Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Rousseau - Discorso sull'origine della disuguaglianza, Guide, Progetti e Ricerche di Storia Delle Dottrine Politiche

Un breve compendio dell'opera con personali analisi.

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2016/2017
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 06/11/2017

mattia-angius
mattia-angius 🇮🇹

3.5

(3)

1 documento

1 / 7

Toggle sidebar
Discount

In offerta

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Rousseau - Discorso sull'origine della disuguaglianza e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Storia Delle Dottrine Politiche solo su Docsity! 13/01/2014 DISCORSO SULL'ORIGINE DELLA DISUGUAGLIANZA di Jean-Jacques Rousseau VITA. J. J. Rousseau (Ginevra 1712 – Ermenonville 1778) fu segnato da un'infanzia difficile. Rimasto orfano di madre nel momento stesso della nascita fu inizialmente cresciuto ed educato dal padre che, presto, dovette tuttavia abbandonare Ginevra, senza poter portare con se i figli, per scampare alla magistratura a seguito di un omicidio commesso durante una lite. R. passò per le case di diversi protettori e padroni, costretto a lavorare per vivere. La sua personalità ribelle lo porta a fuggire da Ginevra e ad approdare alla casa di Madame de Warens che fu protettrice, amica, amante e indiscutibilmente persona di maggiore influenza nella vita del Rousseau. Tuttavia dei dissapori con la Signora lo portarono ad allontanarsi dalla stessa e quindi a sposare molti anni dopo Teresa Levasseur. Nel 1745 si avvicinò a Diderot e a Condillac, collaborando successivamente alla stesura di alcune voci dell'Encyclopedie. Nel 1757 interruppe i suoi rapporti con gli Enciclopedisti e si ritirò a Mountmorency, dove scrisse le sue opere più importanti: La nuova Eloise, Il contratto sociale e l'Emilio. Queste opere furono messe all'indice dalle autorità parigine e Rousseau fu costretto a rifugarsi a Neuchatel. A causa delle cattive condizioni di salute, si ritirò dopo qualche tempo a Ermenonville, dove morì. INTRODUZIONE. Scritto in occasione di un concorso bandito dall’Accademia di Digione nel 1754 sul tema: «Qual è l'origine dell'ineguaglianza tra gli uomini e se essa è autorizzata dalla legge naturale », il Discorso fu pubblicato ad Amsterdam nel 1755. L'opera si divide in due parti, preceduta dalla dedica alla Repubblica di Ginevra e da una breve introduzione nella quale l'autore non nasconde le difficoltà che presenta lo studio dell'uomo, e dell'uomo allo stato di natura in particolare: troppe circostanze lo hanno modificato nel corso del tempo, alterandone le caratteristiche sia fisiche sia intellettuali; il progresso l'ha irrimediabilmente allontanato dal suo stato primitivo. Secondo Rousseau, proprio in queste trasformazioni è da ricercare la spiegazione della disuguaglianza tra gli uomini che, per natura, sono uguali tra loro. L’autore ipotizza così l’esistenza di due diverse forme di disuguaglianza: naturale o fisica, vale a dire stabilita dalla natura e che consiste nelle differenze a livello fisico (forza, velocità, astuzia, ecc.); morale o politica, cioè dipendente dall’uomo stesso, dalla quale sorgono le differenze sociali e di potere (ricchezza, onore, ecc.). Ed è proprio su questo secondo ordine di disuguaglianze che si fonderebbero le società. PARTE PRIMA. • Differenze naturali Rousseau vede nell'<uomo della natura> l'animale più dotato tra tutti quelli che popolano la terra infatti: <<Gli uomini a essi frammischiati li osservano, ne imitano l'industria e così si elevano fino all'istinto delle bestie, con questo vantaggio: che mentre ogni specie non ha che l'istinto suo proprio, l'uomo invece, che forse non ne ha nessuno, se li appropria tutti e si nutre ugualmente della maggior parte dei diversi alimenti che gli altri animali si dividono, e quindi trova il suo nutrimento più facilmente di quanto possa fare ognuno di essi>>. Il “selvaggio” rousseano è altresì dotato di un vigore ed una robustezza all'apoteosi della potenza umana, questo perchè abituato, fin da bambino, a vivere nudo all'aperto e a sopportare ogni tipo di clima, a combattere per difendersi dalle bestie feroci e a faticare per procacciarsi il cibo. L’uomo moderno invece è più incapace dal punto di vista della forza fisica, in quanto, a causa di tutte le comodità a cui è abituato fin dalla nascita, ha perso la forza e il vigore che contraddistinguono il selvaggio. Rousseau non perde occasione, in diverse parti dell'opera, di tentare di screditare Hobbes. In questo caso lo sminuisce riguardo l’affermazione relativa alla presunta aggressività che sarebbe insita nell’animo dell’uomo selvaggio, fatta dal filosofo inglese, descrivendolo invece come un timido esserino pronto a tremare non appena il vento muove una foglia; è tuttavia abbastanza lampante la contraddizione che si viene però a creare con la descrizione data in precedenza e cioè di un essere quasi abominevole, abituato a combattere contro bestie feroci e a non temere nè il caldo nè il freddo. <<Hobbes pretende che l'uomo sia naturalmente coraggioso e non desideri altro che attaccar briga e combattere. Al contrario un filosofo illustre pensa, e lo affermano anche Cumberland e Pufendorf, che non ci sia niente di più timido dell'uomo nello stato di natura, che egli sia sempre tremebondo e pronto a scappare al primo rumore che lo colpisca, al minimo movimento che egli percepisca.>> <<Ma l'uomo selvaggio, vivendo disperso fra gli altri animali, trovandosi ben presto a doversi misurare con loro, stabilisce per tempo il confronto e accorgendosi di superarli in accortezza più di quanto non ne sia superato in forza, impara a non temerli più>> Riguardo alle malattie poi, l’uomo selvaggio è più immune di quanto lo possa essere l’uomo moderno, proprio a causa della sua attitudine alla sopravvivenza in quelle che per noi sarebbero condizioni “estreme”. Rousseau trova la nascita della maggior parte delle patologie una conseguenza dell'indebolimento fisico dell'uomo, cullato dai vizi PARTE SECONDA Le prime società che si vennero a formare erano principalmente dedite alla caccia; gli uomini infatti si riunivano nel caso in cui la preda, che sarebbe poi stata divisa, fosse stata particolarmente feroce o di grandi dimensioni, ma queste associazioni non legavano strettamente nessuno, per cui tutti potevano decidere di lasciarla quando e come volevano, e il “patto” terminava una volta terminato il bisogno per cui era stato creato. L'aggregazione di individui nella famiglia fu sicuramente il primo passo che portò alla nascità della società. Dove si stabiliva una famiglia ne arrivavano delle altre e questo processo portò alla formazione dei primi clan. All'interno della famiglia si presenta così un primo cambiamento dello stile di vita dell'uomo, non solo per quanto riguarda il passaggio al sedentarismo, ma anche per la suddivisione dei compiti: ora le donne si occupano principalmente della casa e dei figli, mentre l'uomo ha il compito di procacciare il cibo per tutti. Da qui in poi l'uomo, preferendo una vita sempre più comoda, comincia a perdere il suo originale vigore e la sua ferocia, a indebolirsi nel corpo così come nello spirito. Questa rivoluzione nello stile di vita dell’uomo creò i primi segni di disuguaglianza. Alla base di tutti i cambiamenti Rousseau individua la scoperta, a sua detta casuale, dell'arte della metallurgia; senza solidi strumenti in ferro gli uomini non avrebbero infatti potuto praticare l'agricoltura. La spartizione delle terre fu una conseguenza e da questa spartizione derivò anche una primitiva normativa volta a regolare i rapporti umani; col tempo poi la lavorazione del terreno si trasformò in diritto di proprietà della persona sull'appezzamento. <<Dalla coltivazione delle terre seguì necessariamente la divisione di esse. E dalla proprietà, una volta riconosciuta, le prime regole di giustizia: infatti perché si renda a ciascuno il suo occorre che ciascuno possa avere qualche cosa.>> Proprio dalla rivoluzione che si compie con l'avvento della proprietà privata, nasce la società civile. <<Il primo che, avendo cintato un terreno, pensò di dire “questo è il mio” e trovò delle persone abbastanza stupide da credergli fu il vero fondatore della società civile. Quanti delitti, quante guerre, quanti assassinii, quante miserie ed errori avrebbe risparmiato al genere umano chi, strappando i piuoli o colmando il fossato, avesse gridato ai suoi simili: “Guardatevi da dare ascolto a questo impostore! Se dimenticate che i frutti sono di tutti e la terra non è di nessuno, siete perduti!”>> La proprietà privata creò le prime differenze sociali, mettendo in evidenza le inclinazioni dei singoli a comandare sugli altri: era diventato d’obbligo riuscire ad assoggettare alla propria figura qualcuno che, magari, lavorasse il proprio podere. Dall'altra parte, chi non aveva niente, era costretto a rubare o ad asservirsi per sostentarsi. <<Fu così che le usurpazioni dei ricchi, il brigantaggio dei poveri, lo sfrenarsi delle passioni di tutti, soffocando la pietà naturale e la voce ancora debole della giustizia, resero gli uomini avari, ambiziosi e cattivi. Fra il diritto del più forte e il diritto del primo occupante sorse un conflitto perpetuo che finiva soltanto con i combattimenti e le uccisioni. La nascente società cedette il posto al più orribile stato di guerra.>> Da questa situazione i ricchi, rendendosi conto dello svantaggio della situazione di guerra perpetua e consapevoli che il diritto su cui si fondavano le loro usurpazioni era quantomeno precario ed abusivo, misero in atto il più grande complotto mai ordito ai danni dell'umanità. Convinsero tutti ad istituire delle norme che regolassero la società <<per garantire i deboli dall'oppressione, per contenere gli ambiziosi e assicurare a ognuno il possesso di ciò che gli appartiene>>, proteggendosi e legittimando al tempo stesso la loro, fino a quel momento ingiustificata, supremazia sugli altri. Da qui la nascita del diritto positivo. <<Tutti corsero incontro alle loro catene credendo di assicurarsi la libertà; perchè, essendo già abbastanza dotati di ragione per percepire i vantaggi di un'istituzione politica, non avevano abbastanza esperienza per prevederne i pericoli.>> Con l'incalzare del tempo le società si trasformarono seguendo le linee guida degenerate che oramai le erano state imposte e mutano all'occorrenza, cercando di rattopparsi quando falliscono. <<lo Stato politico rimane sempre imperfetto, poiché era quasi opera del caso, ed essendo cominciato male, il tempo scoprendone i difetti e suggerendone i rimedi, non si potè mai rimediare ai vizi della costituzione.>> L'origine della disuguaglianza è dunque insita nella creazione della società civilizzata e governata; Rousseau scompone il processo in tre fasi: • Fondazione delle leggi e del diritto di proprietà che portò alla condizione “ricco – povero”; • Istituzione della magistratura che determinò il rapporto “potente – debole”; • Trasformazione del potere da legittimo ad arbitrario che suggellò il dualismo “padrone – schiavo”. CONSIDERAZIONI FINALI Rousseau parla di un uomo che, rispetto alle origini, è cambiato a tal punto da aver modificato la natura stessa del suo animo e delle sue passioni; tanto che “quello che costituisce la felicità suprema dell'uno riduce l'altro alla disperazione”. Mentre il selvaggio vive in sé stesso, l'uomo civile vive solo nell'opinione degli altri; fa vanto della sua condizione di schiavo e la accetta nella speranza di poter essere padrone di qualcuno a sua volta. Il Nuovo uomo è parte integrante e attiva del sistema che lo ha messo in catene; educato sin da piccolo a riconoscere giusto e sbagliato, ad essere testimone e profeta dei buoni valori; quei buoni valori che sono stati arbitrariamente creati per la conservazione di un sistema che di per sé trova la massima legittimazione nella consuetudine. Proprio in questo stà la genialità, da Rousseau individuata, di quel patto iniquo; nel creare automi e dargli da credere nel libero arbitrio che, nella società moderna, è alla stregua di quello che ci è concesso quando si ordina la cena al ristorante: possiamo scegliere la pietanza che più ci aggrada del menù, non la nostra preferita. Mattia Angius
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved