementi conservatori. Come confiderà un cardinale Pio si fa bello dell'entusiasmo delle folle ma poi siamo noi in provincia a dover fare i conti con l'effervescenza scatenata dalle sue concessioni. Anche se non va trascurato il parere di chi ha sostenuto che il contibuto di Pio al risorgimento fosse solo involontario. Carlo cattaneo dirà vhe il nome di pio aveva congiunto in uno la coscienza del fedele e quella del cittadino. Nella sorpresa con cui metternich accolse gli esordi di Pio c'era il preannuncio dell'ostilità che a breve avrebbe manifestato verso ogni pur lontana ipotesi di evoluzione in senso costituzionale del sistema pontificio. Seguita l'amnistia fu concessa la libertà di stampa 15 marzo 47 e fu l'inizio di tutto pervhe aprì un ciclo di cessioni e di pressioni dal basso destinate a durare tredici mesi. Avere dalla propria parte il papa voleva dire poter contare sull'adesione dei cattolici a un progetto di indipendenza nazionale che in passato li aveva visti indifferenti o contarri; ma voleva anche dire portare la questione italiana ad un pubblico assa vasto. Tuttavia era prevedibile che la durissima polemica antigesuitica condotta in orima persona da Gioberti finisse per determinare qualche ripensamento di Pio, insieme con la crescente avversione per l'austria era questo l'elemento che davvero impediva alla politica papale di collimare con il liberalismo. Dal su america Garibaldi fece sapere al papa attraverso la delegazione di rio de janeiro che metteva se stesso e i suoi legionari a sua disposizione per rispondere ad oltraggi che austria con il suo atteggiamento aggressivo non cessava di riservare alla politica papale. Persino mazzini simpatizzò per il papa. Metternich dirà che se le cose seguono il loro corso naturale Pio si farà cacciare da Roma. Pio promulgò il 14 marzo 48 uno Statuto il cui testo era stato preparato da soli ecclesiastici escludendo i non cattolici dal godimento dei nuovi diritti. Tre camere: il sacro collegio cardinalizio, un alto consiglio nominato a vita dal papa, un consiglio dei deputati eletto su base censitaria. Come garanzia finale, sulle leggi era previsto il diritto di veto del pontefice o di uno dei due consigli cardinalizi. Inoltre ritira le truppe volontarie che stanno combattendo la prima guerra d'indipendenza. Per attenuare l'impressione negativa suscitata dalla sua svolta Pio invia una missione a Vienna per chiedere all'imperatore di ritirare volontariamentr lr sue truppe dall'italia, come prevedibile no. CAPITOLO 2 ROMA SENZA IL PAPA i laici avevano fatto della nazionalità una bandiera, mentre gli ecclesiastici se ne ritiravano inorriditi. Si restava bloccati anche quando sembrava che si stesse per arrivare ad un accordo. La conseguenza era che a Roma i governi avevano tutti vita breve, ma mentre gli sutriaci si affacciavano sempre piu spesso e con aria piu torva alla frontiera nord dello stato fino a giungere in prossimità di Bologna si arrivò il 16 settembre a formare un nuovo governo in cui l'uomo forte era Pellegrino Rossi, giurista dal passato molto lungo, nato a Carrara, rifugiato in Svizzerae ottenuta la cittadinanza francese si era recato a Roma come ambasciatore di Luigi Filippo. Chiamandolo al potere Pio cercava di bilanciare l'influenza austriaca, affidata come al solito alle armi, popolo. Obiettivo era attirare a se la plebe e trasformarla in popolo. Non mancavano i nobili che erano 27., ma molti di essi erano attestati su posizioni liberali avanzate. Il discorso di apertura toccò a Carlo Armellini "da una parte vi stanno le rovine dell'Italia dei cesari, dall'altra le rovine dell'italia dei papi. Compito dei deputati era innalzare l'italia dei popoli." L'etichetta ideologica era evidente tanto che ci fi chi pensava vi fosse stata la mano di Mazzini nella stesura del discorso. Subito dopo prese parola il piu asciutto Garibaldi. La giornata decisiva fu quella dell'8 febbraio. L'ultimo scoglio da superare fu l'opposizione che Mamiani fece alla proposta di un deputato di dichiarare deceduto il dominio temporale del papa. Mamiani sindilungò in un itervento in cui oltre a elogiare il piemonte monarchico davanti ad una assemblea repubblicana chiese di rinviare la decisione ad una costituente italiana futura. L'assemblea non tenne conto delle sue parole. Quirico Filopanti esibi una sapienza giuridica sorprendente. Il testo da lui proposto si componeva in 4 articoli: .il papato è decaduto nel suo potere temporale. .il pontefice avrà le sue guarentigie per compiere il suo dovere spirituale. .la forma di hoverno sarà la democrazia pura e prenderà il glorioso nome di repubblica romana. .la repubblica romana avrà con il resto d'italia le relazioni che esige la nazionalita comune. Si ebbe pochi dubbi sulla fine del potere temporale, qualche riserva in piu fu manifestatabcontro le guarentigie e contro la forma repubblicana dello stato. Si venne poi alla votazione complessiva, quando il presidente lesse il risultato la giornata del 9 febbraio era iniziata da un'ora, la nascita della Repubblica avvenne dunque a notte fonda. Malgrado qualche storico lo sostenga, non fu mazzini che in quel momento si trovava in Toscana. Per la proclamazione ufficiale della repubblica, fissata al mezzogiorno del 9 febbraio si tornò sul Campidoglio. L'annuncio ufficiale le fu dato dal presidente dell'assemblea il bolognese Giuseppe Galletti. Il resto della città apprese la novità tramite il suono delle campane e le salvE dei cannoni di castel sant'angelo. Si mise in moto un processo di graduale destabilizzazione dell'intera penisola che risparmiò solo la Lombardia. Nel febbraio Leopoldo II lasciò il granducato dopo essersi spostato da Firenze alla reazionaria Siena e si rifugiò a Gaeta con soddisfazione di Pio e Antonelli. Incoraggiato da cosi tante autorevoli oresenze Ferinando attuava lo scioglimento del parlamento napoletpano senza impegnarsi a rievocarlo, Gioberti dava le dimissioni a Carlo Alberto. Il cardinale Antonelli il 18 febbraio indirizzò una nota al corpo diplomatico presente a Gaeta. L'Austria quello stesso 18 febbraio passò il Po ed entrò a Ferrara, dando inizio all'invasione dello stato pontificio e non perdendo d'occhio la Toscana. Quasi contemporaneamente la Francia cominciava ad ammassare truppe a Tolone per tenerle pronte a partire via mare alla volta di civitaveccgia. Perfino il piemonte mise rapidamente a punto malgrado la crisi indotta dall'andamento drl conflitto con austria una strategia di intervento militare che aveva lo scopo di evitare l'ennesimo arrivo di eserciti stranieri nella Penisola. Stando ai piani di mazzini il prossimo passo doveva essere l'unificazione di Roma e Toscana, la convocazione della Costituente italiana e in parallelo la ripresa della guerra contra austria. Stavolta sarebbe stata una guerra nazionale e non una guerra dinastica per l'ingrandimento del regno sabaudo. La sua grande illusione era che nel momento in cui si fosse dichiarata la repubblica a roma anche Parigi fosse obbligata a schierarsi dalla loro, come scrisse a Mameli. A roma le elezioni vanno nel senso desiderato, leopoldo lascia la Toscana e mazzini stesso da l'annuncio dal balcone del suo albergo livornese ad un popolo festante. Ma Livorno è una citta inquieta e poco in sintonio con il resto del granducato. Andrà incontro ad una grossa delusione. Le prime decisioni dell'assemblea furono simbolichr:rimuoverr gli stemmi pontifici da tutti gli edifici pubblici, escluse le chiese, di scegliere come bandiera il tricolore con l'aquila romana sull'asta. Esposero un programma forse troppo ambizioso ma ricco di prospettive d'innovazione: il rilancio dell'istruzione pubblica, il risanamento finanziario, la riforma dei codicie quella amministrativa, una legge municipale di forte decentramento, la piena libertà dei culti. E tuttavia si ribadì ogni possibile garanzia al pontefice per l'esercizio del potere spirituale. Una misura importante fu quella con cui l'assemblea autorizzò la banca romana a stampare carta moneta per le urgenze dello stato e come sostegno delle attività commerciali di bologna e di ancona, tradizionale polmone economico dello Stato che lo stallo dei mesi precedenti aveva fortemente penalizzato. A preoccupare di piu era la situazionr finanziaria: la repubblica aveva ereditato un deficit altissimo. I provvedimento piu significativi e piu coraggiosi furono la legge sull'incameramento dei beni ecclesiastici, l'abolizione del santo uffizio, l'eliminazione di ogni tipo di censura sulla stampa e la soppressione del controllomdelle diocesi sull'istruzione pubblica di ogni ordine e grado. ,olto meno apprezzati furono quei provvedimenti che davano l'impressione di voler profanare le sedi religiose: si vide il popolo ribellarsi contro il sequestro delle campane per motivi difensivi e il governo dovette fare marcia indietro. Fu creata un apposita commissionenche permettava ai cittadini di sottoporre all'assemblea problemi o reclami. Dalla frequenza e dal numero delle segnalazioni presentate all'assemblea dalla commissione si puo dire che le ispirasse una certa fiducia nell'efficienza e nella correttezza del nuovo regime. Coloro che non erano d'accordo con il nuovo governo, presumibilmente non pochissimi, scelsero la strada della resistenza passiva o dell'espatrio e lasciarono la storia seguisse il suo corso. Chi sicuramente apprezzò l'instaurazione della repubblica nel suo reale valore fu la comunità israelitica che aveva salutato con enorme soddisfazione il provvedimento con il quale Pionaveva decretato l'abbattimento delle porte del ghetto, ma in definitiva era rimasta delusa. Il governo repubblicano considerò gli ebrei cittadini come tutti gli altri. CAPITOLO 4 FONDARE LA NAZIONE DA ROMA Mazzini arriva aroma la sera del 5 marzo, ma lo statod'animo con cui entra in città non è dei migliori: avrebbe voluto portare co. Se la notizia della prossima fusione con la Toscana quale primo nucleo della futura repubblica italiana e, invece, a firenze ha avuto la conferma che chi tiene indietro l'Unità è la stolida ambizione di tre o quattro città. Venezia orgogliosa del proprio passato municipale, la Toscana e sptt Firenze che avendo um'identità molto forte teme il paragone artistico con Roma, la Sicilia vogliosa di affermare la sua secolare coscienza di nazione. Si rifugia pensieroso in albergo ma la sera del 6 deve rispondere alla acclamazioni della folla accorsa sotto le sue finestre. In assemblea Mazzini suggerisce di creare una commissione guerra che si occupi di una piu razionale organizzazione dell'esercito. Quindi chiede che tenuto conto dell'emergenza si renda più forte e spedito il lavoro dell'esecutivo con la creazione di un organismo ristretto. L'assemblea lo ascolta e il 29 marzo crea un Triunvirato dotato di poteri illimitati per la guerra della indipendenza ma senza che l'assemblea sospenda il suo mandato. Paradossalmente si verifica semmai che possa essere l'assemblea a scavalcare involontariamente il triunvirato nonostante ci sarà l'attenzione da parte dei due organi di farsi vedere collaboranti. Il 29 marzo sono chiamati a diventare triunviri Mazzini, il forlivese Aurelio Saffi e il bolognese Carlo Armellini. Tra i primi atti dell'esecutivo quello di dimezzarsi lo stipendio senza pubblicizzarlo. Pisacane fu messo a capo del consiglio di guerra ma si scontrarono due diverse concezioni delle armi: quella professionale e attenta alla disciplina pisacaniana e quella garibaldina incline a considerare la guerra non un'arte accademica ma che si impara sul campo e spesso era prevenuto sui militari di carriera. Consapevole dell'ascendente di Garibaldi, mazzini gli metterà al fianco uomini fidati, tra cui Mameli, per poi scoprire che essi stessi me avevano subito il fascino. Molto conplicato era soddisfare le sue continue richieste di forniture dal momento che una sorta di boicottaggio internazionale bloccava gli ordinativi provenienti da Roma o che i francesi se ne impossessavano. A Gaeta si aprì ad aprile una conferenza con la partecipazione di Francia, Austria, Spagna e Regno di Napoli convocata per definire il da farsi. Parigi da una parte giustificava l'intervento a Roma come necessario per difendere la libertà della Penisola dagli austriaci e dall'altra faceva finta di credere al fatto che il papa restaurato avrebbe rispettato le decisioni democratiche e liberali fatte dal suo popolo. Era necessario mentire per trovare l'appoggio dell'assemblea francese, sptt della sua sinistra. A Gaeta si preferiva che i francesi si fossero fermati a tenere sotto controllo il litorale tirrenico, lasciando Roma ai piu condiscendenti spagnoli. Atteggiamento di superiorita dei francesi che pensavano che gli italiani si cacciavano in casini per i quali chiamavano altri a risolvere. La sensazione di essere oresi in giro da un succedersi di dichiarazioni, alternanti minacce e rassicurazioni, motivavano le reazioni sdegnate del triunvirato e dell'assemblea romana. Oltre tutto, dava molto fastidio che i francesi non indirizzavano i propri documenti al governo romano, non riconoscendolo. Oudinot arrivò a Civitavecchia il 24 aprile chiedendo acvoglienza per le sue truppe formate da 11 navi da guerra che spaventarono il sindaco della citta. Mazzini sapendo che non si parlava di un cuor di leone lo avviso di resistere fino all'arrivo delle truppe di bersaglieri inviate in aiuto, ma esso risponde che si rifiutava di credere che la francia repubblicana volesse abbattere con la forza i diritti di un'altra repubblica , nata sotto i medesimi auspici, e li fa sbarcare il 25 aprile. A mandare Mazzini su tutte le furie fu proprio lo sfruttamento della fiducia nella fratellanza repubblivana cui ricorse Oudinot. CAPITOLO 5 L'INIZIO DELLE OSTILITÀ Appena sbarcati i francesi alzarono un albero della libertà e vi intrecciarono i due tricolori, ma non ci volle molto per capire che si trattava soltanto di una messa in scena. La frase 'gli italiani non si battono' ripetuta piu volte dagli stranieri costituì per tutti coloro fianco dei repubblicani romani alla stregua di un vero e proprio tradimento. CAPITOLO 7 PRESAGI DI CAPITOLAZIONE Quello del 3 giugno 1849 fu il secondo grande combattimento difensivo della breve vita della repubblica romana. Si fronteggiarono due grossi eserciti: il romano che secondo i calcoli contava 22.000 uomini, di cui seimila volontari, raccolti in due divisioni, di cui la prima guidata da Garibaldi; contro 20.000 francesi a cui se ne aggiunsero altri 10.000 fatti arrivare durante la tregua. L'attacco avvenne su porta san pancrazio, in tal modo si trascuravano forse piu facili accessi ma si evitava il rischio di restare invischiati in una guerra di barricate dall'esito non scontato. Oudinot anticipò l'inizio delle ostilita alla notte tra il 2 e 3 giugno: i romani gridarono al tradimento e alla violazione della parola data, il generale francese rispose che si era impegnato ad attaccare la piazza a partire dal 4 giugno, intendendo la citta dentro le mura e non i luoghi esterni ad esse. (Villa corsini). Qualcuno giudico il sangue sparso quel giorno del tutto sprecato. In realtà furono proprio i tanti caduti tra le file dei garibaldini a rimuovere definitivamente le aspirazioni nazionali dal terreno dell'utopia e a rafforzare in tutti gli italiani la coscienza di un diritto tante volte negato. Il colpo era stato sentito e gia si percepivano segni di nervosismo. Ttv in generale si reagi con una certa compostezza e ci si strinse intorno alle istituzioni, le quali ostentarono il compiacimento di chi scopre di avere il popolo dalla propria parte. Il triunvirato ricevette da molte autorita provinciali segni concreti si sotegno e di incitamento a resistere. A partire dal 3 giugno l'assemblea prese a sedere in permanenza: era il modo in cui essa stava vicina ai combattenti e all'esecutivo. Il triunvirato a sua volta parve moltiplicare gli sforzi, quasi a voler recuperare il tempo perduto con le trattative con Lesseps. I combattimenti continuavano in uno stillicidio quotidiano di inesorabili avanzate francesi e di tentativi di rabbioso contrattacco dei romani. Punto debole della repubblica romana sotto l'azione congiunta delle azioni cattoliche era la mancanza di una politica estera e di non potersi avvalere di nessuna alleanza. Venezia e toscana erano impegnate contro gli austriaci, la sicialia stretta dalla morsa borbonica. Nella notte tra 11 e 12 giugno cernuschi si presenta al quartiere generale francese, mosso dalla sollecitazione di un giornalista francese con la richiesta di tentare un ultimo tentativo di mediazione. Saputo l'argomento mazzini dira "ci sono vittorie che sporcano e sconfitte che onorano" la risposta di cernuschi è simile. Quando arriva al campo oudinot dorme e inizia una chiacchierata informale e gli si propone di aspettare l'apertura della prima breccia per concludera una convenzione, una messa in scena volta a salvare la faccia a entrambi i contendenti "a roma si fanno le tragedie, non si fanno le commedie". Se non possiamo salvare l'italia, salviamo almeno la memoria d'italia. Oudinot il 12 giugno manda un ultimatum bilingue all'assemblea: decretate la resa o impiego immediatamente tutti i mezzi a disposizione. Una minaccia analoga era rivolta in pari data agli abitanti di roma. Per renderla piu persuasiva oudinot infitti i bombardamenti ordinando che si colpissero obiettivi piu interni alla citta compresi ospedali o chiese. Con l'approssimarsi della non piu evitabile capitolazione (la notizia della resa di ancona il 19 giugno agli austriaci sembra una premessa) comune a molti era il desiderio di ritardare al piu possibile malgrado le condizioni di estrema spossatezza. Riferendosi alle voci su S Pietro minata mazzini aveva spiegato che poteva sfruttare l'idea che fosse in pericolo il tempio piu rappresentativo del cattolicesimo per richiamare maggiormente l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale su quanto stava avvenendo a roma. Anche gli agenti consolari preoccupati dei bombardamenti giornalieri inviarono una nota allarmata al generale oudinot , senza sfiorare minimanete la questione politica, si chiedeva di risparmiare la citta monumentale che è considerata come sotto la protezione morale di tutti i paesi civili del mondo. Oudinot rispose che finche il governo non avesse fatto atto di sottomissione e la citta arresa, i bombardamenti sarebbero andati avanti ad oltranza. CAPITOLO 8 LA REPUBBLICA SI ARRENDE La conquista del gianicolo, rendendo Oudinot ormai padrone della piazza e facendo della resa una questione di giorni se non di ore, pose il triunvirato e l'assemblea di fronte alla necessita di una scelta: come e dove proseguire le ostilita senza potere e volre impegnare in nessun modo quegli abitanti a cui si era rivolto invano il generale francese? Il 25 giugno l'assemblea indirizzò ai romani un proclama di ringraziamento per il comportamento: "d'ora innanzi non potranno piu calunniarvi gli altri popoli e non potranno dire che roma non conserva piu dell'antico fuorche i monumenti e le rovine. Voi risponderete additando con altera fierezza le nuove rovine fatte dalle bombe francesi." Il 30 giugno ebbe luogo l'assalto finale. Per manetenere una parvenza di normalita, la sera prima si era deciso di iluminare come da tradizione nelle festivita patronali la basilica di s pietro e il colonnato bernini. Furono anche sparati dei bengala le cui detonazioni si confusero con quelle dei cannoni e dei mortai francesi che nemmeno per un minuto sospereo il loro lavoro. Poi scoppio un furibondo temporale che si protrasse per buona parte della notte. Verso mezzanotte i difensori chiesero una tregua per raccogliere i feriti. Per la prima volta all'interno della classe dirigente repubblicana si manifestò una vera e propria spaccatura che al termine di una accesa discussione vide da una parte il triunvirato messo in difficolta e costretto in blocco a dare le dimissioni, e dall'altra parte l'assemblea decisa a votare la fine delle ostilità. Il finale ebbe come importante protagonista anche il Municipio. Confidare in una guerra urbana fatta di barricate e di agguati nei vicoli di trastevere come era stato pou volte ipotizzato da mazzini avrebbe avuto effetti disastrosi sulla cittadinanza, sulla citta e sui suoi tesori artistici. La fine della repubblica arrivo la dove era nata: nell'assemblea. Da giorni si discutevano e approvavano gli articoli della Costituzione. Il 30 giugno dopo che la prima parte della mattinata se ne era andata con l'approvazione degli ultimi articoli della Carta, non fu piu possibile fare finta di niente. Approfittando sunque della tregua si decise a fare il punto della situazione. Non era facile per nessuno accettare la fine di una esoerienza nella quale esra stata investita tanta passione patriottica. Il caso esemplare è quello di mazzini che posto di fronte al dovere di dare esecuzione al decreto Cernuschi della resa preferì dimettersi insieme agli altri triunviri. Allora fu necessario darsi un nuovo esecutivo: Saliceti, Mariani e Calandrelli. Mazzini da giorni andava ripetendo che non avrebbe mai posto il prprio nome sotto un atto di capitolazione. Toccò al municipio con a capo Francesco Sturbinetti, capo anche della guardia civica, concordare con Oudinot le modalita di consegna di roma agli invasori, ma non si trovo l'accordo e fu dunque il generale francese a stabilirlo unilateralmente. A nessuno sfuggiva che la citta ribollisse di dosprezzo per le gerarchie ecclesiastiche e di ostilita per i francesi. Cernuschi constato che la francia si comportava come una sorella si, ma da una soerlla maggiore che giudica l'altra troppo immatura per sapere badare da sola a se stessa. A torino si pubblico la vinetta di una lapide con inciso "oudinot dalla libertà roma liberava 1849. CAPITOLO 9 L'ULTIMO ATTO DELLA REPUBBLICA ROMANA La costituzione romana, unanimente considerata una delle piu democratiche tra tutte quelle prodotte dalla breve stagione revoluzionaria in europa, fu votata e approvata dalla assemblea costituente il 1 luglio, un giorno dopo la resa della citta. certamente conoscevano alcuni modelli orimo fra tutti quello messo in circolo dalla rivoluzione francese del 1789, ma mossi dalla ambizione di fare qualcosa che avesse il marchio della originalità, i costituenti evitarono volutamente i furori ideologici del giacobismo, non rincorsero nessuna utopia: semplicemente guardarono avanti alla societa che intendevano far nascere. A sottoporre il progetto modificato, fatto sulla proposta di agostini, alla assemblea fu Aurelio Saliceti, la cui relazione eliminava il tribunato come vigilanza dell'esecutivo rimandato al potere giudiziario. Si manteneva il consolato portato a tre membri. A questo punto si rimandava all'assemblea. Singolare fu il galateo cui i deputati si attennero nel loro comportamento, nonostante un nervosismo sarebbe stato giustificato dagli eventi storici, ma il presidente minaccio lo scioglimento della seduta solo una volta, minaccia rimasta a vuoto. La sezione del testo costituzionale che richiese un piu ampio confronto di opinioni fu quella dei principi fondamentali: a partire dal primo che stabiliva che "la sovranita è per diritto eterno nel popolo. Il popolo dello stato romano è costituito in repubblica democratica" eliminando l'aggettivo pura, privo di senso. Il secondo con riferimento ai valori di liberta, uguaglianza e fraternita, toglieva ogni valore ai titoli nobiliari e ai privilegi di nascita o di casta: l'assemblea lo accetto in pieno. Il terzo principio: la repubblica promuove il miglioramento delle condizioni morali e materiali di tutti i cittadini. Il quarto punto sanciva "la repubblica riguarda tutti i popoli come fratelli, rispetta ogni nazionalita, propugna l'italiana". Sui principi 5-6-7 si sviluppo il confronto piu acceso. I prini due riguardavano la organizzazione territoriale dello stato, ovvero la autonomia dei municipi. Il settimo era diviso in due parti ' la religione cattolica è la religione di stato' e ' dalla credenza religiosa non dipende l'esercizio dei diritti civili e politici'. La discussione duro due giorni
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